Kamui Kobayashi non trova sistemazione per la stagione 2013. Delusione e tristezza per il pilota giapponese, autore di una discreta stagione nel campionato appena concluso, terminato con ben 60 punti conquistati ed un podio in Gran Premio del Giappone. Vi abbiamo parlato un mesetto fa circa, della colletta organizzata dai suoi fan per poter reperire più denaro possibile da destinare alla scuderia che intendesse dare fiducia a Koba. Infatti, a causa degli sponsor che latitano intorno alla figura del pilota giapponese, nessun team sarebbe stato disposto ad ingaggiarlo. La raccolta fondi è terminata con un bottino di ben 8 milioni di euro, ma nessun dirigente ha voluto premiare la caparbietà di tifosi e pilota nella ricerca di soldi. La stagione 2014 di Formula 1 partirà e finirà senza il simpaticissimo Kobayashi.
Delusione – Rammarica molto la situazione del buon Kamui, che nel corso della stagione appena conclusa ha dimostrato di saperci fare. Non si conquistano 60 punti in una stagione se non hai l’abilità necessaria. Il suo ex compagni di scuderia Perez, con soli 6 punti in più, ha guadagnato il sedile della McLaren.
Le chance – Force India e Caterhamlasciavano un briciolo di speranza al pilota giapponese, appiedato dalla Sauber che gli ha preferito il messicano Gutierrez. Speranze svanite come confermato dallo stesso Kobayashi “Purtroppo non posso assicurarmi un posto in un team competitivo per il 2013”. Le due scuderie hanno preferito Di Resta e Pic.
Arrivederci al 2014 – A questo punto, Koba si preparerà e sonderà il mercato per poter avere un volante a partire dal 2014, potendo sfruttare la forza dei propri fan e i soldi accumulati dalla colletta organizzata appena un mese fa. Questo denaro sarà reinvestito fra due stagioni, nella speranza che qualche scuderia riesca a dare fiducia al giapponese. Kamui ringrazia i tifosi per il supporto e per l’aiuto dato “Apprezzo che molti di voi abbiano donato o abbiano provato a donare”, aggiungendo che non ha alcuna intenzione di correre in altre categorie nella prossima stagione, in modo tale da rimanere disponibile nel caso qualche team volesse cambiare in corsa il proprio pilota.
Dispiace, e anche parecchio, per Kobayashi. Simpatia, talento e forza di volontà non sono bastate per guadagnarsi un sedile per il 2013. La speranza è quello di poterlo vedere nuovamente in competizione a partire dal 2014. Non mollare Koba.
Kamui Kobayashi rischia di salutare il circus della Formula 1 a causa del denaro. Infatti, nonostante la discreta stagione alla guida della Sauber, con il dodicesimo posto nella classifica Mondiale Piloti frutto di ben 60 punti conquistati nei 20 Gran Premi disputati, il giapponese si ritrova senza monoposto per la prossima stagione e alla disperata ricerca di soldi e sponsor in grado di convincere qualche scuderia a dargli fiducia. E così ci ritroviamo con un Hamilton passato da McLaren a Mercedes a colpi di milioni di euro e Kobayashi senza macchina e con le speranze ormai ridotte all’osso di poter gareggiare anche il prossimo campionato in Formula Uno. Che ne sarà del giovane pilota giapponese? Troverà una scuderia prima della fine dell’anno? Lui cerca aiuto attraverso l’iniziativa “Colletta sul web per Kobayashi”.
LA COLLETTA – L’ex pilota della Sauber, attraverso il sito internet “kamui-support.com“, sta provando a raccogliere i fondi necessari per poter trovare una scuderia pronta ad investire su di lui. Ad oggi sono stati raccolti ben 600 mila euro, ma ciò non potrebbe bastare. Il giapponese, contento della positività dell’iniziativa e soddisfatto del calore ricevuto dalla gente, ci tiene a ringraziare tutti con un breve comunicato “Grazie per il vostro sostegno al Kamui Support. Grazie mille. Sto parlando con un’altra squadra, ma sarà comunque difficile. Se non ci sono contatti, per me è finita. Aspettiamo che arrivi il denaro. Abbiamo bisogno di un segnale“.
LE SPERANZE – Sono due le scuderie che potrebbero ingaggiare Kobayashi. Force India e Caterham. E’ proprio da quest’ultimo team arrivano le maggiori speranze per il giapponese, visto che attualmente si ritrova ancora alla ricerca di un secondo pilota da affiancare a Pic. Mentre, per quanto riguarda la squadra anglo-indiana, servono soldi e i 600 mila euro raccolti dall’ex pilota della Sauber non basterebbero a coprire i costi di gestione necessari per mantenere una Formula Uno per tutta la durata della stagione.
L’ex compagno di scuderia, Perez, con soli sei punti in più in classifica generale ha ottenuto il posto alla McLaren come sostituto di Hamilton, mentre lui per ora si ritrova senza team. Se anche tu vuoi regalare una speranza al pilota giapponese, non tirarti indietro e partecipa alla “Colletta sul web per Kobayashi“.
Sebastian Vettel ha dominato il Gran Premio del Giappone valevole per il 15esimo appuntamento della stagione di Formula 1 conquistando la seconda vittoria negli ultimi due GP disputati. Sul circuito di Suzuka il campione del mondo in carica ha messo in scena una delle “sue” gare più belle, su uno dei circuiti che sicuramente più predilige avendovi conquistato con oggi la terza vittoria in 4 anni. Il tedesco porta cosi a termine il Grand Chalem avendo conquistato pole, vittoria, la 24esima della carriera, giro veloce firmato in 1:35.774, nonostante le raccomandazioni del suo ingegnere di pista che gli comunicava di rallentare, e testa della classifica mantenuta dall’inizio alla fine, insomma una gara dominata e mai messa in discussione.
