Tag: tabellino

  • La Roma crolla nel finale. Il Bayern Monaco vince 2-0

    La Roma crolla nel finale. Il Bayern Monaco vince 2-0

    Comincia male l’avventura in Champions League della Roma. La squadra di Ranieri deve arrendersi ad un Bayern Monaco nettamente superiore ma che riesce a scardinare la difesa giallorossa soltanto negli ultimi minuti di gara: sono infatti le reti di Muller e di Klose a regalare ai bavaresi i primi 3 punti in classifica del Gruppo E.

    La Roma, ancora a secco di vittorie in stagione con all’attivo 3 sconfitte e un pareggio, resiste per 78′ minuti fino a quando Muller non decide di estrarre dal cilindo la magia che sblocca il risultato in favore dei bavaresi: conclusione a giro di esterno destro dal vertice dell’area a rientrare per il fuoriclasse della squadra tedesca imprendibile per Julio Sergio. Pochi minuti più tardi il colpo del ko con il solito Klose, sempre spietato sotto porta, che beffa l’estremo difensore giallorosso in spaccata.
    E pensare che Borriello pochi secondi prima aveva avuto l’occasione d’oro per il pareggio innescato da Pizarro e a tu per tu con il portiere Butt. L’ex centravanti rossonero però spara sul portiere vanificando una ghiotta occasione da gol che avrebbe potuto regalare un pari prezioso alla Roma, ancora alle prese con un periodo tutt’altro che positivo.

    Il tabellino
    BAYERN MONACO – ROMA 2-0
    78′ Muller, 83′ Klose
    BAYERN MONACO (4-2-3-1): Butt; Lahm, Van Buyten, Badstuber, Contento; Schweinsteiger, Van Bommel; Kroos, Muller (81′ Pranjic), Altintop (61′ Gomez); Olic (61′ Klose).
    A disposizione: Kraft, Alaba, Demichelis, Tymoschuk.
    Allenatore: Van Gaal
    ROMA (4-3-1-2): Julio Sergio; Rosi, Juan, N. Burdisso, Cassetti; Pizarro, De Rossi, Brighi; Perrotta; Totti (79′ Menez), Borriello.
    A disposizione: Lobont, G. Burdisso, Cicinho, Simplicio, Adriano, Baptista.
    Allenatore: Ranieri.
    Arbitro: Lannoy (Fra)
    Ammoniti:

  • Inter ancora in rodaggio. Con il Twente è solo 2-2

    Inter ancora in rodaggio. Con il Twente è solo 2-2

    Non è la migliore Inter e si vede: i nerazzurri campioni d’Europa vengono bloccati in terra olandese, a Enschede, dal Twente all’esordio in Champions League edizione 2010-2011. Benitez non è riuscito ancora ad imprimere la sua impronta alla squadra che sta faticando molto in questo primo scorcio di stagione. Sarà la condizione atletica ancora scarsa, sarà che ancora non sono stati assimilati in modo ottimale gli schemi del tecnico spagnolo fatto sta che i nerazzurri tornano a Milano con un solo punto in tasca conquistato contro un avversario decisamente alla portata di Milito e compagni.

    Due a due il risultato finale sotto una pioggia battente che non ha dato tregua ai 22 in campo. Succede tutto nel primo tempo: al 13′ Sneijder porta in vantaggio l’Inter approfittando di una respinta corta del portiere Mihaylov su tiro di Milito ma il Twente pareggia dopo appena sette minuti con una sassata di Janssen direttamente su calcio di punizione beffando Julio Cesar sul proprio palo. Gli olandesi mostrano una condizione atletica superiore chiudendo bene tutti i varchi nella fase di non possesso e ripartendo con Ruiz e Chadli sulle corsie laterali d’attacco.
    Addirittura alla mezz’ora il Twente passa avanti grazie ad un’autorete di Milito, ancora lontano anni luce dall’attaccante letale che era nella passata stagione. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo l’argentino stacca di testa sfiorando la sfera quel tanto che basta per mandarla alle spalle di un incredulo Julio Cesar. Una botta che avrebbe potuto stendere la squadra di Benitez e invece i nerazzurri riordinano le idee e con una rasoiata di Eto’o dal limite dell’area al 41′ ristabiliscono la parità mentre poco prima Cambiasso aveva colpito una traversa, Gol prima dell’intervallo di vitale importanza.

