Tag: udonis haslem

  • I Big Three degli Heat affossano gli Spurs in gara 4 delle NBA Finals 2013

    I Big Three degli Heat affossano gli Spurs in gara 4 delle NBA Finals 2013

    Basta poco ai Miami Heat per battere i San Antonio Spurs in gara 4, con il punteggio di 109-93, delle NBA Finals 2013, bastano i Big Three in forma, quel trio delle meraviglie formato da LeBron James, Dwayne Wade e Chris Bosh che totalizza 85 punti, poco meno di tutta la squadra avversaria.
    All’AT&T Center di San Antonio si è vista la migliore prestazione in queste finali del trio di Miami, che ha messo in mostra tutta la velocità e bravura di un Wade, che oltre a segnare 32 punti, si supera anche in difesa  rubando ben 6 palle e prendendo 6 rimbalzi, che ha fatto ricordare a tutti che James è l’MVP del campionato e lo ha fatto notare con i suoi 33 punti e gli 11 rimbalzi e soprattutto giocando come in questo momento solo lui sa fare, che ha fatto notare nuovamente il criticato Bosh che attacca bene il ferro, prende 13 rimbalzi, ritrov il suo tiro dalla media e realizza 20 punti.

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    D’altronde se dall’altro lato non si gioca la partita perfetta c’è poco da fare, fin quando il gioco ad alti livelli di Tony Parker regge gli Spurs restano in partita, ma se i 15 punti con 7/12 al tiro del primo tempo diventano nel secondo uno zero con 0/4 dal campo le cose diventano problematiche, specie se Manu Ginobili è praticamente assente, e soprattutto se Tim Duncan che seppur riesce a mettere dentro 20 punti viene limitato a soli 5 rimbalzi. A poco servono allora i gregari, Kawhi Leonard non è super come nelle altre partite, Danny Green si ferma a 10 punti (con 3/5 da 3 punti) e Gary Neal a 13 (con 3/4 da 3 punti).

    Gara 4 – La Partita

    LeBron James - NBA Finals 2013
    LeBron James – NBA Finals 2013

    Si scende in campo con l’assoluta voglia di vincere da parte di coach Erik Spoelstra, tanto è che decide di mettere nel quintetto di partenza dei Miami Heat Mike Miller (che però chiude a zero punti) al posto di Udonis Haslem,  Nonostante ciò sono i San Antonio Spurs che iniziano meglio, con due canestri di Parker, una tripla di Green ed una di Neal, le quali fanno presagire erroneamente ad un’altra super prestazione come quella di gara 3, che portano il parziale sul 10-3. I dubbi sullo stato di forma di Tony Parker vengono fugati immediatamente, sembra essere in forma strepitosa e continua l’assalto alla difesa degli Heat realizzando punti e dando assist, dopo circa 5 minuti di partita è un suo passaggio per un tiro da 3 di Leonard che fissa il punteggio sul 15-5, e costringe la formazione della Florida al primo time out.

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    Al ritorno sul campo è Wade che decide di combattere e coadiuvato da James e Bosh porta il risultato sul 19-19, si capisce che il magico trio non vuole darla vinta, anzi che ha tutte le carte in regola per decidere la partita. Miami inizia a girare bene, passa in vantaggio e si fa rincorrere fino alla chiusura del primo quarto sul 29-26.

    L’inizio del secondo quarto è tutto in discesa per gli Heat che hanno un +10 sul 31-41, tra l’altro con Manu Ginobili che dopo sette minuti della seconda frazione si trova già a 3 falli commessi. L’orgoglio Spurs esce fuori con le penetrazioni di Parker, il risveglio di Duncan e soprattutto l’innesto in campo di Boris Diaw che realizza 5 punti in 30 secondi con due tiri liberi e una bomba ( da li alla fine del quarto ne segnerà 7 dei 9 totali) utilissimi a fare il break del -4, così come utili le sue mani a segnare il canestro del 49-49 che manda le squadre in parità negli spogliatoi.

    Al rientro sul parquet si gioca molto sulla difesa, Wade fa quasi subito due falli e si trova così al quarto totale, ma la linfa vitale per il parziale del +8, sul 74-66 a favore degli Heat, arriva per mano di due tiri da 3 di Mario Chalmers, che segnano inizio e fine del break. Purtroppo scompare Tony Parker mentre è sempre presente LeBron James, si andrà avanti su quella misura, con un solo leggero attacco di Neal che riduce le distanze,  fino alla fine del quarto che si chiude 81-76.

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    L’ultimo quarto dura poco, la tripla di Ray Allen per l’allungo viene annullata subito dal tiro da 3 di Neal, ma Dwayne Wade che ricorda il Flash di qualche anno fa decide che la vittoria deve essere dei Miami Heat, continua a rubare palle e a segnare, Bosh difende e si fa trovare anche in attacco, LBJ è costante e sicuro. Tutto ciò manda i San Antonio Spurs sotto di 15 punti, con un pesantissimo 87-102, ed apre ad un finale in leggerezza per gli ospiti che con una tiro da 3 di LeBron James a 22 secondi dalla fine sigillano il risultato e fanno si che  Miami Heat battano i San Antonio Spuirs per 109-93.

    Un 2-2 meritato che mostra gli equilibri alterni tra le squadre nelle varie partite ma anche nelle varie fasi di gioco. Ancora una volta chi ha meno palle perse vince, specie quando il conto è 18 a 9 a favore dei Miami Heat, che prendono anche 41 rimbalzi contro i 36 dei San Antonio Spurs. La certezza di avere almeno un’altra gara in casa fa si che i Miami tornino favoriti, ma la prossima gara probabilmente sarà quella decisiva.

