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  • NBA: Gortat giocherà in Russia, Vujacic all’Efes

    NBA: Gortat giocherà in Russia, Vujacic all’Efes

    Prosegue la fuga dei giocatori dalla NBA sempre ferma per il lockout che rischia di far saltare interamente il prossimo campionato 2011/2012. Dopo l’accordo tra Deron Williams ed il Besiktas (che ora sta tentando di ingolosire anche Kobe Bryant), arriva la notizia che altri 2 atleti hanno trovato l’accordo per disputare la prossima stagione agonistica oltreoceano: Marcin Gortat ha infatti accettato l’offerta dello Spartak San Pietroburgo, ovviamente sotto condizione che se dovesse essere trovato un accordo tra proprietari e sindacato dei giocatori NBA per porre fine al lockout avrebbe la “via di fuga” per tornare negli Stati Uniti e riaggregarsi ai Phoenix Suns. Il centro polacco è infatti uno dei pilastri della squadra dell’Arizona.

    © Elsa/Getty Images
    Identica la situazione per Sasha Vujacic che firma un contratto con l’Efes dopo essere stato corteggiato a lungo da Milano (anche per via di una collaborazione nel campo della moda per la sua fidanzata Maria Sharapova): Vujacic ha scelto il club turco che disputerà la prossima Eurolega da protagonista. La scorsa annata NBA è stata dal punto di vista statistico la migliore dell’ex-guardia della Snaidero Udine: passato dai Lakers ai New Jersey Nets, ha chiuso con 11.4 punti e 2.3 assist di media. Ovviamente nei prossimi giorni altri giocatori potrebbero optare per la soluzione di andare a giocare in altri campionati per mantenere anche la forma fisica in attesa che venga trovata una soluzione al lockout che al momento sta bloccando tutto nella maggiore Lega professionistica di basket al Mondo.

  • NBA: Trade per Lakers, Rockets e Nets

    NBA: Trade per Lakers, Rockets e Nets

    Uno scambio ha movimentato le ultime ore in NBA.

    I Los Angeles Lakers, per rinforzare il reparto lunghi, hanno acquisito dai New Jersey Nets il veterano Joe Smith in cambio di Sasha Vujacic (ex Udine in Italia) e di una prima scelta al draft del 2011.

    La mossa dei lakers, oltre a dare un valido cambio a Gasol ed Odom nonchè al rientrante Bynum, tende ad alleggerire sensibilmente il salary cap visto che Smith percepisce 800 mila dollari mentre Vujacic prende 5,5 milioni di dollari.

    Inoltre i Nets, molto probabilmente su richietsa del coach Avery Johnson, hanno spedito a Houston il talentuoso Terrence Williams, che non ha mai legato con l’ex capo allenatore dei Mavs (visto che lo aveva relegato anche nella lega di sviluppo della NBA, la D-League) in cambio di una prima scelta al draft del 2012. Mossa molto astuta dei Rockets che si assicurano un giocatore dal talento pazzesco ma non molto continuo e su cui si deve lavorare anche a livello psicologico. Ma se lo scambio pagherà, i texani si sono assicurati un futuro campione.

