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  • San Antonio Spurs campioni NBA, l’MVP Kawhi Leonard scaccia Lebron James e i Miami Heat

    San Antonio Spurs campioni NBA, l’MVP Kawhi Leonard scaccia Lebron James e i Miami Heat

    Le NBA Finals 2014 si concludono come ormai era previsto da tutti, il gioco di squadra batte l’individualità, i San Antonio Spurs battono LeBron James ed i suoi Miami Heat, Kawhi Leonard fa umilmente un lavoro perfetto e diventa l’MVP delle Finals 2014, lo fa contro il più forte di tutti e dimostra di essere il futuro di una franchigia che negli ultimi 15 anni ha fatto pesantemente parte della storia della NBA.

    Probabilmente chi ha visto nella notte la partita dopo i primi minuti di gioco ha pensato che ci sarebbe voluta almeno un’altra partita, poichè i Miami Heat sono partiti benissimo, forti dell’ingresso in quintetto di Ray Allen al posto di Mario Chalmers, quindi giocando senza un playmaker di ruolo. L’inizio è tesissimo, specie per i San Antonio Spurs che si trovano pressati fin da subito e hanno di fronte un LeBron James in forma smagliante, che fin dagli spogliatoi aveva detto ai suoi compagni di lasciarsi guidare da lui, il quale segna nel primo quarto 17 punti e cattura 6 rimbalzi.
    A dare il via ai canestri è Dwayne Wade, ma è quasi un canto del cigno per la guardia di Miami, nel corso della partita subirà spesso gli avversari e mostrerà tutti i limiti che ormai ha a causa dei problemi fisici. Intanto mentre per San Antonio sbagliano tiri praticamente tutti, da Tim Duncan a Kawhi Leonard, da Danny Green a Tony Parker, mostrando tutti evidenti problemi contro la difesa degli Heat, James segna senza sosta, l’avvio di gara segna uno 0-8 a favore degli ospiti che costringe Gregg Popovich a chiamare il primo timeout della partita.
    Chris BoshAl ritorno in campo le cose sembrano cambiare poco, nonostante gli Spurs iniziano a cercare punti in qualsiasi modo, i primi due arrivano dalla linea dei liberi con Tim Duncan che gioca d’esperienza, King James da l’impressione di poter segnare da qualsiasi posizione, mette subito un tiro da 3 punti, seguito da Chris Bosh che porta gli ospiti sul +11. Il primo canestro dal campo per i padroni di casa arriva per mano di Kawhi Leonard che realizza una tripla su assias di Tony Parker,  ma è quasi inutile perchè subito Rashard Lewis rende il maltolto, anche se dopo di allora quest’ultimo praticamente scomparirà dal campo. Le cose non cambiano, gli errori dei texani continuano, nemmeno Ginobili e Diaw sono capaci di segnare, così come continua lo show di LBJ, il quale con un gioco da 3 punti fa segnare sul display un 5-19 inaspettato a favore di Miami.
    Il massimo vantaggio dei Miami Heat arriva con la tripla di Ray Allen che porta il risultato sul 6-22, la sua mancanza si sentirà però per tutta la partita, questo resterà il suo unico canestro e le statistiche segneranno un 1-8 dal campo per lui, con un 1-3 da oltre l’arco. Iniziano a mancare i punti di Lebron James, dopo altri 5 messi a segno di seguito, e piano piano gli Spurs si riavvicinano grazie a Kawhi Leonard e Manu Ginobili, ma anche grazie ad un Tiago Splitter che fa sentire la sua presenza sotto canestro e ad un inaspettato Patrick Mills in stato di grazia che da oltre l’arco è quasi perfetto e ben sopperisce all’inizio negativo di Parker (0-4 dal campo), chiudendo il primo quarto sul 22-29.

    Inizia il secondo quarto e sale in cattedra Kawhi Leonard, l’MVP delle finali, che segna 4 punti nel primo minuto di gioco , ma sopratutto inizia a difendere perfettamente. Tim Duncan tira fuori tutta la classe e l’esperienza di un vero campione, i suoi 6 punti sono intervallati solo da un canestro del nostro Marco Belinelli che fa una giocata intelligentissima, così arrivando solo a -1 di differenza tra i due punteggi. Toccherà di nuovo a Kawhi Leonard far vedere la differenza, un suo tiro da 3 punti segnerà il primo vantaggio dei San Antonio Spurs sui Miami Heat per 37-35.
    Da qui in poi è tutta discesa per i nuovi Campioni NBA, la strada vero il Larry O’Brien Trophy è spianata, Manu Ginobili incanta, realizza 8 punti di seguito per la sua squadra, intervallato solo da un canestro di LeBron James, ma ci mette dentro una schiacciata a difesa avversaria schierata in cui posterizza Chris Bosh ed un tiro da 3 punti.
    Si rivede ancora James a fine quarto, che ha in quel momento gli stessi punti segnati dal resto dei compagni di squadrasquadra, e si vede anche Wade, mentre Boris Diaw al primo canestro fa scrivere il 47-40 con cui si va a riposare.

    LeBron JamesNei primi 3 minuti del terzo quarto non si segna, poi c’è Ginobili, c’è Dunca, ma soprattutto c’è Leonard, e c’è anche Patrick Mills caldissimo che prima va in layup, poi segna due tiri da 3 consecutivi in meno di 30 secondi, e successivamente tra un compagno e l’altro ne segna altre due. Gli Heat non trovano più la via del canestro, nonostante Erik Spoelstra provi le carte Chalmers e Beasley, si arriva prima sul massimo vantaggio del 65-44, poi lo stesso sul 70-69 ed infine sul +22 del 75-53, arriva il sussulto di James, ma Parker finalmente entra in partita ed il quarto si chiude sul 77-58.

