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  • Milan-Barcellona, la sfida dei sogni. Clima da finalissima

    Milan-Barcellona, la sfida dei sogni. Clima da finalissima

    Sono solamente Ottavi di Finale, eppure sembra una vera e propria Finalissima. La sfida Milan-Barcellona porta con se parecchi record, uno su tutti, quello di incasso da parte del club rossonero, che dal match ricaverà quasi 5 milioni riempendo in ogni ordine di posto lo Stadio San Siro, come raramente si è visto nell’ultimo periodo. A Milano è previsto anche l’arrivo di numerosi tifosi del Barça, circa 2200 (più dell’anno scorso quando le due squadre si scontrarono ai quarti). Insomma, le premesse per assistere ad una gara spettacolare non mancano e saranno presenti nell’impianto milanese ben 301 giornalisti accreditati, oltre a 72 forografi e 50 televisioni. La partita che vale una stagione è arrivata, i giocatori in campo potranno vivere un’atmosfera da far venire la pelle d’oca, sperando che non manchino le emozioni!

    CASA MILAN – Allegri, per la gara che forse gli vale la conferma, deve fare a meno di Flamini, Nocerino e Balotelli. Confermato il 4-3-3 con un tridente meno offensivo del solito visto che il francese Niang dovrebbe partire dalla panchina, dando spazio dal primo minuti a Boateng che supporterà El Shaarawy (recuperato da un fastidio al ginocchio) e Pazzini. A centrocampo ci sarà spazio per la fisicità di Muntari, l’esperienza di Ambrosini e il palleggio di Montolivo. In difesa la coppia centrale sarà composta da Mexes – Zapata, mentre sugli esterni a destra giocherà Abate, dalla parte opposto Costant. In porta Abbiati.

    Tutto esaurito a San Siro ©  Tullio M. Puglia/ Getty Images Sport
    Tutto esaurito a San Siro © Tullio M. Puglia/
    Getty Images Sport

    CASA BARCELLONA – I blaugrana dovranno fare a meno di Villa, rimasto in Spagna. Per il resto, in campo scenderà la formazione migliore con Victor Valdes tra i pali. Difesa a quattro composta da Dani Alves e Jordi Alba sugli esterni e la coppia centrale Puyol – Pique. Davanti al reparto difensivo stazionerà Busquets, mentre le due mezze ali saranno Xavi e Fabregas. Il tridente tutto tecnica e velocità invece sarà composto da Iniesta, Pedro e l’extraterrestre Messi.

    LA MARCATURA A UOMO – Il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, nei giorni scorso avrebbe consigliato ad Allegri la marcatura a uomo per il quattro volte vincitore del Pallone D’Oro, Lionel Messi, ricevendo però una risposta negativa dal tecnico che non intende privare il centrocampo di un uomo che segua in maniera asfissiante l’argentino.

    OTTIMISMO ROSSONERO – Il Milan non parte sconfitto, questo è certo. Pur confermando che il favorito è il Barcellona, Adriano Galliani non esclude un colpaccio milanista. La palla è tonda e il calcio non sempre premia il più forte.

    RAPPORTO D’AMICIZIA – La sfida Milan-Barcellona sarà utile anche per poter confermare l’ottimo rapporto tra le due dirigenze. Rosell (presidente del Barça) e Galliani si stimano reciprocamente e per sigillare quest’amicizia, le due dirigenze hanno pranzato insieme in un noto ristorante di Milano. Chissà se si sia parlato anche di mercato e soprattutto di quel Bojan Krkic, in prestito ai rossoneri con un diritto di riscatto fissato a 15 milioni di euro.

    PROBABILI FORMAZIONI MILAN-BARCELLONA
    Milan (4-3-3): Abbiati; Abate, Zapata, Mexes, Costant; Ambrosini, Montolivo, Muntari; Boateng, Pazzini, El Shaarawy. Allenatore: Allegri
    Barcellona (4-3-3): Victor Valdes; Dani Alves, Pique, Puyol, Jordi Alba; Bosquets, Xavi, Fabregas; Iniesta, Messi, Pedro. Allenatore: Roura

  • Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto

    Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto

    Per Silvio Berlusconi il “Milan è una cosa di famiglia”, un pezzo importante del suo patrimonio, non solo economico ma anche affettivo, e questo messaggio è ben noto perchè è stato sottolineato più volte nei lunghi anni della sua presidenza (anche del Consiglio). Appare, dunque, come una notizia sorprendente che, per la prima volta, il presidente rossonero ammetta ed ipotizzi che in futuro, se le circostanze dovessero richiederlo e se la crisi dovesse continuare, tale discorso potrebbe cambiare. Certamente, in clima di campagna elettorale e considerando che siamo ormai a pochi giorni dal voto delle elezioni politiche, ogni parola deve essere pesata e considerata nel contesto nel quale viene pronunciata, magari per strizzare l’occhio a qualche elettore, oppure per sentirsi più vicino agli imprenditori che, in questi anni, stanno facendo i conti con la spirale recessiva. Tuttavia, il discorso di Berlusconi risulta essere dei più romantici e non solo perchè la festa di San Valentino si avvicina: si parla di cuore, di emozioni, di ricordi d’infanzia, del padre che portava il piccolo figlioletto allo stadio “e non pagava il biglietto perchè ero molto piccolo”, di quel bambino che allo stadio si innamorava di questo sport, dei campioni e del bel gioco ed iniziava a considerare il calcio come “una metafora della vita”, prima di acquistare quella squadra, quel “sogno d’infanzia” e tramutarlo in realtà vincente.

    Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto | © ANDREAS SOLARO/Getty Images
    Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto | © ANDREAS SOLARO/Getty Images

    Il Milan è, così, una questione di affetto e sentimenti che, negli anni, ha indotto il presidente ad investire copiosi capitali, per far crescere e rafforzare quella creatura che si è trasformata in una delle squadre più titolate e, parlando poi in prima persona, Silvio Berlusconi sottolinea come lui stesso sia divenuto “il presidente che ha vinto più trofei”, paragonando la sua gestione a quella di Santiago Bernabeu al Real Madrid: “basti pensare che il secondo dietro di me, Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno anche intitolato uno stadio”.

    Il Milan è, dunque, un pezzo importante della famiglia Berlusconi, al punto che il presidente ha ritenuto opportuno che la figlia Barbara iniziasse a lavorarci dal di dentro, per considerarla come una società del gruppo, “facendo la verifica dei conti come se fosse una società del gruppo”, al pari delle varie Mondadori, Mediaset e via dicendo. Tuttavia, se questa crisi economica, che Berlusconi ha sempre negato o ridimensionato quand’era Premier e che evidenzia con forza oggi, in particolar modo in clima elettorale contro l’avversario Monti, dovesse continuare ad essere tanto grave e pesante, anche un grosso club come quello rossonero potrebbe essere costretto ad accettare l’ipotesi di aprire la propria compagine ad azionisti di minoranza esterni, ma solo se “ci dovesse essere qualche costrizione, allora il discorso potrebbe cambiare”, ed in tal senso, i capitali in ingresso potrebbero essere anche di provenienza straniera.

    Il discorso, dunque, potrebbe essere affrontato in futuro, se le circostanze negative lo dovessero richiedere ma, per ora, stando alle parole di Berlusconi a quanto pare tali problematiche non esistono e non appaiono neppure all’orizzonte, non preoccupando affatto il presidente Berlusconi, che in tal senso afferma con convinzione la sua felicità nel considerare il Milan “come un affare ed un affetto della sua famiglia”.</em

  • Van Basten vuole il Milan, Berlusconi ci pensa

    Van Basten vuole il Milan, Berlusconi ci pensa

    Il Cigno di Utrecht vuol tornare a Milano. In una recente intervista a Sky, Marco Van Basten non ha usato troppi giri di parole per esprimere il suo desiderio. Vuole allenare il Milan. Boom. La bomba del giorno è scoppiata! Nella Milano rossonera già si inizia a sognare. Il suo ritorno infatti verrebbe visto ottimamente dalla curva milanista, pronta a riabbracciare l’olandese, nella speranza di poter ripetere il ciclo vincente del trio olandese, nella quale Van Basten era il bomber indiscusso di quella squadra. La proposta è stata lanciata, ora Berlusconi dovrà raccoglierla e la posizione di Allegri, già in bilico, è sempre più in discussione, nonostante un contratto in scadenza nel giugno 2014. Il nuovo ciclo rossonero, formato da soli giovani, potrebbe iniziare con l’olandese in panchina.

    “Mi alleno per allenare un giorno il Milan”, la dichiarazione di Van Basten è chiara, pulita. Una candidatura vera e propria, dopo il rifiuto di qualche stagione fa a causa di una caviglia che non gli avrebbe permesso di seguire la squadra come lui avrebbe voluto (così si diceva in quel periodo).

    Van Basten si propone per la panchina del Milan © Dean Mouhtaropoulos/Getty Images
    Van Basten si propone per la panchina del Milan © Dean Mouhtaropoulos/Getty Images

    Il conte Max – Il ciclo di Allegri al Milan sembra giunto al termine e neanche una vittoria in Champions (comunque molto difficile) potrebbe salvare la panchina all’ex tecnico di Sassuolo e Cagliari. Piccole ruggini con la proprietà, un gioco poco piacevole da vedere e un cammino europeo che non hai mai entusiasmato il patron rossonero. Nella sua conferma per l’attuale stagione è stata decisiva la vittoria in campionato e l’ottimo rapporto con l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani. Ora Berlusconi ha deciso di tornare ad occuparsi del club e il buon Max non rientra nel nuovo progetto rossonero.

