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  • Juve nel segno di Krasic. Il serbo beffa la Lazio al 94′

    Juve nel segno di Krasic. Il serbo beffa la Lazio al 94′

    Il posticipo della 16esima giornata del campionato di Serie A si conclude con la vittoria della Juventus all’ultimo secondo grazie al gol di Milos Krasic con la complicità del portiere laziale Muslera, che pochi minuti prima aveva fatto una prodezza su una punizione dal limite di Del Piero destinato all’incrocio dei pali. Il serbo regala così ai bianconeri il secondo posto in classifica dietro la capolista Milan e affianca proprio la Lazio (e il Napoli) a quota 30, candidandosi seriamente al titolo di anti-Milan. Ma andiamo alla cronaca:

    Già al minuto 1′ della gara, sugli sviluppi di un calcio d’angolo calciato da Aquilani, Chiellini porta in vantaggio la Juventus grazie a una sua zuccata che batte Muslera. Bianconeri che attaccano e per poco Quagliarella, ben servito da Krasic, non realizza il raddoppio. Al 13′ il pareggio della Lazio sempre su angolo: Zarate approfitta di un’uscita sbilenca di Storari, i difensori juventini non riescono a spazzare e l’argentino sottoporta calcia sul palo interno siglando l’1-1. La Juve attacca cercando il nuovo vantaggio, ma la difesa laziale si difende bene, ma al 30′ grande azione degli uomini di Del Neri che per poco non concretizzano il meritato vantaggio con Quagliarella grazie a Biava che s’immola sulla conclusione del bomber di Castellammare di Stabia. Pochi minuti prima Aquilani aveva scheggiato la traversa su punizione. Il primo tempo va in ghiaccio col risultato di 1-1.

    La ripresa comincia senza cambi ma la musica è sempre la stessa, la Juve tiene il possesso palla, la Lazio prontissima a ripartire velenosamente in contropiede. Muslera respinge tre tiri telefonati dei vari Iaquinta, Aquilani e Marchisio, la Lazio non produce azioni da gol.
    Del Neri crede nel successo e decide per l’ingresso in campo di Del Piero a vivacizzare l’attacco bianconero. Il capitano offre una buona palla a Iaquinta sporcata in calcio d’angolo, poi ci prova lui ma il tiro è debole e finisce a lato. Allora sale in cattedra Krasic, che prima si beve Cavanda e Brocchi, procurandosi un calcio di punizione da posizione defilata, che Del Piero calcia magistralmente ma trova un Muslera in veste uomo ragno. Quando ormai la partita volge al termine Sissoko, a tempo scaduto, indovina il corridoio giusto per l’inserimento della Furia Serba, che con un tocco sotto mette in rete aiutato dalla deviazione decisiva di Muslera fin lì perfetto facendo esplodere l’Olimpico di Torino.

    IL TABELLINO
    JUVENTUS-LAZIO 2-1
    Juventus (4-4-2): Storari; Sorensen, Bonucci, Chiellini, Grosso; Krasic, Melo, Aquilani (44′ st Sissoko), Marchisio (22′ st Pepe); Quagliarella (25′ st Del Piero), Iaquinta. A disp.: Manninger, Motta, Traoré, Legrottaglie. All.: Delneri
    Lazio (4-3-1-2): Muslera; Lichtsteiner, Biava (16′ st Diakitè), Dias, Cavanda; Brocchi, Matuzalem; Mauri (42′ st Ledesma), Hernanes, Zarate (45′ st Del Nero); Floccari. A disp.: Berni, Bresciano, Rocchi, Kozak. All.: Reja
    Arbitro: Tagliavento
    Marcatori: 2′ Chiellini (J), 14′ Zarate (L), 49′ st Krasic (J)
    Ammoniti: Brocchi, Cavanda (L), Melo (J)
    Espulsi: –

  • Il Napoli espugna Genova e continua a sognare

    Il Napoli espugna Genova e continua a sognare

    Nell’anticipo serale della 16esima giornata il Napoli sbanca Marassi e porta a casa l’intera posta in palio con il minimo sforzo. A castigare il Genoa un colpo di testa di Marek Hamsik che proietta momentaneamente i partenopei al secondo posto in classifica in coabitazione con la Lazio e a soli 3 punti dal Milan capolista. Il Genoa, che nelle ultime 5 gare aveva collezionato la bellezza di 10 punti sotto la guida di Ballardini, va nuovamente ko davanti al suo pubblico dopo le sconfitta interne subite da Inter e Juventus.