    Nella ripresa però il risultato non cambia. Il Twente arretra il proprio baricentro concedendo qualcosa di troppo all’Inter che perde Pandev per infortunio. Gli ingressi di Coutinho e di Muntari (per il macedone e Milito) riescono solo a dare una maggiore freschezza in campo per via del campo reso sempre più pesante dalla pioggia. L’unica vera occasione capita sui piedi, un pò rozzi, di Mariga che però incrocia troppo il destro ad uscire.

    Il tabellino
    TWENTE – INTER 2-2
    13′ Sneijder (I), 20′ Janssen (T), 30’aut. Milito (I), 41′ Eto’o (I)
    TWENTE (4-2-3-1): Mihaylov; Rosales, Wisgerhof, Douglas, Tiendalli; Brama, Janssen; Ruiz, De Jong, Chadli; Janko (77′ Bajrami).
    A disposizione: Boschker, Kuiper, Bengtsson, Buysse, Landzaat, Parker.
    Allenatore: Preud’homme.
    INTER (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Zanetti; Mariga, Cambiasso; Pandev (61′ Coutinho), Sneijder, Eto’o; Milito.
    A disposizione: Castellazzi, Cordoba, Materazzi, Santon, Muntari, Biabiany.
    Allenatore: Benitez.
    Arbitro: Alves Garcia (Por)
    Ammoniti: Maicon (I)

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  • Cosenza, terzo pari consecutivo. Solo 0-0 col Taranto

    Cosenza, terzo pari consecutivo. Solo 0-0 col Taranto

    Finisce a reti inviolate uno dei big match del Girone B di Prima Divisione: al San Vito Cosenza e Taranto pareggiano 0-0 aggiudicandosi un tempo a testa. Per i Lupi, orfani del faro di centrocampo Stefano Fiore, è il terzo pari stagionale consecutivo dopo la vittoria, convincente, all’esordio contro la Juve Stabia e ora il ritardo dal neopromosso Atletico Roma, primo in classifica a punteggio pieno, comincia a farsi sentire: sono infatti 6 i punti di distacco che separano laziali e calabresi quando siamo solo alla quarta giornata di campionato.

    Il tecnico silano Stringara però deve far fronte subito agli infortuni di Bernardi e Adriano Fiore che lo costringono ad effettuare due cambi dopo solo 18 minuti di gioco che incideranno sul risultato finale. Il Taranto imbriglia il centrocampo avversario e mette paura ai padroni di casa con Innocenti e Antonazzo; il Cosenza sembra non essere mai entrato in campo e bisogna attendere il secondo tempo per vedere i Lupi dalle parti di Bremec.
    L’entrata in campo dell’attaccante scuola Juve Essabr ad una ventina di minuti dal termine da più linfa al reparto offensivo del Cosenza che spinge forte sull’acceleratore in cerca del gol chiudendo gli jonici nella propria metà campo. Il San Vito assiste alle belle giocate del marocchino che fa venire i brividi alla difesa ospite in più occasioni. Ma ne lui, ne Degano e ne Mazzeo riescono a mettere il proprio sigillo alla partita che scivola via verso lo 0-0 finale.

    Il tabellino
    COSENZA – TARANTO 0-0
    COSENZA (4-3-3): Petrocco; Bernardi (3′ Musca), Raimondi, Fanucci, Di Bari; Coletti, De Rose, Fiore A. (18′ Roselli), Mazzeo, Matteini (70′ Essabr), Degano.
    A disposizione: De Luca, Musca, Wagner, Roselli, Olivieri, Essabr, Martucci.
    Allenatore: Stringara.
    TARANTO (4-4-2): Bremec; Antonazzo, Migliaccio, Cotroneo, Rizzi (72′ Rantier); Garufo, Giorgino, Di Deo, Ciotola (62′ Crovetto); Innocenti (81′ Branzani), Ferraro.
    A disposizione: Barasso, Cutrupi, Panarelli, Branzani, Crovetto, Taulo, Rantier.
    Allenatore: Brucato.
    Arbitro: Del Giovane
    Ammoniti: Degano (C), Di Deo (T)

