Mercato letteralmente impazzito nella massima lega mondiale di basket professionistico e protagonisti sono anche gli italiani con Andrea Bargnani e Marco Belinelli in cerca di sistemazione per la prossima stagione. Il giocatore romano dei Toronto Raptors è vicinissimo ad un clamoroso approdo a New York sponda Knicks con Carmelo Anthony che ha pubblicamente espresso il desiderio di aver a fianco per la prossima stagione un giocatore con le caratteristihe precise di Bargnani. Per Marco Belinelli è invece una questione di scelta su dove il 27enne di S.Giovanni in Persiceto vuole trascorrere i prossimi due o tre anni in America, tramontata la pista Bulls con quest’ultimi decisi a non garantire all’azzurro un contratto triennale nonostante la splendida ultima stagione ed un ruolo di protagonista agli ultimi Playoffs, si apre la possibilità di un approdo di Marco alla corte di Jason Kidd nei fortissimi Nets.
Sicuramente sarebbe una grande notizia per i tanti tifosi italiani se queste trattive dovessero tramutarsi in realtà con finalmente tre giocatori azzurri, non dimentichiamoci Danilo Gallinari infortunatosi al ginocchio, capaci di ritagliarsi un ruolo di assoluti protagonisti sia in Regular Season che soprattutto ai Playoffs.
Intanto tutto il mercato Nba è incentrato sulla scelta di Dwight Howard per la prossima stagione con “Superman” che ha ricevuto le delegazioni di tantissime squadre compresi anche i Lakers di mister Kobe Bryant e Steve Nash. Howard non sembra però convinto di trascorrere un altra stagione sotto il sole californiano e le piste caldissime per il prossimo anno sono essenzialmente due: tornare nella sua Atlanta per un ruolo di assoluto re della franchigia oppure giocarsi le possibilità di titolo ai Rockets con il “barba” James Harden al suo fianco. Per quanto riguarda le trattative concluse registriamo l’arrivo ai Clippers di un tiratore affidabile e formidabile come JJ Redick insieme a Jared Dudley. Phoenix riceve Caron Butler ed Eric Bledsoe mentre a Milwaukee finiscono due future seconde scelte. Redick ha firmato un quadriennale da 27 milioni di dollari con la franchigia californiana.
Nba Playoff – Dopo la morte di Jerry Bass Kobe Bryant aveva promesso ai suoi tifosi che la post season sarebbe stata raggiunta e la promessa, anche senza il “Mamba”, viene mantenuta con i Los Angeles Lakers a conquistare addirittura il settimo posto a Ovest grazie alla vittoria spareggio contro Houston. Evitato quindi lo spauracchio rappresentato da Kevin Durant e compagni per i giallo viola che al primo turno avranno davanti i San Antonio Spurs, un avversario sicuramente insidioso ma crediamo assolutamente alla portata di Los Angeles anche senza Kobe Bryant, fuori per tutta la stagione e forse anche per l’anno prossimo a causa della rottura del tendine d’Achille rimediata la scorsa settimana. A Est era tutto già scritto con la sfida più interessante rappresentata dalla scontro fra i New York Knicks di Carmelo Anthony e gli immortali Boston Celtics di Paul Pierce e Kevin Garnett.
Ultima giornata di Regular Season al cardiopalma quindi per la compagine giallo viola che allo Staples center ha superato dopo un supplementare gli Houston Rockets del “Barba” James Harden. Senza Steve Nash sono Gasol e Howard a trascinare Los Angeles alla vittoria con un contributo preziosissimo, anche in ottica Playoff, di James Blake autore di 24 punti. L’ultima giornata ha visto anche il record di triple segnate in un stagione grazie alla guardia dei Warriors Stephen Curry che con 272 bombe supera il precedente record di Ray Allen di 269.
Il pronostico dovrebbe dire una ripetizione della finale dello scorso anno fra Miami e i Thunder e la rivincita di Durant nei confronti del suo amico Lebron James ma occhio a questo punto ai Lakers che, se dovessero superare l’ostacolo San Antonio, diventerebbe una mina vagante decisamente scomoda da affrontare mentre a Est la possibile sorpresa per una finale può essere regalata da Carmelo Anthony e la sua New York.
Ecco tutti gli accoppiamenti della postseason. Eastern Conference: Miami-Milwaukee, New York-Boston, Indiana-Atlanta, Brooklyn-Chicago. Western Conference: Oklahoma City-Houston, San Antonio-Lakers, Denver-Golden State, Clippers-Memphis. Serie al meglio delle 7 partite, prima sfida New York-Boston sabato alle 21 ora italiana.
Dodici le partite Nba giocate nella notte. Vince ancora Denver, che batte i Rockets al Pepsi Center grazie ad un superbo Danilo Gallinari (27 punti). Bene anche Chicago: i Bulls violano il parquet di Milwaukee superando l’ostacolo Brandon Jennings. A sorpresa cadono i Lakers, che dopo aver condotto con autorità fino all’ultimo periodo di gioco, subiscono la rimonta dei Suns, giocando un brutto scherzetto ai due grandi ex della partita, Steve Nash e Mike D’Antoni. Quella di oggi è stata anche la grande notte di LeBron James, protagonista assoluto nella vittoria in trasferta di Miami contro i Nets. Continuano intanto a vincere e convincere gli Spurs, che asfaltano in casa Charlotte, rafforzando la propria leadership ad Ovest, dove si registra infine il successo dei Clippers su Minnesota.
