Tag: teresa casoria

  • Calciopoli, ecco le motivazioni “Moggi troppo invadente”, anche con Lippi

    Calciopoli, ecco le motivazioni “Moggi troppo invadente”, anche con Lippi

    Il tribunale di Napoli ha pubblicato questa mattina le motivazioni delle condanne per Calciopoli uno degli scandali più pesanti dal punto di vista mediatico che ha colpito il mondo del calcio.

    Uso delle schede straniere”, questo è l’elemento “ben più pregnante e decisivo” che ha portato alla condanna di Luciano Moggi per associazione a delinquere, uso delle schede delle quali è risultata la disponibilità procurata da Moggi a designatori e arbitri.

    Sussiste prova della responsabilità dell’imputato Moggi a carico del quale si ravvisano elementi utili per ravvisare la condizione attribuitagli di capo“. È questa la conclusione del tribunale che ha firmato la condanna che ha chiuso in primo grado il processo su Calciopoli. I giudici riferendosi alla “contaminazione degli arbitraggi attraverso le sollecitazioni adoperate dall’ex Direttore sportivo della Juventus nei confronti degli arbitri e da costoro accettate con riferimento alla parte delle competizioni svoltesi nella stagione 2004/2005, oggetto dell’imputazione ritengono che la prova della responsabilità può ritenersi raggiunta“.

    Difatti, nelle 558 pagine di motivazione e’ indicato il “rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante solo perche’ dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis, altrettanto amichevole con dirigenti sportivi curanti interessi diversi da quelli di Moggi, ad esempio Meani, ben potendo configurarsi l’esistenza dell’associazione“. In particolare, il giudice si sofferma sul “trattamento” riservato da Luciano Moggi a Pier Luigi Pairetto, nel 2005 designatore degli arbitri. “Si ipotizza la turbativa dell’incontro con il risultato 2-1 tra Juventus e Udinese, svoltosi a Torino il 13 febbraio del 2005 per il quale si ritiene acclarata la responsabilità di Moggi, Pairetto e Bergamo, poichè una incidenza sull’andamento della partita potè in effetti derivare da quella che appare una smodata collaborazione tra Bergano e Moggi per la formazione della griglia, nella quale collocare la partita, che accresceva la possibilità che fosse sorteggiato un arbitro gradito“, sostiene il giudice. Soluzione alla quale cooperava di necessità Pairetto, “rappresentato come aperto alla collaborazione nelle conversazioni telefoniche”. Inoltre, si legge ancora che da questa telefonata intercetta si “è riusciti a risalire ai numeri delle utenze telefoniche svizzere, decisive per l’andamento dell’indagine“.

    Nelle motivazioni si mette in risalto “il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante – si legge nella sentenza – solo perché dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis, altrettanto amichevole con dirigenti sportivi curanti interessi diversi da quelli di Moggi, ad esempio Meani (ex dirigente del Milan addetto al settore arbitri, ndr), ben potendo configurarsi l’esistenza dell’associazione“. Un altro elemento significativo, ad avviso del tribunale, è rappresentato dal tempestoso dopopartita di Reggina – Juventus con i momenti di tensione tra Moggi e l’arbitro Paparesta. “Pur se è risultato non vero quello che lo spavaldo Moggi andava dichiarando in giro, e per telefono, cioè di aver chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio…nondimeno va valutata la reazione di Paparesta a quella che era pur sempre stata una protesta fuori misura di Moggi per gli errori dell’arbitro, di non inserimento cioè del comportamento furioso nel referto arbitrale, reazione che va interpretata come un effetto del timore reverenziale nei confronti della persona“. Il tribunale parla inoltre del “rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc“, con cui Luciano Moggi intratteneva dei rapporti ben più intimi di quelli puramente professionali e che, in alcuni casi, andavano a riguardare anche la nazionale.

  • La Casoria resta in sella. Calciopoli continua

    La Casoria resta in sella. Calciopoli continua

    Il processo a Calciopoli in corso presso il Tribunale di Napoli resta nelle mani della giudice Casoria la Corte d’Appello del capoluogo campano ha infatti rigettato la richiesta di ricusazione richiesta dall’ex pm Narducci e dal suo collega Capuano.

    Roberto Salomone/Getty Images
    La Casoria è stato un giudice giusto e privo di animosità verso i pm si legge nelle cinque pagine di motivazione scritte dal presidente della Corte d’Appello Di Mauro, nonostante qualche animosità caratteriale tra la stessa Casoria e le sue colleghe Gualtieri e Pandolfi che non hanno comunque nuociuto al regolare svolgimento del processo. Il Processo dunque può entrare nella fase calda ed emettere verdetto per la fine di settembre essendo cosi scongiurata l’ipotesi di prescrizione tanto di attualità in questi giorni.

