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  • NBA: ancora down i Celtics ed up i Rockets. Reportage delle partite del 18/10/2017

    NBA: ancora down i Celtics ed up i Rockets. Reportage delle partite del 18/10/2017

    Nella seconda giornata della Season Regular NBA 2017/18, in cui Belinelli e i suoi Atlanta Hawks hanno battuto i Dallas Mavericks, si sono disputate altre dieci partite.

    San Antonio Spurs – Minnesota Timberwolves 107-99

    I San Antonio Spurs, orfani degli infortunati Tony Parker e soprattutto di Kawhi Leonard, debuttano in casa con l’obiettivo stagionale di confermarsi ancora una volta tra i pretendenti al titolo. Lo fanno incontrando i giovanissimi Minnesota Timberwolves, che invece vogliono mostrare di essere ormai esplosi e pronti a fare qualcosa di più grande.

    La vittoria va ai San Antonio Spurs, non senza difficoltà, guidati da un LaMarcus Alridge che realizza 25 punti e prende 10 rimbalzi, sicuramente motivato dal fresco rinnovo contrattuale. Logicamente è il sistema di Gregg Popovich che funziona sempre bene, e lo fa grazie ad un Danny Green da 17 punti (3/7 al tiro da 3 punti), ad un ottimo  esordio da titolare di Dejounte Murray con 16 punti, ad un panchinaro di eccellenza come Rudy Gay (14 punti e 5 rimabalzi), infine grazie all’esperienza in campo di Pau Gasol.

    I Minnesota Timberwolves dimostrano di saperci fare, seppur mancando ancora di certezze. Andrew Wiggins realizza 26 punti, con un inaspettato 4 su 6 al tiro da 3, al quale accompagna 5 rimbalzi.  Karl-Anthony Towns è sempre la, pronto ad essere il Centro del futuro, per lui i punti sono 18 e 13 i rimbalzi. Discreto l’esordio di Jimmy Butler autore di 12 punti.

    Destroit Pistons – Charlotte Hornets 102-90

    Nella notte in cui viene inaugurato da Eminem, Kid Rock e Big Sean, la Little Ceasars Arena, il nuovo campo da gioco dei Detroit Pistons, i padroni di casa festeggiano con una facile vittoria. A guidare la vittoria è Tobias Harris, che parte col botto realizzando nel primo quarto ben 17 punti, su quelli che poi saranno 27 totali, a cui agigungerà 10 rimbalzi. Buona prestazione di Andre Drummond, da 8 punti e 13 rimbalzi, ma per i padroni di casa è stato anche decisivo, oltre ai 10 assist di Reggie Jackson, i 16 punti di Langston Galloway e i 13 di Henry Ellenson.

    Per gli Charlotte Hornets limitato in attacco ma positivo l’esordio di Dwight Howard, che registra 10 punti, 15 rimbalzi e 2 stoppate, anche se il leader della squadra è indubbiamente Kemba Wlaker, autore di 24 punti e 6 rimbalzi. Hanno molti nomi ancora da schierare, ma avranno anche molto da lavorare.

    Indiana Pacers – Brookyln Nets 140-131

    Ad Indianapolis inizia l’era del Post-George, lo fa nel migliore dei modi, con una vittoria a piene mani, in cui ben 8 giocatori vanno a referto in doppia cifra. Si segna tanto gli Indiana Pacers sono quasi sempre avanti, top scorer della squadra di casa, ma per un pelo, è Victor Oladipo, autore di 22 punti a cui accompagna tra l’altro 4 palle rubate. Le doppie doppie si sprecano, segnano 21 punti sia Darren Collison che Myles Turner, il primo con 11 assist, il secondo con 14 rimbalzi e 4 stoppate. 11 i rimbalzi di Thaddeus Young il quale realizza anche 17 punti. Ottima anche la panchina per la squadra di casa, a partire dal figlio di Arvydas Sabonis, Domantas Sabonis segna 16 punti, gli stessi di Lance Stephenson.

    Si vedono belle cose anche da parte dei Brooklyn Nets, in particolare un D’Angelo Russel autore di 30 punti, è quasi invisibile Timofey Mozgov, mentre Trevor Booker va in doppia doppia con 20 punti e 10 rimbalzi. Vicino alla doppia doppia anche Demarre Carrol con 10 punti e 9 rimbalzi. Brutta tegola infine per gli ospiti, Jeremy Lin, autore fino a quel momento di 18 punti, si infortuna nell’ultimo quarto.

    Orlando Magic – Miami Heat 116-109

    Partita a fase alternata quella tra gli Orlando Magic ed i Miami Heat, dopo un primo tempo quasi tutto dominato dagli ospiti, con un Hassan Whiteside in stato di graziea, da 26 punti e 22 rimbalzi, sembra così aver trovato il suo posto nella NBA. Nel secondo vi è il dominio dei padroni di casa, in una vittoria corale, tra cui spicca Nikola Vucevic con 19 punti e 13 rimbalzi, oltre al top scorer Evan Fournier autore di 23 punti, che rimanda indietro l’attacco degli Heat e da la vittoria ai Magic.

    Probabilmente due squadre che nel campionato NBA avranno poco da dire.

    Washington Wizards – Philadelphia 76ers 120-115

    A Washington si è giocata la prima partita della scommessa dei giovani, con in campo nella stessa squadra le prime due prime scelte degli ultimi due anni: Ben Simmons e Markelle Fultz, che insieme a Joel Embiid fanno probabilmente, in prospettiva, il trio più temibile del futuro. A parte ciò, i Wizards incassano la prima vittoria stagione, con il solito John Wall, da 28 punti, 8 assist e 5 rimbalzi, con un Breadly Beal da 25 punti ed un Marcin Gortat da 17 rimnbalzi oltre che 11 punti. I 76ers hanno dimostrato già di voler dire la loro, con un Ben Simmons da 18 punti e 10 assist, il rookie Markelle Fultz da soli 10 punti, un Joel Embiid da 18 punti e 13 rimbalzi, ma soprattutto con l’exploit di un Robert Covington da 29 punti ed un pauroso 7/11 al tiro da 3 punti. Bella partita, chiusa in realtà solo a 15 secondi dalla fine con l’errore da 3 di J.J. Redick.

    Boston Celtics – Milwaukee Bucks 100-108

    Il campionato è iniziato da meno di due giorni e già non è un buon momento per i Boston Celtics che dopo la sconfitta con i Cleveland Cavaliers e l’infortunio di Hayward, subiscono già la prima sconfitta casalinga.
    I Celtics reggono bene, dopo un -7 riescono a far segnare anche un +5, ma è un finale tutto a favore dei Milwaukee Bucks, che guidati da Giannis Antetokounmpo autore nel totale di 37 punti, di cui 16 solo nell’ultimo quarto,  accompagnati da 13 rimbalzi, piazzano un parziale di 11-1 e chiudono definitvamente con il tiro da tre punti di Matthew Dellavedova, autore di 15 punti. Ottimo anche l’apporto di Malcom Brogdon che realizza 19 punti e di Khris Middleton che con 15 punti e 9 rimbalzi non va in doppia doppia per un pelo.
    Dal lato dei Boston Celtics deve ancora ambientarsi Kyrie Irving, 17 punti e solo 4 assist per lui, ma soprattutto un pessimo 7/25 al tiro. Jayson Tatum si trova meno a suo agio della gara d’esordio, mentre a guidare ancora una volta le fila è Jaylen Brown, miglior realizzatore dei suoi con 18 punti. Infine sembra ancora non esplodere Al Horford.

