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  • NBA Finals, Oklahoma City Thunder-Miami Heat. Programma e analisi

    NBA Finals, Oklahoma City Thunder-Miami Heat. Programma e analisi

    La stagione NBA, che verrà ricordata anche per l’estenuante tira e molla del lockout che ha bloccato il campionato fino a Natale, giunge all’appuntamento conclusivo, le NBA Finals 2012. Sarà la Finale che tutti volevano/speravano di vedere, ovvero gli Oklahoma City Thunder dell’astro nascente Kevin Durant (un fenomeno in grado di diventare il numeo 1 assoluto nella Lega) contro i Miami Heat dell’attuale giocatore più forte del torneo, il “Prescelto” LeBron James. Lo spettacolo è ampiamente assicurato visto che oltre alle 2 superstar le 2 formazioni possono contare su tantissimi altri giocatori di primo livello quali Dwyane Wade, Chris Bosh (per il team della Florida), Russell Westbrook, James Harden e Serge Ibaka (per la squadra dell’Oklahoma). Ma innanzitutto sarà una sfida tra loro 2, Durant e James, con l’ala dei Thunder vincitore delle ultime 3 edizioni della classifica marcatori (ed ancora deve compiere 24 anni!) e l’asso degli Heat vincitore invece di 3 degli ultimi 4 titoli di M.V.P. della NBA. Alla fine di questa Finalissima una cosa sarà certa: uno dei 2 fenomeni vincerà il suo primo titolo NBA, resta da capire solo chi ha più chance di arrivare lassù in cima.

    Per Oklahoma City è la prima finale della storia, ottenuta in soli 4 anni di vita. I Thunder sono stati creati nel 2008 dalle ceneri dei tuttora rimpianti Seattle SuperSonics (per la franchigia smeraldo-oro nella sua storia ci sono state 3 Finali, di cui l’ultima nel 1996 persa contro i Bulls di Jordan ed un titolo nel lontano 1979). Miami è alla terza Finale complessiva (la seconda consecutiva) ed il bilancio è in parità, con una vittoria nel 2006 (4-2 ai Mavericks che avevano il vantaggio del fattore campo) ed una sconfitta lo scorso anno (quando Dallas si prese la rivincita trionfando per 4-2 nonostante lo svantaggio del campo). Per James ci saranno dei tifosi speciali, come annunciato su molti giornali sportivi americani, a spingerlo nell’impresa: saranno proprio i tifosi dei Sonics che ancora non hanno digerito lo “scippo” della squadra da Seattle da parte dell’attuale proprietario dei Thunder Clay Bennett con la compiacenza del commissioner David Stern.

    OKLAHOMA CITY THUNDER (seed numero 2 della Western Conference) vs MIAMI HEAT (seed numero 2 della Eastern Conference):

    I Thunder partono favoriti sia per la grande prova di forza dimostrata in questi playoff, dove hanno eliminato in rapida sequenza i campioni in carica di Dallas (4-0), i Lakers di Bryant (4-1) e infine i San Antonio Spurs (4-2, piazzando 4 vittorie di fila contro una squadra che aveva perso appena 2 delle ultime 32 partite giocate!) e poi anche per il vantaggio del fattore campo (attualmente la Chesapeake Arena è ancora imbattuta nei playoff!). Miami dovrà provare il colpaccio facendo leva sul ritrovato Chris Bosh (reduce da un infortunio che ne ha limitato l’impiego nel corso della post season) e sulle performance di James e Wade. Gli Heat hanno faticato parecchio finora: dopo aver eliminato i Knicks (4-1), la squadra di coach Spoelstra ha avuto difficoltà sia contro i Pacers (4-2) che contro Boston dove si sono ritrovati sull’orlo dell’eliminazione prima di prevalere con un sofferto 4-3. Dopo queste considerazioni è ovvio che il ruolo di formazione favorita vada ai giovani Thunder. Solo l’esperienza potrebbe limitare Oklahoma City, dato che i giocatori arrivano per la prima volta all’appuntamento finale mentre per i Miami Heat e James si tratta della terza Finalissima in carriera.

    I Thunder godranno di un vantaggio indubbio: la Chesapeake Arena, lo stadio di casa, è uno degli impianti dove si trovano i tifosi più calorosi di tutta la NBA che rende un vero inferno la vita alle squadre ospiti. A Miami invece i supporter appaiono più distaccati e questo è un fattore che potrà incidere parecchio nell’economia della serie.

    Non siamo nella testa dei 2 tecnici, quindi fare un’analisi diventa molto difficile. Di certo possiamo esaminare ruolo per ruolo gli “scontri diretti” tra giocatori: partiamo dal duello tra Russell Westbrook e Dwyane Wade con la guardia degli Heat che oltre a diventare più concreta in attacco (per quello che si è visto finora nei playoff) dovrà limitare le scorribande verso il ferro del diretto avversario che atleticamente non ha rivali attualmente.

    Pur partendo dalla panchina (universalmente riconosciuto come miglior sesto uomo della Lega) James Harden dovrà mantenere il livello di eccellenza raggiunto in questa post season. A mettergli il bastone tra le ruote ci penserà probabilmente Shane Battier che dovrà farne scadere la pericolosità offensiva e renderlo innocuo sugli eventuali scarichi per i compagni.