Anche perchè il GP del Giappone si può riassumere tutto alla partenza, che ha visto l’inaspettata uscita di scena del leader della classifica del Mondiale Fernando Alonso, toccato alla prima curva dopo la partenza da Kimi Raikkonen e costretto al ritiro per la foratura dello pneumatico posteriore sinistro. La dinamica dell’incidente è stata molto simile a quella dell’incidente di Spa-Francorchamps, in questo caso con Alonso che è andato a stringere verso l’esterno la posizione di Raikkonen, finito anche sull’erba esterna e che inevitabilmente ha toccato con l’alettone anteriore la ruota posteriore del ferrarista. Testacoda e ritiro dopo una sola curva per l’asturiano che ora vede avvicinarsi in classifica in maniera molto pericolosa Vettel, distante ora solo 4 punti e in grande ascesa con una Red Bull ritornata a volare. Epilogo peggiore per la Ferrari non poteva esserci.
Sempre alla partenza, ma alla curva successiva, è finita la gara di Mark Webber che si è visto speronare dal recidivo Romain Grosjean a cui non è bastata la punizione di una gara di stop inflittagli dalla Federazione dopo l’incidente del GP del Belgio per placare i suoi animi in partenza. Pronti via il francese ha centrato in pieno la RB8 dell’australiano che è andato in testacoda con la vettura visibilmente danneggiata ed è stato costretto a rientrare dopo un solo giro ai box per riparare la vettura, ma ormai a quel punto la gara era stata già compromessa. Webber è poi riuscito a risalire sino alla nona posizione ma a quasi un minuto di ritardo dal compagno di squadra leader della gara.
La carambola iniziale, in cui è stato coinvolto anche Nico Rosberg che è stato costretto a ritirarsi, ha provocato la prima e unica safety-car del Gran Premio con la gara che è ripresa dopo due giri ma che non ha regalato più grosse emozioni.
Dietro al dominatore indiscusso della gara, la vera sorpresa di giornata, con Felipe Massa che di forza riesce a guadagnare la seconda posizionee un podio che mancava da ben 2 anni, dal GP della Corea del 2010. Il brasiliano è riuscito a salvare il week-end della Ferrari con una prestazione super, con tempi molto vicini a quelli di Vettel ma soprattutto migliori rispetto a quelli dei principali rivali e dopo una grande partenza che gli ha permesso di guadagnare molte posizioni, ha sfruttato la sosta ai box per sopravanzare Kobayashi e Button grazie ad una serie di giri veloci. Ma la prestazione del paulista accresce il rammarico in casa Ferrari per il ritiro di Alonso che con ana Ferrari in queste condizioni avrebbe sicuramente potuto ottenere qualcosa di importante in questo GP.
Completa un podio del tutto inedito l’idolo indiscusso di casa Kamui Kobayashi, che ha ottenuto la terza posizione e il gradino più basso del podio proprio nella gara di casa. Risultato difeso con le unghie e con i denti quello del samurai giapponese che sul finale di gara ha dovuto faticare non poco per rintuzzare gli attacchi portati sul filo dei centesimi di un arrembante Jenson Button in rimonta nella parte finale di gara ma mai in grado di sferrare il colpo giusto per tentare il sorpasso.
Fuori dal podio dunque le due McLaren, con Button quarto e Lewis Hamilton in quinta posizione ma mai nel vivo della gara. Il pilota anglo-caraibico ha pagato l’azzardo di aver cambiato l’assetto della sua Mp4-27 poco prima dell qualifiche, scelta che lo ha penalizzato anche in gara rendendolo mai pericoloso e vulnerabile agli attacchi degli avversari. Lo si è visto nel duello con Sergio Perez, bravo a rifilargli un gran sorpasso al tornante Hairpin nei primi giri di gara, per poi ritentarci (esagerando) sempre nello stesso punto dopo il primo pit-stop, essendosi ritrovato nuovamente dietro al pilota della McLaren. Ritrovatosi all’esterno e sulla parte sporca della pista il messicano è andato dapprima in testacoda e poi sulla ghiaia terminando la sua gara, fino a quel momento spettacolare al 19esimo giro.
Alle spalle delle due McLaren la Lotus di Kimi Raikkonen che a faticato nel finale a tener dietro l’ancora una volta ottima Force India, quella di Nico Hulkenberg, arrivato a soli sette decimi dagli scarichi del finlandese. Ottavo posto per la Williams di Pastor Maldonado mentre al decimo posto chiude la top-ten la Toro Rosso di Daniel Ricciardo. L’australiano ha tenuto duro agli attacchi dell’unica Mercedes superstite, quella di Michael Schumacher che le ha tentate tutte pur di superare il suo avversario ed entrare nella zona punti senza però riuscire nel suo intento. Complessivamente buona comunque la gara del campione tedesco che era partito dal fondo dello schieramento ed è riuscito a chiudere in 11esima posizione, salvando parzialmente un’altra giornata nera per la Mercedes.
Si ritornerà in pista da subito, la prossima settimana infatti si correrà il GP di Corea che potrà dare modo ai delusi del Giappone come Alonso di riscattarsi e ai suoi inseguitori di continuare la ricorsa alla classifica del Mondiale, più avvincente che mai, e destinato a riservare sicuramente altri colpi di scena.
La carriera di Michael Schumacher in Formula 1 è arrivata al termine. Il campione tedesco infatti ha annunciato il proprio ritiro dalla carriera agonistica questa mattina, durante una conferenza stampa svoltasi a Suzuka dove domenica si correrà il Gran Premio del Giappone, 15esima gara della stagione.
Alla presenza dei vertici Mercedes il sette volte campione del mondo ha dato l’annuncio ufficiale, questa volta quello definitivo, dell’abbandono alle corse dopo 6 anni dal suo primo ritiro, tre dal suo rientro nel circus con il team della stella a tre punte, un rientro che però non ha fruttato i risultati e le soddisfazioni sperati: “Ho deciso di ritirarmi alla fine di quest’anno” – ha annunciato il kaiser davanti ad una folla di giornalisti – “è arrivato il momento giusto per farlo”. “Se avessi voluto rimanere, posso assicurarvi che avrei avuto delle valide opzioni per farlo”. “So di poter competere ancora con i migliori, ma a questo punto è giusto dire addio”
In effetti a Schumi, dopo essere stato appiedato dalla Mercedes che ha ingaggiato l’ormai ex pilota della McLaren Lewis Hamilton per la prossima stagione, era rimasta ancora l’opzione di poter correre con la Sauber, visto che il team di Woking ha puntato sul messicano Sergio Perez per sostituire l’anglo-caraibico, e poter puntare cosi al record di maggior numero di GP disputati che è detenuto dall’ex compagno-rivale in Ferrari Rubens Barrichello. Ma in effetti cosi non è stato: “E’ tempo di riprendere la vita normale, non so cosa farò dopo il mio ritiro, ma adesso mi sento sollevato. Ora voglio concentrarmi sul resto della stagione e godermi le ultime gare con voi”.