    Memphis Grizzlies – New Orleans Pelicans 103-91

    A Memphis ieri notte è stata evidenziata una certezza, a parte le due torri in casa Pelicans c’è il vuoto e non basta dominare il primo quarto per vincere una partita. Non bastano i 33 punti e 18 rimbalzi di Anthony Davis, nè o 28 punti, 10 rimbalzi e 7 stoppate di DeMarcus Cousins, non bastano se in due si segna più del resto della squadra e se dalla panchina arrivano in totale 8 punti, specie se Jrue Holiday segna 4 punti in tutto facendo 2/11 dal campo.
    Lo dimostrano i Grizzlies che danno la squadra in mano a Mike Conley, realizzatore di 27 punti con un ottimo 9/15 al tiro, ma che lo fanno accompagnare da Marc Gasol che produce una doppia doppia da 14 punti ed 11 rimbalzi, e fanno uscire dalla panchina un rookie come Dillon Brooks esordisce scrivendo nel suo taccuino 19 punti.

    Utah Jazz – Denver Nuggets 106-96

    I Nuggets incassano subito una sconfitta e lo fanno dopo una partenza a razzo ed un dominio quasi perenne tra secondo e terzo quarto, con un +9, sul 49-58, alla fine del primo tempo.
    Chi è che cambia le sorti in campo è Alec Burks, che tra il terzo ed il quarto quarto segna 12 dei suoi 16 punti totali. Chi invece regge per tutta la partita è Rudy Gobert, che va in doppia doppia con 18 punti e 10 rimbalzi, mentre all’esordio in maglia Jazz Ricky Rubio si fa notare per i suoi 10 assist.
    Da Denver si è visto un Willie Burton, 23 punti,  che diventa miglior realizzatore partendo dalla panchina, Nikola Jokic che tira male realizzando solo 7 punti, ma contribuisce con 12 rimbalzi e 8 assist, mentre Paul Millsap realizza 19 punti e prende 6 rimbalzi seppur ancora debba adattarsi.

    Phoenix Suns – Portland Trail Blazers 76-124

    E’ un massacro quello subito dai Phoenix Suns per mano dei Portland Trail Blazers, lo dicono i numeri e le giocate nel campo, lo dicono i 48 punti di scarto tra le due compagini, nuovo record per una sconfitta nella gara di esordio stagionale, lo dice il libro dei record negativi dei Suns. Tutto ciò, corredato dall’assenza di C.J. McCollum tra gli avversari, fa presagire una brutta annata per i Suns, una squadra nella quale i giocatori non sembrano per nulla essere a proprio agio tra di loro. La chiara dimostrazione arriva guardano Eric Bledsoe, che con soli 15 punti e soli 3 assist è il migliore in entrambe le statistiche.
    Dal lato di Portland invece le cose sembrano facili, il leader Damian Lillard scrive 27 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, dalla panchina esce Pat Connaughton e fa il record in carriera con 24 punti, Al-Farouq Aminu raccoglie 12 rimbalzi, 11 come i punti sono quelli di Jusuf Nurkic. Oltre questo non c’è altro da dire, il risultato finale dice tutto.

    Sacramento Kings – Houston Rockets 100-105

    Non poteva essere migliore l’avvio di stagione degli Houston Rockets che dopo aver battuto i Golden State Warrios fanno registrare già la loro seconda vittoria, nonostante Chris Paul non tocchi il campo da gioco.
    A pensarci è sempre James Harden, nuovamente a segno con 27 punti, ma soprattutto con 3 pesantissime triple nell’ultimo quarto. Ancora una volta lo segue bene Eric Gordon, che realizza 25 punti con 4 triple, ed infine esce fuori Clint Capela che segna 22 punti e prende 17 rimbalzi.
    Ai Kings è mancata la convinzione di potercela fare, ma i due lunghi Willie Cauley-Stein autore di 21 punti e 10 rimbalzi e Skal Labissiere (12 punti e 10 rimbalzi) hanno dimostrato che in ottica futura nel reparto avranno qualcosa da dire. Buona la prestazione di Buddy Hield con i suoi 19 punti, ma soprattutto ottimo l’esordio del rookie De’Aaron Fox che segna nel suo tabellino 14 punti partendo dalla panchina.
    Gli Houston Rockets quest’anno ce la metteranno tutta, e batterli non sembra sarà così facile.

     

     

  • Spurs: Aldridge a scuola da Duncan per il futuro della franchigia

    Spurs: Aldridge a scuola da Duncan per il futuro della franchigia

    Iniziamo il nostro percorso di introduzione al campionato Nba che andrà ad iniziare a breve, analizzando due formazioni che si sono distinte nella free agency di quest’estate guadagnando con pieno merito il titolo di regine del mercato: San Antonio Spurs e Los Angeles Clippers.

    Un altro giro, ancora un altro giro anzi un ultimo giro, queste sono le parole che sono nella testa di due autentici simbolo dell’Nba come Ginobili e Duncan; queste sono le parole che hanno scosso tutta l’America cestistica.

    Si perché i due veterani degli Spurs, hanno deciso di ritardare il ritiro dai parquet per provare ancora una volta la rincorsa verso quell’anello tanto desiderato che viene assegnato ai campioni dell’Nba.

    Un altro giro con una squadra dove l’era dei Big Three sembra arrivata al capolinea ma dietro i vari Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker stanno crescendo giocatori capaci di continuare a mantenere i neroargentoai vertici del campionato, la dove una leggenda delle panchine come Greg Popovich merita di stare.

    Leonard e Green sono il futuro della franchigia ma per completare un futuribile triumvirato i dirigenti della società hanno portato in Texas il pezzo più pregiato del mercato free agent del 2015: Lamarcus Aldridge.

    Aldridge dopo essersi imposto agli occhi degli appassionati con la casacca di Portland tenta il salto di qualità in una franchigia abituata a vincere dove lui può diventare l’uomo franchigia per le stagioni future. Lamarcus ha mani delicate e centimetri per imporsi definitivamente in questa lega e sicuramente la presenza sotto canestro di Tim Duncan potrà solo farlo crescere, cosa che non è successo all’uscente Thiago Splitter (sacrificato dalla dirigenza in direzione di Atlanta per liberare spazio salariale).

    tim

    Si perché alla fine tutti i sogni della franchigia neroargento passano sempre dal numero 21 (normale direte voi quando si parla di uno dei giocatori più forti della storia dell’Nba) ma il caraibico è ancora l’ago della bilancia per il gioco di Gregg Popovic e sicuramente con Aldridge vicino a lui le difese avversarie avranno molte difficoltà nel decidere il da farsi.

