Tag: silvio berlusconi

  • Il Milan ospita la Juventus, quanto è lontano il gol di Muntari…

    Il Milan ospita la Juventus, quanto è lontano il gol di Muntari…

    Milan-Juventus non vale lo scudetto, almeno per ora, ma da sempre è la partita più affascinante in Italia. La rivalità è forte ma non tanto da essere paragonata a quella delle sfide tra i bianconeri ed i nerazzurri, nè fra i cugini milanesi; è un dualismo che non poggia su ragioni “ideali” – geografiche, politiche, culturali – bensì sui numeri poichè sono le squadre più titolate in Italia, perchè hanno il maggior numero di tifosi e simpatizzanti, perchè hanno condiviso negli anni calciatori ed allenatori sull’asse Milano-Torino, da Inzaghi a Pirlo, Zambrotta e Davids, da Ancelotti a Capello solo per citare alcuni esempi significativi.

    Si sono incontrate nella notte di Manchester 2003, finale di Champions League, ed il Milan ha dimostrato, fino all’ultimo calcio di rigore, la sua superiore vocazione europea; si sono incontrate negli scontri scudetto dei successivi campionati, e la Juventus “in forze” ha mostrato la sua dominanza in Italia: l’ultimo precedente in ordine cronologico è quello passato alla storia per il gol annullato a Muntari, un grossolano errore arbitrale che ha condizionato l’esito di quella gara ma che non può offuscare o scalfire il cammino nello scorso campionato della squadra di Conte.

    Quest’anno, Milan-Juventus arriva un po’ in sordina, a passi silenziosi, dopo la settimana degli scintillii Europei, in cui le energie delle due squadre sono state incentrare – rispettivamente – su Chelsea ed Anderlecht, per conquistare punti importanti in chiave qualificazione: il Milan ha già centrato matematicamente l’obiettivo, la Juventus è ad un passo dal farlo poichè le manca un punto da ottenere contro lo Shakhtar. Il Milan utilizza la Champions come “habitat naturale” in cui dar sfogo alle proprie difficoltà di campionato, la Juventus considera la Champions League come un completamento del proprio percorso di crescita, come un rafforzamento del proprio cammino in campionato per testare le proprie potenzialità.

    Due approcci diversi all’Europa, due approcci diversi al campionato: la Juventus giunge a San Siro da capolista, con quattro punti di vantaggio sulla prima inseguitrice, il Milan galleggia a metà classifica, con 15 punti all’attivo a fronte dei 32 della Juventus. La classifica non permette, dunque, di poter considerare questa sfida come uno scontro diretto, ma il Milan appare in crescita ed ha ritrovato fiducia nelle ultime uscite, forse anche grazie al conforto del suo ritrovato presidente Berlusconi, che prima della gara con il Napoli al San Paolo ha fatto visita alla squadra per caricarla, e ripeterà la visita a Milanello nella speranza di sortire i giusti effetti psicologici e motivazionali. La Juventus è un collettivo in cui il presidente Andrea Agnelli non ha bisogno di caricare i calciatori (a questo pensa mister Conte, ndr) ma parla nei momenti in cui è necessario difendere le battaglie della società, senza paura di inviare frecciatine agli avversari.

    Milan-Juventus, tematiche diverse rispetto allo scorso campionato
    Milan-Juventus, tematiche diverse rispetto allo scorso campionato | © Dino Panato/Getty Images

    Il Milan punta sul suo gioiellino  Stephan El Shaarawy, attaccante dimostratosi finora infallibile aldilà di ogni più rosea aspettativa rossonera; la Juventus è alla ricerca della miglior coppia d’attacco, con Quagliarella che segna e scalpita, Vucinic che cerca la miglior forma dopo gli acciacchi delle scorse settimane, e Giovinco che vuol dimostrare il suo valore nel realizzare “gol decisivi”, quando la gara è ancora bloccata.

    Milan-Juventus sarà la serata del secondo ritorno di Andrea Pirlo a San Siro, laddove – nonostante la barba – lo riconosceranno di sicuro molto bene, ma sarà soprattutto un importante banco di prova per l’acciaccata difesa bianconera, con Chiellini che proverà a stringere i denti dopo l’infortunio di Champions, e Bonucci influenzato. Nel Milan, invece, la “non novità” è che mancherà Pato per trauma alla coscia sinistra ed, oltre a lui, Massimo Ambrosini a centrocampo, che con tutta probabilità non riuscirà a recuperare.

    Interpreti a parte, però, domenica sera le luci di San Siro illumineranno un grande Milan-Juventus, all’altezza del fascino di questa sfida.