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    San Antonio Spurs – Miami Heat 93 – 109

    San Antonio Spurs:
    Duncan 20 punti, Parker 15, Neal 13.
    Leonard 7 rimbalzi, Duncan 5.
    Parker 9 assist, Green 4.

    Miami:
    James 33 punti, Wade 32, Bosh 20.
    Bosh 13 rimbalzi, James 11, Wade 6.
    Chalmers 5 assist, Wade 4, Cole 4, James 4.
    Wade 6 palle rubate.

  • NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    NBA: Nel match d’esordio i Boston Celtics piegano i Miami Heat

    Nella prima partita stagionale che ha dato il via alla nuova stagione NBA, i Boston Celtics hanno battuto i nuovi Miami Heat.
    Pochi mesi fa il “Garden” di Boston segnò l’ultima apparizione stagionale di LeBron James, che alla fine risultò l’ultima partita anche con i Cleveland Cavaliers, quando in gara 6 delle semifinali di Eastern Conference uscì dal parquet a capo chino battuto da Pierce e soci.
    La nuova avventura del “Re” in quel di Miami inizia ora allo stesso modo, con una sconfitta, e sempre sul medesimo parquet.
    Gara non bellissima ma molto appassionante fino alla fine che è riuscita a suscitare molte emozioni in diversi momenti di gioco.
    Nonostante la sconfitta James è stato il meno peggio dei suoi mettendo a referto ben 31 punti ma la nota stonata sono le 8 bruttissime palle perse che devono essere drasticamente diminuite fin dal prossimo incontro. Orrendo invece Chris Bosh , irriconoscibile per lunghi tratti del match Wade, se questo è l’inizio a South Beach non c’è da stare allegri.
    Per i padroni di casa biancoverdi invece decisivi ai fini del risultato il capitano di 1000 battaglie e dal cuore immenso Paul Pierce, e Ray Allen che con i loro tiri da 3 hanno affossato le speranze Heat di rimonta nell’ultimo quarto.

    Il match inizia con i primi 2 punti di James, è lui il primo marcatore stagionale, ma sin dalle prime battute si riesce a notare una squadra più in palla ed una più contratta: chi crea gioco sono i Celtics, mentre gli Heat sono costretti sulla difensiva e le pessime percentuali in attacco scavano il primo solco (importante, già in doppia cifra) a cavallo tra fine primo quarto ed inizio del secondo.
    Le 2 squadre si alternano nel segnare ed il punteggio rimane sempre tra i 9 e gli 11 punti a favore di Boston che nonostante un piccolo periodo di appannamento riesce a riprendersi ed a chiudere il primo tempo in vantaggio di ben 15 punti (45-30): non male tenere una delle formazioni più talentuose offensivamente (se non la più talentuosa) a soli 30 punti in 2 quarti di gioco.
    Allen e James sono i leader delle 2 squadre con 11 punti a testa.

    Nel secondo tempo la musica cambia, forse anche per via di qualche sfuriata, negli spogliatoi, di coach Spoelstra. E gli Heat, punticino su punticino iniziano a recuperare lo svantaggio che li divide dai Celtics: James sale in cattedra e trascina la sua squadra ed i suoi compagni, il parziale del terzo quarto parla chiaro, 27-18 e Miami arriva fino al -6 (63-57).
    Boston inizia ad avere paura del ritorno bianco-rosso-nero ed incomincia a sbagliare ,nel quarto parziale, anche le cose più semplici ed elementari, sia in attacco che in difesa. Dopo aver segnato un paio di canestri con Glen Davis, coach Spoelstra, che pesca fino al fondo della sua panchina, manda in campo James Jones che con un canestro da 3 porta i suoi a -4. Pierce risponde da gran campione sempre da oltre l’arco, il tempo stringe e Jones prova a piazzare un’altra tripla che buca il canestro (nuovo -4).
    La risposta, nemmeno a farlo apposta, è del solito capitano che ristabilisce il +7. Miami a questo punto, con pochi minuti da giocare, sembra in ginocchio, soprattutto dopo un fallo che da 3 liberi a Pierce che dalla lunetta realizza il momentaneo +11 (81-70), ma Eddie House e LeBron James pescano ancora 2 bombe che ricuciono lo strappo e un appoggio del solito LeBron fa calare improvvisamente il silenzio sul Garden: parziale spaventoso e punteggio che recita 83-80.
    Miami ci crede ma a tagliarle le gambe è un’altra bomba da 3 punti, questa volta di Ray Allen (la quinta della sua partita) che regala il +6 a Boston a pochi secondi dalla fine (86-80).
    Dopo l’errore di Wade, dalla lunetta Pierce fissa il risultato finale sull’88-80 Celtics che regala il primo sorriso ai biancoverdi e segna indelebilmente l’esordio dei nuovi “Big Three” di Miami con una sconfitta.