    Il ritorno di Marco – E allora, tra un ipotesi irrealistica (Mourinho), una troppo dispendiosa (Guardiola) e il nuovo che avanza (Montella), ecco spuntare il Cigno di Utrecht, attualmente alla guida dell’Heerenveen. Berlusconi sarebbe affascinato da questa idea e l’idea di riportarlo a Milanello non è del tutto nuova, visto che fu uno dei candidati del dopo Ancelotti. Ora l’allenatore Van Basten sembra più maturo, con qualche anno in più di esperienza e con una voglia matta di riportare il Milan ai vecchi fasti: vincente in Italia e in Europa. L’olandese si sposerebbe alla perfezione con il nuovo progetto giovani lanciato dal Milan e non avrebbe difficoltà a gestire uno spogliatoio composto da 20enni alle prime armi, ma dal potenziale enorme. L’unico dubbio rimane la capacità di gestire la pressione, visto che in Olanda, i media sono meno “aggressivi” e permettono agli allenatori di lavorare con più tranquillità.

    Differenze tattiche – L’equilibrio di Allegri o la mentalità offensiva di Van Basten? I due mediani tutto polmoni e corsa oppure quelli più tecnici? Le differenze tra i due mister sono evidenti. C’è anche da sottolineare che il campionato italiano è completamente diverso da quello olandese, dove regna ancora il 4-2-4. Berlusconi tra i due non avrebbe dubbi su chi scegliere, avendo sempre espresso qualche dubbio sulla qualità del gioco offerto dalla squadra in questi ultimi due anni, con in panchina il tecnico livornese. L’olandese da quel punto di vista, se non caricato di eccessive pressioni, potrebbe far tornare il sorriso al Presidente del Milan.

    Prima però c’è da raggiungere quel terzo posto che significherebbe Champions League, dopo di che, il sogno dei tifosi di rivedere a San Siro il Cigno di Utrecht potrebbe diventare realtà.

  • Calcio e politica, quando un colpo può far vincere le elezioni

    Calcio e politica, quando un colpo può far vincere le elezioni

    In tempi di campagna elettorale, di corse ai sondaggi, di talk show trasformati in teatrini grotteschi, di promesse facili e frasi ad effetto, ognuno gioca il proprio asso nella manica. C’è, però, chi gioca un asso che è stato già mostrato più volte, e che in molti casi si è rivelato vincente, ma che ha ben poca attinenza con i contenuti prettamente politici. Ecco, così, che Silvio Berlusconi rispolvera la carta del colpo di calciomercato per ingraziarsi i voti dei tifosi rossoneri, un po’ per non interrompere la tradizione fortunata ed un po’ per spostare l’attenzione dai contenuti del proprio programma. Dietro l’arrivo di Mario Balotelli al Milan non è difficile ipotizzare ci sia proprio un disegno del genere, una strategia studiata a tavolino che, in poche settimane, ha indotto il presidente Berlusconi a cambiare tanto repentinamente idea sul conto di Super Mario: da mela marcia “rovina-spogliatoio” ad acquisto di punta della campagna di riparazione.

    D’altronde, la coerenza di pensiero è una virtù che non sembra appartenere a questo mondo, nè tantomeno al presidente, che spesso cela il suo cambio di opinione dietro un “sono stato frainteso”, attribuendo le responsabilità al plotone di suoi detrattori sempre pronti a macchiare la sua immagine, oppure evidenziando che “solo gli stolti non cambiano idea”. In tempi di rincorsa ai voti, dunque, è bene mutare opinione ed è bene offrire un simile “zuccherino” agli elettori di fede rossonera, sperando nella loro riconoscenza in cabina elettorale, quando saranno chiamati a ricordarsi del grande sacrificio compiuto dal Milan, e quindi dalla famiglia Berlusconi, per offrire a Balotelli un ingaggio da quattro milioni di euro a stagione fino al 2017 ed i venti milioni da corrispondere al Manchester City.

    Balotelli è l'arma di Berlusconi per raccogliere voti rosseneri? | © TIZIANA FABI/Getty Images
    Balotelli è l’arma di Berlusconi per raccogliere voti rosseneri? | © TIZIANA FABI/Getty Images

    Non è una novità che quando ha bisogno di lustrare la sua immagine il presidente Berlusconi è solito correre (anzi, volare) a Milanello, mostrarsi vicino alla squadra, caricarli prima delle partite: è già successo quest’anno, prima dell’apertura della campagna elettorale, quando era ormai nell’aria la sfiducia al Governo Monti e l’inizio della partita elettorale di Febbraio. Il Milan andava male in campionato: Berlusconi decise di incoraggiare la squadra facendole visita a Milanello prima di ogni match. I risultati del campo gli diedero ragione e, così, non si perse occasione di sottolineare la sua capacità di motivatore, attribuendogli i meriti della ripresa della squadra di Allegri.