Chiamatelo pure Alcatraz. Il Pepsi Center conferma la propria legge, ed anche James Harden deve arrendersi. Gallinari gioca un grande match, chiuso con 27 punti a referto (e quattro stoppate). La costante di Denver è sempre e solo il collettivo: the Manimal sfiora la doppia doppia (19 punti e 9 rimbalzi), Iguodala confeziona 6 assist, e Ty Lawson (16) avvicina ancora i 20 punti. Quella dei Nuggets è la quinta vittoria consecutiva (12-3 a gennaio), mentre per i Rockets è la prima battuta d’arresto dopo tre “W” di fila. Negli ospiti il migliore è Jeremy Lin (22 punti e 5 assist), che segna un punto in più di Barbanera e Chandler Parsons.
Milwaukee Bucks – Chicago Bulls 88-104, chiamasi bench
Troppo superiore la macchina dei Bulls. Show-time al Bradley Center di Milwaukee, dove i padroni di casa vengono annichiliti dai Tori rossi, che confermano di attraversare un periodo di forma straordinario. A fare la differenza sono stati i 42 punti arrivati dalla gold bench di Chicago, con Nate Robinson (24, sedici nel secondo quarto) e Jimmy Butler (18) nella loro versione migliore. Il nostro Marco Belinelli chiude la serata con 8 punti in 19 minuti.
Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 92-86, crisi d’identità
La striscia positiva di tre vittorie consecutive dei Lakers si arresta, a sorpresa, in Arizona, dove i giallo-viola incassano la loro ottava sconfitta di fila lontano dallo Staples Center. A dire che i primi tre quarti lasciavano presagire un finale ben diverso rispetto a quello concretizzatosi al suono della sirena, con i Lakers avanti di dieci punti e in apparente controllo del match. Invece tutto salta quando Bryant, sì proprio lui, ha un rigetto nei confronti della sua versione di assist man (anche stasera 9 assist, 17 punti e 5 rimbalzi), iniziando a forzare (e sbagliare). E così che Phoenix ne approfitta, trovando in Jared Dudley (11) l’eroe della serata: con una tripla impatta la partita (82-82) a 3’33” dalla fine, per poi infilare gli ultimi due tiri liberi dell’incontro. Come non citare poi Michael Beasley, protagonista con 27 punti dalla panchina e il canestro del sorpasso (82-84) subito dopo la tripla del proprio compagno di squadra Dudley. I tifosi dei Lakers si chiedono se il ko di stanotte in Arizona sia soltanto un incidente di percorso o nasconda qualcosa di più preoccupante. Intanto si registra l’ennesimo stop stagionale di Howard, infortunatosi alla spalla destra in avvio di quarto periodo. Ancora ignoti i tempi di recupero dell’ex centro di Orlando.
Brooklyn Nets – Miami Heat 85-105, LeBron super
Reggie Evans who? Non è poi così fantascienza pensare che LeBron si sia domandato qualcosa del genere alla vigilia del match, movimentata dalle pesanti dichiarazioni di Evans, il quale aveva sminuito il talento del Prescelto e il valore del titolo vinto dagli Heat. Con il senno di poi, la scelta di Evans non è stata delle più felici, considerata la risposta sul campo di Mufasa, che chiude la serata con 24 punti, 9 rimbalzi e 7 assist, a cui si aggiungono i 21 punti di Wade e i 16 di Chris Bosh. Per Miami è la tredicesima vittoria consecutiva contro i Nets. Quest’ultimi comunque hanno di che sorridere, dopo la convocazione di Brook Lopez come sostituto dell’infortunato Rajon Rondo all’All-Star Game.
Boston Celtics – Sacramento Kings 99-81, più assist per tutti
Più assist per tutti: può essere riassunta così la “nuova” stagione dei Celtics. Privata di RR, Boston sta trovando nel collettivo la forza di andare avanti. Dopo il successo contro Miami, i Celtics battono nettamente i Kings. Sono quattro i giocatori ad aver confezionato almeno tre assist, e fra questi spicca Kevin Garnett (cinque). Al tiro il migliore è Paul Pierce, che mette a referto 16 punti, oltre 10 rimbalzi e 4 assist. Tutto questo basterà per lottare contro squadre come Chicago, Miami (restando nella Eastern) una volta raggiunti i play-off? Qualche dubbio, più di uno forse, rimane.
New York Knicks – Orlando Magic 113-97, Melo da record
Nella facile vittoria dei Knicks su Orlando, sono due le cose che ci preme sottolineare: primo, Melo è entrato ufficialmente nella storia della franchigia avendo segnato per la ventesima volta di fila almeno venti punti; secondo, che Tyson Chandler insieme ad Amar Stoudemire hanno fatto qualcosa di incredibile, chiudendo con un complessivo 17/18 dal campo per 35 punti. E di fronte a questo, anche i 29 punti di J.J Redick passano in secondo piano.
Indiana Pacers – Detroit Pistons 98-79, caos ospite
La sconfitta a Indianapolis rischia di non essere l’unica nota stonata della serata per Detroit. Poco prima dell’inizio del match infatti, è stato ufficializzato il passaggio di Prince e Daye ai Grizzlies, nell’ambito dell’operazione che porta Rudy Gay a Toronto, che perde Jose Calderon, da oggi nuovo giocatore proprio di Detroit. La notizia ha scioccato lo spogliatoio dei Pistons, i quali devono così salutare dopo oltre dieci stagioni il veterano Prince. Tornando alla partita di stasera, i Pacers hanno avuto vita facile grazie all’ottima prestazione di Roy Hibbert, che chiude con 18 punti e 11 rimbalzi.
