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  • Vecino pareggia e rovina il ritorno di Zeman

    Vecino pareggia e rovina il ritorno di Zeman

    Beffa incredibile per Zeman ed il suo Cagliari, quando il successo sembrava ormai a portata di mano, grazie alla rete siglata da Joao Pedro nel primo tempo, è arrivato il gol di Vecino a gelare il S.Elia e a fissare il risultato su un pareggio che per l’Empoli è pesantissimo.

    Zdenek Zeman | Foto Twitter
    Zdenek Zeman | Foto Twitter

    Il Cagliari era stato ottimo nel primo tempo, ha trovato il vantaggio, ha costruito diverse occasioni da gol, non concretizzate, ed ha pagato nella ripresa il ritorno dell’Empoli che è cresciuto, ha spinto, magari in maniera un po’ confusionaria, ed è stato premiato nell’ultimissima occasione.

    Veniamo al racconto della gara.

    Zeman per il suo ritorno a Cagliari, schiera il suo consueto 4-3-3 con Murru che ritrova posto sull’esterno in difesa, così come Crisetig a metà campo. Tridente offensivo composto da Farias, Sau e M’Poku.

    Sarri, che deve rinunciare a Tonelli infortunato e Valdifiori squalificato, da spazio a Barba e Signorelli, con Saponara preferito a Verdi e Mchedlidze al posto di Tavano.

    La partenza del Cagliari è fatta di aggressività ed intensità che non si vedevano da tempo. L’Empoli prova a reagire cercando di rendersi pericoloso con Maccarone. Al 20° la gara si sblocca, Joao Pedro riceve al limite dell’area, si accentra e poi appena dentro lascia partire un tiro a giro che supera Sepe. L’Empoli subisce il colpo e rischia per due volte il raddoppio, prima è bravo Sepe a salvare su un tiro deviato di Crisetig e poi è il palo a dire no ad un perfetto calcio di punizione di Joao Pedro. Al 32° però, dopo un monologo rossoblu, Maccarone ha la palla per pareggiare, dopo una bella azione di Saponara, ma spara alto. Cambio di fronte e M’Poku con una conclusione da dentro l’area centra il palo. Il primo tempo si chiude con il Cagliari in vantaggio.

    Si riparte senza cambi e con il ritmo, che almeno nei primi minuti, pare più blando. Al 50° l’Empoli ha l’occasione del pareggio ma il Cagliari, con un po’ di fatica, riesce a liberare l’area. La gara perde di spettacolarità ma si mantiene intensa. Sarri si gioca in rapidità i tre cambi mandando dentro Pucciarelli, Zielinski e Verdi per Mchedlidze, Croce e Saponara, l’Empoli si fa più insidioso o quanto meno costringe il Cagliari a limitare le ripartenze. Al 73° Sepe è bravo a chiudere la porta agli attaccanti rossoblu. La squadra di Sarri si getta in avanti ma la difesa di Zeman tiene. Quando tutto sembra ormai finito, al 93° arriva il pareggio dell’Empoli con Vecino che calcia verso la porta un cross rasoterra di Mario Rui che aveva tagliato tutta l’area. E’ finita, non c’è più tempo, è una beffa per il rientro di Zeman, è un punto pesantissimo per i toscani.

     

    CAGLIARI – EMPOLI 1-1 (20° Joao Pedro (C), 93° Vecino (E))

    Cagliari (4-3-3): Brkic; Balzano, Ceppitelli, Diakité, Murru; Dessena, Crisetig, Joao Pedro; M’Poku (81° Husbauer), Sau (73° Cop), Farias (75° Caio Rangel).

    Allenatore: Zeman.

    Empoli (4-3-1-2): Sepe; Hysaj, Rugani, Barba, Mario Rui; Vecino, Signorelli, Croce (58° Zielinski); Saponara (68° Verdi); Maccarone, Mchedlidze (55° Pucciarelli).

    Allenatore: Sarri.

    Arbitro: Rizzoli.

    Ammoniti: Farias (C), Balzano (C), Zielinski (E)

     

  • Empoli-Cagliari, la sorpresa contro Zeman

    Empoli-Cagliari, la sorpresa contro Zeman

    Anticipo inedito per l’orario in questa stagione per Empoli-Cagliari, in programma alle ore 15:00 allo Stadio “Carlo Castellani“. A confrontarsi saranno due squadre interessanti che sviluppano un bel gioco e soprattutto sono attrezzate per valori ad ambire alle zone tranquille della Serie A, come l’Empoli sta già facendo.

    Nei confronti recenti le due squadre non hanno mai pareggiato ad Empoli e l’ultima edizione di Empoli-Cagliari in Serie A con la vittoria per gli ospiti risale al 2000, quando i rossoblù sardi s’imposero per 0-3.