    Con Zuniga nel ruolo di vice Lavezzi, il Napoli affronta a viso aperto un Genoa macchinoso e privo di idee che nella prima parte di primo tempo soffre le ripartenze veloci degli avversari che sembrano avere una migliore tenuta atletica. Cavani e Hamsik sono spine nel fianco di Ranocchia e Dainelli, quest’ultimo l’uomo più pericoloso del Grifone quando si sgancia in avanti.
    La partita viene decisa al 25′ quando su un calcio di punizione pennellato di Gargano, Hamsik taglia la difesa rossoblu e di testa fa secco Eduardo. Ma il vantaggio segna anche la fine del gioco partenopeo che si chiude in difesa a attende l’avversario. Il Genoa così guadagna metri su metri e ha due buone palle gol con Rossi che si fa ipnotizzare da De Sanctis e Toni che con un cross tagliato non trova la devizione vincente del capitano genoano prima e di Palladino dopo.

    Cambia il copione nella ripresa: il Genoa è più ordinato e motivato che nella prima frazione di gioco, la partita viene ravvivata anche dalle decisione di Ballardini di gettare nella mischia Rudolf e Mesto al posto di un Veloso sottotono, efficace la scelta di Mazzarri di mettergli Zuniga in marcatura, e di un Palladino mai incisivo. E’ proprio dalla coppia neo entrata che il Genoa costruisce la sua migliore occasione gol: triangolo tra i due con il laterale di centrocampo che conclude a lato da ottima posizione. Il giovane attaccante ungherese è scatenato e serve una palla d’oro al centro dell’area a Toni al quale non riesce il tap-in vincente.
    Marco Rossi fa gridare al gol Marassi quando da dentro l’area piccola conclude sull’esterno della rete dando l’illusione del gol. Nel finale la partita si fa maschia, tante le ammonizioni che il direttore di gara Brighi, stasera molto impreciso su alcune decisioni apparse discutibili, dispensa nelle fila azzurre culminate con il rosso sventolato a Pazienza che lascia i compagni in 10 a 6 minuti dal termine. Neanche con la breve superiorità numerica il Genoa, che avrebbe meritato il pari per la grande reazione dimostrata nella ripresa, riesce a pareggiare, l’arrembaggio rossoblu si conclude dopo 4 minuti di recupero concessi.

    Il tabellino
    GENOA – NAPOLI 0-1
    25′ Hamsik
    GENOA (4-3-1-2): Eduardo; Rafinha, Ranocchia, Dainelli, Criscito; M. Rossi, Milanetto, Veloso (46′ Mesto); Kharja (78′ Destro); Toni, Palladino (46′ Rudolf).
    Panchina: Scarpi, Chico, Moretti, Jankovic, Destro.
    Allenatore: Ballardini
    NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Gargano, Pazienza, Dossena; Hamsik (84′ Sosa), Zuniga (64′ Yebda); Cavani.
    Panchina: Iezzo, Santacroce, Cribari, Vitale, Dumitru.
    Allenatore: Mazzarri.
    Arbitro: Brighi
    Ammoniti: Veloso (G), Campagnaro (N), Zuniga (N), Cannavaro (N)
    Espulso: Pazienza (N)

    LE PAGELLE

  • Udinese di forza, Di Natale e Armero stendono la Fiorentina

    Udinese di forza, Di Natale e Armero stendono la Fiorentina

    L’Udinese non conosce ostacoli tra le mura amiche e al Friuli, dove sono riuscite a passare indenni solo Genoa, Juventus e Cagliari, trova il quinto successo consecutivo in casa della stagione su 7 gare disputate battendo una pessima Fiorentina per 2-1 rilanciandosi in classifica in piena zona Europa League.