Atlanta Hawks – Toronto Raptors 93-92, late dunk
Una schiacciata di Al Horford a 21″ dal termine regala ai padroni di casa un sofferto successo contro Toronto. Partita equilibrata fino ai concitati secondi finali, quando DeRozan (23) ha in mano il pallone del sorpasso, venendo bloccato in maniera energica dallo stesso Horford. La panchina dei Raptors protesta animatamente contro la decisione degli arbitri di non fischiare fallo, protesta che si rivelerà però vana. Toronto ora attende l’arrivo da Memphis di Rudy Gay, salutando Calderon e Ed Davis.
Philadelphia Sixers – Washington Wizards 92-84, Holiday
I Sixers festeggiano il terzo successo casalingo nelle ultime cinque partite, battendo una squadra ospite in discreta forma come quella dei Wizards. Il migliore in campo per Philadelphia è stato Jrue Holiday (21), ma grande anche è stata la prova offerta dall’ex della serata Nick Young, autore di 18 punti.
Minnesota Timberwolves – Los Angeles Clippers 90-96
E sono venti, come le doppie-doppie stagionali di Blake Griffin, anche oggi il migliore in campo dei Clippers con 26 punti e 13 rimbalzi. Continua l’assenza di Chris Paul, fermo ai box per un infortunio al ginocchio, ma i rosso-blu della California stanno comunque trovando la forza di andare avanti anche senza il loro uomo migliore, conquistando oggi la loro seconda vittoria consecutiva dopo una serie di quattro ko di fila.
San Antonio Spurs – Charlotte Bobcats 102-78, TP ok
Tony Parker sopra i venti punti (22), Leonard (18), Green (17) e Splitter (15), trascinano gli Spurs alla 17^ affermazione consecutiva in Texas, “infischiandosene” dell’assenza di Timmy e DeJuan Blair. Tra percentuali sopra il 50% in ogni angolo di parquet e un collettivo granitico, la corsa di San Antonio pare non fermarsi davvero più.
Utah Jazz – New Orleans Hornets 104-99, riscossa Millsap
Dopo una partenza che avrebbe scioccato chiunque (tre stoppate subite nei primi tre tiri a canestro), Paul Millsap si riprende e firma 25 punti nel prezioso successo dei Jazz sugli Hornets, che vale doppio alla luce della sconfitta dei Lakers contro i Suns. Tra i padroni di casa da segnalare anche i 22 punti di Al Jefferson. Agli ospiti invece, privi di Eric Gordon, non è bastata la doppia-doppia di Vasquez (17 punti e 13 assist) per evitare il secondo ko consecutivo.
Salutata un’altra notte di partite, torniamo ad allietarvi con i nostri pronostici Nba. Tante le gare in programma oggi, ben dodici, alle quali seguiranno i due incontri di giovedì sera. Saranno in campo sia Gallinari che Belinelli. Per entrambi le sfide di stasera presentano insidie non di poco conto. Se Denver potrà comunque far valere il fattore Pepsi Center contro i Rockets di James Harden, lo stesso non si può dire per i Bulls, impegnati nella trasferta di Milwaukee, nonostante lo stato di forma più che positivo attraversato di recente. Di nuovo in campo anche i Lakers, che dopo la terza vittoria consecutiva conquistata nella notte contro New Orleans, ha la concreta possibilità di infilare il quarto successo di fila in Arizona. Ghiotta occasione per confermare quanto di buono visto nell’ultimo incontro anche per Boston e Clippers, impegnate rispettivamente contro Sacramento (al Garden) e Minnesota (in trasferta).
Milwaukee Bucks – Chicago Bulls, Jennings contro tutti
Questa è bella, in tutti i sensi. Da dove partiamo per analizzarla? Potremmo iniziare dal record 8-3 dei Bucks con coach Boylan in panchina, a cui però i Bulls rispondono immediatamente con un 7-2 nelle ultime nove partite. Dovremmo poi parlare di Jennings, che contro Detroit ha piazzato un personalissimo parziale di 16-0 nel terzo quarto (dove segnerà venti dei trenta punti complessivi). E perché no, mettiamoci dentro pure Jimmy Butler, letteralmente esploso in queste ultime partite, forte anche dell’assenza di Luol Deng (che è tornato però, badate bene), il quale ha fatto registrare nell’ultima partita contro Charlotte il suo career-high con 19 punti messi a referto. In mezzo a tutta questa selva di dati districarsi non è affatto semplice. In ogni caso un pronostico dobbiamo pur darlo, e la nostra preferenza va agli ospiti. D’altronde Jennings non può sempre essere decisivo come nella notte appena trascorsa. Pronostico: 2
Denver Nuggets – Houston Rockets, uno ma con riserva
Anche se a volte le cose semplici lo sono per davvero, il nostro cervello è abbastanza complicato per trovare trappole e sensazioni negative, quando invece la realtà supera qualsiasi altra invenzione della mente. Con ancora negli occhi la palla recuperata di Iguodala e il suo tiro libero a cinque decimi dalla sirena nell’ultima vittoria contro i Pacers, i tifosi del Pepsi Center arrivano alla sfida di oggi consapevoli che il fattore PC stia diventando sempre più importante. D’accordo, non arriveremo mai a dire che il Pepsi si è trasformato in una specie di Alcatraz per gli avversari, da dove evadere è un’impresa da Frank Morris (alias Clint Eastwood) e pochi altri, poco però ci manca. E chi se non James Harden, ragazzo dal quoziente intellettivo superiore, può ripetere la titanica impresa di Frank e di quei simpatici fratelli Anglin? Già, Harden. Diamo però fiducia alle misure di sicurezza del Pepsi Center e pronostichiamo, con riserva il segno uno. Pronostico: 1
