L’obiettivo è raggiunto, con fatica e senza brillare la Roma ottiene il pass per gli ottavi di finale di Champions League.
Gli uomini di Garcia contro il Bate Borisov non riescono a dominare i bielorussi, ne tantomeno a trovare il gol e anzi rischiano in un paio di occasioni di capitolare, ottima prova di Szczesny, alla fine però le buone notizie arrivate da Leverkusen, con ter Stegen decisivo nel conservare il pari tra Bayer e Barça, rendono un po’ meno assordanti i fischi di un deluso pubblico dell’Olimpico.
Per il momento va bene così, la prestazione non è arrivata ma stasera contava meno, stasera contava proseguire il cammino in Champions League e così è stato.
Veniamo al racconto della gara.
Garcia recupera Salah, che va in panchina, ma perde Gervinho che non supera il provino nel riscaldamento, in avanti quindi, accanto a Dzeko, si schierano Iago Falque e Iturbe.
Il Bate scende in campo con il 4-2-3-1 con l’esperto Hleb sulla trequarti alle spalle dell’unica punta Mozolevski. Da tenere d’occhio l’esterno difensivo Mladenovic che già all’andata fece malissimo alla Roma.
La partenza vede una Roma un po’ contratta, con ritmi bassi e con qualche movimento sbagliato in difesa. I giallorossi provano a crescere ma almeno nei primi 20 minuti non riescono ad impensierire la difesa bielorussa. Al 24° la Roma con grinta, più che con idee, costruisce una chance ma De Rossi non arriva per poco all’appuntamento con il tiro. Il primo vero pericolo per la porta ospite arriva al 27° con la punizione di Pjanic salvata in corner da Chernik. Il Bate in fase offensiva sostanzialmente non si vede praticamente mai, la Roma però a parte qualche iniziativa personale non fa molto di più. E’ piuttosto ovvio che il primo tempo si chiuda sullo 0-0
Si riparte e Dzeko ha subito un’occasione enorme, l’attaccante bosniaco però si fa respingere da Chernik l’assist del connazionale Pjanic. La Roma cresce e al 50° è Florenzi a sfiorare il gol ma il portiere dice ancora di no. I padroni di casa provano a fare la partita collezionando corner mai ben sfruttati. I bielorussi, che hanno bisogno del successo, cominciano a provare a far la partita. Al 67° Szczesny sfodera un miracolo, respingendo la conclusione da due passi di Gordeichuk. Passano 5 minuti ed è Pjanic a sfiorare il gol con la difesa ospite a salvare quasi sulla linea. La partita è viva, Szczesny salva ancora su Mladenovic, la Roma è stanca e soffre ma la difesa tiene e porta a casa uno 0-0, tra i fischi del pubblico, che però vale oro perchè porta gli uomini di Garcia agli ottavi di Champions League.
ROMA – BATE BORISOV 0-0
Roma (4-3-3): Szczęsny; Florenzi, Rüdiger, Manolas, Digne, Pjanić, De Rossi, Nainggolan; Iago Falqué (83°Ucan), Džeko, Iturbe (59°Salah).
La Serie A si sa, non è come la Bundesliga, la Ligao la Ligue 1, è un campionato nervoso che soprattutto non riesce a vivere solo di luce riflessa dettata dalle big o dalla squadra di riferimento. La Serie A produce ogni anno piccoli miracoli sportivi, sforna volti che fanno esaltare temporaneamente il pubblico e soprattutto non certifica mai o quasi mai l’assoluta verità delineata soltanto pochi mesi prima alla fine di un campionato e l’inizio del nuovo.
E’ come un rigenerarsi di opportunità e di sogni che si apre e si chiude nell’arco di dodici mesi e nella frenetica sessione di un mercato può “terremotarsi“. Prendiamo i dati del campionato chiuso a maggio e le aspettative che c’erano le troviamo dissolte nella Serie A di quest’anno. In tutto questo ci sono passaggi che sono la storia del nostro campionato, che restano una costante nel tempo, e che lo certificano come sempre uno dei più equilibrati. Livellato verso il basso o verso l’alto, questo lo decide il confronto poi con i riferimenti europei (Barcellona, Bayern etc. etc.).
Un terzo del campionato di Serie A è andato e i primi segnali della stagione sono stati lanciati, tra questi si registrano come detto le variabili che girano aprendo scenari e chiudendone altri. Ci si aspettava, con il suicidio di mercato della Juventus, una Roma dominante ed invece viene confermata una squadra che vive in un contesto mai contento, di alti e bassi spaventosi e un rapporto con l’Europa che conta decisamente di soggezione. Come l’anno scorso dopo le sette reti subite con il Bayern Monaco anche quest’anno, dopo i sei gol presi al Camp Nou, i giallorossi sembrano avviati verso un declino con rumors sull’allenatore e ambiente sul piede di guerra.
La Lazio è in una situazione simile, ma dalla nuova stagione aveva aspettative diverse, pertanto si può dire che la crisi di nervi è meno forte sul morale e più pesante sui risultati, non vince in Serie A dal 25 ottobre contro il Torino, mentre in coppa fa il suo dovere. L’esito di questa stagione, per ora, conferma quanto alcuni sostenevano l’anno scorso, ovvero che i biancocelesti e Pioli avevano concluso un’annata straordinaria sopra le potenzialità della squadra e forse oggi si ha una dimensione più veritiera dei capitolini.
