Tennis Montecarlo, Murray e la vittoria a suon di fischi

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Ieri a Montecarlo si è consumato uno dei paradossi più frequenti nello sport del tennis che produce una difficile lettura interpretativa ai più.

Terzo turno, si affrontano due giocatori il primo, lo scozzese Andy Murray, viene considerato un vero e proprio big del tennis, capace di competere alla pari con i vari Nadal, Federer e Djokovic ma in profonda crisi di risultati. Il secondo, il francese Gilles Simon idolo di casa e ultima speranza francese al torneo del Principato. Succede che durante un equilibrato primo set, Simon metta male per terra la caviglia destra procurandosi una forte distorsione, qui la situazione che ha generato i tanti fischi e i buu da parte del pubblico per lo scozzese.

Infatti Murray ha continuato il suo match producendosi in numerose smorzate che ovviamente Simon, a causa dell’ infortunio, non poteva raggiungere. Il pubblico non ha digerito la situazione ed ha iniziato a sommergere di fischi lo scozzese, ma questi fischi sono sacrosanti, il comportamento di Murray ha leso la tanto denigrata lealtà sportiva?

Secondo chi vi scrive i fischi sono comprensibili perché provengono da una platea delusa per non aver visto un match “regolare” dopo aver pagato il biglietto e con il proprio idolo ferito e per giunta colpito nel suo punto debole. Comprensibili ma non giusti, perché dobbiamo ricordarci che in qualsiasi altro sport un infortunio produce inevitabilmente un danno per chi lo subisce, ieri Simon poteva ritirarsi perché era evidente la sua limitazione nei movimenti e Murray, cosa doveva fare, scusarsi?

Simon ha deciso comunque di rimanere in campo, tirando dei colpi vincenti, quando ne aveva la possibilità e quindi perché mai Murray non doveva fare di tutto per portare a casa il match? Sicuramente il comportamento dello scozzese non è stato elegante ma dobbiamo ricordarci che per loro, il tennis è un lavoro e non rappresenta la classica partitella tra amici al circolo e che quindi, come succede in qualsiasi lavoro, lo si deve portare a termine perché come sempre, sono i risultati che contano e Murray ne aveva certamente bisogno.

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