  • NBA playoff 2010, Finale: Los Angeles Lakers – Boston Celtics

    Los Angeles Lakers – Boston Celtics, ci risiamo!
    E’ la 12 volta che le 2 squadre, le più titolate nel panorama NBA, si affrontano nell’ultimo atto della stagione, le Finali, che decideranno il vincitore del campionato.
    Nelle 11 occasioni precedenti i Celtics guardano i rivali di sempre dall’alto verso il basso, forti di un record di 9 finali vinte contro le sole 2 dei Lakers.
    L’ultimo confronto sul palcoscenico più ambito è della stagione 2007-2008 quando i biancoverdi (ricostruiti dal General Manager Danny Ainge con gli acquisti di Kevin Garnett dai T-wolves e di Ray Allen dai Sonics) domarono in 6 partite i rivali gialloviola, chiudendo nell’ultima gara con un clamoroso +39 che ancora nessuno ha cancellato nella mente di tifosi, dirigenza e giocatori californiani.
    Le 2 franchigie, come già detto sono le più titolate nella NBA: 17 titoli per Boston, 15 per Los Angeles. Tuttavia i Lakers hanno disputato ben 30 finali (bilancio in perfetta parità 15 vinte e 15 perse), molto meglio il record dei Celtics che in 20 apparizioni sono usciti sconfitti solo in 3 occasioni (17 vinte e 3 perse).
    Insieme quindi hanno vinto 32 titoli sui 63 campionati finora disputati dalla Lega professionistica americana di basket e il prossimo, indipendentemente da chi vincerà sarà il 33esimo su 64 campionati totali, più della metà dei titoli della NBA sono finiti in mano a queste 2 squadre, ecco perchè sicuramente questa sfida rappresenta la finale più prestigiosa e la più attesa da parte di ogni tifoso appassionato di pallacanestro.
    Rispetto alla finale del 2008 è cambiato il vantaggio del fattore campo: 2 anni fa era a favore di Boston, ora sarà a favore di Los Angeles che ha conquistato in stagione regolare 7 vittorie in più rispetto agli storici rivali di sempre.
    Una piccola curiosità per gli amanti del basket è che i Celtics potrebbero essere la prima squadra nella storia della NBA a vincere l’”Anello” dopo aver concluso la regular season con più vittorie in trasferta che sul parquet amico.
    Quest’anno in regular season il bilancio è in parità con 1 vittoria per parte (entrambe vittorie in trasferta con il minimo scarto di un punto).
    Ecco perchè sarà una sfida dall’esito incerto.

    La stagione regolare per i Boston Celtics non è stata delle migliori, avendo ottenuto solo il quarto piazzamento nella Eastern Conference, superati non solo dalle 2 superpotenze Cleveland Cavaliers e Orlando Magic, ma addirittura degli Atlanta Hawks, cosa che in molti non si sarebbero aspettati alla vigilia del campionato. Il record di 50 vittorie e 32 sconfitte è praticamente uguale a quello ottenuto da Portland Trail Blazers, San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, rispettivamente squadra sesta, settima e ottava classificata per i playoff nella Western Conference (le ultime per intenderci). Proprio per questo motivo nessuno con un record abbastanza modesto quale quello dei Celtics, si sarebbe aspettato una cavalcata così convincente fino alle Finali NBA di quest’anno.
    Ma i motivi per cui i tifosi biancoverdi possono ambire a sogni di gloria sono tanti, a partire da un gruppo forte e compatto come quello della vittoria del titolo del 2008, con tanta esperienza in più sulle spalle e una ritrovata energia fisica sulla quale in pochi addetti ai lavori avrebbero scommesso. Boston basa gran parte del suo gioco offensivo sull’asse Rajon Rondo-Paul Pierce il quale resta sempre la prima soluzione offensiva della squadra. Tuttavia il giovane playmaker risulta essenziale e fondamentale per via di un’acquisita imprevedibilità che rende la franchigia del Massachusetts praticamente di difficile lettura agli occhi dei giocatori avversari: ancora i Lakers ricordano la sua strepitosa gara 6 nella finale del 2008, dove chiuse con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e 6 steals. Logicamente molto del destino dei Celtics dipenderà dalla vena realizzativa di Paul Pierce, è per questo che nei momenti di difficoltà dovranno farsi trovare pronti sia Kevin Garnett che Ray Allen: il numero 5 della squadra del “Trifoglio” è tornato ad altissimi livelli dopo che lo scorso anno l’infortunio al ginocchio ne aveva limitato il talento, importante pedina su entrambi i lati del campo sia in attacco che in difesa. Allen invece ha mantenuto la sua costanza realizzativa specialmente nel tiro da 3 punti, cosa che potrebbe rivelarsi molto utile in questo ultimo atto della stagione. Un giocatore che magari è offuscato dalla luce dai 4 grandi componenti del quintetto ma di un’efficacia e di un’importanza fondamentali è Kendrick Perkins, che quest’anno ha migliorato le proprie statistiche disputando probabilmente la sua migliore stagione da quando è entrato nella Lega. Non male non solo i primi “attori”, ma anche i comprimari dei Celtics, che sono di notevole livello. Tuttavia Rasheed Wallace non ha disputato una stagione regolare eccezionale, ma arrivato alla post season si è totalmente trasformato, risultando decisivo in molte partite, specialmente quelle disputate contro i Cavs e contro i Magic. Importante è stato il contributo dato in questa stagione da Tony Allen, molto pericoloso sia in attacco che in difesa, e l’ormai consolidato sostituto di Garnett, ovvero Glen Davis, maturato e pronto nei momenti di difficoltà ad aiutare i compagni. A metà stagione Boston si è in un qualche modo giovata dell’energia dell’ultimo arrivato Nate Robinson, che quando decide di stare con la testa sul parquet risulta essere un ottimo giocatore. Anche l’arrivo di Finley, sempre a metà stagione, ha dato una certa qualità nel tiro dalla lunga distanza (il suo palmarès parla chiaro), inconstante, ma sempre pericoloso se in giornata, uno dei giocatori più eclettici dell’intera NBA, ovvero Marquis Daniels. Per finire l’analisi sul roster dei biancoverdi non possiamo esimerci dal parlare di coach Doc Rivers, che quest’anno ha affrontato momenti di vera difficoltà ma che alla fine ne è uscito da vero vincitore. Certamente il suo curriculum non è ai livelli del suo collega rivale Phil Jackson, ma la carriera di Rivers è tutta da scrivere, mentre Jackson la sua l’ha già scritta e sta continuando a farlo, e con risultati notevoli (è l’allenatore più vincente della storia dell’NBA).

