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  • Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    La vittoria nel derby di Torino e l’imminente impegno di Champions League in Ucraina contro lo Shakhtar di Lucescu che sarà decisivo per il cammino in Champions League della Juventus, non può par passare in secondo piano un episodio verificatosi proprio a margine della stracittadina di sabato scorso, quando una parte della curva ha mostrato un inequivocabile striscione, assolutamente deplorevole nel suo contenuto: “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto” riferendosi al dramma di Superga del 1949, dove per “schianto” si intende proprio la tragedia aerea che cancellò il Grande Torino. Dopo un simile episodio, la società non poteva rimanere in silenzio e, pertanto, ha parlato il presidente Agnelli.

    Uno striscione senz’altro “squallido” come lo stesso presidente Andrea Agnelli ha voluto precisare, mostrando ferma condanna dell’accaduto ed analizzando l’accaduto in un’ottica più ampia, facendo riferimento ai diversi striscioni dal tono ignobile che si notano sempre più frequentemente negli stadi italiani come, ad esempio, quello comparso durante Milan-Juventus in cui una parte della curva rossonera aveva ironizzato sull’episodio del “volo” di Gianluca Pessotto – ex giocatore ed attuale dirigente bianconero – accaduto nel 2006.

    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino
    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino | ©GIORGIO BENVENUTI/AFP/Getty Images

    Per quel becero striscione in cui si ironizzava su un tentato suicidio, il Milan ha ricevuto soltanto una multa di quattro mila euro ed, ora, dopo lo striscione mostrato dalla curva della Juventus si attende la decisione del giudice sportivo. Di certo, una punizione “soft” servirà a ben poco perchè continuerà a far passare il messaggio dell’impunità di coloro che si recano allo stadio per offendere, oltraggiare e riversare gli istinti più bassi dell’animo umano, senza alcun rispetto nè per le tragedie nè per i morti.

    E’ un bene, invece, la ferma condanna di questi episodi da parte del numero uno del club “coinvolto” ed, in questo caso, del presidente Andrea Agnelli che ha evidenziato come sia diventato troppo frequente leggere striscioni con insulti gratuiti negli stadi italiani e sottolinea il dispiacere per tale situazione proprio perchè “è la curva a determinare l’ambiente e la personalità di uno stadio, ma la supremazia del tifo non deve manifestarsi nel ricordo delle tragedie altrui. Le tragedie non hanno nessuna fede”.

    Un messaggio chiaro e perentorio che vuol far capire la posizione del club in merito all’episodio in questione e, più in generale, in riferimento a cori e striscioni beceri che, negli ultimi tempi, sono comparsi allo Juventus Stadium, rivolti in particolare ai tifosi di Napoli ed Inter. Una condanna quella di Andrea Agnelli che, oltre a sottolineare la “presa di distanze”, evidenzia con tutta probabilità anche un ultimatum del club alla sua “curva”. Il percorso di crescita intrapreso dalla Juventus che mira ad affermarsi a livello italiano ed internazionale, passa anche dalla “sua casa” che non può e non deve essere considerata come teatro di beceri episodi ma come il “dodicesimo uomo” in campo che possa incidere positivamente sui risultati della squadra.

    A proposito dell’intervento di Andrea Agnelli si è espresso anche Sandro Mazzola, figlio del capitano del Grande Torino scomparso proprio nella tragedia di Superga, Valentino Mazzola. Mazzola ha sottolineato positivamente l’intervento di Agnelli riferendosi al fatto che, conoscendo la famiglia Agnelli, si aspettava un intervento del genere: “Gianni Agnelli guardava le partite del Torino ed apprezzava le gesta di quella formazione irripetibile”. Sandro Mazzola, poi, dall’alto della sua esperienza si lascia andare ad un’amara riflessione sulla società italiana in cui anche i valori dello sport “vengono sporcato così”: impossibile non dargli ragione.

