Tag: triplete

  • Juve sogno Triplete finito, a Berlino trionfa il Barça

    Juve sogno Triplete finito, a Berlino trionfa il Barça

    L’analisi è piuttosto semplice, hanno vinto i più forti.

    Non è bastata una Juve con tanto cuore e tanto orgoglio a fermare quella che si può definire la squadra più forte del mondo.

    Il Barcellona ha giocato la solita grande partita offensiva, ha trovato subito il vantaggio ma dopo il pari di Morata ad inizio ripresa è sembrata una squadra in difficoltà, poi però dopo un contatto in area non fischiato a Pogba è partita una ripartenza che ha permesso a Suarez di trovare il gol del 1-2.

    C’è da fare comunque i complimenti a Massimiliano Allegri che ha mandato in campo una squadra orgogliosa che ha cercato di tenere in bilico la sfida e lo ha fatto sino al 96° quando poi Neymar l’ha chiusa.

    Fa festa il Barcellona che completa il suo secondo storico Triplete, la Juventus ci riproverà l’anno prossimo.

    La gioia del Barcellona | Foto Twitter
    La gioia del Barcellona | Foto Twitter

    Veniamo al racconto di questa finale.

    Tutto confermato nelle due formazioni, Allegri schiera regolarmente Barzagli al fianco di Bonucci al centro della difesa, centrocampo titolare e coppia d’attacco formata da Tevez e Morata.

    Come detto formazione titolare anche per Luis Enrique che recupera Iniesta e lo schiera a centrocampo con Rakitic e Busquets. Davanti il trio delle meraviglie MSN: Messi-Suarez-Neymar.

    La Juventus prova a partire forte e mette pressione al Barcellona, i blaugrana però non si scompongono e al 4° con una bella azione Iniesta appoggia il pallone a Rakitic che da due passi segna. La Juve sul primo momento incassa il colpo poi pian piano, grazie ad un volenteroso Morata, cerca di creare pericoli, Vidal, servito dall’ex Real, calcia alto. Replica Neymar che però calcia oltre la traversa. Al 13° brutta palla persa in uscita dalla Juventus e Buffon compie un miracolo sul tiro a botta sicura di Dani Alves. Il Barcellona comanda il gioco la Juve prova qualche ripartenza ma senza creare grossi pericoli. I Bianconeri provano a crescere riaumentando la pressione ma a parte qualche svarione nell’inizio della manovra, il Barça non rischia. Nel finale di tempo doppia occasione per Suarez, primo tiro fuori, secondo respinto da Buffon in corner. Il primo tempo si chiude con il Barcellona avanti per 1-0.

    Si riparte e dopo un corner della Juventus, il Barcellona riparte veloce, Suarez calcia a botta sicura ma Buffon dice no. Il Barça continua a giocare alla grande e sfiora in un paio di occasioni il gol. Al 55° il pareggio bianconero, ter Stegen è super su Tevez ma arriva Morata che da due passi pareggia. Il gol sembra spaventare i blaugrana e dare fiducia alla Juve. Al 67° Pogba chiede un calcio di rigore, Cakir non concede e sulla ripartenza Messi lascia partire un tiro che Buffon non trattiene, arriva Suarez e riporta avanti i suoi. Al 71° Neymar troverebbe anche il gol del 3-1 ma devia il pallone con la mano, gol annullato. Allegri prova le carte Llorente e Pereyra per cercare il pareggio. Non bastano nemmeno i minuti di recupero, anzi al 97° Neymar in contropiede segna il terzo gol. Vince il Barcellona spegnendo i sogni della Juventus.

     

    JUVENTUS – BARCELLONA 1-3 (4° Rakitic (B), 55° Morata (J), 68° Suarez (B), 97° Neymar (B))

    Juventus (4-3-1-2): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Evra (89° Coman); Marchisio, Pirlo, Pogba; Vidal (79° Pereyra); Tevez, Morata (85° Llorente).

    Allenatore: Allegri.

    Barcellona (4-3-3): ter Stegen; Dani Alves, Mascherano, Pique; Jordi Alba; Rakitic (91° Mathieu), Busquets, Iniesta (78° Xavi); Messi, Suarez (94° Pedro), Neymar.

    Allenatore: Luis Enrique.

    Arbitro: Cakir

    Ammoniti: Vidal (J), Pogba (J), Suarez (B)

  • Javier Zanetti, la bandiera nerazzurra dice basta

    Javier Zanetti, la bandiera nerazzurra dice basta

    Era il 5 giugno 1995, a Milano l’Inter presentava una coppia di giovani argentini: l’attaccante dell’Independiente Sebastian Rambert e il difensore del Banfield Javier Zanetti.