    L’Empoli ha un rendimento costante, Sarri da ogni avversario affrontato fin qui, ha ricevuto complimenti ed attestati di stima. Dopo la sconfitta contro la Roma alla seconda giornata non ha più perso e ha raccolto punti importanti conditi da una bella riga di pareggi sia in trasferta che in casa, l’ultimo a Genova contro il Genoa, unica vittoria quella sul Palermo per 3-0. Il tecnico dei toscani dovrà fare ancora a meno di Guarente, mentre sono incerti Laurini e Sepe, quest’ultimo più probabilmente nell’undici iniziale. Con in regia Verdi le due punte dovrebbero essere Maccarone e Pucciarelli mentre dovrebbe partire ancora dalla panchina Tavano.

    Maurizio Sarri, tecnico dell'Empoli | Foto Twitter
    Maurizio Sarri, tecnico dell’Empoli | Foto Twitter

    Zemanlandia” ancora non si è vista ma il Cagliari del boemo sta lentamente prendendo forma riuscendo a fare risultati altalenanti e prestazioni balbuzienti. Dopo la strabiliante vittoria a San Siro contro l’Inter per 1-4 sono arrivate una sconfitta a Verona contro l’Hellas ed un rocambolesco pareggio contro l’altra sorpresa della Serie A 2014/15, la Sampdoria.

    Zeman non avrà ancora Eriksson disponibile, dovrebbe preferire ancora tra i pali il giovane Cragno e far girare nuovamente gli interpreti in difesa schierando Balzano ed Avelar al posto di Pisano e Murru. Improbabili in formazione anche Ceppitelli e Daniele Conti e davanti invece il tridente sarà composto dai preferiti del tecnico Sau, Ibarbo e Cossu.

    EMPOLI-CAGLIARI, LE PROBABILI FORMAZIONI:

    Empoli (4-3-1-2): Sepe; Hysaj, Tonelli, Rugani, Mario Rui; Vecino, Valdifiore, Croce; Verdi; Pucciarelli, Maccarone.

    Allenatore: Maurizio Sarri

    Cagliari (4-3-3): Cragno; Balzano, Rossettini, Capuano, Avelar; Dessena, Crisetig, Ekdal; Ibarbo, Sau, Cossu.

    Allenatore: Zdenek Zeman

    Arbitro: Luca Pairetto

  • Milan e Verona tornano al successo negli anticipi

    Milan e Verona tornano al successo negli anticipi

    Muntari e Honda permettono al Milan di battere il Chievo e di conquistare i tre punti dopo 3 giornata che avevano visto i rossoneri senza successi. Se la parte clivense di Verona piange, quella del Hellas se la ride e grazie ad una conclusione da fuori, ad un minuto dal termine, del greco Tachtsidis, conquistano i tre punti ai danni del Cagliari di Zeman.

    Veniamo al racconto dei due anticipi di questo sabato di Serie A e partiamo in ordine cronologico da quello che si è disputato al Bentegodi alle ore 18.

    Panagiotis Tachtsidis
    Panagiotis Tachtsidis

    VERONA – CAGLIARI

    La sfida tra Verona e Cagliari è la sfida tra due 4-3-3 che però utilizzano metodologie difensive molto diverse ma che garantiscono spettacolo.

    Mandorlini recupera Rafael tra i pali e Marquez al centro della difesa e davanti opta per il tridente Gomez-Toni-Nico Lopez. 

    Zeman risponde con il trio Ibarbo-Sau-Cossu con Crisetig, l’eroe di San Siro Ekdal e Dessena a centrocampo.

    Si parte e le conferme di match divertente sono confermate con il Cagliari che inizia fortissimo ma con Ibarbo che fallisce due facili occasioni. Il Verona dopo una ventina di minuti si accende e troverebbe anche il gol con Toni ma si alza la bandierina per un fuorigioco, che la moviola pare dimostrare non esserci, di Lopez e la rete è annullata. Il Cagliari spreca ancora con Ceppitelli ed il primo tempo si chiude sullo 0-0. Nella ripresa le emozioni continuano a fioccare e quando prima il neo entrato Jankovic  con un gran tiro da fuori e poi Toni con un colpo di testa colpiscono la traversa, i tifosi del Verona pensano che sia la classica giornata no. Così non è perchè al 89° Tachtsidis s’inventa il gran tiro da fuori, al volo, che non lascia scampo a Cragno. Il Cagliari abbozza una reazione ma non c’è tempo, il successo va al Verona.

    VERONA – CAGLIARI 1-0 (0-0) (89° Tachtsidis)

    VERONA (4-3-3): Rafael, Moras, Marques, Marquez, Agostini; Campanharo (66° Halfredsson), Tachtsidis, Ionita; Gomez (88° Nenè), Toni, Nico Lopez (66° Jankovic).

