Il fallimento Manchester City è totale. La squadra di Roberto Mancini non parteciperà nemmeno all’Europa League, dopo la sconfitta esterna sul campo del Dortmund, capolista del Girone D di Champions. La mattinata di oggi non è stata delle migliori per i Citizens, subissati di critiche dalla stampa inglese, il cui bersaglio preferito è stato il tecnico italiano Mancini, senza però dimenticare le “star” della squadra allestita dallo sceicco Mansour in questi tre anni, colpevoli di essere state “umiliate dai rincalzi del Dortmund”. L’avventura del City in Champions League termina come lo scorso anno alla fase a gironi. Un clamoroso capitombolo per una società che negli ultimi 36 mesi ha speso cifre folli per dominare in Inghilterra e in Europa. Analizziamo tutti i numeri della crisi.
486,4– Sono i milioni spesi dal Manchester City dal 2008 ad oggi. Tutto iniziò con Robinho, acquistato dal Real Madrid per 43 milioni di euro. Da lì in avanti lo sceicco Mansour diede carta bianca a Mancini, arrivando quest’estate alla cifra astronomica di quasi mezzo miliardo di euro speso.
3 – I trofei conquistati dal Manchester City dopo l’avvento degli sceicchi. Il secondo anno arrivò il successo in FA Cup, nel terzo lo scudetto, e quest’estate è arrivata la vittoria nella Community Shield. Davvero poco per un club che in precedenza aveva speso una somma vicina ai 500 milioni di euro.
0 – Come le vittorie dei Citizens quest’anno in Champions. Nessuna squadra inglese ha fatto peggio della squadra di Roberto Mancini in Europa. Tre pareggi e tre sconfitte contro Real, Dortmund e Ajax. Quest’ultima può contare su un undici titolare il cui ingaggio è inferiore a quello di un singolo calciatore del Manchester City. Dettagli.
EUROPA CHI? – Questa Europa sconosciuta. Il fallimento del Manchester City si spiega anche con l’avversione mostrata dai calciatori di Mancini verso le competizioni europee, sia che si tratti di Champions sia che si tratti di Europa League. Non possiamo certo dire che non si veda la mano del tecnico, considerati i precedenti dell’allenatore di Jesi in Champions League.
L’approdo di Mario Balotellial Milan appare come un tema sempre caldo, come una pista di mercato sempre possibile, soprattutto in virtù del rapporto speciale di Super Mario con i colori rossoneri, mai celato neppure quando indossava la maglia dell’Inter. Mai come ora, però, la suggestiva ipotesi di mercato sembra realizzabile, anche alla luce della difficile situazione in casa Manchester City, dove Mario Balotelli riveste ormai un ruolo marginale, sempre più lontano dalla figura di pupillo di Roberto Mancini ed, inoltre, sull’eventualità della sua partenza sull’asse Manchester-Milano giocano un ruolo importante diversi fattori.
Situazione Manchester City – L’eliminazione della squadra di Roberto Mancini dalla Champions League ha lasciato un segno profondo e, dopo aver fallito anche la qualificazione in Europa League, la mancanza di impegni europei rende meno necessario un parco attaccanti vasto, in particolar modo in una squadra che già può puntare su nomi importanti che, però, hanno deluso lo stesso mister che, nel post-gara di ieri, non ha nascosto il suo disappunto per la scarsa vena realizzativa ed il primo a pagare potrebbe essere proprio Mario Balotelli anche se è ovvio che il City non lo “svenderà”.
Mino Raiola – Il procuratore di Super Mario è stato avvistato di recente a Manchester ed è stato protagonista di un summit con i vertici del City e con lo stesso Mancini proprio per definire e ridiscutere il rapporto tra il giocatore e la società, considerando alcuni dissapori avvenuti. L’intento del procuratore è quello di lavorare per far restare Super Mario a Manchester almeno fino al mercato estivo, cercando di curare in prima persona il rapporto tra il suo assistito e il City, divenendo mediatore di eventuali problematiche e preferendo rimandare il discorso mercato alla sessione estiva piuttosto che alla finestra di Gennaio, ed in tal senso si può intendere la sua frecciatina alle squadre italiane: “Balotelli costa quanto la Gioconda, nessuna italiana può permetterselo”.