    L’acquisto di Balotelli non è altro che il completamento di questo tipo di percorso, ricalcando un copione già noto. Il Milan è una fucina di voti potenziali, che il presidente deve solo “cogliere” sfruttando il suo ruolo ed il suo potere: secondo i sondaggi e le stime l’acquisto di Mario Balotelli lo ripagherebbe con un aumento delle preferenze elettorali che oscilla fra i  200 mila e i 400 mila voti in più a livello nazionale (dallo 0.5% all’ 1%) e dai 40 mila agli 80 mila nella sola regione Lombardia: e non è poco.

    Un “conflitto di interessi” verrebbe da dire, ma il far leva su questa tematica per contrastare il dominio berlusconiano non ha mai avuto grande successo in Italia, anche perchè i colpi di mercato in campagna elettorale non sono un’idea di quest’anno. Già nel 2001, in tempo di elezioni nazionali (poi vinte dal centrodestra) il Milan acquistò Pippo Inzaghi e Rui Costa, mentre l’anno successivo – in concomitanza delle elezioni amministrative – Berlusconi provò a fronteggiare il calo dei consensi con l’acquisto di Rivaldo, così come in occasione delle nuove elezioni politiche del 2008 (sempre vinte dalla coalizione Berlusconi) arrivò l’acquisto di Ronaldinho, e nel 2009 Kakà, uno dei più amati di sempre da parte del tifo rossonero, viene ritirato dal mercato nonostante ci fosse già un accordo con il Manchester City per la sua cessione. Il resto è stretta attualità e riguarda Balotelli, fermo restando che nel teorema “calciomercato-politica” esiste anche una controprova: quando nel 2006 il Milan non ha fatto colpi di mercato a ridosso della tornata elettorale ed, anzi, ha ceduto un giocatore del peso di Shevchenko, Berlusconi ha perso le elezioni.

    Sarà, dunque, Mario Balotelli il “coniglio dal cilindro” decisivo per conquistare il consenso elettorale?

  • Milan, Kakà pronto a tornare in rossonero

    Milan, Kakà pronto a tornare in rossonero

    Kakà è un giocatore rimasto nel cuore ai tanti tifosi del Milan. Il suo addio fu una botta terribile da digerire e il tutto avveniva a poco tempo di distanza da un altro addio illustre, quello di Shevchenko. Già l’ucraino fu ceduto al Chelsea per una somma altissima e il brasiliano rischiava seriamente di seguirlo in Premier, sponda Manchester City. Un intervento di Berlusconi bloccò la trattativa per la gioia dei rossoneri ma il tutto era solo rimandato di qualche mese perchè a fine stagione ecco la tanto temuta separazione. I ricconi del Real Madrid offrono una cifra irrifiutabile che la dirigenza rossonera accettano senza troppo dannarsi. C’è però da dire che Kakà non si è mai calato a trecentosessanta gradi nell’universo spagnolo. Numerose le partite del brasiliano sottotono che hanno costretto Mourinho addirittura a relegarlo in  panchina per certe sfide. La pressione a Madrid, negli anni del mercato faraonico che portò numerose stelle nella capitale spagnola, era altissima anche perchè la vittoria con una formazione così forte doveva essere scontata.

    Kaka pronto a tornare a "casa" | ©Jasper Juinen/Getty Images
    Kaka pronto a tornare a “casa” | ©Jasper Juinen/Getty Images

    MAL DI SPAGNA – Invece, con grande rammarico dei blancos, il Real Madrid riuscì a vincere meno del previsto tanto da ritenere un fallimento quella campagna, visti i milioni di euro spesi. Kakà è considerato essere uno di quei giocatori che più ha deluso le aspettative. Fra la pubalgia, le gare giocate malissimo e gli screzi con Mourinho, pochissime le gioie del brasiliano con la maglia del Real Madrid. Già quest’estate il Milan si era fatto avanti per riportare il figliol prodigo a Milano ma lo stipendio troppo alto del giocatore aveva fatto saltare tutto. Il Real inoltre non intendeva svendere i suoi campioni: casomai vendere ma non regalare. Niente prestiti come avrebbe voluto il Milan. A distanza di pochi mesi ecco la clamorosa indiscrezione: Kakà potrebbe tornare al Milan. Il motivo? Ieri il brasiliano è stato visto a Milano assieme ad alcuni suoi ex compagni rossoneri e i contatti fra lui e la società di via Turati sembrano infittirsi.

    CON ROBINHO – La prova più eclatante che farebbe pensare ad un avvicinamento fra il Milan e lo stesso KaKà sarebbe  la presenza dello stesso brasiliano in quel di Milano assieme a Robinho, suo grande amico, e altri giocatori rossoneri. Galliani continua però a smentire il tutto per via dell’ingaggio troppo alto del giocatore. Sarà un bluff di mercato o è veramente così? E’ presto per dirlo ma qualcosa sembra muoversi.

  • Berlusconi, scuse a Balotelli: strategia o buonismo elettorale?

    Berlusconi, scuse a Balotelli: strategia o buonismo elettorale?