    Allenatore: Mandorlini.

    CAGLIARI (4-3-3): Cragno; Balzano, Ceppitelli, Rossettini, Avelar; Dessena (76° Joao Pedro), Crisetig, Ekdal; Ibarbo, Sau (60° Longo), Cossu (76° Farias).

    Allenatore: Zeman.

    Arbitro: Giacomelli.

    Ammoniti: Dessena (C), Ibarbo (C), Rossettini (C), Tachtsidis (V)

     

    MILAN – CHIEVO

    Nell’anticipo delle 20.45 il Milan aveva il compito di ritrovare quel successo che mancava da 3 turni.

    Inzaghi opta per il 4-3-3 con la coppia difensiva composta da Alex e Rami, l’inserimento di Bonaventura nel trio di centrocampo e il trio d’attacco formato da Menez-Torres-Honda. 

    Corini invece schiera il suo Chievo con il 4-3-1-2 con la coppia d’attacco formata da due ex rossoneri, Maxi Lopez e Paloschi, supportata da un altro ex calciatore del Milan, Birsa.

    Keisuke Honda e Pippo Inzaghi
    Keisuke Honda e Pippo Inzaghi

    Il primo tempo scorre via lento e con pochissime emozioni, anche per merito di un Chievo che si chiude bene concedendo pochi spazi al Milan. La gara si sblocca quasi subito nella ripresa quando Muntari è abile a colpire al volo un pallone respinto dalla difesa clivense, non lasciando scampo a Bardi. Il Chievo reagisce e anche sfruttando alcune amnesie del reparto arretrato del Milan avrebbe più volte la chance del pareggio ma il gol non arriva. A chiudere la gara ci pensa Honda che con un calcio di punizione perfetto al minuto 78° batte il portiere del Chievo e chiude virtualmente la gara. Il Milan di Inzaghi torna al successo e per la prima volta in stagione non incassa reti.

    MILAN – CHIEVO 2-0 (0-0) (54° Muntari, 78° Honda)

    MILAN (4-3-3): Abbiati; Abate, Alex, Rami, De Sciglio; Muntari (88° Essien), De Jong, Bonaventura; Honda (80° Poli), Torres (74° El Shaarawy), Menez.

    Allenatore: Inzaghi.

    CHIEVO (4-3-1-2): Bardi; Frey, Dainelli, Zukanovic, Biraghi; Radovanovic, Cofie (81° Bellomo), Hetemaj; Birsa (65° Lazarevic); Paloschi, Maxi Lopez (72° Meggiorini).

    Allenatore: Corini.

    Arbitro: Mazzoleni.

    Ammoniti: Birsa (C), De Jong (M), Cofie (C), Zukanovic (C), Meggiorini (C), El Shaarawy (M)

  • Zeman: ritorno a casa amaro, la Roma vince 2-0

    Zeman: ritorno a casa amaro, la Roma vince 2-0

    La Roma schiaccia il Cagliari in un quarto d’ora e realizza due reti prima con Destro e poi con Florenzi, un uno-due che mette ko i sardi di Zeman incapaci di reagire e proiettando i giallorossi al fianco della Juventus in prima posizione.

    Già dopo tre minuti la Roma potrebbe segnare, è Destro che fallisce una buona occasione tirando debolmente da posizione ravvicinata, nonostante il tecnico boemo provi qualche nuova variante tattica inserendo Farias dall’inizio in posizione più arretrata rispetto a Sau e Ibarbo il Cagliari concede il possesso palla ai padroni di casa troppo facilmente.

    All’11° Gervinho serve Florenzi che taglia l’area di rigore in velocità e serve al centro un liberissimo passaggio che Destro deve solo spingere in rete per il vantaggio giallorosso. Palla al centro, qualche manovra a centrocampo e dopo due minuti è nuovamente Gervinho a servire un pallone per Florenzi al limite dell’area, il quale tira in diagonale nello specchio di porta e batte Cragno per la seconda volta.

    L'abbraccio tra Florenzi e Destro dopo l'1-0 | Foto Twitter
    L’abbraccio tra Florenzi e Destro dopo l’1-0 | Foto Twitter

    Unica reazione della squadra di Zeman è al 24° quando Ceppitelli colpisce di testa un pallone invitante, ma indirizzando la sfera sopra la traversa. Per il resto la Roma ha talmente tanto il pallino del gioco in mano che decide di abbassare i ritmi per concedere meno spazi agli isolani nelle ripartenza  e si va alla fine del primo tempo senza altre emozioni.