A metà classifica in settimana abbiamo assistito allo sfogo di Di Natale in casa Udinese, una delle piazze più tranquille della Serie A, sfogo dettato dalle voci che lo vedrebbero ritirarsi a gennaio dal calcio non confermate e dalle stesse voci che metterebbero il suo malumore in relazione alle scelte di Colantuono. Si tratta di una reazione complicata e umorale del giocatore, che produce una piccola sveglia alla squadra, vincente contro il Chievo, ma che al tempo stesso mette ombre sull’ambiente pronto a inaugurare il nuovo stadio finito nel match contro la Juventus nel nuovo anno, ma forse proprio senza il campione più rappresentativo.
A Genova è derby tutto l’anno, se al sabato la Sampdoria va male con il rinato Milan a San Siro, alla domenica al Ferraris il tifo genoano si aspetta il sorpasso in classifica sui cugini del resto di fronte c’è il battibile Carpi. Dopo pochi minuti una gomitata inspiegabile di Pavoletti mette il Grifone in una pericolosa salita che non riuscirà a superare seppur in vantaggio per primo. Il Carpi che tutti danno per già retrocesso ottiene la sua seconda vittoria stagionale e rimette il Genoa a ridosso della zona retrocessione. Morale della favola, Gasperini contestato nelle scelte post espulsione di Pavoletti e il viatico del derby del 6 gennaio mantenuto nervosamente sempre ad alti livelli. La Sampdoria dopo l’esonero di Zenga è letteralmente sprofondata, sia con i risultati che con il morale, l’aeroplanino Montella non riesce a far decollare i blucerchiati e se c’è ancora aria di attesa per vedere i primi passi della nuova Sampcon l’avvicinarsi della stracittadina aumenta la preoccupazione di aver preso una topica con il cambio del tecnico, forse nel momento sbagliato della stagione.
Proprio su questo filo immaginario, dettato dal sistema nervoso, soprattutto queste ultime due e l’Udinese devono stare attente perché il rischio è quello di ritrovarsi invischiati in lotte pericolose dove proprio il nervoso può giocare brutti scherzi, soprattutto quando i tuoi avversari sono in Serie A con nulla da perdere e mostrano lievi progressi ogni settimana, Hellas esclusa perché pare già rassegnata.
Già prima di scendere in campo si sapeva che per la Roma, la trasferta nella tana del Barcellona, sarebbe stata una sfida di difficoltà estrema.
Il Camp Nou non solo ha confermato questa ipotesi ma ha mostrato una compagine blaugrana totalmente padrona del gioco e che ha sbrigato la pratica giallorossa in meno di 20 minuti.
Protagonisti assoluti il PistoleroSuarez, autore di una doppietta e Leo Messi, doppietta e assist per lui, al ritorno da titolare dopo il lungo infortunio.
Gli uomini di Garcia però possono vedere il bicchiere mezzo pieno, il pareggio tra Bate Borisov e Bayer Leverkusen lascia il destino del passaggio del turno nelle mani dei giallorossi.
Veniamo al racconto della gara.
Come detto Luis Enrique lancia dal primo minuto Leo Messi che va a formare il devastante trio offensivo con Neymar e Suarez.
Garcia deve fare a meno di pedine fondamentali come Salah e Gervinho e con De Rossi in panchina, per questo il tecnico francese inserisce Keita a centrocampo mentre Iago Falque e Florenzi fanno da spalle a Dzeko.
Pronti via ed il Barcellona fa subito paura, Messi troverebbe anche il gol ma il guardalinee alza la bandierina per un fuorigioco di Neymar. Il Barça crea, la Roma ha una grossissima chance ma Dzeko di testa manda alto. Al 15° la gara si sblocca, ennesimo inserimento di un giocatore del Barcellona, in questo caso Dani Alves, assist preciso per Suarez che deposita facile, facile a porta sguarnita. La Roma non ha nemmeno il tempo di abbozzare una reazione che arriva il raddoppio, sublime giocata di squadra del Barça, palla a Messi che finalizza con un tocco sotto dolcissimo. La Roma incassa il colpo, ha una mezza occasione con un tiro cross di Florenzi ma sul finale del tempo subisce il terzo gol per una conclusione al volo di Suarez.
Si riparte e sembra di vedere una Roma più vogliosa, con il neo entrato Iturbe che prova a spaventare la difesa di casa. E’ solo un’illusione perchè i blaugrana spingono e piazzano un uno-due micidiale con Messi che prima regala il gol a Pique e poi realizza il tap-in dopo una parata di Szczesny su un suo stesso tiro. Qualche lampo di Iturbe prova ad accendere la serata giallorossa, ma i padroni di casa vogliono il gol di Neymar e spingono in attacco. Il brasiliano avrebbe una grossa opportunità al minuto 77 ma si fa respingere il rigore, che si era procurato, da Szczesny, sulla ribattuta arriva Adriano ed è 6-0. Non è proprio serata e lo si capisce al 81° quando Dzeko si conquista e si fa parare da ter Stegen un calcio di rigore. Neymar cerca in tutti i modi di trovare un gol che però non arriva. Nel primo ed unico minuto di recupero, un colpo di testa di Dzeko toglie lo zero dalla casella della Roma, al Camp Noufinisce 6-1.
La Roma Nuoto di Mario Fiorillo a detta di tutti sembra essere la formazione da battere. I capitolini, già ai play off nella scorsa stagione, si sono rinforzati, ma all’esordio la Promogest non sarà un cliente facile. Ci sono poi le solite Civitavecchia e Catania, pronte a insidiare le prime posizioni per tornare nel palcoscenico che le ha viste protagoniste per anni in A1. La Sicilia è rappresentata anche da Palermo e 7 Scogli, formazioni comunque in grado di dire la loro insieme alle campane Salerno e Arechi, ma attenzione alle neopromosse, Del Bo Aqavion e Roma 2007 Arvalia, insieme a Latina e PolisportivaMuri Antichi pronte a vendere cara la pelle fino alla fine.