     L’ultima frazione di gioco è solo una formalità, i Miami Heat non hanno più benzina, i San Antonio Spurs passeggiano, Parker aggiusta la sua partita ed allontana i tentativi degli avversari, Beasley segna ma è l’unico dei suoi che riesce a giocar ein attacco, in difesa invece nessuno dei suoi è attivo. Gli ultimi minuti sono per la standing ovation ai vari Kawhi Leonard, che da li a qualche minuto sarà incoronato MVP della partita, a Tim Duncan che si emoziona per il suo quinto titolo, a Tony Parker e Manu Ginobili, che ne segnano quattro di titoli in bacheca. E’ una serie di abbracci sinceri, anche con gli sconfitti, è vedere Coach Popovich che sorride, ma che sta sempre dietro i riflettori, lasciando spazio ai suoi giocatori, è vedere LeBron James dopo essersi congratulato con gli avversari uscire dal campo di gioco da perdente, ma a testa alta, è leggere il risultato finale di 104-87 e vedere il compimento di un sogno anche per il nostro Marco Belinelli, primo italiano ad aver vinto un titolo NBA.

    Probabilmente quella a cui abbiamo assistito è la chiusura di un ciclo, l’epoca di Tim Duncan che passa il testimone a Kawhi Leonard, una cosa che mette un poco di tristezza, ma che ci fa sorridere per aver avuto il privilegio di vedere un campione come lua ed una squadra come la sua giocare un basket da favola.

  • I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    E’ un vero massacro quello avvenuto alla American Airlines Arena di Miami in Gara 4 della NBA Finals 2014, dove i San Antonio Spurs stracciano in malo modo i Miami Heat vincendo di ben 21 punti.
    Dopo la delusione di Gara 3 in molti si sarebbero aspettati una prestazione al top da parte dei padroni di casa, un poco come è stato in Gara 2, invece quello che accade è l’esatto opposto, accade che Kawhi Leonard giochi da MVP come nella penultima partita, e se la NBA non fosse prima di tutto una azienda che si occupa di intrattenimento e che le maglie del numero 2 dei texani venderebbero troppo poco, per non parlare del fatto che non sia un uomo immagine nè per Adidas nè per Nike, allora non esisterebbero dubbi, perchè di fatto ieri lui e Boris Diaw che si ferma ad un passo dalla tripla doppia, hanno di fatto dimostrato che l’umiltà ed il lavoro di squadra nel basket fanno tanto.

    L’avvio di gara ha del drammatico per i Miami Heat, Leonard difende aggressivo, Diaw lotta a rimbalzo e distribuisce assist, prima a Danny Green che ha subito la mano calda e piazza un tiro da 3 punti, poi per Tony Parker che porta il punteggio sul 4-10 per gli ospiti, infine nuovamente da oltre l’arco Green segna un 4-13 che costringe subito Erik Spoelstra a chiamare un time out e dare una strigliata ai suoi.
    nba _ Dwyane WadeTornati sul parquet ci pensano Cris Bosh e Dwayne Wade a farsi sotto con un parziale di 6-0, ma è solo un attimo, con James quasi invisibile, Shane Battier e Ray Allen che sbagliano dalla lunga, mentre dall’altro lato è basket geometrico, preciso e puntuale, palla che sta pochissimo nelle mani dei singoli giocatori, gira velocemente, trova l’uomo libero e matematicamente batte gli avversari, trovano anche in Patrick Mills un uomo di sostanza che nell’ultimo minuto e mezzo segna a referto cinque punti e partecipa attivamente al 17-26 a favore dei San Antonio Spurs con cui si chiude il primo quarto.

    Il secondo quarto non inizia meglio per i Miami Heat, infatti subito arriva un canestro di Tiago Splitter, seguito da una plalla rubata di Diaw e da una tripla di Green che ancora una volta è subito caldo. Così mentre i San Antonio Spurs allungano, i padroni di casa sbagliano tanto e riescono ad andare a segno solo con Norris Cole ed un tiro libero di Chris Andersen, ma sulla schiacciata di Boris Diaw che firma il 20-33, Coach Spoelstra si trova ancora una volta obbligato a chiamare time out.
    Sul campo toccherà ancora una volta a Ray Allen, il vero uomo del momento del bisogno di Miami, molto più di King James, dare il suo apporto con due tiri da 3 punti in meno di un minuto e mezzo di gioco, facendo così rialzare la testa ai propri compagni e scrivendo sul display un 28-37 a favore degli avversari.
    La rimonta dura poco però, perchè Kawhi Leonard e Manu Ginobili fanno un parziale di 5 punti portando il risultato sul +14, cifra che aumenta ancora dopo l’ennesimo timeout dei padroni di casa, grazie alle mani del duo Tony Parker  Tim Duncan, e diventa 28-46.
    Intanto Lebron James continua ad essere quasi nullo, distrutto da Leonard, per quasi tutto il quarto non prova tiri, sbaglia anche un libero, e solo sul finale riesce a realizzare un tiro da 3 punti. D’altro canto i Texani sono inarrestabili, fanno gioco collettivo e portano da tutti i lati acqua al loro mulino, tutto quello che serve affinchè ,dopo aver toccato un +22, i San Antonio Spurs chiudano il primo tempo sul 36-55.