    Il turn-over intelligente operato da Garcia e il risultato fanno sì che non ci siano cambi ad inizio ripresa, tuttavia la Roma si ripresenta sul terreno di gioco piuttosto distratta, come se avesse già acquisito il risultato con 45′ minuti d’anticipo. Atteggiamento sbagliato che fa arrabbiare non poco il tecnico francese ed al 7° ci vuole un’uscita tempestiva da parte di De Sanctis per evitare he il match possa riaprirsi  pericolosamente, è soprattutto l’attivismo di Avelar ed Ibarbo a mettere in apprensione la linea mediana giallorossa. Zeman prova a dare più spinta e così prima del quarto d’ora della ripresa si gioca tutte le carte che ha a disposizione fuori Pisano, Ekdal e Farias e dentro Balzano, Longo e Dessena.

    Al 63° Maicon tira di poco alto sopra la traversa ed al 68° lo stesso laterale brasiliano crossa al centro per Destro che deve solo spingerla in porta, ma arriva in ritardo e cicca la conclusione. La Roma così pare un po’ stanca e Garcia effettua i suoi cambi dentro Pjanic e Liaijc e fuori Destro e Florenzi sensibilmente calati.

    Al 79° Longo impegna De Sanctis con un bel tiro potente in diagonale e la Roma che ha anche un Ashley Cole claudicante riesce comunque a portare in porto il risultato perché non succede più nulla. I giallorossi raggiungono così la Juventus in prima posizione in classifica a punteggio pieno.

    ROMA-CAGLIARI 2-0 (2-0) – 11° Destro (R), 13° Florenzi (R).

    Roma (4-3-3): De Sanctis 6,5; Maicon 6,5; Manolas 6; Yanga-Mbiwa 6; Cole 6; Nainggolan 6; De Rossi 6,5 (81° Emanuelson S.V.); Keita 6,5; Florenzi 7 (71° Liajic 6); Destro 6,5 (68° Pianjc 6); Gervinho 6,5.

    All.: Rudi Garcia 6,5

    Cagliari (4-3-3): Cragno 5,5; Pisano 5 (50° Balzano 5,5); Ceppitelli 5; Rossettini 5; Avelar 6,5; Joao Pedro 5; Conti 5,5; Ekdal 5 (59° Dessena 6); Ibarbo 6; Sau 5,5; Farias 4,5 (59° Longo 6).

    All.: Zdenek Zeman 5

    Ammoniti: Florenzi (R), Rossettini (C). Espulsi:

  • Cagliari, in delirio per la squadra di Zeman

    Cagliari, in delirio per la squadra di Zeman

    Presentata la squadra di Zdenek Zeman e del nuovo Presidente Giulini, che ha rilevato ad inizio estate la società da Cellino. All’Arena Grandi Eventi di Sant’Elia è stato un tripudio per i rossoblù sardi, a presentare la serata Eleonora Boi, volto nuovo della Tv e del mondo del calcio attraverso l’emittente Sportitalia. La società nel contempo ha pubblicizzato la candidatura di Cagliari quale città della cultura 2019, segno della voglia della nuova proprietà di rafforzare il senso d’appartenenza.

    Da subito si capisce che la serata sarà memorabile e che i tifosi aspettavano di abbracciare la squadra con il massimo calore dopo la parentesi del ritiro di Sappada nelle Dolomiti e quando arriva il pullman il pubblico è in delirio. La voglia di conoscere i nuovi acquisti, rivedere i propri beniamini, scoprire le nuove maglie e sentire parlare la nuova proprietà è tantissima.

    Palco e pubblico per la presentazione del Cagliari 2014/15 | Foto Twitter / Il Pallonaro
    Palco e pubblico per la presentazione del Cagliari 2014/15 | Foto Twitter / Il Pallonaro

    I calciatori vengono presentati uno ad uno e per ognuno il pubblico si esalta. Con la maglia numero dieci sale Adryan ed il pubblico ricorda Gianfranco Zola, sperando che il giovane possa ripeterne le gesta, ma l’ovazione più grande è per Mauricio Pinilla che in molti sperano resti in Sardegna.

    La squadra di Zeman con le nuove maglie | Foto Twitter / Il Pallonaro
    La squadra di Zeman con le nuove maglie | Foto Twitter / Il Pallonaro

    Applauditi Sau e osannato il beniamino locale Cossu ecco arrivare il momento più atteso, tocca a Zeman. Il tifo sardo non si esime dal lanciare il coro “Chi non salta juventino è!“, conoscendo i passati scontri del tecnico boemo con la Vecchia Signora. Zeman sorride, salta e sembra divertirsi e come sempre, quando gli viene consegnato il microfono, è di poche parole ma di grande effetto:

    “Voglio togliermi grosse soddisfazioni!”

    Ed il pubblico ci crede, il ritiro estivo è stato un successo di risultati con un crescendo della condizione, tanto che qualcuno ha trovato sorpreso perfino il tecnico boemo che normalmente spreme nella preparazione fisica pre-campionato i suoi atleti con sedute durissime ma che poi permettono agli atleti di correre come forsennati per tutto l’anno.