    Aldridge è l’emblema del cambiamento di mentalità da parte della dirigenze texana perché se una volta i cicli vincenti degli Spurs si costruivano partendo dalle scelte del draft invece quest’anno ha fatto la voce grossa nella “campagna acquisti” dei free agent portando a casa il centro ex Portland ma anche un ottimo rincalzo per il reparto lunghi come David West.

    West dopo le ulltime stagione passate con Indiana dove ha sfiorato le Finals dovendo arrendersi solamente ai Miami Heat di Lebron James, arriva a San Antonio desideroso di dare il suo contributo nella rincorsa a un titolo che può essere il coronamento di una ottima carriera.

    Due grandi acquisti per un organico che ha cambiato molto soprattutto tra i giocatori che compongono la panchina (Belinelli a Sacramento ne è un esempio) ma che si presenta ai nastri di partenza con lo status di una delle squadre favorite in una conference come quella dell’Ovest che vede la qualità delle sue formazioni sempre più in crescita con i campioni in carica di Golden State che dovranno difendersi da molte pretendenti al loro titolo.

    Unico punto di domanda per Popovic e il suo staff, tra i quali ricordiamo esserci anche Ettore Messina; è sicuramente la questione riguardo la tenuta fisica di Tony Parker e Manu Ginobili. Si perché se i due geometri del gioco neroargento riusciranno a mantenersi in forma fino alla fine della post-season allora San Antonio avrà delle grossissime possibilità di arrivare fino all’ultimo possesso delle Finals, in caso contrario se dovessero avere problemi come la passata stagione Popovic dovrà trovare un alternativa per far si che non si rivelino un peso sui due lati del campo

  • San Antonio Spurs campioni NBA, l’MVP Kawhi Leonard scaccia Lebron James e i Miami Heat

    San Antonio Spurs campioni NBA, l’MVP Kawhi Leonard scaccia Lebron James e i Miami Heat

    Le NBA Finals 2014 si concludono come ormai era previsto da tutti, il gioco di squadra batte l’individualità, i San Antonio Spurs battono LeBron James ed i suoi Miami Heat, Kawhi Leonard fa umilmente un lavoro perfetto e diventa l’MVP delle Finals 2014, lo fa contro il più forte di tutti e dimostra di essere il futuro di una franchigia che negli ultimi 15 anni ha fatto pesantemente parte della storia della NBA.

    Probabilmente chi ha visto nella notte la partita dopo i primi minuti di gioco ha pensato che ci sarebbe voluta almeno un’altra partita, poichè i Miami Heat sono partiti benissimo, forti dell’ingresso in quintetto di Ray Allen al posto di Mario Chalmers, quindi giocando senza un playmaker di ruolo. L’inizio è tesissimo, specie per i San Antonio Spurs che si trovano pressati fin da subito e hanno di fronte un LeBron James in forma smagliante, che fin dagli spogliatoi aveva detto ai suoi compagni di lasciarsi guidare da lui, il quale segna nel primo quarto 17 punti e cattura 6 rimbalzi.
    A dare il via ai canestri è Dwayne Wade, ma è quasi un canto del cigno per la guardia di Miami, nel corso della partita subirà spesso gli avversari e mostrerà tutti i limiti che ormai ha a causa dei problemi fisici. Intanto mentre per San Antonio sbagliano tiri praticamente tutti, da Tim Duncan a Kawhi Leonard, da Danny Green a Tony Parker, mostrando tutti evidenti problemi contro la difesa degli Heat, James segna senza sosta, l’avvio di gara segna uno 0-8 a favore degli ospiti che costringe Gregg Popovich a chiamare il primo timeout della partita.
    Chris BoshAl ritorno in campo le cose sembrano cambiare poco, nonostante gli Spurs iniziano a cercare punti in qualsiasi modo, i primi due arrivano dalla linea dei liberi con Tim Duncan che gioca d’esperienza, King James da l’impressione di poter segnare da qualsiasi posizione, mette subito un tiro da 3 punti, seguito da Chris Bosh che porta gli ospiti sul +11. Il primo canestro dal campo per i padroni di casa arriva per mano di Kawhi Leonard che realizza una tripla su assias di Tony Parker,  ma è quasi inutile perchè subito Rashard Lewis rende il maltolto, anche se dopo di allora quest’ultimo praticamente scomparirà dal campo. Le cose non cambiano, gli errori dei texani continuano, nemmeno Ginobili e Diaw sono capaci di segnare, così come continua lo show di LBJ, il quale con un gioco da 3 punti fa segnare sul display un 5-19 inaspettato a favore di Miami.
    Il massimo vantaggio dei Miami Heat arriva con la tripla di Ray Allen che porta il risultato sul 6-22, la sua mancanza si sentirà però per tutta la partita, questo resterà il suo unico canestro e le statistiche segneranno un 1-8 dal campo per lui, con un 1-3 da oltre l’arco. Iniziano a mancare i punti di Lebron James, dopo altri 5 messi a segno di seguito, e piano piano gli Spurs si riavvicinano grazie a Kawhi Leonard e Manu Ginobili, ma anche grazie ad un Tiago Splitter che fa sentire la sua presenza sotto canestro e ad un inaspettato Patrick Mills in stato di grazia che da oltre l’arco è quasi perfetto e ben sopperisce all’inizio negativo di Parker (0-4 dal campo), chiudendo il primo quarto sul 22-29.

    Inizia il secondo quarto e sale in cattedra Kawhi Leonard, l’MVP delle finali, che segna 4 punti nel primo minuto di gioco , ma sopratutto inizia a difendere perfettamente. Tim Duncan tira fuori tutta la classe e l’esperienza di un vero campione, i suoi 6 punti sono intervallati solo da un canestro del nostro Marco Belinelli che fa una giocata intelligentissima, così arrivando solo a -1 di differenza tra i due punteggi. Toccherà di nuovo a Kawhi Leonard far vedere la differenza, un suo tiro da 3 punti segnerà il primo vantaggio dei San Antonio Spurs sui Miami Heat per 37-35.
    Da qui in poi è tutta discesa per i nuovi Campioni NBA, la strada vero il Larry O’Brien Trophy è spianata, Manu Ginobili incanta, realizza 8 punti di seguito per la sua squadra, intervallato solo da un canestro di LeBron James, ma ci mette dentro una schiacciata a difesa avversaria schierata in cui posterizza Chris Bosh ed un tiro da 3 punti.
    Si rivede ancora James a fine quarto, che ha in quel momento gli stessi punti segnati dal resto dei compagni di squadrasquadra, e si vede anche Wade, mentre Boris Diaw al primo canestro fa scrivere il 47-40 con cui si va a riposare.