    LeBron James & Kevin Durant | © Joe Murphy/NBAE via Getty Images

    Passiamo ad un altro duello, quello dei “gregari di lusso” tra Sefolosha e Chalmers. Il primo eccelle per la sua difesa capace di limitare qualsiasi avversario (non è improbabile poterlo veder anche in marcatura su Wade), il secondo invece è diventato nel corso di queste 2 stagioni un tassello importante per Miami, in gradi di punire da oltre l’arco con discreta continuità. E quando ciò avviene per il team della Florida si alzano notevolmente le possibilità di vincere le gare.

    Il compito più arduo lo avrà Chris Bosh (che ancora non è dato sapere se, dopo il recupero dall’infortunio ai muscoli addominali, partirà dalla panchina come seasto uomo di lusso opure giocherà titolare): il lungo di Miami sarà preso in mezzo dalle torri dei Thunder PerkinsIbaka e quindi l’ex Raptors dovrà essere intelligente per districarsi da questa difficilissima situazione, magari portando fuori dall’area i 2 avversari (anche perchè Bosh ha un ottimo tiro dalla lunga distanza) per dare spazio libero alle incursioni nel pitturato di James e Wade. E dovrà difendere forte per evitare che i 2 lunghi dei Thunder possano creare problemi anche in attacco. A dargli una mano in questa circostanza ci penserà Udonis Haslem, che spesso arriva a fornire prestazioni che per talento non sarebbero possibili per lui, ma riesce a soperire alle lacune con gare di cuore e grinta che ne fanno uno dei giocatori migliori in questo senso.

    E poi, dulcis in fundo, la sfida nella sfida, il duello che tutti attendono ovvero James contro Durant: difensivamente il talento degli Heat è sicuramente superiore (il numeo 6 di Miami è uno dei miglior difensori in NBA), ma in zona offensiva Durant ha dimostrato di poter segnare in qualsiasi modo, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi momento, un dominio tecnico in zona offensiva quasi imbarzzante che ne fa l’attaccante migliore attualmente in circolazione. James dovrà cercare di limitarlo al massimo (e le capacità ci sono tutte anche se il compito è lo stesso arduo!) cercando di sfruttare le lacune dell’asso dei Thunder in difesa che in alcuni momenti pare, per così dire, “svagato” (un peccato vista la sua altezza e la lungheza delle braccia che ne farebbero, oltre che un attaccante di prim’ordine, anche un difensore eccezionale). Su queste basi si gioca la sfida principale, e con tutta probabilità chi avrà la meglio porterà in trionfo la sua squadra.

    In ultimo il duello in panchina: coach Scott Brooks ha dimostrato, in questa post season, di essere un grande allenatore mettendo sotto scacco con le sue mosse, uno dei migliori allenatori della storia come Popovich degli Spurs. Al contrario il collega Spoelstra non ha fatto una grande impressione, e ciò che si può dire è che la situazione sfavorevole di Miami in questi playoff contro Pacers e Celtics sia stata annullata più dal talento di LeBron James che dalle mosse del coach. Vedremo se saprà smentirci, ma ad oggi Brooks pare più preparato.

    In sostanza, come già detto, Thunder in vantaggio per la vittoria finale, vedremo se James riuscirà a ribaltare questo pronostico e ad entrare (finalmente) nella storia, oppure se dovrà ancora acconentarsi della nomea di “perdente di successo”.

    PROGRAMMA DELLA SERIE:

    gara 1: Oklahoma City Thunder-Miami Heat martedì 12 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)
    gara 2: Oklahoma City Thunder-Miami Heat giovedì 14 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)
    gara 3: Miami Heat-Oklahoma City Thunder domenica 17 giugno a Miami, ore 8:00 p.m. (ore 2.00 in Italia)
    gara 4: Miami Heat-Oklahoma City Thunder martedì 19 giugno a Miami, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)
    *gara 5: Miami Heat-Oklahoma City Thunder giovedì 21 giugno a Miami, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)
    *gara 6: Oklahoma City Thunder-Miami Heat domenica 24 giugno ad Oklahoma City, ore 8:00 p.m. (ore 2.00 in Italia)
    *gara 7: Oklahoma City Thunder-Miami Heat martedì 26 giugno ad Oklahoma City, ore 9:00 p.m. (ore 3.00 in Italia)

    *se necessaria

  • NBA, votato il migliore quintetto difensivo. LeBron James davanti a tutti

    NBA, votato il migliore quintetto difensivo. LeBron James davanti a tutti

    La NBA ha ufficializzato il migliore quintetto difensivo della stagione: a guidare lo starting five c’è LeBron James che è stato già eletto pochi giorni fa M.V.P. della Lega. Il leader dei Miami Heat ha collezionato 53 punti complessivi con 24 voti da primo posto, unico tra tutti i votati a superare quota 50 punti.

    Dietro all’ala del team della Florida si è piazzato Serge Ibaka degli Oklahoma City Thunder, il miglior stoppatore della stagione che ha collezionato 47 punti. Seguono Dwight Howard, centro degli Orlando Magic con 41 punti in totale e poi chiudono Chris Paul dei Los Angeles Clippers (35 punti ottenuti) e Tony Allen dei Memphis Grizzlies (33 punti).

