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  • Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.

    Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.

    Maurizio Zamparini
    Zamparini, presidente del Palermo © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.

    FIORENTINADiego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.

    GENOAEnrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.

    INTERMassimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).

    JUVENTUSAndrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.

    LAZIOClaudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.

    MILANSilvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.

    NAPOLIAurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.

    PALERMOMaurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.

    SAMPDORIARiccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.

    UDINESEGiampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).

  • Mediaset Al Jazeera insieme per il nuovo Milan

    Mediaset Al Jazeera insieme per il nuovo Milan

    Nonostante le smentite che continuano ad arrivare da Via Turati (l’ultima di Galliani a Sportitalia ieri sera), il Milan d’Arabia sta prendendo corpo. Trovano conferme infatti le voci che vorrebbero Al Thani interessato ad una collaborazione fra Mediaset Al Jazeera. Che gli arabi abbiano una marcia in più è sottolineato ancora una volta dalla prima pagina di oggi della Gazzetta dello Sport “il Milan drizza le antenne”. Il riferimento è ad Al Jazeera, l’emittente araba di proprietà della famiglia Al Thani. L’idea di Berlusconi è quella di stringere un’alleanza duratura con Al Jazeera, in modo da rivitalizzare  un’azienda, quella di Mediaset, pesantemente danneggiata dal Lodo Mondadori della scorsa primavera, che fra le altre cose non ha potuto non incidere sulle casse rossonere. D’altronde Al Thani, già proprietario di Paris Saint Germain e Malaga, non dovrebbe avere grande interesse nell’acquistare il 30% delle quote azionarie del Milan, in un campionato come quello italiano costantemente in perdita dal punto di vista finanziario.

    Mediaset appare quindi il reale motivo che ha fatto scoccare la scintilla tra il Milan e al Thani, con Berlusconi ben felice di ricevere una nuova e vivace liquidità dal mondo arabo. Uno scambio che ben si sposa con la volontà e i desideri di entrambe le parti in causa. Da una parte abbiamo il Milan che riceverebbe in un colpo solo una cifra pari a 250 milioni di euro. C’è poi anche la questione stadio, il sogno di Barbara Berlusconi, un desiderio che verrebbe esaudito dai nuovi soci.

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    Bein Sport, gruppo sportivo di Al Jazeera, insieme a Mediaset Premium? ©Franck Fife/AFP/GettyImages

    Dulcis in fundo arriviamo a Mediaset. Il colosso televisivo italiano, il vero impero su cui Berlusconi ha costruito tutte le sue fortune, riceverebbe una nuova spinta dal ricco partner arabo. Possiamo anche ipotizzare una collaborazione proficua con le due reti sportive, Premium da una parte e Bein Sport dall’altra, che porterebbe in Italia nuovi eventi sportivi fino qui impensabili per il pubblico italiano, abituato negli ultimi anni al monopolio di Sky in campo satellitare.

    VIDEO IN CUI I RAGAZZI DEL MILAN FESTEGGIANO GLI 8 ANNI DI AL JAZEERA (OTTOBRE 2011)
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  • Milan d’Arabia, Berlusconi vende il 30% per 250 milioni

    Milan d’Arabia, Berlusconi vende il 30% per 250 milioni

    Per la cessione del 30% del Milan Berlusconi riceverà 250 milioni da Al Thani, presidente del Qatar. La rivoluzione in casa rossonera è ormai pronta. I nodi iniziano a venire al pettine, il caos che regna a Milanello prende forma. Via Turati prepara gli abiti da sera, quelli per le grandi occasioni. Tra non molto il Milan potrebbe subire un cambiamento epocale. Berlusconi, il presidente più vincente della storia rossonera, ha finalmente deciso di cambiare marcia. Non sarà lui però a investire nuovamente nel Milan, ma qualcun’altro. A Milano c’è voglia di rivoluzione, la primavera araba è alle porte. La Gazzetta dello Sport in edicola questa mattina mostra il nuovo Berlusca arabo. Un’immagine, seppur ritoccata: quanto basta per riaccendere gli animi dei tifosi milanisti, rimasti in balia degli eventi dopo le top-cessioni d’estate. Il futuro torna ad essere sereno in casa Milan, dopo l’inizio shock di questo inizio di campionato.

