Tag: silvio berlusconi

  • Milan, Allegri a rischio esonero, spogliatoio spaccato

    Milan, Allegri a rischio esonero, spogliatoio spaccato

    Nonostante il prolungamento del contratto a gennaio, Allegri rischia l’esonero. Uno scudetto che fino ad un mese fa sembrava saldamente nelle mani del Milan ora rappresenta soltanto un miraggio lontano. Dopo lo sciagurato pareggio di ieri contro il Bologna a San Siro, la squadra del tecnico livornese è scivolata a meno tre dalla Juventus, vittoriosa nel posticipo serale per 4-0 sulla Roma. La situazione si presenta particolarmente complicata sul fronte giocatori, da Seedorf ad Ibrahimovic, fino ad arrivare al caso El Shaarawy, ieri in tribuna. Senza dimenticare poi l’umore del padrone di casa, Silvio Berlusconi. L’unico che ancora sembra riporre fiducia nell’allenatore è Adriano Galliani. Sarà sufficiente?

     

    FAZIONI – Forse ieri si è manifestato all’ennesima potenza il “problema” Ibrahimovic. Perché fino a quando è girato tutto per il verso giusto l’armonia all’interno del gruppo era totale, ora invece qualcosa si è rotto. A molti dei tifosi rossoneri presenti ieri avrà destato più di un sospetto il comportamento dello svedese. Svogliato nel primo tempo, improvvisamente attivo nella ripresa, subito dopo l’ingresso in campo dell’amico Cassano al posto di un infuriato Seedorf. Semplice casualità?

    massimiliano allegri | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    INFORTUNI – Lasciando da parte il caso Pato, Allegri in questa stagione ha dovuto ricevere pesanti accuse in merito alla miriade di infortuni che ha colpito la rosa del Milan. Sopratutto ha scatenato più di un polverone l’infortunio di Thiago Silva pochi giorni prima l’andata dei quarti di Champions contro il Barcellona, con il brasiliano che è ancora fermo ai box. Come nella vita di tutti i giorni, anche nel calcio è impensabile andare avanti con i se e con i ma, in ogni caso una riflessione è d’obbligo. Se Thiago Silva fosse stato regolarmente in campo, i rossoneri sarebbero ugualmente crollati in campionato?

    BEL GIOCO – Il Milan di Allegri, a parte rare occasioni (Milan-Arsenal di quest’anno per esempio), non ha mai mostrato un gioco convincente, specialmente agli occhi del presidente Berlusconi. Spesso il numero uno rossonero ha avuto parole dure nei confronti dell’ex Cagliari, ed è facile ricordare l’espressione di profonda delusione in occasione del primo tempo fra Milan Barcellona, con il Diavolo completamente in balia dei blaugrana. Non dimentichiamo poi il rapporto tra Pato e lo stesso Allegri, che durante il mese di gennaio ha innervosito in più di un’occasione la poltrona presidenziale.

    FARAONE – C’è poi il caso El Shaarawy. Nei mesi scorsi il giovane attaccante rossonero sembrava in procinto di decollare e strappare una maglia di titolare a Robinho, lontano parente del giocatore della stagione scorsa. Ora invece per il Faraone c’è posto soltanto in tribuna. Sarà forse un caso che il declino dell’ex calciatore del Padova sia iniziato all’indomani dell’incontro all’Emirates Stadium contro l’Arsenal? La stessa partita dopo la quale Zlatan Ibrahimovic aveva gettato autentiche bombe nei confronti del tecnico Allegri per via del modulo a tre punte con il quale lo svedese non riusciva a sentirsi a suo agio? Casualità, destino, forse. Sicuramente il tecnico livornese dovrà rendere conto a Berlusconi anche di quest’ultimo aspetto, perché il presidente dei rossoneri non ha mai celato il proprio amore calcistico nei confronti del Faraone. L’esperienza di Allegri al Milan è giunta al capolinea?

  • Bunga Bunga ad Arcore, perizoma e con la maschera di Ronaldinho

    Bunga Bunga ad Arcore, perizoma e con la maschera di Ronaldinho

    Dopo la caduta del governo Berlusconi, ed il clima di serietà e morigeratezza connesso al governo Monti, i retroscena dei festini di Arcore non sembravano essere più d’attualità, in particolare in un momento di grande crisi generale, e di totale distacco dell’opinione pubblica dalla classe “politica”, o pseudo tale, e dai suoi componenti.

    Ogni tanto, però, quelle vicende scabrose sembrano riemergere, lasciando trapelare qualche particolare “significativo” del contesto in cui alcuni personaggi di spicco (Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, ndr) trascorrevano le loro serate. In una delle udienze del Caso Ruby a carico di Berlusconi, ha parlato ieri la teste marocchina Imane Fadhil, interrogata dal Tribunale penale della quarta sezione di Milano. La ragazza ha tracciato una descrizione dell’atmosfera delle diverse feste di Villa San Martino, residenza dell’ex Premier.