    Per Ibaka e Tony Allen si tratta della prima selezione, dalla loro entrata in NBA, nel quintetto dei migliori difensori della stagione. Per LeBron James invece non è la prima volta: il numero 6 di Miami ha portato gli Heat ad un record di 46 vittorie e 20 sconfitte (e la testa di serie numero 2 nei playoff della Eastern Conference) giocando davvero alla grande anche in difesa. E’ stato il leader della sua squadra in recuperi (1,9 a partita) e rimbalzi difensivi (6,4 a match), e più in generale nei rimbalzi totali (7.9). Con James a guidarla la difesa di Miami ha concesso solo 91,3 punti agli avversari di media, tenendo al 43% al tiro le altre squadre affrontate.

    LeBron James, Miami Heat | © Jeff Zelevansky/Getty Images

    Ibaka ha guidato la statistica delle stoppate (3.65 ad incontro!), mentre Paul è stato il migliore nei recuperi (2.53).Howard è stato miglior rimbalzista della lega (14.5 a partita), così come il miglior rimbalzista difensivo (10,8). La forza in difesa di Tony Allen invece è semplificata da questi numeri: i Grizzlies hanno concesso 96.0 punti in 100 possessi con lui in campo rispetto ai 102 punti subiti in 100 possessi con Allen fuori dal parquet.

    Il secondo quintetto difensivo è composto invece dalle guardie Rajon Rondo (dei Boston Celtics) e Kobe Bryant (dei Los Angeles Lakers), dal centro Tyson Chandler (dei New York Knicks, votato migliore difensore della stagione qualche settimana fa) e dalle ali Luol Deng (dei Chicago Bulls) e Kevin Garnett (dei Boston Celtics).

    Il pannello di votazione era formato dai 30 allenatori NBA, ai quali è stato chiesto di selezionare sia la prima squadra difensiva che la seconda. Agli Allenatori, c’è da ricordare, che non è stato permesso di votare per qualsiasi giocatore della propria squadra. Sono stati assegnati due punti agli atleti inseriti nel migliore quintetto ed uno solo invece a chi è stato inserito nel secondo quintetto difensivo.

    Stride però a prima vista l’esclusione, dal migliore starting five difensivo, del vincitore del premio di difensore dell’anno ovvero Tyson Chandler a favore di Dwight Howard. Non si capisce come sia possibile che il giocatore che alla fine del torneo è risultato il migliore nel gioco difensivo possa essere poi scivolato fuori dal quintetto ideale che comprende i migliori difensori. Un’incongruenza che sarà difficile spiegare da parte della Lega e che negli Stati Uniti sta già generando una marea di discussioni tra esperti ed analisti. Anche perchè Tyson Chandler ha dimostrato di meritare quel premio e di conseguenza avrebbe avuto ogni diritto di entrare nel miglior team NBA che riguarda la difesa.

  • Europei Lituania 2011: Trionfo Spagna, la Francia si arrende 98-85

    Europei Lituania 2011: Trionfo Spagna, la Francia si arrende 98-85

    La Spagna è Campione d’Europa 2011. La Nazionale allenata da Sergio Scariolo, nella Finalissima del massimo torneo continentale, batte la Francia per 98-85 e vince per la seconda volta consecutiva la medaglia d’oro (e sarebbero state sicuramente 3 di fila se agli Europei giocati in casa del 2007 non ci fosse stato un incredibile Andrei Kirilenko a guidare la Russia al successo nella Finale di Madrid che ha comunque portato l’argento agli spagnoli). Da segnalare un altro riconoscimento importante per gli iberici che hanno in Juan Carlos Navarro l’M.V.P. dell’Europeo.

