Trofeo Berlusconi: il Milan vince ai punti, la Juve ai rigori

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La ventesima edizione del trofeo Luigi Berlusconi va alla Juventus dopo l’esito dei rigori, fatale ai rossoneri l’errore dal dischetto di Thiago Silva.

Cronaca: La partita s’infiamma dal fischio d’inizio. Entrambe le compagini appaiono toniche e desiderose di mettersi in mostra in vista della “new season”. Il gioco è reso intenso dalle numerose ripartenze, in campo non si nascondono. Alla faccia di tutti i ristoratori milanesi Ronaldinho c’è, la pancia no. E’ proprio il brasiliano a illuminare San Siro come raccontava una vecchia canzone di Vecchioni: assist al giovane primavera Oduamadi che sciupa sbagliano lo stop. Nella Juve in gran spolvero la vecchia guardia Del Piero-Trezeguet. Il primo tempo si conclude tra tanti sussulti e zero gol. Insomma, tanto fumo. Nella prima parte della ripresa assistiamo al festival della noia. Del Piero si dimostra già in forma campionato, in tutti i sensi: simula su un presunto fallo di Sokratis e l’arbitro lo asseconda concedendo una punizione dal limite (se ne sono accorti in pochi ed era solo un’amichevole, ma ho trovato giusto segnalarlo). L’ingresso di Diego rivitalizza il match con una serie di giocate interessanti: proprio non ci sta a consegnare le chiavi di casa al Krasic di turno. Gli ultimi spunti degni di nota sono targati Flamini, il francese manda fuori giri Chiellini con un aggancio e conclude, Manninger dice no. Ai punti vince il Milan, ai rigori la Juve: tutti a segno tranne  Thiago Silva che spara in cielo. San Siro in coro: “Signora, la palla…”. P.S.: Thiago Silva è stato il migliore in campo.

Piccolo appunto per Mediaset: comprendiamo la trovata di ribattezzare il trofeo Luigi Berlusconi-Mediaset Premium al fine di propagandare l’offerta televisiva per la nuova stagione, ma ingaggiare una giornalista spagnola, unicamente nota alle cronache per aver baciato Casillas, facendole recitare la preghierina aziendale, è parsa una caduta di stile bella e buona all’insegna del “venite da noi che c’è la…”. Ed è per stile che mi fermai. Quella è un usanza che si farebbe bene a lasciare alle discoteche, il calcio ha bisogno di voci che raccontino magari oscurando anche i nomi. Parola di Domenico Maione.

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