“Ci ho pensato per un pò. L’accordo era triennale, è difficile mantenere motivazione ed energia, è naturale pensarci di più rispetto a quando si è giovani. Ho avuto i miei dubbi per un pò. Ho detto nel 2006 che le mie batterie erano scariche e ora sono in zona rossa. Non so se c’è tempo per ricaricarle, ma guardo alla mia libertà. Non sono deluso per il mio ritorno, in modo diverso ho fatto un grande affare, e sono molto soddisfatto della mia carriera. Ora farò esattamente quello che ho fatto la prima volta, concluderò e mi concentrerò al 100% su quello che devo fare”.
Abbstanza insoddisfacenti i numeri e i risultati ottenuti dal suo rientro in pista nel 2010: due anni passati nelle retrovie e le soddisfazioni più grandi che arrivano quest’anno, nella stagione che si sta disputando. Un podio nel Gran Premio di Valencia e la pole position a Montecarlo, li dove i piloti fanno davvero la differenza, per poi essere arretrato di 5 posizioni per essere incorso in una penalità nel GP di Spagna. Un pò troppo poco per un pilota abituato a dominare per tanti anni, messo in difficoltà da un mondo nettamente diverso rispetto alla sua “prima vita” in F1, senza contare l’età , i suoi ben 43 anni suonati che cominciano a farsi sentire.
Vorrei ringraziare Daimler, Mercedes, il team, i miei ingegneri e i miei meccanici per la fiducia riposta in me“, il ringraziamento commosso di Schumi che ora cercherà di concentrarsi e onorare al meglio i suoi ultimi sei GP di una carriera strepitosa condita da ben 7 titoli mondiali, 91 GP vinti, 155 podi, 68 pole position, 77 giri veloci e 1560 punti, che gli valgono il record per ogni statistica. Numeri davvero impressionanti, incancellabili nonostante questi ultimi tre anni di poche luci e tante ombre.
Si è improvvisamente infiammato oggi il mercato dei piloti della Formula 1. In mattinata infatti sono avvenuti numerosi colpi di scena che hanno dato vita a vorticosi movimenti di mercato che hanno riguardato un pò tutte le scuderie, big e non solo. Il più clamoroso, ma nell’aria da diverse settimane, riguarda il passaggio di Lewis Hamilton dalla McLaren alla Mercedes a partire dalla prossima stagione, quella 2013, trasferimento che ha così di fatto scatenato clamorosi scenari.
Hamilton lascia la McLaren dopo sei anni trascorsi con il team in Formula 1, ma di fatto il rapporto tra Lewis e il team di Woking durava sin da quando Ron Dennis decise di metterlo sotto contratto quando aveva 12 anni e correva nei kart, un matrimonio troppo duraturo per pensare di poter essere interrotto. E invece la rottura definitiva tra il pilota e la squadra inglese è arrivata questa mattina attraverso le parole del quotidiano tedesco “Bild”, che ha annunciato il passaggio dell’anglocaraibico alla squadra di Ross Brawn per i prossimi tre anni, dal 2013 al 2015, dopo appunto sei stagioni in McLaren condite da un titolo Mondiale nel 2008, 20 vittorie e 24 pole position.
La squadra di Stoccarda è riuscita a convincere Hamilton grazie ad un contratto faraonico, si parla di 19 milioni di euro all’anno, ma soprattutto grazie alla gestione degli sponsor personali e ai diritti delle campagne pubblicitarie che il team è riuscito a garantire al pilota (come sua volontà) dandogli cosi di fatto la possibilità di aumentare il suo ingaggio. Scelta dunque tutt’altro che di cuore quella del campione inglese, che lascia la macchina al momento migliore del circus per approdare in un team acui non mancano di certo le possibilità economiche, ma sul cui rendimento sportivo rimane più di un punto interrogativo.
La casa dalla stella a tre punte con l’ingaggio di Hamilton ha cosi di fatto scaricato l’eterno Michael Schumacher che al termine della stagione in corso si ritroverà (per il momento) senza sedile. Le possibilità per il Kaiser non sono più ormai molte, resta l’ipotesi del secondo ritiro in carriera dopo un ritorno in F1 che non ha dato i risultati sperati e la sua conseguente entrata nel management della casa tedesca come ambasciatore del marchio in tutto il mondo, ma c’è anche la possibilità di continuare almeno per un’altra stagione, e in questo senso è forte la tentazione della Sauber.
Già perchè il sette volte campione del mondo è molto allettato dalla possibilità di soffiare all’ex compagno-rivale Rubens Barrichello il “titolo” di pilota più longevo della Formula 1; il brasiliano è infatti al momento il pilota che detiene più Gran Premi sulle spalle e a Schumi non resta che battere soltanto questo record prima di chiudere la sua comunque grandissima carriera.
In Sauber Schumacher potrebbe prendere il posto di Sergio Perez, pilota più volte accostato alla Ferrari nell’ultimo periodo ma soffiato a Maranello dalla McLaren che dalla prossima stagione punterà sul 22enne messicano per sostitutire Hamilton. In realtà la squadra di Woking ha provato in tutti i modi a trattenere fino all’ultimo il suo pupillo, che però aveva chiesto più autonomia nella gestione dei diritti d’immagine e dei premi, cosa che la McLaren non era disposta a lasciare.
Cosi si è “ripiegato” su una soluzione di sicuro affidamento e di prospettiva per il futuro. Perez, già pilota di scuola Ferrari, viene da un ottima stagione con la Sauber in cui ha conquistato già tre podi, andando molto vicino alla vittoria sia nel Gran Premio di Malesia che in quello di Monza, vinto proprio da Hamilton.