    Dopo l’inno “Cagliari nel nostro cuore” Giulini fa gli onori di casa e saluta tutti emozionato:

    Giornata fantastica, non me l’aspettavo. Sono ancora molto emozionato“.

    Il Cagliari di Zdenek Zeman sta crescendo e lui sta plasmando la squadra nelle migliori condizioni in cui abbia lavorato, tanti giovani che hanno la dose giusta di umilta e l’enorme fame di esplodere, il pubblico dopo il benestare a poter riempire fino a dodici mila posti il Sant’ Elia, sarà un’arma in più che farà bene alla squadra abituata ad esili infernali nelle passate stagioni e poi c’è entusiasmo, quello che solo Zeman riesce a tramutare in energia.

    Riuscirà il tecnico boemo a sorprenderci come nella cavalcata del Pescara in Serie B o del Foggia degli anni ’90?

  • Zdenek Zeman a 360°: da Tavecchio a De Laurentiis passando per Conte e Nazionale

    Zdenek Zeman a 360°: da Tavecchio a De Laurentiis passando per Conte e Nazionale

    Uno Zdenek Zeman a tutto tondo quello che ha parlato in un’intervista rilasciata alla “Gazzetta dello Sport”.

    Il Boemo, che divide i tifosi e gli addetti ai lavori, o lo si ama o lo si odia, come sempre è stato un vero e proprio show toccando diversi argomenti, tra cui quello del momento, ovvero l’infelice battuta del candidato alla presidenza della Figc Carlo Tavecchio sulle banane. Zeman però è andato controcorrente esprimendo il proprio pensiero sulla vicenda:

    La sua è stata un’uscita inopportuna e che non può non essere censurata. Però, tolta la forma, nella sostanza ha ragione. Uno dei grandi mali del calcio italiano è la presenza di troppi stranieri. Bisogna tornare a puntare sui nostri ragazzi. Tavecchio l’uomo giusto per rilanciare il calcio in Italia? Il problema non sono gli uomini, sono i programmi. Serve un cambiamento profondo. Ma con un mandato di appena due anni, Tavecchio o un altro, cosa può fare?

    Zdenek Zeman
    Zdenek Zeman

    Zeman poi critica anche l’idea del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che aveva proposto l’opportunità di tenere aperto il calciomercato per tutto l’anno:

    Chi dice che il calciomercato deve rimanere aperto tutto l’anno non capisce nulla di calcio. Per me il mercato dovrebbe chiudersi prima che le squadre partano per i ritiri.

    Un’ altra notizia di quest’estate è stato senza dubbio l’addio di Antonio Conte dalla panchina della Juventus, ed il Boemo si è dimostrato diretto e schietto nei confronti dell’allenatore salentino:

    Senza di lui la Juve non perde nulla perché ha una storia e un organico che prescindono dall’allenatore. In quanto alle dimissioni il rapporto si era logorato, la decisione andava presa prima.

    Capitolo nazionale, Zdenek Zeman dice la sua sponsorizzando la candidatura di Roberto Mancini:

    Roberto è stato un giocatore di alto livello, da tecnico ha vinto sia in Italia sia all’estero, conosce le lingue. Sarebbe la persona giusta al posto giusto.

    Nell’intervista al tecnico del Cagliari c’è ovviamente spazio per un commento sulla sua avventura in terra sarda e sull’addio alla maglia rossoblù del difensore Davide Astori:

    Ho scelto il Cagliari perché qui c’è una società nuova, fatta di persone perbene, che ha voluto puntare su di me. Questo basta e avanza per iniziare una nuova avventura. Stiamo lavorando bene. L’obiettivo è essere pronti per la prima giornata. Purtroppo il mercato aperto condiziona il nostro lavoro. Non ho provato a trattenere Astori. Era giusto che cercasse altrove le motivazioni che al Cagliari non aveva più. Trattenere un giocatore contro la sua volontà è sempre controproducente.

     

  • Zeman torna in Serie A, allenerà il Cagliari

    Zeman torna in Serie A, allenerà il Cagliari

    Un allenatore che nella sua storia ha saputo dividere la critica ed il tifo, o lo si ama o lo si odia, questo è Zdenek Zeman.

    Il tecnico boemo si rilancia nella Serie A, il nuovo proprietario del Cagliari Giulini ha deciso di puntare su di lui come primo allenatore nella sua avventura alla guida della squadra sarda.

    Zdenek Zeman quindi ritorna su una panchina del massimo campionato italiano dopo l’avventura con la Roma nella stagione 2012/2013 conclusasi con l’esonero avvenuto dopo una sconfitta proprio con la sua futura squadra, il Cagliari.