Phoenix Suns – Los Angeles Lakers, Nash sfida il passato
“Nonno” Steve Nash torna a casa. Diciamolo subito, sulla carta non ci sarà partita, con i Lakers che dovrebbero assicurarsi la vittoria, la quarta consecutiva. Tolto il dente, veniamo alla sostanza: è la prima volta che Nash incontra da avversario al Airways Center la sua ex squadra, avendo saltato per infortunio la sfida dello scorso 16 novembre, quando i californiani si imposero sui Suns allo Staples Center di Los Angeles. Migliore momento per Nash non poteva esserci, con i Lakers finalmente tornati a recitare un ruolo da protagonisti nella Western Conference. Tutto lascia pensare che questa sera gli uomini di Mike D’Antoni riusciranno a interrompere la striscia negativa di otto ko consecutivi rimediata lontano dallo Staples Center. Che sia la volta buona anche della tripla doppia di Kobe Bryant? Pronostico: 2
Una serata per certi versi storica quella appena conclusasi in America. Gli appassionati Nba hanno infatti potuto godere di prestazioni d’altissimo livello. E’ normale che i titoli delle prime pagine dei giornali questa mattina saranno tutti per Kobe Bryant, che contro i Jazz ha sfiorato una tripla doppia clamorosa (14 punti, 14 assist, 9 rimbalzi), rendendo ancora più spettacolare la vittoria dei Lakers su Utah allo Staples Center. Ma prima del match disputatosi a Los Angeles, gli spettatori hanno sognato guardando l’infinita sfida tra Hawks e Celtics, risoltasi soltanto dopo due overtime a favore di Atlanta. Come non sottolineare poi i 35 punti di Kyrie Irving nel successo di Cleveland sui Bucks e i 30 di James Harden contro gli Hornets. Ma riviviamo tutte le emozioni della notte nel racconto di oggi.
Come vi avevamo anticipato nei pronostici di ieri (a proposito, 9 prese su 10), i Lakers sono tornati alla vittoria che mancava dal 16 gennaio scorso, quando sempre allo Staples Center i giallo-viola avevano battuto i Bucks con un punteggio simile (104-88). Quella di stanotte è la vittoria del gruppo, dove ad esaltarsi non è il singolo ma l’orchestra, grazie alla tanto famosa quanto agognata chemistry. Ed è così che Bryant si trasforma in assist-man, firmando 14 assist (12 soltanto nei primi tre periodi). Kobe fece qualcosa di simile undici anni fa, quando contro i Wizards mise a referto il suo personale career-high, quindici assist. Quando vedi Bryant interagire con i compagni di squadra allora capisci che qualcosa sta davvero cambiando nei Lakers. E dunque ti sembra quasi normale che Metta World Peace infili cinque bombe, che Nash si limiti a 2 assist, che Howard torni a brillare (17 punti e 13 rimbalzi), e via così all’infinito. Immaginiamo sia contento pure Pau Gasol (15), nonostante per lo spagnolo sia una rogna partire sempre dalla cara bench.
Chicago Bulls – Golden State Warriors 103-87
Anche la vittoria dei Bulls sui Warriors era facilmente pronosticabile, sopratutto (paradossalmente) dopo le vittorie di Stephen Curry e compagni contro Clippers e Thunder in meno di tre giorni. Chicago ha messo da subito le cose in chiaro, chiudendo il primo quarto avanti 31-13. Stavolta non è servito un Belinelli in versione “Shot”, con il Beli che si è riposato segnando 3 punti in 17 minuti. Il migliore dei Bulls è stato Kirk Hinrich con 25 punti. Tra gli ospiti invece brilla ancora David Lee, che chiude la serata con 23 punti e 6 rimbalzi.
Atlanta Hawks – Boston Celtics 123-111 (2 OT)
Chi la fa, l’aspetti. Dice così il proverbio e gli Hawks hanno dimostrato di conoscerlo alla perfezione, ricambiando Boston con la stessa moneta usata dai Celtics il 5 gennaio scorso, quando batterono proprio Atlanta 89-81 dopo una rimonta importante. Stanotte i punti recuperati da Horford e compagni sono stati 27, sebbene ci siano voluti due overtime per avere la meglio su KG (24) e Rajon Rondo, per la seconda serata consecutiva in tripla doppia (16 punti, 11 assist, 10 rimbalzi). Lo stesso Al Horford (7 punti nel secondo overtime) insieme a Kyle Horver (27, 8/11 da tre) ha contribuito in maniera decisiva al successo dei padroni di casa. Continua dunque la striscia negativa di Boston, al loro sesto ko consecutivo.
Dallas Mavericks – San Antonio Spurs 107-113
Se non ci fossero i Thunder ad ovest parleremmo degli Spurs come la migliore squadra della lega. Ennesima vittoria di San Antonio, che viola il parquet di Dallas conquistando un successo super meritato. Alla vigilia di questa partita avevo dato fiducia ai Mavericks, convinto che la stanchezza potesse giocare un fattore decisivo nelle gambe degli ospiti. Niente di tutto invece. Anche in assenza di Tim Duncan, gli Spurs sono riusciti ad avere la meglio, anche facilmente, di Dallas, con un Tony Parker ancora in grande forma (23 punti e 10 assist).