    Celtics, a parte qualche momento di sbandamento (più che comprensibile) molto ordinati e compatti. Grande dimostrazione da parte della squadra di Doc Rivers che fa vedere a tutti di che pasta è fatta: Allen 20 punti (5/8 da 3) e Pierce 19 (3/4 da 3 e 9 rimbalzi) mattatori per i padroni di casa, le 8 bombe Celtics sono tutte appannaggio loro. Bene anche Garnett (10 punti +10 rimbalzi e solido in difesa su Bosh), 13 punti per uno strabiliante Glen Davis, solo 4 punti ma con 5 rimbalzi e ben 17 assist per Rondo, autore di una grande regia.
    Per Miami, già detto della prova molto buona di James, da sottolineare poi i soli 13 punti di Wade (che però ha latitato molto in partita con ben 6 palle perse, 14 totali tra lui e James), bruttissima invece la prova di Bosh, il resto della squadra ha cercato di tappare i buchi ma alla fine non è bastato. Heat che devono crescere in fretta per non perdere il passo dei migliori.

    Risultato NBA 26 Ottobre 2010

    Miami Heat-Boston Celtics 80-88

    • Mia: James 31, Wade 13, House, Haslem, Bosh 8; Bos: Allen 20, Pierce 19, Davis 13

    Guarda il video degli Highlights di Boston Celtics-Miami Heat

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  • NBA: Anthony in partenza dai Nuggets, Mo Williams pensa al ritiro!

    NBA: Anthony in partenza dai Nuggets, Mo Williams pensa al ritiro!

    Ultime notizie di mercato clamorose in NBA: Denver pare oramai rassegnata a perdere il suo gioiello Carmelo Anthony.
    La dirigenza della franchigia del Colorado deve solo decidere quale offerta accettare tra le 5 finora pervenute. Le squadre interessate sono i New Jersey Nets (in primissima fila) che offrirebbero la terza scelta assoluta al Draft di quest’anno, ovvero Derrick Favors, i contratti in scadenza di Murphy ed Humpries più una futura prima scelta.
    Interessatissimi anche i Golden State Warriors che metterebbero sul piatto il sophomore Stephen Curry e qualche altro giocatore.
    In ritardo invece i Chicago Bulls e i New York Knicks che invece pochi giorni fa erano molto più avanti nelle trattative. I Knicks in particolare vorrebbero Carmelo solo in Estate quando potrebbero prendere la fortissima ala dei Nuggets a zero senza dare niente in cambio e preservando Danilo Gallinari che altrimenti entrerebbe nello scambio con Denver.
    In utima fila, ma da non sottovalutare, gli Houston Rockets che per pareggiare il contratto che si porta dietro Anthony dovrebbero dare Kevin Martin (che non pare però gradito) ai Nuggets. La situazione è ancora più complicata dal fatto che le scelte di Houston per il Draft del prossimo anno non saranno alte visto che la squadra pare competitiva con il ritorno all’attività agonistica di Yao Ming, il che non darebbe a Denver la possibilità di scegliere i giovani campioni che usciranno la prossima stagione dall’Università, visto che i Nuggets vogliono includere nel pacchetto delle trade anche eventuali scelte future al Draft.
    La situazione è comunque in evoluzione e verrà monitorata nei prossimi giorni (se non nelle prossime ore).

    Per quanto riguarda le altre trattative, Earl Watson firmerà a breve con gli Utah Jazz e sarà il sostituto di Deron Williams nel ruolo di playmaker.

    Ed a proposito di playmaker dichiarazione shock di Mo Williams, dei Cleveland Cavs, che dopo l’addio di LeBron James pensa al ritiro anche se sta tornando sui suoi passi nelle ultime ore. Queste le sue dichiarazioni:

    • Mi son seduto e mi son soffermato sul fatto che non potrò più giocare con uno dei migliori giocatori del mondo e che non potrò più giocare con colui che mi ha dato maggior fiducia in questi 2 anni“.

    Se Mo Williams (che ha solo 27 anni) è riuscito addirittura ad arrivare ad essere un All Star (anno 2008-2009) molti meriti sono dovuti alla presenza del “Prescelto” in quel di Cleveland e Mo sa che quest’anno certi palloni non li riceverà più:

    • Sarà molto dura, molte cosa cambieranno in campo e fuori, come non vedere più una maglia con il numero 23 per strada o nello spogliatoio, ma la vita va avanti e credo proprio che dovrò reagire

    Intanto i Miami Heat sono vicinissimi all’acquisizione di Erick Dampier, tagliato nei giorni scorsi dai Charlotte Bobcats di Michael Jordan per non sfondare la soglia della luxury tax e non pagare la relativa multa alla Lega. Il centro ex dei Dallas Mavericks potrebbe essere l’ennesima acquisizione di prestigio, per la squadra della Florida, sul mercato dei free agent, visto che della squadra costruita in Estate gli unici che anche lo scorso anno vestivano la maglia degli Heat sono la stella Dwyane Wade e Udonis Haslem.

  • NBA, free agent: Jefferson ai Jazz, Fisher resta ai Lakers [13 luglio 2010]

    3 movimenti di mercato molto importanti in NBA nelle ultime ore: il primo colpo pare essere stato fatto dagli Utah Jazz che per rimpiazzare Carlos Boozer, ormai partito per l’Illinois per giocare nei Chicago Bulls, hanno chiuso una trattativa lampo con i Minnesota Timberwolves per acquisire le prestazioni di Al Jefferson. Jefferson infatti è uno dei pochi giocatori in circolazione che può sostituire Boozer viste le sue capacità cestistiche e nelle prossime ore si attende la conferma definitiva dell’affare visto che i Dallas Mavericks stanno provando in tutti i modi ad inserirsi alla disperata nella trattativa per strappare l’ala grande ai Jazz. A Minnesota comunque dovrebbe andare l’eccezione salariale ricevuta dai Jazz proprio dai Bulls per Boozer (cosa molto gradita a Minnesota visto che vuole tagliare drasticamente i costi di gestione impostando la squadra su giocatori giovani e di talento con relativi contratti bassi) più qualche altro giocatore, di secondo piano comunque, per far quadrare la trade.