L’unica squadra immune per il momento da questi movimenti è proprio la Ferrari, che ha giudicato ancora troopo immaturo per il salto di qualità in una grande scuderia Perez, e che si affiderà anche al prossimo anno a Felipe Massa, confermato nei giorni scorsi anche da Luca Cordero dI Montezemolo.
Lewis Hamilton e la sua McLaren dettano legge a Monza. Sul circuito italiano il pilota inglese domina dall’inizio alla fine precedendo sul traguardo il sorprendente messicano Sergio Perez che a pochi giri dal termine supera Fernando Alonso, autore di una grande rimonta dalla decima posizione in griglia. Quarto Felipe Massa, autore di un’ottima prova: al via beffa Jenson Button resistendo per quasi 20 giri agli attacchi dell’inglese, ma con una McLaren così superiore c’è poco da fare. Quinto Kimi Raikkonen il quale precede Michael Schumacher su Mercedes. Clamoroso ritiro di entrambe le Red Bull, già in difficoltà dalle prime libere del venerdì, che chiudono così un week end pessimo: Vettel ha accusato problemi all’alternatore e al 47° giro ha parcheggiato la sua vettura in fondo al rettilineo del traguardo, chiudendo così in malo modo la sua giornataccia, in virtù anche del drive through inflittogli dai commissari per una manovra ai limiti del regolamento mentre stava battagliando con Fernando Alonso, mandandolo un pò furbescamente sull’erba. Mark Webber si è ritirato in seguito ad un testacoda all’uscita della variante Ascari, danneggiando così il fondo della vettura e lasciando il Gran Premio a soli 2 giri dal termine.
Hamilton parte bene e alla prima chicane mantiene la prima posizione, dietro di lui Massa supera Button e si piazza alle spalle del numero 4, mentre Alonso guadagna subito due posizioni per poi agguantare il sesto posto dopo appena un giro, piazzandosi dietro Vettel in bagarre con Schumacher per la quarta posizione. Nei giri successivi Vettel fatica un pò a sorpassare il tedesco 7 volte Campione del Mondo ma dopo un paio di tentativi andati a vuoto grazie soprattutto alla notevole velocità di punta della Mercedes riesce a scavalcarlo, mantenendo sempre un sottile margine di vantaggio su Alonso.
All’ottavo giro il francese Vergne va in testacoda sul rettilineo finale che però non ha conseguenze spiacevoli per il pilota, se non quello di dover abbandonare l’auto e porre fine alla sua gara. Al 20° giro Button esce forte alla prima variante e sul rettilineo e alla Curva Grande sorpassa il brasiliano autore fin lì di una gara impeccabile, Alonso e Vettel rientrano contemporaneamente ai box al 21esimo giro ma al ferrarista non riesce di poco la manovra per sopravanzare il tedesco in pit e per pochi centimetri deve riaccodarsi alla Red Bull del bi-Campione del Mondo. Entra anche Button ma il suo pit stop non è dei migliori, ma grazie ad un buon margine di vantaggio accumulato nei giri precedenti, riesce a mantenere il terzo posto, venendo scavalcato dal solo Perez che ancora non aveva effettuato il cambio gomme. Rientra Hamilton, anch’egli sopravanzato dalla Sauber, ma si riprenderà l a posizione pochi giri dopo, grazie anche al calo delle gomme del messicano.
Nelle retrovie Alonso cerca di superare Vettel alla Curva Grande ma il tedesco chiude la traiettoria mandando lo spagnolo leggermente fuori pista, beccandosi un drive through dalla direzione di gara ma ancor prima subendo il sorpasso del ferrarista. Al 34esimo giro esce di scena a sorpresa Jenson Button appiedato dalla sua McLaren per un problema dovuto al pescaggio della benzina. Sorprendentemente Alonso è terzo dopo una gara tutta in salita e riesce a guadaganare la seconda piazza dopo il sorpasso “agevole” sul compagno di squadra, Felipe Massa.
Hamilton ormai in fuga è saldamente in testa mentre a stupire è ancora Perez che inanella una serie pazzesca di giri veloci dovuta ad una strategia oculata ed efficace: si sbarazza dapprima di Raikkonen, per poi avvicinare Massa, il quale viene superato agevolmente, e poi Fernando Alonso. Il messicano è secondo, Hamilton viene avvisato via radio del pericolo in quanto il pilota della Sauber guadagnava quasi un secondo a giro sull’inglese con una decina scarsa di giri da effettuare, nelle retrovie entrambe le Red Bull alzano bandiera bianca (non accadeva dal Gp di Corea 2010), Hamilton vince e stravince, Perez ottiene una straordinaria ed impensabile seconda posizione , Alonso si accontenta della piazza d’onore che visti i guai di sabato pomeriggio sono oro colato, in virtù anche dei ritiri di Vettel e Webber, Raikkonen si conferma costantemente a punti ed è terzo nella classifica iridata. Lewis Hamilton rosicchia così qualche punto al pilota di Oviedo diventando così il suo nuovo antagonista. Il ferrarista ha ancora un ampio margine in ottica campionato, ma con una McLaren così nulla è impossibile. Del resto Alonso 7 giorni fa in Belgio disse di temere più l’inglese che Vettel. Siamo nel rush finale, che il duello abbia inizio.
Lo aveva predetto alla vigilia e alla fine così è stato. Lewis Hamilton si aggiudica un mirabolante Gran Premio del Canada, il settimo appuntamento Mondiale dell stagione 2012 di Formula 1 ,conquistando la sua prima vittoria stagionale e divenendo il settimo vincitore diverso del campionato su sette gare disputate. Il campione anglo-caraibico dà spettacolo in pista dimostrandosi aggressivo come sempre, ma anche freddo e calcolatore quanto basta per sfruttare il potenziale della sua McLaren capitalizzando al massimo la strategia di gara di due soste che gli ha permesso di arrivare nel finale di gara nelle migliori condizioni per vincere la gara.