    Dopo la traversa colpita da Benatia in apertura di match, è la squadra viola che riesce a passare in vantaggio per prima alla mezz’ora con Santana ma gran parte del merito va al portiere friulano Handanovic che si addormenta sulla conclusione da fuori dell’esterno argentino. Incassata la sberla, l’Udinese non demorde e con Di Natale ma soprattutto uno scatenato Sanchez riesce a confezionare diverse palle gol. Il primo tempo si chiude con le proteste dei padroni di casa che reclamano un penalty in loro favore per un tocco di mani in area di rigore di Gamberini non ravvisato dal direttore di gara De Marco.

    Nella ripresa la squadra di Guidolin chiude nella propria trequarti la Fiorentina che fa fatica ad uscire palla al piede: Mutu si ritrova troppo isolato in attacco dopo la scelta di Mihajlovic di togliere dal campo Ljajic.
    Il pari giunge al minuto 63 su una bordata dalla distanza del colombiano Almero che beffa sul primo palo il terzo portiere viola Avramov, schierato da titolare per il forfait di Boruc. Ma non è finita qui perchè la spinta offensiva friulana è lodevole e non accenna a spegnersi: a 10 minuti dal termine Di Natale, al suo decimo centro stagionale, trova lo spazio giusto per girarsi e battere l’estremo difensore ospite per il 2-1 finale meritatissimo.

    L’Udinese con questo successo sale in classifica a quota 23 punti e raggiunge Inter, Sampdoria e Roma mentre la Fiorentina di Mihajlovic, ferma ancora a 19, deve far fronte ad una stagione che rischia di essere davvero disastrosa.

    Il tabellino
    UDINESE – FIORENTINA 2-1
    31′ Santana (F), 63′ Armero (U), 80′ Di Natale (U)
    UDINESE (3-5-2): Handanovic; Benatia, Coda, Zapata; Isla, Pinzi, Inler, Asamoah (58′ Denis), Armero; Sanchez, Di Natale.
    Panchina: Belardi, Angella, Badu, Pasquale, Corradi, Floro Flores.
    Allenatore: Guidolin.
    FIORENTINA (4-2-3-1): Avramov; Comotto, Gamberini, Kroldrup, De Silvestri; Donadel (46′ Zanetti), D’Agostino; Santana, Ljajic (54′ Bolatti), Vargas (75′ Babacar); Mutu.
    Panchina: Miranda, Camporese, Cerci, Felipe.
    Allenatore: Mihajlovic.
    Arbitro: De Marco
    Ammoniti: Sanchez (U), Mutu (F), Vargas (F), Donadel (F), Kroldrup (F)

  • Il cuore di Napoli, Maggio gela il Palermo al fotofinish

    Il cuore di Napoli, Maggio gela il Palermo al fotofinish

    In sede di presentazione la sfida tra Napoli e Palermo di questa sera veniva rappresentata come uno spot per il calcio tra due squadre che fanno del gioco corale e dello spettacolo le proprie armi e la partita ha rispettato le attese sopratutto grazie ad un Napoli mai domo.

    Rispetto ai rumors della vigilia Delio Rossi rinuncia a Liverani schierano una insolita difesa a cinque con Goia tra Munoz e Bovo e Balzaretti e Cassani sugli esterni, formazione bloccata con i soli Ilicic, Pastore e Miccoli impegnati nella fase d’attacco. Il Napoli risponde con la formazione tipo ma sopratutto con un migliore approccio alla partita.

    Per i 90′ De Sanctis resterà inoperoso mentre il suo collega Sirigu è costretto ai miracoli per tener in corsa i suoi. La partita è una lunga sequela di occasioni per i partenopei sbagliati per troppa precipitazione sotto porta o per la bravura del portiere rosanero. Quando la partita sembrava avviata sul pari, in pieno recupero del secondo tempo Maggio su assist di un immenso Cavani trova il gol vittoria facendo esplodere il San Paolo.

