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  • NBA, i Golden State Warriors ritorneranno a San Francisco

    NBA, i Golden State Warriors ritorneranno a San Francisco

    Dopo il trasferimento dei SuperSonics, rilocati da Seattle ad Oklahoma City nel 2008  e rinominati Thunder (spostamento che ha provocato moltissime polemiche e tante critiche al Commissioner David Stern) e dopo quello dei Nets che dal prossimo campionato non giocheranno più a Newark, nel New Jersey, ma a Brooklyn, arriva il terzo trasferimento di franchigia in pochissimi anni per una squadra NBA: i Golden State Warriors dal 2017 giocheranno a San Francisco, un gradito ritorno nella città che aveva accolto i Warriors nel lontano 1962 (la squadra arrivava da Philadelphia) ma che era andata via dopo sole 9 stagioni per stabilirsi ad Oakland (dove ormai risiede dal 1971).

    La decisione è stata annunciata dalla NBA, nella persona del Commissioner David Stern, e dal sindaco di San Francisco Ed Lee: il trasferimento potrà avvenire solo dal 2017, anno in cui scadrà il contratto di locazione con la Oracle Arena di Oakland, casa attuale dei Warriors.

    Il nuovo stadio a San Francisco sorgerà sui moli 30 e 32 (vicino alla casa dei San Francisco Giants della MLB) ed avrà un fascino particolare per via del panorama che si potrà ammirare, dato che la vista si aprirà direttamente sul famoso Golden Gate, il ponte che collega San Francisco con Oakland e che attualmente è anche il logo della squadra. Sostanzialmente non cambia nulla per la franchigia che continuerà a rimanere il team della “Bay Area” ma i maligni dicono che sarebbe pronto un piano per cambiare il nome in San Francisco Warriors, una mossa che potrebbe portare all’allontanamento sentimentale dei tifosi di Oakland.

    Golden State Warriors

    I proprietari Lacob e Gruber quando acquisirono la franchigia più di un anno fa (al prezzo di ben 450 milioni di dollari, troppi se si pensa che Golden State è una squadra con record perdente) avevano già in mente l’idea del trasferimento. Il progetto è stato rafforzato dal fatto che, dati alla mano, gli abbonati dei Warriors erano principalmente residenti di San Francisco e non di Oakland e si è deciso di agevolarli in qualche modo.

    Il sindaco di Oakland Jean Quan non ha preso bene la notizia ma la situazione non è delle più facili in città dato che anche i Raiders (team della NFL) sembrano sul punto di andar via da Oakland se non verrà loro costruito un nuovo stadio che sostituisca l’obsoleto Coliseum per giocare le partite casalinghe.

    Nonostante una sola apparizione ai playoff NBA dopo il 1994 (era la stagione 2006-2007 quando Golden State eliminò, da ultima classificata alla post season, i vice campioni in carica dei Dallas Mavericks reduci da un torneo ai limiti della perfezione che valse loro il miglior record della NBA) le presenze alla Oracle Arena sono state sempre molto sostanziose e con quasi 19 mila persone per gara i Warriors si sono classificati al decimo posto tra le 30 squadre del campionato per affluenza di spettatori negli ultimi anni. Ad Oakland inoltre il team si è laureato campione NBA nella stagione 1974-1975, solo 3 anni dopo il trasferimento da San Francisco.

    Ovviamente tra gli esperti ed i giornalisti del basket americano i pareri sono discordanti: c’è chi promuove la mossa dei Warriors e di Stern (per motivi economici), ma altri puntano il dito contro il Commissioner, reo di stravolgere troppo la geografia sportiva della NBA (ed in fondo non hanno tutti i torti) dato che sotto la sua gestione i trasferimenti di franchigia da città in città sono notevolmente aumentati lasciando delusi, in molte circostanze, tantissimi tifosi che hanno visto andare via la propria squadra del cuore da un anno all’altro.

  • NBA: I voti della stagione. Northwest Division

    NBA: I voti della stagione. Northwest Division

    L’analisi della stagione NBA termina oggi con l’ultima delle divisioni rimaste ovvero la Northwest, una Division molto competitiva, se si escludono i deludentissimi Timberwolves che potrebbe regalare alla Lega 2 delle formazioni più forti dei prossimi anni, gli Oklahoma City Thunder ed i Portland Trail Blazers. DENVER NUGGETS: 7. La nuova squadra di Danilo Gallinari ha saputo fare di necessità virtù: in ostaggio, per diversi mesi, delle richieste della sua super-star Carmelo Anthony, deciso a vestire la maglia dei New York Knicks “con le buone o con le cattive” essendo un giocatore in scadenza di contratto, la squadra del Colorado ha chiuso uno scambio sul finire del mercato di febbraio proprio con la franchigia della Grande Mela che ha permesso di salvare in qualche modo le potenzialità del team e di non fare la fine di altre squadre che sono state devastate, nella scorsa Estate, dalle partenze delle loro “Stelle” come i Cleveland Cavaliers (che perso LeBron James sono passati nel giro di pochi mesi da squadra con il miglior record della Lega a seconda peggiore formazione in NBA) ed i Toronto Raptors di Andrea Bargnani (che sono arrivati alla fine terz’ultimi). Proprio acquisendo Danilo Gallinari nello scambio con i Knicks i Nuggets hanno trovato il loro uomo franchigia e a Denver sono tutti contentissimi di un atleta come il “Gallo” definito da coach Karl e dai nuovi compagni di squadra “un giocatore incredibile il cui limite è solo il cielo”. Il roster dei Nuggets è atipico, perchè esaminandolo con attenzione si nota come tutti i giocatori siano di ottimo livello, permettendo a George Karl di avere sempre 12 giocatori intercambiabili tra loro che non alterano il livello della squadra, si potrebbe dire che il “secondo quintetto” di Denver non avrebbe niente da invidiare al primo e non sfigurerebbe neanche al confronto con gli altri starting-five delle altre formazioni della Lega: nessuna super-star ma tanti giocatori dello stesso livello. Tuttavia il team biancoceleste è stato spazzato via dai Thunder nel primo turno dei playoff con un secco 4-1, segno che comunque il lavoro da fare non manca per amalgamare al meglio il gruppo, rinnovato dopo la trade di Anthony. Nel futuro ci si aspetta che Gallinari possa diventare il leader della squadra per condurla verso traguardi prestigiosi, il talento non manca di certo all’italiano, ma è a livello mentale che il ragazzo deve crescere per dare dimostrazione agli scettici di essere in grado di diventare il punto di riferimento di una franchigia NBA ed il nostro augurio è che tutto ciò si realizzi.  

