Dalla Serie A alla prima categoria, ecco come le società aggirano il Fisco

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Guardia di Finanza
La Guardia di Finanza indaga sull'evasione fiscale nel calcio | foto dal web

Il blitz della Guardia di Finanza nella sedi del Napoli e della Lega Calcio ha posto finalmente l’attenzione su un’altra zona d’ombra del nostro calcio: la gestione dei contratti e i vari sotterfugi messi in esser dalle società per eludere il controllo del Fisco. Non pagare le tasse o meglio trovare il modo per pagarne il meno possibile è la richiesta che ogni esercente chiede al proprio commercialista e ovviamente il mondo del calcio non è esente da tale richiesta. Dai polverosi campi della terza categoria ai riflettori della lussuosa serie A gli stratagemmi per risparmiare sulla tassazione sono pressoché identici con la differenza che nei dilettanti le società sono meno soggette ai controlli e quindi hanno con le dovute proporzioni la possibilità di eludere più facilmente i controlli, nelle grandi società, invece, l’interesse verso un giocatore e la fase di contrattazione fa si che l’imbroglio deve esser fatto in maniera ridotta e magari non replicato a tutti i componenti della rosa.

Roberto De Ponti ha messo insieme per il Corriere della sera un interessante vademecum dell’evasore fiscale sportivo segnalando le strategie più consolidate per eludere i controlli del fisco e risparmiare sul pagamento delle imposte. Di seguito vi riportiamo uno stralcio dell’articolo evidenziando come le tecniche siano le stesse ad ogni livello e come è facile intuire che presto la Guardia di Finanza possa portare alla luce un nuovo scandalo.

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La Guardia di Finanza indaga sull’evasione fiscale nel calcio | foto dal web

Ogni espediente è buono per cercare di dribblare il Fisco, anche se fondamentalmente i sistemi usati sono sempre gli stessi. Ecco allora un piccolo vademecum dell’evasore fiscale sportivo, con un paio di necessarie premesse.

La prima: se le società professionistiche, quando evadono, per forza di cose lo fanno alla grande, quelle dilettantistiche, pur su numeri decisamente inferiori, essendo meno controllate dalla legge (possibilità di bilanci semplificati) alla fine possono evadere molto di più.

La seconda: i sistemi per aggirare il Fisco, come il doping, sono sempre un passo avanti. Il sistema più banale per fare il nero? La fattura gonfiata. Unisce molto democraticamente club ricchi e poveri e funziona all’incirca così: lo sponsor X versa la cifra 100 alla società sportiva Y ricevendo regolare fattura, approfittando così degli sgravi fiscali, poi però se ne fa restituire una parte importante, diciamo 50 (non a caso li chiamano multipli), dalla società Y. Lo sponsor è contento e la società pure, perché sa che è l’unico modo per racimolare qualche euro. Ed ecco a voi il nero. Come lo giustifico? Semplice, girando i 50 di cui sopra a finti fornitori, amici dello sponsor, che in realtà non mi forniscono alcun servizio ma che mi fattureranno quei 50 in modo da chiudere il cerchio.

Variazione sul tema: produzione di fatture che, sotto una tot cifra, non devono essere dichiarate al Fisco. Ovvero: la società emette fatture per rimborso spese a collaboratori fittizi, li paga e si fa restituire la cifra versata che, miracoli della finanza creativa, diventa nero. Variazione aummaumma: lo sponsor e il proprietario del club sono la stessa persona, le fatture escono dalla mano destra e finiscono in quella sinistra, quanto ai soldi non serve nemmeno che ci siano.Variazione esagerata: mi stampo direttamente qualche fattura falsa, tanto chi mai potrebbe venire a controllare i conti di una società di palla elastica di serie Z? Poi si passa alla voce «prestazioni professionali»: qui trionfa il contratto volante. Basta un procuratore con uffici in Lussemburgo (o in qualsiasi altra località offshore) ed ecco che il contratto con l’atleta (meglio ancora se straniero) viene registrato all’estero, anche se il giocatore di fatto è prestatore d’opera nel nostro Paese. Significa zero ritenuta d’acconto, zero tasse versate in Italia, e se i pagamenti sono estero su estero l’operazione è invisibile. Tu chiamale, se vuoi, elusioni.

La versione meno elaborata? Quella dei due contratti: uno «ufficiale», ovvero quello depositato, e uno privato che aggiusta tutti gli altri costi. Se il club versa 100 a un giocatore, un conto è dichiarare tutti i 100 come compenso per prestazione sportiva (l’aliquota fiscale è piuttosto alta), un altro è dichiarare un compenso di 50 (si dimezza evidentemente l’aliquota) e pagare gli altri 50 come diritti d’immagine e servizi vari (soggetti a trattamenti fiscali meno onerosi). Ci sono società che hanno a bilancio una voce «servizi vari» molto più alta del monte stipendi, il che è tutto dire. Quanto ai dilettanti, il contratto è poco più che un foglio su carta da salumiere che spesso ha poco o nulla valore legale, e giustifica un pagamento cash. C’erano una volta le plusvalenze e gli scambi gonfiati, e in parte ci sono ancora. Ci sono mille modi per evadere il Fisco, ma c’è anche la Finanza all’orizzonte. E c’è il precipizio a pochi centimetri.

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