Miami Heat – Detroit Pistons 110-88
Battendo Detroit gli Heat hanno conquistato la quarta vittoria consecutiva, ribadendo se ce ne fosse bisogno la leadership nella Eastern Conference. Eccetto il primo quarto (30-31 per gli ospiti), la partita è sempre stata sotto il controllo di Miami, che ha trovato in Dwyane Wade (29) e LeBron James (23). Ed è così che la vittoria degli Heat passa quasi in secondo piano di fronte al canestro da metà campo di un simpatico nanetto di 50 anni, che realizza il tiro della vita e si porta a casa 75 mila dollari ed un abbraccio affettuoso di LeBron. Robe da pazzi.
Sacramento Kings – Oklahoma City Thunder 95-105
Dopo il ko nell’ultima partita contro gli Warriors, i Thunder tornano subito alla vittoria battendo in trasferta i Kings. Riprende confidenza col canestro anche Russell Westbrook, reduce da un’inguardabile 3/21 dal campo, che chiude la serata mettendo a referto 18 punti e 14 assist. Non spendiamo ormai più aggettivi per Kevin Durant (24), ma la schiacciata terrificante di stanotte crediamo se la dimenticheranno in pochi.
Cleveland Cavaliers – Milwaukee Bucks 113-108
Ritrovarsi sopra di 20 punti nel terzo quarto sul parquet di Cleveland per poi perdere miseramente. E’ quanto successo ai Bucks stanotte, incapaci di reagire allo show di uno dei migliori attori dell’Nba, tale Kyrie Irving, che dopo la convocazione all’All Star Game come riserva segna 35 punti d’oro nella vittoria dei Cavaliers, a cui ormai nessuno più credeva.
Washington Wizards – Minnesota Timberwolves 114-101
Bentornato John Wall. Alla sua prima apparizione da titolare in questa stagione, John Wall (14) e Jordan Crawford (19) stendono le velleità dei Twolves, e confermano la ripresa dei Wizards. Inutili per gli ospiti i 14 punti di Luke Ridnour e i 18 di Derrick Williams.
Memphis Grizzlies – Brooklyn Nets 101-77
Dopo otto vittorie nelle ultime nove partite, si ferma la corsa dei Nets sul campo dei Grizzlies. I padroni di casa esultano con i 20 punti di Marc Gasol e i 14 di Mike Conley. Ottima prestazione del collettivo per Memphis, che manda in doppia cifra sette giocatori. Top scorer degli ospiti è Brook Lopez con 18 punti.
New Orleans Hornets – Houston Rockets 82-100
Chiudiamo il racconto della serata con il one-man show di James Harden. Barbanera segna 30 punti nel successo in trasferta dei Rockets su New Orleans. Houston sempre avanti nel punteggio, con gli Hornets che oltre a cambiare il proprio nome ora rischiano anche di perdere la faccia.
Di stanotte la lieta novella, tanto pronosticabile quanto respinta da ciascuno dei tifosi Lakers, ovvero la sconfitta ad Houston contro James Harden e Jeremy Lin (già, proprio lui) della squadra di Mike D’Antoni, il cui sorrisino sta per lasciare spazio a qualcosa di meno tirato e più naturale, un po’ come la curva di prestazioni dei giallo-viola in questa stagione, per certi versi maledetta. Se la situazione in classifica non è poi così drammatica come altre franchigie (ogni riferimento a Dallas è puramente casuale), con un record di 15-19 comunque ancora recuperabile e “gestibile” in ottica play-off, quello che più fa paura agli abbonati dello Staples Center è non riuscire a vedere un capo e una coda nel roaster di quest’anno, che per capo intendiamo Mike e per coda la panchina giallo-viola.
IL CAPO – Partiamo da Mike D’Antoni, fino a prova contraria il capo-allenatore dei Lakers. Bene, dal suo arrivo (12 novembre ndr) la squadra ha collezionato un record non esaltante di 13-15, al di sotto della parità, senza lasciar intravedere dei chiari segnali di “rifiuto” della gestione precedente di coach Mike Brown. Fondamentalmente la scelta di affidare all’ex capo-allenatore dei Knicks la guida dei Lakers resta avvolta nel mistero, perché se i problemi di Brown erano in difesa, neanche un pazzo poteva sperare di risolvere magicamente il problema chiamando Mike D’Antoni, che sta alla difesa come Michael Shumacher sta alla pallavolo. Ma non basta, perché i giocatori a disposizione di Mike c’entrano ben poco con le idee dell’ex Olimpia. Un po’ come affidare ad Adrian Newey la presidenza di un ospizio.
CHEMISTRY – Tralasciando la coda, inesistente, passiamo ad un altro punto dolente della stagione Lakers, la chemistry. Mentre è diventata già leggenda la frase di Dwight Howard, gli effetti sul campo continuano a latitare. L’arrivo dell’ex Superman di Orlando non ha aiutato in questo senso, sebbene Dwight a parole le provi tutte, scontrandosi però dall’altra parte con la leggenda vivente di Los Angeles, Kobe Bryant, che non ha lesinato troppi complimenti a quello che doveva essere nei sogni dei tifosi giallo-viola il nuovo Shaq, anzi. Ad un giornalista che gli chiedeva se lui e Howard potessero ripetere le gesta di quando a fianco aveva Shaq, il numero 24 si è messo a ridere, ribadendo come la coppia Kobe-Shaq sia stata seconda solamente all’invincibile duo Pippen-Jordan. Come dire, Dwight who? Il 33 enne di Philadelphia sta forse progettando un ritorno alla sua amata isola? Chiedere ai Celtics per ulteriori informazioni.