    © Jorge Guerrero/AFP/Getty Images
    Prestazione altamente convincente per i neo Campioni con un attacco praticamente perfetto da quasi 100 punti, che ovviamente ha coperto qualche lacuna difensiva dovuta principalmente alla poca attenzione visto il margine rassicurante nell’ultimo periodo. Per i francesi l’ultimo ad arrendersi è stato Parker ma giocare da soli contro una squadra praticamente composta da atleti NBA è impresa ardua ed impossibile per chiunque. Eppure la Francia parte bene in avvio guidata dalle giocate di puro atletismo di Noah e Pietrus. La Spagna sente il campanello d’allarme ed inizia a fare sul serio, Calderon (con 5 punti in fila per il provvisorio +5) attacca spesso Parker ed i lunghi Marc e Pau Gasol fanno valere la loro superiorità a centro area. I transalpini restano attaccati al match con le unghie e con i denti (25-20 al primo riposo) mostrando una forte determinazione ma neanche Parker e Batum possono fare qualcosa quando si scatena la furia di Serge Ibaka che in pochi minuti nel secondo quarto piazza ben 5 stoppate blindando il canestro giallorosso e permettendo ai compagni di allungare ulteriormente il divario dei punti con Fernandez e Navarro protagonisti (46-34 a 2 minuti dal termine). La reazione francese si concretizza in un veloce 7-0 (46-41) che riporta in partita il quintetto francese prima che qualche sbavatura difensiva fissi sul 50-41 il punteggio alla fine del primo tempo. Nella ripresa Noah e Diaw iniziano ad usare maggiormente il fisico e ricuciono lo strappo fino al -6 (60-54), poi sale in cattedra Navarro con i suoi canestri d’autore e la “Roja” ha vita facile e si porta addirittura sul +15 ad inizio quarto periodo (79-64). Resta da gestire solo il comodo vantaggio e nei buchi difensivi dei francesi anche Pau Gasol trova una comoda quanto inusuale tripla dall’angolo che taglia definitivamente le gambe agli avversari. Navarro completa la festa, 27 punti in 29 minuti per lui, prima di prendersi 2 minuti di “riposo” sul parquet per poi uscire per la sua personalissima standing ovation: dai quarti di finale in poi la guardia ex Memphis Grizzlies , ora al Barcellona, è stata devastante con 26 punti alla Slovenia e 35 alla Macedonia per finire con i 27 di stasera. Cifre mostruose che rendono l’idea del perchè sia stato nominato M.V.P. del torneo. Nella Spagna che vince da sottolineare anche le prove, come al solito determinanti, delle “Torri Gemelle” Marc e Pau Gasol, rispettivamente con 11 punti e 17 punti e 10 rimbalzi. Notevole la prestazione di Calderon (stuzzicato anche dal confronto con il pariruolo Tony Parker) che chiude con 17 punti all’attivo e di Rudy Fernandez con 14 punti. Impressionante Ibaka nella difesa spagnola con 5 stoppate a cui aggiunge 4 punti. Nella Francia ci sono 26 punti, 5 rimbalzi e 5 assist del solito Parker, percentuali non eccellenti per Batum che alla fine mette 10 punti mentre 11 sono firmati da Noah e 12 da Diaw. FINALE 1°-2° posto: Spagna-Francia 98-85 SPAGNA – P. Gasol 17, Fernandez 14, Navarro 27, Calderon 17, M. Gasol 11; Rubio 0, Reyes 2, Claver 0, San Emeterio 0, Llull 4, Ibaka 4, Sada 2. All.: Scariolo. FRANCIA – Noah 11, Batum 10, Parker 26, Pietrus 4, Diaw 12; Seraphin 4, Albicy 1, Kahudi 3, Traoré 4, De Colo 2, Tchicamboud 0, Gelabale 8. All.: Collett. Finale 3°-4° posto: Russia-Macedonia 72-68  MIGLIOR QUINTETTO DEL TORNEO (votazioni dei giornalisti): Tony Parker (Francia), Juan Carlos Navarro (Spagna), Bo McCalebb (Macedonia), Andrei Kirilenko (Russia), Pau Gasol (Spagna).  

  • All Star Game NBA 2011: Spettacolare Griffin, vince la gara delle schiacciate

    All Star Game NBA 2011: Spettacolare Griffin, vince la gara delle schiacciate

    Da premettere che quello di quest’anno è stato sicuramente uno degli Slam Dunk Contest più creativo e spettacolare di sempre grazie alla formula di emulare schiacciate del passato molto suggestive.

    Alla fine il vincitore è Blake Griffin, matricola terribile dei Los Angeles Clippers che ha monopolizzato la gara con numeri che hanno del pazzesco!

    I primi 2 eliminati dei 4 atleti designati per la gara sono Ibaka (a nulla vale la sua schiacciata staccando dal tiro libero ed il recupero, dal ferro, di un peluche levato quindi dal canestro con i denti per consegnarlo ad un bambino del pubblico) e DeRozan (che emula una schiacciata di Iguodala del passato con autopassaggio sulla struttura del canestro, e non basta nemmeno la sfilza di 10 ottenuta al secondo tentativo con la cosiddetta show-stopper, che lo vede volare sopra il ferro affondando poi in reverse).

    Passano in finale Griffin e McGee che deliziano il pubblico con delle meraviglie: il centro dei Wizards sfida direttamente Dwight Howard, commentatore designato a bordo campo vista l’esperienza nella specialità, schiacciando prima in contemporanea con 2 palloni in 2 canestri affiancati, poi recapitandone 3 insieme sul fondo della retina con la collaborazione di John Wall come passatore.

    Griffin, invece, apre con un 360 gradi e chiude poi con una “windmill” raccogliendo un palla alzata sullo spigolo del tabellone da Baron Davis.

    Si va alla finale dove le magie di McGee scompaiono di fronte a quelle del fenomeno dei clippers che prima omaggia Vince Carter con un’affondata che termina con l’intero avambraccio dentro il ferro. Ma è ancora niente rispetto a quello che sta per arrivare: sul parquet dello Staples Center fa ingresso una macchina che viene parcheggiata sotto il tabellone.  Dal tettuccio ecco spuntare la testa di Baron Davis con una palla in mano, mentre, alle spalle del giocatore dei Clippers, si schiera un intero coro gospel che comincia ad intonare la celebre canzone I believe I can fly“. E Griffin vola veramente: cofano saltato in tutta la sua estensione, palla alzata da Baron Davis che viene presa dal numero 32 e schiacciata con potenza nel canestro! Incredibile Blake!

    GUARDA IL VIDEO DEGLI HIGLIGHTS DELLO SLAM DUNK CONTEST:

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  • All Star Game NBA 2011: I Rookie battono i Sophomore. Wall M.V.P.

    All Star Game NBA 2011: I Rookie battono i Sophomore. Wall M.V.P.

    Ha preso il via nella notte il tanto atteso 6oesimo All Star week end NBA.