Galliani – Il dirigente rossonero è un “sentimentale”, come spesso ha dimostrato, ed è in primis un innamorato del Milan. Per questo motivo, di fronte a una domanda che accenna ad uno scenario di mercato tanto affascinante, Galliani non può fare a meno di sorridere e sognare, lanciando una battuta sulle enormi potenzialità della coppia El Shaarawy-Neymar e affrontando, poi, la questione Balotelli elargendo un consiglio allo stesso attaccante del City, affinchè si renda conto che “a 23 anni il tempo vola, considerando le straordinarie qualità tecniche e fisiche e ha già buttato qualche anno di carriera”. Suggestioni a parte, per Galliani l’obiettivo del Milan resta lo sfoltimento della rosa, per portare l’organico a quota 25-26 uomini anzichè gli attuali 32 e, pertanto, anche se “il Milan si guarda attorno, parlare ora di Balotelli non ha senso, perchè è del City”.
Berlusconi – La ritrovata vicinanza del presidente alla squadra rende le sue parole ancora più pesanti ed importanti anche sulle questioni di mercato, considerando che, in tal senso, è ovviamente Silvio Berlusconi ad avere l’ultima parola. Pertanto, la sua risposta negativa alla domanda “Balotelli è un sogno?” dovrebbe far riflettere sulla difficoltà che l’operazione possa concretizzarsi, in particolare a Gennaio. In realtà, a proposito dell’arrivo al Milan di un giocatore come Balotelli, un ruolo chiave è quello di Robinho considerando che soltanto se il Milan dovesse privarsi del brasiliano e del suo ingaggio potrebbe esservi spazio per l’arrivo di un top player (sia in campo che in termini di retribuzione) come Mario Balotelli. Ma, proprio riferendosi al futuro di Robinho, Silvio Berlusconi è categorico: “non andrà via“.
Sommando i diversi fattori di influenza, dunque, l’ipotesi Balotelli al Milan a Gennaio pare poco probabile, mentre un suo approdo in estate potrebbe essere considerata molto più fattibile anche se, nel calciomercato in generale ed in quello rossonero in particolare, i colpi di scena non mancano mai, ancor più se Galliani riuscisse a trovare la “formula giusta” per convincere il City, ossia il prestito con diritto di riscatto: in quel caso, tutto è possibile.
Qualche settimana fa, Edgar Davids – ex centrocampista della Juventus ed attuale allenatore-giocatore della squadra inglese Barnet – aveva analizzato la situazione in casa Manchester City, non risparmiando qualche frecciatina all’indirizzo di Roberto Mancini sottolineando che il tecnico jesino avrebbe “poca personalità per gestire lo spogliatoio”. Ma i commenti dell’olandese pare non si siano fermati alle considerazioni su Mancini ed hanno riguardato, in queste ore, anche Antonio Conte il suo ex compagno di squadra – e capitano – ai tempi della Juventus di Marcello Lippi ed, al contrario di quanto ci si poteva attendere, Edgar Davids non è affatto “morbido” nei giudizi verso l’operato del mister salentino. Secondo Davids, infatti, i meriti di Conte per la vittoria nello scorso campionato ed il buon cammino finora intrapreso sarebbero secondari poichè il merito principale è da attribuire alla squadra: “Conte sta facendo bene, ma prima non si può dire fosse un grande allenatore. Cos’ha fatto all’Atalanta?” Dopo il primo “affondo”, arriva anche il secondo tackle, orientato a focalizzare il discorso proprio sulle occasioni che possono capitare nel corso della carriera da allenatore e che possono determinarne il destino: “dipende tutto dal fatto che uno noti le tue qualità e ti dia la squadra giusta” adducendo a tal proposito anche l’esempio di Rijkaard, partito male allo Sparta Rotterdam e poi consacrato sulla panchina del Barcellona.