  • La Juve stecca ancora. Pari pirotecnico con la Samp

    La Juve stecca ancora. Pari pirotecnico con la Samp

    Rimane ancora a secco di vittorie la Juventus di Del Neri che coglie il primo punto stagionale impattando all’Olimpico di Torino 3-3 contro la Sampdoria in una gara che ha riservato tante emozioni nella ripresa nella giornata celebrativa di capitan Del Piero che festeggiava i 17 anni di militanza in bianconero: vanno a segno Pozzi, doppietta per lui, Cassano, Marchisio, Pepe e Quagliarella, al suo primo gol in bianconero.
    Blucerchiati meglio nel primo tempo con Cassano, orfano della sua spalla Pazzini, che mette a ferro e fuoco la difesa juventina che continua a non convincere e mostrare lacune evidenti. Le note positive giungono dai due esterni Pepe e Krasic, soprattutto, che qualcuno, specialmente nella ripresa, ha rivisto in lui il guerriero Pavel Nedved (i tifosi ci perdonino questo confronto), presente in tribuna e in procinto di entrare nella dirigenza al fianco di Agnelli e Marotta.

    Nel primo tempo la Samp crea pericoli e trascinata da un ottimo Cassano passa in vantaggio al 35′: l’azione del gol parte proprio dai piedi del fantasista barese che serve con un tocco preciso al limite dell’area Pozzi; l’attccante, completamente solo, con un rasoterra beffa Storari per l’1-0. La reazione della Juve non tarda ad arrivare e Marchisio sette minuti più tardi riporta il risultato in parità con una conclusione violenta in area di rigore.

    Nella ripresa si assiste allo show del gol: i bianconeri completano la rimonta con Pepe dopo un’azione convulsa su un perfetto cross di uno straordinario Krasic, a tratti imprendibile. Da ravvisare però il fuorigioco dell’esterno della Juventus. Passano 14 minuti e Cassano estrare dal cilindro la sua magia: su invenzione di Palombo, l’attaccante doriano infila alle spalle di Storari con uno stupendo piatto al volo indirizzato verso l’angolino più lontano. Nuova situazione di parità.

    Solo tre minuti e Quagliarella mette il suo zampino alla partita siglando il suo primo gol con la maglia della Juventus appoggiando in rete la sfera respinta dal palo su una bella conclusione di Pepe. Pochi minuti dopo è di nuovo Pozzi a rimettere il risultato in perfetto equilibrio con un’incornata di testa che non lascia scampo all’estremo difensore bianconero. Ma nell’azione pesa come un macigno l’errore in marcatura di Bonucci che lascia l’ariete doriano libero di staccare a due passi da Storari.

    Finisce 3-3: Del Neri raccoglie così il suo primo punto contro la sua ex squadra, portata nella scorsa stagione alla qualificazione ai preliminari di Champions League. Per il tecnico friulano il lavoro è appena all’inizio. Sorride inceve Di Carlo che ritorna a Genova con un punto importante in tasca per il prosieguo del campionato.

    Il tabellino
    JUVENTUS – SAMPDORIA 3-3
    35′ Pozzi (S), 42′ Marchisio (J), 49′ Pepe (J), 63′ Cassano (S), 66′ Quagliarella (J), 73′ Pozzi (S)
    JUVENTUS (4-4-2): Storari; Motta (75′ Grygera), Bonucci, Chiellini, De Ceglie; Krasic (78′ Aquilani), Felipe Melo, Marchisio, Pepe (78′ Iaquinta); Quagliarella, Del Piero. Allenatore: Del Neri
    SAMPDORIA (4-3-1-2): Curci; Zauri, Gastaldello, Lucchini (84′ Volta), Ziegler; Semioli (67′ Marilungo), Palombo, Dessena; Koman (57′ Pedro); Cassano, Pozzi. Allenatore: Di Carlo
    Arbitro: Mazzoleni
    Ammoniti: Felipe Melo

  • Il Cagliari da 5 sberle alla Roma. Doppietta di Matri

    Il Cagliari da 5 sberle alla Roma. Doppietta di Matri

    Un risultato inaspettato per come è avvenuto: la Roma affonda sotto i colpi di un Cagliari spettacolare e condotto magistralmente da Bisoli all’esordio al Sant’Elia sulla panchina sarda e reduce dall’ottimo pari di Palermo nella prima giornata.
    Pesante il finale: 5-1 per i padroni di casa in cui vanno a segno Matri con una doppietta, Acquafresca, tornato al gol dopo l’ultima stagione in ombra, Conti e Lazzari. Se proprio vogliamo trovare un alibi alla squadra di Ranieri va ricercato nelle tante assenze con Vucinic, Mexes, Riise, Adriano e Taddei fuori causa per problemi vari.