Partiamo proprio da Roma dove i padroni di casa, dati per favoriti, affronteranno la Promogest di Quartu Sant’Elena. Per i capitolini diverse novità, a partire dal portiere, William Washburn, che dopo anni di inattività torna a ricoprire il ruolo che lo aveva fatto conoscere al mondo pallanuotistico. Un portiere di assoluto rispetto, la cui tenuta sarà da verificare, visto che non sarà di certo l’esperienza a mancare all’italo – americano, un motivo in più per cui Mario Fiorillo e la società hanno deciso di puntare su di lui. Una scommessa tutta da giocare, ma una società che non nasconde l’obiettivo per l’anno, ovvero la promozione. Tre acquisti di assoluto spessore, quello dell’estremo difensore, del serbo classe ’94 Dimitrije Obradovic e del centroboa Michele Lapenna, profili mirati e che andranno a rinforzare una rosa già molto competitiva, composta dal giusto mix di giovani e giocatori di esperienza, abituati comunque alle difficoltà dell’A2. Molti cagliaritani in squadra, alcuni sono prodotti del vivaio della Promogest, laddove Calli e Corgiolu arrivano dalla Rari Nantes Cagliari. Il tecnico Pettinau ha deciso di portare in terra sarda il portiere Bartolucci, proveniente dalla Vela Ancona, Baldinelli, Gaffuri e Namar, tre innesti importanti insieme alla ciliegina sulla torta rappresentata da Filip Vuleta, l’anno scorso a Sori. Roma favorita, ma occhio alla squadra sarda.
Passiamo all’altra formazione della capitale, la neopromossa Roma 2007 Arvalia, che riceverà la Nuoto Catania.
Formazione etnea che nella passata stagione ha creato comunque non pochi grattacapi alla Pallanuoto Trieste. Un progetto quello della società del presidente Mario Torrisi che ha voluto inserire volti nuovi, giovani catanesi soprattutto provenienti dall’Acicastello ma nati proprio nel Catania, cercando di sopperire alla partenza di Alessio Privitera, che sta disputando la stagione di A1 con il Sori. I giocatori esperti sono stati trattenuti, lo straniero Nenad Kacar farà come sempre da chioccia e con i suoi gol proverà a trascinare la squadra etnea verso i play off, che rimangono l’obiettivo primario. Due i campani in rosa per la nuova stagone: Geremia Massa, reduce dalle esperienze con la Promogest dopo essere stato alla corte di Baldineti alla Sport Management e a Brescia, e Marco Parisi, centroboa di tutto rispetto. La fiducia del tecnico Giuseppe Dato è stata riposta in giovani di belle speranze, Fabrizio Maiolino, attaccante classe ’95, Stefano Anfuso, difensore classe ’97, Samuele Catania, attaccante classe ’98, Eugenio Russo, difensore classe ’98, e Giuseppe Privitera, centroboa classe ’99, pronti a mettersi in mostra. Un campionato nuovo per la Roma 2007 Arvalia, un’avventura che potrà e dovrà dare motivazioni forti ai giocatori che hanno appena conquistato una promozione storica. Contro il Catania non sarà semplice, anche al netto dei diversi addii che per diversi motivi non ha potuto evitare la società, tra cui quelli di Sebastianutti, Rigon e Luka Vukic, tra i più noti, ma la società ha comunque le sue ambizioni, insieme a quelle di far crescere i suoi giovani. Ecco perchè a fianco a capitan Cesare Piccinini, un highlander in acqua, scenderanno dei volti nuovi. Non ha bisogno di presentazioni Claudio Gazzarini, portiere di esperienza, tante calottine indossate, sempre tanta professionalità, poi Ludovico Sacco, Edoardo Martella, Andrea Tafuro, tornato a casa e, dulcis in fundo, Duje Lusic, croato, figlio del campione olimpico Deni, che cercherà di dare il suo apporto a una squadra che potrà comunque fare bene giù da sabato, usando le sue armi contro un Catania sempre ostico da affrontare.
Il Civitavecchia è pronto a riproporsi per le zone alte della classifica. La squadra allenata da Pagliarini nella passata stagione è uscita dalla corsa alla promozione per colpa dei tiri di rigore contro il Lavagna, ma i laziali proveranno un’altra volta la scalata verso l’A1. Difficile passare in un campo così difficile, squadra aggressiva tra le mura amiche, ma nulla esulerà dal lottare il Tgroup Arechi, compagine salernitana. Quasi tutti di Salerno i giocatori in rosa, tanti giovani, alcuni provenienti dalle serie inferiori, tutti scelti con la massima accuratezza per poter crescere tra le fila scudocrociate, magari riuscendo a fare quel salto di qualità che hanno fatto Baviera, quest’anno alla Canottieri Napoli, e Del Basso, passato invece al Vis Nova sempre in A1. Mario Grieco potrà contare su una rosa rinforzata con gli acquisti di Carmine e Gianluca Esposito, del portiere Rosario Ferrigno, Andrea Giordano e Giuseppe Postiglione, tutti comunque campani, in linea con il progetto Arechi. Occhi puntati su Matija Brgulian, difensore montenegrino del ’95, capitano della Nazionale Under 20, mentre non ci sono più parole su un sempreverde Marco Iannicelli, che superati ormai da un pò i 4o anni, tornerà a dare il suo apporto in acqua. Play off l’obiettivo di Civitavecchia, che proverà a far valere il fattore casa, mentre gli ospiti, con in testa una salvezza tranquilla, tenteranno il colpaccio esterno.