    Le aspettative erano tutte per Rambert,  gli attaccanti hanno sempre più fascino, e l’acquisto della punta aveva decisamente oscurato quello del giovane terzino che, come ha raccontato lo stesso Zanetti, arrivò nel ritiro estivo da solo e con un sacchetto del supermercato in mano con solo due giornalisti ad attenderlo.

    Javier, nato a Buenos Aires il 10 agosto 1973, si mise subito in mostra e al contrario del tanto sponsorizzato connazionale, che dopo sole due pessime presenze con la maglia dell’Inter fu ceduto nel mercato invernale della stessa stagione, seppe con corsa, fiato, impegno e tanto lavoro conquistarsi un ruolo da protagonista sino a giungere a quello che nel calcio moderno è un caso davvero raro: una vera e propria bandiera, la bandiera nerazzurra. 

    Javier Zanetti
    Javier Zanetti

    Zanetti da quell’esordio nel 95, ha collezionato la bellezza di 856 presenze con la casacca nerazzurra, 613 (più 3 spareggi) in Serie A. Nel 1999 dopo l’addio al calcio di Beppe Bergomi ha ereditato la sua fascia da capitano. Ha affrontato i periodi neri dell’Inter ma ha saputo brillare in quelli più splendenti, dai 3 scudetti consecutivi con Roberto Mancini all’era Mourinho culminata con lo storico Triplete (Campionato, Coppa Italia e Champions League) della stagione 2009/2010.

    El Tractor, il trattore, soprannome che è stato dato a Zanetti per la sua incredibile potenza sprigionata quando partiva palla al piede, ha saputo anche rialzarsi dopo il terribile infortunio del 28 aprile 2013 quando nella gara persa contro il Palermo si ruppe il tendine d’Achille , uno stop che sembrava aver messo a serio rischio, alle soglie dei 40 anni, la sua carriera. Così non è stato perchè Javier ha lavorato duro e  il 9 novembre, 195 giorni dopo il suo infortunio, in occasione della partita tra contro il Livorno, vinta 2-0 dall’Inter, è subentrato al 82° al posto di Taider disputando gli ultimi 10 minuti dell’incontro.

    Adesso però Pupi, l’altro soprannome di Zanetti, ha deciso di dire basta e lo ha comunicato qualche giorno fa tramite un’intervista al quotidiano argentino “La Nacion”:

    Perché ho deciso di ritirarmi adesso? Perché sento che è arrivato il momento giusto per farlo. Perché il calcio mi ha dato tantissimo e io mi sono goduto ogni attimo. Perché dopo l’infortunio al tendine d’Achille dello scorso aprile, volevo dimostrare di poter tornare comunque ad essere competitivo e ci sono riuscito. Mi sento completo e realizzato: ritirarsi a 41 anni è una sensazione impagabile. Per me è una cosa che ha un valore immenso, e ora è arrivato il momento giusto. 

    A Zanetti è stato chiesto poi del suo futuro, della paura del giorno dopo e di cosa farà una volta appese le scarpette al chiodo:

    Paura no. Sicuramente mi mancheranno certe cose, certi aspetti della routine da calciatore, i momenti negli spogliatoi e soprattutto la competizione. Però penso che la paura deve averla chi non sa come occupare il nuovo tempo libero, e per fortuna io questa questione l’ho risolta. Chiaro che niente sarà più come prima, però sono già pronto perché proseguirò nel mondo del calcio e questo mi manterrà vivo. Sognavo di finire la carriera all’Inter, a casa mia, e ci sono riuscito. E’ stata una scelta di vita quella di chiudere la carriera in Italia, e da adesso, nelle funzioni di manager sportivo, cercherò di essere utile alla squadra anche fuori dal campo. Si aprirà un nuovo mondo per me, e ciò mi entusiasma. Ci saranno mille cose da fare.

    Anche Zanetti, uno di quei calciatori ammirato anche da chi non è tifoso nerazzurro per carriera, costanza, forza di volontà, attaccamento alla maglia e comportamento dentro e fuori dal campo, dopo 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa, una Champions League ed un Mondiale per Club, tutti con la casacca dell’Inter, ha deciso di dire basta, di lasciare il mondo del calcio e di diventare definitivamente storia di questo splendido sport.