    La gara si mette subito bene per i rossoblu: dopo un bel fraseggio tra Totti e Menez con quest’ultimo che impegna Agazzi, è Conti a portare in vantaggio gli isolani all’8′ con un bolide imparabile per Julio Sergio; per il centrocampista, figlio di Bruno attuale responsabile dell’area tecnica della Roma, questo è il quarto gol in carriera segnato ai giallorossi.
    Totti e compagni non si perdono d’animo e sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto proprio dal capitano De Rossi stacca al momento giusto pareggiando i conti
    dopo 10 minuti.
    Ma la Roma perde la bussola pochi giri di lancette più tardi: Burdisso, con un’entrata assassina su Conti (30 punti di sutura sul ginocchio per il capitano rossoblu), si fa espellere causando il calcio di rigore che Matri non sbaglia. Ranieri va in confusione totale e decide di togliere dal campo Totti rinforzando la difesa con l’inserimento del fratello di Burdisso, Guillermo. Ma poco prima della chiusura del primo tempo Acquafresca trova l’incornata giusta per battere Julio Sergio siglando il 3-1.

    Nella ripresa il Cagliari dilaga: i giallorossi escono completamente di scena e Matri e Lazzari ne approfittano per arrotondare il punteggio fissandolo sul 5-1 finale.
    La Roma dovrà riprendersi immediatamente dallo shock subìto perchè mercoledì si vola a Monaco di Baviera per giocare contro il Bayern per la prima giornata di Champions League; e servirà un risultato positivo per ridare morale alla truppa di Ranieri che quest’anno è ancora all’asciutto di vittorie.

    Il tabellino
    CAGLIARI – ROMA 5-1
    7′ Conti (C), 17′ De Rossi (R), 23′ rig Matri (C), 37′ Acquafresca (C), 46′ Matri (C), 88′ Lazzari (C)
    CAGLIARI (4-3-1-2): Agazzi; Pisano, Canini, Astori, Agostini; Biondini, Conti (24′ Lazzari), Nainggolan; Cossu; Matri (73′ Nenè), Acquafresca (66′ Pinardi).
    Allenatore: Bisoli
    ROMA (4-3-2-1): Julio Sergio; Cassetti, N. Burdisso, Juan, Castellini (13′ Rosi); Perrotta, Pizarro, De Rossi; Totti (25′ G. Burdisso), Menez (63′ Baptista); Borriello. Allenatore: Ranieri
    Arbitro: Celi
    Ammoniti: Lazzari (C), Cossu (C), Perrotta (R), Rosi (R)
    Espulsi: Burdisso (R)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: Serbia e Spagna ai quarti

    Mondiali di basket Turchia 2010: Serbia e Spagna ai quarti

    Gli ottavi di finale dei Mondiali di basket in svolgimento in Turchia si sono aperti con la vittoria di un soffio della Serbia, arrivati alla sfida con i favori del pronostico, nell’affascinante derby dei balcani contro la Croazia per 73-72.
    Le due squadre si sono rese protagoniste di un finale mozzafiato con il risultato rimasto incerto fino all’ultimo: infatti la vittoria serba è arrivata soltanto a 1” dal termine del match grazie al punto decisivo di Rasic dopo un errore difensivo di Kus che permette al play di proprietà del Partizan di fare 1/2 dalla lunetta, quanto basta per approdare ai quarti di finale.

    A parte il primo quarto dove i croati giocano un miglior basket chiudendo a +8 sul 27-19, il resto della gara è giocato punto a punto; il tabellone a fine primo tempo recita 36-34 Croazia con la Serbia che rientra in gioco grazie alle giocate dei giganti Krstic e Perovic, i centri degli Oklahoma City Thunder e del Barcellona.
    Perfetto equilibrio nel terzo e nel quarto periodo: l’ultimo minuto di gioco è da infarto con le due squadre che si mandano tante volte in lunetta, con errori sia da una parte che dall’altra. A 10” dalla fine Rasic porta a +2 sul 72-70 la Serbia che opta poi per il fallo su Popovic per non rischiare di subire la tripla: la guardia mette entrambi i liberi ma Kus, commettendo un fallo ingenuo, manda dalla linea dei liberi Rasic ad 1” dalla sirena che segna il punto qualificazione.