    nba.com
    MINNESOTA TIMBERWOLVES: 3. Ennesima stagione da buttare per i T-Wolves che dopo l’addio di Kevin Garnett qualche anno fa sono perennemente in ricostruzione per avere la quadratura del cerchio che però non riesce ad essere trovata da parte della dirigenza. Eppure negli ultimi Draft il talento messo assieme da Minnesota attraverso buone chiamate di giocatori è notevole, resta la convinzione che questo gruppo di atleti giochi più per se stesso che per il bene della squadra e da questo derivano, alla fine, le cattive annate della franchigia di Minneapolis. La soluzione più idonea sarebbe quella di trovare un bravo allenatore che possa amalgamare al meglio questo gruppo di giocatori, giovani e talentuosi, per farli diventare un nucleo vincente. L’unica nota positiva della stagione appena conclusa è stata Kevin Love, autore del nuove record di doppie doppie consecutive, un’ala grande dall’ottima propensione al rimbalzo e che non disdegna spesso e volentieri di mettere a referto i suoi 20 punti a serata. Anche lui però è parso molte volte giocare più per incrementare i suoi numeri che per aiutare veramente il team e qualche mese fa ha mandato un ultimatum alla dirigenza: o i Timberwolves diventano una squadra vincente oppure farà le valigie per andare a giocare in una franchigia con le potenzialità per vincere il campionato. Nell’ultima regular season Minnesota ha avuto il peggior record della Lega con sole 17 vittorie e ben 65 sconfitte ed ha avuto un pessimo finale di stagione con una striscia (ancora aperta) di 15 KO consecutivi. Tuttavia i motivi per sperare in un futuro più dignitoso ci sono tutti, resterà alla dirigenza fare le scelte migliori per riportare i T-Wolves al livello di qualche anno fa.   OKLAHOMA CITY THUNDER: 9. Da molti viene definita la squadra del futuro (anche se il futuro è diventato già presente dato che in questa stagione i Thunder sono arrivati in Finale di Western Conference diventando una delle migliori 4 squadre della Lega). Dopo una regular season molto costante (55 vittorie e 27 sconfitte), senza eccessi negativi o positivi, nei playoff Oklahoma City ha eliminato nettamente i Nuggets di Gallinari (4-1) soffrendo invece contro i Grizzlies (4-3). Il momento della verità è arrivato contro i Mavericks che hanno dimostrato che ancora la squadra di coach Scott Brooks ha qualche lacuna da colmare, eliminata con un secco 4-1, dalle grandi giocate di Dirk Nowitzki. I Thunder sono destinati a diventare la principale antagonista dei Miami Heat nella corsa ai prossimi campionati NBA, Kevin Durant, la stella della squadra, con ogni probabilità sarà il giocatore di riferimento della Lega, atleta capace di segnare in ogni modo e da ogni posizione, con un’altezza ed un’apertura di braccia da fare paura per un’ala piccola come lui, dovrà progredire in difesa dove comunque sistematicamente ogni anno migliora il proprio gioco, ma sul talentuoso numero 35 sono pronti a scommettere molti esperti. A Seattle (da dove partì il progetto del team), dopo oltre 3 anni, ancora rimpiangono di non aver creduto nelle potenzialità della squadra, lasciata andar via forse con troppa facilità verso Oklahoma City e per molti tifosi Sonics vedere giocare Durant a questi livelli (a soli 22 anni è già stato il miglior marcatore della NBA nelle ultime 2 stagioni polverizzando il precedente record) provoca tanta amarezza lasciando una ferita, ancora aperta, molto più dolorosa di quello che sembra. Sicuramente chi non ha lottato, a suo tempo, per mantenere vivi i Seattle Sonics si starà mangiando le mani vedendo giocare i Thunder ed immaginando dove potrà arrivare la squadra che una volta portava i colori verde smeraldo ed oro. PORTLAND TRAIL BLAZERS: 8. La squadra più tartassata dagli infortuni senza ombra di dubbio, tuttavia i Blazers hanno disputato una stagione eccellente sfiorando le 50 vittorie complessive nonostante 2 dei 3 migliori giocatori del team non abbiano potuto dare (in parte uno e completamente l’altro) il loro apporto: parliamo di Brandon Roy, che dovrà valutare attentamente i suoi problemi alle ginocchia che potrebbero metterlo a rischio carriera e di Greg Oden, centro che avrebbe dovuto dominare la scena NBA così come fece Shaq O’Neal ma che per via di seri e gravissimi infortuni (anche per lui carriera a serio rischio) ha disputato solo un campionato dal 2007 (anno in cui fu chiamato con la prima scelta assoluta al Draft dalla squadra dell’Oregon). Il destino dei Blazers passa necessariamente da questi 2 giocatori che se riusciranno a rimettersi in sesto al 100% porteranno la franchigia veramente molto in alto (forse anche al titolo), un progetto partito nella stagione 2006 che sembrava il migliore dell’intera Lega ma che per la sfortuna accanitasi contro il team bianco-rosso-nero non ha mai preso il volo. In molti pensano, a Portland, che alla luce degli infortuni sarebbe stato meglio selezionare Durant nel 2007 piuttosto che Oden e chissà come sarebbero andate le cose nei campionati successivi. Tuttavia la storia ha scritto un copione diverso, ed in Oregon chiedono soltanto che gli infortuni diano un pò di tregua ad una squadra che ne ha veramente un disperato bisogno per poter esprimere tutte le sue potenzialità. UTAH JAZZ: 4. I Jazz sono partiti alla grande ma tutto è stato rovinato dall’addio da parte di Deron Williams, punto di riferimento e super star della squadra: da quel momento (a febbraio) Utah ha attraversato una crisi senza fine, Jerry Sloan (che guidava il team da oltre 20 anni!) si è dimesso, dalle prime posizioni la formazione è andata alla deriva scendendo ogni settimana di posizioni nella griglia playoff della Western Conference fino ad uscirne fuori per chiudere con un brutto 11esimo posto (sulle 15 franchigie dell’Ovest). La dirigenza ha deciso di puntare tutto sulla ricostruzione partendo dai giovani ma al momento non si può dare un giudizio sulle potenzialità future della squadra di Salt Lake City. L’unica cosa certa è che per qualche anno i Jazz saranno una squadra da Lottery. LEGGI I VOTI DELL’ATLANTIC DIVISION LEGGI I VOTI DELLA CENTRAL DIVISION LEGGI I VOTI DELLA SOUTHEAST DIVISION LEGGI I VOTI DELLA SOUTHWEST DIVISION LEGGI I VOTI DELLA PACIFIC DIVISION

  • NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    NBA: Dwane Casey è il nuovo coach dei Raptors

    I Toronto Raptors di Andrea Bargnani hanno un nuovo allenatore: è Dwane Casey che sostituisce l’esonerato Jay Triano con cui la franchigia canadese ha avuto risultati disastrosi.