Impossibile ripetere a Montreal la strategia di una sola sosta vista a Montecarlo, e il team di Woking questa volta è bravissimo a capirlo. L’inglese infatti dopo il sorpasso su Alonso al primo pit-stop, si ferma nuovamente a 19 giri dalla fine per cambiare i suoi pneumatici ormai a fine vita, al contrario dello spagnolo e di Vettel, che invece decidono di rimanere in pista fino alla fine avendo effettuato un solo pit-stop. Scelta sbagliata perchè Hamilton con un passo da qualifica e di un secondo inferiore ogni giro li rimonta nel giro di poche tornate e li sorpassa con estrema facilità sfruttando il DRS sul rettilineo del Casinò e la maggior freschezza delle sue gomme soft. Dopodichè è un gioco da ragazzi per il campione del mondo 2008 controllare la gara e arrivare agevolmente a tagliare il traguardo indisturbato, conquistando la 19esima vittoria della carriera che gli vale il ritorno al primo posto solitario in vetta alla classifica di un Mondiale equilibrato come non si era mai visto prima.
Alle spalle di Hamilton troviamola Lotus di Romain Grosjean e la Sauber di Sergio Perez che completano un podio insolito stravolgendo ciò che si è visto in gara fino a 10 giri dal termine. Infatti sia il francese che il massicano sfruttano la strategia sbagliata della Ferrari e grazie alle gomme supersoft montate nel finale superano lo spagnolo conquistando rispettivamente la seconda e la terza posizione. La strategia di una sola sosta dei due giovani piloti è la stessa di quella della Ferrari ma le tempistiche nei pit-stop li avvanatggiano notevolmente permettendogli di cogliere un grandissimo risultato, che per entrambi significa il secondo podio stagionale.
Quarto posto per Sebastian Vettel che riesce a a rimediare all’errore della strategia rientrando nei giri finali per un’altra sosta ai box e montare gomme nuove. Scelta che gli ha permesso almeno di raggiungere Alonso e di chiudere in quarta posizione. A poco vale la consolazione di aver fatto segnare il tempo più veloce della gara proprio all’ultimo giro in 1:15.752, che anzi aumenta ancora di più il rammarico di aver perso un podio nettamente alla portata. In casa Ferrari non ha pagato l’azzardo di aver optato in corsa per un solo pit-stop e Fernando Alonso non ha potuto evitare l’inevitabile crollo delle gomme. Cosi si è ritrovato dall’essere primo fino al 64esimo giro al quinto posto finale, che non soddisfa certamente gli uomini di Maranello, che comunque hanno rischiato il tutto per tutto.
Alle spalle del ferrarista l’unica Mercedes superstite di Nico Rosberg, che per poco non riesce a beffare anche lui nel finale Alonso, arrivatogli davanti per soli quattro decimi. Il tedesco porta ancora punti preziosi al team in una giornata non pèroprio positiva mentre nell’altra parte del box MichaelSchumacher deve fare ancora i conti con la sfortuna. Dopo i tanti problemi e i ritiri di inizio stagione il tedesco ne aggiunge ancora un altro qui a Montral questa volta per un problema al DRS che rimane aperto facendogli perdere carico erodinamico e costringendolo al ritiro.
Settimo Mark Webber che dopo un inizio di gara abbastanza incoraggiante al passo dei primi tre, perde di consistenza con il passare dei giri e conclude una gara passata nell’anonimato nonostante una Red Bull abbastanza efficace. Dietro di lui la Lotus di Kimi Raikkonen, che questa volta perde il confronto diretto in famiglia con Grosjean, e l’altra Sauber di Kamui Kobayashi. Sia per il eam francese che per quello elvetico comunque punti preziosissimi per il cammino nel Mondiale.
In decima posizione chiude la top-ten la Ferrari di FelipeMassa. Il brasiliano dopo un avvio aggressivo ed arrembante commette l’errore cruciale per la sua gara nelle fasi iniziali andando in testacoda alla prima curva rovinando irrimediabilmente il suo set di gomme supersoft e rendendo da li in poila sua gara tutta in salita. Il paulista precede le due Force India di Paul Di Resta e Nico Hulkenberg, che non sono riuscite a rispettare le premesse del week-end. Gara da dimenticare per JensonButton, 16esimo al traguardo e mai protagonista per tutto il week.end.
Sempre più teso il clima attorno al Gran Premio di Formula Uno in programma domani in Bahrain, in considerazione delle violente manifestazioni che da giorni si svolgono nel Paese del Golfo Persico e che hanno condotto a diversi episodi di certo non rassicuranti per chi dovrà scendere in pista. Dopo la molotov esplosa al passaggio di un van del team Force India, ed il pericolo incendio anche per il minibus della Sauber, si registra la notizia di un morto tra i manifestanti, durante gli scontri fra sciiti e polizia.
L’uomo aveva circa 30 anni ed è stato rinvenuto cadavere questa mattina, sul tetto di un edificio nei pressi del villaggio di Shukhura, a pochi chilometri di distanza della capitale Manama, Neche è stato uno dei principali teatri dei violenti scontri fra manifestanti e forze dell’ordine che hanno cercato di reprimere le proteste dei gruppi anti-regime, che lottano per i loro diritti, per l’uguaglianza e la libertà, di cui, finoad oggi, hanno conosciuto solo le parole.
Nella notte, inoltre, numerosi focolai di protesta si sono accesi anche nei pressi di Sakhir, non lontano dalla località in cui si trova il circuito di Formula Uno, che dovrebbe essere (salvo cambiamenti dell’ultima ora, ndr) teatro del Gran Premio di domani e delle qualificazioni di oggi pomeriggio. Il condizionale è d’obbligo data la situazione che si sta vivendo, anche se i vertici della Formula Uno sembrano intenzionati a non chinare la testa agli eventi, ed a voler proseguire per la loro strada, rimanendo fedeli al motto “show must go on”.