    IL TABELLINO
    Napoli-Palermo 1-0

    50’st Maggio
    Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Grava, Cannavaro, Aronica; Maggio, Gargano, Pazienza (33’st Yebda), Dossena; Hamsik, Lavezzi (27’st Dumitru); Cavani. A disposizione: Iezzo, Santacroce, Cribari, Zuniga, Vitale. All.: Mazzarri
    Palermo (3-4-2-1): Sirigu; Munoz, Goian, Bovo; Cassani, Migliaccio, Nocerino, Balzaretti; Ilicic, Pastore; Miccoli (20’st Maccarone). A disposizione: Benussi, Garcia, Kasami, Rigoni, Liverani, Pinilla. All. Rossi.
    Arbitro: Morganti di Ascoli Piceno
    Ammoniti: Grava (N), Goian (P)

  • L’Inter crolla all’Olimpico, una super Lazio vince 3-1

    L’Inter crolla all’Olimpico, una super Lazio vince 3-1

    L’Inter convalescente, dopo la vittoria in Champions con il Twente e nell’ultimo turno di campionato contro il Parma, ha avuto una ricaduta stasera nell’anticipo insolito del venerdì della 15esima giornata di Serie A: i nerazzurri campioni d’Italia e d’Europa vengono sconfitti dalla Lazio con un sonoro 3-1 dimostrando di essere una squadra ancora malata.
    Era importante per la squadra di Benitez dare una continuità di risultati considerato che la truppa nerazzurra partirà nei prossimi giorni per Abu Dhabi dove è in programma il Mondiale per Club per affrontare la competizione con uno spirito diverso e con un morale e una fiducia rinsaldati. E invece l’Inter prende tre sberle dai biancocelesti che rimettono in discussione il tecnico spagnolo.

    La Lazio dimostra di non avere timori reverenziali al cospetto della squadra del Triplete e che solo pochi mesi fa vinceva tutto quello che c’era da vincere facendo subito intuire agli avversari che sarebbe stata dura fare risultato e che avrebbe fatto di tutto per portare a casa l’intera posta in palio, merito del tecnico Reja che ha preparato la partita nei minimi dettagli.
    I padroni di casa sfiorano il gol con Mauri ma lo trovano, abbastanza fortunosamente, al minuto 27 con Biava, che mette in rete di anca da due passi sul tentativo di rinvio di Cambiasso.
    L’Inter è disordinata e perde per strada anche Stankovic per infortunio, l’ultima di una serie infinita. E allora ci prova il neo entrato Thiago Motta a dare una scossa ai suoi compagni, senza fortuna, con una conclusione dalla distanza che chiama all’intervento Muslera.

    Nella ripresa arriva la doccia gelata con il 2-0 di Zarate: magnifica è l’apertura di Hernanes come è magnifico il tocco dell’attaccante argentino a scavalcare Castellazzi. L’Inter è tramortita, non da nessuna reazione, anzi rischia addirittura di capitolare per la terza volta se non fosse per l’erroraccio di Floccari davanti al portiere nerazzurro e di Mauri che manca la girata al volo verso il sette. Sneijder vaga per il campo senza meta, Pandev e Biabiany soffrono la difesa aggressiva della Lazio mentre il capitano e condottiero Zanetti è impalpabile.
    Ma proprio quando la rassegnazione sta per prendere il sopravvento, l’ex Pandev riapre, in tutti i sensi il match ad un quarto d’ora dal termine: l’Inter comincia a giocare e a stazionare stabilmente nella metà campo avversaria alla ricerca, almeno, di un disperato pari ma a chiudere definitivamente i giochi ci pensa il Profeta Hernanes, sempre più leader e trascinatore della squadra biancoceleste, su un calcio di punizione dal limite dell’area al 90′.

    Tre punti meritatissimi per la Lazio che aggancia il Milan in testa alla classifica a quota 30 punti, e può godersi il primato in attesa di conoscere il risultato dei rossoneri di domani sera impegnati a San Siro contro il Brescia. La squadra di Reja fa sul serio e, la vittoria maturata contro la regina della Serie A degli ultimi anni, fa candidare ufficialmente i biancocelesti come pretendenti quantomeno di una qualificazione in Europa per la prossima stagione.
    L’Inter invece deve voltare subito pagina e quale medicina migliore per una squadra malata se non la vittoria dell’ex Coppa Intercontinentale ora Mondiale per Club?