    Ronaldinho | © Clive Rose/Getty Images

    Oltre alla Minetti ed a Barbara Fagioli travestite da suore, in stile sister act, la giovane marocchina ha rivelato un particolare “inedito” di una delle serate, svoltasi nell’agosto 2010. In tal caso, pare che la giovane modella brasiliana Iris Berardi, una delle protagoniste delle serate insieme alle gemelle napoletane De Vivo, si fosse travestita da Ronaldinho, con tanto di maglia del Milan, divisa da gioco e maschera del giocatore brasiliano. Naturalmente, dopo l’apparizione in “scena”, nell’ormai celeberrima “sala del bunga bunga”, seguiva lo strip di rito, per restare in abiti succinti e, poi, in perizoma.

    Oltre al riferimento alla Berardi travestita da Ronaldinho, la giovane marocchina nel corso della sua deposizione ha rivelato anche che l’ex presidente del Consiglio le avrebbe chiesto alcuni consigli in merito a “cosa fare per poter rinforzare il suo Milan”. A tale domanda, Imane Fadhil avrebbe risposto che, a suo avviso, era necessario l’acquisto di un giocatore “forte e giovane”.

    Una risposta che, a giudizio dell’ex Premier, avrebbe denotato competenza in materia calcistica, al punto da proporre – dopo aver consultato Adriano Galliani – alla giovane marocchina un posto di lavoro nel canale tematico dedicato alla squadra rossonera, Milan Channel.

  • Milan, Pato un mistero. Impossibile la cessione in estate

    Milan, Pato un mistero. Impossibile la cessione in estate

    Alexandre Pato fatica a trovare la luce in fondo al tunnel in cui è sommerso dalla scorsa stagione. La frequenza degli infortuni del Papero è un qualcosa di impressionante, inspiegabile. Un esempio più unico che raro quello dell’attaccante del Milan, che in due anni si è fermato per 10 volte ai box, sempre a causa di problemi muscolari. Arrivati a questo punto sembrano chiariti almeno due aspetti dell’intera vicenda Pato, ovvero l’assoluta innocenza del campo di San Siro e il motivo per il quale Galliani, in accordo con il tecnico Allegri, aveva deciso di vendere il brasiliano quando ancora poteva esserci una plusvalenza in favore dei rossoneri. Forse ora è troppo tardi.

    STOP SENZA FINE – Tutto ebbe inizio nella stagione 2009-2010, con Leonardo sulla panchina del Milan. Pato disputò quasi l’intero girone d’andata, segnando anche un discreto numero di reti (8), per poi infortunarsi alla 17^ giornata contro la Fiorentina alla vigilia di Natale. Trascorsero quasi due mesi prima di rivedere il Papero in campo, ma l’attesa venne ripagata subito con un gol da parte dell’asso brasiliano nell’incontro casalingo contro l’Udinese. L’infortunio però era di nuovo dietro l’angolo, e dopo tre partite un nuovo stop di un mese. Rientra alla 29^ giornata nella sfida contro il Napoli e dopo appena 16′ minuti è costretto a tornare negli spogliatoi per l’ennesimo infortunio muscolare. Stagione praticamente finita per Pato, che tornerà soltanto due mesi più tardi a campionato ormai concluso, lasciando la sua firma contro la Juventus, in quella che fu l’ultima partita di Leonardo sulla panchina del Milan. Nel corso di quell’anno l’attaccante rossonero disputò 23 partite in Serie A, mettendo a referto 12 gol.

    alexandre pato | © Valerio Pennicino/Getty Images

    PRIMO ANNO ALLEGRI – E’ la stagione del 18° scudetto del Milan, e nonostante sia costretto ad arrendersi per tre volte a causa degli stessi infortuni dell’anno precedente, Pato riesce a scrivere un pezzo fondamentale del cammino trionfale della squadra di Allegri, migliorando addirittura la media realizzativa del 2009-2010 (25 presenze, 14 gol). Un primo stop di un mese ad inizio settembre, dopo la sfortunata trasferta di Cesena. Segue poi un filotto di sei partite consecutive nelle quali realizza quattro reti. Quando tutto sembrava tornato alla normalità, Pato ricade nell’ennesimo infortunio muscolare della sua giovane carriera, salterà due mesi. Rientra nella penultima gara d’andata, e da lì continua la sua marcia inarrestabile fino alla 33^ giornata, quando ricade nuovamente nel match casalingo contro la Sampdoria. Lo stop dura poco meno di un mese. Ha così il tempo di partecipare alla festa scudetto insieme ai suoi compagni di squadra nella trasferta di Roma. Nessuno però si sarebbe immaginato che la stagione successiva diventasse una reale Via Crucis per il brasiliano.

    ANNO MALEDETTO – I numeri di quest’anno sono impietosi nei confronti di Pato . Undici presenze totali in campionato, sette da titolare, con un solo gol all’attivo. E’ stato in campo due mesi, dall’altra parte cinque mesi fermo. Quattro infortuni, sempre al bicipite femorale. Il primo durante la 4^ giornata, quando esce dopo 21′ minuti per lasciare spazio a El Shaarawy nella sfida contro l’Udinese. Torna a fine novembre, totalizza sei presenze prima di infortunarsi nuovamente nella partita di Coppa Italia contro il Novara, nella quale segna il gol che porta i rossoneri ai quarti. Rientra esattamente un mese più tardi nell’andata degli ottavi di Champions contro l’Arsenal. Dieci giorni dopo si riferma nel big match di San Siro contro la Juventus. Ciò che segue è storia recente, il viaggio negli Usa, il miracolo tanto decantato ai media nazionale, rivelatosi poi un autentico flop. Al Camp Nou i muscoli di Pato tengono 14′ minuti prima di rompersi nuovamente. E’ la fine?