Il discorso legato al peso specifico di Conte nell’ambito dei risultati bianconeri, ben presto va a “parare” su un punto ben preciso che rappresenta il sogno della carriera di Davids allenatore: la panchina della Juventus. L’olandese, infatti, sottolinea come la Juventus rappresenti qualcosa di speciale per lui, dopo i lunghi e vincenti anni trascorsi a Torino, che considera un po’ casa sua anche perchè è lì che è nato suo figlio e definendola “una delle città più belle al mondo”. Degli anni in bianconero Davids sottolinea i bei ricordi e le emozioni vissute, “dando tanto e ricevendo tantissimo” evidenziando la forza e la compattezza di quel gruppo, che definisce “il più forte in cui sia mai stato”.
A proposito di Juventus, poi, Edgar Davids parla anche del vecchio impianto Delle Alpi che, nonostante i limiti strutturali ed un manto erboso pessimo resta per lui “la storia”, anche se la nuova casa della Vecchia Signora, lo Juventus Stadium, per lui è “fenomenale”. Ecco perchè, come lui stesso rivela, uno dei suoi sogni da allenatore è quello di sedere proprio sulla panchina bianconera e, a precisa domanda, fornisce una precisa risposta: “se la Juventus mi chiamasse non potrei rifiutare”.
Ma, se il sogno futuro è a tinte bianconere, Edgar Davids – uniformandosi al trend generale dei calciatori juventini del pre-Calciopoli – non rinnega quella che è stata la gestione della Triade composta da Moggi, Bettega e Giraudo, sottolineando i meriti dal punto di vista dei risultati ottenuti e dell’approccio gestionale, nel rapporto con i calciatori fondato sul dialogo, sul confronto e sulla stima reciproca: “Erano bravi dirigenti. A me piace discutere, con loro si poteva parlare direttamente e ti trattavano da professionista, è il massimo quando ci si può confrontare con le persone”.
L’addio dal calcio italiano di Daniele De Rossi sembra essere sempre più cosa ovvia: secondo le ultime notizie infatti il centrocampista della Roma sarebbe ad un passo dal lasciare la capitale. L’affare Manchester City-De Rossi sembra essere alle fasi conclusive e, che tra la società giallorossa e “Capitan Futuro” non ci sia più un grande amore è sicuramente un punto a favore per Roberto Mancini che sta tentando il tutto e per tutto per portarsi a Londra il guerriero romano.
La notizia del giorno però riguarda solamente la trattativa: il City è pronto a sborsare 25 milioni di sterline, pari a 30 milioni di euro, per aggiudicarsi l’arrivo in casa azzurro cielo del talento italiano. L’affare dovrebbe concludersi proprio a gennaio quando, con la riapertura del calciomercato, le due parti si presenterebbero già con contratto e trattativa conclusi: nonostante Zeman abbia recentemente dichiarato che De Rossi non lascerà la Roma, l’accordo sembra ormai essere definitivo.
A mettere ulteriore carne sul fuoco è stato il fatto che “Capitan Futuro”, assieme alla compagna, è volato a Londra nei giorni scorsi proprio durante il big match Chelsea-Manchester City: un caso che di caso sa ben poco dato che a gennaio manca solamente un mese e che a Roma le cose per De Rossi vanno alquanto male. Nonostante il centrocampista giallorosso non sia stato identificato all’interno dello stadio sono in molti a pensare che la sua mini “vacanza” sia stata calcolata per poter mettere in piedi un futuro oltre manica. Non bastasse le altre voci di mercato parlano di un possibile arrivo di Tevez all’Inter, il quale ha già acquistato casa a Milano, proprio a causa dell’acquisto da parte del City di De Rossi. Quel che è certo è che Roberto Mancini, dopo aver faticato tanto quest’estate per portare a Londra il guerriero romano senza successo, ora si ritrova a due passi dal tanto desiderato arrivo di Daniele De Rossi, il quale alzerà di certo il livello della Premier League.