  • Il caso Sneijder da quasi Pallone d’oro a peso per l’Inter

    Il caso Sneijder da quasi Pallone d’oro a peso per l’Inter

    Correva l’anno 2010. L’Inter guidata da Mourinho, macinava risultati e si apprestava a salire sul tetto d’Europa ( e poi con Benitez del mondo), guadagnandosi la conquista del Triplete mai riuscita a nessun club in Italia. Gli uomini che resero possibile quell’impresa furono, oltre allo Special one, i vari Julio Cesar, Lucio, Maicon, Milito, Eto’o e Sneijder. Uomini copertina di quel trionfo totale. In soli tre anni, l’Inter ha dovuto rinunciare a quasi tutti i suoi giocatori simbolo, rinnovandosi, sotto l’egida del Fair Play Finanziario. Se gli addii illustri su citati, sono stati quasi obbligati, rimane da capire l’involuzione totale di uno dei pochi campioni rimasti a vestire i colori nerazzurri: Wesley Sneijder. Il numero dieci olandese nell’anno del triplete, trascinò i suoi inventando calcio e assist per i compagni, bissando le ottime prestazioni anche al Mondiale sudafricano, arrivando in finale con gli Orange. Si parlò di Pallone d’Oro ‘scippato’ dall’argentino Messi, considerando come la Pulce in quell’anno non vinse nulla, e non brillò affatto con la nazionale Argentina.

    Wesley Sneijder © Claudio Villa Getty Images Sport
    SOLO RICORDI-Dopo quell’annata stratosferica, l’olandese ha di fatto vissuto una parabola discendente, culminata nella stagione passata con un infortunio che lo ha tenuto ai box per un lungo periodo. La gestione di Gasperini, con le prove in mediana come regista, poi in seguito l’avvento di Ranieri, con le sette vittorie consecutive coincise con la sua assenza, e di nuovo l’Inter a crollare in classifica dopo il suo innesto. Da qui si iniziò a parlare seriamente del ‘problema’ Sneijder. Se il giocatore fosse adatto al modulo o se la squadra dovesse essere costruita su di lui?

    CURA STRAMA?- L’arrivo del tecnico romano nella passata stagione sembrava avergli regalato le giuste motivazioni e ridato la voglia di fare bene, tanto che lo stesso olandese l’aveva definito molto simile allo Special One. Ma quest’anno complice il nuovo infortunio, e l’avvento del nuovo modulo con la difesa a tre, (e il raggiungimento del nuovo record di vittorie esterne) l’utilizzo di Sneijder più che una soluzione si è trasformato in un bel problema da risolvere. Arrivata la disponibilità fisica per giocare contro il Parma, Stramaccioni l’ha di fatto bocciato per scelta tecnica, ribadendo come in estate la società abbia iniziato a seguire delle linee guida ben precise verso i suoi top player.

    BYE BYE WES?– Il discorso societario è ben chiaro: l’Inter in un periodo di vacche magre come quello che sta vivendo il calcio italiano, non ritiene più nessuno incedibile, tanto meno un giocatore che assolutamente da un anno a questo parte è più presente in infermeria che in campo. A questo punto, in sede di mercato per via dell’ingaggio fin troppo oneroso (6 milioni di euro percepiti dal giocatore) City, e United sono scappate via. L’unica pretendente valida è rimasta la squadra di Eto’o e Hiddink, l’Anzhi, verso la quale Sneijder non sembra essere molto affascinato. Branca quindi in attesa di un’offerta valida per gennaio, ha di fatto proposto un rinnovo contrattuale con riduzione istantanea all’ingaggio del giocatore (4,5 milioni con una durata più lunga), per cercare di capire se Sneijder, sia più legato alla moneta che ai colori nerazzurri. Wes sembra che non abbia gradito, sentendosi meno importante e fuori dal progetto.

    La love story tra l’olandese e l’Inter sembra ormai giunta al capolinea. Solo gennaio potrà fare chiarezza sul suo futuro, con il possibile intreccio di mercato legato all’arrivo di Paulinho, e al suo contemporaneo addio.

    La formazione del Triplete, citata a memoria come quella della Grande Inter di Herrera, continua a perdere un altro pezzo importante.

  • Inter, favola del Principe Milito. Eclissi di Ranocchia

    Inter, favola del Principe Milito. Eclissi di Ranocchia

    Luci e ombre nella rimonta nerazzurra. Non per quanto riguarda gli ultimi favori arbitrali così tanto gettati in prima pagina dalla Lazio nel post partita, considerando come solo la domenica prima nel derby, l’Inter avevesse ricevuto lo stesso trattamento con un gol valido annullato per offside, senza sollevare nessun polverone mediatico. Le luci della ribalta splendono per una rinnovata solidità in fase difensiva, con soli 3 gol subiti in 8 partite, sui punti conquistati, 27 nelle ultime dieci partite, e sul giocatore più in forma del momento: il Principe Diego Milito tornato a splendere con l’inizio del nuovo anno, capace di segnare 5 reti in 4 partite andando a segno consecutivamente da quattro turni di campionato. Le ombre? Oltre ai possibili mugugni per la panchina difficile da digerire per un giocatore di spessore come Sneijder, c’è da considerare come la rinnovata solidità difensiva associata all’accoppiata Lucio-Samuel abbia praticamente tagliato fuori dalla cavalcata nerazzurra Andrea Ranocchia. Analizziamo entrambe le situazioni, evidenziando come per Milito sia utile fare il paragone con l’Araba Fenice in grado di risorgere dalle proprie ceneri, mentre per Ranocchia si può parlare di un’involuzione che potrebbe costargli il posto in Nazionale.