    Zdenek Zeman
    Zdenek Zeman

    Zeman era stato a lungo corteggiato anche dal Bologna per guidare la squadra emiliana ad un immediato ritorno nella massima serie dopo la retrocessione avvenuta in questo campionato. Poi però c’è stato l’inserimento del Cagliari, manca ancora l’ufficialità che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni ma la fumata bianca c’è stata ed è arrivata dopo un colloquio tra Tommaso Giulini ed il tecnico boemo che stando alle indiscrezioni dovrebbe firmare un contratto da un anno portando con se a Cagliari tre suoi collaboratori.

    Zeman allenatore che fa del gioco d’attacco e del 4-3-3 il proprio credo, è salito alle cronache calcistiche con il suo Foggia che guidò prima alla promozione dalla Serie B  alla Serie A nel 1989/90 e poi ad altre tre stagioni brillantissime nel massimo campionato tanto da meritarsi l’appellativo di “Foggia dei miracoli”. 

    In seguito Zeman passò alla Lazio sempre con il suo modulo offensivo, si ricordano una vittoria per 8-2 contro la Fiorentina ed un 7-1 contro il Foggia, disputando due stagioni e mezzo discretamente positive prima dell’esonero nel gennaio 1997.

    Dopo la Lazio Zeman rimase nella capitale guidando la Roma di Franco Sensi conquistando un 4° ed un 5° posto con, in entrambe le stagioni, il miglior attacco della Serie A.

    Dopo una serie di alti e bassi il tecnico ceko torna a brillare prima con il Foggia in cui si mettono in risalto Insigne e Sau ma sopratutto con il Pescara con il quale conquista la promozione in Serie A nella stagione 2011/2012 con Verratti, Immobile ed Insigne ad esaltarsi nel suo modulo.

    In seguito, come già detto, il ritorno piuttosto amaro a Roma, un anno di stop ed ora questa nuova avventura con il Cagliari con la speranza dei tifosi sardi di potersi divertire a Zemanlandia.

  • Sampdoria-Roma, post-Zeman. La prima di Andreazzoli

    Sampdoria-Roma, post-Zeman. La prima di Andreazzoli

    Il dopo Zeman inizia oggi per i giallorossi. La sfida Sampdoria-Roma apre il nuovo ciclo Andreazzoli che ha sostituito il boemo dopo il suo esonero. Sono previsti parecchi cambiamenti nella formazione capitolina che cercherà di trovare l’equilibrio tattico mai avuto con l’ex tecnico del Pescara. I padroni di casa, dopo il buon punto in casa del Torino, sono chiamati alla prova del nove e Delio Rossi vorrà testare la personalità dei propri ragazzi. La classifica non sorride a nessuna delle due squadre con la Sampdoria in piena mischia per non retrocedere e la Roma troppo distante da quel terzo posto che ad agosto è stato battezzato come il vero obiettivo del club. L’ex tattico di Spalletti, ora primo allenatore giallorosso cercherà di dare una sterzata alla stagione romanista e la sfida al Marassi diventa subito importantissima.

    QUI SAMP – Delio Rossi deve fare a meno di Palombo, fermo per infortunio, mentre recupera Obiang dalla squalifica e Icardi, acciaccato ma pronto a giocare. Conferma in vista per il 3-5-2 con l’argentino Romero in porta. Difesa a tre composta da Rossini (che andrà a sostituire Palombo), Gastaldello e Costa. A centrocampo gli esterni saranno De Silvestri (uno dei fedelissimi di Rossi) e Estigarribia, al centro Obiang, Poli e Krsticic. In attacco Icardi sarà supportato da Soriano. In panchina Maxi Lopez che potrebbe scendere in campo nella ripresa.

    La prima per Andreazzoli sulla panchina della Roma © FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images
    La prima per Andreazzoli sulla panchina della Roma © FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images

    QUI ROMA – Grossi cambiamenti in vista per i giallorossi. Andreazzoli schiererà il 4-2-3-1 di Spallettiana memoria e rispolvera Stekelenburg in porta, finito in panchina nella gestione Zeman a causa del suo carattere riservato. In difesa, vista l’assenza di Balzaretti e Castan, giocheranno da destra a sinistra Piris, Burdisso, Marquinhos e Torosidis. A centrocampo Bradley e De Rossi formano la barriera in mediana. I tre trequartisti saranno Florenzi, Lamela e Pjanic (che ritrova il campo dopo il periodo passato in panca con Zeman) e il terminale offensivo sarà Francesco Totti che cambia radicalmente posizione rispetto alla gestione del boemo.