    I Los Angeles Lakers hanno invece trovato l’accordo con il playmaker titolare Derek Fisher, che firmerà presto un nuovo contratto a 2,5 milioni di dollari per una sola stagione. Nei giorni scorsi Fisher era stato contattato dai Miami Heat del nuovo trio Wade-Bosh-James che avrebbero gradito un regista di esperienza come lui per puntare al titolo il prossimo anno. Ma Fisher è molto legato a Los Angeles e alla fine ha deciso di rimanere assieme all’amico Kobe Bryant proprio per provare a contrastare gli Heat che sulla carta sono i favoriti al titolo.

    E a proposito di Heat è ufficiale la firma di Udonis Haslem. L’ala grande, molto legata a Dwyane Wade, ha deciso di restare nonostante le buone proposte di Dallas Mavericks e Denver Nuggets che avevano proposto contratti da circa 35 milioni di dollari per 4 anni. Haslem ha invece rinunciato quasi alla metà di quei soldi (ne percepirà 20 per 4 anni) pur di restare nella squadra che lo ha reso famoso per tentare la rincorsa alla vittoria del campionato nella prossima stagione. Intanto è ufficiale (ma già ieri era certa la notizia) anche l’acquisizione di Mike Miller per la felicità di LeBron James che aveva espressamente richiesto il giocatore lagato a lui da un profondo legame di amicizia. E a poco a poco gli Heat stanno mettendo su la squadra per il prossimo campionato, mattoncino su mattoncino.

  • NBA: La lista e l’analisi dei free agent per il mercato più interessante della storia della NBA

    Parte oggi il mercato della NBA, e sarà l’Estate più calda dell’intera storia della NBA: mai così tanti campioni si sono ritrovati nella condizione di essere free agent tutti nello stesso anno!
    Volendo, anche una franchigia dalle potenzialità modeste, attingendo al mercato di questi 2-3 mesi potrebbe diventare una squadra da titolo, se ha creato spazio salariale per firmare qualcuno di questi grandi nomi.

    Di seguito proponiamo una scala gerarchica in base ai rapporti di forza che si sono venuti a creare nell’ultima stagione con annessa analisi del giocatore in questione. Alla fine daremo anche i nomi di 2 atleti che sebbene abbiano ancora il contratto garantito, secondo le ultime voci avrebbero chiesto di cambiare squadra.

    Ecco dunque la lista dei free agent (con almeno 15 nomi di lusso). Occhio alla top ten che si preannuncia fenomenale:

    40) Zydrunas Illgauskas (Centro, 35 anni, Cleveland Cavaliers): L’età è quella che è, ma la mano resta sempre pericolosa, anche dai 5-6 metri. Potrebbe essere molto utile per quelle squadre che hanno dei giovani centri in squadra e devono fare esperienza, visto che i suoi consigli potrebbero risultare molto utili.

    39) Amir Johnson (Ala Grande, 23 anni, Toronto Raptors): Durante l’infortunio di Chris Bosh, quest’anno, si è trovato catapultato in squadra e non ha demeritato, portando alla causa tantissima difesa, energia e anche qualche punto. Ancora in crescita tecnica, le squadre che stanno ricostruendo potrebbero anche puntare su di lui per il ruolo di ala grande.

    38) Kris Humpries (Ala Grande, 25 anni, New Jersey Nets): Nella stagione fallimentare di New Jersey ecco una piccola luce nel buio: il sostituto di Yi Jianliang ha prodotto alcune prestazioni fuori dal normale, ma è la continuità che manca. Un posto da titolare in una squadra di medio-bassa classifica potrebbe lanciarlo sul grande palcoscenico della NBA, anche perchè di “lunghi” nella Lega c’è sempre bisogno.

    37) Richard Jefferson (Ala Piccola, 30 anni, San Antonio Spurs): Stagione quasi fallimentare a San Antonio, in cerca di rilancio dopo una vita passata ad essere una delle stelle dei New Jersey Nets assieme a Jason Kidd e Vince Carter. Gli ultimi 2 anni a Milwaukee e San Antonio non gli hanno fatto certo onore ma il talento c’è e va riportato in superficie. Sarebbe ottimo anche come sesto uomo di lusso nel ruolo di ala piccola.

    36) Josh Howard (Ala Piccola, 30 anni, Washington Wizards): Talento pazzesco, ma qui il limite sono gli infortuni e la fragilità delle sue ginocchia, motivo per cui i Dallas Mavericks lo hanno tradato a metà stagione ai Wizards. Molto difficile che ritrovi l’esplosività perduta assieme ai suoi legamenti, ma la mano non cambia neanche se si hanno 60 anni e Howard se riuscisse a riciclare il suo gioco un pò più lontano da canestro potrebbe ancora dire la sua.

    35) Kyle Korver (Ala Piccola, 29 anni, Utah Jazz): Tremendo tiratore da 3, quest’anno ha avuto quasi il 54% dalla lunga distanza. Squadre povere nel settore degli specialisti da dietro l’arco dovrebbero farci un pensierino per risolvere i loro problemi.