Dopo il pareggio di ieri sera con il quale il Real Madrid di Josè Mourinho ha eliminato dalla Champions League il Manchester City di Roberto Mancini, il tecnico portoghese ha dato sfogo in sala stampa alla sua verve dialettica, in cui ha lanciato diverse frecciatine all’indirizzo di Mancini e del suo operato sulla panchina del City, non risparmiando neppure l’arbitro Rocchi – direttore di gara del match di Champions – e Mario Balotelli confermando, così, di non amare affatto gli italiani e di non ricambiare quel sentimento di ammirazione che molti nostalgici ancora oggi rimarcano in riferimento alle sue gesta nerazzurre.
Ad una precisa domanda circa la situazione dei tecnici italiani sulle panchine estere – dopo l’esonero di Roberto Di Matteo, l’eliminazione dalla Champions dello Zenith San Pietroburgo di Luciano Spalletti e del City di Mancini – Josè Mourinho non ha usato alcun tipi di diplomazia e con l’audace schiettezza che lo contraddistingue ha “messo sale sulla ferita” sottolineando la grande pazienza di una società come il City che “supporta un allenatore fino alla fine del proprio contratto”: sembrerebbe quasi un complimento ma, in realtà, la seconda frase chiarisce meglio il concetto e permette di leggere l’ironica frecciatina al tecnico jesino: “E’ incredibile che una squadra con i campioni del City non si qualifichi per gli ottavi”. Roberto Mancini ha preferito non cadere nella provocazione ed, infatti, ha liquidato la questione con un secco “non mi interessa quel che dice”, confermando ancora una volta che tra i due ex tecnici dell’Inter non corra affatto buon sangue.
Chiuso l’argomento Mancini, lo Specialone affonda il colpo all’indirizzo dell’arbitro Rocchi, ricordando dapprima il Derby milanese del 2009, in cui a dirigere il match era proprio il fischietto fiorentino, e l’Inter di Mou terminò la gara in nove, subendo un rigore che il tecnico contestò furiosamente: i nerazzurri vinsero comunque quella gara, al contrario del Real Madrid di ieri che non è riuscito ad andare oltre il pareggio. In questo caso, la furia di Mourinho riguarda proprio il gol del pari del City, su calcio di rigore concesso da Rocchi, sostenendo di non voler commentare “ma se mi chiedete perchè non abbiamo vinto rispondo con una domanda: era rigore quello?”
In merito alla polemica arbitrale, poi, le proteste del portoghese sono state spalleggiate ampiamente dalla stampa spagnola, con il quotidiano Marca che, senza troppi giri di parole, ha titolato “Contro dodici” riferendosi proprio al presunto arbitraggio contrario alle merengues di Gianluca Rocchi, attaccandolo ancora più aspramente nell’articolo di cronaca del match, sottolineando che “l’arbitro si è preso gioco della sua professione” e che sembrava sbagliasse “deliberatamente”.
In osservanza al “non c’è due senza tre”, dopo aver polemizzato con i due italiani Mancini e Rocchi, Josè Mourinho ha trovato il modo di ironizzare anche su Mario Balotelli, sempre in riferimento alle dichiarazioni rilasciate negli scorsi giorni da Roberto Mancini, il quale aveva rimarcato il grande potenziale di Super Mario, precisando che – se l’attaccante avesse la testa giusta – potrebbe essere all’altezza dei più grandi calciatori attualmente in attività, ossia Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. La risposta di Mou? Un sorriso quasi di scherno e due parole che tagliano corto la questione: “Non scherziamo”.