    LeBron JamesNei primi 3 minuti del terzo quarto non si segna, poi c’è Ginobili, c’è Dunca, ma soprattutto c’è Leonard, e c’è anche Patrick Mills caldissimo che prima va in layup, poi segna due tiri da 3 consecutivi in meno di 30 secondi, e successivamente tra un compagno e l’altro ne segna altre due. Gli Heat non trovano più la via del canestro, nonostante Erik Spoelstra provi le carte Chalmers e Beasley, si arriva prima sul massimo vantaggio del 65-44, poi lo stesso sul 70-69 ed infine sul +22 del 75-53, arriva il sussulto di James, ma Parker finalmente entra in partita ed il quarto si chiude sul 77-58.

     L’ultima frazione di gioco è solo una formalità, i Miami Heat non hanno più benzina, i San Antonio Spurs passeggiano, Parker aggiusta la sua partita ed allontana i tentativi degli avversari, Beasley segna ma è l’unico dei suoi che riesce a giocar ein attacco, in difesa invece nessuno dei suoi è attivo. Gli ultimi minuti sono per la standing ovation ai vari Kawhi Leonard, che da li a qualche minuto sarà incoronato MVP della partita, a Tim Duncan che si emoziona per il suo quinto titolo, a Tony Parker e Manu Ginobili, che ne segnano quattro di titoli in bacheca. E’ una serie di abbracci sinceri, anche con gli sconfitti, è vedere Coach Popovich che sorride, ma che sta sempre dietro i riflettori, lasciando spazio ai suoi giocatori, è vedere LeBron James dopo essersi congratulato con gli avversari uscire dal campo di gioco da perdente, ma a testa alta, è leggere il risultato finale di 104-87 e vedere il compimento di un sogno anche per il nostro Marco Belinelli, primo italiano ad aver vinto un titolo NBA.

    Probabilmente quella a cui abbiamo assistito è la chiusura di un ciclo, l’epoca di Tim Duncan che passa il testimone a Kawhi Leonard, una cosa che mette un poco di tristezza, ma che ci fa sorridere per aver avuto il privilegio di vedere un campione come lua ed una squadra come la sua giocare un basket da favola.

  • I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    I San Antonio Spurs massacrano i Miami Heat in Gara 4 delle NBA Finals. Leonard da MVP

    E’ un vero massacro quello avvenuto alla American Airlines Arena di Miami in Gara 4 della NBA Finals 2014, dove i San Antonio Spurs stracciano in malo modo i Miami Heat vincendo di ben 21 punti.
    Dopo la delusione di Gara 3 in molti si sarebbero aspettati una prestazione al top da parte dei padroni di casa, un poco come è stato in Gara 2, invece quello che accade è l’esatto opposto, accade che Kawhi Leonard giochi da MVP come nella penultima partita, e se la NBA non fosse prima di tutto una azienda che si occupa di intrattenimento e che le maglie del numero 2 dei texani venderebbero troppo poco, per non parlare del fatto che non sia un uomo immagine nè per Adidas nè per Nike, allora non esisterebbero dubbi, perchè di fatto ieri lui e Boris Diaw che si ferma ad un passo dalla tripla doppia, hanno di fatto dimostrato che l’umiltà ed il lavoro di squadra nel basket fanno tanto.

    L’avvio di gara ha del drammatico per i Miami Heat, Leonard difende aggressivo, Diaw lotta a rimbalzo e distribuisce assist, prima a Danny Green che ha subito la mano calda e piazza un tiro da 3 punti, poi per Tony Parker che porta il punteggio sul 4-10 per gli ospiti, infine nuovamente da oltre l’arco Green segna un 4-13 che costringe subito Erik Spoelstra a chiamare un time out e dare una strigliata ai suoi.
    nba _ Dwyane WadeTornati sul parquet ci pensano Cris Bosh e Dwayne Wade a farsi sotto con un parziale di 6-0, ma è solo un attimo, con James quasi invisibile, Shane Battier e Ray Allen che sbagliano dalla lunga, mentre dall’altro lato è basket geometrico, preciso e puntuale, palla che sta pochissimo nelle mani dei singoli giocatori, gira velocemente, trova l’uomo libero e matematicamente batte gli avversari, trovano anche in Patrick Mills un uomo di sostanza che nell’ultimo minuto e mezzo segna a referto cinque punti e partecipa attivamente al 17-26 a favore dei San Antonio Spurs con cui si chiude il primo quarto.

    Il secondo quarto non inizia meglio per i Miami Heat, infatti subito arriva un canestro di Tiago Splitter, seguito da una plalla rubata di Diaw e da una tripla di Green che ancora una volta è subito caldo. Così mentre i San Antonio Spurs allungano, i padroni di casa sbagliano tanto e riescono ad andare a segno solo con Norris Cole ed un tiro libero di Chris Andersen, ma sulla schiacciata di Boris Diaw che firma il 20-33, Coach Spoelstra si trova ancora una volta obbligato a chiamare time out.
    Sul campo toccherà ancora una volta a Ray Allen, il vero uomo del momento del bisogno di Miami, molto più di King James, dare il suo apporto con due tiri da 3 punti in meno di un minuto e mezzo di gioco, facendo così rialzare la testa ai propri compagni e scrivendo sul display un 28-37 a favore degli avversari.
    La rimonta dura poco però, perchè Kawhi Leonard e Manu Ginobili fanno un parziale di 5 punti portando il risultato sul +14, cifra che aumenta ancora dopo l’ennesimo timeout dei padroni di casa, grazie alle mani del duo Tony Parker  Tim Duncan, e diventa 28-46.
    Intanto Lebron James continua ad essere quasi nullo, distrutto da Leonard, per quasi tutto il quarto non prova tiri, sbaglia anche un libero, e solo sul finale riesce a realizzare un tiro da 3 punti. D’altro canto i Texani sono inarrestabili, fanno gioco collettivo e portano da tutti i lati acqua al loro mulino, tutto quello che serve affinchè ,dopo aver toccato un +22, i San Antonio Spurs chiudano il primo tempo sul 36-55.

    Dopo la pausa lunga LeBron James ci vuole credere ed inizia a segnare, attacca il ferro ed è concentrato, segna 10 punti in 4 minuti, dei suoi nel mezzo dei sui punti solo Mario Chalmers va a canestro una volta, tutto utile a portare sul -13 i padroni di casa, sul punteggio di 48-61. Lo stop arriva però nuovamente dall’esperienza e dalla colletività di San Antonio, per gli Spurs non c’è una superstar che fa tutot solo, ma ci sono Tim Duncan, Boris Diaw, Kawhi Leonard, Tony Parker, Tiago Splitter, insomma una squadra intera che ancora una volta dimostra efficienza ed efficacia, e fanno si che a nulla valgano i 19 punti, su 21 totali degli Heat, del leader di Miami, sul tabellone del punteggio si legge 57-81 a fine del terzo quarto un +14 ben stabile.