In tal senso, si registrano le dichiarazioni di Bernie Ecclestone, che continua a ribadire come non ci siano i presupposti per poter cancellare la gara: “Siamo qui, abbiamo un accordo per essere qui. Solo l’autorità sportiva del Bahrain può chiedere di cancellare la gara”. Inoltre, Ecclestone pare essere molto contrariato nei confronti della stampa che, a suo dire, avrebbe “calcato la mano” nel descrivere e raccontare il clima di tensione in Bahrain, proprio in concomitanza con lo svolgimento del Gran Premio, perchè i giornalisti “hanno bisogno di un terremoto o di qualcosa del genere, di una buona storia di cui scrivere e, se non c’è, tendono ad inventarla, gonfiando le cose”, sottolineando, inoltre, che – probabilmente – la molotov esplosa nei pressi del van della Force India potrebbe essere un episodio non collegato con la situazione delle proteste in Bahrain ma, bensì, il team in questione “potrebbe essere nel mirino di qualcuno per altri motivi”.
In realtà, però, la violenza degli scontri, la presenza di un morto e numerosi feriti, la volontà dichiarata di “accrescere le proteste in concomitanza dello svolgimento della gara di Formula Uno” per incrementare la visibilità internazionale delle manifestazioni, lasciano tutt’altro che tranquilli, mostrando le dichiarazioni del boss della Formula Uno in un’ottica assolutamente poco prudente. Dare la colpa ai media è, dunque, soltanto un modo “miope” di voler dribblare la difficoltà del momento, cercando di alleviare le proprie responsabilità e l’inevitabile pressione che si sta vivendo in questi delicati giorni, con la consapevolezza del fatto che una decisione non correttamente ponderata, in questi casi, può avere effetti realmente devastanti.
Alzi la mano chi avrebbe pronosticato una vittoria della Ferrari in questo week-end. Tutti vedevano come candidata al successo finale una McLaren, quella di Hamilton o quella di Button, qualcuno avrebbe puntato sul riscatto di Vettel che, dalla terza fila, avrebbe potuto emulare la gara di sette giorni fa in Australia quando riuscì a risalire fino alla seconda piazza forte dell’ottimo passo gara di cui gode la Red Bull a dispetto della non brillantezza sul giro secco, i “romantici” erano attrattati dall’idea di vedere Michael Schumacher, che scattava dalla terza piazza in griglia, di nuovo trionfatore in un GP di Formula 1 a distanza di 6 anni dall’ultima volta ma mai nessuno, a parte qualche sprovveduto, avrebbe potuto pensare ad un Fernando Alonso sul gradino più alto del podio oggi dopo la non confortante qualifica del sabato e i problemi di messa a punto con l’aerodinamica e lo scarso feeling con gli pneumatici Pirelli che si sono intravisti sette giorni fa a Melbourne.
E invece a transitare per primo sotto la bandiera a scacchi è stato proprio il pilota spagnolo che si è aggiudicato il Gran Premio della Malesia, secondo appuntamento del Mondiale 2012 di Formula 1, per la prima inaspettata affermazione stagionale e la 28esima in carriera. Certo, non ci fossero state le bizzarie del meteo difficilmente Alonso avrebbe potuto gioire con le McLaren che al semaforo verde erano riuscite a conservare le prime due posizioni prima che l’acquazzone abbattutosi sul circuito di Sepang rovinasse i piani della scuderia di Woking costringendo Charlie Whiting (il direttore di gara, ndr) a far entrare in pista prima la safety car e qualche minuto dopo a far esporre la bandiera rossa interrompendo la gara annullando così tutto il vantaggio accumulato dalle Frecce d’Argento in 9 giri di corsa.
Interruzione di gara durata quasi un’ora in attesa che il meteo concedesse una tregua, a quel punto il pericolo maggiore era rappresentato dal buio dal momento che erano state già oltrepassate le cinque del pomeriggio ora locale e le nuvole che nascondevano i raggi del sole non giocavano a favore di una conclusione naturale della gara potendo rendere la visibilità dei piloti molto ridotta. Alla ripartenza, avvenuta in regime di safety car, le posizioni si sono consolidate fino a quando Button non ha deciso di aprire le danze dei pit-stop seguito al giro successivo da Hamilton e Alonso e progressivamente tutti gli altri. E questa sarà la chiave di svolta, il leader della gara ha perso secondi preziosi ai box venendo scavalcato dallo spagnolo che si è ritrovato in testa al Gran Premio rientrando davanti alla Sauber di Sergio Perez mentre le due McLaren si sono ritrovate leggermente più indietro, con Button davanti all’anglo-caraibico. Il trionfatore di Melbourne però non è stato perfetto come una settimana fa e commette una leggerezza tamponando alla curva 9 Karthikeyan: la fermata ai box per sostituire l’ala anteriore danneggiata è obbligatoria compromettendo così la sua gara.
Alonso, passato in testa, con pista libera e bagnata si è esaltato e ha inanellato 4 giri veloci consecutivi rifilando 7 secondi a Perez, 14 ad Hamilton e oltre 20 a Vettel che nel frattempo era riuscito a risalire fino alla quarta posizione superando il compagno di squadra Webber mentre le due Mercedes di Schumacher e Rosberg hanno sofferto di mancanza di grip perdendo posizioni così come Massa che è scivolato nelle retrovie. Ma la gara vive le sue fasi più entusiasmanti negli ultimi 15 giri, con la pista che è andata progressivamente asciugandosi Perez si è trovato a proprio agio con le nuove condizioni del tracciato imponendo un ritmo impressionante e recuperando addirittura un secondo al giro sullo spagnolo, ai -5 dal traguardo è partito l’assalto del giovane pilota messicano oramai giunto negli scarichi di Alonso ma l’inesperienza ha giocato un brutto scherzo a “Chejo” che è andato lungo alla curva 14 perdendo tutto quello che aveva guadagnato in precedenza. Nonostante dal muretto gli ingegneri cerchino di convincerlo di accontentarsi della straordinaria seconda piazza (sarebbe il suo primo podio in Formula 1), Perez, pilota in orbita Ferrari, si è ributtato con ardore all’inseguimento di Fernando mettendolo di nuovo nel mirino. Ma è troppo tardi, Alonso transita primo sotto la bandiera a scacchi facendo commuovere ingegneri e tecnici e balzando in vetta alla classifica del Mondiale.