  • Napoli-Milan, Cavani decide il futuro di Allegri

    Napoli-Milan, Cavani decide il futuro di Allegri

    Il San Paolo accende le luci per il big match della tredicesima giornata tra Napoli-Milan. Gli uomini di Mazzarri sono reduce dalla brillante vittoria esterna contro il Genoa, battuto per 2-4 dopo una rimonta eccezionale. Il successo sui rossoblu ha permesso agli azzurri di confermare il terzo posto in classifica avvicinando contemporaneamente la seconda piazza occupata dall’Inter, distante ora solo un punto. Per Cavani, dopo il poker in Europa League nel match contro la Dnipro, la rete di Genova è stato il quinto centro nello spazio di tre giorni. Partenopei favoriti sugli ospiti, che ieri hanno ricevuto la visita di Berlusconi a Milanello. Le scorie della sconfitta di sette giorni fa in casa con i viola si fanno ancora sentire nel clan rossonero. Sconfortante infine il ruolino di marcia in trasferta, una vittoria e nulla più.

    INSIGNE CON CAVANI– Mazzarri ha l’intera rosa a disposizione, ad eccezione del macedone Pandev, non convocato per la sfida di stasera. Confermato il modulo storico (3-4-1-2), con De Sanctis in porta che guiderà la difesa a tre composta da Campagnaro, Cannavaro e Gamberini. A centrocampo la coppia Inler-Dzemaili, con Zuniga e Maggio sulle fasce. Dietro al tandem d’attacco Cavani-Insigne giocherà Marek Hamsik.

    massimiliano allegri
    Allegri alla prova del San Paolo | ©AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI

    CENTROCAMPO A TRE – Allegri cambia ancora. Per la trasferta del San Paolo il livornese pare intenzionato a schierare i suoi con l’inedito 4-3-3. In difesa Acerbi sostituisce l’infortunato Bonera. L’ex Chievo sarà affiancato da Mexes. Assente anche Abate, con De Sciglio pronto a raccoglierne il posto da titolare, mentre viene confermato Constant sulla corsia di sinistra. Nel centrocampo a tre De Jong dovrebbe agire da regista, con Nocerino e Montolivo mezzali (dando continuità alle idee di Prandelli). Il tridente d’attacco conterà sul folletto Bojan al centro ed El Shaarawy-Boateng sulle fasce.

    PRECEDENTI – Dal 2008 ad oggi Napoli e Milan si sono incontrate in dieci occasioni. Il bilancio è favorevole al Milan, con 4 successi (due quelle del Napoli). Sono quattro anche i pareggi tra le due compagine, l’ultimo nel febbraio scorso, quando a San Siro terminò 0-0 (di quella partita si ricorda sopratutto l’espulsione di Zlatan Ibrahimovic). L’ultimo precedente a Napoli ha visto la squadra di Mazzarri trionfare per 3-1, dopo esser passata in svantaggio nei minuti iniziali con il gol di Aquilani.

    CLASSIFICA – Napoli-Milan è fondamentale per la classifica di entrambe le squadre. Per il Napoli, perché gli azzurri possono approfittare dello scontro d’alta quota tra Juve e Lazio sia per avvicinare la squadra di Conte oppure per staccare gli stessi biancocelesti. Sfida ancora più importante per Massimiliano Allegri e il Milan. La fiducia ricevuta ieri da Silvio Berlusconi non scaccia i fantasmi di un possibile esonero in caso di pesante sconfitta questa sera. Un ko che costringerebbe il Diavolo a precipitare nuovamente in classifica, vedendo avvicinarsi il baratro della Serie B, ora distante cinque punti.

    Probabili formazioni Napoli-Milan 
    Napoli (3-4-1-2): De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Gamberini, Inler, Dzemaili, Maggio, Zuniga, Hamsik, Cavani, Insigne.
    Milan (4-3-3): Abbiati, De Sciglio, Mexes, Acerbi, Constant, De Jong, Montolivo, Nocerino, Bojan, Boateng, El Shaarawy.

  • Milan, Berlusconi e la psicologia nel calcio

    Milan, Berlusconi e la psicologia nel calcio

    La visita di ieri del presidente Berlusconi in quel di Milanello è stata salutata come un evento storico più che trionfale. La crisi del Milan non ha lasciato indifferente il numero uno di Via Turati, sceso letteralmente in campo per dare una sferzata alla sua creatura. Mezzogiorno di fuoco per la famiglia rossonera. Approdato in elicottero subito dopo le ore 12, Berlusconi ha prima stretto la mano al tecnico Massimiliano Allegri, per poi lasciarsi coinvolgere dal gruppo, avendo un occhio di riguardo verso quella che lui stesso ha definito la sua ultima scommessa, Stephan El Shaarawy. Il discorso alla squadra è durato poco meno di dieci minuti, durante i quali il presidente ha voluto tirare fuori il meglio da ogni singolo calciatore. Il presidente ha infine pranzato con il tecnico.