    CURIOSITA’ – Intorno alla figura di Andreazzoli si è detto tanto e scritto altrettando. Si è parlato del suo carattere deciso e duro, della sua fantasia tattica (che ha permesso a Spalletti di creare un modulo senza bisogno di punte vere) e dalla sua inesperienza come primo allenatore. A Genova si scopriranno le vere potenzialità del tecnico che dalla sua ha l’ottimo rapporto con i leader dello spogliatoio giallorosso come Totti e De Rossi. Attenzione anche a Taddei però, che inventò e dedicò la finta “Aurelio” proprio all’attuale mister capitolino.

    MAXI PANCHINARO – Arrivato quest’estate come il colpo dell’anno, dopo sei mesi in prestito al Milan, Maxi Lopez era pronto a prendersi tutte le responsabilità dell’attacco e fino al grave infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi da gioco per almeno tre mesi, stava garantendo un discreto numero di reti. Con l’esplosione del giovane connazionale Icardi, l’ex punta del Catania rischia di perdere il posto da titolare.

    PROBABILI FORMAZIONI SAMPDORIA-ROMA
    Sampdoria (3-5-2): Romero; Rossini, Gastaldello, Costa; De Silvestri, Krsticic, Poli, Obiang, Estigarribia; Soriano, Icardi. Allenatore: D.Rossi
    Roma (4-2-3-1): Stekelenburg; Piris, Burdisso, Marquinhos, Torosidis; Bradley, De Rossi; Lamela, Pjanic, Florenzi; Totti. Allenatore: Andreazzoli.

  • Andreazzoli, l’Aurelio di Taddei: la Roma si affida al suo entusiasmo

    Andreazzoli, l’Aurelio di Taddei: la Roma si affida al suo entusiasmo

    Essere il successore di Zdenek Zeman non è uno dei compiti più agevoli che possano capitare ad un tecnico come Aurelio Andreazzoli, un eterno “secondo” che ha l’occasione di diventare finalmente primo, guidando proprio la sua Roma, la squadra che ha amato da sempre: i colori giallorossi sono dentro di lui, così come lo spirito romanista e a dirlo sono proprio coloro che lo conoscono bene per aver lavorato a stretto contatto con lui. Uno su tutti, Luciano Spalletti, ex allenatore della Roma – che aveva come secondo in panchina proprio Andreazzoli – che lo definisce “una grande persona e un grande allenatore”. Di certo, un tecnico amato dai suoi calciatori, capace di unire lo spogliatoio piuttosto che dividerlo alla maniera di Zeman compiendo anche scelte assolutamente impopolari. Le “referenze” positive per Andreazzoli provengono proprio da chi ha già avuto modo di lavorare con lui, come Spalletti che lo avrebbe voluto portare con sè a San Pietroburgo quando fu chiamato dallo Zenith: Andreazzoli, però, preferì restare alla Roma, nello spogliatoio che conosceva meglio, insieme a quei giocatori che spesso gli hanno saputo dimostrare anche platealmente la sua importanza e la bontà del suo lavoro “dietro le quinte”.

    Andreazzoli, l'Aurelio di Taddei | foto dal web
    Andreazzoli, l’Aurelio di Taddei | foto dal web

    In tal senso, basti pensare a ciò che fece Rodrigo Taddei nel corso di Olympiacos-Roma, gara della Champions League edizione 2006: il  brasiliano in quell’occasione diede mostra di un fantastico movimento interno-esterno, con la palla che passa dietro all’altra gamba: un gesto tecnico strabiliante che venne ribattezzato “Aurelio” proprio in onore dell’attuale tecnico della Roma, che allora ricopriva il ruolo di secondo di Spalletti e che in allenamento aveva incoraggiato Taddei a provare quel movimento. Un rapporto speciale con Taddei, così come con gli altri calciatori della Roma di allora, che Aurelio Andreazzoli cercherà di costruire anche in questa nuova esperienza che, di certo, non sarà una “passeggiata” considerando le premesse da cui si deve necessariamente partire.

    Lui però ha gli stimoli giusti e la voglia di far bene, di riassestare un gruppo abbattuto da settimane di polemiche e difficoltà, colpito da una situazione di certo non serena e troppo “confusionaria”. Ecco perchè i tasti sui quali Andreazzoli vorrà premere principalmente per risollevare il morale alla squadra sono la necessità di regole chiare e semplici, che allontanino le energie negative, e rendano possibile la creazione di uno spirito nuovo a Trigoria, fatto di nuovo di entusiasmo: ed è proprio tale entusiasmo che, personalmente, il neo tecnico fatica a contenere, al punto tale da restare fino a mezzanotte – da solo – nello spogliatoio di Trigoria per fare una doccia che mettesse ordine nei suoi pensieri dopo un turbinio di emozioni connesse alla grande fiducia dimostrata dalla società nei suoi confronti.