    Il tabellino
    LAZIO – INTER 3-1
    27′ Biava (L), 50′ Zarate (L), 74′ Pandev (I), 89′ Hernanes (L)
    LAZIO (4-3-1-2): Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, Radu; Brocchi, Matuzalem, Mauri; Hernanes (91′ Bresciano); Floccari (86′ Rocchi), Zarate (80′ Ledesma).
    Panchina: Berni, Diakitè, Cavanda, Kozak.
    Allenatore: Reja
    INTER (4-3-3): Castellazzi; Natalino (83′ Santon), Cordoba, Lucio, J.Zanetti; Stankovic (36′ Thiago Motta), Cambiasso, Muntari (53′ Alibec); Biabiany, Sneijder, Pandev.
    Panchina: Orlandoni, Materazzi, Benedetti, Nkwankwo.
    Allenatore: Benitez
    Arbitro: Orsato
    Ammoniti: Brocchi (L), Radu (L), Muntari (I)

  • A Poznan la Juve va fuori dall’Europa League

    A Poznan la Juve va fuori dall’Europa League

    Dopo la Sampdoria anche la Juventus viene eliminata, con un turno d’anticipo, dall’Europa League. Ai bianconeri non basta l’ennesimo pareggio (1-1), il quinto su altrettante gare della fase a gironi, strappato a fatica sul ghiaccio dello stadio Miejski di Poznan in condizioni climatiche avverse e adatte per lo svolgimento di qualche sport invernale (si giocava sotto una nevicata di ghiaccio e con temperature di 12 gradi sotto lo zero) per continuare a credere in una qualificazione ai sedicesimi di finale. Per i polacchi a segno il solito Rudnevs, il pari bianconero arriva dai piedi di Iaquinta nel finale quando ormai è troppo tardi.

    Nel freezer di Poznan la Juve, che avrebbe preferito non giocare in queste condizioni al limite della praticabilità del campo, va subito sotto in avvio di gara: è infatti sugli sviluppi di un calcio d’angolo che Rudnevs, al quarto gol ai bianconeri tra andata e ritorno dopo la tripletta dell’Olimpico, prende il tempo a Chiellini e batte di testa sul primo palo Manninger.
    Accusato il colpo la squadra di Del Neri costruisce due nitide palle gol con Sissoko e Bonucci, entrambe a tu per tu con il portiere Kotorowski che chiude bene lo specchio della porta. La voglia di arrivare al pareggio c’è ma, vuoi il terreno di gioco scivoloso, vuoi la sfortuna, il primo tempo si chiude sull’1-0 in favore del Lech Poznan.

    Nella ripresa la tormenta aumenta tant’è che durante l’intervallo gli addetti dello stadio sono costretti a ritracciare le linee del campo ormai scomparse e che vanno confondendosi nel manto bianco del terreno di gioco. E quando i padroni di casa tirano definitivamente i remi in barca cercando di innalzare un muro davanti la porta difesa da Kotorowski, sale in cattedra Krasic proprio nel momento più difficile per la Juventus. Il serbo, abituato a giocare in queste condizioni avendo militato in Russia nelle fila del Cska Mosca per 6 anni, non sembra un calciatore bensì un pattinatore che scivola leggiadro sul ghiaccio polacco e supera in velocità puntualmente l’avversario di turno. E’ proprio grazie ad una sua accelerazione che offre un cross perfetto a Del Piero che di testa sfiora il palo e il pari.
    La bufera aumenta e proporzionalmente la visibilità si riduce. L’1-1 arriva grazie a Iaquinta, su assist di Krasic, all’84’ e si va verso il finale di gara con la Juve a provare un difficile assalto alla porta avversaria provando il tutto per tutto (con il pareggio e la concomitante vittoria del Manchester City i bianconeri sarebbero fuori aritmeticamente): e proprio a pochi secondi dal termine del match è il neo entrato Libertazzi che ha sulla testa la palla giusta per centrare il colpaccio ma la sua conclusione è troppo centrale e viene neutralizzata dal portiere polacco.