A Palermo il Te.li.Mar dovrà vedersela con il Latina. Due formazioni che lotteranno fino alla fine per lo stesso obiettivo: la salvezza. Una sfida subito molto calorosa tra una compagine molto giovane, ovvero quella siciliana, che oltre all’azzurrino Barberini si è assicurata le prestazioni di un altro ” ragazzotto ” che di palcoscenici ne ha calcati, tra A1, A2 e anche serie B, ovvero Enrico Trebino, pronto ad affrontare il suo ennesimo campionato. Il croato Bruno Sabioni è stato l’ultimo acquisto in ordine temporale del presidente Damiani. Il Latina, ripescato, dopo l’esperienza negativa della scorsa stagione, cercherà di non ricommettere gli stessi errori, proverà a farlo con l’apporto del suo straniero, degli altri ragazzi in rosa cresciuti sotto la guida del tecnico Tofani, e con l’esperienza di Daniele Simeoni, tornato proprio nella squadra con la quale aveva ottenuto la promozione in A1.
A Napoli andrà di scena la sfida tra l’altra neopromossa di turno, ovvero Del Bo Aqavion, e la Canottieri 7 Scogli. Termina con il botto la campagna acquisti della squadra campana capace l’anno scorso, al termine di una stagione perfetta, di coronare un sogno chiamato A2. Il regalo del presidente Coda si chiama Fabio Bencivenga, il ” Drago Di Curti “, ex allenatore proprio dell’Aqavion, che dopo un anno di stop, ritornerà in acqua per dare il suo apporto ai due metri. Non sarà come ai tempi d’oro, ma il suo palmares potrà sicuramente aiutare la squadra a ottenere la salvezza. Il campo di casa sarà Santa Maria Capua a Vetere, mentre il tecnico sarà l’ex del Pomigliano Paolo Iacovelli. Egli potrà contare sul gruppo che ha contribuito alla promozione, tutti ex posillipini, ovvero il portiere Cappuccio, insieme ai vari Scalzone, Ferrone, Occhiello, cui si è aggiunto l’ex mancino della Cesport Sciubba. L’unica napoletana di A2, il cui obiettivo è far crescere un sistema, una progettualità in un territorio come quello di Mergellina, da cui attingere per creare un vivaio solido. 7 Scogli che non avrà più i gol assicurati di Camilleri e Legrenzi ma che proverà comunque a fare il suo campionato dignitoso. Cusmano e Dainese sono arrivati tra le fila aretuse, ma a Napoli sarà una sfida all’insegna dell’equilibrio.
Campolongo Hospital R.N Salerno riceverà invece sabato la Polisportiva Muli Antichi.
Una squadra costruita considerando anche i liquidi a disposizione della società giallorossa. Nuovo tecnico, Matteo Citro, poi Pierpaolo D’Angelo, mancino, e Giuliano Spatuzzo, entrambi giovanissimi e provenienti dall’Arechi, mentre Daniele Priori viene dal Latina. La salvezza è l’obiettivo comune anche dei Muri Antichi, rimasti in A2 ai danni dell’Arenzano. Una sfida gol a gol sarà quella che andrà in scena alla Nicodemi di Salerno, ma i catanesi venderanno cara la pelle sapendo di poter fare punti che, in trasferta, anche se alla prima giornata, farebbero comodo.
Roma e Bayer Leverkusen danno vita ad un’altra partita folle, stavolta però i giallorossi alla fine riescono a sorridere.
Una Roma praticamente perfetta nei primi 45 minuti, segna due gol, e ne sbaglia altrettanti. Ad inizio ripresa però, gli uomini di Garcia si fanno rimontare, rischiano di subire il sorpasso ma riescono a reagire e con il rigore trasformato da Pjanic, portano a casa tre punti di fondamentale importanza per la qualificazione agli ottavi di Champions League.
Veniamo al racconto della gara.
Garcia decide di schierare la sua Roma con il 4-3-3 che vede il rientro di De Rossi a centrocampo, l’arretramento di Florenzi in difesa sulla fascia ed un tridente offensivo composto da Salah, Dzeko e Gervinho.
Schmidt lascia in panchina Bellarabi ed opta per un 4-4-2 con Kiessling a far compagnia in attacco al ChicharitoHernandez.
La gara si mette subito bene, il Bayer parte con aggressività e pressione ma dopo soli due minuti il contropiede giallorosso è devastante e Salah si trova solo davanti a Leno, battendolo con un tiro che il portiere riesce solo a toccare. A questo punto i tedeschi provano a giocar palla ma la Roma continua a far paura in ripartenza ed al 29° arriva il raddoppio: contropiede veloce dei giallorossi, palla a Dzeko che si lancia e davanti al portiere non sbaglia. Passa solo un minuto e il bosniaco si mangia il possibile 3-0 calciando alto dopo l’ennesima ripartenza. Il Bayer non riesce a rendersi praticamente quasi mai pericoloso ed è ancora Salah ad avere la palla buona ma sul più bello non trova ne Dzeko ne Gervinho soli in area. La frazione si chiude con un’altra chance sprecata da Salah.