STEVE NASH – Cosa dire invece di Steve Nash? Non sappiamo fino a quando la sua favola continuerà, ma da ieri Steve Nash ha raggiunto i diecimila assist, traguardo che prima di lui avevano raggiunto soltanto Stockton, Magic Johnson, Jason Kidd e Mark Jackson. Tornato quest’estate ai Lakers, di certo non si aspettava che dopo qualche mese avrebbe riabbracciato il maestro ai tempi di Phoenix, e forse proprio la sua presenza ha spinto inconsciamente Jerry Buss a chiamare Mike D’Antoni. L’avventura di Nash ai Lakers non è iniziata nei migliori dei modi comunque, complice un brutto infortunio che l’ha tenuto fuori per tutto il mese di novembre e le prime due settimane di dicembre. Ora che Steve Nash ha raggiunto il fatidico traguardo dei 10 mila assist, riuscirà a prendere per mano i Lakers e condurli insieme a Bryant verso la tanto sospirata zona play-off? I dubbi rimangono.
Dodici le partite giocate nella notte Nba. Giornata indimenticabile per Danilo Gallinari. Il Gallo stacca il career high con 39 punti segnati in faccia a Dallas, di fronte a sua maestà Nowitzki, ancora convalescente dopo l’operazione al ginocchio e incapace di dare il suo apporto ai Mavericks, al loro quinto ko consecutivo, il secondo sul parquet di casa. Per Gallinari prestazione monstre, con 7 triple su 11 tiri dall’arco, sei rimbalzi difensivi e 3 assist. L’altro grande protagonista della felice trasferta dei Nuggets è Kenneth Faried. The Manimal si regala una serata da protagonista con 19 rimbalzi complessivi e 11 punti a referto. Percentuali disastrose per Dallas, sotto il 40% da due e con un 5-25 da tre punti. Tra i Mavericks top scorer O.J. Mayo con 15 punti.
GO LAKERS – Mike D’Antoni sembra aver imboccato la strada giusta. I suoi Lakers vincono la sesta partita nelle ultime 7 gare, battendo allo Staples Center Portland per 104-87. La ripresa dei giallo-viola è coincisa con il rientro di Steve Nash, anche ieri fondamentale con i suoi 10 assist. Il playmaker canadese insieme a Howard (21 punti, 14 rimbalzi) e l’onnipresente Bryant (miglior realizzatore con 27 punti ma un mediocre 1/6 dall’arco) spinge i Lakers al 50% (15-15), che per i californiani equivale al terzo posto nella Pacific Division, l’ottava posizione ad Ovest.
16 – Non si ferma più invece l’altra squadra di Los Angeles. I Clippers toccano il muro dei 16 successi di fila. Sul parquet dei Jazz Chris Paul veste i panni dell’uomo provvidenza con 29 punti (13 liberi) e sei assist. Colpisce però tutto il quintetto titolare, con i vari Griffin, Butler, DeAndre Jordan e Green in doppia cifra.
KO KNICKS – Non riesce la rimonta ai Knicks, che devono mangiarsi le mani dopo aver chiuso il secondo periodo sotto di 21 punti. Nonostante l’incredibile rimonta, Chris Copeland e compagni devono arrendersi alla bomba sulla sirena di James Johnson, ribattezzata dalla stampa Usa come “the shot of his career”, che regala la vittoria a Sacramento per 106-105.
NON BASTA JAMES – Stavolta Lebron James non basta agli Heat, che orfani di Wade vengono superati da Detroit per 109-99. Dopo un primo quarto chiuso avanti di 15 punti, Miami si prende una pausa letale nel successivo periodo, dove i detentori dell’anello subiscono un passivo di 21 punti dai padroni di casa. Il segreto dei Pistons è la panchina, dalla quale arriva lo strepitoso apporto di Will Bynum (25 punti, 3/4 da tre). L’ex Maccabbi sforna una prestazione superlativa per Detroit, che con il successo di ieri coglie il terzo successo nelle ultime quattro partite. Nonostante la battuta d’arresto Miami resta saldamente al comando nella East Conference con un record di 20-7 (74%), lasciandosi alle spalle New York e Atlanta.
RISULTATI NBA 28-12-2012
Washington Wizards – Orlando Magic 105-97 WSH: Crawford 27, Nene 23, Seraphin 17 ORL: Afflalo 26, Redick 23, Nelson 16
Indiana Pacers – Phoenix Suns 97-91 IND: Hill 22, Paul George 15, David West 14 PHX: Telfair 19, Gortat 15, Scola 12
Brooklyn Nets – Charlotte Bobcats 97-81 BKN: Lopez 26, Williams 19, Joe Johnson 16 CHA: Warrick 13, Sessions 12, Gordon 10
Detroit Pistons – Miami Heat 109-99 DET: Will Bynum 25, Villanueva 18, Singler 12 MIA: James 35, Chris Bosh 28, Allen 9
Clevaland Cavaliers – Atlanta Hawks 94-102 CLE: Irving 28, Waiters 18, Zeller 12 ATL: Teague 27, Louis Williams 16, Horford 14
New Orleans Hornets – Toronto Raptors 97-104 NO: Davis 25, Vasquez 20, Anderson 17 TOR: DeRozan 30, Lowry 17, Alan Anderson 16
Mike D’Antoni, ex coach dei Phoenix Suns, dei New York Knicks e dell’Olimpia Milano, torna a sedersi su una panchina Nba, sostituendo l’esonerato Mike Brown come head coach dei Los Angeles Lakers. Il 61enne allenatore, in Italia dal 1977 al 1994 nelle file dell’Olimpia Milano, prima come playmaker e poi come allenatore, ritorna dopo 8 mesi dalle dimissioni rassegnate sulla alla dirigenza dei Knicks, avendo la meglio sull’altro illustre candidato a guidare i giallo-viola nella stagione in corso, Phil Jackson, il quale seppur acclamato dai tifosi e dall’ambiente losangelino, sembra abbia chiesto un lauto stipendio alla dirigenza dei “lacustri” avendo inoltre libera scelta sul personale e l’opzione di saltare alcune gare in trasferta della squadra.