    No non può finire così qualcuno troverò e rinascerò cantava Eros Ramazzotti qualche anno fa. Musica e parole che si adattano in toto alla situazione in fieri del Diavolo rossonero. Quel qualcuno Berlusconi l’ha trovato e si chiama Hamad bin Khalifa Al Thani. Le ultime due parole suonano familiari agli appassionati di calcio. Si tratta infatti dello stesso presidente di Paris Saint Germain e Malaga. Fra le altre cose la famiglia Al Thani detiene il controllo anche di Al Jazeera. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a rendere il tutto più appetibile per Berlusconi. Perché stringere un’alleanza con Al Thani significherebbe avere tra le mani un’ingente liquidità per la rifondazione della squadra, uno stadio nuovo e una collaborazione proficua tra Al Jazeera e l’impero Mediaset. Quello che può definirsi un autentico jolly per la società rossonera e il presidente storico del club. Forse il silenzio dall’alto sta per giungere ad una tregua. Fin qui Berlusconi ha parlato pubblicamente in due occasioni ben precise: dapprima il bluff sui canali di Sportitalia (conferma di Thiago Silva) e qualche settimana più tardi davanti a Milan Channel per sottolineare come le cessioni di Ibra e Thiago fossero inevitabili. Volendo essere pagani e dare fiducia al “non c’è due senza tre”, Berlusconi è chiamato adesso all’attesa terza volta. Quale occasione migliore per annunciare al mondo la rivoluzione araba?

    Italian Prime Minister Silvio Berlusconi
    Berlusconi incontra nuovamente Al Thani | ©VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images

    Sullo sfondo non dimentichiamo infine la campagna di Russia che ha visto protagonista lo stesso Berlusconi domenica scorsa. Ufficialmente la visita in Russia ha avuto come ordine del giorno il compleanno di Putin. Ufficiosamente però il presidente del Milan avrebbe trattenuto rapporti con diversi magnati russi. Le cronache nostrane hanno descritto due possibilità. La prima corrisponde al proprietario dell’Amkar Perm, un tale oligarca russo non meglio precisato che verrebbe ad offrire 500 milioni di euro per entrare in società. L’altro scenario ipotizzato qui in Italia prevede invece l’ingresso di Oleg Deripaska. Sconosciuto ai più, quest’ultimo secondo la rivista Forbes è il nono uomo più ricco al mondo. Come ovvio che sia in questi casi, Galliani ha prontamente smentito entrambe le piste. In ogni caso quella araba ad oggi rappresenta l’ipotesi più realistica e sensata, sia per i tifosi del Milan che sopratutto per il patron dei rossoneri.

  • Nuovo Milan, Galliani a New York per convincere Guardiola

    Nuovo Milan, Galliani a New York per convincere Guardiola

    Guardiola al Milan non è più una barzelletta da raccontare agli amici sotto l’ombrellone mentre si prende l’ultimo sole d’agosto. Il clima è cambiato, l’atmosfera è più seria, secchielli e palette lasciano il posto ai spenti uffici borghesi, dove tra una pausa e l’altra si legge la prima pagina di Google News e si scopre che un nuovo Milan sta nascendo. Sponda rossonera, la più malata, che nel giro di un mese si è riscoperta improvvisamente piccola. Una crisi tecnica senza confini, culminata nella furente sconfitta contro l’Inter domenica scorsa, nonostante gli odiati cugini nerazzurri abbiano giocato in dieci uomini per 45′ minuti, per un totale di 87′ minuti di difesa ad oltranza. Il silenzio dei colpevoli sembra una volta per tutte terminato. Il Berlusconi russo è pronto a purgare il Milan, iniziando dalla figura di Allegri, proseguendo poi chissà dove. La fermata, la luce in fondo al tunnel, è a New York e si chiama Joseph Guardiola.