Si riparte con Bellarabi al posto di Kiessling e il Bayer trova subito il gol, Kampl s’inventa la giocata, palla bassa dietro per l’accorrente Mehmedi che batte Szczesny. Le Aspirine prendo coraggio, i padroni di casa sembrano impauriti e al 51° Hernandez evita il fuorigioco e batte il portiere polacco per il gol che vale il 2-2. La Roma è completamente sotto shock ma per fortuna dei giallorossi,Bellarabi prima spreca un contropiede facilissimo, anche per l’opposizione di Manolas, poi Hernandez scivola al momento del tiro. Passano i minuti e gli uomini di Garcia provano a crescere cercando di chiudere nella propria metà campo gli ospiti. Il Bayer perde il neontrato Bellarabi e poco dopo stessa sorte tocca anche alla Roma con Maicon, anche lui subentrato nella ripresa. Al 79° colpa di scena, dopo una mischia in area Salah viene steso ad un passo dalla linea, è rigore e rosso per Toprak.Pjanic dal dischetto trasforma. Gli ultimi minuti sono d’intensa sofferenza, i tedeschi provano a spingere, la Roma tiene e dopo 4 minuti di recupero il popolo dell’Olimpico può esultare.
ROMA – BAYER LEVERKUSEN 3-2 (2° Salah (R), 29° Dzeko (R), 46°Mehmedi (B), 51° Hernandez (B), 80° rig.Pjanic (R))
Roma (4-3-3): Szczesny; Florenzi (56°Maicon (77°Torosidis)), Manolas, Rudiger, Digne; Nainggolan, De Rossi, Pjanic; Salah, Dzeko, Gervinho (68°Iturbe).
La Roma riprende la leadership del Campionato di Serie A grazie alla vittoria ottenuta contro l’Udinese per 3-1: quinta vittoria consecutiva grazie al vantaggio di Pjanic dopo 4′, raddoppio di Maicon al 9′ e terza rete di Gervinho; il gol della bandiera della squadra di Colantuono è di Thereau.
Quinto successo consecutivo in campionato, il settimo se si conta anche l’Europa League: anche il Palermo esce battuto dal Napoli: vantaggio di Higuain nel primo tempo e raddoppio di Mertens nella ripresa. dopo tre ko in una settimana riecco la vittoria per la Fiorentina che espugna per 0-2 il “Bentegodi” di Verona, l’Hellas ci ha provato ma la differenza qualitativa ha fatto soccombere gli uomini di Mandorlini, le reti sono di, autorete, Marquez e Kalinic.
Una gran punizione di Sansone regala i tre punti al Sassuolo contro la Juventus, bianconeri inconcludenti e con poche idee. Sotto una battente pioggia è finita 3-3 tra Torino e Genoa: ospiti in vantaggio al 26′ con Laxalt, dopo due minuti pareggio dei padroni di casa con Maxi Lopez. Vantaggio dei ragazzi di Ventura con Zappacosta, nuovo pareggio della squadra di Gasperini con Pavoletti; nei minuti finali succede di tutto con il vantaggio del Toro firmato da un autogol di Tachtsidis ma al 94′ Laxalt per il Genoa firma il definitivo 3-3.
Seconda vittoria consecutiva per il Milan che supera per 1-0 il Chievo con al rete della vittoria siglata da Antonelli. Ennesima trasferta stregata per la Lazio uscita sconfitta per 2-1 da Bergamo. Atalanta ancora imbattuta in casa in questo campionato e ha vinto la quarta di cinque gare casalinghe disputate: vantaggio della squadra di Pioli con la rete siglata da Biglia; autorete di Basta per il pari e gol della vittoria per i ragazzi di Reja siglata da Gomez.
La sfida salvezza del “Matusa” va al Frosinone che batte il Carpi per 2-1: Ciofani firma il vantaggio al 51′; pareggio della squadra di Sannino con Marrone e rete decisiva dei ragazzi di Stellone siglata da Sammarco. Domani sera la giornata si completerà con la sfida Sampdoria-Empoli.
La nona giornata di Serie A ha riportato l’equilibrio che aspettavamo dall’inizio e rimesso le pedine della scacchiera al loro posto o almeno quasi tutte. Per meglio dirla con una frase di Rudi Garcia “Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio“, un modo per definire a tinte giallorosse il risultato della giornata di Serie A.
Il titolo che abbiamo scelto è eloquente ed esplicativo, negli ultimi cinque anni in Serie A ci sono state alcune costanti spazzate via solo dalla Juventus. Quest’anno i bianconeri si sono auto penalizzati con tanti errori fatti fuori dal campo in estate e tanta confusione sul campo fino a ieri, tuttavia le costanti di cui parlavamo non erano sparite e dall’inizio tutta l’Italia pallonara si aspettava che la Serie A, con le débâcle, venisse presa da chi negli ultimi anni è arrivato secondo.
Parliamo ovviamente di Napoli e Roma con lo stucchevole e giusto inserimento di Inter e Fiorentina. La nona giornata ha riportato quello che tutti si aspettavano e ci ha regalato un paio di chiavi di lettura per ipotizzare quello che succederà andando avanti. Intanto il campionato che fino a ieri era stato definito “strano” e “senza padroni” è tornato ad essere condotto in modo serio e autoritario, come da pronostico e mancando i Campioni d’Italia, dalla Roma.
Le chiavi di lettura sono semplici, la prima è che la Juventus rientra dopo la vittoria bella, decisa e convincente sull’Atalanta, in corsa con altri due punti recuperati sull’Inter e tre sulla Fiorentina per la zona Champions, che si stava allontanando pericolosamente. La seconda chiave di lettura è legata al filo doppio tra bianconeri e giallorossi, a Roma considerano Madama ancora l’avversario da battere e la squadra di Garcia in effetti è l’unica che segue e tiene a distanza la Juventus. Questo non riguarda solo ieri, ma è una marcatura precisa che si è ripetuta in diverse giornate, non a caso mentre la banda di Allegri era claudicante la Roma offriva prove poco convincenti, nello scontro diretto i giallorossi hanno fatto il solco anche psicologico, e preso il vantaggio Garcia lo sta gestendo al meglio sfruttando anche l’evanescenza di chi stava davanti a lui.