    Sono i titoli di coda di un’avventura europea che finisce anzitempo, nessuno lo avrebbe immaginato, ma bisogna dare alibi in ogni caso alla Juventus che, causa infortuni e indisponibilità varie, è stata costretta a giocare spesso con alcuni Primavera titolari, vedi stasera Camilleri, e con una panchina che è sempre stata imbottita di giovani. Ora tutte le forze saranno concentrate nel campionato.

    Il tabellino
    LECH POZNAN – JUVENTUS 1-1
    12′ Rudnevs (L), 84′ Iaquinta (J)
    LECH POZNAN (4-4-2): Kotorowski; Wojtkowjak, Bosacki, Arboleda, Henriquez; Peszko, Injac, Djurdjevic, Krivets (54′ Kikut); Rudnevs (61′ Mozdzen), Stilic (81′ Kaminski).
    Panchina: Buric, Gancarczyk, Wilk, Kielb.
    Allenatore: Bakero.
    JUVENTUS (4-4-2): Manninger; Camilleri, Bonucci, Chiellini, Traoré (77′ Libertazzi); Krasic, Sissoko (75′ Melo), Marchisio, Pepe (67′ Lanzafame); Iaquinta, Del Piero.
    Panchina: Storari, Liviero, De Paola, Giandonato.
    Allenatore: Del Neri.
    Arbitro: Teixeria Vitienes

  • Coppa Italia: il Bari annienta il Livorno. Agli ottavi c’è il Milan

    Coppa Italia: il Bari annienta il Livorno. Agli ottavi c’è il Milan

    Torna a sorridere e alla vittoria, seppur in Coppa Italia, il Bari che asfalta nel quarto turno il Livorno 4-1 e si regala il Milan agli ottavi di finale.
    Con un ampio turnover optato da Ventura e con l’attacco inedito Rivas – Rana, i pugliesi passano in vantaggio proprio con quest’ultimo che trasforma il rigore al minuto 25 da lui stesso procurato.

    La gara è a senso unico: il Bari dilaga nella ripresa con le reti in successione di Andrea Masiello, direttamente su calcio di punizione, e di Rivas nell’arco di 5 minuti, al 73′ D’Alessandro cala il poker mentre Dionisi segna l’inutile e classico gol della bandiera per il Livorno a tempo scaduto.

    Il tabellino
    BARI – LIVORNO 4-1
    25′ rig Rana (B), 51′ A. Masiello (B), 56′ Rivas (B), 73′ D’Alessandro (B), 90′ Dionisi (L)
    BARI (4-4-2): Padelli, A. Masiello (68′ Galasso), Belmonte, Rossi, Raggi, Alvarez (62′ Romero), Pulzetti, Gazzi, D’Alessandro, Rana, Rivas (72′ Caputo).
    Allenatore: Ventura
    LIVORNO (4-4-2): Mazzoni, Salviato, Di Bella, Knezevic (52′ Perticone), Lambrughi, Pagano (60′ Surraco), Luci, Prutsch, Bencivenga, Volpato, Moscati (46′ Dionisi).
    Allenatore: Pillon
    Arbitro: Calvarese
    Ammoniti: Knezevic (L), Raggi (B), Salviato (L)

  • Serie B: Modena e Cittadella fanno 1-1

    Serie B: Modena e Cittadella fanno 1-1

    Termina in parità il posticipo della 17esima giornata di Serie B tra Modena e Cittadella. Al Braglia in un clima polare canarini e veneti si accontentano dell’1-1 dopo una partita dai due volti, con un primo tempo soporifero e un secondo divertente ed, a tratti, emozionante.