    Ben altro piazzamento per i Los Angeles Lakers, primi nella Western Conference con il record di 57 vittorie e 25 sconfitte. Pronostici rispettati per la franchigia gialloviola, favoriti per il titolo in quanto campioni in carica. Per L.A. è la terza finale NBA consecutiva, ma bisogna dire che rispetto agli anni precedenti il roster si è rafforzato particolarmente, grazie anche ad una crescita generale del quintetto stesso e della panchina losangelina. Il gioco dei ragazzi di Phil Jackson si basa essenzialmente sull’asse Kobe Bryant-Pau Gasol: il numero 24 gialloviola, dopo una regular season abbastanza costante come rendimento, sta disputando dei playoff entusiasmanti, con 15 partite su 16 al di sopra dei 30 punti! E’ sicuramente l’arma in più di 1 squadra già molto forte in tutti i settori del campo, e tutte le giocate pregevoli passano dai suoi polpastrelli, come recentemente affermato dall’ultimo sconfitto dalla banda gialloviola, Alvin Gentry, coach dei Phoenix Suns, il quale ha chiaramente mostrato nelle finali di Conference di aver adottato tutte le strategie possibili per far marcare Kobe dai suoi uomini, definito poi dallo stesso allenatore “immarcabile” alla fine della serie, nonchè il migliore giocatore dell’intera Lega. In questi playoff inoltre Bryant ha impressionato gli addetti ai lavori anche in qualità di assistman e di rimbalzista, arrivando in molte partite a sfiorare la tripla doppia. L’MVP delle Finals del 2009 è stato senza dubbio il trascinatore assoluto e arriva alla sfida contro i Celtics più carico che mai, e in mente ha il chiodo fisso della vendetta, in quanto i suoi Lakers sono stati battuti proprio da Boston nel 2008. Per quanto riguarda lo spagnolo Gasol, ha inanellato prove superlative sia in attacco che in difesa, con molte doppie doppie nella post season; a volte risulta essere immarcabile sotto canestro e i suoi semiganci sono ormai un incubo per qualsiasi difesa avversaria. Inoltre il feeling con Kobe Bryant sembra ritrovato, anche in virtù dei molti tiri presi durante questi playoff; in difesa risulta essere sempre di più una garanzia, e il notevole apporto a rimbalzo fanno di L.A. una squadra insuperabile sotto canestro, anche grazie al supporto superlativo di Lamar Odom, il sesto uomo ideale della Lega. Raramente il numero 7 ha mancato la sua consueta doppia doppia, e durante questa post season si è riscoperto anche un notevole tiratore da 3 punti. Porta molta sostanza sul parquet che lo rende indispensabile per coach Phil Jackson: memorabili ormai sono i suoi rimbalzi offensivi, che consentono ai Lakers un maggior numero di tiri tentati dalla distanza. Un’altra pedina importante nello scacchiere di Los Angeles è sicuramente Ron Artest, acquistato quest’estate dagli Houston Rockets che si sta rivelando un giocatore determinante anche in fase offensiva (suoi i 2 punti che consentono ai Lakers di battere i Suns a gara 5 a meno di 1 secondo dalla sirena finale). Inoltre la sua media punti nelle ultime gare è notevolmente cresciuta, arrivando a mettere a referto 25 punti in gara 6 sempre contro Phoenix: inutile accennare la sua solidità difensiva, molto famosa da anni, e le sue marcature a uomo estremamente soffocanti, che inducono spesso il suo avversario a cercare tiri improbabili. Altra notizia importante in casa gialloviola è il suo nuovo feeling con il suo ex-nemico Kobe Bryant, il quale gli ha dimostrato una grande fiducia al suo arrivo a Los Angeles nonostante vecchi screzi di recente data (le semifinali di Conference contro Houston, nel quale i 2 stavano quasi venendo alle mani). Infine il numero 37 gialloviola si sta dimostrando molto efficace dal tiro dall’angolo. Una gradita sorpresa per i Lakers è il sempre più fondamentale apporto in fase offensiva da parte del playmaker Derek Fisher, che quando sente odore di playoff sembra trasformarsi in meglio partita dopo partita. Dopo una regular season al di sotto delle sue capacità, e con critiche piovutegli per la sua inefficenza al tiro e come uomo assist, il numero 2 si sta prendendo una grossa rivincita contro chi lo aveva duramente criticato, e la sua esperienza (36 anni ad agosto, con 4 titoli NBA alle spalle) si sta dimostrando utilissima alla causa gialloviola. Merito indubbiamente sempre di coach Phil Jackson, che gli ha sempre dato una grande fiducia, e le statistiche, al momento, gli stanno dando ragione. Per quanto riguarda il giovane centro Andrew Bynum, le sue condizioni fisiche, in particolare il suo ginocchio, è una grossa incognita in vista della Finale NBA, e nel resto dei playoff ha avuto un minutaggio particolarmente esiguo, nonostante parti sempre nel quintetto base. Resta da verificare il suo impiego quanto sarà utile a Kobe Bryant e compagni, al momento il suo menisco non necessita di essere operato. Dalla panchina si stanno dimostrando molto efficaci Jordan Farmar e Shannon Brown, che quando vengono messi sul parquet da Jackson, svolgono il loro compito egregiamente. Il playmaker ex UCLA è fondamentale nel tiro da 3, e molte volte le sue triple spaccano in due la squadra avversaria e indirizzano la gara a favore dei gialloviola; la guardia invece cresce di partita in partita ed è impressionante la sua integrità fisica, condite da schiacciate alla LeBron James e da una esplosività fuori dal comune. La grande varietà di lunghi nel roster dei Los Angeles Lakers non permette a Luke Walton e Josh Powell di avere a disposizione molti minuti di gioco: il figlio di Bill Walton negli anni precedenti, trovando più spazio, ha dimostrato di essere un giocatore molto utile, ma con i vari acquisti nel corso degli anni della franchigia californiana, è arrivato ai margini della rotazione. Powell, con un passato anche in Italia, pure essendo molto giovane, paga il fatto che i Lakers abbiano una rotazione molto ampia appunto tra i lunghi, anche se quando è stato chiamato in causa per via degli infortuni dei suoi compagni, si è dimostrato sempre utilissimo. Infine Sasha Vujacic, lo sloveno ex Udine, che quest’anno ha trovato davvero pochissimo spazio nella rotazione di squadra, e che negli anni precedenti è stato un giocatore fondamentale quando entrava dalla panchina. In panchina Phil Jackson offre ampie garanzie sul modo di condurre sia la singola gara che un’intera serie: il suo ricco palmarès parla chiaro, è l’allenatore più vincente nella storia dell’NBA con 10 titoli in sole 12 finali disputate, avendo superato l’anno scorso nella vittoria contro gli Orlando Magic Red Auerbach, storico coach dei mitici Celtics.