  • Calciopoli: Narducci non si arrende, “E’ tutto fermo al 2006”

    Calciopoli: Narducci non si arrende, “E’ tutto fermo al 2006”

    È ripresa oggi la requisitoria del pm Narducci tutta basata sulla difesa dell’ indagine sulle sim svizzere, indagine molto importante e fulcro di tutto il sistema accusatorio. Grandi protagonisti dell’ udienza sono stati Gianluca Paparesta e suo padre Romeo entrambi non rinviati a giudizio ma che hanno ammesso l’ uso delle sim straniere.

    Sulle sim Narducci ha ammesso che le schede non erano intercettabili perché dovevano essere un sistema chiuso con sim svizzera che deve chiamare scheda svizzera, senza chiamare telefoni italini normali, cellulari o terrestri, ma la scoperta è stata fatta solo grazie al fatto che alcuni si sono traditi chiamando parenti o casa con le sim svizzere. Paolo Bergamo, però, durante la pausa d’udienza «normalizza» l’uso di queste schede del mistero: «La famosa telefonata del 9 febbraio fatta a casa mia da Moggi con la sim svizzera non è un errore di Luciano: in una precedente chiamata alla segretaria di Moggi avevo detto che mi trovava a casa, che poteva chiamare lì (un telefono intercettabile facilmente quello di Colle Salvetti, ndr). Che ragione aveva di chiamarmi con la scheda svizzera a casa se voleva tenerla così segreta?»

    Il pm ha poi contestato all’arbitro De Santis il documento in cui l’ex direttore di gara risultava presente a un corso ministeriale a Roma mentre la scheda a lui attribuita agganciava una cella di Firenze: ”La stessa cella era agganciata in quelle ore dalla sua utenza cellulare”. Inoltre Narducci ha concentrato le sue accuse sull’arbitro: “Da quella scheda, in dotazione a De Santis risultano chiamate verso il cellulare della moglie dello stesso”. Per il pm De Santis era il leader di un gruppo di arbitri e aveva un ruolo molto significativo nell’associazione. E alle accuse, ai margini del processo, ribatte De Santis: “Non ho mai negato di aver raggiunto Firenze in quell’occasione, soltanto che sono arrivato in ritardo per partecipare al corso per vice-commissario della polizia penitenziaria a Roma”.

    Il teorema di Narducci si basa anche sulle presunte ammonizioni combinate che Luciano Moggi “ordinava” ai suoi arbitri per pilotare le squalifiche a proprio vantaggio. Tuttavia il pm non riesce però a dimostrare l’ effettiva combine sui cartellini gialli, infatti, è dicembre e Racalbuto viene inviato a dirigere Reggina-Brescia, per Narducci è già gara «drammatica per la lotta per non retrocedere», beh il campionato deve quasi cominciare per quelle zone, in realtà… Eppoi nello stesso turno Moggi si augura ammonizioni (e augurarselo non è reato) per qualche milanista impegnato a Parma: la settimana successiva si gioca proprio Juve-Milan. Perfetto, secondo il teorema Narducci-Auricchio, si dirà. Peccato che uno degli associati e “simmati”, Pieri, sia inviato a dirigere Parma-Milan e che alla fine del match le ammonizioni a carico del “nemico” rossonero siano ZERO.

    Narducci conclude la parte relativa alle schede sim parlando delle rare ammissioni sull’utilizzo delle schede. «Bergamo ne ammette l’utilizzo e di aver ricevuto il telefono svizzero da Moggi», su Pairetto resiste il dubbio visto che Bergamo a riguardo dice e poi rivede. In realtà era stato lo stesso Pairetto in aula a parlare di molte schede staniere da lui acquistate, anche svizzere, avendo svolto il lavoro di vicedesignatore all’Uefa: «Mai però l’ho ricevuta da Moggi». Narducci prova poi ad affondare il colpo parlando della trasmissione Matrix in cui lo stesso Moggi parla delle schede: «Alla cena di Natale del 2004 avevo saputo dello spionaggio Telecom e dissi a tutti, c’erano presenti anche gli arbitri e i designatori. Io mi uso le schede svizzere, qui c’è spionaggio e vengono a scoprire i segreti del calciomercato. E Bergamo e Pairetto mi dissero: daccene una pure a noi», riferisce Narducci sulla trasmissione tv. Per Narducci la tesi della volontà di sfuggire allo spionaggio Telecom in piedi dal 2002 è «inconsistente»: «Perché le schede non le ha date pure a Giraudo e ai suoi collaboratori di mercato? E agli agenti? L’ha date solo ai desingatori con cui si deve parlare solo si arbitri e non di mercato». Piccolo particolare: tra le utenze “monitorate” dagli spioni Telecom dagli atti di MIlano risultano anche quelle di Bergamo, Pairetto e De Santis. Narducci va verso la conclusione parlando degli incontri e delle cene, partendo però dallo scontro tra Bergamo e Pairetto sul ruolo della Fazi. Narducci porta avanti la sua requisitoria puntando l’obiettivo su De Santis, che torna al ruolo nelle combriccola romana e riprende i temi di Lecce-Juve (smentiti in aula dai protagonisti): sembra di tornare al 2006, senza alcun riferimento a quanto emerso durante il dibattimento.