    Succede tutto nella ripresa e nell’arco di pochi minuti quando, dopo una rissa sedata a fatica che ha visto coinvolti Luisi e Volpe, al 61′ il Cittadella passa in vantaggio con Gabbiadini, entrato al posto di Nassi, per poi essere ripreso dal gol dell’attaccante albanese Cani 120 secondi più tardi. I padroni di casa poi insistono alla ricerca del gol vittoria ma al fischio finale del direttore di gara è 1-1.
    Il Modena sale a 20 punti in 13esima posizione mentre il Cittadella, che ha ottenuto 7 punti nelle ultime 3 partite, resta ad un punto distanza dagli emiliani a quota 19 dopo una prima parte di stagione da dimenticare.

    Il tabellino
    MODENA – CITTADELLA 1-1
    61′ Gabbiadini (C), 63′ Cani (M)
    MODENA (4-2-3-1) Alfonso; Gozzi, Carini, Perna, Milani; Colucci, Luisi; Mazzarani, Bellucci, Pasquato (84′ Gilioli); Cani.
    Panchina: Guardalben, Canzian, Fiandaca, Giampà, Signori, Stanco.
    Allenatore: Bergodi
    CITTADELLA (4-3-1-2) Villanova; Manucci, Gorini, Nocentini, Marchesan; Dalla Bona, Musso, Volpe (69′ Carteri); Bellazzini; Piovaccari, Nassi (25 Gabbiadini).
    Panchina: Pierobon, Gasparetto, Semenzato, Carra, Job.
    Allenatore: Foscarini
    Arbitro: Giacomelli
    Ammoniti: Perna (M), Marchesan (C), Colucci (M), Piovaccari (C), Pasquato (M).

  • Prima Divisione: nel posticipo il Bassano sorprende la Reggiana

    Prima Divisione: nel posticipo il Bassano sorprende la Reggiana

    Importantissima vittoria del Bassano nel posticipo della 15esima giornata di Prima Divisione: allo stadio Giglio di Reggio Emilia la squadra veneta vince 1-0 grazie alla rete di Guariniello siglata esattamente alla mezz’ora del primo tempo risalendo così in classifica per effetto delle due vittorie nelle ultime tre gare che danno respiro alla squadra guidata da Jaconi.

    Netta la supremazia del Bassano che, soprattutto nel primo tempo, ha diverse occasioni per arrotondare il punteggio. Gli emiliani si trovano in difficoltà e riescono solo nel secondo tempo, grazie anche ai cambi tattici di Mangone, a creare qualche azione degna di nota. Il forcing della Reggiana culmina con l’occasionissima capitata sui piedi di Guidetti che manda alto sulla traversa da ottima posizione. Una sconfitta che allontana gli emiliani dalla zona playoff, ora a 2 punti.

    Il tabellino
    REGGIANA – BASSANO 0-1
    30′ Guariniello
    REGGIANA (4-3-1-2): Manfredini; Arati (60′ Alessi), Zini, Aya (92′ Adamo), Lanna; Romizi, Saverino, Maschio; Viapiana; Temelin (60′ Chinellato), Guidetti.
    Allenatore: Mangone.
    BASSANO (4-3-1- 2): Grillo; Basso, Pellizzer, Porchia, Ghosheh; Mateos, Caciagli, Lorenzini; Venitucci (64′ Beccia); La Grotteria (83′ Baido), Guariniello (72′ Crocetti). Allenatore: Jaconi.
    Arbitro: Colasanti.
    Ammoniti: Caciagli (B), Basso (B), Venitucci (B), Baido (B), Grillo (B), Romizi (R) e Alessi (R).
    Espulso: Jaconi (all. Bassano)

  • Il Barcellona umilia il Real. Guardiola serve la “manita” a Mourinho

    Il Barcellona umilia il Real. Guardiola serve la “manita” a Mourinho

    La “manita” è servita. Davanti a 100 mila spettatori il Barcellona da una lezione di calcio al Real Madrid di Mourinho che esce dal Camp Nou con le ossa rotte nel Clasico numero 161 della Liga: impietoso il risultato finale, 5-0 [guarda gli highlights] che non ammette repliche, undici marziani in campo che indossavano la maglia blaugrana e undici giocatori in completo bianco in balìa della furia degli uomini di Guardiola.
    Non funziona nulla nella squadra di Mourinho, o meglio, il Barcellona funziona a meraviglia: tocchi di prima, palleggio a centrocampo e mai una palla buttata via o spazzata verso la metà campo avversaria; i catalani si muovono con una sincronia tale da far impallidire le merengues e farebbe tremare qualsiasi squadra si presenti sul proprio cammino.