    Ora le idee di Andreazzoli sono molto chiare, al punto da indurlo a dichiarare “so bene quello che devo fare, come e con chi farlo”: per la Roma il suo arrivo appare come una ventata di ottimismo e positività potrebbe essere proprio l’aspetto che finora era mancato, un raggio di sole dopo mesi di piogge e temporali. Per Andreazzoli, invece, è l’occasione di una vita.

  • Io sto con Zeman

    Io sto con Zeman

    Zeman esonerato, amen. Si è conclusa da poche ore l’avventura del boemo alla Roma, per buona pace dei tifosi giallorossi e non. Nella capitale erano in tanti ad aspettarselo. Tutti a chiedersi quando l’avrebbero cacciato, quanto sarebbe durato (manco fosse Siffredi), quando avrebbe smesso di ridere. Saranno dunque contenti tutti quelli che provavano un orgasmo quando spulciavano la classifica sotto la voce “gs”, che universalmente corrisponde ai gol subiti, vedendo Zeman -e solo qui- in testa. Magari gli stessi che si sbattono con la crisi e menate varie, pensando che il problema debba sempre e solo ridursi ad un numero. Anche il calcio ormai sembra seguire questa tendenza, sopratutto qui da noi in Italia, dove tanti simpatici numeri si trasformano in boia col cappuccio nero, pronti a decapitare chiunque venga trovato in eccesso o in difetto, salvando di fatto i “normali”.

    Zeman apparteneva alla prima categoria, dove si ritrovano quelli che eccedono rispetto alla massa: troppe reti subite, troppe chiacchiere, troppe risate fuori luogo, troppe sigarette, e via così all’infinito. Ed alla fine questo è diventato un problema, grosso, davanti al quale il boemo non ha saputo trovare una risposta migliore del “non mi dimetto”.

    Saranno contenti i vari Criscitiello e Zuliani (il Claudio), che non hanno mancato occasione da settembre di ironizzare su Zeman, dimenticandosi però partite dove la Roma non aveva soltanto vinto, ma mostrato anche il gioco migliore della Serie A, checché ne dicano i puristi toscani amanti della Viola, battuta per due volte da Totti e compagni.

    Zdenek Zeman | ©Giuseppe Bellini/Getty Images
    Zdenek Zeman | ©Giuseppe Bellini/Getty Images

    E qui c’è il trucco. Sì, perché di Zeman ci si ricorda soltanto quando prende quattro pappine. Tutto questo conviene, perché il pubblico non aspetta altro che il processo contro il boemo, forse nel ricordo di ancestrali puntate del buon Biscardi. Le cose belle invece, quelle sì, devono essere nascoste. Guai a ricordare le vittorie di quest’anno, guai a parlare della (quasi) finale di Coppa Italia, guai a ricordare come fino alle porte di Natale la Roma fosse il Barcellona (vedi 4-2 al Milan) ed i rossoneri una squadra da retrocessione.

    Cinque partite bastano per cacciare Zeman? Evidentemente sì. Franco Baldini e Walter Sabatini non hanno trovato migliore soluzione che esonerare il boemo, anziché rassegnare loro le dimissioni o fare un bel discorsetto alla squadra, che ieri ha fatto la figura di quei bambini viziati a cui è stata negata la caramella per merenda.

    In questi mesi ho sempre letto le solite menate dei giornalisti “esperti”, che incolpavano a Zeman la fase difensiva ed il mancato utilizzo di De Rossi al centro. A quelli che lo accusano per la difesa, consiglio di rivedersi la classifica della Serie B, quando il Pescara ebbe la dodicesima difesa del campionato (55 gol subiti), ma che nel girone di ritorno incassò comunque 21 reti (meno di un gol a partita), a fronte dei 90 segnati. Forse perché a Pescara Zeman aveva ragazzi che lo seguivano, e che sapevano cosa significasse stare alti, concetto del tutto diverso rispetto allo stare a pera come invece è successo ieri nella partita contro il Cagliari.

    E’ facile incolpare Zeman quando si assiste a partite orribili come quella dell’Olimpico, ma le critiche andrebbero quantomeno riversate in parte anche ai giocatori, che scendono in campo quasi senza credere a quello che gli viene chiesto. E allora si passa all’invenzione, all’autogestione, che va bene se la fai a scuola, ma per farla sul campo da gioco devi avere i piedi di Maradona o Thiago Silva, altrimenti finisci per fare la figura del pirla.

    Ultima cosa e concludo. Il Pescara aveva De Rossi a centrocampo? No. Quanti giocatori ha la Roma di movimento in mezzo? Uno, Florenzi. Quanti registi ci sono a Roma? Uno, Ledesma. Quanti esterni ha la Roma? Uno ce l’avrebbe anche, ma sta giocando il Sudamericano Under 20, e quando è nella capitale pensa di essere il fenomeno del Colosseo e non si allena come Cristo comanda. Anche questa è colpa di Zeman? E daje…

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