    L’ultima frazione di gioco è una formalità, LBJ da solo non ce la può fare, non con il suo modo di giocare, non con il suo essere troppo spesso un uomo solo in mezzo al campo senza l’accortezza di pensare da componente di una squadra. Andersen prova ad accorciare, ma è immediata la replica di Patrick Mills che con l’ennesima tripla porta il risultato sul +25, per poi realizzarne un’altra quando iniziava a farsi vedere Dwayne Wade. Per il resto ogni tentativo di avvicinamento da parte di Miami è respinto da parte di San Antonio, con questi ultimi che in tranquillità gestiscono un +20 e danno spazio al nostro Marco Belinelli che realizza 4 punti in poco più di 3 minuti di gioco. A nulla servono le due triple consecutive di James nell’ultimo minuto di gioco, sono due tiri liberi di Jeff Ayres a sigillare il risultato sull’86-107 per i Sant Antonio Spurs.

    Sul 3-1 per gli Spurs le possibilità di sbagliare sono poche, ben 3 gare per vincere il titolo li posizionano in assoluto predominio, per gli Heat sarà una situazione disperata, per LeBron James è veramente il momento di provare se vale un Michael Jordan.
    Personalmente io aspetto di vedere come sarà la Gara 5 di Kawhi Leonard, sarebbe bello vederlo MVP.

    Miami Heat – San Antonio Spurs 86-107
    Punti: James 28, Leonard 20, Parker 19
    Rimbalzi: Leonard 14, Duncan 11, Diaw 9, James 8
    Assist: Diaw 9, Chalmers 5, Wade 4

  • LeBron James inarrestabile. Vittoria degli Heat sugli Spurs in Gara 2 delle NBA Finals 2014

    LeBron James inarrestabile. Vittoria degli Heat sugli Spurs in Gara 2 delle NBA Finals 2014

    Il re è vivo. Per chiunque ne avesse avuto i dubbi dopo i crampi di Gara 1 delle NBA Finals 2014, LeBron James ha dimostrato che può fare la differenza, tenendo a bada, praticamente da solo, i San Antonio Spurs e guidando i suoi Miami Heat alla vittoria all’AT&T Center.

    MiamiA dirla così sembra facile, ma la partita è iniziata veramente sotto tono per i Miami Heat, con King  James che perde immediatamente palla sotto il canestro avversario, per tutto il quarto lui e compagni faticheranno, la sua prestazione segnerà sul tabellino un 1 su 4 al tiro dal campo e praticamente un non si era mai visto un combinato tra LeBron James e Dwayne Wade di 2 punti nel primo quarto di una finale NBA. Chi invece parte benissimo, nascondendo ancora una volta gli anni e sembrando un ragazzino, è Tim Duncan, che già nel primo quarto segna 11 punti e 3 rimbalzi, che a fine partita diventeranno 18 e 15 e lo affiancheranno a Magic Johnson nel record di doppie doppie in una partita di playoff.

    L’orgoglio italiano ci fa alzare in piedi subito, dopo solo 88 secondi di gioco entra in campo Marco Belinelli, a causa di due falli di Danny Green. Il giocatore di San Giovanni in Persiceto si prende subito un tiro da 3 punti sbagliandolo, ma è in serata coraggiosa e la tripla arriva subito dopo in una azione in transizione, cosa che gli da ulteriore coraggio e lo manda in 1 contro 1, lo fa penetrare, tentare il tiro, anche se la fortuna purtroppo non è dalla sua e chiuderà la partita con un misero 1 su 5 dal campo.
    Il primo quarto va avanti punto punto fino a 4 minuti dalla fine del periodo, quando prima Tony Parker e poi Kawhi Leonard allungano con un tiro da 3 punti ciascuno la distanza tra le due formazioni, opera completata poi da Duncan e Manu Ginobili, inframezzati da Ray Allen, facendo si che il quarto si chiuda sul 26-19 per i padroni di casa.

    L’inizio del secondo quarto è ancora drammatico per i Miami Heat dato che i San Antonio Spurs portano il vantaggio a +11 sul 30-19, toccherà ancora una volta ad uno dei vecchi in campo suonare la sveglia, così la tripla di Ray Allen apre alla rimonta degli Heat, la partita prende una piega diversa dopo che probabilmente coach Erik Spoelstra ha richiamato i suoi giocatori. A questo punto gli Spurs fanno il più grosso errore che potevano fare, lasciano spazio a LeBron James, devastante in campo aperto, segna 6 punti di seguito, con una schiacciata a due mani la cui rincorsa parte dall’arco dei 3 punti, su assist si Mario Chalmers, poi recupera un pallone dalle mani di Tim Duncan, al quale viene anche fischiato un fallo tecnico, segnando il tiro libero e  subito dopo ancora un altro canestro per quello che è il primo momentaneo vantaggio di Miami sul 33-34. Il prescelto finirà il quarto segnando in questa frazione 17 punti e collezionando 6 rimbalzi, gli stessi di Duncan, che però non metterà a segno alcun punto, ci penseranno i suoi compagni di squadra Manu Ginobili e Tony Parker a tenere testa al fortissimo avversario che in Chris Bosh e Dwayne Wade ha i più fidati compagni, tutto ciò farà si che il primo tempo sia tirato e piacevole e che il punteggio in chiusura sul 43-43 rispecchi il gioco reale.

    LeBronIl secondo tempo segna un cambio di campo ma non di passo per LeBron James, nuovamente protagonista con altri 14 punti nell’arco del terzo quarto, poi c’è spazio per Wade  sin da subito, ma tocca a Rashard Lewis ergersi a comprimario numero uno in questa fase di gioco, il tutto mentre invece dall’altra sponda si ha sempre un gioco corale in cui le varie componenti fanno la propria parte e sapientemente dimostrano compattezza e varietà, tanto che negli ultimi due minuti Patrick Mills insacca due bombe essenziali. Tiratissimo anche questo quarto che sul punteggio di 78-77 per i padroni di casa rimanda tutto all’ultima frazione di gioco.

    C’è da aspettarsi un quarto quarto degno delle migliori finali e così è, il tutto anticipato dall’intervista tra un quarto e l’altro di Gregg Popovich che praticamente dice che è impossibile fermare LBJ e che l’unica cosa è sperare che giochi male.
    Bosh si conferma come vero secondo violino di Miami, zittendo critiche che da un poco lo accompagnano, mette subito a segno una schiacciata con tanto di tiro libero aggiuntivo per il fallo subito da Tiago Splitter. Intanto si segna poco, una magia stupenda di Ginobili ed una tripla esplosiva di Green portano nuovamente in vantaggio di misura i San Antonio Spurs, ed un brutto gesto di Mario Chalmers, colto in flagrant foul per una gomitata in penetrazione su Tony Parker, rischia di rovinare la partita e la serie dei Miami Heat, ma lo stesso Parker e Duncan riescono a rovinare tutto, sbagliando 4 tiri liberi consecutivi, tiri liberi che alla fine della partita peseranno tantissimo e condanneranno i texani.
    James invece in risposta al caldo del palazzetto della scorsa settimana è più freddo dell’iceberg che ha affondato il Titanic e segna prima un tiro da 3 punti poi due tiri liberi, per il momentaneo +3 degli ospiti, vantaggio annullato da Boris Diaw con un suo tiro da oltre l’arco che porta la partita sul 90-90.
    La stanchezza si fa sentire, si attacchi lenti, si sbaglia tanto, si segna poco, al canestro del Birdman Chris Andersen Parker risponde con un tiro da 3 punti, poi da entrambi i lati c’è voglia di chiudere, ma manca la forza e così arrivano gli errori da oltre l’arco di Bosh ,che su passaggio di James sbaglia dalla destra, e di Ginobili che vede il suo tiro fermarsi al ferro, così di nuovo con palla in mano a James che aspetta la chiusura della difesa e nuovamente consegna al palla a Bosh che senza paura fa i 3 punti della possibile vittoria quando il cronometro segna 1:17 alla fine.
    Nell’utimo minuto succede che LeBron si prende un fallo, causando l’uscita per falli di Kawhi Leonard, con due tiri liberi, seppur realizzandone solo uno, che Ginobili sbaglia nuovamente da oltre l’arco, che Bosh consegna nella mani di Wade la palla della chiusura definitiva e che Manu l’argentino segna da oltre l’arco quando ormai è troppo tardi, tutto questo fa segnare il risultato finale sul 96-98 per gli ospiti e apre a molti pensieri.