    LO PSICOLOGO – Berlusconi sarà davvero riuscito a stravolgere l’assetto mentale del Milan? La partita contro il Napoli, e sopratutto l’intensità che i rossoneri metteranno nel match di questa sera, daranno una risposta esaustiva. Di certo la psicologia nel calcio conta forse più di qualunque altra cosa. Non si è mai fuoriclasse se prima non lo si diventa dentro la testa. Calciatori che hanno la tecnica di Lionel Messi in Argentina ce ne sono miliardi. Molti di loro però si sognano la forza mentale del fuoriclasse blaugrana. E qui sta la vera differenza. Come tanti addetti ai lavori hanno già sottolineato, il Milan non può essere una squadra da zona retrocessione, anche se in estate sono venuti a mancare Thiago Silva e Ibrahimovic.
    La parola psicologia ha iniziato a fare breccia per la prima volta nei corridoi di Milanello grazie a Mauro Tassotti, che ha preceduto in questo senso Massimiliano Allegri di qualche settimana. Tutti avevano capito che il grande problema del Milan non fosse la mancanza di qualità, quanto il deserto di autostima che albergava nelle teste dei giocatori. La situazione non è cambiata da quel match casalingo contro il Cagliari, quando arrivò la prima vittoria dei rossoneri a San Siro con Tassotti in panchina. Il club più titolato al mondo ha quindi deciso di giocarsi la sua ultima carta, Silvio Berlusconi.

    silvio berlusconi | ©FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages

    IL LEADER – Quello che manca a questa squadra è un leader vero, dentro e fuori dal campo. Fin qui sono mancati entrambi. Berlusconi ora vuole ricoprire quel ruolo di cui si è volontariamente privato in tutti questi anni. L’ha ripetuto a più riprese durante la giornata di ieri, le prossime settimane diranno se fossero parole al vento o meno quelle di ieri. Berlusconi dovrà nuovamente essere un leader che sappia stare accanto ai propri giocatori e, contemporaneamente, torni ad investire fin dal mercato di gennaio (sono da leggersi in questo senso le aperture del presidente verso Balotelli).

    LA LEZIONE – Immancabile poi l’entrata in tackle su Allegri per quanto riguarda alcune questioni tattiche. Berlusconi ha sentenziato di non voler più vedere la difesa a tre (Palermo, Malaga), di ritenere Montolivo un regista alla Pirlo e, in ultima analisi, di riconsiderare il vecchio 4-3-1-2, con Boateng mezzala destra. Questi i consigli paterni del presidente milanista riferiti ad Allegri durante il pranzo di ieri che ha sancito la conclusione della giornata rossonera di Berlusconi. Dalla psicologia alla lezione di tattica, il Milan avrà ritrovato il suo primo tifoso?

  • Milan, dopo lo sceicco i cinesi. Lippi dt?

    Milan, dopo lo sceicco i cinesi. Lippi dt?

    Questa mattina Corriere e Gazzetta dello Sport hanno rilanciato la notizia di un possibile ingresso nelle quote azionarie del Milan di Liu Yongzhuo, il presidente del Guangzhou Evergrande, fresco vincitore della Serie A cinese. Il club ha guadagnato all’improvviso fama internazionale dopo una campagna acquisti faraonica nei mesi invernali, che fra gli altri ha portato in Asia la stella argentina Dario Conca (29). Un mercato di rinforzi suggellato dall’ultimo tesseramento, quello di Marcello Lippi, insediatosi sulla panchina del Guangzhou il 17 maggio scorso. Oltre alla vittoria nella Super League, Lippi ha condotto i suoi in finale di Coppa Nazionale (l’andata è terminata 1-1) e ai quarti della Champions Asiatica (vinta in settimana dai coreani del Ulsan Hyundai).

    L’INCONTRO– Secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, l’incontro tra il Milan e Lippi avverrà il prossimo 4 dicembre, in occasione dell’ultima partita del girone di Champions che vedrà la squadra di Allegri impegnata contro lo Zenit di Luciano Spalletti. Lippi potrebbe ricoprire il ruolo di intermediario tra la società rossonera e la presidenza cinese nella trattativa che consentirebbe a Liu Yongzhuo di entrare prepotentemente nell’universo del Diavolo. Ricordiamo che il patrimonio del cinese Yongzhuo è stimato intorno ai 3 miliardi di euro, e che lo stesso numero uno del Guangzhou ha ricoperto d’oro Lippi con un ingaggio annuo di 10 milioni netti, lo stesso stipendio che percepisce Dario Conca, la stella della squadra (23 gol in 41 presenze).