    Il fine settimana delle “Stelle” è partito con il match tra i rookie (i giocatori al primo anno in NBA) ed i Sophomore (gli atleti alla seconda stagione nella Lega) e lo spettacolo e le emozioni non sono di certo mancate.

    148-140 il punteggio finale della sfida che ha visto per il secondo anno di fila prevalere i Rookie sui Sophomore. Gara che inizialmente ha lasciato un pò perplessi viste le innumerevoli schiacciate messe a referto e la quasi totale assenza di difesa. Alla fine Blake Griffin (dato che sarà anche impegnato sia nella gara delle schiacciate che nella vera partita delle “Stelle”) si risparmia, resta in campo solo 14 minuti per segnare 14 punti. I protagonisti per la squadra del primo anno sono Wall e Cousins, letteralmente inarrestabili: il centro dei Sacramento Kings segna 33 punti con 14 rimbalzi, il playmaker dei Washington Wizards invece si ferma a soli 12 punti dal campo ma con 22 assist scrive il nuovo record di passaggi per questa gara. Buono il contributo di un ex del campionato italiano, Gary Neal (che lo scorso anno giocava con la Benetton Treviso) che dà il suo contributo con 20 punti segnati. Da ricordare anche i 25 di Wes Johnson, ala dei Minnesota Timberwolves.

    Per quanto riguarda i Sophomore il top scorer è stato James Harden, guardia degli oklahoma City Thunder, con 30 punti in soli 27 minuti di gioco, il suo compagno do squadra ai Thunder, Ibaka, si ferma a soli 14. Come al solito consistente la prova di Blair che porta alla causa 28 punti e 15 rimbalzi, leggermente in ombra il tanto atteso Stephen Curry (13 punti, 6 rimbalzi ed 8 assist).

    Alla fine la prestazione di Wall gli vale il titolo di M.V.P. dell’incontro. Lo spettacolo c’è stato, tutti si sono divertiti, non resta che ben sperare in attesa del match che chiuderà il fine settimana: sicuramente Eastern Conference e Western Conference non faranno mancare ciò che tutti ci aspettiamo.

    Rookie-Sophomore 148-140
    Rookie:
    Griffin 14, Fields 15, Cousins 33 (14 rimbalzi), Neal 20, Wall 12 (22 assist), Favors 9, Johnson 25, Bledsoe 6, Monroe 14.
    Sophomore: Gibson 8, DeRozan 14, Blair 28 (15 rimbalzi), Curry 13, Matthews 15, Jennings 8, Ibaka 14, Harden 30, Holiday 10.

    Guarda gli highlights della partita:

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  • All Star Game NBA 2011: Slam Dunk Contest

    All Star Game NBA 2011: Slam Dunk Contest

    Lo Slam Dunk Contest, meglio conosciuto in Italia come gara delle schiacciate, è indubbiamente l’evento più elettrizzante dopo la partita delle “Stelle”.

    Saranno 4 i partecipanti all’evento, coadiuvati dai 4 “allenatori” personali: DeMar DeRozan dei Toronto Raptors (squadra in cui milita Andrea Bargnani) sarà aiutato da Darryl Dawkins, leggenda NBA; Blake Griffin dei Los Angeles Clippers da Kenny Smith, JaValee McGee dei Washington Wizards dall’ex All Star Chris Webber e Serge Ibaka degli Oklahoma City Thunder dal compagno di squadra Kevin Durant.

    Ovviamente il tutto dipenderà dalle votazioni degli addetti ai lavori che decideranno di volta in volta quale punteggio assegnare alle performance e di conseguenza designeranno con le loro votazioni il vincitore dell’evento.

    Il campione in carica è Nate Robinson che però quest’anno non ci sarà. Spettacolari le sue schiacciate nelle ultime 2 edizioni vinte consecutivamente dato che il giocatore, ora ai Celtics, è uno dei più bassi in NBA non arrivando neanche a 180 centimetri (fonti ufficiali stimano l’altezza in 175 centimetri o poco più).

    Riepiloghiamo anche i vincitori degli anni precedenti:

    2010 — Nate Robinson, New York
    2009 — Nate Robinson, New York
    2008 — Dwight Howard, Orlando
    2007 — Gerald Green, Boston
    2006 — Nate Robinson, New York
    2005 — Josh Smith, Atlanta
    2004 — Fred Jones, Indiana
    2003 — Jason Richardson, Golden State
    2002 — Jason Richardson, Golden State
    2001 — Desmond Mason, Seattle
    2000 — Vince Carter, Toronto
    1997 — Kobe Bryant, L.A. Lakers
    1996 — Brent Barry, L.A. Clippers
    1995 — Harold Miner, Miami
    1994 — Isaiah Rider, Minnesota
    1993 — Harold Miner, Miami
    1992 — Cedric Ceballos, Phoenix
    1991 — Dee Brown, Boston
    1990 — Dominique Wilkins, Atlanta
    1989 — Kenny Walker, New York
    1988 — Michael Jordan, Chicago
    1987 — Michael Jordan, Chicago
    1986 — Spud Webb, Atlanta
    1985 — Dominique Wilkins, Atlanta
    1984 — Larry Nance, Phoenix