    34) Wes Matthews (Guardia Tiratrice, 23 anni, Utah Jazz): Compagno di squadra di Korver a Utah, ha sorpreso il mondo intero in questa stagione: non draftato (ovvero nel Draft 2009 è finito fuori dai primi 60!) ha avuto un’occasione con i Jazz e ha dato prova di costanza, applicazione e sacrificio, riuscendo a prendersi in breve tempo il posto in squadra e diventando pericolosissimo sia dalla lunga distanza che da dentro l’area vista anche la stazza non indifferente. Molto vicino comunque al rinnovo con i Jazz.

    33) Drew Gooden (Ala Grande, 28 anni, Los Angeles Clippers): Per anni ci si è chiesti dove fosse il talento di questo “omone” che ha fallito in ogni squadra dove ha giocato, prima di arrivare, nell’ultimo giorno di mercato della scorsa stagione, ai Los Angeles Clippers, dove accanto a Kaman ha trovato la sua dimensione e fatto intravedere ottime cose: il problema è che dopo un anno di inattività per guai al ginocchio, il posto di ala grande titolare nei Clippers, sarà preso dalla prima scelta assoluta dello scorso Draft, ovvero Blake Griffin e ciò potrebbe spingere Gooden a trovarsi una nuova sistemazione.

    32) Derek Fisher (Playmaker, 36 anni, Los Angeles Lakers): Nella regular season sembra essere sempre un corpo estraneo nei Los Angeles Lakers, ma quando sente aria di playoff, il playmaker gialloviola si scatena e diventa essenziale per Kobe e compagni (e lo ha dimostrato ampiamente nella sua lunga carriera). Dovrebbe rinnovare per un’altro anno con i bi-campioni NBA.

    31) Nate Robinson (Playmaker, 26 anni, Boston Celtics): 175 centimetri scarsi di esplosività, non per niente ha vinto le ultime 2 edizioni dello Slam Dunk Contest all’All Star Game. Ma la testa va “curata” visti i numerosi sbalzi di concentrazione durante le partite che possono anche pregiudicare la vittoria di una gara.

    30) Jason Williams (Playmaker, 34 anni, Orlando Magic): Tornato in NBA dopo un anno sabbatico, il playmaker bianco dei Magic si ritrova senza una squadra ma le possibilità che Orlando lo rifirmi sono comunque alte: la sua esperienza sarà fondamentale anche in futuro per ritornare in Finale NBA.

    29) Ronnie Brewer (Guardia Tiratrice, 25 anni, Memphis Grizzlies): Non sarà mai un grande realizzatore ma la sua difesa è sempre di primo piano: autentico rubapalloni, non faticherà a trovare un ingaggio, anche se i problemi fisici quest’anno lo hanno molto limitato rispetto al solito standard di livello di gioco a cui ci aveva abituati.

    28) Travis Outlaw (Ala Piccola, 25 anni, Los Angeles Clippers): Ala piccola di livello assoluto, con un’altezza da ala grande che gli permette di tirare in testa agli avversari senza possibilità di essere stoppato dai suoi pari ruolo (un pò come succede per il fenomeno degli Oklahoma City Thunder Kevin Durant). Se è in serata può letteralmente incendiare il canestro avversario a suon di triple e tiri dalla media distanza, il suo pezzo forte del repertorio, ma quando si intestardisce nei momenti in cui la palla non entra risulta a dir poco dannoso per sè e per la squadra. Va “curato” in questi particolari e potrebbe essere un “big player” nei prossimi anni.

    27) Jermaine O’Neal (Ala Grande, 31 anni, Miami Heat): In forte parabola discendente come si è potuto vedere nell’ultimo anno disputato ad Indiana per poi essere ceduto prima a Toronto e poi a Miami. Il motivo di tutto ciò è oscuro, coi Celtics nei playoff ha avuto una percentuale realizzativa che ha sfiorato il ridicolo, ma il giocatore ammirato nei primi anni a Portland e in seguito ai Pacers non può essere scomparso nel nulla: serve dargli fiducia e non mortificarlo al primo errore, anche perchè è uno dei pochi “lunghi” che può abbinare classe e talento sia in attacco che in difesa vista la tecnica di tiro non indifferente.

    26) Shaquille O’Neal (Centro, 38 anni, Cleveland Cavaliers): Sull’orlo dei 40 anni, ormai più utile per far numero che per altri scopi, ha scritto la storia della Lega nei suoi anni ad Orlando, Lakers e Miami. Ma Shaq potrebbe ancora essere decisivo se centellinato con sapienza visto che la sua stazza sotto i tabelloni può risultare ancora decisiva per qualsiasi squadra.

    25) Mike Miller (Guardia Tiratrice, 30 anni, Washington Wizards): Ecco uno dei giocatori più completi dell’intera NBA: grandissimo tiartore dalla lunga distanza, ottimo passatore e anche efficace rimbalzista (quest’anno ha sfiorato più volte la tripla doppia, e nei Wizards sarebbe stata un’impresa di non poco conto!), appetito da diverse squadre non solo per le doti già elencate prima ma anche per un’intelligenza cestistica molto elevata, altruista quando serve, ma anche pronto a prendersi le sue responsabilità nei momenti difficili del match. Un jolly da non lasciarsi sfuggire, piace ad Orlando che lo portò nella Lega scegliendolo al Draft.

    24) Tracy McGrady (Guardia Tiratrice, 31 anni, New York Knicks): Lontano anni luce dal fenomeno che ha monopolizzato l’NBA negli anni passati tra Orlando Magic e Houston Rockets, visibilmente ingrassato, è in cerca di una squadra da titolo con campioni veri per fare il gregario (prima volta nella sua carriera) ed aiutare i suoi eventuali nuovi compagni a conquistare l’NBA.