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    Marcello Lippi nuovo direttore tecnico del Milan? | ©STR/AFP/GettyImages

    SCENARIO – Qualora la trattativa andasse a buon fine, oltre a portare sicuri benefici economici alle casse finanziarie di Via Turati con conseguenti ripercussioni positive sul mercato di gennaio, l’ingresso dei cinesi a Milano porterebbe in dote Marcello Lippi. Per l’ex ct della Nazionale italiana si profila un ruolo come direttore tecnico, carica attualmente vacante in quel di Milanello. Lippi al Milan significherebbe un ovvio ridimensionamento di Ariedo Braida e dello stesso Adriano Galliani, da sempre le due figure che hanno curato la politica dei trasferimenti in casa rossonera.

    E L’INTER? – Curiosamente la notizia di Lippi pronto a sposare il nuovo progetto Milan è giunta poche ore dopo l’ufficialità della conclusione delle trattative tra Inter e lo stesso Yongzhuo. Ricorderete che nei primi mesi di ottobre aveva fatto molto rumore l’accordo tra la famiglia Moratti e la cordata cinese che faceva riferimento al presidente del Guangzhou. Tra i progetti più ambiziosi quello del nuovo stadio, che sarebbe dovuto essere di proprietà interamente nerazzurra. Il tutto però è definitivamente saltato per problemi burocratici con la società interista. Di qui la decisione del magnate cinese di restare a Milano, cambiando però sponda del Naviglio.

  • Milan, la conferma di Allegri e i dubbi di Berlusconi

    Milan, la conferma di Allegri e i dubbi di Berlusconi

    Ha spiazzato un po’ tutti la decisione del Milan di confermare per l’ennesima volta Allegri, decisione arrivata dopo il summit notturno tra Berlusconi e Galliani. Il tecnico livornese salva così la panchina, che mai fino a ieri aveva traballato in maniera tale da far pensare a tutti un esonero imminente per Acciuga. Si continua nella tradizione rossonera, da sempre riconosciuta come particolarmente “pacifica” nei confronti dei suoi stessi allenatori. Allo stato attuale delle cose Allegri non sarà il terzo tecnico esonerato della storia milanista, dopo i licenziamenti di Tabarez, Zaccheroni e il sergente Terim. Difronte ad una prima sensazione di allontanamento certo, si è quindi passati ad una mattinata molto più serena in casa Milan.

    GALLIANI DECISIVO– Secondo quanto ricostruito dai media nella giornata di ieri, Massimiliano Allegri sarebbe stato salvato ancora da Galliani. L’ad rossonero, colui che ha scelto Allegri due anni fa, lo ha difeso a spada tratta nella prima parte del vertice a due con Berlusconi, rientrato dal weekend in Kenia nella serata di domenica. Dopo aver rasserenato i toni, Galliani e Berlusconi hanno convocato in sede Allegri. Una chiacchierata fiume tra la dirigenza e l’allenatore, un incontro che ha posto le basi per un futuro con più certezze e meno caos. Aver ottenuto la fiducia ieri nonostante il settimo ko stagionale ha quasi il sapore di una vittoria per il livornese.

    AC Milan v Malaga CF - UEFA Champions League
    Silvio Berlusconi in tribuna durante Milan-Malaga | ©Claudio Villa/Getty Images

    IL SILENZIO – Non dobbiamo dimenticare un dettaglio che non è sfuggito a tanti addetti ai lavori, ovvero il silenzio di Galliani al termine del match contro la Fiorentina. Un comportamento enigmatico, alla luce della conferma di Allegri in nottata. L’amministratore delegato non si è voluto sbilanciare davanti alla stampa prima del faccia a faccia con Berlusconi, sapendo forse che il patron rossonero aveva già esonerato Allegri durante il volo Malindi-Milano.

    MANCANZA DI ALTERNATIVE – Sono venuti al pettine tutti i dubbi presidenziali. Dalle scelte del tecnico, quantomai discutibili anche nella partita di domenica pomeriggio, fino alla reale coesione dello spogliatoio, con la paura che i giocatori non seguano più il mister. Ci si è però dovuti scontrare contro lo scoglio delle alternative, tanto rare quanto indisponibili al momento. Perché Guardiola oggi appare come un’oasi nel deserto, Luciano Spalletti si sta giocando l’accesso agli ottavi di Champions proprio contro il Milan, Filippo Inzaghi rischierebbe di vedersi bruciata una carriera che comunque è iniziata col piede giusto. E poi altri nomi quali Rijkaard e Marco Van Basten, altrettanto impossibili perché il primo ha un contratto faraonico con la Nazionale araba, mentre il Cigno di Utrecht allena attualmente l’Heerenveen (fra le altre cose con risultati non proprio eccellenti). Resterebbe il solo Mauro Tassotti, ma più passano i giorni e le settimane, più si ha l’insindacabile certezza che l’ex terzino del Milan voglia vivere sempre una vita da secondo.