    Dopo le felicitazioni a Putin nello scorso weekend, Berlusconi è pronto a riprendersi il Milan. Il suo vuole essere un ritorno in grande stile, un po’ come quello che vide protagonista Neil Amstrong con il suo Apollo 11 nel lontano ma allo stesso tempo storico ’69. Se fosse stato per lui, Allegri forse avrebbe già da tempo lasciato Milanello (una data realistica sarebbe potuta essere il ritorno dei quarti di Champions contro il Barcellona, o perlomeno la seconda settimana di maggio). E’ stato Galliani a impedire il divorzio anticipato con il tecnico che aveva appena firmato il prolungamento del contratto fino al 2014. Senza dimenticare che Allegri fino a prova contraria fu scelto da Galliani in persona. Ora le fiches per Allegri sono quasi terminate. Al livornese rimane un ultimo all in disperato contro la Lazio all’Olimpico. E anche in caso di vittoria, il destino per Allegri è comunque segnato. L’ondata rossa(nera) di Berlusconi prima o poi lo travolgerà, è inevitabile.

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    Guardiola, il sogno proibito di Silvio Berlusconi | ©JOSEP LAGO/AFP/Getty Images

    E’ la stessa Gazzetta dello Sport in edicola stamani a intitolare “Via all’operazione Guardiola, Galliani andrà a New York“. Sempre la Rosea sottolinea quello che è stato il comando di Berlusconi all’ad rossonero: vai e convincilo. La carriera parla per Galliani, che raramente ha toppato in situazioni simili. Negli ultimi anni tornano alla memoria i vari Ronaldinho e Ibrahimovic, senza però dimenticare anche gente come Rivaldo, Rui Costa, Beckham e tante altre stelle che hanno scritto la storia recente del nuovo corso Milan. Guardiola rappresenta oggi una soluzione di completa rottura rispetto al passato-presente rossonero. La scelta presidenziale è una scelta che va al di là del curriculum. Guardiola significa progetto. Guardiola sarebbe dopo Sacchi e Zeman l’unico allenatore in Italia ad aver inventato calcio. Guardiola riporterebbe un entusiasmo che forse a Milano manca da quella finale contro la Steaua, quando una marea di 30-40-50 mila tifosi rossoneri invasero il Camp Nou per godere lo spettacolo unico di una squadra che rivoluzionò il modo di intendere il calcio (cit. Equipe: dopo aver visto il Milan questa sera, il calcio non potrà più essere lo stesso). Guardiola al Milan, il calcio in Italia non sarà più lo stesso.

  • Allegri all’ultima spiaggia, Lazio-Milan decisiva

    Allegri all’ultima spiaggia, Lazio-Milan decisiva

    Come riportato questa mattina dalla Rosea, il Milan è pronto ad esonerare Massimiliano Allegri. Il tecnico rossonero sarebbe arrivato alla sua ultima spiaggia quindi, il classico punto di non ritorno. Sarà Vladimir Petkovic il giudice supremo per il livornese, chiamato a decidere vita o morte per l’ex allenatore del Cagliari. L’ultima sconfitta nel derby ha riaperto una frattura evidentemente troppo profonda per essere tamponata dalla trionfale campagna di Russia. Anche il cambio di modulo e i piccoli progressi sul piano del gioco non sono bastati ad Allegri per allontanare la pesante scure che grava sul suo capo. C’è bisogna di un’altra impresa, come quella contro lo Zenit. Roma come San Pietroburgo, El Shaarawy in versione staliniana. Tutto vero?

    GALLIANI TESO – Il rapporto tra Allegri e Galliani non è più come un tempo. Dall’amichevole con la “Solbiatese-Real” fino alle ultime domande post-derby senza risposta. Tutti quesiti che l’amministratore delegato rossonero ha gentilmente indirizzato ad Allegri, che per salvare la panchina del Milan ha obbligatoriamente il dovere di dare un senso a domandequali: perché Boateng e Robinho non rendono più come nelle stagioni passate? Perché il Milan subisce sempre e solo sui calci piazzati? Perché il Milan è a due punti dalla zona retrocessione nonostante un organico comunque valido se non per lo scudetto ma almeno per i primi posti?

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    Allegri verso l’esonero, è pronto Tassotti | ©OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    OMBRA TASSOTTI – Con Allegri sulla graticola ritorna in auge il tormentone Tassotti. Qualora la squadra dovesse uscire sconfitta dalla trasferta di Roma contro la Lazio, il principale candidato a sostituire il tecnico livornese è proprio l’attuale vice rossonero. Tassotti resta la soluzione più “comoda”, anche perché mancano alternative in questo senso, almeno in questo momento della stagione.  Se per l’anno prossimo circola sempre più insistentemente il nome di Guardiola (di oggi la notizia che la moglie preferirebbe Milano all’Inghilterra), adesso il nome di Tassotti rappresenta la scelta più logica a livello ambientale e la più sensata sotto l’aspetto economico.