    Le chiavi della serie: innanzitutto la marcatura di Artest su Pierce. Il numero 37 gialloviola era stato acquistato pochi mesi fa per l’eventuale difesa su LeBron James in una ipotetica e probabile finale tra Cavaliers e Lakers. Non ci sarà James, ma visto il Pierce delle finali 2008 servirà il miglior Ron Artest per limitarlo in ogni zona del campo. Pierce poi avrà il difficile compito di limitare Bryant, cosa quasi impossibile tra l’altro vista l’attuale forma del 24 dei “Lacustri”, e questo doppio sforzo sui 2 lati del campo (evitare Artest e marcare Bryant) potrebbe spremerlo fisicamente.
    Poi cercare di limitare Rondo. Non è esagerato affermare che da qui passa gran parte della serie. Se Artest sulla carta può benissimo marcare Pierce, non altrettanto si può dire di Fisher sul playmaker biancoverde.
    Decisivo sarà lo scontro tra Gasol e Garnett: Gasol fu molto criticato per il suo atteggiamento contro i Boston Celtics di due anni fa, definito “soft”, ovvero morbido, molle. Lo spagnolo si è rifatto un anno più tardi, limitando alla grande Dwight Howard e risultando come una delle chiavi della vittoria dell’anello. Ora ritroverà Garnett. Più probabile che non escano vincitori da questo duello, tutt’al più un annullamento reciproco. Ad ogni modo, saranno due sorvegliati speciali.
    Infine le panchine ovvero gli uomini che entreranno a partita in corso. Occhi puntati principalmente su Odom da una parte e Wallace dall’altra, ma non solo. Anche Brown può rivelarsi un’arma importante contro le guardie Celtics, mentre Robinson può essere la variabile impazzita da utilizzare in momenti di crisi per l’attacco di Boston.