    BERLUSCONI A MILANELLO – Dal vertice notturno è poi scaturita la decisione della visita di Berlusconi alla squadra il prossimo venerdì, alla vigilia della sfida contro il Napoli al San Paolo. Il numero uno del Milan manca da Milanello da tempo immemore e questo fa riflettere sulla complessità del momento rossonero. Ad oggi è dato sapere che Berlusconi parlerà ad ogni singolo giocatore, cercando di tirare il meglio da ciascuno. Basterà questo per risollevare le sorti di una stagione maledetta per i tifosi del Milan?

  • Allegri in bilico, esonero ad un passo. Vertice Galliani-Berlusconi

    Allegri in bilico, esonero ad un passo. Vertice Galliani-Berlusconi

    Dopo la clamorosa sconfitta interna di ieri pomeriggio contro la Fiorentina, la panchina di Allegri traballa pericolosamente. Al Milan da due anni e tre mesi, il tecnico livornese potrebbe aver concluso la sua carriera rossonera anticipatamente. E’ il precario più longevo del campionato di Serie A. Lo stato di allerta dura ormai da mesi. Il destino ha voluto che fosse la Fiorentina ad aprire la prima crepa ad aprile, e sono sempre stati i viola a rendere tale spaccatura insanabile. La distanza tra Allegri e Galliani non è mai stata così acuta. Neanche dopo la famosa amichevole estiva con il Real Madrid negli Stati Uniti, quando il nome della Solbiatese era diventato un cult. Per molti ieri è stato il punto di non ritorno, dal quale non sarà più possibile fare marcia indietro.

    IL SILENZIO– Pesa come un macigno il silenzio di Galliani a fine partita. Da quando Allegri è diventato il precario di lusso a Milanello e dintorni, non era mai mancato l’apporto della società, simboleggiato sempre e comunque dalla figura dell’amministratore delegato. Quello stesso appoggio ieri è venuto meno, senza se e senza ma. Nessuna voglia di confermare il tecnico, nessuna voglia di parlare del destino che pende sulla panchina del Milan. Dopo ieri non si hanno più giustificazioni per le scelte di Allegri, colpevole di continuare a ripetere errori capitali, mai digeriti e sopportati dalla presidenza, né tanto meno dai tifosi e dallo stesso Galliani. Quella che si prospetta nelle prossime ore è la fatidica resa dei conti.

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    La rabbia di Massimiliano Allegri durante Milan-Fiorentina | ©Olivier Morini/AFP/Getty Images

    VERTICE NOTTURNO – Da Milanello rimbalzano voci che danno per reale un vertice tra Galliani e Berlusconi durante la notte appena trascorsa. In ballo il futuro del tecnico rossonero e le possibili scelte per il futuro prossimo. Nulla è ovviamente trapelato dall’incontro notturno tra le due massime cariche di Via Turati. C’è però la sensazione che il dado sia ormai tratto. Allegri, protagonista della panchina più traballante della storia recente del campionato di Serie A, potrebbe essere davvero arrivato al capolinea, all’ultima fermata del suo percorso in rossonero.

    TRITTICO – Se il livornese venisse licenziato, chiunque si siederebbe sulla panchina del Milan vedrebbe difronte un muro invalicabile, paragonabile al Zoncolan del Giro d’Italia. Il calendario infatti prevede due trasferte come Napoli e Bruxelles, dove il Diavolo si giocherà la qualificazione agli ottavi di Champions contro l’Anderlecht, per poi tornare in Italia e affrontare a San Siro la Juventus di Antonio Conte. Dopo il match della Juve sarà ancora Allegri l’allenatore del Milan?

  • Milan, per Guardiola e lo sceicco serve il terzo posto

    Milan, per Guardiola e lo sceicco serve il terzo posto

    Durante il match di martedì tra Milan e Malaga, a San Siro si stava giocando forse una partita ancora più importante in tribuna. C’era Berlusconi, assente da circa tre mesi. Al fianco di Silvio Berlusconi c’era poi Flavio Briatore, sempre più vicino al presidente rossonero.  Il perché è presto spiegato. Berlusconi è stato di recente ospite in Kenya dall’ex team manager della Renault, dove ha trascorso una vacanza benessere insieme al suo medico di fiducia ed una fisioterapista. Oltre ad aver perso tre kg in una settimana, Berlusconi avrebbe anche allacciato i rapporti con lo sceicco Mansour Bin Zayed Al Nahyan, fra le altre cose presidente di City e Getafe. A San Siro c’era anche Confalonieri, presidente di Mediaset, e dulcis in fundo Pere Guardiola, fratello di Pep.