    Nell’altro ottavo di finale in programma, la Spagna batte la Grecia con il risultato di 80-72. Le due corazzate, costrette ad incontrarsi nel primo turno ad eliminazione per il deludente girone disputato, si temono e con i punti dell’ex play dei Memphis Grizzlies ora al Barcellona Navarro da una parte e le guardie del Panathinaikos Diamantidis e del senese Zisis dall’altra, si va al riposo sul 37-31 spagnolo.

    Nel terzo periodo si assiste al recupero ellenico con 4 triple consecutive mandate a segno che consentono di portarsi sul +6 Grecia ma un parziale di 6-0 riporta la Spagna avanti di un punto (52-51) quando rimane da giocare solo l’ultimo quarto. Gli iberici volano in doppia cifra di vantaggio a metà quarto ma la Grecia si fa prepotentemente sotto a 1′ dalla fine portandosi sul -4. Gli errori ellenici seguenti però pesano come macigni e la Spagna riprende il largo chiudendo la definitivamente la gara.

    Il tabellino di Serbia – Croazia 73-72
    SERBIA: Krstic 16, Rasic 15, Perovic 10, Macvan 8, Velickovic 7, Keselj 5, Teodosic 3, Bjelica 3, Markovic 2, Paunic 2, Tepic 2, Savanovic 0.
    CROAZIA: Popovic 21, Ukic 11, Banic 10, Bogdanovic 9, Loncar 9, Tomas 6, Antic 6, Kus 0.

    Il tabellino di Spagna – Grecia 80-72
    SPAGNA: Navarro 22, Fernandez 14, Llull 9, Vazquez 6, Rubio 6, Reyes 6, Garbajosa 5, Lopez 5, Gasol 4, Mumbru 3.
    GRECIA: Diamantidis 16, Zisis 16, Schortsanitis 13, Spanoulis 12, Fotsis 12, Bourousis 2, Calathes 1, Perperoglou 0, Tsartsaris 0, Printezis 0.

  • Under 21: Soriano tiene vive le speranze azzurre

    Under 21: Soriano tiene vive le speranze azzurre

    Vittoria fondamentale per gli azzurrini di Casiraghi che sbancano Sarajevo battendo i padroni di casa della Bosnia 1-0 grazie al gol di Soriano mantenendo vive le speranze di qualificazione al prossimo Europeo del 2011 che si terrà in Danimarca in una partita che l’Italia doveva per forza far sua.

    Gli uomini di Casiraghi nel primo tempo vanno costantemente alla ricerca del gol: ci prova prima Paloschi poi Pasquato con una serie di calci di punizione ma, nonostante il controllo della partita, gli azzurri non riescono a trovare il guizzo vincente negli ultimi metri di campo. Si va così verso la ripresa che premia lo sforzo prodotto dai giocatori della nostra Nazionale: al 76′ grazie al contropiede innestato dal nuovo entrato Marilungo, permette a Soriano di piazzare il piattone e di siglare il gol partita.

    L’Italia così raggiunge in vetta alla classifica del Gruppo 3 a quota 13 punti il Galles che domani affronterà a Szekesfehervar nel big match l’Ungheria terza ad un solo punto di distanza.
    Ma tutto si deciderà nell’ultimo e decisivo incontro all’Adriatico di Pescara martedì prossimo quando l’Italia ospiterà il Galles. E una vittoria azzurra potrebbe non bastare per arrivare primi nel raggruppamento se domani i gallesi dovessero vincere contro gli ungheresi o viceversa. Infatti si qualificano all’Europeo solo le prime classificate di ogni Gruppo più le 4 migliori seconde.