Nelle file gialloviola il coach naturalizzato italiano ritrova così Steve Nash, dopo la bellissima parentesi ai Suns durante la quale il playmaker canadese ha vinto per 2 anni consecutivi (2004/2005 e 2005/2006) il titolo di MVP della stagione, non riuscendo però a ad approdare alle Finali ed Nba per poter vincere il titolo, ma interpreti comunque di un gioco rapido e scintillante che ha portato Phoenix ad essere una delle migliori squadre della lega per gioco e realizzazione, con una media di oltre 110 punti a partita. Meno fortunata la parentesi ai New York Knicks che seppur iniziata con grandi prospettive e buoni risultati, si è conclusa malamente dopo un trend negativo che ha portato alle sue dimissioni nonostante in squadra avesse giocatori del calibro di Carmelo Anthony, Amar’e Stoudemire e Tyson Chandler.
Per lui quindi inizia una nuova avventura, ma anche una grossa responsabilità, ovvero portare i Lakers in alto lottando conseguentemente per il titolo e cercando di convincere gli scettici che in lui non ripongono tanta fiducia visto la prediligenza di un gioco totalmente offensivo lasciando a desiderare lasciando a desiderare in quella difensiva. Importante sarà anche la gestione dei campioni nello spogliatoio, dare loro degli schemi adatti al suo gioco e valorizzare tutti i componenti del roster affidandosi in particolare ai senatori della squadra come Bryant, Gasol e World Peace.
Intanto i Lakers post-Brown, guidati dal coach ad interim Bickerstaff, ottengono la seconda vittoria di fila allo Staples Center contro i Sacramento Kings dopo aver liquidato facilmente i Golden State Warriors. In attesa del debutto di D’Antoni, previsto tra circa due settimane per via di un’operazione al ginocchio che lo ha costretto ad un periodo di riposo, la squadra gialloviola sembra essersi ripresa dopo le rovinose cadute in pre-season e nelle prime uscite della stagione.
Colpo a sorpresa nel mercato NBA: i Los Angeles Lakers acquistano il playmaker 38enne Steve Nash dai Phoenix Suns. Nash sembrava destinato a giocare nei Toronto Raptors (offerta triennale da 36 milioni di dollari) oppure nei New York Knicks, ma la prospettiva di puntare a vincere il titolo NBA che ancora manca nella sua bacheca alla fine ha prevalso sui soldi. Il canadese infatti percepirà un ingaggio di 24 milioni in 3 anni. Per poter acquistare il playmaker i gialloviola hanno dovuto forzare la mano ai Suns attraverso un sign and trade: Nash ha rinnovato l’accordo con il team dell’Arizona e poi è stato scambiato con i Lakers che hanno dato in cambio ben 4 scelte future al Draft (2 del 2013, la seconda del 2014 e la prima del 2015) e la trade exception ricevuta dai Dallas Mavericks nello scorso campionato per rilevare Lamar Odom. Un bel colpo per entrambe le franchigie: i gialloviola coprono la lacuna nel ruolo di playmaker con uno dei più forti giocatori in circolazione sebbene non più giovanissimo, Phoenix ottiene spazio nel salary cap per poter firmare ottimi free agent e scelte future per continuare la ricostruzione.
Nash ha chiuso l’ultimo campionato con una doppia doppia di media (12.5 punti e 10.7 assist) e rinforza notevolmente i Lakers. Il suo acquisto potrebbe anche cambiare le carte in tavola nella corsa a Dwight Howard, il centro degli Orlando Magic, deciso ormai ad andare ai Brooklyn Nets. Con un playmaker del calibro di Nash in cabina di regia Howard potrebbe avere un ripensamento ed accettare la destinazione californiana in cambio del pari ruolo Andrew Bynum che sbarcherebbe in Florida.
Phoenix si consola immediatamente acquistando Goran Dragic, vecchia conoscenza del team dell’Arizona, che torna a vestire la maglia arancioviola dopo un paio di stagioni passate a Houston, per lui quadriennale da 34 milioni di dollari e la promessa di una maglia da titolare. Ma Phoenix non si è fermata qui perchè in arrivo c’è anche Michael Beasley, che lascerà i Minnesota Timberwolves per un triennale da 18 milioni di dollari. La notizia più importante arriva però in serata dato che i Suns, davvero scatenati, trovano l’accordo con la guardia degli Hornets Eric Gordon con un’offerta quadriennale per un cifra pari a 58 milioni di dollari. Ora New Orleans ha una settimana di tempo per decidere se pareggiare l’offerta o meno (visto che il giocatore è restricted free agent) ma Gordon ha fatto sapere di non volere più giocare in Louisiana e che il suo cuore ora è in Arizona. Quanto conviene dunque trattenere un giocatore che sarebbe scontento? Forse converrebbe di più cercare di rifirmare a cifre molto più basse il nostro Marco Belinelli, una mossa di mercato molto più saggia per la dirigenza degli Hornets.