Dopo tre stagioni sulla panchina del Manchester City,Roberto Mancini sembra essersi calato perfettamente nella realtà “British”, cogliendone appieno anche il celebre humor ed alcuni aspetti distintivi della cultura inglese come, ad esempio, la necessità di stemperare le tensioni con un gesto ironico e divertente, senza prendersi troppo sul serio.
Per questo motivo, alla vigilia della gara di Premier League fra il suo Manchester City e l’Aston Villa, il mister jesino ha rispolverato la sua capacità di dribblare “l’avversario” che lo distingueva da calciatore e, così, si è presentato ai cronisti con la maschera del volto del suo vice David Platt, il quale lo aveva sostituito nelle ultime conferenze stampa, proprio a causa delle tensioni fra Mancio e la stampa, che aveva criticato aspramente il suo operato. Indossare la maschera del suo secondo ha, dunque, voluto essere una simpatica frecciatina ai giornalisti che seguono il City, accompagnando il siparietto con una domanda rivolta ai presenti – “preferite che a parlare sia io oppure David Platt?” – e, solo dopo aver ricevuto una risposta positiva ed aver suscitato le risate dei cronisti, si è tolto la maschera ed ha iniziato a rispondere alle loro domande.
Fra i quesiti più gettonati, quelli che riguardano la posizione in squadra di Mario Balotelli che, negli ultimi tempi, è solito sedersi in panchina per scelta dello stesso mister, che ha motivato la sua decisione spiegano che “chi non lavora bene sta fuori” ed aggiungendo, però, che il rapporto personale che lo lega a Super Mario non è in discussione “voglio bene a Mario come agli altri calciatore, ma non siamo marito e moglie” ed evidenziando perentoriamente che Balotelli non è sul mercato e, dunque, non c’è alcuna possibilità che possa partire a Gennaio, precisando, inoltre, che il parco attaccanti del City non verrà modificato neppure con ulteriori acquisti “non compreremo nè Suarez nè altre punte dato che abbiamo quattro attaccanti”.
Ma, a proposito del suo rapporto con i calciatori e della sua capacità di gestire lo spogliatoio e la squadra, alle pesanti critiche rivoltegli nelle scorse settimane dalla stampa inglese si è associato anche Edgar Davids, ex centrocampista della Juventus di fine anni novanta ed inizio duemila. L’olandese è, attualmente, allenatore-giocatore del club londinese di League Two, il Barnet, “senza guadagnare un penny” ma con grande entusiasmo e voglia di divertirsi ancora e, di recente, ha rilasciato un’intervista al tabloid Dalily Mail in cui ha passato in rassegna le caratteristiche di diversi allenatori, fra cui anche lo stesso Roberto Mancini, a proposito del quale Edgar Davids si esprime in maniera piuttosto critica, affermando che “non ci sono tante cose positive da dire” sottolineando la non capacità di Mancini nel riuscire a gestire le persone, perchè “manca di polso”, al contrario di altri tecnici come Van Gaal, Marcello Lippi e Fabio Capello, di cui Davids ha elogiato – rispettivamente – le capacità di preparare le partite, la gestione del gruppo e l’acume tattico.
Cosa escogiterà questa volta Roberto Mancini per rispondere con ironia anche alle frecciatine di Davids?
Video di Roberto Mancini mascherato da David Plattin conferenza stampa:
Rapporto ai minimi storici tra Mario Balotelli e Roberto Mancini. L’esclusione per scelta tecnica dalla sfida interna del Manchester City contro il Tottenham (vinta in rimonta grazie ai gol di Aguero e Dzeko) ha di fatto sollevato l’ennesimo giallo sull’attaccante della Nazionale Italiana e l’ex tecnico dell’Inter. I due sembrano vivere un rapporto di amore-odio (calcistico si intende). Sembra ormai inevitabile una cessione di SuperMario nel mercato estivo con le due squadre di Milano pronte a darsi battaglia per il suo acquisto. Ma non escludiamo una trattativa già a partire da gennaio. Balotelli, secondo il tecnico Mancini, non si impegna abbastanza in allenamento, risultando quasi irritante per i suoi compagni di squadra.