  • I Thunder umiliano i Lakers

    Vittoria meritata e schiacciante quella ottenuta dagli Oklahoma City Thunder sui campioni in carica dei Los Angeles Lakers.
    La “banda” di ragazzini di coach Scott Brooks mette a dura prova i Lakers fin dalle prime battute, dimostrando al mondo intero di poter giocare contro chiunque avversario senza nessun timore riverenziale. Primo quarto pessimo dei gialloviola che chiudono con un ritardo di 12 punti (29-17). L’energia dei Thunder è troppo straripante per essere contenuta da L.A. ed è perciò facile mantenere sempre il vantaggio in doppia cifra, cosa che accade anche alla fine del primo tempo (55-42). Nel terzo quarto ci si aspetterebbe la reazione dei Lakers, ma a dominare sul parquet sono sempre i giocatori di Oklahoma che spingono forte sull’acceleratore ben sapendo che i ritmi alti sono mal digeriti dai loro avversari e arrivano alla pausa per l’ultimo periodo in vantaggio 86-64. Risultato incredibile che permette a coach Brooks di dare riposo ai suoi giovani fenomeni e proporre sul parquet tutte le riserve, mentre dall’altra parte Phil Jackson già pensa alle contromisure da prendere, nella prossima partita, ad una squadra che sta dando più preoccupazioni del previsto. Termina 110-89 l’incontro che più che per la vittoria di Oklahoma City, stupisce per il largo risultato, che sicuramente non era preventivato, sia per la scioltezza con cui è venuto, sia per la facilità di gioco che ha avuto la neonata franchigia degli Stati Uniti, al cospetto di giocatori esperti e navigati come quelli di Los Angeles.
    Le chiavi dell’incontro sono state i contropiedi dove i Thunder hanno realizzato tanti punti (24-2), lo strapotere a rimbalzo (50-43), l’energia e la frescheza atletica, e infine l’enorme divario nei tiri liberi (42 centri su 48 tentativi per Oklahoma, 17 su 28 per i Lakers).
    La forbice tra le 2 squadre ha assunto proporzioni gigantesche quando nel terzo quarto, a pochi minuti dalla fine del periodo, gli ex Seattle Sonics si sono trovati in vantaggio di ben 29 punti! Non è facile dare questi distacchi ai campioni in carica ma Durant e compagni stanno mettendo sul parquet tutte le armi che possiedono per dare battaglia e cercare di allungare la serie il più a lungo possibile.
    A proposito di Kevin Durant, 22 punti per lui in soli 30 minuti di gioco (ultimo quarto di riposo in panchina in buona compagnia), Westbrook continua il dominio sullo sventurato Fisher (che non riesce a capire cosa deve fare per limitare il numero 0 arancioblu) e piazza 18 punti, Green ne mette 15, Harden altrettanti con soli 6 tiri. Buone le prove a rimbalzo e in difesa dei lunghi Collison, Krstic e Ibaka. Per Los Angeles nessuno sopra i 13 punti (Gasol e Bynum) 12 per Odom e Bryant. Poi il nulla. Unica nota positiva è proprio il giovane centro Andrew Bynum che oltre ai 13 punti prende 10 rimbalzi conditi anche da 3 stoppate.
    Ora i thunder prendono l’aereo per la California consapevoli che possono giocarsi questa serie. Certamente la squadra favorita resta sempre quella gialloviola e molto probabilmente staccherà il pass per il turno successivo. Ma i “ragazzini terribili” la loro vittoria l’hanno ottenuta, dimostrando che nella vita niente è impossibile, anche le cose che sembrano , a prima vista, più ardue. Martedì 27 aprile i Thunder, con l’euforia di chi va a giocarsi una gara 5 con zero pressioni e tanta leggerezza, scenderanno in campo allo Staples Center.

    Oklahoma City Thunder – Los Angeles Lakers 110-89
    –> Okl: Durant 22, Westbrook 18, Green 15, Harden 15 – Lak: Gasol 13, Bynum 13, Bryant 12, Odom 12

    LE SERIE DEL PRIMO TURNO:

    Cavs – Bulls 2-1
    Hawks – Bucks 2-1
    Celtics – Heat 3-0
    Nuggets – Jazz 1-2
    Lakers – Thunder 2-2
    Magic – Bobcats 3-0
    Mavs – Spurs 1-2

    Suns – Trail Blazers 2-2

    Guarda gli highlights di Oklahoma City Thunder – Los Angeles Laker:

  • NBA playoff 2010, primo turno: Impresa Thunder, sorpresa Bulls

    La straordinaria prestazione di Jason Richardson da 42 punti (8/12 da 3) con 8 rimbalzi permette a Phoenix di riappropiarsi del vantaggio del fattore campo nella serie contro Portland. Suns subito in palla che mettono le cose in chiaro fin dai primi minuti di gioco. Batum, in dubbio fino all’ultimo per guai alla spalla che hanno costretto il francese a saltare le prime 45 gare di stagione regolare, è in campo ma deve arrendersi dopo 9 minuti di gioco e abbandonare il campo per nuovi problemi. Il primo quarto porta Phoenix a +18, il secondo è sulla stessa falsariga del primo e si chiude con un eloquente 66-37 che fa capire chi vincerà l’incontro. Richardson 21 punti è solo a metà del suo fatturato. I Blazers sfoderano l’orgoglio e riescono a portarsi sul -11 a 5 minuti dal termine dell’incontro grazie ad una serie di triple di Fernandez (ben 3 in 58 secondi!) ma i Suns piazzano un parziale di 12-0 che chiude la pratica e dà la tranquillità necessaria per giocare gara 4 in programma sempre a Portland sabato 24 aprile.