    Dopo la pausa lunga LeBron James ci vuole credere ed inizia a segnare, attacca il ferro ed è concentrato, segna 10 punti in 4 minuti, dei suoi nel mezzo dei sui punti solo Mario Chalmers va a canestro una volta, tutto utile a portare sul -13 i padroni di casa, sul punteggio di 48-61. Lo stop arriva però nuovamente dall’esperienza e dalla colletività di San Antonio, per gli Spurs non c’è una superstar che fa tutot solo, ma ci sono Tim Duncan, Boris Diaw, Kawhi Leonard, Tony Parker, Tiago Splitter, insomma una squadra intera che ancora una volta dimostra efficienza ed efficacia, e fanno si che a nulla valgano i 19 punti, su 21 totali degli Heat, del leader di Miami, sul tabellone del punteggio si legge 57-81 a fine del terzo quarto un +14 ben stabile.

    L’ultima frazione di gioco è una formalità, LBJ da solo non ce la può fare, non con il suo modo di giocare, non con il suo essere troppo spesso un uomo solo in mezzo al campo senza l’accortezza di pensare da componente di una squadra. Andersen prova ad accorciare, ma è immediata la replica di Patrick Mills che con l’ennesima tripla porta il risultato sul +25, per poi realizzarne un’altra quando iniziava a farsi vedere Dwayne Wade. Per il resto ogni tentativo di avvicinamento da parte di Miami è respinto da parte di San Antonio, con questi ultimi che in tranquillità gestiscono un +20 e danno spazio al nostro Marco Belinelli che realizza 4 punti in poco più di 3 minuti di gioco. A nulla servono le due triple consecutive di James nell’ultimo minuto di gioco, sono due tiri liberi di Jeff Ayres a sigillare il risultato sull’86-107 per i Sant Antonio Spurs.

    Sul 3-1 per gli Spurs le possibilità di sbagliare sono poche, ben 3 gare per vincere il titolo li posizionano in assoluto predominio, per gli Heat sarà una situazione disperata, per LeBron James è veramente il momento di provare se vale un Michael Jordan.
    Personalmente io aspetto di vedere come sarà la Gara 5 di Kawhi Leonard, sarebbe bello vederlo MVP.

    Miami Heat – San Antonio Spurs 86-107
    Punti: James 28, Leonard 20, Parker 19
    Rimbalzi: Leonard 14, Duncan 11, Diaw 9, James 8
    Assist: Diaw 9, Chalmers 5, Wade 4

  • LeBron James inarrestabile. Vittoria degli Heat sugli Spurs in Gara 2 delle NBA Finals 2014

    LeBron James inarrestabile. Vittoria degli Heat sugli Spurs in Gara 2 delle NBA Finals 2014

    Il re è vivo. Per chiunque ne avesse avuto i dubbi dopo i crampi di Gara 1 delle NBA Finals 2014, LeBron James ha dimostrato che può fare la differenza, tenendo a bada, praticamente da solo, i San Antonio Spurs e guidando i suoi Miami Heat alla vittoria all’AT&T Center.

    MiamiA dirla così sembra facile, ma la partita è iniziata veramente sotto tono per i Miami Heat, con King  James che perde immediatamente palla sotto il canestro avversario, per tutto il quarto lui e compagni faticheranno, la sua prestazione segnerà sul tabellino un 1 su 4 al tiro dal campo e praticamente un non si era mai visto un combinato tra LeBron James e Dwayne Wade di 2 punti nel primo quarto di una finale NBA. Chi invece parte benissimo, nascondendo ancora una volta gli anni e sembrando un ragazzino, è Tim Duncan, che già nel primo quarto segna 11 punti e 3 rimbalzi, che a fine partita diventeranno 18 e 15 e lo affiancheranno a Magic Johnson nel record di doppie doppie in una partita di playoff.

    L’orgoglio italiano ci fa alzare in piedi subito, dopo solo 88 secondi di gioco entra in campo Marco Belinelli, a causa di due falli di Danny Green. Il giocatore di San Giovanni in Persiceto si prende subito un tiro da 3 punti sbagliandolo, ma è in serata coraggiosa e la tripla arriva subito dopo in una azione in transizione, cosa che gli da ulteriore coraggio e lo manda in 1 contro 1, lo fa penetrare, tentare il tiro, anche se la fortuna purtroppo non è dalla sua e chiuderà la partita con un misero 1 su 5 dal campo.
    Il primo quarto va avanti punto punto fino a 4 minuti dalla fine del periodo, quando prima Tony Parker e poi Kawhi Leonard allungano con un tiro da 3 punti ciascuno la distanza tra le due formazioni, opera completata poi da Duncan e Manu Ginobili, inframezzati da Ray Allen, facendo si che il quarto si chiuda sul 26-19 per i padroni di casa.

    L’inizio del secondo quarto è ancora drammatico per i Miami Heat dato che i San Antonio Spurs portano il vantaggio a +11 sul 30-19, toccherà ancora una volta ad uno dei vecchi in campo suonare la sveglia, così la tripla di Ray Allen apre alla rimonta degli Heat, la partita prende una piega diversa dopo che probabilmente coach Erik Spoelstra ha richiamato i suoi giocatori. A questo punto gli Spurs fanno il più grosso errore che potevano fare, lasciano spazio a LeBron James, devastante in campo aperto, segna 6 punti di seguito, con una schiacciata a due mani la cui rincorsa parte dall’arco dei 3 punti, su assist si Mario Chalmers, poi recupera un pallone dalle mani di Tim Duncan, al quale viene anche fischiato un fallo tecnico, segnando il tiro libero e  subito dopo ancora un altro canestro per quello che è il primo momentaneo vantaggio di Miami sul 33-34. Il prescelto finirà il quarto segnando in questa frazione 17 punti e collezionando 6 rimbalzi, gli stessi di Duncan, che però non metterà a segno alcun punto, ci penseranno i suoi compagni di squadra Manu Ginobili e Tony Parker a tenere testa al fortissimo avversario che in Chris Bosh e Dwayne Wade ha i più fidati compagni, tutto ciò farà si che il primo tempo sia tirato e piacevole e che il punteggio in chiusura sul 43-43 rispecchi il gioco reale.