Dato più che confortante, considerate le premesse, per gli uomini di Maranello è quello di aver girato sugli stessi tempi di McLaren e Red Bull, lo spagnolo poi ci ha messo del suo quando si è trattato di effettuare lo strappo decisivo sui rivali con la sua guida pulita. Sul gradino più basso del podio è salito Hamilton che ha replicato il terzo posto dell’Australia dopo essere partito entrambe le volte dalla pole position, mentre Vettel nei giri finali ha forato lo pneumatico posteriore sinistro mentre si trovava in quarta posizione che lo ha costretto ad un’ulteriore sosta ai box giungendo fuori dalla zona punti in 11esima posizione. Quarto posto per Webber seguito dall’ottimo Kimi Raikkonen, il finlandese, autore di una buona qualifica ma retrocesso di 5 posizioni per aver sostituito il cambio sulla sua Lotus il sabato, ha guidato come se i due anni lontani dalla Formula 1 non fossero mai esistiti, portando a casa un meritato quinto posto. Straordinaria anche la gara di Bruno Senna che ha portato la Williams al sesto posto dimostrando di avere buone qualità al di là del cognome pesante che porta. A chiudere la top ten le due Force India di Paul di Resta (settimo) e Nico Hulkenberg (nono) divise dalla Toro Rosso di Jean Eric Vergne che ha conquistato i suoi primi punti iridati e Michael Schumacher in decima mentre Button e Massa sono giunti in 14esima e 15esima posizione.
Il brasiliano era già stato messo in discussione e il suo avvio di stagione tutt’altro che confortante di certo non lo aiuterà ad evitare un avvicendamento a fine stagione, se non addirittura prima, al volante della Ferrari, magari con quello stesso Sergio Perez che oggi ha compiuto una vera e propria impresa con una vettura, la Sauber, che non è il massimo della competitività portandola ad uno storico traguardo. A dimostrazione che l’exploit è tutto frutto della bravura del pilota, la deludente prestazione del compagno di squadra Kobayashi. La Formula 1 potrebbe aver trovato nel messicano una nuova stella.
Tutti i piloti e i team sono già arrivati al Melbourne, manca ormai poco all’inizio dell’attesissimo Mondiale 2012 di Formula 1, soltanto 24 ore alle prime libere sul circuito dell’Albert Park in Australia che apriranno la 63esima edizione del campionato del mondo, quello che sarà infatti il più lungo mondiale della storia della F1. Da quest’anno saranno infatti ben 20 i Gran Premi su cui i piloti dovranno confrontarsi, uno in più rispetto allo scorso anno quando venne cancellato dal calendario il GP del Barhain per gli ormai noti disordini del paese.
Le new-entry quest’anno saranno proprio il rientro del Bahrain e il nuovo GP di Austin sui quali però aleggiano ancora molti dubbi, mentre di sicuro non avremo più il Gran Premio della Turchia sul circuito di Istanbul, che saluta la competizione dopo 7 anni. Per il resto tutto confermato, con il rientro del Nurburgring a discapito di Hockenheim per l’alternanza ogni anno per il GP della Germania, e i due suggestivi Gran Premi in notturna di Singapore e Abu Dhabi.
Si riparte da Melbourne, che come nella maggior parte delle volte sarà teatro della gara inaugurale del Mondiale. Circuito cittadino ma da sempre uno dei più veloci considerando le medie sul giro tra le più alte della Formula 1, è da tradizione favorevole alla vettura meglio bilanciata in conseguenza dell’alto carico aerodinamico che le vetture necessitano per percorrere le sue 16 curve. Il punto in cui i piloti potranno maggiormante tentare il soprpasso sarà sul rettilineo del traguardo, favoriti dal dispositivo DRS introdotto la scorsa stagione, che da quest’anno potrà essere attivato ben due volte su questo circuito, sia sul rettilineo principale che in quello successivo tra la le curve 2 e 3. Il punto di detection point invece sarà solo uno, e sarà posto alla curva prima del traguardo.
Sarà un GP molto importante perchè da molti anni resiste la tradizione che vede campione del Mondo il pilota che riesce a vincere su questa pista. Il favorito numero uno in questione è sicuramente Sebastian Vettel, forte della sua consacrazione negli ultimi due anni e voglioso di eguagliare il record di Micheal Schumacher e Fangio di conquistare tre titoli mondiali consecutivi. Riuscendoci riuscirebbe sicuramente a smentire tutti coloro (più dai colleghi stessi che dall’esterno) che lo etichettano come “pilota che vince perchè ha la macchina più forte”. Anche perchè da quest’anno si riparte da una sorta di anno zero, in cui sono state tantissime le limitazioni e le innovazioni imposte dalla Fia.
A partire dall’abolizione dei tanto discussi scarichi soffiati introdotti dal genio Adrian Newey, che da quest’anno saranno posizionati più in alto sulla vettura come ai vecchi tempi e non potranno generare più tanto carico aerodinamico. Proprio per questo motivo la Pirelli che anche quest’anno sarà il fornitore ufficiale degli pneumatici fornirà gomme che consentiranno al pilota una maggiore aderenza al posteriore.
Ma la novità più importante a livello visivo sarà sicuramente l’antiestetico muso a becco d’anatra che sarà presente su tutte le vetture ad eccezione della sola McLaren che ha preferito optare per una soluzione lineare in controtendenza rispetto al resto della compagnia. Questa soluzione aerodinamica sarà caratterizzata dalla divisione per via di uno scalino della parte dell’abitacolo con la parte anteriore del muso stesso per via delle nuove regolamentzioni che vincolano l’altezza massima della vettura nella parte anteriore, per diminuire la pericolosità dell’impatto in caso di urto con la parte laterale della vettura che è stata appositamente rialzata.