  • Milan addio scudetto. Il derby consiglia di pensare al futuro

    Milan addio scudetto. Il derby consiglia di pensare al futuro

    Milan addio scudetto, la sconfitta nel derby è difficile da digerire per i ragazzi di Allegri. Classifica alla mano, i rossoneri sono a rischio retrocessione. In quel di Milanello la bandiera bianca sventola prima che sia iniziato l’autunno. Dodici punti da recuperare sulla Juventus sono un’eternità per questo Milan. La squadra allo stato attuale delle cose non appare in grado di lottare per un posto in Champions. Di più, di questo passo il Diavolo rischia di rimanere escluso totalmente dall’Europa. Il ricordo va subito ai vari bis di Capello e Sacchi, dopo anni di trionfi in campo nazionale ed internazionale. Stagioni così si ripetono ciclicamente, quasi in maniera inevitabile. Dopo i fasti di Ancelotti e la breve parentesi Allegri, è ora di una nuova svolta. Una rivoluzione che abbracci corna e coda del Diavolo.

    CORNA – Mentre il Milan si disintegrava nel derby qualcuno se la spassava in Russia con l’adorato amico Putin. L’occasione era di quelle ghiotte: happy birthday Vladimir. La disaffezione del Presidente rossonero ha ormai raggiunto un punto di non ritorno. Non basta mandare Barbara al fianco di Galliani per mostrare la presenza della famiglia. Faccia, idee, soldi. Questo un Presidente deve fare, questo Berlusconi ha smesso di fare.

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    L’amarezza di un derby e la consapevolezza di cambiare pagina | ©OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    CORPO – Il buon Galliani stavolta deve fare il mea culpa. Troppi acquisti insensati a centrocampo (leggi De Jong, Traorè, Costant, Montolivo), spendendo una cifra tra ingaggi e stipendi che avrebbe consentito alla società rossonera di prendere l’unico reale fuoriclasse italiano in mezzo al campo (leggi Verratti). Cedendo Ibrahimovic, va da sé fare una riflessione tecnica che ha come unico esito possibile la cessione contemporanea di Boateng. Adesso che il trucchetto è stato svelato in pochi busseranno nuovamente al Milan per averlo. Se realmente si vuole puntare sui giovani, lo si faccia, subito. Questa, la prossima, e forse l’altra ancora, sono stagioni perfette per riaprire un nuovo ciclo. El Shaarawy e De Sciglio sono soltanto due nomi in mezzo ad un oceano di talenti, italiani e non, che hanno le potenzialità per vestire la maglia rossonera. Il Milan deve tornare a riscoprire i vari Sheva, Kaka, Thiago Silva (aggiungiamoci anche Pato), senza andare a prelevare gli scarti di squadre come il Genoa.

    CODA – Inevitabilmente c’è anche l’allenatore. Il cambio di modulo tanto auspicato è finalmente arrivato, però alcuni problemi sono rimasti. Cambi privi di senso, calci piazzati costantemente letali, controllo della panchina quantomeno discutibile, scelte di uomini (leggi Boateng) non più condivisibili in quella posizione (leggi trequartista). Tutte le rivoluzioni che si rispettino hanno bisogno del loro capo. E Allegri, da buon gestore qual è, non è la persona più indicata per questo passaggio storico.

  • Berlusconi rassicura Galliani “il migliore al mondo”

    Berlusconi rassicura Galliani “il migliore al mondo”

    Dopo le voci incontrollate dei giorni scorsi, è sceso in campo il Cavaliere Berlusconi per difendere l’immagine di un Milan sano e pacifico. Il numero uno dei rossoneri ha rispedito al mittente le malelingue che volevano Galliani al passo di addio, effetto di un amore ormai conclusosi tra lui e lo storico amministratore delegato. Fiducia incondizionata quella di Berlusconi nei confronti di chi da 26 anni è al timone di una tra le società più importanti in Europa e nel mondo, grazie anche al suo operato che negli anni è sempre stato apprezzato come uno dei migliori entro i confini nostrani. Il Cavaliere ha riconosciuto questo, sottolineando come Galliani sia uno dei “massimi manager calcistici a livello mondiale”. Oggettivamente possiamo anche convenire su quanto espresso da Berlusconi.