    LeBronIl secondo tempo segna un cambio di campo ma non di passo per LeBron James, nuovamente protagonista con altri 14 punti nell’arco del terzo quarto, poi c’è spazio per Wade  sin da subito, ma tocca a Rashard Lewis ergersi a comprimario numero uno in questa fase di gioco, il tutto mentre invece dall’altra sponda si ha sempre un gioco corale in cui le varie componenti fanno la propria parte e sapientemente dimostrano compattezza e varietà, tanto che negli ultimi due minuti Patrick Mills insacca due bombe essenziali. Tiratissimo anche questo quarto che sul punteggio di 78-77 per i padroni di casa rimanda tutto all’ultima frazione di gioco.

    C’è da aspettarsi un quarto quarto degno delle migliori finali e così è, il tutto anticipato dall’intervista tra un quarto e l’altro di Gregg Popovich che praticamente dice che è impossibile fermare LBJ e che l’unica cosa è sperare che giochi male.
    Bosh si conferma come vero secondo violino di Miami, zittendo critiche che da un poco lo accompagnano, mette subito a segno una schiacciata con tanto di tiro libero aggiuntivo per il fallo subito da Tiago Splitter. Intanto si segna poco, una magia stupenda di Ginobili ed una tripla esplosiva di Green portano nuovamente in vantaggio di misura i San Antonio Spurs, ed un brutto gesto di Mario Chalmers, colto in flagrant foul per una gomitata in penetrazione su Tony Parker, rischia di rovinare la partita e la serie dei Miami Heat, ma lo stesso Parker e Duncan riescono a rovinare tutto, sbagliando 4 tiri liberi consecutivi, tiri liberi che alla fine della partita peseranno tantissimo e condanneranno i texani.
    James invece in risposta al caldo del palazzetto della scorsa settimana è più freddo dell’iceberg che ha affondato il Titanic e segna prima un tiro da 3 punti poi due tiri liberi, per il momentaneo +3 degli ospiti, vantaggio annullato da Boris Diaw con un suo tiro da oltre l’arco che porta la partita sul 90-90.
    La stanchezza si fa sentire, si attacchi lenti, si sbaglia tanto, si segna poco, al canestro del Birdman Chris Andersen Parker risponde con un tiro da 3 punti, poi da entrambi i lati c’è voglia di chiudere, ma manca la forza e così arrivano gli errori da oltre l’arco di Bosh ,che su passaggio di James sbaglia dalla destra, e di Ginobili che vede il suo tiro fermarsi al ferro, così di nuovo con palla in mano a James che aspetta la chiusura della difesa e nuovamente consegna al palla a Bosh che senza paura fa i 3 punti della possibile vittoria quando il cronometro segna 1:17 alla fine.
    Nell’utimo minuto succede che LeBron si prende un fallo, causando l’uscita per falli di Kawhi Leonard, con due tiri liberi, seppur realizzandone solo uno, che Ginobili sbaglia nuovamente da oltre l’arco, che Bosh consegna nella mani di Wade la palla della chiusura definitiva e che Manu l’argentino segna da oltre l’arco quando ormai è troppo tardi, tutto questo fa segnare il risultato finale sul 96-98 per gli ospiti e apre a molti pensieri.

    San Antonio Spurs – Miami Heat sull’1-1 da spazio a molte interpretazioni, con il fattore campo che momentaneamente è stato ribaltato a favore della compagine della Florida, tra meno di due giorni si torna in campo e Gara 3 sarà fondamentale per capire come veramente stanno le cose.

    San Antonio Spurs – Miami Heat 96 – 98
    Punti: James 35 – Parker 21 – Ginobili 19 – Belinelli 3
    Rimbalzi: Duncan 15 – James e Diaw 10
    Assist: Parker 7 – Diaw e Splitter 5

  • NBA: Back-To-Back per i Miami Heat, delusione San Antonio Spurs

    NBA: Back-To-Back per i Miami Heat, delusione San Antonio Spurs

    I Miami Heat si sono confermati campioni NBA, vincendo per il secondo anno consecutivo il l’anello NBA simbolo del titolo e realizzando così il Back-To-Back, battendo in gara 7, in una serie tiratissima, i San Antonio Spurs per 95-88. (altro…)

  • Miami Heat sepolti dalle bombe dei San Antonio Spurs in gara 3 delle NBA Finals 2013

    Miami Heat sepolti dalle bombe dei San Antonio Spurs in gara 3 delle NBA Finals 2013

    Non c’è storia alla AT&T Center di San Antonio, gara 3 delle NBA Finals 2013 sembra un massacro in cui i Miami Heat sono seppelliti dalle bombe dei San Antonio Spurs, che tornano alla vittoria dopo quella di gara 1,  guidati dai cecchini Danny Green e Gary Neal. (altro…)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: Il Brasile spaventa gli Stati Uniti

    Mondiali di basket Turchia 2010: Il Brasile spaventa gli Stati Uniti

    Vittoria col brivido per gli U.S.A. nella terza gara del Mondiale di basket in corso di svolgimento in Turchia.
    Seppur privi di 2 pedine importantissime come Anderson Varejao e Nené, i brasiliani dimostrano che contro la squadra di “coach K” si può vincere! E per farlo l’unica cosa certa è tenere sempre alta l’intensità su tutti e 2 i lati del campo facendo gioco di squadra in attacco.