C’è chi ha fatto quindi di necessità virtù, neanche a dirlo Newey si è subito adoperato per trovare uno stratagemma per trasformare un semlice scalino in un’arma micidiale: vi ha infatti posto una fessura per il passaggio dell’aria che non si è ancora riuscita a decifrare ma si è pronti a scommettere su un’altra invenzione aerodinamica (simile all’F-duct) e non ad un semplice passaggio d’aria per refrigerare i piloti come lui stesso ha dichiarato. Anche la Sauber ha presentato una soluzione analoga posta però al di sopra dello scalino.
Dalle varie Gallerie del Vento si è passati poi alla pista e i test pre-stagionali hanno mostrato che per forza di cose la macchina da battere sarà ancora la Red Bull campione del mondo in carica ma la lotta si preannuncia molto serrata: la macchina più in forma è stata sicuramente la Lotus, dominatrice nella maggior parte delle giornate di test, che quest’anno schiera una coppia tutta nuova quanto ambiziosa. Il campione del mondo 2007 Kimi Raikkonen fa il suo ritorno dopo due anni passati nel Rally, e Romain Grosjean, campione iridato GP2, ansioso di riscattare la mezza stagione nel 2009 con la Renault in cui venne ingaggiato per sostituire Nelsinho Piquè e nella quale non si mise certo in luce per i risultati in pista, abbastanza deludenti.
Dalle premesse la scuderia francese sicuramente potrebbe essere la sorpresa della stagione, anche se le gerarchie là davanti non sembrano essere cambiate. La McLaren si presenta sicuramente come anti Red Bull visto che nei test collettivi è stata una delle scuderie più convincenti. Hamilton e Button sono due piloti di sicuro affidamento e che possono puntare entrambi al Mondiale, ma l’anglo-caraibico dovrà dimostrare di saper gestire meglio la sua vita al di fuori della pit-lane. Per il resto la scelta del team di andare in controtendenza nella progettazione della nuova vettura è stata molto coraggiosa e bisognerà aspettare ancora poco per sapere se porterà un vantaggio o uno svantaggio.
E poi c’è la Ferrari che nonostante i problemi annunciati da Domenicali ci si aspetta di trovarla sempre lassù a lottare per la vittoria. E’ vero che i test non sono andati nel modo in cui si sperava ma la progettazione di un’auto innovativa rispetto allo scorso anno richiede tempo per migliorare. Anche la McLaren lo scorso anno partì malissimo ma finì per diventare l’anti Red Bull. E se su Alonso si può fare sicuro affidamento, Massa deve dimostare di meritare la Ferrari riscattando la stagione deludente dello scorso anno, portando più risultati utili possibili al team.
Alle spalle delle prime tre big, la Mercedes sembra essere nata sotto i migliori auspici, e come al solito il team tedesco, sotto la direzione dell’ex Ferrari Ross Brawn, è stato uno dei miglior a livello di innovazione. Basti pensare al W-duct, fratello di quell’ F-duct bandito dalla FIA, che migliora l’aerodinamica della vettura e incrementa la velocità in rettilineo mandando in stallo l’ala anteriore. Non è un caso che il dispositivo sia stato copiato subito dalla McLaren, ma essendo stato considerato un sistema legale le vetture ad utilizzarlo non potranno che aumentare. Sicuramente all’interno del team si punterà sulla voglia di riscatto del vecchio leone Micheal Schumacher che vuole dimostare di non essere un pilota finito e per questo ripartirà dal record di sorpassi ottenuto lo scorso campionato, e sulla bravura di Nico Rosberg, pilota mai sbocciato completamente ed in attesa della prima vittoria.
Posibili outsider sicuramente la Force India che punta a migliorare il campionato dello scorso anno già di ottimo livello. Per farlo potrà contare su Nico Hulkenberg che ha dimostrato il suo valore già in Williams conquistando anche una pole position nel GP del Brasile 2010, e su Paul Di Resta. Fatto fuori invece Adrian Sutil a seguito della vicenda che lo ha coinvolto nel caso Lux. Desta molta sorpresa la coppia tutta nuova in Toro Rosso con Daniel Ricciardo e Jean-Eric Vergne che hanno sostituito Alguersuari e Buemi che comunque non demeritavano affatto. Se per lo svizzero c’è stata la promozione se pur come terzo pilota in Red Bull per lo spagnolo è stata una vera è propria bocciatura. Sicuramente dalla nuova coppia ci si aspetta di più dal team, staremo a vedere.
Da non sottovalutare anche la Sauber spinta dal propulsore Ferrari e che potrà contare su un pilota sempre di scuola “Rossa” come Sergio Perez e dal samurai giapponese Kamui Kobayashi, capace come pochi di rifilare sorpassi in un fazzoletto di pista. Molte aspettative anche sul fronte Williams, la grande decaduta ormai da un pò (troppi) anni, abbandonata anche dai suoi sponsor principali. Così per mantenere il suo grande appeal ha richiamato un binomio affscinante, quello con Senna che ricalca le orme dello zio Ayrton, affiancato dal venezuelano Pastor Maldonado sperando che in questi anno arrivino risultati più convincenti.
Partono in ultima posizione sia la Marussia, exVirgin, che ha totalizzato pochi chilometri con Timo Glock e Charles Pic tra l’altro con la vecchia vettura, e la HRT di Pedro de La Rosa e Narain Karthikeyan, che si apprestano ad iniziare il Mondiale con zero chilometri sulle spalle. Davanti a loro la comunque migliorata Catehram, che ha perso la battaglia legale con la Renault per il nome Lotus, schiererà Heikki Kovalainen e Vitaly Petrov, che grazie ai suoi sponsor ha scalzato all’ultimo momento Jarno Trulli.
Per questo motivo il Mondiale partirà dopo moltissimi anni senza nessun portabandiera a difendere il nostro tricolore, ma in compenso potremo contare sullo spettacolo che si spera i ben 6 campioni del Mondo daranno nell’arco della stagione. In pista contemporaneamente ci saranno 12 titoli iridati, con Michael Schumacher, re assoluto con 7 titoli all’attivo, seguito dalla coppia Vettel e Alonso che inseguono a quota 2. Un titolo a testa per la coppia McLaren Hamilton e Button e l’ex Raikkonen.
Chi avrà la meglio quest’anno? Allacciate le cinture, il responso, come al solito, lo darà la pista.