    Diego Milito | © OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    MILITO- Archiviato l’hannus horribilis 2011 con la vittoria del tanto odiato premio del Bidone d’Oro, il Principe ha aperto il nuovo anno ritrovando la via del gol con la stessa facilità che aveva nell’anno del Triplete. Proprio nell’annata dei record riuscì a segnare addirittura 30 gol in 52 presenze, realizzando reti pesantissime in qualsiasi finale, mettendo due sigilli pesantissimi nella storica partita di Madrid contro il Bayern Monaco riportando dopo quasi cinquant’anni la Champions nella Milano nerazzurra. L’anno seguente a causa di una serie infinita di infortuni, il Principe si smarrì perdendo il fiuto del gol, realizzando solo 8 gol in 34 partite. Quest’anno la storia sembrava ripetersi, in maniera quasi tragicomica, considerando l’innumerevole quantità di gol impossibili sbagliati dall’attaccante argentino, con lo stesso Ranieri che più di una volta gli indicava la via del pellegrinaggio e della benedizione per scacciare la malasorte. Sembrava dovesse tornare in quel di Genoa, con il suo ex presidente Preziosi sempre pronto ad abbracciarlo a braccia aperte, ma Milito non si è mai arreso, con Ranieri pronto a concedergli la giusta dose di fiducia in attesa di uno sblocco mentale più che fisico. Le note positive sono arrivate di lì a poco, prima contro il Lecce, poi la doppietta a Parma, il gol nel derby e l’ultimo sigillo contro la Lazio sono più che un segnale di un ritorno eccellente. Moratti se lo coccola, e il Principe è pronto a festeggiare la quota dei 50 gol con la maglia nerazzurra (a distanza di altre tre realizzazioni), festeggiando con i suoi tifosi che l’hanno saputo aspettare come lui stesso ha sempre dichiarato.

    RANOCCHIA- Discorso opposto per Ranocchia, che dopo essere arrivato a gennaio dello scorso anno all’Inter e aver giocato spesso da titolare al fianco di Lucio a causa del brutto infortunio di Samuel, si trova oggi con la strada bloccata dalla ritrovata verve della coppia di centrali. Gasperini stravedeva per lui schierandolo largo sulla fascia, con pessimi risultati. Ranieri gli ha dato fiducia, e lui l’ha ripagata con il gol partita contro il Cesena nella sua ultima apparizione da titolare in campionato, ma poi sono seguite solo panchine ad eccezione della sfida di coppa contro il Genoa, dove tra l’altro ha giocato una partita da sette in pagella. I problemi sorgono in visto delle convocazioni per i prossimi europei, considerando come Prandelli abbia più volte ribadito di dare priorità a chi gioca con continuità nel proprio club, Ranocchia continuando con questo minutaggio potrebbe perdere il treno per Euro 2012. La palla passa in mano a Ranieri.

  • Inter, Diego Milito Bidone d’oro 2011, la fine dell’eroe di Madrid

    Inter, Diego Milito Bidone d’oro 2011, la fine dell’eroe di Madrid

    Come recita il famoso detto ‘dalle stelle alle stalle’ il Principe Diego Milito che nemmeno 18 mesi fa veniva premiato a Nyon come il miglior giocatore della Champions League 2010 riceve oggi il meno prestigioso ‘Bidone d’oro’ giunto alla sua nona edizione. Il premio ideato e realizzato dalla trasmissione Catersport, in onda su Radio Due condotta da Sergio Ferrentino, Giorgio Lauro e Marco Ardemagni rappresenta la contrapposizione ironica al blasonato Pallone d’Oro, premiando il peggior calciatore dell’anno solare che abbia giocato nel campionato italiano.

    COME FUNZIONA?- Prima di tutto la rosa dei papabili al non ambito trofeo, viene scelta da una giuria di esperti del mondo del calcio e non, con la compartecipazione dei conduttori della trasmissione radiofonica. In seguito partono le votazioni che durano un solo giorno, (precisamente dalle ore 17 di sabato 10 dicembre alle 17 di domenica 11 dicembre) realizzabili dai radioascoltatori di Catersport che possono esprimere la propria preferenza via internet, o come accade dall’edizione del 2008 in appositi ‘Seggi Bidone’ disposti sull’intero territorio nazionale.