  • La top ten degli insulti di Mourinho stilata dal Mirror

    La top ten degli insulti di Mourinho stilata dal Mirror

    Josè Mourinho
    José Mourinho è un maestro nel concentrare su di se le attenzioni in ogni momento della stagione sia per quello che riesce ad ottenere con le sue squadre nel rettangolo verde ma anche e forse sopratutto per il suo strano modo di interagire con la stampa e i colleghi. L’escalation di insulti dell’ultima settimana partita con il battibecco con Mazzola e conclusa con l’aggressione verbale al corrispondente del Corriere dello Sport Andrea Ramazzotti ha dato spunto al britannico Mirror per stilare la classifica dei peggiori insulti del portoghese ai colleghi durante la sua carriera. Siamo sicuri però che non sarà quella definitiva.

    1) «La mia storia come allenatore non può essere paragonata a quella di Frank Rijkaard. Lui ha zero trofei, mentre io ne ho tanti». La dichiarazione di Mourinho su Frank Rijkaard, all’epoca allenatore del Barcellona avversario in Champions League.

    2) «Credo che sia una di quelle persone che possono essere definite voyeur. Gli piace guardare gli altri. Ci sono persone che, quando sono a casa, usano un grande telescopio per osservare cosa accade nelle altre famiglie. Lui parla e parla sempre del Chelsea». Mourinho sull’allenatore dell’Arsenal, Arsene Wenger.

    3) «Ho studiato l’italiano cinque ore al giorno per diversi mesi per essere sicuro di poter comunicare con i giocatori, i media e i tifosi. Ranieri è stato in Inghilterra per cinque anni e fa ancora fatica a dire “Good Morning” e “Good afternoon”. Ha vinto una Super Coppa, una coppa piccolina. Non ha mai vinto un grande trofeo. Forse dovrebbe cambiare mentalità, ma è troppo vecchio per farlo». Mourinho su Claudio Ranieri, all’epoca allenatore della Juventus.

    4) «Barcellona è una città piena di cultura con tanti grandi teatri e questo ragazzo (Lionel Messi) ha imparato molto bene a recitare». Mourinho su Lionel Messi dopo l’espulsione di Asier Del Horno nel match perso dal Chelsea col Barcellona nel 2006.

    5) «Forse quando avrò 60 anni e avrò allenato nello stesso campionato per 20 anni e avrò il rispetto di tutti, avrò il potere di parlare alla gente e farla tremare un po’». Mourinho sul tecnico del Manchester United, Sir Alex Ferguson.

    6) «Voglio congratularmi con loro perché hanno vinto. Ma noi eravamo la squadra migliore. Non abbiamo perso la partita. Dopo novanta minuti era un pareggio, e lo era anche dopo due ore. Abbiamo perso ai rigori». Mourinho, all’epoca al Chelsea, dopo aver perso contro il Charlton in Carling Cup nel 2005.

    7) «Ho visto i loro giocatori e il loro tecnico fare un giro d’onore dopo aver perso contro di noi nel loro ultimo incontro casalingo. In Portogallo se fai una cosa del genere ti tirano le bottiglie». Mourinho sul Manchester United al termine della stagione 2004-2005.

    8 ) «Il Barcellona è un grande club. Ma in 200 anni di storia hanno vinto solo una Champions League. Io alleno da qualche anno e ho vinto lo stesso trofeo». Mourinho sul Barcellona nel 2005-2006. I catalani poi vinsero la Champions League.

    9) «Come diciamo in Portogallo, sono venuti col bus e lo hanno parcheggiato davanti alla porta. Se fossi un tifoso che ha pagato 50 sterline per vedere questa partita sarei molto frustrato, perché il Tottenham è venuto a difendersi. C’era solo una squadra che voleva vincere, loro sono venuti solo per fare ostruzione, non è una bella cosa per come abbiamo giocato». Mourinho, all’epoca al Chelsea, dopo uno 0-0 col Tottenham allo Stamford Bridge.