    Non è dato sapere se sia una mossa buonista da “campagna elettorale”, ma è lecito supporlo, considerando il clima che si respira in questi giorni di arrembaggio ai punti percentuali di gradimento, nel tentativo di recuperare terreno nei sondaggi elettorali in vista del 24 Febbraio. Silvio Berlusconi dopo l’ospitata a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro con tanto di show in perfetto stile Zelig, ieri ha partecipato alla nuova trasmissione di approfondimento di Sky Tg 24 condotta da Ilaria D’Amico, “lo Spoglio”, in cui ha affrontato le sue tematiche chiave di propaganda elettorale: dalle risposte piccate a Monti che lo aveva definito “pifferaio magico (“mi tasserebbe anche il piffero”), alla promessa di abbassare le tasse (e ci risiamo), alla battaglia ormai arcinota contro i giudici di Milano, alla volontà di cambiare la Costituzione.

    Ma non solo: l’ex premier ha anche parlato di calcio, del Milan e di quel che sta attorno alla squadra di Allegri, dalla questioni di mercato a Mario Balotelli che fino a qualche giorno fa veniva definito in maniera dispregiativa “una mela marcia” che avrebbe potuto “infettare” gli altri componenti della squadra. Ieri, invece, Silvio Berlusconi ha spiegato il senso delle sue parole, facendo leva sul concetto di di “presenze positive” all’interno dello spogliatoio, “ma non era riferito a Balotelli e mi scuso se può essere stata presa come frase nei suoi confronti“.

    Berlusconi scuse a Balotelli | © TIZIANA FABI/AFP/Getty Images
    Berlusconi scuse a Balotelli | © TIZIANA FABI/AFP/Getty Images

    Solo un fraintendimento, dunque? A bel leggere le parole della precedente dichiarazione sembra difficile crederlo, ma stando alle parole di rettifica adoperate ieri dall’ex premier pare di si, ma non c’è alcuna possibilità che possa arrivare al Milan come lo stesso Berlusconi precisa: “Non ho mai sentito di un’apertura di trattativa con lui da parte di qualcuno della mia società e nessuno, tra Galliani e Allegri, me lo ha indicato come nostro target”, confermando di fatto anche la dichiarazione rilasciata da Adriano Galliani nel pomeriggio di ieri in cui negava fermamente ogni tipo di interesse all’attaccante del Manchester City.

    Se per Mario Balotelli non sembra esserci, quindi, alcun interessamento, per le altre trattative di mercato in corso in presidente Berlusconi non si sbottona, mantenendo il riserbo per “trattative che sono in fase delicata”, aggiungendo, poi, un retroscena che lo vede direttamente interessato. Pare, infatti, che Berlusconi stia insistendo con Adriano Galliani al fine di individuare sul mercato di Gennaio dei validi rinforzi, ma che il vicepresidente rossonero abbia imposto a Berlusconi stesso di “non far nomi” per evitare che le trattative possano esserne compromesse: “niente nomi se vogliamo riuscirci”. Un nome, però, Berlusconi lo cita, ma in questo caso non si tratta di un arrivo ma di una possibile partenza, che però il presidente esclude categoricamente:Abate resterà al Milan, è il terzino della Nazionale Italiana e vogliamo tenerlo”.

    Infine, il presidente Berlusconi parla anche del futuro del tecnico rossonero Massimiliano Allegri andando in controtendenza rispetto a quanto sostenuto nei giorni scorsi, in cui si era sottratto alle domande circa il futuro del tecnico: ora, nel tono addolcito da campagna elettorale, dà fiducia al tecnico rassicurandolo sulla sua permanenza sulla panchina rossonera anche per la prossima stagione, in virtù del contratto che lo lega al club. Promesse o realtà?

  • Valentina Vezzali cede al fascino della politica

    Valentina Vezzali cede al fascino della politica

    Nella corsa alle candidature per le prossime elezioni politiche del 24 Febbraio, anche a causa del globale calo di interesse e di partecipazione, c’era da attendersi molti volti della società civile tra i candidati delle diverse liste, che fossero estranei alla politica ed alle sue logiche troppo note e, per questo, ormai non più credibili da parte degli elettori. In tal senso, la lista delle candidature per la Camera dei Deputati “Scelta Civica con Monti per l’Italia” del presidente Mario Monti presenterà soltanto volti mai prima d’ora coinvolti in politica e, tra questi, un volto “nuovo” per la scena politica ma di certo ben noto ai più, considerando la sfavillante carriera sportiva che l’ha portata ad essere anche la portabandiera azzurra alle scorse Olimpiadi di Londra 2012: la schermitrice Valentina Vezzali, jesina, pluricampionessa olimpica della scherma italiana.

    La Vezzali, dunque figurerà tra i primi cinque candidati della Lista Monti, insieme con Ilaria Borletti Buitoni presidente del Fai, Alberto Bombassei presidente di Brembo, Mario Sechi direttore del quotidiano “Il Tempo” e Luigi Marino presidente delle Confcooperative.