    © Doug Pensinger/Getty Images
    Il nuovo coach è stato l’assistente di Rick Carlisle sulla panchina dei Dallas Mavericks dove si occupava prevalentemente della difesa. Il 54enne Casey è stato scelto proprio per la sua bravura nel creare un sistema difensivo eccellente, aspetto del gioco nel quale Toronto ha avuto molti limiti negli ultimi campionati. Il General Manager della squadra, Bryan Colangelo, ha svelato che a sponsorizzare l’arrivo di Casey sulla panchina di Toronto è stato proprio Carlisle subito dopo la conquista del titolo NBA di qualche giorno fa. Casey è stato per lungo tempo assistente allenatore dei Seattle Sonics (precisamente dal 1994 al 2005), mentre negli ultimi 3 anni ha avuto il ruolo di responsabile difensivo dei Mavs di Nowitzki. L’unico precedente su una panchina NBA come head coach è quello con i Minnesota Timberwolves con cui nel 2005-2006 aveva avuto un record di 33 vittorie e 49 sconfitte. Rimasto sulla panchina dei T-Wolves anche nella prima parte della stagione 2006-2007 fu rimosso dal’incarico a metà stagione con un record tutt’altro che disprezzabile di 20 vittorie ed altrettante sconfitte. Sarà da valutare come deciderà di lavorare Casey che dalle prime dichiarazioni si è detto soddisfatto del talento offensivo dei Raptors e di voler dare una sterzata per quanto riguarda l’attenzione in difesa. Un chiaro messaggio anche ad Andrea Bargnani che sicuramente non ha nei fondamentali difensivi il meglio del suo repertorio, sempre che il centro azzurro continui la sua avventura in Canada dato che le voci di trade sono sempre insistenti.

  • NBA: Annunciati i migliori quintetti difensivi

    NBA: Annunciati i migliori quintetti difensivi

    La NBA ha reso noti i 2 migliori quintetti difensivi della stagione.

    Il voto era riservato ai 30 allenatori della Lega. Ogni coach aveva l’obbligo di votare 2 guardie (un playmaker ed una guardia tiratrice), 2 ali (ala piccola ed ala grande) ed un centro per il primo quintetto ed altrettanti giocatori per il secondo quintetto. Non c’era facoltà, però, di assegnare il voto per i giocatori della propria squadra.
    Ecco i risultati (tra parentesi i punti ottenuti dai giocatori e la squadra di appartenenza):

    PRIMO QUINTETTO DIFENSIVO

    Rajon Rondo (Boston Celtics – 39)
    Kobe Bryant (Los Angeles Lakers – 33)
    LeBron James (Miami Heat – 38)
    Kevin Garnett (Boston Celtics – 33)
    Dwight Howard (Orlando Magic – 56)

    SECONDO QUINTETTO DIFENSIVO

    Chris Paul (New Orleans Hornets – 18)
    Tony Allen (Memphis Grizzlies – 23)
    Andre Iguodala (Philadelphia 76ers – 15)
    Joakim Noah (Chicago Bulls – 15)
    Tyson Chandler (Dallas Mavericks – 17)

    Da notare che per Kobe Bryant e Kevin Garnett si tratta della nona elezione nel miglior quintetto difensivo, risultato che li porta ad eguagliare i record fissati da Michael Jordan (Chicago Bulls) e Gary Payton (Seattle Sonics).
    Non poche polemiche si sono scatenate alla notizia, dato che secondo molti addetti ai lavori il ruolo di guardia difensiva dato a Bryant non sarebbe meritato. In effetti da qualche stagione (e soprattutto nell’ultima regular season) il numero 24 gialloviola non brilla per intensità ed efficacia difensiva, cosa che invece è stata notata in altri pariruolo, ad esempio Tony Allen, finito nel secondo quintetto. Come al solito le polemiche non sono mancate e non mancheranno, ma la NBA resta bella anche per questo

  • NBA: Cade San Antonio, Bulls primi assoluti, si salvano i Lakers

    NBA: Cade San Antonio, Bulls primi assoluti, si salvano i Lakers

    Ultimo turno di regular season con ben 15 partite disputate nella notte (giocavano tutte le squadre) con i verdetti finali che ancora mancavano.

    Nella prima di 8 potenziali sfide (ultima di stagione regolare e 7 possibili nel primo turno playoff), i Celtics battono i Knicks: in campo tutte le riserve per le 2 squadre ad eccezione di Stoudemire per New York (14 punti), a trascinare i padroni di casa il duo Bradley-Pavlovic (rispettivamente 20 e 19 punti).

    Atlanta cade per la sesta volta consecutiva, questa volta a Charlotte che ringrazia i 20 punti di Henderson. Ampio turnover per gli Hawks che fanno riposare i 5 titolari ed hanno in Powell (16 punti) il top scorer.

    Cleveland onora il campionato fino alla fine e vince contro i Wizards ormai proiettati alla prossima stagione. Sessions indigesto per la difesa di Washington chiude con 27 punti, per gli ospiti si salva Blatche con 20 punti.

    Netta affermazione per i Magic contro i Pacers (che tengono a riposo i titolari in vista del difficile confronto playoff contro i Bulls). Anderson mette a segno 14 punti, Howard una doppia doppia da 13 punti e 13 rimbalzi, inutili i 16 a testa della coppia Dunleavy-Rush per Indiana.

    Finale di stagione in calando per i Sixers che chiudono con il record al 50% (41 vittorie e 41 sconfitte), anche se si nota qualche progresso della seconda scelta assoluta Evan Turner che contro i Pistons chiude con 18 punti, 6 rimbalzi e 7 assist. Detroit si affida a Stuckey che non tradisce le attese (29 punti) e riesce a raggiungere sul filo di lana le 30 vittorie, obiettivo minimo stagionale.