    Fino a quando la palla gira in maniera fluida e lineare per trovare buone soluzioni dall’arco (Barbosa e Marquinhos sono micidiali da 3 punti in avvio) e il pick ’n’ roll tra Huertas e Tiago Splitter dà i suoi risultati con un’efficacia vicina al 100%, il Brasile resta in controllo della gara, toccando anche gli 8 punti di vantaggio all’inizio del secondo quarto. Gli “States”, che evidenziano la solita, grave, mancanza di punti di riferimento in vernice, provano costantemente a correre e ad accelerare il gioco, ma ne escono come logica conseguenza molte azioni confuse (21 palle perse alla fine del match, 19 delle quali nel solo primo tempo), salvate soltanto dalle invenzioni di un inarrestabile e solido Kevin Durant (27 punti e 10 rimbalzi per il talento dei Thunder). I problemi di falli di Splitter (13 punti e 9 rimbalzi) e la mancanza di un vero centro alternativo al neo giocatore dei San Antonio Spurs, uniti a una maggior pressione sul perimetro che toglie idee e logica a Huertas, permettono agli americani di rientrare nel terzo quarto con un break che taglierebbe le gambe a qualsiasi avversario. Ma al 30esimo minuto c’è ancora perfetto equilibrio sul 59-61. Il quarto periodo si gioca su livelli adrenalinici veramente alti per non dire al di fuori dalla norma, non accompagnati, però, dalla necessaria dose di intelligenza cestistica: gli “States” si perdono in continue e deleterie soluzioni in 1 contro 1 delle guardie (soprattutto il testardo Derrick Rose che spreca possessi sanguinosi) e da sotto Lamar Odom spreca facili appoggi a canestro che un giocatore del suo livello non dovrebbe mai fare, ed il Brasile, avvertendo le difficoltà avversarie, affretta eccessivamente i ritmi perdendo la coesione e il gioco ordinato e ragionato che ne aveva caratterizzato i quarti precedenti, incaponendosi nelle triple che non portano i risultati sperati e i 3 punti come nel primo tempo. Ne esce un quarto a punteggio bassissimo (9-9) deciso da una stoppatona del tuttofare Durant e da un paio di penetrazioni di Billups: il Brasile resta aggrappato alla partita fino agli ultimi secondi, quando proprio un canestro di Billups in penetrazione, sembra mettere la parola fine all’incontro per il +4 U.S.A., poi Barbosa replica con eleganza superiore veleggiando fra due avversari. 70-68 “States”, con 43 secondi soltanto da giocare. Billups prova a chiudere la ciontesa con la tripla dal palleggio, ma spara sul ferro: rimbalzo di Garcia e ultimo possesso brasiliano, con alte probabilità di forzare la gara all’overtime o addirittura di vincere con un gioco da tre punti. Palla a Huertas, che deve affettare: gioca l’uno contro uno con un Rose neanche attento in difesa, lo porta al limite dell’area piccola, chiude il palleggio, prova a girargli intorno con una virata ma subisce fallo. Il pallone si alza per una parabola beffarda che prende il ferro posteriore ed anteriore e viene sputato fuori dal cilindro! Huertas però va in lunetta, con i liberi del pareggio, ed un pallone “pesantissimo”. Altro ferro però che accompagna la sua parabola. Secondo tiro dunque che viene tirato apposta per sbagliare, per trovare un tap-in od un rimbalzo offensivo per giocare i rimanenti 3 secondi del match. La fucilata dritto per dritto premia lo stesso Huertas sul rimbalzo offensivo: chiuso nell’angolo, il playmaker brasiliano pesca un passaggio col contagiri per il taglio di Barbosa sotto canestro. Ma lì, il giocatore dei Toronto Raptors trova le braccia alzate a muraglia di della difesa U.S.A.. La palla sbatte contro il tabellone, ma resta fuori dal canestro ed il rimbalzo viene catturato dall’onnipresente Kevin Durant. 70-68, suona la sirena, e gli “States” escono indenni.

    Il Brasile ha fatto paura, ora resta da vedere se la prestazione dell’armata statunitense sarà stata solo un mezzo incidente di percorso o se la cosa affonda le radici in qualcosa di ben più grande. Per ora la si è scampata bella…

    GRUPPO B

    BRASILE-STATI UNITI 68-70

    USA: K. DURANT (27 pts), K. DURANT (10 rbs), C. BILLUPS (3 ast)
    Brasile: M. VINICIUS (16 pts), T. SPLITTER (10 rbs), M. HUERTAS (5 ast)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Oggi inizia in Turchia la 16esima edizione dei Campionati Mondiali di basket.

    Ai nastri di partenza si presenteranno 24 nazionali che, chi più, chi meno, hanno tutte l’ambizione di issarsi sul tetto del Mondo e dimostrare di essere la squadra più forte.