    PODIO E CLASSIFICA- Dopo le ultime cattive prove sul campo, l’attaccante argentino viene incoronato (mentre è ancora Campione del mondo per club) il nuove Bidone d’oro 2011, con uno scarto risicato di voti. I votanti hanno scelto il loro preferito da una lista di dieci bidoni dove Diego Milito ha battuto la concorrenza accaparrandosi con i suoi 3.099 voti popolari il 15,17% delle preferenze, staccando di pochi punti il Bidone d’Argento (già eletto Bidone d’argento 2010) lo juventino Amauri con 2.991 voti (14,64%). Gradino più basso del podio per un altro bianconero: Milos Krasic con 2.180 voti (10,67%) ormai a scaldare la panchina della capolista guidata da Conte. Segue a ruota al quarto posto Felipe Melo che dopo aver vinto l’edizione del 2009 e avendo giocato parte della vecchia stagione in Italia si aggiudica buoni 2.088 voti (10.22%). Non manca un altro bianconero dal nome importante come Luca Toni, unico italiano tra i nominabili che con 2.073 voti (10,15%) si aggiudica il quinto posto. Più staccati troviamo altri due giocatori nerazzurri, con Diego Forlan realizzatore di una sola rete da quando è arrivato in serie A, escluso dalla Champions per l’errore della dirigenza nerazzurra si prende ben 2.006 voti (9,82%) accomodandosi al sesto posto, seguito dal compagno Mauro Zarate che continua a non convincere tecnico e tifosi, per lui 1.980 voti (9,69%).

    Diego Milito Bidone d'Oro 2011 | ©Marcello Paternostro/Getty Images
    Classifica monopolizzata dunque dalle eterne rivali Inter e Juventus, dove solo all’ottavo posto troviamo un giocatore che non militi tra le file delle squadre in questione: Eduardo l’ex-portiere del Genoa, ora al Benfica, nono posto per l’attaccante del Cesena ex Fiorentina Adrian Mutu (1.190 pari al 5,83%)  e ultimo l’argentino El Tanke Santiago Silva con 1.118 voti (5,47%)

    ALBO D’ORO-  Nella lista dei vincitori dalla prima all’ultima edizione figurano nomi importani, di campioni caduti in disgrazia dopo stagioni da primi della classe. Quasi una legge matematica finanziaria per i vincitori che spieghi come il costo del loro cartellino sia indirettamente proporzionale alle loro prestazioni sul campo. L’albo d’oro del premio de evitare per qualsiasi calciatore recita: Rivaldo vincitore nel 2003, LeGrottaglie (2004), Vieri (2005), Adriano (2006 e 2007), Quaresma (2008), Felipe Melo (2009), Adriano (2010), Milito (2011). Spicca all’occhio il ‘Triplete’ conquistato da Adriano quando riuscì a fare il bis nell’annata 2006 e 2007 con la maglia nerazzura, per poi confermarsi a distanza di anni ancora al vertice di questa speciale classifica con il ritorno in Italia e i buoni propositi mai attuati con la maglia giallorossa. Curiosità per l’ultimo vincitore con Diego Milito che risulta essere con questo vittoria il primo campione del mondo in carica e il primo argentino a trionfare in questa particolare competizione.

  • Mercato Inter: Out Maicon e Thiago Motta. Sanchez primo obiettivo

    Mercato Inter: Out Maicon e Thiago Motta. Sanchez primo obiettivo

    Stagione nerazzurra terminata nonostante un secondo posto in campionato, con un triplete con la lettera minuscola più che un mini triplete, come aveva anche puntualizzato Massimo Moratti, precisando come tra i tre trofei vinti ci fosse anche il Mondiale per Club. Nemmeno il tempo di concludere la stagione, con la conquista della Coppa Italia, che già gli uomini di mercato nerazzurro sono al lavoro per dare una nuova forma alla squadra di Leonardo. Tante sono le novità che bollono in pentola, e  con un Massimo Moratti che vuole rimanere in linea con i nuovi parametri del Fair Play Finanziario, l’ordine primario in casa nerazzurra è: “vendere per compare”.

    Estate di partenze eccellenti dunque, con le ultime indiscrezioni giornalistiche che parlano di due cessioni importanti per quanto riguarda gli addii in casa Inter. Il primo indiziato con le valigie pronte dovrebbe essere il terzino brasiliano Maicon, che nonostante le smentite del suo agente circa l’anticipazione del viaggio in Brasile, sembra essere destinato al Real Madrid. Mourinho voleva strapparlo alla corte di Moratti già nella passata stagione, con i nerazzurri che chiedevano un conguaglio vicino ai 30-35 milioni di euro. Il Real non fu disposto a metterne più di 22 sul piatto e l’Inter rispose picche. Vista la stagione altalenante che ha vissuto quest’anno il terzino brasiliano, stavolta l’offerta potrebbe essere più che idonea per lasciarlo partire.