    San Antonio Spurs – Miami Heat sull’1-1 da spazio a molte interpretazioni, con il fattore campo che momentaneamente è stato ribaltato a favore della compagine della Florida, tra meno di due giorni si torna in campo e Gara 3 sarà fondamentale per capire come veramente stanno le cose.

    San Antonio Spurs – Miami Heat 96 – 98
    Punti: James 35 – Parker 21 – Ginobili 19 – Belinelli 3
    Rimbalzi: Duncan 15 – James e Diaw 10
    Assist: Parker 7 – Diaw e Splitter 5

  • NBA Finals 2014: i San Antonio Spurs piegano i Miami Heat. Bene Belinelli

    NBA Finals 2014: i San Antonio Spurs piegano i Miami Heat. Bene Belinelli

    Con Gara 1 delle NBA Finals 2014, la ripetizione della sfida dello scorso anno tra i San Antonio Spurs ed i campioni uscenti dei Miami Heat, è arrivato il momento che ogni tifoso di basket aspetta per tutto l’anno, ma quest’anno ancora di più per gli italiani è stata una partita memorabile, che ha visto la presenza di Marco Belinelli sul parquet dell’AT&T Center, palazzetto che purtroppo a causa di un guasto all’impianto di climatizzazione ha condizionato la partita.

    La partita è abbastanza equilibrata, sin dal primo quarto si gioca punto a punto, con i Big Three dei Mimi Heat che giocano bene la loro parte, Chris Bosh fa sentire la sua presenza sia in attacco segnando i primi punti, sia a rimbalzo, LeBron James è il solito giocatore inarrestabile, e Dwayne Wade ha ancora voglia di vincere, ma i San Antonio Spurs mostrano di avere qualcosa in più, Tim Duncan è praticamente perfetto in attaccoTiago Splitter combatte sotto i tabelloni facendo suoi rimbalzi importanti e mettendo a tabellino due stoppate nell’ultimo minuto del primo quarti, e mentre Tony Parker dirige tutto c’è Manu Ginobili a fare la differenza, un suo tiro da tre prima, un assist per Splitter ed infine un’altro assist per Patrick Mills che mette la tripla del 26-20 a favore dei padroni di casa fanno capire che l’argentino è in forma smagliante.

    nbaNel secondo quarto arriva il solito Ray Allen, che realizzerà 3 tiri da tre nella frazione di gioco, e la rimonta, grazie anche alle accelerazioni di Wade e alla tenacia a rimbalzo di Bosh, è presto fatta. Intanto il nostro Marco Belinelli scende finalmente in campo, si procura e realizza subito due tiri libero e poco dopo risponde ad Allen con una tripla. Insomma l’italiano c’è e dimostra di aver meritato spazio, essendo il miglior realizzatore del quarto insieme a Parker. Boris Diaw fa anche una grande prova dal lato Spurs, fornendo gli assist nel finale di periodo per il 54-49 di San Antonio.

    Il terzo quarto porta la firma di King James, che grazie a due tiri da 3 punti e ben coadiuvato all’inizio da Wade e poi da Rashard Lewis porta Miami in vantaggio, toccherà ancora a Ginobili tenere testa agli avversari. L’uomo in più sembra essere comunque ancora una volta Ray Allen, che ruba nel quarto ben 3 palle e completa anche la schiacciata del +4 per gli ospiti, lo stesso scarto con il quale, complici anche le molte palle perse dai padroni di casa, si chiuderà il periodo sul punteggio di 74-78.

    L’ultima frazione di gioco inizia facendo salire in cattedra nuovamente Chris Bosh, che in poco più di due minuti di gioca segna 8 punti di fila per la sua squadra, con una tripla ed un gioco da tre punti, nonostante poi si fermerà senza andare più a segno. Mentre sembra esserci solo Tiago Splitter dall’altro lato a dare quel che serve all’attacco degli Spurs arriva il risveglio, si fa vedere Kawhi Leonard, Parker e Duncan vogliono vincere e finalmente Danny Green da il suo apporto con due bombe in trenta secondi, utile per il vantaggio degli Spurs. Intanto LeBron James sbaglia tiri importanti ed è costretto ad andare in panchina causa crampi, i problemi al condizionatore dell’AT&T Center si fanno sentire, prova a rientrare ma dura poco e così gli ultimi 4 minuti di gioco li guarda da seduto. Intanto mentre per i Miami Heat arriva solo un altro canestro di Mario Chalmers, i i San Antonio Spurs continuano a segnare, ben 6 tiri da tre punti negli ultimi sei minuti, e la partita si chiude sul 110-95 per i padroni di casa.

    I San Antonio Spurs iniziano così nel migliore dei modi le NBA Finals 2014, con un Tim Duncan in forma MVP, con un solo errore al tiro, ed una squadra ben amalgamata e diretta magistralmente da Gregg Popovich, mentre i Miami Heat ancora una volta dovranno recuperare e si spera che i problemi di LeBron James siano solo momentanei, in modo che possa regalarci ancora spettavolo per il resto della serie. Appuntamento a domenica per Gara 2.