    I quintetti: Lakers che scenderanno in campo con Derek Fisher e Kobe Bryant come guardie, Ron Artest e Pau Gasol come ali e Andrew Bynum come centro. Poi ci sarà anche bisogno di Farmar Walton e Brown.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e l’apporto fondamentale da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland e Orlando ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010 e ai vice campioni del 2009.

    Ultima considerazione: non sarà una riedizione delle Finals del 2008.
    Sono almeno 3 i motivi che ci spingono a dire che queste Finali rischiano di essere profondamente diverse rispetto a quelle del 2008. Ecco quali sono: 1) Il fattore campo rovesciato rispetto a 2 anni fa che ora è appannaggio dei Lakers (e potrebbe essere un fattore non di poco conto).
    2) I Lakers, rispetto a due anni fa, si sono rinforzati in quello che era il loro aspetto più debole: la difesa. Questo grazie all’acquisizione di Artest e ad una maggiore consistenza difensiva di Gasol. Attenzione, però. Lo spagnolo dovrà dimostrare di non temere nè il clima in trasferta nè la marcatura di Garnett, che riuscì a limitarlo.
    I Celtics, da parte loro, hanno aggiunto un ottimo attaccante come Rasheed Wallace e hanno a propria disposizione un Rajon Rondo nettamente migliorato, e che si è innalzato insieme a Paul Pierce come il trascinatore della sua squadra. Insomma, se nel 2008 i Lakers erano una squadra prettamente offensiva e i Celtics basavano la propria forza sulla difesa, ora le due squadre appaiono più equilibrate.
    3) I giocatori di entrambe le franchigie hanno fatto dei passi in avanti enormi sotto il profilo dell’esperienza. Tutti i giocatori chiave, da Bryant a Pierce passando per Gasol, Odom, Allen e via dicendo (eccezion fatta per Rondo) hanno superato la soglia dei 30 anni. E tutti loro hanno vinto un titolo, tranne che Artest. Non è un’eresia dire che si fronteggeranno i due roster più esperti dell’intera NBA.