    Ciò che appare singolare, però, è il fatto che la stessa Valentina Vezzali qualche anno fa – nel 2008 – in pieno Governo Berlusconi, si era resa protagonista di un siparietto ai più non gradito, avvenuto negli studi televisivi di Bruno Vespa durante una puntata di Porta a Porta: la Vezzali era in tenuta da gara, con tanto di medaglie al collo e fioretto in mano, ed in studio era presente lo stesso Silvio Berlusconi al quale l’atleta azzurra regalò un fioretto personalizzato, lodandolo senza mezzi termini: “Credo che grazie a persone come lei possiamo sperare di andare avanti, di risolvere i problemi e di potercela fare” aggiungendo, poi, una frase che fece storcere il naso per l’allusione ardita e per l’eccessivo tono adulatorio: “da lei mi farei veramente toccare…”

    Valentina Vezzali candidata con "Scelta Civica" di Monti | ©  Dino Panato/Getty Images
    Valentina Vezzali candidata con “Scelta Civica” di Monti | © Dino Panato/Getty Images

    Ora, però, Valentina Vezzali sembra aver cambiato idea, voltando le spalle a Silvio Berlusconi, e ha deciso di lasciarsi coinvolgere con entusiasmo nel progetto-Monti, il quale in conferenza stampa ha spiegato le ragioni della sua candidatura sottolineando che “per dimostrare che l’Italia può vincere occorre affidarsi a persone che vincono”.

    Valentina Vezzali, dunque, si è detta onorata come “donna, come atleta e come italiana”, aggiungendo poi sul suo sito personale le motivazioni che l’hanno spinta a tuffarsi in quest’avventura tanto diversa dal suo ordinario, facendo leva proprio sul suo amore per l’Italia, sulla voglia di contribuire alla sua rinascita, dando il suo contributo personale a questo grande progetto di cambiamento della politica italiana proprio perchè “chi si è impegnato con successo nella vita deve mettersi a disposizione del proprio Paese quando c’è la possibilità di vedere sventolare con orgoglio il tricolore nel mondo”.

    Valentina Vezzali, però, ha già annunciato di non aver alcuna intenzione di rinunciare a continuare la sua carriera sportiva, che proseguirà come annunciato dopo Londra 2012 fino alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, ma cercherà di destreggiarsi al meglio tra i due importanti impegni, anche con l’intento ambizioso di avvicinare il mondo dello sport a quello dei rappresentanti del popolo italiano.

  • Milan, calciomercato all’insegna dei giovani: idea Santon

    Milan, calciomercato all’insegna dei giovani: idea Santon

    Le parole di Berlusconi riguardo le strategie di calciomercato Milan sono state chiare: no ai giocatori che non siano giovani, e no a tutti quelli con cartellino e ingaggio stratosferici. La cassa del Milan è stata risanata parzialmente sia con le cessioni illustri di Thiago Silva e Ibrahimovic in estate che, ultimamente, con quella di Pato. Fra stipendi e cash, i rossoneri hanno aggiustato il loro bilancio ma nonostante queste entrate, non è tempo di sperperi. La linea di mercato tracciata dalla società rossonera è stata chiara: i top-player vanno creati in casa e non prelevati a fior di quattrini. Seguendo queste idee, vediamo gli ultimi movimenti di mercato del Milan.

    IDEA DAVIDE SANTON – Nelle ultime ore è spuntato un nuovo nome per la fascia destra, in sostituzione di un Abate possibile partente verso lo Zenit di Spalletti. Si tratta di Davide Santon, ex giocatore nerazzurro attualmente al Newcastle, sarebbe il prototipo di giocatore che tanto piace al Milan. Giovane e di belle speranze, con una discreta esperienza del campionato italiano. Nella giornata di ieri, a conferma del reale interesse del Milan per Santon, è apparso l’agente del giocatore nella sede rossonera di via Turati.

    Davide Santon
    Davide Santon “il Bambino” per il Milan | ©Getty Images
    FASCIA SINISTRA – Molto movimentata anche la situazione riguardante la fascia sinistra. Nel ruolo da terzino, sta convincendo Constant che sempre più spesso è solito partire titolare. In definitiva, Luca Antonini non è più la prima scelta di Allegri e molte squadre lo stanno già corteggiando: i nomi più caldi sono quelli di Galatasaray, Spartak Mosca e Wolfsburg. Sempre a sinistra c’è una nuova idea: uno scambio fra Parma e Milan che coinvolgerebbe Mesbah e Zaccardo. Il rossonero si trasferirebbe a Parma mentre l’ex difensore del Palermo, approderebbe a Milanello. Il presidente degli emiliani Ghirardi chiede però 2 milioni di euro per liberare il suo giocatore.