    CESSIONE – L’affare costruito a gennaio dalla mente di Galliani, cessione di Pato al Psg e con il ricavato assegno agli sceicchi del City per Tevez, è improponibile nel prossimo futuro. I 40 milioni di euro offerti dal club parigino sono difficilmente ipotizzabili all’apertura del mercato estivo, e se davvero il Milan volesse ancora l’Apache, dovrà cercare di fare cassa in un altro modo. Magari vendendo Robinho, che ha ampiamente deluso le aspettative nella sua seconda stagione in rossonero, perché la doppietta in Champions contro l’Arsenal non può cancellare la miseria di 5 gol fatti fin qui in campionato.

    A Pato gli estimatori non mancano, dal suo maestro Carlo Ancelotti, ad Arsene Wenger dell’Arsenal, fino allo stesso Roberto Mancini del City. Una domanda però nasce spontanea, chi ancora crede in lui? Chi potrebbe investire in un calciatore di 22 anni che negli ultimi 2 anni ha subito infortuni che l’hanno costretto ai box per quasi 12 mesi? Fino a tre anni fa Pato era considerato una promessa del calcio mondiale. A distanza di 36 mesi stridono le profezie di Ancelotti prima e Leonardo poi, che avevano affermato di vedere il Papero prossimo Pallone d’oro, con un potenziale maggiore a quello del suo vecchio compagno di squadra Kaka. La carriera di Pato è destinata a concludersi nel modo più assurdo oppure una nuova luce investirà il numero 7 rossonero?

    Tutto Milan
    Barcellona Milan Pagelle e video highlights
    Da Ovrebo a Kuipers qualche aiutino per gli extraterrestri

  • Milan, Berlusconi III. Sarà il presidente onorario

    Milan, Berlusconi III. Sarà il presidente onorario

    A volte ritornano. Berlusconi è stato eletto per acclamazione presidente onorario del Milan dal consiglio di amministrazione rossonero.

    L’ex primo ministro  italiano torna a essere il numero uno della società di Via Turari per la terza volta in 25 anni.

    Una storia di grandi successi e imprese memorabili, che lo hanno reso uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio.

    Riviviamo i momenti più belli che hanno contraddistinto la lunga storia d’amore fra il Milan e Berlusconi.

     

    CALCIO TOTALE – Tre anni dopo il suo arrivo, 24 marzo 1986, la squadra rossonera era diventato il dream team del calcio mondiale. Fondamentale la sua intuizione di ingaggiare l’allora sconosciuto Arrigo Sacchi, che alla sua prima stagione vinse lo scudetto grazie ad una rimonta incredibile sul Napoli di Maradona. Nei due anni successivi il Milan trionfò in Europa conquistando due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Il calcio totale del tecnico italiano, futuro ct della Nazionale azzurra, diventò il simbolo di quel Milan considerato una delle squadre più forti di sempre.

    ERA CAPELLO – Concluso il ciclo di Sacchi, Berlusconi ebbe un’ulteriore colpo di genio affidando la panchina a Fabio Capello. Era il Milan degli Imbattibili, un primo triennio concluso con l’indimenticabile double della stagione ’93-94, scudetto e trionfo in Europa (memorabile 4-0 al Barcellona di Cruijff in finale). Nel ’95-96 Capello lasciò la panchina del Milan vincendo il quarto scudetto in cinque anni.

    ARRIVA ANCELOTTI – Dopo una parentesi non particolarmente esaltante che vide i ritorni di Sacchi e Capello, nella stagione 2001-2002 arrivò Carlo Ancelotti. L’anno successivo conquistò il successo in Champions League nella finale tutta italiana contro la Juventus di Lippi all’Old Trafford, per poi vincere lo scudetto nella stagione seguente. Nel dicembre 2004 Berlusconi lascia la presidenza per via dell’incompatibilità con la sua carica di primo ministro italiano. Tornerà nella stagione 2006-2007, facendo in tempo a celebrare il successo dei suoi giocatori nella storica rivincita di Atene contro il Liverpool, che al momento resta l’ultimo successo in Coppa Campioni del Milan. Nel 2008 lascia la società sempre per a causa dei suoi impegni istituzionali. A marzo del 2011 celebra i 25 anni di presidenza rossonera.

    silvio berlusconi | © Claudio Villa/Getty Images

    VAN BASTEN IL PIU’ GRANDE – Fra i calciatori che rimarranno nel cuore di Berlusconi un posto d’onore spetta a Marco Van Basten, forse il più grande calciatore che il Milan abbia mai avuto. Memorabile il trio olandese costituito da Van Basten-Gullit-Rijkaard, che hanno reso grande la squadra rossonera durante gli anni ’90. Berlusconi ha visto i suoi calciatori vincere il Pallone d’oro per 7 volte, con Van Basten autentico dominatore (3). Infine una menzione speciale per due colonne rossonere che sotto la sua gestione sono diventate delle vere icone del calcio italiano, Franco Baresi e Paolo Maldini, quest’ultimo vincitore di tutti i trofei dell’era Berlusconi.