    23) Raymond Felton (Playmaker, 26 anni, Charlotte Bobcats): Piccolo playmaker dalle mani buone ma con poca sapienza in regia, tuttavia sarebbe un’ottimo cambio per chi già possiede un buon regista per fargli tirare il fiato nei momenti di stanca delle partite. Se non sviluppa la sua visione di gioco non potrà ambire ad essere un titolare fisso e un uomo franchigia come più volte espresso nelle sue interviste. Comunque il talento non manca e neanche i suoi corteggiatori.

    22) Al Harrington (Ala Piccola, 30 anni, New York Knicks): Giocatore tuttofare, segna da 2 e da 3, prende rimbalzi e contribuisce, se tutto va per il verso giusto, alle vittorie di squadra. Ma se le cose vanno male finisce molto spesso con il perdersi nel marasma generale senza riuscire a trascinare i compagni, è questo il vero limite di un giocatore che avrebbe potuto sicuramente dare di più al mondo del basket americano. Tuttavia ci sono ancora almeno 5 anni di carriera, si attendono progressi nella sua tenuta mentale.

    21) Channing Frye (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): Reduce dalla migliore stagione della sua carriera ha mostrato evidenti miglioramenti, soprattutto mettendo in piedi un tiro da 3 letale che nessuno si aspettava da un quasi centro come lui. Ala grande che Portland ha mandato a Phoenix ma visti i problemi nel settore lunghi con gli infortuni di Oden e Przbylla avrebbe fatto meglio a tenere. Non mancano le pretendenti per lui ma i Suns vorrebbero tenerlo, sempre a cifre ragionevoli.

    20) Brendan Haywood (Centro, 30 anni, Dallas Mavericks): Centro da non sottovalutare, non spettacolare ma molto concreto, ha cambiato marcia ai Mavs quest’anno con il suo arrivo dai Wizards in cambio di Josh Howard. Peccato che i texani non abbiano sfruttato il secondo posto ottenuto in regular season ma le sue quotazioni sono in ascesa e non avrà difficoltà a trovare una squadra in vista del nuovo anno agonistico.

    19) J.J. Redick (Guardia Tiratrice, 26 anni, Orlando Magic): In ombra per un paio d’anni nella panchina degli Orlando Magic, è letteralmente esploso quest’anno: guardia bianca con un tiro letale, ha mostrato oltre alla sua tecnica di tiro e ai punti che può mettere assieme in una serata, anche un notevole progresso nella tenuta mentale. Molte volte ha salvato i Magic con le sue “bombe”, è chiamato alla riconferma per stabilizzarsi nella cerchia dei migliori tiratori NBA.

    18) Udonis Haslem (Ala Grande, 30 anni, Miami Heat): Sempre molto concreto e tenace, standard di rendimento molto stabile, non accusa cali a livello mentale. Può essere molto utile sia da titolare in ala grande che uscendo dalla panchina vista la grande disponibilità che dà al coach e alla squadra. Prezioso, a cifre ragionevoli Miami potrebbe tenerlo, visto che punta a creare una squadra con 3 “big free agent” per competere immediatamente per il titolo.

    17) Linas Kleiza (Ala Piccola, 25 anni, Olympiacos Pireo): Può sembrare strano vederlo così in alto, ma basta pensare alle ultime 2 stagioni di Denver per capire il perchè: anno 2008-2009 (con il lituano) e Denver dà filo da torcere ai Lakers in Finale di Conference. Anno 2009-2010 (con Kleiza all’Olympiacos) e i Nuggets vengono distrutti dai Jazz al primo turno dei playoff. Se inserito nel giusto roster è un tassello a cui non si può rinunciare, a Denver farebbero carte false per riaverlo ed accoppiarlo a Melo Anthony nei ruoli di ala (sempre che Anthony resti ai Nuggets!)

    16) Josh Childress (Ala Piccola, 27 anni, Olympiacos Pireo): Compagno di squadra, quest’anno, all’Olympiacos di Kleiza, è pronto a ritornare in NBA, ma bisogna dare tanti soldi a questo atleta che sa fare tutto ma che in alcuni momenti spegne la lampadina nella sua mente.

    15) Tyrus Thomas (Ala Grande, 24 anni, Charlotte Bobcats): Il problema per questo atleta dai mezzi fisici straordinari è il prezzo che richiede per il nuovo contratto: a Charlotte non sono disposti ad investire così tanto anche se lui ha trovato nel North Carolina la sua dimensione reale dopo il fallimento ai Bulls. Situazione in evoluzione, dopotutto è stato sempre una seconda scelta assoluta!

    14) John Salmons (Guardia Tiratrice, 30 anni, Milwaukee Bucks): Dopo la strepitosa metà stagione (febbraio-maggio) dopo il suo arrivo a Milwaukee che è stata trascinata ai playoff da questo folletto dalla mano sartoriale, ecco che le ambizioni di Salmons iniziano a venire a galla: vuole una squadra da titolo e probabilmente i Bucks lo perderanno, ecco perchè la franchigia del Wisconsin si è cautelata prendendo dai Golden State Warriors il suo sostituto naturale Corey Maggette.

    13) Luis Scola (Ala Grande, 30 anni, Houston Rockets): Uno dei giocatori più graditi a qualsiasi General Manager NBA, grazie alla sua applicazione e alla sua durezza nel gioco fisico anche contro avversari molto più quotati e grossi. Houston tentenna nella decisione se rinnovare il contratto e l’argentino rischia di allontanarsi inesorabilmente dal Texas.