    Il tabellino
    BOSNIA – ITALIA 0-1
    76′ Soriano
    BOSNIA (4-2-3-1): Sehic; Aninic, Bunoza, Besic, Subasic; Galesic, Mujic; Haordic, Sesar (70′ Kozul), Kiso; Bilbija (45′ Handzic).
    Allenatore: Tulic.
    ITALIA (4-4-2): Mannone; D’Ambrosio, Ranocchia, Ogbonna, Ariaudo; Schelotto, Soriano, Marrone, Pasquato (59′ Fabbrini); Paloschi (83′ Mazzotta), Okaka (53′ Marilungo).
    Allenatore: Casiraghi
    Ammoniti: Kisio (B), Marrone (I)

    CLASSIFICA GRUPPO 3

    1 GALLES 13 6
    2 ITALIA 13 7
    3 UNGHERIA 12 6
    4 BOSNIA 7 7
    5 LUSSEMBURGO 4 8
  • Inter rimandata. Al debutto con il Bologna è solo 0-0

    Inter rimandata. Al debutto con il Bologna è solo 0-0

    Debutto scialbo per l’Inter di Rafa Benitez. I nerazzurri, alla prima del tecnico spagnolo in Serie A, vengono fermati a Bologna sullo 0-0 continuando con la tradizione dei pareggi all’esordio del nuovo allenatore e alla prima giornata, esattamente come successe con Mancini e Mourinho.
    Se i nerazzurri sono scaramantici possono stare tranquilli, ma se non lo sono questo pari può ritenersi un primo campanello d’allarme: reduce dalla sconfitta in Supercoppa Europea, l’Inter del primo tempo è poca roba. Anzi, sono i padroni di casa, alle prese con una confusione societaria sfociata con l’esonero un giorno prima della gara di Colomba e con il tecnico della Primavera Magnani in panchina, a rendersi pericolosi: Gimenez spreca malamente da buona posizione a porta sguarnita, Garics tenta la conclusione dalla lunga distanza e Portanova impegna Julio Cesar di testa. Nel finale di tempo Sneijder prova a scuotere i suoi con una bordata su calcio di punizione che sfiora la traversa.

    Molto meglio l’Inter della ripresa ma il gol non arriva ugualmente: Milito e Sneijder faticano a trovare la mira giusta da fuori e quando la trovano Viviano risponde presente. Benitez si gioca la carta Coutinho ma il talento brasiliano sente troppo la pressione e si spegne. Il Bologna si arrocca nella propria metà campo assaporando l’eventuale punto in classifica guadagnato contro i campioni d’Italia. L’Inter però non demorde: ci prova ancora Sneijder ma il portiere felsineo è impeccabile. L’ultimo brivido lo regala Eto’o che prende la traversa da distanza ravvicinata.
    Il Milan è già due punti avanti e dalla prossima potrà contare su un Ibrahimovic (e forse un Robinho) in più. Serve una sterzata immediata e magari l’arrivo di un campione dal mercato. Bologna invece esulta e attende l’arrivo di Malesani.

    Il tabellino
    BOLOGNA – INTER 0-0
    BOLOGNA (4-5-1): Viviano; Esposito, Portanova, Britos, Rubin; Casarini, Mudingayi, Ekdal (63′ Della Rocca), Gimenez (68′ Meggiorini), Garics (90′ Siligardi); Di Vaio.
    A disposizione: Lupatelli, Moras, Cherubin, Paponi.
    Allenatore: Magnani.
    INTER (4-2-3-1): Julio Cesar; Zanetti, Lucio, Samuel, Chivu; Mariga, Cambiasso; Pandev (61′ Coutinho), Sneijder, Eto’o; Milito (83′ Biabiany).
    A disposizione: Castellazzi, Cordoba, Materazzi, Santon, Stankovic.
    Allenatore: Benitez.
    Arbitro: Valeri
    Ammoniti: Esposito, Mudingayi, Casarini (B); Sneijder, Mariga (I)

  • Ternana – Cosenza finisce in parità nel silenzio assordante del Liberati

    Ternana – Cosenza finisce in parità nel silenzio assordante del Liberati

    E’ finito senza ne vincitori e ne vinti e con le reti rimaste inviolate il posticipo della seconda giornata di Prima Divisione tra Ternana e Cosenza. Le due squadre, inserite nel Girone B, non hanno dato spettacolo complice anche le rispettive retroguardie che stasera sono state perfette.
    Partita che ha registrato solo poche emozioni nel silenzio “assordante” e desolante dello stadio Liberati: gli ultras umbri e quelli calabresi, uniti da un antico gemellaggio, sono infatti rimasti fuori dallo stadio in segno di protesta contro la tessera del tifoso imposto dal Ministero dell’Interno ed entrata in vigore proprio ieri, giornata coincidente con l’inizio del campionato di Serie A.