    Sorpresa da Chicago dove i Bulls, pur con una fatica immane, riescono a battere i Cavs di LeBron James. Chicago gioca bene per 3 quarti di gara toccando il +21, ma da quel momento in poi arriva la riscossa di Cleveland che riesce ad arrivare a soli 2 punti di svantaggio quando sul cronometro mancano 4 minuti alla fine del match. Rose (31 punti) si prende in mano la squadra ma l’ultimo minuto è vietato ai deboli di cuore: sul 102-96 Bulls James compie un fallo in attacco e perde un pallone nell’azione successiva, Chicago segna e va sul 104-96. Con 30 secondi da giocare Williams mette la tripla del 104-99. Fallo sistematico su Hinrich che sbaglia tutti e 2 i liberi. James accorcia ulteriormente con un’altra bomba per il 104-102, fallo su Rose che mette solo uno dei 2 liberi: 105-102 e partita incredibilmente riaperta a 10 secondi dalla fine. Coach Del Negro ordina il fallo per non far tirare Cleveland da 3 e Varejao sbaglia un libero di importanza capitale. A quel punto Brad Miller mette la partita in cassaforte con 2 bersagli dalla lunetta per il 107-103. Finisce però 108-106, una partita molto vibrante che Chicago porta a casa, ma LeBron (quasi tripla doppia per lui con 39 punti, 10 rimbalzi e 8 assist) e compagni hanno fatto capire che possono riemergere da situazioni impossibili. Gara 4 è in programma sempre a Chicago domenica 25 aprile. I Bulls sono avvertiti.

    Tutto esaurito (18.342 presenti al Ford Center di Oklahoma) per la prima partita in casa nella storia dei playoff per i Thunder. Festeggiamenti nel prepartita per Scott Brooks, neo allenatore dell’anno in NBA, con i suoi giocatori ad omaggiarlo per la grande stagione disputata. L’inizio però non è dei migliori per i padroni di casa con i Lakers che vanno subito sul 10-0, Oklahoma cerca di restare in partita ma non riesce mai a mettere il naso avanti. Primo tempo che finisce 50-43 per i campioni. Il secondo tempo però presenta un altro registro con i giovani Thunder in crescita netta e continua che approfittano della situazione quando Kobe Bryant va in panchina ed il finale del terzo periodo è tutto di marca arancioblu con un fulmineo 8-0 di parziale che regala la parità ai padroni di casa dopo una poderosa schiacciata di Westbrook in faccia ad uno stralunato Odom e con le triple di Harden e Durant. A questo punto Brooks pesca il jolly che permetterà di vincere la partita: dirotta il fenomeno Kevin Durant sulle tracce di Bryant e il numero 24 sbaglierà 7 conclusioni di fila per la marcatura asfissiante del talento in maglia 35, beccandosi anche una super stoppata che farà molta fatica a digerire e dimenticare. Durant si prende la squadra sulle spalle nel quarto quarto e segna 11 punti ben assistito da Westbrook (Fisher ridicolizzato per la terza gara di fila) e Green che mettono i titoli di coda per un’impresa poco pronosticabile da molti addetti ai lavori. Kevin Durant incredibile con 29 punti e 19 rimbalzi, Westbrook ne aggiunge 27, Harden ne piazza 18 con un ottimo 3/4 da 3 punti, Green glaciale ai tiri liberi ne segna 10 e Air Congo, ovvero Serge Ibaka, produce 6 punti e 6 rimbalzi annullando in difesa i lunghi di L.A.
    Bryant, partito bene, si è eclissato con la marcatura di Durant (24 punti con 29 tiri!), a dargli man forte il solito Gasol con 17 punti e 15 rimbalzi ma oggi non sono bastati per espugnare un campo dove sabato 24 i campioni in carica dovranno dimostrare di non esserlo diventati, lo scorso anno, per caso.

    Risultati NBA del 22 aprile 2010

    Portland Trail Blazers – Phoenix Suns 89-108
    -> Por: Aldridge 17, Webster 14, Bayless 14 – Pho: Richardson 42, Stoudemire 20, Nash 13
    Chicago Bulls – Cleveland Cavaliers 108-106
    –> Chi: Rose 31, Hinrich 27, Deng 20 – Cle: James 39, Williams 21, Jamison 19
    Oklahoma City Thunder – Los Angeles Lakers 101-96
    –> Okl: Durant 29, Westbrook 27, Harden 18 – Lak: Bryant 24, Gasol 17, Fisher 17

    LE SERIE DEL PRIMO TURNO:

    Cavs – Bulls 2-1
    Hawks – Bucks 2-0
    Celtics – Heat 2-0
    Nuggets – Jazz 1-1
    Lakers – Thunder 2-1
    Magic – Bobcats 2-0
    Mavs – Spurs 1-1
    Suns – Trail Blazers 2-1