    Riepilogo successi Milan con Berlusconi presidente
    Scudetti: 8
    Coppe Campioni: 5
    Coppe Intercontinentali: 3
    Supercoppe Italiane: 6
    Supercoppe Europee: 5
    Coppa Italia: 1

    Totale trofei: 28

  • Barcellona solo tiki taka, il Milan con più speranze al Camp Nou

    Barcellona solo tiki taka, il Milan con più speranze al Camp Nou

    Termina sul punteggio di 0-0 l’andata dei quarti di Champions League fra Milan Barcellona. A San Siro è dominio blaugrana, ma il Milan riesce a conquistare un insperato pareggio. Qualsiasi discorso qualificazione è ora rinviato al match di ritorno in Spagna. I rossoneri dopo un ottimo avvio possono recriminare per le occasioni sprecate da Robinho e Ibrahimovic. Gli uomini di Guardiola ancora una volta giocano una partita strepitosa, e il possesso palla blaugrana fa infuriare il presidente Berlusconi. La girandola di sostituzione nella ripresa non cambia il risultato finale di parità. Fra i rossoneri da sottolineare la grande prestazione di Nesta e capitan Ambrosini, mentre delude ancora una volta Ibra. Nel Barcellona non smette mai di stupire Messi, mediocre invece la prova di Sanchez.

    PRIMO TEMPO – I primi 10′ minuti vedono un Milan arrembante. Pressing totale fin nell’area blaugrana, e gli uomini di Guardiola vanno in tilt. L’occasione più ghiotta del primo tempo capita prima a Boateng ma sopratutto a Robinho, con il brasiliano che spreca una palla incredibile calciando alto da posizione favorevolissima. La squadra di Allegri alla prima offensiva catalana tira i remi in barca e dal pressing iniziale passa al catenaccio made in Italy, facendo mandare su tutte le furie il presidente Silvio Berlusconi.

    Il Barcellona diventa padrone assoluto del campo, grazie al trio delle meraviglie composto da Messi, Xavi e Iniesta, ed è soltanto un miracolo che Abbiati riesca a non subire gol durante la prima frazione di gioco. I blaugrana possono inoltre recriminare per il rigore non concesso a Sanchez durante il 16° minuto, con Abbiati che entra in ritardo sull’ex attaccante dell’Udinese, ma il fischietto svedese Eriksson fa segno di proseguire. Per il Milan l’ultima chance dei primi 45′ capita a Ibra, che lanciato da un passaggio illuminante di Seedorf colpisce di sinistro in maniera troppo timida, rendendo così facile il compito a Valdes. Al termine del primo tempo il dato sul possesso di palla è piuttosto inquietante, con il 65% a favore del Barca. Fallita la missione del Diavolo, stavolta il padrone del giuoco (Berlusconi’s copyright) è l’avversario.

    zlatan ibrahimovic | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    SECONDO TEMPO – Allegri prova a cambiare le carte in tavola, gettando nella mischia El Shaarawy togliendo uno spento Robinho. San Siro approva la scelta. Il Barcellona prosegue il suo cammino ed il Milan attende sulle corde come un pugile battuto. Emblematica l’espressione di Nesta dopo l’ennesimo fallo su Messi, come a voler dire: chi lo ferma questo? Guardiola capisce che è il momento di punire i rossoneri, rinforzando il reparto offensivo con la sostituzione del giovane Tello per Iniesta. A sorpresa Allegri risponde togliendo dal campo Boateng, non ancora meglio, per Emanuelson, con l’olandese che ha subito l’opportunità di involarsi verso l’area di rigore avversaria ma finisce per dribblarsi da solo.

    Oltre ad accusare chiari segni di stanchezza, la squadra di casa perde anche Nesta, fino a quel momento uno dei migliori in campo insieme al capitano Ambrosini. Il difensore centrale viene sostituito da Mesbah, con Bonera che si sposta al centro della difesa e Antonini che scala a destra. Fuori anche un evanescente Sanchez, dentro Pedro. Nonostante un avvio incoraggiante i blaugrana sembrano faticare più del previsto per trovare la via del gol, il Milan però neanche prova ad affacciarsi oltre la metà campo. San Siro incoraggia i propri beniamini spingendoli alla ricerca del gol vittoria, senza trovare risposte positive dal campo. Nel finale brivido Tello, il quale si avventa sulla ribattuta di Abbiati dopo la conclusione di Messi ma Antonini salva il risultato, immolandosi in scivolata.