    Non c’è mai stata partita: il Barcellona, dopo aver preso un palo con Messi dopo appena 17 secondi dal fischio d’inizio, si porta avanti di due reti con un uno-due che taglia le gambe al Real: Xavi apre le danze al 10′, raddoppia Pedro 8 minuti più tardi che non deve far altro che spingere la palla in rete su un assist di Villa. Barça indemoniato, le stelle del Real, frastornate, rimangono a guardare quegli 11 giocatori che si passano la palla tra di loro in modo divino.

    Stesso identico copione nella ripresa: esattamente 10  minuti dopo l’inizio della seconda frazione di gioco il Barcellona va in gol con Villa “Maravilla” che raddoppia tre giri di lancette più tardi su un assist al bacio di Messi. Una batosta, è un massacro; il Real è al tappeto. Il risultato potrebbe essere più tondo vista la quantità industriale di occasioni create dai padroni di casa mentre Victor Valdes continua ad essere inoperoso e ad indossare le vesti di spettatore non pagante.
    Nel primo dei tre minuti di recupero concessi dal direttore di gara, giunge il quinto sigillo che porta la firma della Cantera catalana: Bojan confeziona l’assist per Jeffren che regala la soddisfazione ai giocatori in campo e ai tifosi di fede blaugrana di festeggiare il cappotto inflitto al Real Madrid con la “manita”, il gesto della mano aperta che per gli spagnoli è lo sbeffeggio per eccellenza. E’ da incubo il primo Clasico di Mourinho, alla sua più pesante sconfitta nella sua vincente carriera da allenatore, se lo ricorderà a lungo.
    Sergio Ramos, nel finale, perde la testa e rischia, con un intervento ai limiti della galera, di spaccare una gamba a Messi, si accende una rissa con il laterale madridista, espulso, che mette le mani in faccia prima a Puyol e poi a Xavi (che era stato sostituito), suoi compagni in nazionale.

    Alla vigilia Ronaldo aveva detto “Voglio vedere se riescono a fare 8 gol a noi” riferendosi all’8-0 che la squadra di Guardiola aveva rifilato nel turno precedente all’Almeria. Beh, il Barcellona c’è andato vicino dimostrando di essere nettamente più forte dei loro acerrimi rivali sia sul campo che nella testa non cadendo nelle provocazioni e nelle trappole tese da Mourinho e dai suoi giocatori durante la settimana e pensando a fare solo la cosa più semplice e più naturale, giocare al calcio. Chapeau Barça.

    Il tabellino
    BARCELLONA – REAL MADRID 5-0
    10′ Xavi, 18′ Pedro, 55′ Villa 58′ Villa, 91′ Jeffren
    BARCELLONA (4-3-3): Valdes; Alves, Puyol, Piqué, Abidal; Xavi (87′ Keita), Busquets, Iniesta; Messi, Villa (76′ Bojan), Pedro (87′ Jeffren).
    Panchina: Pinto, Maxwell, Mascherano, Alcantara.
    Allenatore: Guardiola
    REAL MADRID (4-2-3-1): Casillas; Ramos, Pepe, Carvalho, Marcelo (60′ Arbeloa); Khedira, Xabi Alonso; Di Maria, Ozil (46′ L. Diarra), Ronaldo; Benzema.
    Panchina: Dudek, Albiol, M. Diarra, Granero, Leon.
    Allenatore: Mourinho
    Arbitro: Iturralde Gonzalez
    Ammoniti: Alves (B), Villa (B), Messi (B), Puyol (B), Ronaldo (R), Pepe (R), Xabi Alonso (R), Marcelo (R), Casillas (R), Carvalho (R), Khedira (R)
    Espulsi: Ramos (R)

    LE PAGELLE