    Ecco l’analisi dei 24 team partecipanti a questa edizione:

    Gruppo A (Kayseri)

    ANGOLA: Uno degli stati guida del movimento africano della pallacanestro, ma ancora troppo poco livello di talento in squadra per sperare di passare il primo turno. Neanche la loro fisicità potrà fare miracoli.

    ARGENTINA: I sudamericani dovrebbero giocarsi con la Serbia il primato nel girone A; la squadra è molto solida ed esperta, forte dei 3 giocatori NBA nel roster: con Carlos Delfino (reduce da una stagione quasi perfetta nel suo ruolo a Milwaukee) Scola degli Houston Rockets e Oberto, con la regia di Prigioni e l’apporto di Kammerichs si potrebbe pure puntare al podio, ma sarà dura senza l’apporto del leader e anima della squadra Manu Ginobili e senza l’eclettico Andres Nocioni fuori in extremis per un infortunio alla caviglia.

    AUSTRALIA: I canguri crescono edizione dopo edizione e anche questa volta avranno voglia di fare un passo in avanti; le stelle saranno David Andersen che gioca nei Toronto raptors e Patrick Mills dei Portland Trail Blazers, ma dietro di loro il movimento cresce: ci sono infatti ben 8 giocatori “europei” più 2 NCAA che comunque non sono stati convocati (uno dalle chiare origine italiane, Dallavedova, classe 1990, che gioca a St.Mary’s), e potrebbero garantire quantomeno il passaggio del turno.

    GERMANIA: Non ci sarà Dirk Nowitzki stella dei Dallas Mavericks e nemmeno il naturalizzato Kaman, e così la Germania dovrà affidarsi per il passaggio del primo turno all’americano Greene e ad una serie di giocatori normali dalla buona esperienza europea, difficile sperare in qualcosa di più; tutto da vedere il giovane Elias Harris, classe 1989, che gioca a Gonzaga in NCAA. Sotto canestro possibile rivelazione il neo draftato dai Thunder (ma lasciato ancora un anno in Europa), il centro Tibor Pleiss, anche lui classe 1989. Passaggio del turno assicurato ma poi la corsa si fermerà presto

    GIORDANIA: Guidata dal coach portoghese Mario Palma, esperto di manifestazioni internazionali, la Giordania dovrebbe lottare con Angola per evitare l’ultimo posto nel girone. Squadra povera senza speranze per il prosieguo del torneo.

    SERBIA: Come al solito sarà una squadra giovane e piena di talento quella serba! Difficile capire dove potranno arrivare i ragazzi di coach Ivkovic, se sapranno evitare i black out che troppo spesso li bloccano nelle partite importanti. Se li eviteranno il podio potrebbe non essere una chimera; dopo la rissa dell’amichevole con la Grecia staranno fermi per 3 turni Nenad Krstic, centro degli Oklahoma City Thunder, e per 2 Milos Teodosic, guardia dell’Olympiakos, 2 delle stelle della formazione serba, ma Perovic e soci non dovrebbero soffrire troppo nel girone. I 2 squalificati quindi avranno tempo per mettersi in luce nelle sfide ad eliminazione diretta.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 ARG, 2 SER, 3 GER, 4 AUS, 5 ANG, 6 GIO

    Gruppo B (Istanbul)

    BRASILE: L’eterno coach argentino Ruben Magnano, oro con l’albiceleste alle olimpiadi 2004 contro l’Italia, guiderà un Brasile dall’età media elevata e dalla buona esperienza internazionale. Certamente questo è il gruppo di USA, Croazia e Slovenia quindi bisognerà fare sul serio fin dall’inizio, ma le prime 2 partite contro Iran e Tunisia dovrebbero dare fiducia ai verdeoro che potranno contare su 3 star NBA, Barbosa, Varejao (con ottima esperienza tra i professionisti americani), e Splitter (neoaquisto degli Spurs ma con grandi trascorsi europei a Vitoria), oltre che sui veterani Giovannoni, Alex Garcia, Huertas e Machado; Pesa l’assenza del centro Hilario Nenè, per guai al ginocchio, ma anche senza il pivot dei Denver Nuggets il passaggio del turno dovrebbe essere assicurato, e battendo una tra Slovenia e Croazia si potrebbe sognare qualcosa in più del probabile quarto posto nel girone B.

    CROAZIA: Tipica squadra slava dotata di grande talento e poca testa, le stella saranno Planinic, mai completamente esploso al CSKA Mosca, Ukic, che ha dovuto ripiegare in Turchia dopo una deludente esperienza NBA a Toronto, e Ante Tomic, gigante del Real Madrid di Messina che avrà finalmente l’occasione per dimostrare di essere un campione. Con Slovenia e Brasile si giocheranno i piazzamenti migliori dietro Gli U.S.A.

    IRAN: Il movimento cestistico iraniano cresce: prova ne è il gigante di 218 centimetri dei Memphis Grizzlies, Hamed Haddadi. Il livello comunque è ancora molto basso ma il futuro potrebbe essere roseo; Attesa per vedere il classe 1990 Arsalan Kazemi, ala appena reclutata dalla Rice University in NCAA, mentre tutti gli altri giocano in patria.

    TUNISIA: Dovrebbero concludere il girone all’ultimo posto alle spalle dell’Iran. Squadra senza grosse possibilità ed ambizioni, è già un successo che sia arrivata all’appuntamento finale riuscendo a passare le qualificazioni.