    Come dichiarato da molti ex rossoneri nella giornata di ieri, intervistati per rilasciare un’opinione sulle notizie circolate nelle ultime ore, per Galliani parla la bacheca dei trofei in Via Turati. Qualcuno potrebbe anche ricordare il fattaccio di Marsiglia, dove più di una persona il giorno dopo scrisse che a Galliani gli si fosse spenta più di una lampadina, ma un episodio (per quanto “storico”) non può intaccare un lavoro di oltre un quarto di secolo. Lo stile Milanè diventato unico. Sapienza con i media, trattative impossibili, colpi di teatro, un licenziamento ogni 10 anni, e possiamo continuare così per molte ore ancora. In tutto questo Galliani ha sicuramente svolto un ruolo fondamentale, se non decisivo. Però, lo dicevamo già ieri, qualcosa si è rotto.

    Galliani e Berlusconi, l’ultimo anno insieme? | ©Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images

    Luca Serafini, esperto di faccende rossonere, ha voluto dire la sua in merito alla vicenda di un possibile licenziamento di Galliani da parte dell’ex presidente del Consiglio. Serafini ha spiegato come i rapporti tra i due non siano più idilliaci da tempo, dal 2006 per esattezza, una data piuttosto significativa. Siamo nel post Calciopoli, il Milan invischiato insieme ad altri club di Serie A e a rischio retrocessione. Alla fine fu soltanto una penalizzazione in classifica, ma da allora in Berlusconi qualche tarlo iniziò a consumare il feeling tra lui e Galliani.

    Ciò che potrebbe davvero portare alla fine di un amore pluridecennale è il capitolo allenatore. In tal senso Massimiliano Allegri è il tecnico della discordia. Dopo l’esperienza fallimentare di Leonardo al Milan, Berlusconi avrebbe comunque voluto proseguire quella linea già impostata in passato, e che rispondeva al motto “il Milan ai milanisti”. Ancelotti docet, 8 anni forse irripetibili nel breve periodo, che però hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo dei dirigenti rossoneri. Allenatori preferibilmente provenienti da quel Milan sacchiano, con il Maestro a lanciare due dei tecnici che adesso sono considerati essere il meglio del made in Italy: Carlo Ancelotti e Antonio Conte (quest’ultimo non è mai stato a Milanello, ma l’avventura in Nazionale è stata particolarmente esaustiva).

    A Galliani è andata bene il primo anno, quando Allegri ha vinto lo scudetto, potendo comunque contare su un organico che non aveva forse pari in Italia. La scorsa stagione però non è andata poi così bene, specialmente se si ricordano le “smorfie” presidenziali durante il match contro il Barcellona a San Siro. L’inizio di questo campionato non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non è il solo Allegri a ballare quindi, anche Galliani rischia la poltrona.

  • Biesuz per Galliani, l’ultimo ribaltone del Milan berlusconiano

    Biesuz per Galliani, l’ultimo ribaltone del Milan berlusconiano

    Nella serata di ieri la Milano bene è stata squarciata da una notizia che se fosse vera avrebbe del clamoroso. Il Milan di Berlusconi è pronto all’ennesima rivoluzione. Dopo aver stravolto la squadra in estate, il numero uno di Via Turati si appresterebbe ad “eliminare” quello che da tutti è considerato come l’autentico best seller rossonero: Adriano Galliani. Il nome del sostituto c’è già, ed è Giuseppe Biesuz. Sconosciuto ai più, Biesuz è in realtà un personaggio già noto nell’imprenditoria italiana. Nato in Svizzera nel ’62, Biesuz si laurea all’Università di Venezia Ca’ Foscari e da lì in poi inizia un’ascesa tale da essere chiamato oggi come il Super Manager svizzero. Tra le sue cariche più prestigiose possiamo citare ruoli di primo piano in aziende come Bialetti Bialetti e Richard Ginori. Da tre anni invece è l’amministratore delegato del nuovo gruppo Trenord, nato dall’accordo fra Trenitalia e Ferrovie del Nord, dedito alla gestione del trasporto ferroviario nella regione Lombardia.