    ALTRI MOVIMENTI – Nell’agenda del Milan ci sono comunque altri nomi. Fra questi capeggiano Astori e Nainggolan, giocatori del Cagliari che, vista la situazione precaria del club sardo, potrebbero scegliere di cambiare aria. Su di loro la concorrenza è però molto alta e prelevarli ad un buon prezzo non sarà cosa facile. Pista sempre molto interessante è quella che collega Milano a Genova: anche in questa finestra di calciomercato, è possibile una nuova operazione che consentirebbe ai rossoneri di comprare Granqvist, difensore centrale del Genoa. Anche quì la concorrenza non manca. Infine, sempre restando a Genova, sponda Sampdoria, da registrare un interesse del Milan per Poli, giovane regista della squadra blucerchiata. Nel reparto offensivo non si segnalano ulteriori sviluppi per la trattativa che vede coinvolto Robinho: il giocatore alla fine dovrebbe restare a Milanello visto che nè il Milan, nè lo stesso giocatore hanno trovato una giusta intesa con i club brasiliani. Comunque sia, Berlusconi ha fatto capire a gran voce che ci sarebbe un giocatore da Milan, Mattia Destro, anche se da Roma lo blindano. Intanto, come riporta Calciomercato.com, queste le parole dell’agente del giocatore: “Chiaramente siamo vincolati alla volontà della Roma che la scorsa estate investì moltissimo su Mattia. E’ altrettanto evidente che il giocatore risponde ai requisiti tracciati dal Milan: grande talento ed età inferiore ai 23 anni. Le parole di Silvio Berlusconi ci lusingano, sono segno di un interesse da parte della società rossonera, che non è comunque l’unica a cui piace Destro. Da qui a dire che è fattibile la distanza è ancora lunga”.

  • Maldini no alla politica, il Milan ha perso la magia

    Maldini no alla politica, il Milan ha perso la magia

    Nei giorni dell’annuncio della “ridiscesa in campo” di Silvio Berlusconi, il suo nome era stato accostato alla nuova Forza Italia 2.0, insieme a quello di altre glorie del Milan che fu: Paolo Maldini, però, non sembra affatto interessato alla politica e lo precisa in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, in cui spazia anche su altre tematiche che includono, ovviamente, il Milan del presente.

    Politica – Paolo Maldini non ha dubbi e rimanda al mittente l’eventuale candidatura alle prossime elezioni di Febbraio definendo tale notizia “assolutamente falsa” sottolineando che nel presente non vi sono rapporti con Silvio Berlusconi, che ha visto per l’ultima volta alla festa per il 25 anni della sua presidenza rossonera e, da allora, “non ho più sentito” precisando chela politica non è tra le mie aspirazioni”. Non si tratta di una preclusione assoluta da estendere all’intera categoria dei calciatori, però, semplicemente un suo punto di vista dettato dal proprio sentire personale anche perchè Maldini non vorrebbe essere considerato un “simbolo” del proprio Paese così come lo sono i suoi ex compagni di squadra rossoneri Shevchenko e Weah in Ucraina e Liberia, e la ragione è molto semplice: “In quei casi i rispettivi Paesi vivono situazioni particolari, mentre l’Italia dovrebbe essere una democrazia più solida”. 

    Simboli – A proposito di giocatori-simbolo, se non in riferimento alla politica Nazionale, Paolo Maldini avrebbe potuto essere per il Milan un dirigente di alto livello in virtù della sua straordinaria carriera tutta a tinte rossonere, che lo ha reso una delle ultime bandiere del calcio moderno. Così, però, non è stato nè nel Milan nè altrove, e sono ormai trascorsi più di tre anni dal suo ritiro dal calcio giocato: c’è il rischio, dunque, che il suo futuro possa essere lontano da questo mondo anche se Paolo Maldini non sembra affatto preoccupato di ciò, considerando che ha vissuto tale mondo per 31 anni e che, per ora, sembra contento di dedicarsi alla sua attività di imprenditore immobiliare.

    Maldini no alla politica | © Tullio M. Puglia/Getty Images
    Maldini no alla politica | © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Desideri – Dovendo immaginare un possibile ritorno nel panorama calcistico, però, Maldini non gradirebbe ricoprire un incarico dirigenziale in senso stretto, bensì qualcosa che gli permetta di sfruttare la sua esperienza di campo, alla sua conoscenza a tutto tondo di questo mondo, di cui ha vissuto l’evoluzione. L’esperienza da capitano rossonero dal 1997 in poi “mi sono serviti tanto” perchè si impara a gestire la quotidianità e si acquisisce anche la capacità di valutare gli altri: in tal senso, dunque, un incarico dirigenziale che abbia un rapporto stretto con i calciatori potrebbe essere preso volentieri in considerazione da Paolo Maldini che, invece, non gradirebbe un incarico di mera rappresentanza, “un ruolo tanto per averlo in Figc, Uefa o Fifa”. 