    12) David Lee (Ala Grande, 27 anni, New York Knicks): Straordinario rimbalzista che nell’ultima stagione si è scoperto anche realizzatore. Molte volte vicino ai 20 punti e 20 rimbalzi, altre volte ha toccato e superato queste cifre riuscendo ad attirare l’attenzione su di sè di oltre mezza NBA. Portland farebbe carte false per prenderlo ed affiancarlo a Camby, Aldridge e Oden per il settore lunghi più forte e completo dell’intera Lega. Lui vorrebbe restare a New York se si realizzasse il sogno LeBron James, ma il suo desiderio contrasta con i soldi che richiede alla dirigenza arancioblu per i suoi servigi.

    11) Ray Allen (Guardia Tiratrice, 35 anni, Boston Celtics): Il tiratore più forte attualmente in NBA (in questi giorni c’è anche la discussione su chi tra lui e il grande numero 31 degli Indiana Pacers, tal Reggie Miller, che bruciava la retina avversaria suon di triple, alcune volte impossibili, sia più forte dalla lunga distanza) ha il contratto scaduto con i Celtics e vorrebbe restare sempre in una squadra da titolo, se non con i biancoverdi almeno con franchigie di pari livello. Il record di tiri da 3 punti segnati in una gara di Finale NBA (ben 8 bombe quest’anno in gara 2 contro i Lakers) potrebbe giocare a suo favore e dargli un’altra possibilità in un club pronto a diventare campione.

    10) Rudy Gay (Ala Piccola, 23 anni, Memphis Grizzlies): Atletismo incredibile e talento in esplosione per il capitano dei Memphis Grizzlies. A soli 23 anni è uno dei pezzi pregiati di questo mercato e i Minnesota T-Wolves farebbero follie per portarlo in squadra. In rampa di lancio per diventare un All Star al pari di altri campioni, potrebbe spostare gli equilibri della Lega con un eventuale trasferimento, almeno così sperano i Timberwolves…

    9) Yao Ming (Centro, 29 anni, Houston Rockets): Sarebbe uno dei top five tra i free agent di questa Estate, ma i dubbi sulle sue condizioni fisiche (caviglie e piedi visto il grande peso che sono costretti a sopportare quando scende giù dopo ogni salto) sono un’incognita da non sottovalutare. Probabilmente resterà a Houston, visto che è vicinissimo ai 30 anni ed è stato una vita intera in Texas,  ma New York un pensierino lo farebbe volentieri al centrone cinese per ritornare in alto e ai fasti di Pat Ewing che ha scritto la storia dei Knicks nel ruolo di centro.

    8) Carlos Boozer (Ala Grande, 28 anni, Utah Jazz): Etica del lavoro e forza mentale sono i punti forti di questa ala grande scelta qualche anno fa dai Cleveland Cavaliers addirittura al secondo giro del Draft e che in pochi anni è diventato uno dei lunghi più forti della Lega, che andando ai Jazz ha scomodato anche il paragone con il grandissimo Karl Malone, assieme a John Stockton la storia della franchigia di Salt Lake City. Le mani sono ottime anche dai 6 metri, la potenza devastante e anche se manca qualche centimetro è superlativo anche a rimbalzo arrivando sempre abbondantemente sopra la doppia cifra. Teoricamente sarebbe quasi da 20 punti e 20 rimbalzi a serata, gran colpo per chi vorrà metterlo sotto contratto visto che i Jazz e la politica al risparmio della dirigenza non sembrano dargli conferma nello Utah.

    7) Joe Johnson (Guardia Tiratrice, 29 anni, Atlanta Hawks): Voci contrastanti su questa guardia tiratrice dalla stazza fuori dal normale: proprio questo è il punto di forza di Johnson che sfrutta i centimetri e i chili in più per fare ciò che vuole contro i diretti avversari. C’è chi lo da in partenza, chi invece lo conferma agli Hawks visto che la squadra ha già un’ossatura molto forte. Molto difficile capire cosa farà, certamente Atlanta per tenerlo dovrà fare un super contratto al suo leader se non vorrà diventare una squadra da Draft Lottery il prossimo anno.

    6) Paul Pierce (Ala Piccola, 32 anni, Boston Celtics): Teoricamente il capitano dei Celtics sarebbe libero sul mercato, ma in realtà non è proprio così perchè dopo una vita passata in biancoverde basterà sedersi ad un tavolo e trovare un accordo tramite 2 parole tra amici di vecchia data per la permanenza di “The Truth” nel Massachusetts. Le sorprese sono escluse, almeno apparentemente…

    5) Amar’è Stoudemire (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): La novità dell’ultim’ora per questa ala grande dallo strapotere fisico quasi imbarazzante, dal talento meraviglioso e dalla capacità di essere un “finisher” devastante è che si è riavvicinato ai Phoenix Suns e nelle prossime ore ci potrebbe essere la tanto attesa firma per la permanenza nell’Arizona. I problemi sorgerebbero qualora non si giunga al lieto fine con Stoudemire che non gradirebbe l’ennesima trattativa saltata e potrebbe voltare le spalle alla franchigia arancioviola.