    LA REGIA DI BARBARA– Quando parliamo della famiglia Berlusconi non possiamo non dimenticare lei, Barbara. Entrata in società ormai nel gennaio del 2011, la figlia di Berlusconi ha sempre ricoperto un ruolo scomodo per Galliani. A fare i conti adesso non c’è più lo storico ad rossonero, ma deve dar rendere conto (oltre a Silvio) anche alla figlia adesso. Va da sé che già questa è una novità piuttosto importante all’interno dell’organigramma societario di Via Turati. E la notizia data in esclusiva ieri da Dagospia non può non essere ricollegata alla presenza di Barbara in società. Qualcosa si è rotto tra Galliani e Berlusconi. Dalla scelta di Allegri al pasticcio Pato dello scorso inverno, crepe che oggi possono trasformarsi in un terremoto di proporzioni inusuali in quel di Milanello.

    Giuseppe Biesuz, l’anti Galliani scelto da Berlusconi | ©Marco Luzzani/Getty Images

    ANNO ZERO – Che al Milan sia l’anno zero non è difficile intuirlo. E nemmeno il futuro è ormai così indecifrabile. Da una parte l’azzeramento tecnico della squadra, che perdendo Ibrahimovic e Thiago Silva ha praticamente cancellato in una settimana ciò che in gergo si chiama valore assoluto. Il licenziamento di Galliani sarebbe la ciliegina sulla torta, una torta da offrire in pasto a chi vorrà acquistare questo Milan nuovo di zecca, azienda non più in perenne perdita e con il bilancio tornato ad essere quantomeno in pareggio. Da Vismara a San Siro, passando per le maglie dei calciatori, aleggia un marchio troppo “pesante” per essere considerato come un main sponsor uguale agli altri. L’accordo con la Fly Emirates è il primo assaggio di quello che potrà essere il Milan in un prossimo futuro non lontano. Manca un ultimo tassello, essenziale, per l’arrivo degli arabi: lo spazio per un nuovo stadio di proprietà.

    DOMANDA – Una domanda però sorge spontanea. Come può uno come Giuseppe Biesuz sostituire Adriano Galliani? Che affinità può esserci tra il calcio e qualche caffettiera? O peggio, tra il calcio e le porcellane? D’accordo anche Galliani non arrivava da Coverciano o da Oxford, ma il co-fondatore di Canale 5 aveva sicuramente più titoli rispetto a uno svizzero che ha vissuto tra cucine e ceramiche.

  • Ferrero interessato all’acquisto del Milan?

    Ferrero interessato all’acquisto del Milan?

    Filtra clamorosa un’indiscrezione in questo fine settembre 2012: è la volta buona che Berlusconi abbandoni il Milan, cedendolo a una facoltosa famiglia di industriali italiani come i Ferrero?

    Il tema del “disimpegno” del Cavaliere dal “giocattolo di famiglia”, a livello sia di interesse personale che di sforzo economico, popola oramai periodicamente le prime pagine dei giornali sportivi e non da poco tempo, e l’idea che possa trattarsi di poco più di una chiacchera da bar, così come di un invito degli Ultras rossoneri delusi dalla campagna acquisti a passare la mano a una proprietà più facoltosa, oramai non fa più notizia.

    Ciò che ha fatto lievitare l’attenzione mediatica e reso la voce più credibile è stata sicuramente la notizia di un potenziale acquirente che non fosse il fantomatico investitore arabo “misterX ” pronto a sperperare petroldollari nel calcio (vedi Manchester City), ma un imprenditore nostrano come Giovanni Ferrero, CEO dell’omonima azienda.

    Giovanni Ferrero © ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

    La presenza di un nome “forte” era quello che mancava alla voce di corridoio degli ambienti finanziario-sportivi per trasformarsi in una possibile notizia di trattativa, o comunque per godere di maggiore credito. Quanto alle premesse, non si può dire che il trend degli ultimi anni del sodalizio Berlusconi-Milan non sia stato abbastanza unidirezionale: l’allontanamento dell’ex-Premier dalle vicende rossonere per uno scomodo sovrapporsi con i suoi impegni istituzionali è diventato un dato di fatto, e analogamente la volontà di non spendere e spandere come in passato in barba ai conti in rosso è diventato un principio di gestione sportiva che a breve diverrà tassativo per tutti i club.