    RAGNATELA– Troppi i tasselli presenti per non fare un tentativo di puzzle più o meno riuscito. Dopo il lodo Mondadori, Mediaset ha dovuto affrontare una crisi imprevista. I rubinetti sono stati chiusi qua e là, sopratutto quelli che puntavano verso Via Turati, dove ogni anno confluivano milioni e milioni di euro attraverso un viaggio di sola andata. Quest’estate i tifosi del Milan hanno definitivamente capito che la propria squadra doveva auto-finanziarsi, motivo per il quale è stato dato l’addio a Thiago e Ibra con un unico pacchetto. Portare le perdite a zero è stato il primo passo della famiglia Berlusconi verso una storica apertura a capitali stranieri.  Ecco quindi spuntare Mansour, fratello del sovrano di Abu Dhabi, ribattezzato come mister mille miliardi di dollari.

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    Allegri spiana la strada a Guardiola? | ©GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    PEP – In tutto questo cadrebbe a fagiolo Pep Guardiola. L’ex allenatore del Barca arriverebbe in un Milan completamente rivoluzionato, nuovamente potente dal punto di vista economico, pronto a rilanciare la propria sfida ai  maggiori top club europei. In tribuna c’era Pere Guardiola, il fratello. Qualche ora prima lo stesso Pere si trovava da Giannino, noto ristorante di Milano filo-rossonero, dove Galliani è solito installarsi per improvvisati vertici di mercato. Nonostante le smentite di rito, fra l’altro quasi istantanee e quindi alquanto strane, è impensabile che Pere non abbia avuto un primo contatto con l’universo Milan.

    TERZO POSTO – Molto però dipenderà dall’attuale stagione rossonera. Il terzo posto diventa l’obiettivo fondamentale per aprire a scenari fino a luglio impensabili. Perché se è vero che per un ipotetico investitore la cosa più importante rimane il brand, ed il Milan in questo campo rappresenta una delle prime forze europee, è anche vero che Guardiola forse non vedrebbe di buon occhio un suo approdo in un club depotenziato dal mancato ingresso in Champions League. Forse, perché Guardiola in questi anni ci ha abituati all’impossibile, incarnando meglio di chiunque altro il nothing impossible. Consapevole oppure no, Allegri sarà con ogni probabilità il pittore del futuro rossonero. Qualora il Milan non riesca nella rimonta al terzo posto, il tecnico livornese potrebbe conservare il posto anche per l’ultimo anno di contratto che ancora lo lega alla società di Via Turati. Paradossalmente se riuscisse a raggiungere l’agognato terzo posto, Allegri si scaverebbe la fossa con le sue stesse mani.

  • Il fratello di Guardiola a Milano per il Milan?

    Il fratello di Guardiola a Milano per il Milan?

    Quando si parla di uno degli allenatori più vincenti e carismatici al mondo, ogni cosa può diventare una notizia. Pep Guardiola è ormai da tempo abituato a tutto ciò, nonostante abbia sempre  cercato di mantenere un certo riserbo ed un low profile anche dopo il termine della sua avventura sulla panchina del Bercellona, decidendo di “prendersi il suo tempo” passeggiando per le vie di New York, probabilmente alla ricerca di nuova ispirazione per le sue scelte future.

    Difficile ipotizzare che un tecnico vincente come Pep possa restare ancora a lungo lontano dal suo habitat, ed è quasi certo che nel 2013 tornerà a sedere sulla panchina di un grande club e, per tal motivo, già da tempo sono iniziate a rincorrersi diverse voci circa l’interessamento del Milan nei suoi confronti, ipotizzando viaggi ad hoc di Adriano Galliani nella Grande Mela, poi smentiti dallo stesso dirigente rossonero che ha precisato come il suo eventuale viaggio avrebbe avuto come unico fine l’andare a trovare sua figlia.

    Ma, se è vero che più indizi possono “fare una prova”, in tal senso potrebbe essere letta la notizia della presenza di Pere Guardiola a Milano, proprio nella giornata di ieri, in occasione del match di Champions League fra Milan e Malaga. Ecco, dunque, che è necessario approfondire quale sia il ruolo di Pere Guardiola nella “vita calcistica” del più famoso fratello: Pere è il suo procuratore, oltre che consigliere-consulente fidato e, dunque, è una persona molto influente nelle future decisioni di Pep. Per tal motivo il viaggio milanese avrebbe potuto celare qualcosa di più, nonostante il Milan abbia prontamente deciso di smentire ogni tipo di contatto con un comunicato ufficiale apparso sul sito: “Ac Milan smentisce le notizie apparse su alcuni media relativa a un presunto incontro tra il Vicepresidente Vicario e Ad Adriano Galliani e familiari o procuratori del signor Guardiola”. 