    L’indiziato numero due, è il centrocampista italo brasiliano Thiago Motta, molto apprezzato dallo Zenit e dalla nuova gestione a stelle e strisce della Roma. Il giocatore che da poco ha vestito anche i colori della nazionale italiana, avrebbe una valutazione non inferiore ai 15 milioni di euro, cifra che in Russia sarebbero disposti a spendere, ma la volontà del giocatore come ha espresso anche il suo agente è quella di rimanere in Italia. Direttamente da Premium Calcio, nello speciale dedicato al calciomercato, l’avvocato Dario Canovi, agente di Thiago Motta ha rilasciato dichiarazioni che danno un’ulteriore conferma a una possibile partenza del suo assistito: “Quando si parla con insistenza di una cessione, c’è sempre qualcosa sotto di veritiero. La situazione ci ha lasciati spiazzati, con Motta abbiamo deciso di chiedere un incontro con la società per sondare il terreno e per la prossima settimana ci incontreremo, anche se non abbiamo stabilito una data esatta. La Roma o lo Zenit? Per diversi motivi Thiago preferirebbe Roma, però ci sono tante cose da valutare nell’ambito di un trasferimento, è presto per parlarne. Vedremo nel prossimo incontro”.

    Altri soldi per fare cassa entrerebbe dalle cessioni di Mariga, destinato o alla Premier inglese o al Napoli che da tempo ha messo gli occhi sul giovane nerazzurro, Muntari di rientro dal prestito dal Sunderland che non rientra nei piani di Leonardo e Pandev che in terra teutonica ha ancora mercato.

    Gli arrivi? Sanchez è ovviamente il primo obiettivo nerazzurro con un costo davvero oneroso che si aggira intorno ai 40 milioni di euro. Cifra inarrivabile che potrebbe essere limata solo con l’inserimento di eventuali contropartite tecniche (si fanno i nomi di Mariga e Obi e altri giovani nerazzurri). La Juve non bastasse si è fatta prepotentemente sotto per aggiudicarsi il talentuoso cileno, piazzando sulla bilancia un’offerta in contanti davvero importante. La volontà del Nino Maravilla è quella di restare in Italia, quindi si profila un bel derby di mercato tra Inter e Juve.

    Sul fronte conferme arriva la notizia dalla Gazzetta dello Sport, che per il riscatto di Nagatomo il Cesena avrebbe chiesto 7 milioni di euro, e da parte dei bianconeri ci sarebbe l’interessa per i giovani Obi e Caldirola. Sempre dalla rosea arriva l’ultima l’indiscrezione di un Samuel Eto’o nelle vesti di ‘agente di mercato’ che starebbe sponsorizzando Asamoah dell’Udinese per un arrivo in nerazzurro.

    Dichiarazioni tratte da Fc Inter News.it

  • Moratti risponde a Galliani: “È difficile sminuire le vittorie dell’Inter”

    Moratti risponde a Galliani: “È difficile sminuire le vittorie dell’Inter”

    Dopo le parole piene di malizia di Adriano Galliani in riferimento all’annata passata nerazzurra, cercando in qualche modo di sminuire il valore dei titoli conquistati, “il vero triplete credo sia quello formato da Champions League, Mondiale per Club e Supercoppa d’Europa” arriva la risposta del presidente nerazzurro Massimo Moratti: “Galliani ha detto che nel triplete ci deve essere la Supercoppa Europea e non la Coppa Italia? – ha aggiunto il presidente nerazzurro- Non ho seguito, ma quando una squadra avversaria fa qualcosa di buono si cerca sempre di sminuirla, anche se in questo caso è difficile sminuire quello che ha fatto l’Inter”. Una risposta che accende il clima derby con 3 settimane di distanza. Certamente Galliani avrebbe potuto risparmiarsi una simile dichiarazione, che sa molto della volpe che non arriva all’uva dicendo perché sia marcia. Il Milan è in corsa su tutti i fronti e rimane la favorita numero uno per lo scudetto, ma nelle parole di Adriano Galliani, si legge ancora lo scotto e il fastidio del passaggio di Leonardo, alla corte dei nerazzurri. Lo sgarbo non è stato ancora metabolizzato, e le acredini si sono accentuate tra le due società.