    San Antonio Spurs – Miami Heat 110 – 95
    Punti: James 25 – Duncan 21- Parker e Wade 19 – Belinelli 9
    Assist: Ginobili 11 – Parker 8 – Cole 5
    Rimbalzi: Duncan e Diaw 10 – Bosh 9

  • Nba playoff 2014: Miami vince gara3, Spurs-Thunder finisce 97-106

    Nba playoff 2014: Miami vince gara3, Spurs-Thunder finisce 97-106

    Miami vince Gara3 e porta la serie degli Nba playoff 2014 sul 2-1. Indiana questa volta ha subito il “calore” degli Heat che hanno dominato per tutto il match vincendo 99-87. Mentre i Pacers cercavano di radunare le idee e tornare ad essere la squadra che si era visto in Gara1, grande e compatta con qualità e tecniche che hanno permesso la schiacciante vittoria su Miami, Ray Allen pensava a infilare una raffica di tre punti nella ripresa del quarto tempo. Indiana era partita decisamente bene con 15 punti nel primo tempo influenzati da quel grande uomo che è Roy Hibbert mentre Lebron e compagni provavano a ridurre lo scarto segnando solo 14 punti nel 1/4. Miami deve aspettare il 2/4 per diminuire  il margine di quattro punti ed iniziare a produrre un netto contropiede con nove punti in avanti nel 3/4. Wade e Lebron producono  22 punti combinati nel 3/4 mentre il motore di Indiana va lentamente a spegnersi e con lui anche Paul George, idolo di Gara1, che finisce Gara3 con 17 punti in 5 riprese senza dimenticare che George ne arrivava da un infortunio alla testa  subito in Gara2 dopo uno scontro con Wade. Dunque Ray Allen è tornato il mercenario dalla lunga distanza per il quale Miami l’aveva voluto così tanto. Certo in questa fase di carriera Allen non è stato lucido ma sicuramente esce nei momenti di bisogno e ieri sera contro Indiana il fotogramma finale è stato tutto per lui. Il problema principale per Indiana risulta quasi sempre l’attacco con 17 palle perse di cui 12 perse solo nel 1/4 e 8  nel 2/4.

    Un momento del match Miami-Indiana|Foto Twitter
    Un momento del match Miami-Indiana|Foto Twitter

    Ho detto quasi sempre perché non c’è molto da dire sull’equilibrio del quintetto offensivo dei Pacers mentre se vorrà vincere Gara4 all’American Arlines Center, dove gli Heat sono imbattuti, dovrà scrollarsi di dosso la stanchezza e la frustrazione mentale di piccola squadra. Nell’altra finale di Conference giocata ieri sera tra San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder le cose non sono andate come si pensava. Gli Spurs in vantaggio 2-0 nella serie si sono fermati davanti al blocco dei Thunder per 97-106. Oklahoma aveva bisogno del giusto stimolo e questo è arrivato grazie al rientro da un infortunio dello strepitoso Serge Ibaka ala grande definito il “tuono” dei Thunder. Se analizziamo i precedenti match la facilità di arrivare a canestro per gli Spurs è stata a dir poco semplice con un Tony Parker formato guidatore, San Antonio ha attaccato una difesa senza un punto fermo. In gara3 le cose sono cambiate questo grazie ala presenza di Ibaka sulla linea di fondo che ha notevolmente ridotto questo vantaggio per gli Spurs. La presenza del congolese in Gara3 ha inoltre diminuito la forza di Tony Parker che nelle prime due serie ha avuto una media di 16-29 , punteggio che è sceso notevolmente a 4-13 nel complesso con Ibaka nei paraggi. Ora che i Thunder hanno riaperto la serie sul 2-1 ci viene da chiederci se riusciranno a rispondere alla chiamata e portare avanti il sogno che la city  sta da tempo aspettando? Lo vedremo domani sera in Gara4, intanto oggi ore 02,30 ennesimo scontro tra Miami e Indiana per aggiudicarsi la finale.

     

  • NBA: Back-To-Back per i Miami Heat, delusione San Antonio Spurs

    NBA: Back-To-Back per i Miami Heat, delusione San Antonio Spurs

    I Miami Heat si sono confermati campioni NBA, vincendo per il secondo anno consecutivo il l’anello NBA simbolo del titolo e realizzando così il Back-To-Back, battendo in gara 7, in una serie tiratissima, i San Antonio Spurs per 95-88. (altro…)

  • Miami Heat di misura sui San Antonio Spurs in gara 6 delle NBA Finals 2013

    Miami Heat di misura sui San Antonio Spurs in gara 6 delle NBA Finals 2013

    Gara 6 delle NBA Finals 2013 tra Miami Heat e San Antonio Spurs ha avuto il sapore di una grande partita, di come davvero nei playoff devono essere giocate. Grande agonismo, tante belle giocate ed anche molti errori, in una partita che finisce all’Over Time e mette in mostra tanti campioni nei momenti decisivi. Alla fine all’Americaran Airlines Arena di Miami tra Heat e Spurs finisce 103 – 100, qui San Antonio, con un pessimo 5-18 al tiro da 3 punti,  ha visto sfuggire di mano la prima occasione di ottenere il titolo NBA ed ora ci sarà una gara 7 in cui tutto è possibile.

    Nel corso della partita si è visto nuovamente un LeBron James in formato Dr. Jekyll and Mr. Hyde, gioca una prima parte di gara leggermente sottotono, subendo ancora una volta la difesa di Kawhi Leonard, per poi cambiare il corso della partita con delle giocate importanti e dei tiri decisivi, terminando poi la gara con una tripla doppia da 32 punti, 11 assist e 10 rimbalzi.
    Quello che però è forse il vero protagonista della serata è “He Got Game” Ray Allen
    , che mostra a tutti cosa significa essere il miglior tiratore da 3 punti della storia della NBA, dalle sue mani parte la tripla che manda le squadre al tempo supplementare, e sempre le sue mani segnano i due tiri liberi che danno la vittoria ai Miami Heat.
    Utile ma un poco limitato Dwayne Wade, mentre si salva solo nel finale Chris Bosh ,che in alcuni momenti è stato addirittura fischiato, grazie ad il rimbalzo ed assist per la tripla del quarto quarto di Allen ed alla stoppata nel finale di overtime su Danny Green. Infine è tornato nuovamente a farsi notare Mario Chalmers, dopo tre gare in cui è stato praticamente assente segna 20 punti con 4/5 ai tiri da 3.

    Kawhi Leonard schiaccia su Mike Miller
    Kawhi Leonard schiaccia su Mike Miller

    Immenso Tim Duncan che ha fatto notare la sua presenza sia in attacco che in difesa, 30 punti e 17 rimbalzi, purtroppo dopo un grandissimo primo tempo è un poco calato nel secondo tempo. Kawhi Leonard ancora una volta gioca una partita ad alti livelli, per lui 22 punti ed 11 rimbalzi, oltre a come già detto una grande prova in difesa contro King James, anche se ha sulla coscienza l’errore del libero che poteva dare la vittoria agli Spurs. Tony Parker si conferma ancora una volta il motore di questa squara, segna 19 punti e regala 8 assist, ha il coraggio di prendersi l’ultima palla da giocare nel quarto quarto e anche se non va a segno poco importa, lui combatte sempre. Chi va male invece è il duo Manu Ginobili – Danny Green, il primo è ancora una volta sotto le sue capacità, perde una palla decisiva su un dubbio fallo, oltre a perdere 8 palle in tutta la partita, sicuro avrà molto su cui pensare oggi, mentre il secondo gioca la sua peggior partita delle finali NBA, solo 3 punti, 1/7 dal campo ed 1/5 da 3 punti, un disastro per le aspettative che si erano create intorno a lui. Quello che però forse ha la colpa principale di questa sconfitta è coach Greg Popovich, non indirizzando i suoi a fare fallo sul +3 alla fine del quarto periodo.