    4) Dirk Nowitzki (Ala Grande, 32 anni, Dallas Mavericks): Il leader indiscusso dei Dallas Mavericks ha deciso un pò a sorpresa di uscire dal contratto non esercitando la sua opzione di rinnovo. La mossa è di difficile comprensione ma dovrebbe rifirmare per i Mavs anche perchè per accontentare il tedesco la proprietà, con Mark Cuban in testa, proverà a far arrivare in Texas il fenomeno LeBron James. Difficile, ma per Cuban niente appare impossibile.

    3) Chris Bosh (Ala Grande, 26 anni, Toronto Raptors): L’ala grande più talentuosa di tutta l’NBA è stanca del Canada e tra tutti i giocatori in scadenza e senza contratto è quello più sicuro di non rifirmare per la squadra di appartenenza. Le opzioni sono chiare: o firmare per una squadra texana (visto che lui è nativo di Dallas) per riavvicinarsi a casa, oppure andare a Miami, Chicago o New York assieme a James e Wade per vincere subito il titolo NBA. C’è anche l’opzione Lakers ma per averlo, attraverso un “sign and trade” coi Raptors, i gialloviola campioni dovrebbero mettere sul piatto della bilancia Lamar Odom ed Andrew Bynum! Difficile, ma per accontentare Kobe Bryant non ci si pone limiti.

    2) Dwyane Wade (Guardia Tiratrice, 28 anni, Miami Heat): Guardia tiratrice dal talento smisurato, la migliore della Lega. Wade è di Chicago ma ultimamente le voci su di un suo passaggio ai Bulls si sono affievolite, a Miami è a casa e si trova ottimamente. Se gli Heat, che hanno il monte salari più basso della Lega, riuscissero ad affiancargli altri 2 fenomeni tra i free agent che sono sul mercato, allora Dwyane non si muoverebbe, altrimenti restano vive le opzioni New York e forse anche Clippers per via dello scenario Hollywoodiano che Wade gradisce particolarmente essendo fenomeno sia dentro che fuori dal campo.

    1) LeBron James (Ala Piccola, 25 anni, Cleveland Cavaliers): Il primo posto è suo, il free agent più ambito nella storia della Lega. Più di mezza NBA è in fila per assicurarsi i suoi servizi sul parquet, giocatore a dir poco devastante che ha solo 25 anni, su cui si può costruire la fortuna di una franchigia. All around player, sa fare tutto e con estrema naturalezza, punti, rimbalzi, assist, stoppate, palle rubate, attacco e difesa più una leadership indiscussa all’interno dello spogliatoio vista la sua forte personalità! stupisce che a Cleveland non sia riuscito ad arrivare sinora al bersaglio grosso, ovvero il titolo di campione NBA. M.V.P. delle ultime 2 stagioni, Chicago smonterebbe la squadra per firmarlo e farne l’erede di Michael Jordan, i Clippers documenti falsi per contrastare lo strapotere dei cugini gialloviola dei Lakers e del mito Kobe Bryant, New York ne farebbe la pietra miliare per il prossimo decennio per vincere più titoli possibili e farne uno degli atleti più ricchi del Mondo intero grazie ai guadagni di una grande città come la “Grande Mela”, Cleveland invece punta a convincerlo dandogli carta bianca per comporre lui stesso la squadra con atleti a lui graditi, e staff dirigenziale e tecnico, facendo leva anche sul fatto che James è nativo di Akron, cittadina a pochi chilometri da Cleveland, e che in Ohio LeBron è riverito più di un Imperatore. Situazione molto fumosa e ingarbugliata, una città intera soffre, spera e attende la sua decisione che potrebbe cambiare il destino della franchigia. L’impressione è che Cleveland resti la prima opzione ma mai come questa volta le certezze potrebbero prima vacillare e poi crollare da un momento all’altro! Non resta che attendere…

    Menzioni speciali per 2 atleti che non si liberano dagli attuali contratti, ma che hanno manifestato, come già detto all’inizio, il desiderio di cambiare aria, e sono:

    1) Chris Paul (25 anni) dei New Orleans Hornets, assieme a Deron Williams il più forte playmaker della Lega e che è in partenza per altri lidi, visto anche il progetto degli Hornets che sta ricostruendo partendo dai giovani. Non che Paul sia vecchio, anzi ha solo 25 anni, ma avendo raggiunto già un certo status nella Lega, ha voglia di vincere e non può farlo certamente con una squadra che puntando sui giovani sarà competitiva al massimo tra 4-5 anni. Lakers, Blazers, Mavericks sono alla finestra, ci vogliono ottime contropartite ma gli Hornets non precluderanno i sogni del numero 3. La sua permanenza pare veramente difficile.

    2) Carmelo Anthony (26 anni): La situazione qui è un pò complicata perchè Anthony ha esercitato (non come i suoi colleghi Bosh, James, Wade, scelti tutti nello stesso anno al Draft) l’opzione di rinnovo per un ultimo anno ma i Nuggets, benchè abbiano proposto anche il rinnovo per altre 3 stagioni dopo il 2011, non vorrebbero perdere la loro stella a parametro zero come rischiano ora i Cavaliers, gli Heat e i Raptors. Ecco perchè oltre al rinnovo da 65 milioni di dollari, la dirigenza di Denver sta guardando a possibili scambi con altre franchigie in modo che se Anthony non dovesse firmare l’estensione, sarebbe ceduto all’istante per continuare ad essere competitivi grazie ad una trade che lasci inalterato il livello di talento della squadra. Situazione in evoluzione, Anthony è legato a Denver e ai Nuggets ma non si opporrebbe ad una cessione per far guadagnare qualcosa alla sua squadra.