    Vittoria in scioltezza per gli Heat sul parquet dei Raptors: Bargnani ancora indisponibile (forse ultima stagione in maglia rossa per lui, si prospetta una cessione questa Estate), a vivacizzare un pò la gara ci pensa il duo Bayless-DeRozan (rispettivamente 21 e 18 punti), Miami fa riposare tutti i propri uomini migliori a partire da James, Wade e Bosh e trova in Eddie House (35 punti) il trascinatore della squadra.

    Soffrono i Bulls contro i Nets ma alla fine il successo viene portato a casa e con questo anche il primo posto assoluto nella Lega che vorrebbe dire (se i “Tori” faranno strada) vantaggio del fattore campo in ogni serie di playoff: Korver mette 19 punti e risulta decisivo nel finale quando Chicago piazza il parziale che uccide la gara, non bastano per gli ospiti i 21 punti di Farmar. Per la squadra dell’Illinois è una stagione, fino a questo punto, da 10. La lode potrebbe esserci se arrivasse anche il titolo!

    I Mavericks scaldano i motori in vista dei playoff e sommergono gli Hornets di Belinelli (14 punti) sotto 32 punti di scarto. Nowitzki leader del match con 32 punti, per gli ospiti Jack ne infila 22.

    Budinger (career high a quota 35 punti) guida i suoi Rockets al successo sul campo di Minnesota, alla 15 sconfitta consecutiva che vuol dire peggior record della Lega. Sfida senza esclusione di colpi tra l’ala di Houston e Beasley dei T-Wolves che si ferma ad un solo punto in meno (34). Houston recrimina dato che con il record positivo di 43 vittorie e 39 sconfitte sarebbe teoricamente sesta nella griglia playoff della Eastern Conference.

    Sconfitta indolore per i Thunder che avevano poche speranze di migliorare il quarto posto nella Western Conference: i Bucks si impongono in overtime, guidati dai 16 punti di Jennings, per Oklahoma City ampie rotazioni ed un Westbrook da 20 punti in 21 minuti di gioco.

    Cade anche Denver che si arrende ai Jazz che salutano il loro pubblico con una vittoria dopo una stagione non all’altezza delle aspettative. Hayward firma il career-high con 34 punti (5/6 da 3 punti), per i Nuggets si salva Chandler (27 punti) e c’è da registrare l’infortunio alla caviglia nel secondo periodo per il playmaker titolare Lawson.

    Giornata di riposo per i Blazers che fanno scendere in campo le seconde e terze linee e vengono battuti dai Warriors. Top scorer è Reggie Williams (Golden State) con 28 punti, dall’altra parte Mills si ferma a quota 23.

    I Grizzlies perdono sul parquet dei Clippers e si tengono stretto l’ottavo posto ad Ovest che vuol dire Spurs nel primo turno playoff, lasciando agli Hornets i fortissimi Lakers di Kobe Bryant. Partita dal destino segnato, movimentata dalle solite giocate ad alta quota di Blake Griffin che chiude con una sontuosa tripla doppia (da 31 punti, 10 rimbalzi e 10 assist) una stagione a dir poco esaltante per il prodotto di Oklahoma University.

    San Antonio viene sconfitta a Phoenix e dopo una stagione passata in testa alla Lega dal primo fino all’81esimo turno viene scavalcata proprio all’ultima giornata dai Bulls che si assicurano il miglior record NBA. Popovich, inspiegabilmente, dopo aver lasciato a casa tutti i titolari ieri contro i Lakers per dare via libera ai gialloviola ad una vittoria molto importante ai fini della classifica, schiera la migliore formazione contro i Suns e perde dopo 2 minuti Ginobili che si procura un infortunio al gomito. Phoenix ne approfitta e grazie ai 21 punti di Gortat porta a casa il match. Non bastano i 17 di Duncan ai neroargento che ora sperano che Ginobili non abbia accusato nulla di serio.

    Paura per i Lakers che battono solo dopo un overtime i Kings e mantengono il secondo posto della Western Conference: Sacramento rimonta dal -22 fino al +3 a pochi secondi dalla fine, Bryant trova la tripla del pareggio nel possesso successivo e poi stoppa Thornton nell’ultima giocata dei regolamentari. Al supplementare i gialloviola dominano, con Bryant che chiude a quota 36 punti, ai padroni di casa non bastano i 33 punti di Thornton, chiusura di stagione con una sconfitta per la città di Sacramento che molto probabilmente lascerà andare i Kings ad Anaheim (a meno di clamorosi ripensamenti) che dal prossimo anno avranno anche l’appellativo di Royals (e non più Kings), come già successo ai Sonics 3 anni or sono, chiudendo così un’epoca storica della NBA.

    Risultati NBA del 13 aprile 2011

    Boston Celtics-New York Knicks 112-102
    Bos Bradley 20, Pavlovic 19, Davis 17
    N.Y. Fields 16, Stoudemire 14, Walker 12

    Charlotte Bobcats-Atlanta Hawks 96-85
    Cha Henderson 20, Augustin 17, Cunningham 14
    Atl Powell 16, Crawford 14, Wilkins 14

    Cleveland Cavaliers-Washington Wizards 100-93
    Cle Sessions 27, Hickson 15, Hollins 12
    Was Blatche 20, Evans 15, Wall 10, McGee 10, Yi 10

    Orlando Magic-Indiana Pacers 92-74
    Orl Anderson 14, Howard 13, Turkoglu 13
    Ind Dunleavy 16, Rush 16, Hansbrough 9

    Philadelphia 76ers-Detroit Pistons 100-104
    Phi Holiday 21, Turner 18, Nocioni 18
    Det Stuckey 29, Prince 14, Monroe 10, Gordon 10, Summers 10, Maxiell 10

    Toronto Raptors-Miami Heat 79-97
    Tor Bayless 21. DeRozan 18, James Johnson 12
    Mia House 35, Howard 18, Jones 12

    Chicago Bulls-New Jersey Nets 97-92
    Chi Korver 19, Rose 15, Deng 11
    N.J. Farmar 21, Lopez 17, Petro 13

    Dallas Mavericks-New Orleans Hornets 121-89
    Dal Nowitzki 32, Barea 14, Terry 13
    N.O. Jack 22, Belinelli 14, Pondexter 10, Landry 10

    Minnesota Timberwolves-Houston Rockets 102-121
    Min Beasley 34, Randolph 23, Webster 11
    Hou Budinger 35, Martin 25, Lee 22