    Più solidale il presidente nerazzurro che appena uscito dai suoi uffici della Sara risponde alla domanda dei giornalisti su chi tiferà questa sera: “È sempre bene avere diversi impegni, anche se sinceramente non mi sono messo nei panni del Milan”. Anche in questo caso c’è un secondo fine, nella speranza che il Milan rimanendo in corsa per la Champions molli qualche energia in campionato.

    Infastidito ancora una volta sulla vicenda Calciopoli e sulla convocazione ricevuta dal procuratore federale Stefano Palazzi per il 31 marzo Moratti risponde in maniera scocciata: “Con tutto il rispetto per Palazzi, che giustamente fa quello che deve fare, è però ridicolo il fatto che l’Inter, nella mia persona, debba presentarsi per questa cosa”.

    Chiuse le polemiche e le diatribe giudiziarie calcistiche il pensiero finale va alla data odierna, 9 marzo, giorno di nascita della società nerazzurra. Infatti oggi l’Inter festeggia i suoi 103 anni di storia. Moratti è raggiante in viso quando parla dei suoi giocatori e della sua squadra: “È già bellissimo pensare alla storia dell’Inter – aggiunge il presidente nerazzurro- il regalo me lo sta già facendo la squadra con il suo atteggiamento in questo periodo, mi sembra che questa sia una bella cosa, il fatto che la squadra continui a mantenere il carattere e la dignità necessari”.

    (Fonte:  Gazzetta dello Sport)

  • Il Barcellona è campione d’Europa. Sconfitto il Manchester Utd

    Il Barcellona è campione d’Europa. Sconfitto il Manchester Utd

    Il Barcellona è campione d’Europa per la terza volta nella sua storia. A Roma i catalani vincono 2-0 dando una lezione di calcio al Manchester United e completano la “triplete” (LigaCoppa del Re e Champions League), che li incorona squadra più forte del mondo. Gli inglesi interrompono la loro striscia positiva di imbattibilità in Barcellona Campione d' EuropaChampions dopo 25 partite, proprio nella partita più importante, dove bisogna dare il tutto per tutto e tenere un livello di concentrazione altissimo: tutto questo alla squadra di Ferguson è mancato, mentre l’allenatore degli spagnoli, Pep Guardiola, al suo primo anno da tecnico, è riuscito a vincere tutto quello che c’era da vincere, facendo degli avversari un sol boccone, con una squadra equilibrata in tutti i reparti e micidiale li davanti. Ecco spiegata la chiave del successo “Blaugrana”.
    Splendida cornice di pubblico all’”Olimpico” in una magica notte romana, che inizia con l’ingresso in campo delle due squadre; riflettori puntati su Messi e Cristiano Ronaldo: è la loro sfida.
    Formazioni della vigilia confermate, brividi ed emozioni forti quando si ascolta l’inno della Champions, il tempo di recuperare la giusta concentrazione e si comincia.
    Manchester United che nei primi 10 minuti fa sul serio, vuole subito aggredire gli avversari e dopo appena due giri di lancette, su una respinta goffa di Victor Valdes su punizione calciata da Ronaldo, per poco Park non mette dentro il pallone dell’1-0. Il Barcellona sembra stordito dall’avvio fulminante dei “Red Devils” e cercano di riordinare le idee: al 10′ grande percussione centrale di Iniesta che serve Eto’o, il camerunense salta come un birillo Vidic e mette il pallone alle spalle di Van der Sar. E’ apoteosi “blaugrana”. Da quel momento in poi la partita la gestisce il Barcellona con passaggi rapidi e precisi, mentre ne Ronaldo ne Rooney riescono ad impensierire il portiere spagnolo. Primo tempo che si chiude con il vantaggio catalano.
    Nella ripresa si capisce che Ferguson vuole raddrizzare la partita subito mandando in campo Tevez al posto dello spento Anderson, lasciando il solo Carrick a far legna a centrocampo. Ma la musica non cambia e sono sempre gli uomini di Guardiola a fare la partita, sfiorando in almeno 2 occasioni il gol del raddoppio: prima Van der Sar si supera su Henry, poi Xavi prende il palo direttamente su calcio di punizione procurato dallo straordinario Iniesta con il portiere olandese a guardare la sfera. Ferguson capisce che bisogna osare di più e toglie un inguardabile Park per Berbatov, pronto a sfruttare le giocate di Ronaldo, Rooney e Tevez li davanti. In questo modo gli inglesi perdono il centrocampo regalando di fatto il raddoppio al Barcellona: Puyol recupera palla a centrocampo, allarga per Xavi che con una pennellata trova lo smarcatissimo Messi che con una strepitosa coordinazione di testa mette nel sette. Il Manchester ha una reazione d’orgoglio e solo l’intervento straordinario di Victor Valdes, che abbassa la saracinesca, sventa il pericolo creato da Ronaldo. Messi e compagni addormentano la partita fino al fischio finale e urlo liberatorio dei circa 30 mila tifosi catalani.
    Il Barcellona è sul tetto d’Europa, Messi vincerà con ogni probabilità il Pallone d’Oro, succedendo proprio a Cristiano Ronaldo e Guardiola, a parte i successi all’esordio da allenatore, entra nel club ristrettissimo di coloro che la Champions l’hanno alzata sia da giocatori che da allenatori. Il Manchester non riesce a bissare il successo della scorsa stagione e continua il tabù dei campioni in carica; infatti, da quando è stata istituita la denominazione Champions League,nessuna squadra è riuscita a ripetersi. Per la Spagna questo è il dodicesimo trofeo che stacca così Italia e Inghilterra.
    All’ombra del Colosseo, complimenti ai vincitori e onore agli sconfitti.