  • Milan, Pato in bilico. Torna di moda Tevez

    Milan, Pato in bilico. Torna di moda Tevez

    Al Milan tiene banco il caso Pato. Il brasiliano lunedì volerà negli Usa dove verrà seguito da un nuovo guru del settore. Nonostante le rassicuranti esternazioni di Adriano Galliani, il futuro del Papero appare lontano da Milanello. L’ad rossonero non ha fatto nulla per nascondere la propria ammirazione per Carlos Tevez, tornato a giocare in Premier e subito protagonista nel match vinto contro il Chelsea di Di Matteo. Oltre all’Apache il Milan segue da vicino anche l’evolversi della situazione Van Persie, il cui contratto scade a giugno del 2013. In ogni caso Galliani avrebbe già allacciato i discorsi con il Catania per  completare l’acquisto di Maxi Lopez quest’estate. Tra il Milan e Pato sarà ancora amore?

     

    PATO – Gli infortuni che hanno colpito il numero 7 rossonero rappresentano un vero e proprio rebus, e nonostante l’intervento dei più grandi specialisti l’attaccante brasiliano continua a restare fermo ai box. In questa stagione ha totalizzato soltanto 11 presenze in campionato, realizzando un solo gol. Da quando è approdato in Italia, il 22 enne ha subito 13 infortuni gravi, quasi tutti a livello muscolare. Il miglior Pato è stato proprio quello della stagione 2008-2009, l’ultima che ha visto Carlo Ancelotti sedere sulla panchina del Milan, quando venne schierato in 36 occasioni realizzando 15 gol (fin qui il miglior score del brasiliano in Serie A). Dall’arrivo di Leonardo all’avvento di Allegri, il Papero in quasi 3 anni ha disputato meno di 60 incontri in campionato, praticamente la metà di quelli disponibili.

    Sebbene la carta d’identità induca a riflettere bene prima di una cessione avventata, in Via Turati non hanno avuto particolari remore nell’imbastire la duplice trattativa che avrebbe permesso l’arrivo di Tevez in rossonero e l’approdo di Pato a Parigi, dove ad aspettarlo a braccia aperte c’era il maestro Ancelotti insieme a Leonardo. L’affare saltò a causa dell’intervento presidenziale, con Berlusconi primo tifoso del “genero” e preoccupato dalle bizze dell’argentino. Da gennaio ad oggi il verdeoro si è bloccato per altre due volte, disputando la miseria di due incontri, quanto basta per convincere anche il tifoso più scettico. Il viaggio negli Usa del Papero è da leggersi in chiave mercato, perché al Milan c’è l’assoluta necessità di mostrare un Pato sano per l’ultima parte di stagione, affinché l’interesse e il prezzo del giocatore rimangano alti. Il Psg rimane alla finestra.

    alexandre pato | © Valerio Pennicino/Getty Images

    TEVEZ – La punta del City rimane in cima alla lista dei desideri di Galliani. L’assist per Nasri nell’ultimo incontro di campionato sarà stato tuffo al cuore per l’ad rossonero, da sempre estimatore dell’argentino. Il flirt tra Tevez e il Milan potrebbe sbocciare nuovamente in estate, quando i rossoneri avranno la possibilità di presentarsi adeguatamente al cospetto della dirigenza inglese, forti della sempre più probabile cessione di Pato al Psg.

    VAN PERSIE – Non è però tramontata nemmeno l’ipotesi Van Persie. L’olandese dell’Arsenal non ha ancora rinnovato il proprio contratto (in scadenza nel 2013 ndr)  con i Gunners, e qualora il club londinese non dovesse centrare la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, l’attaccante olandese potrebbe salutare Londra e offrirsi ad una nuova squadra. Su Van Persie non c’è soltanto il Milan. La stagione fin qui straordinaria del giocatore ha suscitato l’interesse dei più grandi club europei, fra cui Real Madrid e lo stesso City di Roberto Mancini.

     

    MAXI LOPEZ – Da non sottovalutare infine il futuro dell’ex Barcellona. L’argentino sta facendo di tutto per conquistare la considerazione di mister Allegri, e le ottime prestazioni fin qui disputate (Udine, Torino) sembrano aver convinto Galliani nell’acquistare a titolo definitivo il cartellino dell’etneo, potendo contare sugli ottimi rapporti con la società del Catania e il direttore sportivo Lo Monaco.

  • Milan, Ronaldo tradisce Berlusconi “la Serie A non mi piace”

    Milan, Ronaldo tradisce Berlusconi “la Serie A non mi piace”

    I have a dream, Milan. Ronaldo no. Brusco risveglio per Berlusconi che incassa il “benservito” dall’asso del Real Madrid, dopo i preliminari dei giorni scorsi. Il sogno presidenziale si frantuma nella sala stampa del Bernabeu, alla vigilia della sfida di Champions League che vede gli spagnoli affrontare il Cska (1-1 in Russia nel match d’andata). Prima una battuta, poi la faccenda si fa seria e la stoccata al campionato italiano è degna di un Montano d’altri tempi. Evidentemente il libro del destino non ha riservato pagine rossonere per il Blancos, anche se il calcio in più di un’occasione ha mostrato la propria imprevedibilità.