    Milan – Ed ecco che si giunge al discorso Milan, partendo dal glorioso passato di cui Maldini è stato protagonista ed artefice, al presente che sembra non essere all’altezza di ciò che fu: “il Milan si è trasformato da squadra magica a squadra normale” e, secondo l’ex capitano, la motivazione è molto semplice. Per spiegarla, Maldini ricorre al parallelo con altri grandi club quali Bayern e Barcellona sottolineando che nell’attuale club rossonero non c’è nessuno di coloro che fecero la storia che possa “trasmettere quel messaggio”. Inoltre, alla luce delle cessioni di lusso dello scorso mercato estivo, secondo Maldini nell’attuale gestione sembra esservi poca programmazione , anche perchè l’attuale dirigenza sembra essere carente nella valutazione dei giocatori e tende ad affidarsi a un procuratore di peso, come Mino Raiola.  Secondo Maldini, invece, il Milan avrebbe bisogno di un direttore sportivo “puro”, che abbia le capacità necessarie ad analizzare le necessità della squadra ed a valutare i calciatori “perchè Braida ha sempre meno quel ruolo”. 

    Allegri – In tal senso, Maldini rivela che l’attuale mister rossonero avrebbe voluto coinvolgerlo nella gestione del gruppo: tutto ciò, però, sfumò improvvisamente nell’ottobre 2011 e, secondo Maldini, la motivazione di tale scelta potrebbe essere imputabile a Galliani, che sembra non gradirlo come collaboratore e, pertanto, Paolo Maldini vuol precisare di non sentirsi più uno di famiglia a Milanello. Un sentimento di “amarezza” che accomuna anche altre vecchie glorie rossonere che, però, si sposa bene con la fierezza nel sentirsi indipendente, così com’era anche da calciatore al punto da essere contestato da alcune frange ultras nella sua gara d’addio al calcio.

    I migliori di oggi – Maldini non può, poi, sottrarsi dal fornire un parere ed una valutazione sul calcio di oggi a tutto tondo e, con la consueta schiettezza, snocciola i nomi “top” nei diversi reparti. Buffon in porta, Barzagli in difesa, De Rossi a centrocampo ed El Shaarawy in attacco augurandosi che rimanga umile, perchè “la testa non è un dettaglio nello sport”, e soprattutto i valori ed il senso della lealtà sono l’aspetto fondamentale, che permette di arrivare ad essere stimato indipendentemente dai colori che si vestono, un po’ come è accaduto a lui, anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.

  • Pato e Robinho in Brasile? Comunque vada il Milan ha perso

    Pato e Robinho in Brasile? Comunque vada il Milan ha perso

    L’urna di Nyon prima e la sono sconfitta dell’Olimpico contro la Roma hanno riportato sulla terra l’ambiente rossonero galvanizzato dal poker di vittorie ottenuto in campionato e di un ritrovato entusiasmo venuto meno in estate dopo le partenze di Ibrahimovic e Thiago Silva. Il capitombolo in casa giallorossa se in qualche modo era preannunciato dalla cabala che vede il Milan far sempre difficoltà nell’ultima partita del mese di dicembre ha pero’ evidenziato ancora una volta la poca competitività della difesa capace di subire gol con estrema facilità e spesso distratta anche in fase d’impostazione. A centrocampo il ko di De Jong che non è certo Pirlo ma nemmeno Van Bommel ha evidenziato i limiti di capitan Ambrosini e l’incapacità di Nocerino e Montolivo di esser leader. Obiettivamente non ci avevamo mai creduto ad un possibile ritorno del Milan nella lotta per la Champions League e seppur con qualche dubbio sulla strategia avevamo in qualche modo approvato il nuovo modus operandi della società di via Turati.

    Pato e Robinho sempre più lontani dal Milan | ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    Pato e Robinho sempre più lontani dal Milan | ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    Evidenziati i limiti di difesa e centrocampo è logica pensare che la finestra invernale di mercato arrivi a pennello per il Milan con Galliani pronto ad investire una parte dei derivati del passaggio del turno in Champions League e delle cessioni estive per dar qualità ed alternative ad Allegri. I tifosi sperano che l’ad rossonero stia lavorando sotto traccia sfruttando il clamore delle sempre più possibili cessioni di Pato e Robinho per piazzare i colpi importanti sulla mediana e al centro della difesa.

    Galliani in Brasile per trattare in prima persona la cessione di Pato e Robinho però non ci convince. I due brasiliani sono di gran lunga i due giocatori più talentuosi dell’organico rossonero, hanno l’età giusta per continuare a far parte del nuovo corso Milan ma apparentemente hanno un’improvvisa saudade per la terra carioca. Voi ci credete? Ci credete alla bufala che furono Shevenchko, Kaka, Thiago Silva a voler lasciare il Milan? Bene la strategia rossonera sembra ripetersi, il finale? Il Milan non tiene in organico giocatori contro voglia oppure il presidente Berlusconi ha fatto l’ennesimo sacrificio per far rimanere in rossonero due grandi campioni. Voi quale scegliete?