Terza chiave di lettura, se fino a ieri la Juventus aveva chance risicate di ripuntare al titolo proprio per la poca cattiveria di chi stava davanti adesso oltre a consolidarsi e riprendersi il piazzamento in classifica consono alla sua rosa avrà un altro ruolo per la fase centrale della stagione, quello di essere determinante per la corsa al titolo, sarà lei a bacchettare insieme alla Fiorentina e la Lazio, chi non è degno di salire sull’Olimpo del nostro calcio. Poi alla fine si vedrà se addirittura riuscirà a fare di più, per ora è già un enorme passo avanti rispetto a quanto visto negli scontri diretti con Roma e Napoli.
Il Napoli è bello, sfacciato e prudente allo stesso tempo. Sarri sta facendo quello che tutti si aspettavano riuscisse a fare, coprire la squadra come un parafulmine in un ambiente non facile e dare equilibrio senza perdere la fantasia dei suoi interpreti. Ne è ormai uscito un mix che solo l’autolesionismo partenopeo può distruggere e sarebbe un vero peccato perché mai come quest’anno gli azzurri possono andare vicini al traguardo finale.
L’Inter viveva di entusiasmo, sparito quello rimane sempre da attaccarsi a Mancini, ma siamo sicuri che sia il tecnico giusto per la rinascita? Perché sembrano cambiare gli interpreti ma i problemi sembrano sempre quelli degli altri anni. Stesso discorso per il Milan, Mihajlovic cambia, ricambia le prova tutte ma poi rimane sempre il “naso storto” di Berlusconi e del pubblico, la squadra non gioca bene e non sfrutta mai gli interpreti più in forma.
Le notizie positive e fresche arrivano da Sampdoria, Lazio, Torino e Sassuolo. quattro squadre che hanno ottenuto risultati diversi ma che nonostante tutto hanno le carte in regola per puntare all’Europa League, come ogni anno daranno vita alla seconda fascia del campionato, quella più esaltante e che nelle ultime stagioni si è sempre risolta all’ultimo. Considerando che in questo gruppo secondo il trend delle ultime giornate dovrebbero inserirsi dal basso la Juve, scendere dall’alto l’Inter e c’è già il deludente Milan ne vedremo veramente delle belle.
Bayer Leverkusen-Roma è terminata con il punteggio di 4-4; gara strana, pazza, dai mille risvolti ed errori. Partita nella quale la Roma rinvia l’appuntamento con la vittoria, deve recitare il mea culpa la squadra di Garcia che, per colpa principalmente propria, butta alle ortiche un pezzo importante di qualificazione agli ottavi. Troppi errori individuali per De Rossi e compagni a cui va attribuito il merito di essere stati in grado, nel primo tempo, di rimontare la doppietta di Hernandez proprio con capitan futuro.
Nel secondo tempo è rabbiosa la Roma riesce con la ormai consueta magia di Pjanic a ribaltare la sfida in apertura di tempo e la rete di Iago Falque sembra far pendere l’ago della bilancia a favore della Roma, ma iniziano gli ultimi sei pazzi minuti della squadra di Garcia, che si abbassa lasciando campo ai giocatori di Schmit, bravo e fortunato Kampl a trovare il gol del 3-4 ma un minuto dopo, è Mehmeti ad approfittare della ennesima dormita della Roma approfittando del cross rasoterra di Wendell. Ora sono solo 2 i punti della Roma nel girone E di Champions League, ancora tre gare, tra cui quella al Camp Nou, per una squadra destinata a non poter più sbagliare se ci vuole essere ancora a febbraio.
Subito Bayer subito brivido con Hernandez che impatta male di testa da ottima posizione, sulla linea dell’area piccola, e la palla va oltre la traversa. Al 3′ calcio di rigore per il Bayer Leverkusen: Calhanoglu, dalla fascia, effettua un cross ma Torosidis tocca la palla con il braccio destro, inizialmente Kassai fa proseguire ma l’assistente di porta fa cambiare idea al direttore di gara: batte Hernandez mandando la palla a sinistra in rete. Al 12′ bel lancio di Pjanic per Gervinho che scatta in posizione regolare ma Leno esce e spazza; al 16′ Salah per Pjanic, destro e respinta di pugno di Leno; al 19′ ancora Hernandez: pressing alto dei tedeschi che rubano palla a Digne con Hernandez il quale serve Kampl che lo lancia nello spazio, il messicano è in posizione regolare, tira, respinta di Szczsny ma la palla ritorna a Hernandez che di piatto supera il portiere della Roma. Al 29′ accorcia le distanze la Roma: calcio d’angolo di Pjanic respinta di Leno, colpo di testa di Manolas che serve De Rossi il quale stoppa di petto e supera il portiere di casa con un tocco sporco. Al 31′ cross di Bellarabi, da destra,Szczsny in uscita tocca la palla quel tanto che basta per mandare fuori tempo Hernanedz. Al 37′ De Rossi, porta la partita sul 2-2: punizione dalla destra di Pjanic, De Rossi salta e di ginocchio manda la palla nell’angolino, nulla da fare per Leno.