    FINE CORSA – Neanche il tempo di allungare il sogno per qualche ora ed ecco che la sveglia del mattino ridesta i tifosi del Milan. Non sempre i sogni si avverano, specie se di mezzo c’è il denaro. Il treno dei desideri allestito Milanello non partirà mai. Il sex appeal del Diavolo si sta ancora leccando le ferite, quello di Ronaldo è un due di picche che non passa inosservato. L’unica consolazione per il club rossonero è la motivazione con cui CR7 glissa l’interesse di Berlusconi, la Serie A. Banale? Forse sì, ma preoccupa il fatto che uno dei più grandi calciatori in circolazione ritenga il nostro Paese di un livello inferiore.

    cristiano ronaldo | © JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images

    DECLINO? – Per un ventennio siamo stati il centro del pianeta, calcisticamente parlando. La Serie A non temeva confronti, tutti i più grandi campioni volevano giocare nel “campionato più bello del mondo”. Ci si sveglia cinque, sei anni dopo con una realtà totalmente differente. Cosa è successo? Che un Eto’o sceglie di andare all’Anzhi, Kakà sceglie la Spagna, Shevchenko l’Inghilterra. Chi per un progetto affascinante, chi per il blasone, chi per la lingua. A questo aggiungiamoci anche stadi ultra-moderni, con musei ecc (sebbene fatichiamo a credere che nel Daghestan ci sia un impianto più bello di San Siro ad esempio). Risultato? Eto’o gira con una Ferrari in mezzo alla steppa russa, Kakà ha vinto una Coppa del Re in 3 anni al Real, e Shevchenko è tornato là dove aveva iniziato (a Kiev, passando prima per Milano). Che cosa spinge i grandi calciatori a stare alla larga dal nostro campionato? Gli stadi forse sono soltanto un pretesto, il prestigio dei club idem. In fondo è semplice la risposta, il denaro.

    CHIEDERE TROPPO – Avere Ronaldo al Milan era forse chiedere troppo, anche al plurimilionario Berlusconi, il quale non ha nulla da invidiare agli sceicchi arabi o magnati russi. Le dichiarazioni post-Arsenal avevano fatto sognare più di un tifoso rossonero. Non si può parlare però di delusione, perché in fondo quel minimo di razionalità presente anche nel fan più entusiasta reindirizzava i piedi al suolo terrestre, evitando così qualsiasi atterraggio lunare, sebbene siano stati in tanti questi giorni a voler emulare Armstrong. Fra poco meno di 4 mesi Milanello aprirà i cancelli per accogliere nuovi calciatori come ogni estate. Ronaldo non arriverà, però l’acquisto di un Tevez o Van Persie non verrebbe considerato come un delitto. E Berlusconi? Forse questa notte chiuderà gli occhi e proseguirà il sogno da dove si era concluso l’ultima volta, perché sognare non costa nulla.

  • Milan, Berlusconi sogna Ronaldo. Ibrahimovic al Real Madrid?

    Milan, Berlusconi sogna Ronaldo. Ibrahimovic al Real Madrid?

    Cristiano Ronaldo al Milan con Pato, il sogno di Berlusconi. Anche ieri, al termine del successo casalingo contro il Lecce, non è mancato il riferimento all’asso portoghese del Real Madrid, per il quale evidentemente c’è qualcosa di più che una semplice stima professionale. Qualcuno diceva che i sogni son desideri, volendo scomodare la massima autorità della psicanalisi. Altri hanno reso tale affermazione meno romantica e più esplicita, volere è potere. Bene, fin qui tutto semplice. Berlusconi vuole Ronaldo, CR7 sarà a Milanello la prossima stagione. Alt, ma questo è fantacalcio. Certo che Ibra però..

    SENZA PUDORE – In tempi non sospetti il patron rossonero aveva rivelato al grande pubblico ciò che lo ossessiona nelle notti di Arcore. E come una sorpresa dentro l’uovo di Pasqua ecco il nome del più insospettabile, Cristiano Ronaldo. Ultimamente il Blancos aleggia tra le stanze del centro sportivo rossonero, almeno quelle che non hanno subito i lavori di ristrutturazione dall’Allegri muratore. Il primo d’aprile è relativamente lontano, ma quello che più colpisce in tutta la vicenda è il fatto che a esporsi sia il presidente in prima persona. Semplice esca per la prossima campagna d’abbonamenti oppure un interesse concreto?

    cristiano ronaldo | © CRISTINA QUICLER/AFP/Getty Images

    IL DIO DENARO – Se tre indizi fanno una prova, Ronaldo non vestirà la maglia rossonera, almeno non in un prossimo futuro. Il cartellino del giocatore fuori portata anche per un club come il City, uno stipendio stellare da 9,5 milioni di euro all’anno (19 milioni lordi), e la militanza nel club più prestigioso al mondo, il massimo per ogni calciatore. I primi due ostacoli hanno come comune denominatore il dio denaro, mentre per il terzo il Milan può ancora dire la sua, anche perché rimane il club che nella storia ha vinto il maggior numero di trofei a livello europeo. Sebbene appare altamente improbabile che Ronaldo non vinca nulla nemmeno quest’anno (la Liga è ormai tra le mani del Real), lo stesso Perez dovrebbe essere convinto a suon di milioni per lasciar andare via il suo campione più rappresentativa, e il Milan al momento non sembra garantire quelle condizioni economiche che possano far vacillare il numero uno dei Blancos.