    Parte meglio il Cosenza che con la regia di Stefano Fiore a centrocampo fa girare meglio il pallone ma ben presto la spinta offensiva dei rossoblu si esaurisce. L’unica palla gol avuta nel primo tempo dagli uomini di Stringara è su un corner sul quale Musca anticipa tutti di testa trovando la risposta pronta di Visi, sulla respinta successiva De Rose non inquadra la porta mandando alto sopra la traversa.
    I padroni di casa crescono con il passare dei minuti prendendo le contromisure su Giacomini, autore di una gara sbiadita rispetto a quella offerta all’esordio nella prima giornata di campionato, e su Fiore che è sempre vittima di un pressing asfissiante da parte dei giocatori rossoverdi.
    Nel finale di tempo il Cosenza soffre: la Ternana chiude gli avversari nella propria metà campo provando l’assalto alla porta di Petrocco però senza fortuna.

    Nella ripresa si alzano i ritmi di gioco, le squadre si allungano e provano a vincere la partita: i Lupi calabresi si fanno vedere dalle parti di Visi con un bolide dalla distanza di Adriano Fiore e con un tiro cross di Daud, al suo esordio stagionale con la maglia del Cosenza. La Ternana risponde con la più ghiotta occasione capitata in tutti i 90′ di gioco ad un quarto d’ora dal termine del match: su un cross lungo dalla sinistra, Balestrieri di testa anticipa i difensori e, a portiere battuto, manda di un pelo al lato del palo. Mani nei capelli per il centravanti umbro, brivido per i Lupi.
    Le squadre, entrambe stanche, alla fine si accontentano del pari tutto sommato giusto.

    In classifica primo punto per la Ternana, il Cosenza sale a quota 4 a due punti dalla vetta occupata in coabitazione da Lucchese e Atletico Roma, uniche squadre del Girone B ad essere ancora a punteggio pieno.

    Il tabellino
    TERNANA – COSENZA 0-0
    TERNANA (4-4-1-1): Visi; Quandamatteo, Borghetti, Procida, Camillini; Lacheheb (75′ Imburgia), Arrigoni, Nitride, Alessandro (63′ Savi); Noviello (73′ Cori), Balestrieri.
    A disposizione: Cunzi, Ricca, Grieco, Fusciello.
    Allenatore: Gobbo.
    COSENZA (3-4-3): Petrocco; Musca, Fanucci, Di Bari; Ungaro (73′ Roselli), De Rose, S. Fiore, Giacomini; Olivieri (60′ Daud), Mazzeo (83′ Gagliardi), A. Fiore.
    A disposizione: De Luca, Scarnato, Chianello, Sommario.
    Allenatore: Stringara.
    Arbitro: Borriello.
    Ammoniti: Procida (T), Lacheheb (T)

  • Milan a forza 4 con il Lecce. Nel giorno di Ibra brilla la stella di Pato

    Milan a forza 4 con il Lecce. Nel giorno di Ibra brilla la stella di Pato

    Cronaca: Chi ha assistito alla partita e tifava Milan si è senza dubbio divertito. Dinanzi all’ineffabile classe dei rossoneri il Lecce non si è dimostrato altro che una vittima sacrificale sul altare di Ibrahimovic, sceso in campo nell’intervallo tra primo e secondo tempo per ricevere un caloroso benvenuto (e non bentornato, per la sottile differenza che passa tra venire e tornare). Prima di cedere il palcoscenico a Ibra il Milan spiega calcio: con un break a centrocampo i rossoneri recuperono palla, Pato in un fazzoletto di campo stoppa, tira fuori la squadretta e disegna un diagonale imprendibile. Il Milan passa in vantaggio. Pochi giri di lancette d’orologio e i rossoneri raddoppiano con Thiago Silva sugli sviluppi di un’azione da corner a dir poco convulsa. Il Lecce patisce soprattutto il fatto che i blasonati avversari non diano punti di riferimento grazie all’impianto di movimento istallato da Max Allegri al proprio team. La fattispecie della tesi appena avanzata è il tre a zero milanista: Ronaldinho apre col no-look-pass, Pato si infila, circumnaviga l’estremo difensore pugliese e appoggia in rete. Il secondo tempo ostenta un Milan ingordo nonostante i tre gol di vantaggio. E’ Inzaghi, subentrato ad un opaco Borriello, a marcare il definitivo quattro a zero.