    Oklahoma City Thunder-Milwaukee Bucks 106-110 (overtime)
    Okl Westbrook 20, Durant 14, Harden 12, Mohammed 12
    Mil Jennings 16, Salmons 15, Ilyasova 14

    Utah Jazz-Denver Nuggets 107-103
    Uta Hayward 34, Harris 21, Jefferson 17
    Den Chandler 27, Forbes 17, Harrington 15

    Golden State Warriors-Prtland Trail Blazers 110-86
    G.S. Williams 28, Wright 20, Curry 18
    Por Mills 23, Matthews 18, Johnson 12

    Los Angeles Clippers-Memphis Grizzlies 110-103
    Cli Griffin 31, Gordon 24, Jordan 14
    Mem Young 22, Vasquez 17, Battier 13

    Phoenix Suns-San Antonio Spurs 106-103
    Pho Gortat 21, Dudley 17, Frye 17
    S.A. Duncan 17, Neal 14, Green 13, George Hill 13

    Sacramento Kings-Los Angeles Lakers 108-116 (overtime)
    Sac Thornton 33, Evans 19, Thompson 16, Dalembert 16
    Lak Bryant 36, Odom 22, Gasol 18

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  • NBA: Anthony salva i Knicks, Thunder corsari dai Lakers, chi ferma i Bulls?

    NBA: Anthony salva i Knicks, Thunder corsari dai Lakers, chi ferma i Bulls?

    9 le partite disputate nella notte NBA.

    Chicago, guidata da Derrick Rose, continua la caccia agli Spurs per il miglior record della Lega, andando a vincere ad Orlando: il playmaker dei Bulls segna 39 punti e fa la differenza come al solito, ormai è quasi sicuro che venga eletto M.V.P. stagionale. I Magic, privi di Howard squalificato a causa del 18esimo fallo tecnico nel match precedente, vivono delle magie di Anderson (28 punti) e Jason Richardson (24). Nel finale viene annullato giustamente il canestro della parità (e dell’overtime) a Nelson che lascia partire la palla dopo che è scoccato il 48esimo minuto di gioco. 60esima “W” per i Bulls, traguardo che ad inizio anno pareva pura utopia!

    Primo successo stagionale per i Miami Heat nei confronti dei Boston Celtics in questa regular season: partita molto nervosa, gli scontri verbali e le risse sfiorate rischiano di venire fuori ad ogni azione, alla fine ha la meglio la maggiore concretezza dei padroni di casa, per una volta anche la panchina fa il suo dovere (32 punti complessivi) e grazie ai 27 punti di James la squadra della Florida è vicina al secondo posto ad Est a 2 sole gare dalla fine della stagione. Boston ha in Pierce (24 punti) e Garnett (21) i migliori, ma viene tradita dal resto dei componenti.

    Partita inutile quella fra Charlotte e Detroit che viene vinta dai Pistons grazie a Stuckey e Villanueva che uscendo dalla panchina piazzano rispettivamente 24 e 20 punti. Detroit interrompe una serie di sconfitte esterne di 11 partite, per i Bobcats bene Diaw con 20 punti, 6 rimbalzi e 7 assist.

    I Raptors, ancora senza Bargnani, battono i Nets nonostante un sontuoso Lopez da 35 punti ed 11 rimbalzi. Toronto ha nel solito trio Bayless (19 punti), DeRozan (18) e Davis (18) i migliori marcatori e guarda con qualche speranza in più al prossimo futuro dove dovrà cercare di ricostruire partendo dai giovani.

    Memphis aggancia gli Hornets in classifica battendoli per 111-89: Belinelli fa quel che può e sigla 18 punti, New Orleans è tradita da Paul che per la prima volta in carriera non riesce a segnare neanche un misero punto. Per i padroni di casa invece bene Mayo con 18 punti (che sta sostituendo alla grande l’infortunato Rudy Gay) e Marc Gasol (16 punti). Nelle ultime 2 gare Grizzlies ed Hornets si giocheranno l’accoppiamento contro Lakers o Spurs.

    Settima vittoria consecutiva per i Knicks che molto probabilmente si regalano i Celtics come accoppiamento playoff: New York riesce finalmente a chiudere una stagione con un record positivo (42 vittorie, anche arrivassero 2 sconfitte nelle ultime 2 partite ci sarebbero 40 sconfitte). Ancora privi di Stoudemire, ci pensa Anthony a salvare i newyorchesi contro Indiana siglando 34 punti ed il jumper decisivo del 110-109 finale a 4 secondi dalla fine. Inutili per i Pacers i 20 punti di Granger.

    Dallas approfitta dei Suns con la testa già in vacanza e con il successo raggiunge i Lakers in classifica ma resta ancora dietro per via degli scontri diretti. Nowitzki mette 19 punti, per Phoenix invece unico a salvarsi è Gortat con 15 punti a referto.

    Partita dai pochi significati quella giocata ad Oakland tra Warriors e Kings: vince Sacramento grazie ai canestri finali (21 punti complessivi)
    di Marcus Thornton, non bastano i 27 punti, per Golden State, di Stephen Curry.

    Dopo 12 sconfitte consecutive sul parquet dei Lakers (contando anche le partite giocate fino al 2008 in NBA dai Seattle Sonics), gli Oklahoma City Thunder sbancano lo Staples Center (non accadeva dalla stagione 2005!). Sorprende la quota di punti subiti dai gialloviola, ben 120 punti in casa, un dato che non si vede proprio tutti i giorni. Quarto periodo dominato (32-16) da Oklahoma e da Durant che segna 31 punti (11/15 dal campo), mentre Westbrook ne infila 26 con la giocata chiave dell’incontro, quando sul 110-104 a 40 secondi dalla fine infila un tiro da 3 più fallo che manda i titoli di coda alla gara. Bene anche Harden (sempre più a suo agio nel ruolo di terzo “violino”) e la coppia difensiva Perkins-Ibaka a centro area. Inutili i 31 di Bryant per i Lakers ed i 26 di Gasol, ora però si deve iniziare a fare sul serio a partire dalla prossima gara contro gli Spurs.