    Di riflesso i risultati sportivi hanno risentito del minore sforzo economico, e se si eccettua la forte campagna acquisti del Milan di due stagioni fa, dal retrogusto vagamente politico e che guarda caso ha portato a dei trionfi anche sul campo, il trend degli ultimi anni è stato quello di acquistare all’ultimo minuto sfruttando le offerte di mercato per allestire una formazione competitiva, ma non schiacciasassi, e palesemente senza l’obbiettivo di centrare il primato europeo, se non nei proclami “istituzionali” di inizio stagione. Un inno quindi alla sana gestione, che non si è potuta esimere in estate dal cedere i pezzi pregiati come Thiago Silva e Ibrahimovic e rimettere a posto definitivamente i conti societari: ci si domanda ora se non sia questo risanamento l’anticamera di un passaggio di proprietà, e se si a che condizioni e con che modalità.

    Ammettendo anche più di un semplice interessamento del gruppo Ferrero, e che questo non sia un tentativo speculatorio volto a celare altre manovre o trattattive, non si può non valutare un duplice aspetto, vale a dire in primis considerare una manovra del genere principalmente un investimento finalizzato a un ritorno di immagine più che un ritorno economico (è noto infatti come investire nel calcio sia spesso un gioco a perdere), e successivamente accertare se ci siano possibilità di rilevare totalmente il club, magari ponendosi a capo di una cordata di imprenditori, o di entrare solamente nell’azionariato, magari affiancando l’attuale proprietà.

  • Milan, Allegri squalificato c’è Tassotti in panchina

    Milan, Allegri squalificato c’è Tassotti in panchina

    In questi giorni la discussione del momento sembra essere la possibilità di vedere Allegri saltare dalla panchina rossonera: secondo quanto si vocifera infatti Silvio Berlusconi vorrebbe cambiare allenatore e avrebbe già preparato una lista di probabili sostituti. Tra i pochi c’è anche Mauro Tassotti, eterno vice che ha fatto da secondo a molti dei tecnici che sono passati dal Milan: proprio per queste insinuazioni il fedelissimo rossonero ha voluto lasciare qualche dichiarazione per far tornare la calma.

    Come Adriano Galliani anche lui ha spiegato di essere dalla parte di Massimiliano Allegri ma, a detta di molti non potrebbe fare diversamente: poche ora fa il vice-allenatore ha spiegato la situazione del Milan, cercando di far capire a tutti che l’aria non è proprio delle migliori e che le partenze di molti giocatori hanno messo in difficoltà la società come mai era successo in tutti gli anni precedenti.

    Mauro Tassotti © Marco Luzzani/Getty Images

    A spingere sul fronte Tassotti ci ha pensato poi anche la Lega: il giudice sportivo Giampaolo Tosel ha infatti squalificato per una giornata Allegri e soprattutto, il ricorso presentato dal Milan è stato respinto, costringendo il tecnico ad assistere al match contro il Cagliari dalla tribuna. A guidare Robinho e compagni sarà quindi il vice-allenatore che potrebbe riuscire a sfatare il tabù San Siro: questa potrebbe essere l’occasione giusta per mettersi in mostra e far scattare Berlusconi che è ad un passo dal cacciare il livornese. Ma riguardo questa ipotesi Tassotti ha voluto precisare che in casa rossonera non c’è alcuna intenzione di cambiare lo staff dichiarando:

    “Io dopo Allegri? Mi spiace venga messo in discussione. Sono legato a Massimiliano, lo ritengo uno dei migliori allenatori che il Milan abbia mai avuto. Tra le mura rossonere non c’è l’opzione di cambiare tecnico: bisogna invece pensare positivo anche perchè l’unico modo per ripartire è quello di lottare con il coltello tra i denti. Ora è più facile giocare in trasferta che in casa, perché è diverso essere fischiati dai propri tifosi. Ci sono sempre stati vicini, anche se qualche fischio è legittimo se lo spettacolo non piace”.