  • NBA: Scott Brooks allenatore dell’anno

    Sctt Brooks, allenatore degli Oklahoma City Thunder, ha vinto il premio come allenatore dell’anno in NBA.
    Brooks ha battuto il coach di Milwaukee, Scott Skiles, che è finito secondo.
    Importante riconoscimento per questo giovane allenatore che non è neanche al suo secondo anno tra i professionisti, avendo rilevato la panchina dei Thunder lo scorso anno solo a campionato iniziato sostituendo il disastroso P.J. Carlesimo partito con un orrendo 1-14 (solo una vittoria a fronte di ben 14 sconfitte).
    Brooks lo scorso anno ha guidato Oklahoma per 67 partite vincendone 22 e perdendone 45. Quest’anno invece l’esplosione di squadra che ha permesso ai Thunder di issarsi nell’elite del basket che conta raggiungendo i playoff, vincendo ben 50 partite e perdendone 32. L’impresa è ancor più evidente se si considera che la Western Conference è molto più competitiva rispetto alla Eastern (anche se qui ci sono i Cavaliers di James), visto che molte squadre si sono giocate un posto per la post season mentre ad Est la situazione era molto chiara fin da subito e dalle prime partite.
    Brooks è stato avvantaggiato dal fatto di avere in squadra una super stella come Kevin Durant che solo al terzo anno nella Lega ha vinto il titolo di capocannoniere stagionale diventando il più giovane atleta in NBA a riuscirci (solo 21 anni!). Molti già lo accostano al livello di LeBron James e Kobe Bryant e la facilità con cui questo ragazzino infila il canestro a ripetizione è veramente spaventosa. In più il coach è stato aiutato dall’avere una squadra giovanissima che corre per tutti i 48 minuti sul parquet non mollando mai niente: giocatori come Russell Westbrook, Jeff Green, James Harden, Serge Ibaka, tutti poco più che ventenni e talentuosissimi danno ad Oklahoma (se il nucleo resterà intatto senza perdite e cessioni) la possibilità già dal prossimo anno di puntare a gareggiare per il titolo NBA. I risultati si vedono già ora perchè pur essendo in svantaggio 2-0 nella serie del primo turno playoff contro i campioni dei Los Angeles Lakers, i gialloviola stanno sudando le proverbiali 7 camicie per riuscire a domare gli ex Seattle Sonics.

    Nota anche su coach Scott Skiles che poteva meritare il riconoscimento visto che a livello di talento la sua squadra è molto più povera ma ha sfiorato le 50 vittorie: Milwaukee ha trovato nelle motivazioni date dal suo allenatore una grande risorsa e il futuro per Skiles è molto luminoso.
    Se si fanno 2 conti infatti i più esperti tra gli addetti ai lavori ritenevano Milwaukee una delle 5 peggiori squadre nella Lega e invece i Bucks sono arrivati addirittura ai playoff, e neanche da ultimi ma convincendo sempre di più partita dopo partita. Forse un piccolo miracolo sportivo.

  • NBA playoff 2010, primo turno: Lakers di misura sui Thunder

    Grande occasione buttata via per i Thunder a Los Angeles: i Lakers vincono non senza qualche patema visto che per ben 2 volte Oklahoma City ha avuto l’opportunuità di vincere la gara. I Lakers partono bene e sembrano chiudere la contesa già dopo il primo quarto, ma l’ingresso sul parquet di Serge Ibaka, centro congolese, gira il match a favore dei giovani Thunder: 3 stoppate in un minuto, Durant e compagni che prendono fiducia e che chiudono il secondo parziale in vantaggio di 2 punti. Kobe Bryant, fino a quel momento quasi inattivo, prende la squadra per mano nella ripresa (alla fine 39 punti per l’asso gialloviola) e aiutato dal solo Gasol (25 punti e 12 rimbalzi) riportano avanti i Lakers prima che gli ex Seattle Sonics guidati da Kevin Durant (che è sembrato aver preso le misure all’asfissiante marcatura di Ron Artest) arrivino ad un clamoroso -1 (93-92) a pochi secondi dalla fine. Bryant subisce fallo tattico e va in lunetta segnando solo un tiro libero. Durant prova la bomba da 3 per il sorpasso ma la palla tocca il ferro e schizza via, rimbalzo di Gasol che subisce un nuovo fallo tattico e imita il compagno Bryant segnando solo uno dei 2 liberi. Oklahoma va per la parità e il tiro di Green sulla sirena subisce la medesima sorte di quello di Durant. Thunder che tornano a casa con l’amaro in bocca. Spunti interessanti si sono delineati da queste prime 2 gare, ovvero il dominio di L.A. sotto i tabelloni e quindi molti secondi possessi sui rimbalzi offensivi, e l’atletismo dei giovani Thunder che hanno chiuso gara 2 con ben 17 stoppate (tra cui 7 di Ibaka e 4 di Durant). Quello che ha condannato Oklahoma è stato il tiro da 3 che non ha avuto molta fortuna sia in gara 1 che in gara 2. I Lakers però dovranno sudarsi questa qualificazione visto che i loro avversari hanno dimostrato di non voler cedere un solo centimetro ai campioni NBA. E solo per questo c’è da far loro un grandissimo applauso. Gara 3 è in programma giovedì 22 al Ford Center di Oklahoma City.

    Los Angeles Lakers – Oklahoma City Thunder 95-92
    -< Lak: Bryant 39, Gasol 25, Bynum 6, Brown 6 – Okl: Durant 32, Westbrook 19, Green 12

    Guarda gli highlights di Los Angeles Lakers – Oklahoma City Thunder