    Pep Gardiola | © JOSEP LAGO/AFP/GettyImages

    Una secca presa di posizione finalizzata, con tutta probabilità, ad evitare ulteriori pressioni sul lavoro di mister Massimiliano Allegri, il quale già da tempo ha imparato a convivere con continue voci circa il suo prossimo successore e, per tal ragione, alla notizia della presenza del fratello di Guardiola a Milano non sembra scomporsi eccessivamente: “Guardiola al Milan? È una questione che non mi interessa e che mi annoia. Io ho altri problemi” .

    I problemi di cui parla mister Allegri riguardano prettamente il presente, ma sono condizionati – inevitabilmente – dalle strategie di “spending review” che il Milan ha deciso di attuare nel mercato estivo, per far cassa con la cessione di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva al Psg: tale strategia di contenimento dei costi difficilmente potrebbe coniugarsi con l’arrivo sulla panchina rossonera di un uomo come Guardiola, abituato a lavorare con campioni di primissimo livello da plasmare ad immagine e somiglianza del suo calcio-spettacolo. La filosofia di gioco di Pep Guardiola non può che affascinare il presidente Berlusconi, da sempre amante dichiarato del calcio offensivo ma, se si decidesse realmente di intraprendere un progetto tanto ambizioso, verrebbe automaticamente imposto un radicale cambio di rotta in termini di budget per la squadra, cancellando con un colpo di spugna tutti i propositi di contenimento dei costi fin qui attuati.

    Allo stato dei fatti, tali ragioni fotografano la reale situazione ancor più delle smentite di circostanza e, dunque, la presenza di Pere Guardiola a Milano non sembra nascondere nessuna “trattativa segreta”.

  • Allegri cambia ancora il Milan, Berlusconi non ne può più

    Allegri cambia ancora il Milan, Berlusconi non ne può più

    Nonostante il pareggio per 2-2 nella trasferta di Palermo, Allegri rimane sotto assedio. Forse come mai non lo era stato in precedenza. I nodi iniziano a venire al pettine, nessuno escluso. Al presidente Silvio Berlusconi non sono andati giù i continui cambi di modulo del tecnico livornese nello spazio dei 90′ minuti. Sfuriata che il patron rossonero ha riversato non su Allegri ma su Adriano Galliani, quando l’ad del Diavolo aveva ormai tirato un sospiro di sollievo dopo aver visto le streghe sul 2-0 di Brienza. Quelli che erano presenti al Barbera hanno raccontato di un Galliani raggelato dopo la telefonata. E con certezza quasi matematica possiamo rassicurarvi che non si trattava di Sgarbi che aveva appena avuto un incidente automobilistico.

    L’ANTEPRIMA– Allegri, per la tredicesima partita stagionale, cambia nuovamente modulo. In Sicilia l’allenatore del Milan schiera i suoi uomini con un inedito 3-5-2. Confermata la difesa a tre vista delle ultime due uscite stagioni (Malaga e Genoa), non gli uomini. Infatti per la prima volta quest’anno vengono impiegati contemporaneamente Mexes, Yepes e Bonera. Sugli esterni troviamo Constant e Abate, anche loro coppia inedita (tre giorni fa c’era Antonini con Abate, in Spagna Constant e De Sceglio). A centrocampo la vera rivoluzione, con Nocerino e Flamini in campo dal primo minuto insieme al regista Montolivo. L’ultima partita del francese è datata 18 settembre (Milan-Anderlecht 0-0), mentre in campionato aveva giocato soltanto il match inaugurale contro la Sampdoria. In attacco la coppia El Shaarawy-Pato, con il Faraone spostato dalla fascia sinistra (dove da il meglio) al centro.

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    Berlusconi in mezzo all’ultimo Milan vincente | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    TRIDENTE – Chiuso il primo tempo sotto di un gol, Allegri decide di cambiare modulo, tornando al 3-4-3 delle ultime due giornate. L’ingresso in campo di Emanuelson al posto di uno sconcertante Flamini consente a El Shaarawy di tornare largo a sinistra, con Pato al centro e l’olandese schierato sulla corsia di destra insieme ad Abate. In mezzo al campo Nocerino non è più mezzala ma centrocampista centrale, con Montolivo che va ad occupare la posizione di centro-sinistra, dalla quale poi si sgancerà spesso e volentieri per dare una mano al reparto offensivo. Trascorrono due minuti e il Palermo raddoppia con Brienza. Il gol dei rosanero costringe Allegri a ricambiare modulo. Il livornese così sceglie di rispolverare il 4-2-3-1.