    Sarà una sfida da non perdere e i motivi per stare al televisore incollati per un paio d’ore ci sono tutti e speriamo di averli elencati tutti.
    La sfida prenderà il via stanotte alle 3 ora italiana. Leggermente diverso il formato rispetto a tutti gli altri turni dei playoff, infatti le Finali hanno un formato di 2-3-2 per quanto riguarda le sfide in casa e trasferta rispetto al consueto e solito 2-2-1-1-1 degli altri turni. Ecco in dettaglio tutto il programma di queste attese “Finals”:

    Gara 1 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 3 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 2 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers domenica 6 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 3 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics martedì 8 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 4 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics giovedì 10 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 5 * Los Angeles Lakers @ Boston Celtics domenica 13 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 6 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers martedì 15 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 7 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 17 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)

    *se necessaria

    IN COLLABORAZIONE CON LUCA NACCARATO.

  • Finale NBA 2009: In gara 1 Bryant da una lezione ad Orlando

    Finale NBA 2009: In gara 1 Bryant da una lezione ad Orlando

    Era prevedibile che gara 1 se la aggiudicassero i Los Angeles Lakers; così è stato ma non era stata pronosticata una vittoria così schiacciante con gli Orlando Magic che subiscono 25 punti di scarto (100-75 il finale) che fa pensare ad una sfilata gialloviola nella conquista del titolo Nba.
    Finale Nba Gara 1Il primo tassello Bryant l’ha messo perchè sfodera una prestazione d’altri tempi: 40 punti, 8 assist e 8 rimbalzi sembrano dire che la serie è appena cominciata e finirà presto.
    I californiani sono scappati via già nel secondo quarto con un parziale di 31-19; da li in poi non c’è stata più partita e il vantaggio accumulato è rimasto invariato fino alla fine.
    La partita è stata decisa sotto il tabellone, con i tre pilastri gialloviola Gasol, Odom e Bynum che hanno catturato rispettivamente 8, 14 e 9 rimbalzi per un totale di 55 contro i 41 di Orlando.
    Howard non ce l’ha fatta a combattere da solo sotto canestro anche perchè il suo score a rimbalzi è stato buono (15), ma la sua media realizzativa è stata pessima: 12 punti per lui ma solo 1/6 al tiro, dove è andato a segno solo con i tiri liberi (10/16) che una volta erano la sua croce. Disastroso anche il tiro dalla lunga distanza per Orlando che ha fatto del tiro da tre punti le proprie fortune: 8/23 dall’arco, 23/77 dal campo con un pessimo .299.
    I Lakers non hanno fatto meglio dalla distanza (3/9) con Trevor Ariza che ha segnato soltanto 3 punti (1/2 da tre) e con Sasha Vujacic che ha chiuso la partita senza segnare.
    A fine partita l’allenatore di Orlando Stan Van Gundy precisa come vada fermato Bryant nelle prossime partite: “Gli abbiamo concesso troppo spazio. Noi siamo una squadra migliore di quanto abbiamo mostrato“. In casa gialloviola Bryant è entusista della vittoria ottenuta: “Avevo una voglia pazzesca di giocare. Le nostre motivazioni sono enormi. Dobbiamo tenere il piede sull’acceleratore e andare avanti a testa bassa dimenticando di essere già avanti 1-0“.
    Gara 2 è in programma allo “Staples Center” di Los Angeles domenica 7 giugno ore 3:00 italiane.

    FINALE NBA 2009 GARA 1

    L.A.Lakers-Orlando 100-75
    Lak Bryant 40, Gasol 16, Odom 11, Bynum 9, Fisher 9, Walton 9
    Orl Pietrus 14, Turkoglu 13, Howard 12, Lewis 8, Lee 7
    L.A.Lakers guidano la Finale 1-0

    Guarda gli highlights di Gara 1

    Il cammino delle due squadre:

    Finali

    Eastern Conference

    Cleveland-Orlando 2-4

    Western Conference

    L.A.Lakers-Denver 4-2

    Semifinali

    Eastern Conference

    Cleveland-Atlanta 4-0
    Boston-Orlando 3-4

    Western Conference

    L.A.Lakers-Houston 4-3
    Denver-Dallas 4-1

    Primo turno

    Eastern Conference

    Cleveland-Detroit 4-0
    Boston-Chicago 4-3
    Orlando-Philadelphia 4-2
    Atlanta-Miami 4-3

    Western Conference

    L.A.Lakers-Utah 4-1
    Denver-New Orleans 4-1
    San Antonio-Dallas 1-4
    Portland-Houston 2-4

  • Finale NBA 2009: Qui Los Angeles Lakers….