Le altre trattative: Jeremy Lin vuole restare a New York ma ieri è stato visto a Houston (sua ex squadra). Dallas è vicina alla conferma di Jason Kidd, i Sixers si accordano con Spencer Hawes per prolungare la permanenza del centro 24enne a Philadelphia, contratto biennale da 13 milioni. Rinforzo anche per i vice campioni di Oklahoma City: Hasheem Thabeet, centro, seconda scelta assoluta al Draft 2009 dei Memphis Grizzlies, che in NBA non è mai riuscito ad incidere (viaggia a 2,2 punti e 2,6 rimbalzi, cifre veramente misere), firmerà un biennale. Milwaukee ha offerto un quinquennale a Ersan Ilyasova (13 punti e 8,8 rimbalzi nell’ultima stagione) ma il lungo turco è richiestissimo: Brooklyn lo vede come alternativa a Howard e si è fatta avanti, così come Toronto e Cleveland. Ma su di lui c’è anche una squadra europea che gli ha fatto pervenire un’offerta sostanziosa.
Si è aperto ufficialmente il mercato NBA, e subito ci sono state le prime mosse delle squadre in vista della nuova stagione. I protagonisti di questa prima giornata sono stati i Boston Celtics ed i Los Angeles Clippers mentre rumors importanti arrivano da Toronto e da Dwight Howard.
Andiamo con ordine: la prima notizia giunge da Boston dove il general manager Danny Ainge e l’ala grande Kevin Garnett hanno trovato l’accordo per la prosecuzione del rapporto. Garnett rimarrà un Celtics per i prossimi 3 anni e percepirà un compenso totale di 34 milioni di dollari (poco più di 11 milioni a stagione). L’ex Minnesota Timberwolves diventa così il giocatore più pagato nella storia dell’intera NBA con 322 milioni di dollari complessivi in carriera e supera il precedente primato di Shaquille O’Neal fermo a quota 293. Garnett, 36 anni, è stato l’uomo in più dei Celtics negli ultimi playoff giocati ad una media di 19.2 punti e 10.3 rimbalzi ma la corsa di Boston si è interrotta nella Finale di Eastern Conference al cospetto dei futuri campioni dei MiamiHeat.
Sempre in Massachusetts si sta pensando di rinnovare il contratto a Ray Allen (corteggiato da Miami e Phoenix), mentre c’è ottimismo sulla situazione di Jeff Green. Ainge punta a formare un team con il giusto mix di giovani e “vecchi” dove i veterani potranno dare una mano ai più giovani a diventare le stelle del futuro dei biancoverdi: Rondo, Bradley, Green ed i 2 rookie Sullinger e Melo saranno le colonne portanti dei Celtics nei prossimi anni.
Blake Griffin rinnova il contratto con i Los Angeles Clippers in scadenza nel 2013: il lungo resterà in California fino al 2018 per un compenso di 95 milioni di dollari. Estensione offerta anche all’altra Star della squadra, ovvero Chris Paul (20 milioni dollari a stagione per 3 anni) ma il playmaker più forte della Lega ha preso qualche giorno di tempo per decidere.
Si muovono anche i vice campioni degli Oklahoma City Thunder, il coach Scott Brooks prolunga il suo rapporto per altri 4 anni per 4 milioni di dollari a stagione. Ora per il G.M. Presti arriveranno le” grane” Harden ed Ibaka: il rinnovo dei 2 giocatori, pezzi fondamentali nello scacchiere dei Thunder, è problematico (i 2 giocatori chiedono contratti molto alti) ma Presti potrebbe riuscire anche a trattenerli entrambi.
Voci importanti anche dal Canada dove i Toronto Raptors sembrano vicini al 2 volte M.V.P. della Lega Steve Nash: il playmaker dei Suns vorrebbe tornare in Patria ed i Raptors offrono un contratto triennale da 36 milioni do dollari complessivi (12 a stagione). Nash, 38 anni, rinforzerebbe notevolmente il team di Andrea Bargnani.
Dwight Howard è sempre più lontano dagli Orlando Magic: il centro più forte della NBA vuole andare ai Brooklyn Nets (in questo modo i Nets potrebbero rifirmare anche Deron Williams che vuole giocare in una squadra competitiva). Intanto il general manager trova l’accordo con Gerald Wallace che continuerà a giocare nella franchigia del proprietario russo Prokhorov per altri 4 anni per 10 milioni di dollari a stagione.
Minnesota è interessata all’ala dei Blazers Nicolas Batum (pronto un contratto da 50 milioni di dollari che però Portland potrà pareggiare e trattenere il giocatore). Allo stesso modo i Pacers proveranno a trattenere il centro Roy Hibbert (pareggiando ogni eventuale offerta), inseguito proprio dalla squadra dell’Oregon che sembra disposta a concedere al giocatore addirittura il massimo salario disponibile.
Ultime news da Houston e Phoenix: i Rockets avrebbero trovato l’accordo per il centro dei Bulls Omer Asik. Per lui 25 milioni di dollari in 3 anni, ora la palla passa a Chicago che avrà tempo 3 giorni per decidere se pareggiare l’offerta (e trattenere il giocatore) o rinunciare alle sue prestazioni. I Suns invece sono interessatissimi a Michael Beasley che andrebbe a colmare la lacuna nel ruolo di ala piccola in Arizona.