    SCAMBIO POSSIBILE? – Dalla loro i rossoneri hanno un importante asso nella manica capace di sbaragliare le carte in tavolo, quel Zlatan Ibrahimovic che a Madrid ritroverebbe il suo grande estimatore, Jose Mourinho. L’attaccante del Milan negli ultimi tempi sta lanciando dei messaggi più o meno espliciti alla dirigenza di Via Turati, tenendo un comportamento già noto ai suoi ex tifosi dell’Inter. Nonostante le smentite di rito, le dichiarazioni bomba dello svedese dirette ad Allegri dopo il match di Londra non sono passate inosservate, e ricordano da vicino i battibecchi avuti con Mancini all’epoca della sua avventura nerazzurra. Oltre al “mal di pancia” del girone d’andata, è da registrare anche la richiesta di aumento contrattuale avanzata dall’agente Raiola all’ad Galliani, classica strategia che lascia intravedere nubi sparse all’orizzonte del cielo rossonero. Allo stato attuale uno scambio Ronaldo-Ibrahimovic pare più vicino alla fantascienza rispetto alla realtà, ma nel calcio si sa, nulla può essere dato per scontato.

  • Ibrahimovic arrabbiato? Galliani “meglio per il Milan”

    Ibrahimovic arrabbiato? Galliani “meglio per il Milan”

    Ibrahimovic è arrabbiato? No problem, anzi. Questo in sintesi il pensiero di Galliani, espresso questa mattina all’arrivo in Lega. La paura londinese non è stata fatta salire sull’aereo che ha riportato i rossoneri sani e salvi a Londra, e il viso tirato a lucido dell’ad milanista era quello delle giornate migliori. Forse il consiglio del mind the gap non è stato pienamente ascoltato, ma dopotutto nel calcio contano i risultati e non delle inutili quanto noiose divagazioni filosofiche sulla metropolitana inglese.

    Qualcuno però non l’ha dovuta pensare così, e sul vuoto rossonero contro l’Arsenal si è posto più di un interrogativo, trovando in fretta sia la risposta che il colpevole.

    IBRAHIMOVIC, L’ESTETA – La metamorfosi di Ibra è sotto gli occhi di tutti. In campo non gioca più da solo, e l’egoismo di quando era in nerazzurro è un concetto che non ritroviamo in nessuna delle partite giocate di questa stagione. Ai tempi dell’Inter una qualificazione come quella contro l’Arsenal due giorni fa sarebbe stata accolta in maniera trionfalistica dall’attaccante di Malmoe, anche perché i quarti di Champions League fino ad oggi rappresentano un qualcosa di abbastanza raro nella carriera dello svedese. Desta quindi scalpore come il numero 11 del Milan sia riuscito ad arrabbiarsi per la prova generale della squadra all’Emirates Stadium, senza neanche trovare un sorriso per il traguardo raggiunto. Perché? Il motivo rimane piuttosto oscuro, o forse prevedeva già che, il giorno dopo, il paragone con Messi avrebbe fatto capolino su tutti i quotidiani sportivi, senza però immaginare in alcun modo la manita de Dios.

    zlatan ibrahimovic | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    BORDATA SU ALLEGRI – Non c’ha pensato su due volte nel battere una punizione contro Allegri, scagliando una bordata che il tecnico rossonero avrà faticato e non poco nel trattenerla. Oggetto di discordia il tridente schierato dal mister, che a detta dello svedese, avrebbe avuto come conseguenza non secondaria il suo vagabondare senza meta durante tutti i 90′. Quindi secondo la versione di Ibra, la sua prestazione incolore sarebbe da attribuire esclusivamente alle tre punte schierate da Allegri. Che fortuna! potrebbe esclamare qualcuno dei tifosi del Diavolo, che magari pensava fosse colpa dello scoglio psicologico “european nights”, insuperabile dal titanic svedese, sebbene il mare debba essere particolarmente affine a chi è nato nella penisola scandinava.

    GALLIANI E’ CONTENTO – Il paradosso di tutta la vicenda è la risposta di Galliani, che si è detto felice di un Ibrahimovic arrabbiato, confidando in una non meglio precisata cabala, secondo la quale quando l’attaccante rossonero è adirato fioccano i gol (chiedere informazioni al Palermo e ad Aronica). Il sorriso di Galliani investe anche Allegri, velatamente criticato nei minuti successivi al triplice fischio dello sloveno Skomina. Al tecnico viene riconosciuta l’attenuante degli infortuni a centrocampo, con Allegri che aveva a disposizione solamente tre calciatori in quel ruolo più Aquilani che rientrava da un lungo infortunio. Pace fatta quindi, i tortellini e il vino possono fare capolino sui tavoli di Milanello.

