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  • Lazio: dall’Argentina in arrivo Santiago Gentiletti

    Lazio: dall’Argentina in arrivo Santiago Gentiletti

    Si prospetta un nuovo arrivo in casa Lazio. Il direttore sportivo Igli Tare ha praticamente definito la trattativa che porterà Santiago Gentiletti dal San Lorenzo alla Lazio andando a puntellare ulteriormente la difesa come richiesto dal mister Stefano Pioli. Al club, che da poco ha conquistato la Copa Libertadores, andranno i 2 milioni di euro richiesti dalla cluasola rescissoria e il giocatore firmerà un contratto triennale con opzione per il quarto.

    Il difensore, classe 1985 con passaporto italiano, un metro e ottantadue di altezza, grande personalità, è un difensore che all’occorrenza può fare anche il centrocampista. , esordisce nel calcio vestendo la maglia del Gimnasia La Plata dove completa tutta la trafila nelle divisioni giovanili fino a esordire in prima squadra nel 2004. Dopo quattro stagioni non è riuscito ancora a conquistare il posto da titolare e, visto che è un difensore propenso ad assimilare cartellini, questo fatto ha indotto il club a cederlo in Cile: prima al Provincial Osorno e poi all’Higgins, in quest’ultimo club di appartenenza c’è la sua consacrazione, Gentiletti ha giocato tutto il campionato ad ottimi livelli tanto da riuscire a essere nuovamente convocato in Nazionale: questa volta con la maglia dell’Argentinos Junior.

    Nel 2011 ha avuto la possibilità di giocare il Europa con la maglia del Brest in Francia, Gentiletti in questa esperienza transalpina non è ancora pienamente maturo e non riesce a ricucirsi lo spazio sufficiente ad essere riconfermato; per lui si prospetta un nuovo ritorno in Argentina, questa volta per vestire la maglia del San Lorenzo. Qui trova la sua definitiva consacrazione diventando titolare fisso giocando sia da centrale difensivo che anche come terzino sinistro.

    I giocatori argentini sono soliti avere dei soprannomi, parole che si portano dietro per tutta la loro carriera: Santiago da bambino era chiamato “el Chueco, ovvero una persona con le punta dei piedi leggermente all’indietro al punto da sembrare una circonferenza.

    Gentiletti è pronto per riprovare l’avventura europea, questa volta nel calcio italiano: lo aspetta la Lazio, lo aspetta Stefano Pioli. Tocca ora al Chueco convincere il mister.

  • Da “Nuovi Maradona” a “Nuovi Borghi”: Andrés D’Alessandro

    Da “Nuovi Maradona” a “Nuovi Borghi”: Andrés D’Alessandro

    Di Andrés Nicolás D’Alessandro si iniziò a parlare un gran bene verso la fine degli anni ’90, quando con la sua “Boba” – finta di suola che culminava con un tunnel – irrideva gli avversari del suo River Plate. Abile calciatore di punizioni a giro e ottimo rifinitore, già a 18 anni era l’idolo del Monumental.

    Nato il 15 aprile 1981 a La Paternal, ma con chiare origini italiane, ha fatto tutta la trafila delle giovanili del River, esordendo in prima squadra a soli 17 anni. Nel 2002 arrivò l’investitura di Diego Armando Maradona: “È il giocatore che più mi assomiglia, l’unico che mi fa divertire guardando una partita di calcio“. Andrés aveva ancora 21 anni e una carriera che si prospettava luminosa.

    Come sempre accade ai giovani che si impongono in Sud America, iniziano a fioccare offerte dalle più prestigiose squadre d’Europa, con in testa la Juventus che, in più di una sessione di mercato, ha tentato di acquisire le sue prestazioni. Nell’estate del 2003 la spunta a sorpresa il Wolfsburg che, con soli 9 milioni di euro, si porta a casa il pezzo più pregiato del mercato sudamericano.

    Ma nel freddo della Wolkswagen Arena le sue immense qualità sembrano congelate. Nei tre anni passati in Germania El cabezón, questo il suo soprannome, disputa 61 partite, condite da soli 8 gol. Nonostante questo viene ricordato dai tifosi tedeschi per aver siglato, il 21 settembre 2005, il gol n° 4000 dalla creazione della Bundesliga. Memorabili sono anche i numerosi litigi avuti con gli allenatori che si sono susseguiti alla guida del Wolfsburg, su tutti l’ex milanista Gerets.

    D’Alessandro decide di provare nuove esperienze nel calcio europeo, prima al Portsmouth, dove rimase meno di un anno senza lasciare il segno, e successivamente al Real Saragozza. Neanche in Spagna riuscì a dimostrare le sue qualità e il calcio ormai aveva messo nel dimenticatoio la sua “Boba” e questo piccolo genio.

    Stanco ormai di girovagare per il mondo, Andrés torna in Argentina, dove gli estimatori non mancavano di certo. Nella stagione 2008 si accasa al San Lorenzo de Almagro, ma neanche il ritorno in patria rende giustizia al suo talento. 14 le presenze e 3 gol, senza mai essere decisivo.

    Sembrava ormai un giocatore finito, quando l’International di Porto Alegre, squadra brasiliana, decide di dargli un’altra chance. D’Alessandro, dopo un avvio difficile, torna a brillare e con lui i suoi dribbling, le sue punizioni e i suoi assist con il conta-giri, tanto da rientrare nel giro della Nazionale Maggiore, allenata proprio da Maradona. Con la squadra brasiliana riuscirà a vincere due Campionati Gaucho (2008 e 2009), una Copa Sudamericana (2008) ed una Copa Libertadores (2010) e sfiderà l’altra Internazionale, quella di Milano, nel prossimo Dicembre durante il Mondiale per Club.

    Molti ritengono che se non fosse mai andato nella fredda Wolfsburg, avrebbe avuto maggiori chance di sfondare nel calcio europeo. Non sempre le cose vanno come dovrebbero. Di lui rimangono sprazzi di immenso talento e quella particolare finta, rimasta il suo marchio di fabbrica. Chissà che non la riproponga ad Abu Dhabi in dicembre, tornando a colmarci gli occhi di meraviglia.

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