    Risultati NBA del 10 aprile 2011

    Orlando Magic-Chicago Bulls 99-102
    Orl Anderson 28, Jason Richardson 24, Nelson 17
    Chi Rose 39, Deng 15, Boozer 12

    Miami Heat-Boston Celtics 100-77
    Mia James 27, Wade 14, Bosh 13
    Bos Pierce 24, Garnett 21, Allen 13

    Charlotte Bobcats-Detroit Pistons 101-112
    Cha Henderson 21, Diaw 20, Brown 16
    Det Stuckey 24, Villanueva 20, Wilcox 14

    Toronto Raptors-New Jersey Nets 99-92
    Tor Bayless 19, DeRozan 18, Davis 18, James Johnson 18
    N.J. Lopez 35, Vujacic 19, Graham 7, Wright 7

    Memphis Grizzlies-New Orleans Hornets 111-89
    Mem Mayo 18, Gasol 16, Randolph 14, Young 14
    N.O. Belinelli 18, Ariza 11, Landry 11, Green 11

    Indiana Pacers-New York Knicks 109-110
    Ind Granger 20, Hibbert 19, Collison 16
    N.Y. Anthony 34, Billups 21, Douglas 14

    Dallas Mavericks-Phoenix Suns 115-90
    Dal Nowitzki 19, Marion 18, Terry 17, Stojakovic 17
    Pho Gortat 15, Warrick 11, Brooks 9

    Golden State Warriors-Sacramento Kings 103-104
    G.S. Curry 27, Lee 24, Wright 19
    Sac Thornton 21, Cousins 15, Evans 14, Thompson 14, Greene 14

    Los Angeles Lakers-Oklahoma City Thunder 106-120
    Lak Bryant 31, Gasol 26, Bynum 12
    Okl Durant 31, Westbrook 26, Harden 16

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  • NBA: Oggi riposo, l’analisi in vista dell’ultima settimana di regular season

    NBA: Oggi riposo, l’analisi in vista dell’ultima settimana di regular season

    La NBA osserva un turno di riposo, il programma riprenderà regolarmente questa notte con le partite che daranno il via all’ultima settimana di regular season (termine fissato al 13 di aprile).

    Sono finora 12 le squadre qualificate per la post season (alla fine dovranno essere 16) e la lotta per accaparrarsi un posto utile entra nel vivo.

    Tra le partite da tenere d’occhio segnaliamo la trasferta di San Antonio ad Atlanta, gara da vincere per gli Spurs che con il filotto di 6 sconfitte consecutive (non accadeva dal 1997 e Tim Duncan ancora non era stato scelto dagli “Speroni” al Draft di giugno di quello stesso anno) hanno rimesso in gioco il primo posto della Lega permettendo ai Bulls di Rose (probabile M.V.P. della stagione) ed ai Lakers di farsi nuovamente sotto in vista dello sprint finale. Chicago (che è ad un passo dal seed numero 1 in Eastern Conference) sarà impegnata contro Phoenix, che con la sconfitta di domenica proprio contro i neroargento è stata esclusa matematicamente dalla corsa playoff e quindi potrebbe essere scarica di motivazioni. I Lakers ricevono i Jazz che dopo la chiusura degli scambi, a febbraio, e la cessione di Deron Williams ai Nets sono diventati una delle peggiori franchigie della Lega. Bryant e compagni con un record di 18 vinte e 2 perse guidano la classifica dopo l’All Star Game e sembrano in formissima, fermati domenica solo da Gallinari e dai suoi Nuggets. Il calendario è leggermente favorevole ai Lakers e poi ai Bulls, più complicato quello di San Antonio anche in considerazione dello scontro diretto all’81esima e penultima giornata in casa dei gialloviola campioni che potrebbe sancire il vero ordine di arrivo per la post season.

    Parlando di Western Conference potrebbe esserci uno spiraglio (ma non ci crede quasi nessuno) per i giovani Thunder di Kevin Durant di acciuffare il terzo posto ai danni dei Mavericks di Nowitzki: le 2 formazioni non attraversano però un buon momento di forma, Dallas ha una striscia aperta di 3 sconfitte di fila, Oklahoma City invece è reduce da 2 sconfitte consecutive, le 2 gare di vantaggio dei Mavs però sembrano essere un’ottima dote per portare a termine la stagione con il terzo posto ad Ovest. I Thunder nel prossimo impegno se la vedranno contro Gallinari a Denver (partita che sa di antipasto playoff!) mentre i texani affronteranno la squadra del Colorado dopodomani (e Danilo sarà quindi un pò l’ago della bilancia).
    Parlando proprio di Denver bisogna dire che la squadra è sicura del suo quinto posto e le partite che resteranno da giocare saranno dei test utili per crescere di condizione ed affiatamento in vista dei playoff.

    Da decidere invece gli ultimi 3 posti con 4 squadre rimaste in gioco: Portland è sesta e dovrebbe riuscire ad ottenere il pass senza problemi (gioca contro Golden State, nella notte), stesso discorso per Memphis (calendario più agevole rispetto alle avversarie, incontrano i modesti Clippers), chi rischia di più sono gli Hornets di Marco Belinelli che privi della “stella” West (fuori 6 mesi per i legamenti del ginocchio rotti) incontrano squadre difficili e tra queste proprio i Rockets con i quali si giocano l’ultimo posto utile di post season: Houston in 2 giorni si gioca la stagione con l’incontro di stanotte contro i Kings (insidiosi dopo i progressi dell’ultimo periodo) e poi domani notte con la sfida a New Orleans gara da “dentro o fuori” da vedere assolutamente per i veri appassionati!

    Nella Eastern Conference (già detto dei Bulls) Miami e Boston si contendono secondo e terzo posto con la squadra di James-Wade e Bosh leggermente favorita (per via del calendario) su quella di Pierce-Allen-Garnett e Rondo. Gli Heat riposeranno, Celtics impeganti invece con i pericolosi Sixers.
    Alle loro spalle l’unico team con la posizione già designata, i Magic, che non possono nè migliorare, nè peggiorare il loro quarto posto (sono impegnati contro i Bucks), Atlanta è quasi sicura del seed successivo, mentre Philadelphia e New York gareggiano per la sesta e la settima piazza: favoriti i 76ers vista la discontinuità dei Knicks (giocano contro i Raptors di Andrea Bargnani) che però se possono contare sulla vena realizzativa di Stoudemire, Anthony e Billups sono un cliente scomodo per tutti i top team. Queste sono le squadre sicure di disputare i playoff ad Est.
    L’ultimo posto sarà occupato da una franchigia tra Indiana (che riposa e parte in vantaggio rispetto alle avversarie), Charlotte (che va a giocare a Cleveland contro la squadra fanalino di coda della Lega per tenere vive le speranze) e Milwaukee (come già detto giocano ad Orlando). I Pacers vincendo le ultime 4 gare sarebbero sicuri della qualificazione (tra l’altro hanno 3 partite in casa ed 1 sola in trasferta!) alle avversarie invece non basterebbe vincerle tutte essendo dietro in classifica.
    Insomma uno sprint finale tutto da vedere, sarà un’ultima settimana elettrizzante.