    Finale NBA 2009: Qui Los Angeles Lakers….

    Stanotte ha inizio la Finale Nba 2009: di fronte si troveranno i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, super favoriti, e gli Orlando Magic di Dwight Howard, vera rivelazione della stagione.
    Le due squadre hanno avuto quasi un cammino parallelo: schiacciasassi all’inizio della stagione, un pò affaticate verso Los Angeles Lakersla fine (forse solo per preservare le forze in vista dei playoff).
    Cominciamo a parlare dei favoriti (almeno sulla carta) Los Angeles Lakers: la squadra allenata da Phil Jackson si è classificata prima nella Western Conference, ottenendo il successo di vincitrice della Pacific Division, con un record di 65 vittorie e 17 sconfitte (.793). In regular season è la squadra che ha perso di meno in casa (dopo Cleveland) subendo solo 5 sconfitte sul parquet amico dello “Staples Center“, ma è anche quella che ha ottenuto più successi fuori casa (ben 29 su 41 partite disputate). Hanno registrato il settimo attacco più prolifico dell’Nba con 102.9 punti di media a partita incassandone 96.3 (decima difesa della Lega).
    Nei playoff ha incontrato al primo turno gli Utah Jazz di Deron Williams e Carlos Boozer, chiudendo la serie sul 4-1. perdendo solo gara gara 3 a Salt Lake City per soli 2 punti (88-86). Nelle restanti partite il vantaggio sul risultato finale è stato sempre superiore ai 10 punti; nelle semifinali della Western Conference hanno faticato più del previsto per eliminare gli Houston Rockets, orfani di Yao Ming e Tracy McGrady: serie, vinta per 4-3, partita male con lo scivolone interno (92-100) e poi ripresa grazie a 2 successi consecutivi. Strepitosa la prestazione di gara 5 in cui i Lakers hanno sotterrato i texani sotto 40 punti, ma hanno subito una lezione di basket in gara 6 al “Toyota Center” dove Bryant e compagni sono riusciti soltanto nel finale a recuperare i punti di svantaggio fermandosi però a -15 (95-80 per i Rockets). I californiani non steccano però in gara 7 che da loro l’accesso alle finali di Conference, dove si trovano davanti i Denver Nuggets di Carmelo Anthony e Chauncey Billups: qui i gialloviola hanno sofferto solo fino a gara 4 in cui le partite si sono risolte solo all’ultimo secondo, poi è emerso il loro talento e hanno chiuso la serie sul 4-2, con la sfida Bryant-Anthony che è stata più che spettacolare.
    In questi playoff 2009 il miglior marcatore della squadra è stato (come volevasi dimostrare) Kobe Bryant che ha all’attivo 29.6 punti di media, seguito da Pau Gasol a 18.2 e da Lamar Odom a 12.0. Il resto dell’organico è di prim’ordine con Trevor Ariza e Sasha Vujacic sempre pronti a bombardare da tre, Andrew Bynum, anche se non sta giocando un buon basket, a dar man forte in difesa e Derek Fisher a mettere ordine e a dettare i tempi della squadra.
    I Los Angeles Lakers partono come favoriti sia perchè hanno la storia dalla loro parte (i gialloviola hanno conquistato 14 titoli Nba dietro solo ai Boston Celtics) sia per l’esperienza dei loro giocatori: Bryant è alla sua quinta finale Nba ottenendo 3 “anelli” consecutivi tra il 2000 e il 2002, Phil Jackson è il coach più titolato della Lega (9 titoli e 11 finali) insieme ad una leggenda del basket americano: Red Auerbach che tra gli anni ’50 e ’60 vinse altrettanti anelli alla guida di Boston.

    L’articolo continua con gli Orlando Magic