    SLOVENIA: Lotterà con la Croazia per il secondo posto del girone (ma attenzione al Brasile), coach Becirovic ha messo insieme un roster assortito, pieno di lottatori e di ragazzi dotati di grande tecnica; dovrebbe essere il mondiale della consacrazione per Goran Dragic, riserva di Steve Nash ai Phoenix Suns e reduce da una stagione veramente ottima, poi ci sarà il figlio del coach, Sani Becirovic, l’altro NBA Primoz Brezec sotto canestro, Lakovic e Nachbar (ex New Jersey Nets con ottimi risultati nella NBA), e potrebbero chiudere il girone alle spalle degli USA. Peccato per l’assenza di Beno Udrih che avrebbe reso la Slovenia fortissima nel ruolo di playmaker, potendo contare tra lui e Dragic.

    U.S.A.: Nonostante abbia ottenuto 12 rifiuti da tutti i 12 campioni olimpici di Pechino, coach Krzyzewski è riuscito a costruire tra tanti problemi una squadra che merita, comunque, ed in fin dei conti, i favori del pronostico nonostante l’età media giovanissima e nonostante manchi qualche giocatore di talento sotto canestro. In fondo Krzyzewski a Duke è abituato a lavorare con i gioavnissimi, poi avrà il supporto di Mike D’Antoni (New York Knicks) e Nate McMillan (Portland Trail Blazers) e, cosa scontata, il talento di team U.S.A., che comunque non è un Dream Team come negli anni passati ma potrà disporre di un buon livello di talento. Tutto poggerà sulle spalle del fenomenale Kevin Durant, secondo solo a LeBron James nella classifica dell’M.V.P. di quest’anno in NBA che è chiamato alla definitiva consacrazione dopo i 3 anni incredibili nella Lega. A soli 21 anni è diventato il più giovane miglior marcatore della storia della NBA e di questo passo anche i vari Kobe, Dwyane e LeBron dovranno fare i conti con la sua presenza che già risulta ingombrante e molto splendente. Inoltre ci saranno 3 stelle di prima grandezza e ormai affermate in NBA come Iguodala, Granger e Gay, 2 solidi veterani del calibro di Billups e Odom, la favolosa classe 1988 (che comprende anche Durant), che annovera Curry, Gordon, Love, Rose e Westbrook. Leggerini e poco talentuosi nel ruolo di centro, dovrebbero sopperire con il favoloso back-court e grazie al talento del numero 35 dei Thunder potrebbero vincere il loro primo campionato del mondo.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 U.S.A., 2 SLO, 3 CRO, 4 BRA, 5 IRA, 6 TUN

    Gruppo C (Ankara)

    CINA: Senza Yao Ming, che ha ripreso a lavorare da poco dopo 14 mesi di inattività per la frattura del piede, la stella sarà Yi dei Washington Wizards e purtroppo per gli asiatici non dovrebbe bastare a superare il primo turno. A meno di clamorosi harakiri di Porto Rico in primis e di Russia subito dopo.

    COSTA D’AVORIO: Dovrebbe chiudere il girone in ultima posizione.

    GRECIA: Per tornare sul podio mondiale la Grecia si affida ad un coach lituano, Jonas Kazlaukas, e ad un gruppo di giocatori consolidato che si conosce oramai da molti anni, formato da due blocchi “granitici” di Panathinaikos e Olympiakos; proprio l’esperienza dovrebbe essere l’arma in più di Diamantidis, Spanoulis e compagni; a causa della rissa con la Serbia, nell’amichevole giocata prima di questi Mondiali Fotsis e “BabyShaq” Schortsanitis salteranno le sfide con Cina e Porto Rico ma non dovrebbero esserci grossi problemi per il team greco, visto che la candidatura ad una medaglia è forte.

    RUSSIA: La Russia di David Blatt è un gruppo unico ed unito di giocatori che militano quasi tutti nel campionato di casa soprattutto nell’armata rossa del CSKA, con l’aggiunta di Mozgov neoaqusto dei Knicks di Mike D’Antoni; difficile dire dove possa arrivare la nazionale russa, la classe c’è, forse manca un po’ d’esperienza, in questo caso il vecchietto Holden sarebbe tornato molto utile. Peserà anche l’assenza di A.K. 47 ovvero Andrei Kirilenko, vero leader di questa squadra.

    PORTO RICO: Molti addetti ai lavori la classificano come la vera mina vagante del torneo, una squadra dotata di un talento eccezionale e con una serie di giocatori al top della forma, oltre che con un mix di giovani e anziani perfetto; la regia con J.J. Barea (che ha tenuto a lungo seduto in panchina Kidd a Dallas per minuti di riposo importanti), e Carlos Arroyo, play dei super Miami Heat, è una delle migliori del campionato, l’esplosività di Guillermo Diaz e dell’altro NBA Balkman (Denver Nuggets), oltre alla forza sotto canestro del veterano Santiago e dei 220cm di Ramos dovrebbero consentire a Porto Rico di passare agilmente il girone e poi di vagare “impazzito” per il tabellone ad eliminazione diretta.

    TURCHIA: I padroni di casa guidati da coach Tanjevic hanno preparato l’evento casalingo con cura maniacale e si presentarnno all’esordio contro la Costa D’Avorio al top della condizione; Turkoglu, reduce da una stagione deludente a Toronto (e passato recentemente a Phoenix), guiderà la Turchia insieme agli altri 3 giocatori NBA Ersan Ilyasova (Milwaukee), Erdem (Boston) e Asik (Chicago), con il resto del roster completato da gente di grande esperienza come Tunceri e Gonlum e talenti rtitrovati come Akyol; l’obiettivo di Tanjevic è il podio, con la spinta del pubblico potrebbe farcela. L’assenza di Okur priva i turchi di un grande punto di riferimento ma giocare in casa potrebbe dare la spinta in più per arrivare a grandi traguardi.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 TUR, 2 GRE, 3 POR, 4 RUS, 5 CIN, 6 CAV

    Gruppo D (Izmir)

    CANADA: 2 nomi NBA a roster, Joel Anthony (nessuna parentela con il ben più noto Carmelo) e Rautins, 2 giovani NCAA, con il classe 1991 Olynyk molto interessante, qualche “giocatore europeo” ma poco talento, potrebbe giocarsi il quarto posto con la Nuova Zelanda se le cose andranno per il verso giusto.