    Una breve e concisa analisi anche sulle posizioni di fondo: ricordiamo che in NBA non ci sono retrocessioni, sembra che i Cavs avranno il peggior record che permetterà loro di essere posizionati come squadra numero 1 alla Draft Lottery (evento che assegna le posizioni di scelta in vista del Draft), a ruota Minnesota. Le altre squadre invece si stanno dando un pò più da fare, soprattuto i Sacramento Kings (che quasi sicuramente dal prossimo anno saranno gli Anaheim Royals, ma di questo parleremo ampiamente a parte) ed ora anche i Washington Wizards. Qualche vittoria anche per Toronto pur non potendo schierare Bargnani, segno che quest’anno le squadre di coda non ci tengono a farsi battere e a fare da sparring-partner come in passato succedeva abbondantemente, forse considerato anche che nelle ultime “Lotterie” la squadra ultima classificata (e quindi in pole alla Draft Lottery) mai ha ottenuto la prima scelta assoluta: nel 2007 Memphis e Boston ultima e penultima in regular season furono scavalcate rispettivamente da Portland e Seattle (sest’ultima e quint’ultima arrivate con i Sonics che si presero quel fenomeno di Kevin Durant), nel 2008 toccò ai Bulls che dalla nona posizione peggiore salirono fino in cima, clamorosamente e davanti allo stupore degli addetti ai lavori, per scegliere Derrick Rose (a discapito di Miami), nel 2009 fu il turno dei Clippers che scalarono fino al primo posto e scelsero poi Blake Griffin e lo scorso anno, (più o meno dalla stesa posizione dei Clippers) i Wizards scalzarono i Nets e si aggiudicarono una grande promessa del basket come John Wall.

  • NBA: Bargnani via dai Toronto Raptors?

    NBA: Bargnani via dai Toronto Raptors?

    Al momento sembra solo una voce ma tra qualche mese potrebbe anche diventare realtà: il futuro di Andrea Bargnani potrebbe essere lontano da Toronto e dai Raptors, squadra che 5 anni fa, nel lontano 2006, lo scelsero con la prima chiamata assoluta al Draft di quell’anno, facendone il primo europeo a fregiarsi del titolo di “prima scelta assoluta”.

    Sembra passato un secolo da quel giorno, ed Andrea, nonostante abbia disputato ottime stagioni in Canada, non ha convinto, evidentemente, nel modo più pieno, la dirigenza dei Raptors che sembrerebbe voler rifondare partendo dai giovani. Non è che Bargnani abbia un’età così avanzata (è nato nel 1985) ma il centro italiano sembrerebbe l’unico ad avere un certo appeal per quanto riguarda il mercato NBA, in una franchigia povera di talenti veri.

    Il progetto di Toronto sarebbe quello del rinnovamento partendo da giovani talentuosi e di sicuro avvenire e visto che attualmente la squadra occupa il quart’ultimo posto tra le 30 franchigie NBA in questa stagione per quanto riguarda il record (20 partite vinte a fronte di 53 sconfitte, nella notte c’è stato il sorpasso dei Sacramento Kings) molto probabilmente il prossimo giugno arriverà una scelta alta al Draft 2011 che potrebbe assicurare ai canadesi un altro atleta dal futuro luminoso.
    L’intenzione della dirigenza sarebbe quella di unire il nuovo giocatore ai già selezionati Ed Davis (ala grande rookie che sta dimostrando con lo spazio ricevuto nell’ultimo periodo di poter diventare una stella) ed alla guardia DeMar DeRozan, al secondo anno NBA, ma che ha avuto dei progressi spaventosi a livello di numeri personali.
    Il sacrificio di Bargnani si renderebbe obbligatorio dato che attraverso la sua cessione i Raptors potrebbero completare il loro progetto con l’acquisizione di scelte future al Draft ed atleti giovanissimi, un progetto simile a quello dei Portland Trail Blazers e degli Oklahoma City Thunder (progetto partito nell’ultimo anno in cui erano ancora i Seattle Sonics, prima del trasferimento) negli ultimi anni che hanno portato ad alterne fortune per i 2 team della Western Conference (i Blazers hanno accusato infortuni a ripetizione nel corso degli anni e solo ora si stanno risollevando, i Thunder hanno avuto invece più fortuna e si affacciano nel nuovo decennio come i possibili dominatori della Lega).

    Non è dato sapere ancora quale potrebbe essere la squadra che avrebbe interesse in Bargnani, certamente il rinnovamento toccherà anche la panchina dato che coach Triano potrebbe essere sostituito da Mike D’Antoni (che pare avere le ore contate, a meno di clamorose svolte, a New York dopo gli ultimi risultati deludenti).

    Insomma una rivoluzione radicale, al momento i punti fermi della squadra restano i già citati Davis e DeRozan, anche Amir Johnson e James Johnson dovrebbero rimanere, saranno da valutare Bayless che potrebbe tornare utile in cabina di regia o come primo cambio del nuovo playmaker (Calderon sarà sacrificato) e l’evoluzione di Alabi, tremendo stoppatore che a centro area farà sicuramente comodo. Insomma si ripartirà da questi 6 giovani, il resto lo faranno lo scambio dell’italiano e le scelte al Draft.
    Resta da vedere se lo scenario troverà conferme nei fatti o le voci rimarranno tali e non se ne farà niente.

  • NBA: Ray Allen nella storia, diventa il miglior tiratore di sempre!

    NBA: Ray Allen nella storia, diventa il miglior tiratore di sempre!

    Nella notte i suoi Boston Celtics hanno subito un pesante KO interno da parte dei Los Angeles Lakers, ma Ray Allen si può consolare avendo ottenuto un record di tutto rispetto: il numero 20 dei Celtics, ex Milwaukee Bucks e Seattle Sonics, è diventato il miglior tiratore da 3 punti della storia della NBA. Superato Reggie Miller che deteneva il record.