    CAOS – In teoria dovrebbe essere un 4-2-3-1, con Bojan in posizione di trequartista alle spalle di Pazzini. Nella pratica però è un 4-2-4, stile Mourinho, Conte, Ventura. Allegri però si avvicina più al tecnico portoghese, perché sulla scelta delle 4 punte pesa come un macigno il dettaglio della causalità. Alla fine la scelta dettata dalla disperazione premia Allegri. Contemporaneamente però non va giù al presidente Berlusconi, che legge nella confusione del tecnico rossonero un segno di totale abbandono al caso.

    FINE? – Si è arrivati ormai al punto di non ritorno. Galliani non potrà ancora per molto salvare il tecnico che lui ha voluto due anni fa, dopo l’addio di Leonardo. Da lassù, dal patron, non arrivano segnali distensivi nei confronti di Allegri. I tifosi del Milan vivranno questi giorni un po’ come le ore che precedono il Giudizio Universale. Sono i giorni della resa dei conti.

  • Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Quattro anni di reclusione per “una evasione notevolissima” perpetrata tra il 2002 – 2003. È questa la sentenza di condanna emessa dai giudici del tribunale di Milano a carico di Silvio Berlusconi. Sentenza giunta in primo grado nell’ambito del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset. All’ex premier sono stati inflitti anche tre anni di interdizione dai pubblici uffici.

    Il pronunciamento della corte milanese arriva dopo quasi dieci anni di indagini e sei anni di processo: un iter “lumaca”, ostacolato da richieste di ricusazione avanzate dai legali e l’istanza di astensione presentata dal giudice. In mezzo altri ostacoli, tra il Lodo Alfano e il conseguente ricorso alla Consulta, la richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, i continui legittimi impedimenti dovuti alla carica istituzionale rivestita dall’allora Presidente del Consiglio. Il provvedimento, in ogni caso, non è ancora esecutivo essendo la sentenza di primo grado. Il dato che emerge, tuttavia, è la misura della condanna. Quattro anni. Due mesi in più rispetto a quanto chiesto nella requisitoria dalla pubblica accusa.

    Le accuse – I giudici milanesi, dunque, hanno ritenuto concreta la tesi costruita dal pm Flavio De Pasquale. Tesi secondo cui Mediaset, negli anni novanta, attraverso un sistema di prezzi gonfiati finalizzati alla frode, acquistava i diritti televisivi e cinematografici da intermediari e sub intermediari della major americane. Un gioco niente male, che ha consentito al padre del Biscione, sempre secondo l’accusa, un accumulo di fondi neri di circa 270 milioni di euro. A suo solo beneficio. La sentenza emessa dal Tribunale di Milano ha interessato anche gli altri imputati del procedimento sui diritti tv. Per il “socio occulto” Frank Agrama la condanna ammonta a tre anni di reclusione. Condanne anche per Daniele Lorenzano, produttore ed ex manager Fininvest (3 anni e 8 mesi), Gabriella Galetto, ex manager del gruppo in Svizzera (1 anno e 6 mesi). L’accusa di riciclaggio per Paolo Del Bue è stata derubricata e mandata in prescrizione. Assolto Fedele Confalonieri.

    Silvio Berlusconi
    Silvio Berlusconi © Valerio Pennicino/Getty Images

    Gli imputati condannati dovranno inoltre versare la somma di 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate. In ogni caso, sull’intero procedimento, compreso il giudizio finale, pesa come un macigno la decisione della Corte Costituzionale che, di fatto, potrebbe far saltare tutto. In pratica, un responso su un presunto conflitto di attribuzione tra la Camera dei deputati e il palazzo di Giustizia. Nel marzo del 2010, i giudici milanesi si erano rifiutati di rimandare una udienza dedicata all’imputato Silvio Berlusconi, nonostante il premier fosse impegnato in attività di governo. Le toghe, in pratica, avrebbero dovuto attendere l’esito della Consulta prima di emettere una sentenza.

    Le reazioni – In merito alla condanna, un no comment secco è arrivato dai legali di Berlusconi. «Vogliamo prima leggere le motivazioni». Non dello stesso parere il fronte politico, che già subito dopo il verdetto si è spaccato sui quattro anni inflitti all’ex premier. Se, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, parla di «ennesima prova di un accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi», Antonio di Pietro, di Idv, difende la sentenza affermando che «nonostante tutte le leggi ad personam, alla fine, tutti i nodi sono venuti al pettine». Per il Pd, Dario Franceschini, ha stemperato il clima. «Le sentenze si rispettano, non si commentano» ha sottolineato il già segretario democratico. E intanto su tutti i siti internet dei più importanti quotidiani del mondo la notizia rimbalza imponendosi come “news” di primo piano.