    IL SILENZIO DEL PRESIDENTE – Il post-Arsenal è mancante di un tassello, e non di poco conto. In passato i tifosi del Diavolo erano abituati alle bacchettate di Silvio Berlusconi, che incurante del risultato finale coglieva sempre l’occasione di ricordare la missione del Milan, “essere padrone del campo e vincere attraverso il bel giuoco”. Ultimamente poi al diktat presidenziale si è aggiunto anche il nome del Barcellona, il cui tique-toque deve essere preso come modello e trapiantato sul prato di San Siro. Un’operazione calcistica non certamente facile, anche perché il principale medico chiamato ad effettuarla non ha nel proprio curriculum vitae tale intervento. La risposta di Allegri è stata già inviata ad Arcore, francobollo di Milanello compreso, e recitava all’incirca così: “il Barcellona non si imita, si batte”

  • Milan – Juventus, polemiche e veleni con rissa finale

    Milan – Juventus, polemiche e veleni con rissa finale

    Non si placano le polemiche dopo la sfida scudetto tra Milan – Juventus di ieri sera, conclusasi con il risultato di 1-1. La rete annullata a Muntari nel corso del primo tempo, che avrebbe portato i rossoneri sul 2-0, ha acceso gli animi dentro e fuori dal rettangolo di gioco, con la rissa finale che ha coinvolto Chiellini e Ambrosini.

    Galliani ha incarnato all’ennesima potenza il malcontento del Diavolo, rendendosi protagonista di un intervallo da censura negli spogliatoi di San Siro. Nel post-partita Allegri si è servito dell’ironia per l’episodio incriminato, sebbene non si sia fatto scappare una frecciata al rivale bianconero. Dall’altra parte Conte ha cercato di stemperare le tensioni, sottolineando però come gli errori dell’arbitro si siano bilanciati con l’annullamento della rete di Matri prima che lo stesso attaccante segnasse la rete del pareggio. Infine Berlusconi ha invocato l’utilizzo della tecnologia, dicendosi dispiaciuto del risultato ma rimanendo ottimista sul futuro in campionato.

    FURIA GALLIANI – Pochi secondi dopo il fischio finale del primo tempo, Galliani è sceso giù negli spogliatoi inveendo contro Nicchi (il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri) per poi scagliarsi contro il responsabile della comunicazione bianconera, Claudio Albanese, colpevole secondo l’amministratore delegato rossonero di chiamare i giornali per lamentarsi degli arbitri. In seguito è arrivato il turno di Conte, al quale Galliani si è complimentato ironicamente per le sue lamentele contro la classe arbitrale nelle ultime settimane. Infine il numero due della società di Via Turati avrebbe inveito su Tagliavento. Per quest’ultimo episodio l’a.d. della Juventus Marotta ha fortemente protestato, domandando ad Albanese se in quegli istanti fosse presente qualcuno della Procura federale.

    rissa milan juventus | © Dino Panato/Getty Images

    RISSA CHIELLINI-AMBROSINI – Se non bastasse alla fine della partita il capitano del Milan si è lanciato contro il difensore bianconero per regolare i conti, con i due che sono finiti ben presto alle mani e neanche l’intervento di Conte è riuscito a sbollire la tensione fra i due giocatori. La rissa ha visto coinvolti anche Van Bommel e Mexes. Il francese rischia una lunga squalifica per il pugno rifilato a Borriello durante i secondi 45′ minuti di gioco, quando ha assestato un pugno al proprio ex compagno di squadra alla Roma senza essere visto dalla terna arbitrale. Non è del tutto remota anche una squalifica sia per il capitano del Milan e il difensore centrale della Juventus.

    ALLEGRI E CONTE – L’allenatore dei rossoneri si è mostrato sorridente difronte ai giornalisti al termine della partita, dicendosi in ogni caso soddisfatto della prova dei suoi uomini, affermando però che il risultato della gara sia stato falsato dall’errore del guardalinee Romagnoli (lo stesso che annullò una rete regolare di Seedorf nel match pareggiato al Franchi contro la Fiorentina quest’anno per un fuorigioco inesistente). Sempre Allegri ha dichiarato che “è sempre meglio star zitti”, riferendosi apertamente sia a Beppe Marotta che Conte. Il tecnico dei bianconeri ha glissato sull’episodio che l’ha visto coinvolto con Galliani, al quale avrebbe risposto “da che pulpito, qui è la mafia”, cercando di abbassare i toni della polemica e facendo in primis autocritica per il clima incandescente venutosi a creare nei giorni precedenti la sfida.

    BERLUSCONI VUOLE LA TECNOLOGIA – Dispiaciuto sì ma non arrabbiato. Questo in sintesi il Berlusconi-pensiero al termine del big-match di ieri sera, iniziato con le dichiarazioni riguardo la squalifica di Ibrahimovic (“decisione non ingiusta ma vergognosa”). Sul gol-fantasma di Muntari il patron rossonero ha invocato l’aiuto della tecnologia per gli arbitri, in modo che le partite non possano venire falsate. Si è poi complimentato con la propria squadra, considerate anche le numerose assenze, e ha rivelato di non essere entrato negli spogliatoi della Juve come negli ultimi anni proprio per via della violenta diatriba mediatica scatenata dalle polemiche juventine nelle scorse settimane. Infine ha bacchettato Gigi Buffon, affermando che un portiere della Nazionale dovrebbe mostrare ben altro fair-play. Il numero uno bianconero aveva dichiarato in precedenza di non essersi accorto che il pallone fosse entrato, ma in ogni caso non avrebbe aiutato l’arbitro Tagliavento nel correggere la decisione a favore del Milan.

    VIDEO RISSA AMBROSINI CHIELLINI 

    [jwplayer config=”60s” mediaid=”125904″]