Al 49′ grande intervento di Leno che alza la palla sopra la traversa; al 50′ piazzato di Pjanic, centrale, para Leno. Al 52′ grande slalom di Gervinho che prende in infilata i suoi avversari, arriva davanti a Leno che è bravo a respingere; al 53′ punizione di Pjanic e palla alla sinistra di Leno per il nuovo vantaggio della Roma. Al 62′ mancino di Naingollan, dal limite dell’area, Leno para a terra. Al 66′ Brandt si inserisce in velocità, controllo e tiro parato da Szczsny; al 70′ contropiede della Roma con Florenzi che entra in area di rigore, tira di destro ma Leno, con il polso destro, respinge la palla, che si impenna, e Iago Falque di testa centra la parte superiore della traversa. Al 72′ arriva il quarto gol della Roma: contropiede con Pjanic che lancia sulla fascia sinistra Gervinho il quale punta Tah, si accentra e serve Iago Falque, in area di rigore, che da solo, si sinistro, di prima, supera Leno. Al 75′ colpo di testa di Papadopoulos, centrale, parato da Szczsny. All’84 Kampl, parte da destra, rientra sul sinistro e effettua un tiro a giro con la palla che va ad infilarsi nell’angolo alto alla destra di Szczsny, per il 3-4. Un minuto dopo il pareggio del Bayer in una partita infinita: cross rasoterra di Wendell e palla per Mehmedi che deve solo appoggiare la palla in porta. Al 90′ contropiede Bayer Leverkusen con Hernandez che tira dal limite dell’area e la palla esce di poco.
Una partita da dentro o fuori, stasera la Roma si gioca il suo futuro in Champions League contro il Bayer Leverkusen. Maledetta fu l’ultima gara contro il Bate Borisov, eppure l’esordio con il Barcellona poteva far presagire qualcosa di positivo. Non è finita, ma quella della BayArena è l’ultima spiaggia. Vincere per poter sperare ancora nella qualificazione, nella peggiore delle ipotesi almeno non perdere sarebbe positivo perché una sconfitta costringerebbe la squadra di Rudi Garcia a dover fare nove punti nelle tre partite di ritorno, il che sarebbe praticamente impossibile. Meglio non fare calcoli e giocare da Roma questa sera, andando anche contro i pronostici e i numeri che vedono i giallorossi sfavoriti.
Due vittorie nelle ultime dodici sfide in Germania, l’ultima soddisfazione è datata 2001, contro l’Amburgo. Squadra ostica il Leverkusen che nei preliminari, se stiamo a vedere le coincidenze, eliminò l’altra romana, la Lazio, perdendo a Roma ma rifilando un passivo pesante in casa, dove gli avversari hanno dimostrato di essere difficili da battere. Gioca un calcio moderno la formazione tedesca, che non ha nella difesa il reparto migliore, ma che dal centrocampo in su, con tre uomini di qualità dietro a una punta esperta, sa fare la differenza.
La Roma ha iniziato a carburare davanti, non ha mai fatto fatica a dire il vero a trovare la via della rete, ma dietro sembrano arrivare i maggiori problemi, lo dicono i numeri, le reti subite. Le soluzioni non mancano, ma la retroguardia giallorossa ha spesso traballato, tanti, forse troppo dall’inizio di stagione a questa parte, sintomo che qualcosa non va. Invertire la rotta, trovare solidità, quella che servirà ancor di più alla Roma per arginare gli uomini offensivi del Bayer, senza rinunciare alle ripartenze ripartenze, l’arma con cui colpire un reparto arretrato non certo irresistibile.
Ancora fuori Totti, Strootman e Keita, Dzeko è disponibile ma non verrà rischiato, almeno dall’inizio da Garcia, che ne ha fatto a meno anche contro l’Empoli.
Rispetto alla sfida vinta con i toscani cambia un centrale, visto che probabilmente Castan si siederà in panchina, sostituito al fianco del confermato Manolas da Rudiger, a corrente alternata in questo inizio di stagione. Digne e Torosidis saranno i laterali, con il greco favorito su Maicon. Saranno chiamati a tenere bassi gli esterni avversari e ad attaccare, mentre a centrocampo non si può non prescindere da Pjanic e De Rossi. Il “folletto” bosniaco è capace di dare geometrie e segnare gol come quello di sabato da calcio da fermo, l’italiano invece è fondamentale per carisma e capacità di andare in rete. Nainggolan si riprende la mediana, davanti ci saranno Florenzi, Salah e Gervinho, la velocità sarà quindi l’arma da sfruttare.
Dall’altra parte i due centrali Tah e Toprak sono più fisici e potranno soffrire gli attaccanti, laddove Donati, ex Inter, e Wendell saranno i terzini, il secondo non certo un difensore. Kramer e Kampl faranno filtro in mezzo, cercando di spezzare le manovre romaniste, mentre Bellarabi, Calhanoglu e lo svizzero Mehmedi saranno alle spalle del “Chicharito” Hernandez. Il messicano rileverà Kiessling, non al meglio e quindi non rischiato con ogni probabilità dal tecnico Schmidt che dovrà fare a meno ancora degli indisponibili Hilbert e Haranguiz.
La Roma per sperare, servirà la gara perfetta, e gli uomini di Rudi Garcia hanno nelle corde la possibilità di battere un seppur forte Bayer Leverkusen. Il fischio d’inizio sarà alle 20.45. Vietato sbagliare.