    Considerazioni: “Quest’anno vinciamo noi”: ecco a voi le parole di Ibra ai 50.000 di San Siro. Vero è che il buon Zlatan si ritrova un naso alla Pinocchio, ma negli ultimi sette anni chi ha potuto fregiarsi della sua presenza in rosa ha poi puntualmente vinto il campionato. A suffragio del vaticinio di Ibra si sposa perfettamente la performance di un Milan in grande spolvero. Oltre alla super prestazione del golden boy Pato, chiamato quest’anno alla consacrazione definitiva, i rossoneri hanno potuto contare su un Ronaldinho stratosferico: rabone, no-look pass, elastici e chi più ne ha più ne metta. Funambolismi a parte, il numero ottanta rossonero ha impressionato soprattutto per la partecipazione alla fase di ripiego, addirittura abbiamo ammirato uno dai rari tackle che si sia mai concesso in carriera. Ad ottimizzare il rendimento dei due assi brasiliani hanno influito non poco le disposizione del neo tecnico Allegri, oggi al debutto in gara ufficiale: Ronaldinho non viene confinato sul esterno e libero gioca dove più gli conviene, così da mettere a frutto la propria vena fantasiosa sorprendendo sempre l’avversario. Lo stesso Pato appare tirato a lucido dalla guida Allegri, che valorizza i suoi tagli in profondità, vedi tre a zero. Le mezz’ale, alle quali Allegri dedica grande attenzione avendo giocato prorio in quel ruolo, alimentano l’azione rendendosi utili anche in fase offensiva. Per completezza di cronaca c’è da dire che il Lecce si è dimostrato davvero poca cosa. In difesa hanno giocato un ’90 e un ’92, contingenza che certifica lo stato di precarietà in cui versavano i pugliesi. Questo però, non vuole essere un ridimensionamento delle ambizioni scudetto perpetrate dai rossoneri. Anzi proprio l’innesto di Ibra potrebbe risultare determinante in tal senso, giacché Marco Borriello è stato l’unico rossonero a rendersi autore di una prestazione anonima, non solo questa sera ma anche in occasione dei matchs più importanti della scorsa annata: mi riferisco ai due derby, andata e ritorno, e agli ottavi di Champions contro il Manchester. Se il rendimento di Ibra dello scorso anno (29 presenze e 16 gol) è stato reputato scadente, figuriamoci quello di Borriello (37 presenze e 15 gol). La dissertazione è limpida, e la conclusione altrettanto: Borriello non è da Milan (titolare s’intende), Ibra sì. Certamente lo svedese soffre di “mal di Champions”, ma ha scelto la migliore clinica per curarsi: il Milan sette volte campione d’Europa. A supportarlo in questo volo pindarico dalle grandi orecchie potrebbe essere Robinho, indiziato colpo dell’ultima ora prospettato nientemeno che dal presidente Silvio Berlusconi che quest’anno ha deciso di appendere il Milan come manifesto elettorale (vi rimando a un mio vecchio articolo che ipotizza i motivi del cambio di rotta dirigenziale occorso alla società di via Turati). Ora più che mai c’è solo da temere al cospetto dei rossoneri, come scrisse Herbert Kilping, co-fondatore e primo capitano del Milan: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. Cominciate a tremare, il Diavolo è tornato dall’inferno…

    Il tabellino:
    Milan (4-3-3): Abbiati 6; Bonera 6, Nesta 6.5, Thiago Silva 7, Antonini 6.5; Ambrosini 6.5 (26’st Gattuso sv), Pirlo 7.5, Seedorf 6; Pato 8.5 (31’st Boateng), Borriello 5.5 (15’st Inzaghi 7), Ronaldinho 8. A disposizione: Amelia, Papastathopoulos, Abate, Oduamadi. All.: Allegri.
    Lecce (4-3-2-1): Rosati 6; Donati 5.5, Sini 6, Ferrario 5.5, Giuliatto 4 (32′ Chevanton 5.5 (44’st Brivio sv)); Munari 5 (8’st Piatti 5), Giacomazzi 5, Großmuller 5.5; Mesbah 5; Corvia 5. A disposizione: Benassi, Reginiussen, Gustavo, Bergougnox, Bertolacci. All.: De Canio.
    Arbitro: Peruzzo di Schio
    Marcatori: 16′ e 28′ Pato, 22′ Thiago Silva, 45’st Inzaghi
    Ammoniti: Großmuller (L)
    Espulsi: nessuno