    Allen nel primo quarto della sfida di stanotte ha prima impattato il grande Miller segnando il suo 2.560esimo canestro dalla lunga distanza, poi poco dopo, sul finire del primo periodo ha superato l’ex numero 31 degli Indiana Pacers mettendo a segno il 2.561esimo. Ovviamente sono state tante le congratulazioni , le prime quelle dei suoi compagni di squadra, del suo allenatore, di sua madre (che ha seguito appositamente la sfida con i Lakers dagli spalti ed anche dal precedente recordman: si, perchè Reggie Miller era a bordo campo a commentare l’incontro per un network televisivo.

    Annotazione storica, il primo canestro di questa lunga sequenza record è arrivato a Philadelphia, nel lontano 1 novembre del 1996. Da quel momento Ray non si è più fermato (appartiene sempre a lui il record di tiri da 3 punti in una finale NBA, fatto registrare lo scorso anno con ben 8 tiri a segno in un singolo match, ovvero gara 2 sempre contro i Lakers).

    Poche parole per il nuovo re dei trepuntisti:

    • “E’ stato un momento fantastico che ricorderò per tutta la mia vita!”

    Vogliamo omaggiare Ray Allen proponendo il video del momento in cui diventa il migliore di sempre nella specialità e che include anche qualche highlights della sua carriera, a partire dai primi tempi di Milwaukee, passando per Seattle per finire a Boston.

    Complimenti Ray!

    GUARDA IL VIDEO:

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  • La NBA acquisice i New Orleans Hornets di Marco Belinelli

    La NBA acquisice i New Orleans Hornets di Marco Belinelli

    Da 2-3 giorni la notizia era nell’aria ma ora è ufficiale: la NBA ha reso noto poche ore fa di aver acquisito i New Orleans Hornets, squadra in cui da quest’anno milita il nostro connazionale Marco Belinelli. Trattativa tenuta sottotraccia per diverso tempo, ma che è balzata agli onori della cronaca nelle ultime 48 ore.

    La squadra era stata messa in vendita dal proprietario George Shinn che qualche mese fa aveva scoperto di avere un tumore e che proprio per questo motivo dedicherà tutto il suo tempo alle cure necessarie e non potrà più occuparsi della franchigia.
    In un primo tempo si era tentato di vendere la squadra (o meglio far acquisire il pacchetto maggioritario del team) al socio di minoranza di Shinn, ovvero Gary Chouest che detiene circa il 35% della squadra. La Lega ha rivelato che Chouest ha desistito dai suoi propositi a causa della difficile situazione economica della Louisiana, stato in cui si trova la città di New Orleans, già falcidiata negli ultimi anni dai danni provocati dall’uragano Katrina che ha quasi raso al suolo la “Big Easy” ed ultimamente messa in ginocchio dalla fuoriuscita di petrolio della piattaforma offshore della British Petroleum e che ancora versa in difficili condizioni economiche.

    David Stern, commissioner NBA ha anche fatto sapere che la città non corre il rischio di perdere gli Hornets visto che negli Stati Uniti le franchigie possono essere spostate di città in città se gli altri proprietari delle squadre esprimono voto favorevole tramite un’apposita assemblea.
    L’acquisto (che costerà oltre 300 milioni di dollari) dovrà essere ratificato la settimana prossima proprio dall’assemblea dei proprietari, ma il voto favorevole sembra una pura formalità.
    Ma nonostante queste rassicurazioni non c’è niente di sicuro sul futuro della squadra che non sarebbe per la prima volta alle prese con un cambio di città: fondati a Charlotte nel 1988 (città di fondazione), gli Hornets si sono trasferiti a New Orleans nel 2002 (seconda città ad ospitarli), ma a causa dei danni provocati dall’uragano Katrina hanno dovuto lasciarla nel 2005, rimanendo per 2 stagioni ad Oklahoma City (terza città della storia della franchigia). Tornati quindi in Louisiana nel 2007, gli Hornets (definiti i “vagabondi” della Lega viste queste vicissitudini) non sono mai riusciti a creare un legame forte con i tifosi. Nel 2007-2008, nonostante la conquista delle semifinali di Conference (KO contro gli Spurs in 7 gare tiratissime), la media spettatori è stata di 14.181 (la 26esima su 30), salita poi a 16.968 la stagione successiva (fuori però al primo turno nei playoff). Nel 2009-2010, in una stagione chiusa con 37 vinte e 45 perse e l’esclusione dalla post season (complice l’infortunio della star Chris Paul), la media è scesa a 15.057 (la sesta peggiore della lega), precipitando a 13.860 nelle prime dieci gare casalinghe della stagione in corso, cifra che fa degli Hornets la squadra col 24esimo pubblico dell’NBA in questa stagione.

    Altro particolare importante: secondo il commissioner Stern, senza l’intervento dell’NBA l’addio a New Orleans sarebbe stato praticamente certo, complice la clausola che consentiva alla franchigia di lasciare la città senza dover versare alcuna penale  se la media degli spettatori alla New Orleans Arena nelle gare dal 1 dicembre al 17 gennaio fosse stata inferiore a 14.213 spettatori . Gli Hornets, partiti a sorpresa con 8 vittorie nelle prime 8 gare, hanno subito una flesione portando il loro record attualmente a 13 vinte e 7 perse sotto il nuovo coach Monty Williams, che ha regalato al nostro Belinelli un posto da titolare e restituito entusiasmo a Chris Paul, che in estate aveva dichiarato di volersene andare (destinazione Knicks di un altro italiano, Danilo Gallinari, pista che però non sembra del tutto tramontata) e che ora potrebbe restare. Per lo sport americano una franchigia di proprietà della Lega non è comunque un inedito: infatti la Major League Baseball acquistò i Montreal Expos alla fine del 2001, annunciandone poi il trasferimento a Washington per la stagione 2005. Per gli Hornets, almeno a parole, non dovrebbe esserci questo rischio: fondamentalmente si vuole mantenere il basket in città (anche se la squadra più seguita restano i Saints nella NFL che sono tuttora i campioni della Lega) visti tutti gli sforzi, economici e sociali, dopo le disavventure ambientali già citate. Ma le voci di possibili acquirenti che vorrebbero spostare il franchise a Las Vegas, Anaheim (ennesima città californiana dopo Los Angeles che ha Clippers e i campioni in carica dei Lakers, e Sacramento), Kansas City ed addirittura Seattle (che dopo avere perso i Sonics nel 2008, andati ad Oklahoma City e rinominati Thunder, ha di nuovo voglia di basket NBA e di far rivivere i tanto amati Sonics) sono piuttosto ricorrenti. Per saper come andrà a finire (difficile fare previsioni ora) bisognerà aspettare e vedere come si evolverà la situazione in Louisiana.