    FRANCIA: Non è certamente la migliore Francia che coach Collett poteva avere tra le mani per un mondiale, ma le presenze di Diaw (Charlotte Bobcats) e Batum (Portland Trail Blazers), prospetto dalle potenzialità impressionanti, bastano per garantire una squadra d’assalto; anche Ian Mahimni (Dallas) gioca in NBA, poi ci saranno De Colo, Florent Pietrus e Ali Traore a supportare le stelle, per passare il turno basterà, per andare oltre sarà molto difficile. Con Tony Parker Joakim Noah, Mickael Pietrus e RonnyTuriaf (i grandi assenti) si sarebbe potuto puntare in alto.

    LIBANO: Molto probabilmente perderanno tutte le partite, ma il loro successo è essere presenti e partecipare alla Manifestazione Mondiale.

    LITUANIA: Anche quì mancheranno le stelle vere, i vari Maciulis, Javtokas, Kleiza (punta di diamante della squadra dell’est ma non basterà per andare lontano) e Kalneitis basteranno per superare il primo turno, non certo per puntare alle medaglie.

    NUOVA ZELANDA: Dovrebbe battere il Libano e giocarsi il quarto posto con il Canada. Di più non potrà fare!

    SPAGNA: I campioni in carica guidati dall’unico italiano presente al mondiale turco, coach Sergio Scariolo, dovranno fare a meno di Pau Gasol stella dal talento spaventoso dei Los Angeles Lakers bi-campioni NBA, ma vanno comunque considerati la prima alternativa agli U.S.A.; i 2 NBA Rudy Fernandez (Portland) e Marc Gasol (Memphis), fratellino minore del più noto Pau, guideranno uno squadrone che può contare sul blocco Barcellona fresco campione d’Europa con la presenza di Navarro, Rubio e Vasquez e sul blocco Real Madrid formato da Garabjosa, Sergio Lull e Reyes, oltre che su San Emeterio, tiratore mortifero che potrebbe anche esaltarsi in questo mondiale.

    Possibile classifica alla fine del girone 1 SPA, 2 LIT, 3 FRA, 4 CAN, 5 NZL, 6 LIB

  • NBA, free agent: Le ultime voci di mercato e trattative [13 luglio 2010]

    Ecco le ultime voci di mercato in NBA, alcune molto interessanti, che si stanno sviluppando in queste ore e che potrebbero portare a nuovi scambi prossimamente: Adam Morrison, lasciato libero dai Los Angeles Lakers, sarebbe sotto stretta osservazione dei Washington Wizards. Morrison, terza scelta assoluta al Draft del 2006 dei Charlotte Bobcats, dietro solo al nostro Andrea Bargnani (numero uno assoluto e scelto dai Toronto Raptors) ed a Lamarcus Aldridge, non ha avuto una carriera NBA sfavillante, ma è dotato di una mano incredibile e un tiratore farebbe molto comodo ai Wizards visti i potenziali scarichi sul perimetro di John Wall. Intanto continua ad allenarsi con i Chicago Bulls, ma gli sviluppi non mancheranno certamente.

    Uno scambio molto interessante invece sta coinvolgendo i Toronto Raptors e i Charlotte Bobcats: il nuovo arrivato da Phoenix, Dwayne Jones (assieme a Leandro Barbosa per poter far quadrare la trade che ha spedito Turkoglu in Arizona) e Josè Calderon andrebbero ai Cats, mentre in Canada giungerebbero da Andrea Bargnani Boris Diaw e Tyson Chandler per rafforzare il reparto lunghi, un pò sconquassato dalla partenza del leader di squadra Chris Bosh per Miami.

    Quentin Richardson si starebbe accordando con gli Orlando Magic che quindi lascerebbero libero il pari ruolo Matt Barnes che potrebbe ritornare a vestire la maglia dei Golden State Warriors.

    Sempre a proposito di Warriors, Anthony Tolliver, autore di una buonissima metà stagione dopo essere stato acquisito a febbraio dai californiani, sarebbe sotto osservazione da parte di numerose squadre NBA. Golden State vorrebbe rifirmare il giocatore ma ora si trova in grosse difficoltà nel competere con franchigie più prestigiose.

    Marquis Daniels, svincolatosi dai Boston Celtics, potrebbe finire ai New Orleans Hornets, mentre i Detroit Pistons continuano le trattative per mantenere il playmaker Will Bynum nel Michigan anche per i prossimi anni.

    Tiago Splitter è quasi ufficialmente un giocatore dei San Antonio Spurs.

    I Chicago Bulls ed i Boston Celtics si contendono la talentuosa (ma sfortunatissima, visti i numerosi infortuni ai legamenti di entrambe le ginocchia e caviglie) ala piccola Josh Howard, che se in salute è uno dei migliori giocatori del pianeta NBA, come ha già dimostrato e fatto vedere con i Dallas Mavericks.