Che fosse un predestinato si era visto dai primi calci tirati ad un pallone. Daniele De Rossi, romano e romanista doc ha scritto e sta scrivendo pagine indelebili della storia della Magica, insieme a Totti, due amici prima che compagni. Quante presenze, gol pesanti, sia con la maglia giallorossa che con quella azzurra della Nazionale. Un centrocampista a tuttotondo, ma non solo. Da sempre e per sempre nella Roma, fin da piccolo, esclusa una piccola parentesi. Figlio d’arte, sboccia subito, con l’esordio in prima squadra, le prime sfide dal sapore europeo, le prime di una lunga serie. Adesso, arrivato ormai a quota 500 presenze sabato contro l’Empoli, gara in cui ha potuto anche festeggiare la sua rete numero 52 in carriera, ha ancora tanto da dare per i colori che ha sempre amato.
Quello tra Danielino e la Roma è un amore sbocciato presto, all’età di 11 anni, dopo aver fatto prima il terzino e l’attaccante nell’Ostiamare, squadra dove è nato. Papà Alberto, ex giocatore e a quei tempi allenatore della Primavera, gli avrà fatto scattare la scintilla decisiva. Dopo il no secco due anni prima nonostante la chiamata da parte del club capitolino arriva la decisione, quella che lo porterà alla Roma, da dove non si slegherà più. Viene arretrato a centrocampo, il ruolo che più gli si addice, lo diciamo ora che di partite sue ne abbiamo viste, ma la scelta di cambiare la sua posizione in campo fu la più giusta.
Tanta “garra”, direbbero alla sudamericana, la nostra grinta e cattiveria agonistica per capirci, forza e polmoni, una visione di gioco ottimale, intelligenza tattica e una grande capacità in fase realizzativa. I primi assaggi delle sue qualità De Rossi li dà con la maglia della Primavera. Arriva il 2001 poi, la Roma dello Scudetto, infarcita di campioni e con un “genio” come Fabio Capello in panchina. Qualcosa di calcio ci avrà capito e il coraggio di buttarlo in campo in Champions League nel secondo tempo a soli 18 anni fu il sintomo che in quel ragazzo c’erano doti fuori dal comune. Personalità da vendere per il ragazzo, l’emozione, quella tanta, ma nascosta dalla stoffa di quello che sarebbe diventato un campione. Non si era sbagliato chi ne parlava bene quella volta.
Crescita giorno dopo giorno, allenamenti, voglia di arrivare, ma in quella stagione l’allenatore non lo gettò nella mischia in serie A forse per non bruciarlo. L’esordio nel nostro campionato è lontano 12 anni, era il 23 gennaio del 2003, contro il Como, ma la gioia più grande è la prima dall’inizio, quella che non scorderà mai. In casa, lui che prima era abituato ad andare in curva, davanti al pubblico romanista, da titolare segna il suo primo gol con la Roma. In più la squadra vince con il Torino, il massimo per un ragazzo con la ” Lupa ” nel cuore, non avrebbe potuto chiedere inizio migliore.
A 21 anni diventa già una pedina fondentale, cui è difficile rinunciare, il suo primo gol in Champions arriva contro i marziani del Real Madrid, non certo una rete come le altre, anche se il risultato non sorrise alla Roma. Inizia a fare partite di grande spessore, tanto da diventare inamovibile, reti anche pesanti, non c’è allenatore che non lo stimi per le sue immense qualità e per la sua polivalenza. Il 2004 lo vede esordire anche con la maglia azzurra, dove Lippi non fa fatica a sfruttarne le doti. Anche lì, esordio con gol, ma non è l’unica soddisfazione di quell’anno, in cui è uno dei principali artefici della vittoria degli Europei Under 21. Se non si era ancora capito, questo poteva essere un campione vero, un leader in campo e le prestazioni non fanno che certificarlo. Nel Mondiale tedesco, quello storico vinto dagli azzurri, è uno dei protagonisti, tanti lo vogliono, ma mai e poi mai direbbe addio alla sua Roma.
Nel 2006 è il miglior giovane e nella stagione successiva, dove la guida tecnica passa da Spalletti a Ranieri, la musica non cambia, lo dimostra il premio come miglior calciatore italiano. Se uno a 24 anni è già capitano a un Mondiale, quello non felice in Sud Africa, e indossa la 10 che era stata fino a quel momento di Totti non si può non confermare che quella sia la carriera di un predestinato, erede del “Pupone”, suo modello di calciatore, amico e compagno di mille battaglie.
Arriva Luis Enrique, non cambia niente, l’unico che non lo vede e lo fa stare in panchina è Zeman, quella con il boemo è una stagione complicata per la Roma e per lo stesso De Rossi, che però zitto da vero professionista aspetta il momento per dimostrare di essere ancora quello di sempre. Non ce n’era bisogno, ecco che con l’arrivo di Rudi Garcia torna a prendere le redini del centrocampo. Gioca con una naturalezza e ormai è anche maturato, aiuta i compagni, è sempre nel posto giusto al momento giusto, impiegato anche come difensore centrale, fa prestazioni sublimi.
Nel maggio del 2014 diventa il terzo calciatore con più presenze in serie A nella storia della Roma, ma la storia l’ha scritta proprio sabato, arrivando a 500. “Capitan futuro” a 32 anni ha ancora tanto da dare, nessuno più di lui in grado di raccogliere l’eredità di Francesco Totti. Sembra ancora un ragazzino, forse con un pò di barba in più di 14 anni fa, ma con la stessa fame di sempre. Un grande giocatore dietro la figura di un grande uomo, ecco chi è Daniele De Rossi, l’eterna bandiera, come recitava lo striscione esposto al Colosseo per celebrarlo. Sabato la Curva vuota, non una gran risposta, ma stasera, dove saranno già 501 per il centrocampista romano, c’è bisogno del sostegno di tutta la parte giallorossa della Capitale, anche a distanza, perchè vincere in Germania sarebbe il regalo più grande.