    L’udienza è stata aggiornata al 24 maggio. Prima, il 20, la Settima Sezione del Tribunale si pronuncerà sulla richiesta di ricusazione del giudice Casoria da parte dei pm. L’udienza del 24 si concentrerà sia sull’ ipotesi di frode sportiva da parte del pm Capuano ma anche, visto che Narducci sembra non aver concluso il suo intervento sull’associazione per delinquere, sulla posizione di Luciano Moggi.

  • La Casoria si tiene Calciopoli

    La Casoria si tiene Calciopoli

    Il Caos sul caso Calciopoli si arricchisce di una nuova puntata, se ieri la notizia di trasferimento del giudice Casoria il Tribunale alla prima sezione del Tribunale Ci­vile faceva temere l’ombra della prescrizione sul processo a “Moggi e compagni” oggi si può tirare un leggero sospiro di sollievo. Il presidente del Tribunale di Napoli, Carlo Alemi, ha infatti completato l’iter aggiungendo al trasferimento la lettera di “applicazione” per tutte le resi­due udienze del processo Calciopoli, fino a pronun­cia della sentenza.

    In parole povere il giudice Casoria continuerà a sedere sullo scranno della stanza 206 insieme ai giudici Pandolfi e Gualtieri. Lo snodo cruciale a questo punto sarà il prossimo 20 maggio quando si esaminerà le terza richiesta di ricusazione ma si ha la sensazione che qualora fosse accettata cambierà l’intero colleggio giudicante.

    Il Processo adesso riprenderà il 19 aprile con la conclusione della fase dibattimentale e l’acquisizione delle prove con la ricezione delle ulti­me trascrizioni delle in­tercettazioni richiesta da accusa e difese. Sarà interessante verificare il clima in aula dopo gli screzi delle scorse settimane.

  • Calciopoli: caos tra i giudici, censurata la Casoria

    Calciopoli: caos tra i giudici, censurata la Casoria

    Il processo di Calciopoli diventa sempre più complicato e controverso. Arriva infatti la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione di sanzionare il giudice Teresa Casoria che presiede il collegio del processo a Napoli. I motivi sarebbero di carattere personale con i colleghi che accusano il giudice di aver assunto un comportamento lesivo nei loro confronti e di aver creato un ambiente impossibile per svolgere serenamente questo lavoro: “Ci troviamo davanti a una pluralità di episodi e tutti convergono su una valutazione di inadeguatezza caratteriale, fino a comportamenti che possono sfociare in reati: i colleghi sono stati ingiuriati e diffamati“.

    Dal canto suo la Casoria ci tiene a ribadire che è stata proprio lei a rendere possibile il processo e a farlo andare avanti nonostante le mille difficoltà e le diverse pressioni ricevute: “La procura di Napoli ha chiesto al presidente del tribunale di fare qualcosa per farmi astenere, la Pandolfi ha reiterato questo invito ma io non avevo nessun motivo per non fare il processo Calciopoli. Ho sostenuto l’accusa in processi importantissimi, non avevo alcun interesse in questo processo, il calcio non lo conosco, non tifo per nessuno quindi fare il processo era il mio dovere. Ci si astiene se c’è motivo di farlo perchè svolgere i processi è un dovere“. Ed uno dei motivi che ha indispettito i colleghi forse è stata l’istanza presentata dal giudice per escludere le parti civili che avrebbero compreso una “folla” di tifosi: “Il cambio di atteggiamento delle colleghe nei miei confronti è dovuto al fatto che la difesa ha fatto istanza alla Cassazione per un procedimento abnorme di esclusione delle parti civili, ma se non avessi fatto quel procedimento abnorme il processo non si sarebbe fatto, perchè come parti civili si erano presentati pure i singoli tifosi“.

    Poi l’accusa al pm: “Il pm è renitente a fare la requisitoria, ha fatto indagini integrative e sentito un teste…“, forse parlando dell’ex arbitro Nucini che è nel corso delle sue deposizioni è caduto più volte in contraddizione.