Vent’anni di serie A sono un traguardo che spetta a pochi eletti, ai veri grandi campioni, ancor più prestigioso se si tratta di coloro che hanno mantenuto fede alla propria squadra e alla propria città scegliendo di vestire soltanto una maglia nella propria carriera: è questo il caso di Francesco Totti, simbolo della Roma e della romanità, “ottavo re” come viene spesso definito, cresciuto fra Trigoria e lo Stadio Olimpico, entrato ragazzino e divenuto uomo e padre di due figli. Il suo percorso è stato una continua ascesa, da quel primo gol in serie A in Roma-Foggia fino alla presente stagione in cui sta dimostrando, a dispetto delle difficoltà incontrate dalla squadra, una forma ancora eccellente al punto che il ct Prandelli vorrebbe riaprirgli le porte della Nazionale Azzurra dopo sette anni. I tributi al Totti uomo e capitano non possono mancare, ovviamente, ancor di più in questo giorno così importante che segna il ventennale del suo esordio in A, nel lontano 1993: una vita fa praticamente. Affetto e stima sincere, così come sincero è sempre stato il suo atteggiamento, senza giri di parole, senza fronzoli, con grande autoironia al punto da accettare di pubblicare un libro di barzellette che lo vedevano protagonista: solo i grandi uomini possono permetterselo. Fra i vari messaggi di augurio e di omaggio alla gloriosa carriera, molto sentito è quello di Gigi Buffon, compagno di Nazionale fin dall’Under 15, amico di giovinezza e di maturità, avversario leale in maglia bianconera e amico sincero al fischio finale, al punto da dispiacersi nel parare un rigore al “re del cucchiaio”, sottolineando che ” dopo vent’anni sembri tornare indietro nel tempo invece di invecchiare e hai scritto la storia del calcio, del presente e del futuro prossimo”.
Da un amico campione del presente, ad un grande estimatore leggenda del passato come Gigi Riva che nel corso della sua esperienza nell’entourage della Nazionale ha conosciuto molto da vicino Totti e per questo, nel giorno del suo traguardo dei vent’anni di serie A, lo definisce “un fenomeno, giocatore raro per cui sembra quasi che quando è nato il Padreterno gli abbia detto: vai giù, gioca a pallone e basta”. Gigi Riva, poi, ricorda uno dei momenti-chiave legati all’esperienza in azzurro di Francesco Totti, quel rigore allo scadere contro l’Australia che valse alla squadra di Lippi l’accesso ai quarti di finale nel Mondiale 2006: “quello sguardo di Francesco concentrato prima di tirare, quella responsabilità che un calciatore che sa tirare i rigori deve sapersi prendere e portare sulle spalle. Lui ha fatto gol, roba da infarto”.
Da Riva a Lippi, tecnico di quella Nazionale con la quale Francesco Totti si è laureato campione del Mondo, che elogia il lato umano di Totti, “ragazzo straordinario” enfatizzando il suo amore viscerale per il calcio, il suo mondo, al punto da non aver mai accennato al giorno in cui smetterà di giocare. Complimenti sentiti anche da chi ha avuto il merito di intuire in quel ragazzo biondino dai piedi fatati la stoffa del grande campione, Carlo Mazzone colui che, sulla panchina giallorossa, lo ha allenato dal 1993 al 1996 nei suoi primi tre anni nella prima squadra giallorossa: “ho avuto da subito la sensazione che fosse uno dei migliori ma l’ho nascosto per difenderlo perchè Roma è una città molto difficile calcisticamente, ma è stato un onore essere il suo allenatore”.
Da Mazzone alla famiglia Sensi, che con Francesco Totti ha condiviso l’amore infinito per la Roma anche in periodi difficili dal punto di vista calcistico e finanziario che, due anni fa, hanno portato alla sofferta decisione di cedere la società: Rosella Sensi esalta i valori di Francesco, simbolo della Roma rimasto semplice, “un esempio per tutti i ragazzi che giocano a calcio al quale manca solo il Pallone d’Oro, che sarebbe strameritato”.
Parole importanti e affettuose che, di certo, non possono che rendere orgoglioso il destinatario di tanti complimenti nonostante la sua proverbiale concretezza e pragmaticità che, guardandosi indietro, non può che provare grande soddisfazione ma puntando a fissare il prossimo traguardo, ossia i 300 gol in Serie A, che sarebbero già arrivati “se avessi giocato sempre da centravanti”: un obiettivo possibile se la Roma vorrà concedergli il rinnovo contrattuale, un tributo che sembra scontato e doveroso ad un uomo che, guardandosi indietro, definisce più forte l’emozione del primo gol in giallorosso rispetto a quella del suo primo bacio.