    Il tabellino

    Barcellona-Manchester Utd 2-0
    Barcellona (4-3-3): Valdes; Puyol, Piqué, Touré, Sylvinho; Busquets, Xavi, Iniesta (48′ st Pedro Rodriguez); Messi, Eto’o, Henry (27′ st Keita). In panchina: Pinto, Caceres, Muniesa, Krkic, Gudjohnsen. All. Guardiola
    Manchester Utd (4-3-3): Van der Sar; O’Shea, Ferdinand, Vidic, Evra; Carrick, Anderson (1′ st Tevez), Giggs (30′ st Scholes); Park (21′ st Berbatov), Ronaldo, Rooney. In panchina: Kiszczak, Rafael, Evans, Nani. All. Ferguson
    Arbitro: Busacca (Svi)
    Marcatori: 10′ Eto’o (B), 25′ st Messi (B)
    Ammoniti: 16′ Piqué (B), 33′ st Ronaldo (M), 35′ st Scholes (M), 48′ st Vidic (M)
    Espulsi: –

    Albo d’Oro

    ’55-’56 REAL MADRID
    ’56-’57 REAL MADRID
    ’57-’58 REAL MADRID
    ’58-’59 REAL MADRID
    ’59-’60 REAL MADRID
    ’60-’61 BENFICA
    ’61-’62 BENFICA
    ’62-’63 MILAN
    ’63-’64 INTER
    ’64-’65 INTER
    ’65-’66 REAL MADRID
    ’66-’67 CELTIC
    ’67-’68 MANCHESTER UTD
    ’68-’69 MILAN
    ’69-’70 FEYENOORD
    ’70-’71 AJAX
    ’71-’72 AJAX
    ’72-’73 AJAX
    ’73-’74 BAYERN MONACO
    ’74-’75 BAYERN MONACO
    ’75-’76 BAYERN MONACO
    ’76-’77 LIVERPOOL
    ’77-’78 LIVERPOOL
    ’78-’79 NOTTINGHAM FOREST
    ’79-’80 NOTTINGHAM FOREST
    ’80-’81 LIVERPOOL
    ’81-’82 ASTON VILLA
    ’82-’83 AMBURGO
    ’83-’84 LIVERPOOL
    ’84-85′ JUVENTUS
    ’85-’86 STEAUA BUCAREST
    ’86-’87 PORTO
    ’87-’88 PSV EINDHOVEN
    ’88-’89 MILAN
    ’89-’90 MILAN
    ’90-’91 STELLA ROSSA
    ’91-’92 BARCELLONA
    ’92-’93 MARSIGLIA
    ’93-’94 MILAN
    ’94-’95 AJAX
    ’95-’96 JUVENTUS
    ’96-’97 BORUSSIA DORTMUND
    ’97-’98 REAL MADRID
    ’98-’99 MANCHESTER UTD
    ’99-’00 REAL MADRID
    ’00-’01 BAYERN MONACO
    ’01-’02 REAL MADRID
    ’02-’03 MILAN
    ’03-’04 PORTO
    ’04-’05 LIVERPOOL
    ’05-’06 BARCELLONA
    ’06-’07 MILAN
    ’07-’08 MANCHESTER UTD
    ’08-’09 BARCELLONA

    Vittorie per club

    9 REAL MADRID
    7 MILAN
    5 LIVERPOOL
    4 BAYERN MONACO
    4 AJAX
    3 BARCELLONA
    3 MANCHESTER UTD
    2 BENFICA
    2 JUVENTUS
    2 INTER
    2 NOTTINGHAM FOREST
    2 PORTO
    1 CELTIC
    1 AMBURGO
    1 STEAUA BUCAREST
    1 MARSIGLIA
    1 FEYENOORD
    1 ASTON VILLA
    1 PSV EINDHOVEN
    1 STELLA ROSSA
    1 BORUSSIA DORTMUND