Lo shock è notevole e arriva come un fulmine a ciel sereno: la Yamaha ha comunicato il ritiro dal Mondiale Superbike al termine di questa stagione. Dopo la Ducati, che ha chiuso il team ufficiale lo scorso anno, anche la casa giapponese getta la spugna lasciando il campionato delle derivate di serie nonostante i buoni risultati conseguiti quest’anno e nelle passate stagioni. La Yamaha lascia la Superbike dopo aver vinto un titolo costruttori nel 2007, con in sella Noriyuki Haga e Troy Corser, e un campionato piloti nel 2009 con Ben Spies. Tutta colpa della crisi globale che ha colpito anche il mercato delle due ruote, i costi purtroppo sono diventati insostenibili anche per dei colossi motoristici come Yamaha a causa della carenza di sponsor che, conseguenza della crisi, non investono più capitali in questo settore. Restano appiedati così i due piloti Marco Melandri ed Eugene Laverty. Un peccato per il ravennate, alla sua prima esperienza in Superbike, che si ritrovava a lottare per il titolo insieme a Carlos Checa e Max Biaggi e che ora questa decisione peserà inevitabilmente sul prosieguo della stagione ma anche per il giovane irlandese che stava mettendo in mostra tutte le sue potenzialità. Grazie al lavoro svolto fin qui dai due piloti, anche il team nipponico si ritrovava in piena lotta con Ducati e Aprilia per contendersi il campionato marche. Amareggiato Melandri che ha preso male la decisione della Yamaha: “Emotivamente sono distrutto. Troverò un’altra moto, ma finalmente mi sentivo a casa. E’ un po’ come essere lasciato dalla ragazza” – confessa alla Gazzetta dello Sport – “Ero appena rientrato a casa dall’Inghilterra e mi sono messo un po’ a riposare. Dopo un’ora mi sono svegliato e ho trovato tre chiamate sul mio cellulare, il mio manager, Dosoli e Koerkamp. Ho capito subito che qualcosa non andava. E infatti, nel giorno in cui avremmo dovuto annunciare ufficialmente il mio rinnovo, mi sono trovato seduto per terra. Stavamo lavorando benissimo e si erano creati dei legami forti. Avevo trovato quello che cercavo“. E dopo Ducati e Yamaha ora viene da chiederci: chi sarà il prossimo ad alzare bandiera bianca? Già la Suzuki, che da quest’anno ha garantito solo una moto ufficiale, non se la passa bene e deve alla tenacia di Francesco Batta la sopravvivenza in Superbike, la Honda è la delusione maggiore di quest’anno e non ci sorprenderebbe se decidesse di seguire le orme della connazionale e principale antagonista Yamaha. Restano Aprilia, Bmw e Kawasaki. Urge al più presto trovare una soluzione e un rimedio che riesca a limitare e contenere i costi in maniera tale da poter garantire ancora per tanto tempo campionati spettacolari come quelli che la Superbike ha sempre offerto dal giorno della sua creazione, nel 1988, e non andare incontro verso una “morte della categoria” alla quale tutti gli appassionati del Mondiale delle derivate di serie non vogliono neanche lontanamente pensarci. Che ne sarà del futuro della Superbike?