    10) «Questo non è stato un punteggio calcistico, è un punteggio da partita di hockey. In allenamento spesso facciamo partite tre contro tre e quando il punteggio è sul 5 a 4 mando i giocatori negli spogliatoi, perché non stanno difendendo bene». Mourinho sul 5-4 tra Tottenham e Arsenal nel 2004

  • Champions League: Nervi tesi in casa Inter, Mourinho bacchetta i giornalisti e Mazzola

    L’Inter domani sera contro il Rubin Kazan si gioca una stagione, è chiaro che l’eliminazione dalla Champions League rivaluterebbe in ottica negativa il cammino nerazzurro anche se dovessero riuscire a vincere il campionato. Gli obiettivi stagionali dei nerazzurri infatti prevedevano oltre ad esser competitivi in campionato di far più strade possibile in Champions League e gli acquisti di Eto’o, Lucio, Sneijder e Thiago Motta dovevano esser un buon viatico.

    I nerazzurri però non arrivano nel migliore dei modi alla partita, le sconfitte contro Juventus e Barcellona mostrano analogie che non lasciano ben sperare, la squadra nei momenti decisivi ha un involuzione caratteriale preoccupante e per questo Mourinho è sotto accusa. Il portoghese ingaggiato due estati or sono per lanciare l’Inter alla conquista della Champions sembra impotente contro l’involuzione dei suoi giocatori e il nervosismo mostrato ancora oggi in conferenza stampa dopo aver disertato le interviste del dopo Juventu s- Inter fanno intender che il momento è delicato.

    Lo Special One usa la conferenza stampa (imposta dall’Uefa) per parlare a monosillabi e criticare aspramente i giornalisti e l’ex nerazzurro Sandro Mazzola. Di seguito vi proponiamo i passi più significativi della conferenza stampa:

    “Complimenti al Rubin, alla società e ai tifosi per la vittoria in campionato. E’ un campionato non facile, ci sono 5-6 squadre di qualità. Ma noi non abbiamo timore, siamo meglio del Rubin e penso che domani vinciamo. L’Inter dovrà vincere, nemmeno pareggiare” Il tecnico dopo aver risposto con un no comment alle domande sulla partita con la Juventus risponde come solo lui sa fare ad una considerazione di Sandro Mazzola riportata da un giornalista. L’ex giocatore nerazzurro nelle considerazioni post Juventus si era detto sicuro che in caso di non qualificazione agli ottavi il tecnico portoghese a giugno sarebbe stato esonerato, Mourino risponde: “Che fa all’Inter Sandro Mazzola? E’ nella società? Decide lui se vado via a giugno? E’ lui che firma l’assegno?”

  • Ancelotti confessa: “Tifavo Inter e ho anche pianto per i nerazzurri”

    Qualche giorno fa i giovani dell’Inter Mario Balotelli e Davide Santon avevano dichiarato di tifare Milan. Questa volta è toccato ad un milanista doc confessare la propria fede nerazzurra. In un’intervista rilasciata a Sky il tecnico del Chelsea Carlo Ancelotti ammette che da ragazzino tifava Inter: “Sì, tenevo per l’Inter. Il mio idolo era Mazzola. Ero stato comprato, diciamo, da tifoso, perché avevo mio cugino che viveva a Milano e mi aveva portato un completo dell’Inter, con la maglia e i pantaloncini, e da quel giorno ero diventato tifoso nerazzurro“.

    Ancelotti, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere con la maglia rossonera, ha trascorso una vita da giocatore e allenatore del Milan. Il tecnico non nasconde nulla e assicura che per lui forza Inter è impossibile da dire ma rivela un particolare: “Per l’Inter ho anche pianto e questo lo posso dire, perché una volta, l’unico modo per poter veder l’Inter era a Mantova. L’Inter andò a Mantova a giocare ma purtroppo non riuscimmo a trovare i biglietti, però, con astuzia mi sono messo davanti a un cancello a piangere per 45 minuti e alla fine, a furia di vedermi piangere, lo steward mi lasciò entrare a vedere il secondo tempo. Mi ricordo che nel secondo tempo l’Inter fece 5 gol e vinse 6 a 1 quella partita. E’ stata l’unica volta che ho visto l’Inter dal vivo“.

    Ora manca solo che Mourinho dica di essere milanista. Ve lo immaginate?