    Gara 6 – La partita

    Le due formazioni scendono in campo con gli stessi giocatori della precedente gara, si inizia con il possesso di palla dei Miami Heat e con Wade che da un assist a Bosh, la risposta dei San Antonio Spurs è immediata con l’assis di Ginobili per il solito Duncan. Chi vuol fare vedere la differenza da gara 5 è Mike Miller che realizza subito un tiro da 3 punti.
    Kawhi Leonard parte benissimo, ma è Tim Duncan in forma perfetta, che non sbaglia nulla, a guidare i San Antonio Spurs, mentre i Miami Heat tengono botta con Mario Chalmers. Sono questi due giocatori a fare il gioco del primo quarto, terminano segnando a referto il primo 12 punti ed il secondo dieci. Prima frazione giocata molto bene da entrambi le parti, con Manu Ginobii annullato in attacco da LeBron James, con l’unico vantaggio degno di nota segnato da un +5 di San Antonio, ma si finisce sul 27-25 per Miami.

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    Il secondo quarto inizia con un tiro da 3 Shane Battier, ma è pronta la risposta di Danny Green, in quello che purtroppo resterà il suo unico sussulto della serata. Dwayne Wade prova ad accelerare ma Duncan continua a non sbagliare nulla e per gi Heat è ancora Chalmers a fare il gioco, mentre James prima dorme, sbaglia prima un tiro e poi si fa stoppare da Green facendo arrivare gli Spurs a -1 e poi segna prima un canestro e poi due tiri liberi che riportano i suoi a +5. Ma è ancora Tim Duncan, che chiude il quarto con 25 punti e che sembra voler vincere la partita da solo, a dare la marcia giusta agli Spurs che chiudono il quarto ad un secondo dalla fine con il tap in di Leonard del 50-44.

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    Inizia il secondo tempo e sembra suonare la sveglia per Ginobili, ma è solo un caso, Duncan sembra voler continuare la sua serie, ma saranno solo 2 dei 5 punti che segnerà fino alla fine della partita, gli altri tre arrivano con un 2+1 su un canestro più fallo subito, il tiro libero darà un +12 agli Spurs con 04.31 da giocare nel quarto, vantaggio che per mano di Tony Parker si incrementerà circa 40 secondi dopo di un ulteriore punto. Gli Heat devono ancora una volta recuperare, con Battier che infila ancora una bomba e nonostate gli sforzi di Wade e James il terzo quarto si chiude 65-75 per la formazione del Texas.

    Mario Chalmers ha voglia di essere l’eroe della serata e inaugura il quarto quarto con un tiro da 3 punti, meno però memorabile di quello di Mike Miller che segna la tripla con una sola scarpa, esce fuori anche la forza di LeBron James che realizza 8 dei primi 14 punti del quarto dei Miami Heat, comprensivi di due schiacciate,  tutto ciò fa si che con 8 minuti ancora da giocare gli Heat vadano a -3 sul 79-82.  Sembra quasi che gli Spurs stiano facendo tutto perdere, troppi errori al tiro con Duncan che non trova più il canestro e Green che non ne indovina una dalla lunga distanza. Chris Andersen riduce le distanze su tiro libero, mentre il canestro del pareggio è ancora di James e quello del vantaggio è di Ray Allen. Break incredibile per la squadra della Florida che costringe coach Popovich a chiamare timeout.

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    Al ritorno in campo fa ancora tutto James, sia in positivo che in negativo, perde palle, segna, fa fallo, ma è dopo un’alternanza di canestri di Ginobili e Wade che però arriva il risveglio di Tony Parker che segna prima uno splendido tiro da 3 punti e poi un canestro da 2 punti che porta il risultato sul 91-89 per i San Antonio Spurs con 58 secondi da giocare, un ultimo minuto che sarà incredibile.

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    Ginobili dalla lunetta non è impeccabile, ma nonostante ciò segna tre dei quattro tiri liberi che si procura e porta la sua squadra a +5, subito dopo aver rubato palla a LeBron James, ed è proprio per mano del prescelto che arriva un canestro importantissimo, il tiro da 3 pnti che porta gli Heat a -2, il tutto in una azione in cui prima LBJ sbaglia dalla lunga distanza, dove Miller recupera il rimbalzo e gli passa nuovamente la palla. Con 20 secondi da giocare Erik Spoelstra indovina tutto, fallo di Miller su Leonard che però segna solo uno dei due riti liberi non riuscendo a mettere le giusta distanza tra la sua squadra e quella degli avversari. E’ invece Greg Popovich che sul +3 decide di non far fare fallo ai suoi, LeBron James sbaglia l’ennesimo tiro da 3, ma c’è il risveglio di Chris Bosh, ancora una volta criticato ed anche fischiato, che si trova nel momento giusto al posto giusto, prende il rimbalzo, ha il riflesso giusto e da ad un freddissimo Ray Allen l’assist del pareggio, con 5 secondi da giocare. Come già detto nulla potrà Parker per evitare i supplementari e vincere il titolo.

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    Si va all’overtime, arrivano due canestri di Leonard intervallati da uno di Bosh, poi a 02:42 dalla fine della partita Parker segna il canestro del +3, ma dopo che Allen riduce di nuovo a -1 sbaglia un fondamentale tiro dalla lunga distanza. Ancora una volta è James a decidere le sorti del gioco, prima segna il tiro del vantaggio di un punto dei Miami, poi perde una palla importantissima. Bosh non ci sta a non essere amato dal proprio pubblico e decide di fare a differenza in difesa, stoppa quindi Parker. A 10 secondi dalla fine l’errore di Wade fa ancora sperare gli Spurs, ma Ginobili è in giornata no e si vede, perde palla contro Allen, con il dubbio che ci sia stato il fallo, quando il cronometro segna 2 secondi alla fine. Il fallo di Boris Diaw manda in lunetta Ray Allen che non sbaglia e regala la vittoria ai suoi. L’ultimo assalto per gli Spurs al canestro degli Heat lo fa Green, ma ancora una volta Bosh decide di essere presente e stoppa mandando tutti a gara 7.

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    Una partita intensa, giocata ad ottimi livelli e che ha dato tante emozioni, se serviva da premessa a gara 7 allora dobbiamo aspettarci una partita unica tra qualche giorno, perchè tra l’altro, si sa, non c’è rivincita a gara 7.

    Miami Heat – San Antonio Spurs 103 -100

    Miami Heat:
    James 32 punti, Chalmers 30, Wade 14.
    Bosh 11 rimbalzi, James 10, Miller 7.
    James 11 assist.

    San Antonio Spurs:
    Duncan 30 punti, Leonard 22, Parker 19.
    Duncan 17 rimbalzi, Leonard 11.
    Parker 8 assist.

     

  • NBA Finals 2013: San Antonio Spurs domano i Miami Heat in gara 5

    NBA Finals 2013: San Antonio Spurs domano i Miami Heat in gara 5

    Le NBA Finals 2013 tra i San Antonio Spurs e i Miami Heat arrivano a gara 5 e coach Greg Popovich gioca una carta nuova che ancora una volta porta la serie a favore della compagine texana. (altro…)