THE END – Acquistato nell’estate 2010 dall’Inter per 28 milioni di euro, Balotelli ha vissuto due stagioni tra alti e bassi in Inghilterra, tanto da finire sui giornali più per le sue “imprese” fuori dal campo che per i gol segnati. Mancini l’ha sempre difeso, ma stavolta sembra aver perso definitivamente la pazienza nei confronti del giocatore, che potrebbe lasciare il calcio inglese dopo tre stagioni (se dovesse concludere il campionato attuale). Al momento, SuperMario conta 49 presenze e 19 gol con la maglia del Manchester City.
MERCATO – Si aprono interessanti scenari per il futuro di Mario Balotelli. Infatti potrebbe scatenarsi un derby di mercato tra le due squadre di Milano. L’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, non ha mai escluso l’interesse verso il Bad Boy, negando però qualsiasi trattativa a causa dell’elevato costo del cartellino e dell’ingaggio del giocatore che non rientrerebbe nel nuovo limite imposto dalla società di via Turati. E se tornasse all’Inter? Non si esclude nulla. Il dirigente nerazzurro, Piero Ausilio, durante la settimana ha effettuato un viaggio in Inghilterra per assistere alla gara di Champions League tra City e Ajax, occasione ideale per iniziare ad imbastire una trattativa di mercato. Chi la spunterà? La società rossonera prima di poter acquistare l’attaccante dovrà cedere qualche pezzo pregiato della rosa (vedi Boateng, Pato e Robinho) visto che difficilmente il club inglese accetterà un prestito gratuito con diritto di riscatto. Al contrario, la società nerazzurra sarebbe disposta ad investire per riportare alla Pinetina il 22enne, anche senza cessioni eccellenti. Balotelli ha sempre mostrato una particolare simpatia verso il Milan e questo potrebbe rappresentare un punto a favore per il club di Berlusconi.
NAZIONALE – Nonostante tutto, il commissario tecnico dell’Italia, Cesare Prandelli, continua a dar fiducia a Balotelli, convocandolo per la sfida amichevole di mercoledì a Parma contro la Francia. E’ probabile una sua presenza nell’undici titolare.
Il martedì europeo ha portato i primi verdetti. Malaga e Porto qualificate aritmeticamente alla fase ad eliminazione diretta della Champions League. Per la squadra spagnola è stata una giornata storica, visto che mai aveva partecipato alla massima competizione europea. Il club è stato costretto a cedere in estate diversi elementi importanti della rosa per evitare un possibile fallimento, causato del passo indietro dalla carica di presidente dell’emiro Al Ahmed AlThani, che dopo aver sperperato milioni di euro in due anni, si è allontanato dai vertici societari. Per il club portoghese invece è l’ennesima conferma dell’ottima gestione societaria. Nonostante la cessione di Hulk ha conquistato la qualificazione alla prossima fase con due turni d’anticipo.
Ma la novità di giornata è l’ennesimo passo falso del Manchester City in campo europeo. Nella gara casalinga contro l’Ajax servivano solamente i tre punti ma è arrivato un deludentissimo 2-2, anche se con qualche recriminazione. Il manager del club inglese, Roberto Mancini, a fine partita, prima si scaglia contro gli arbitri sfogandosi in italiano con un limpidissimo “ridicoli!“, poi nelle interviste post gara lascia intendere di non avere più speranze per una qualificazione al prossimo turno ma lancia una piccola frecciatina agli arbitri: “In Champions League gli arbitri dovrebbero avere più qualità, questa è la partita che ci poteva far rimanere ancora in corsa, meritavamo di vincere, abbiamo fatto degli errori nelle scorse partite, ma siamo stati sfortunati“. Chissà come prenderà il suo presidente l’ennesima eliminazione dalla Champions League, non proprio il torneo preferito del Mancioche ora si ritrova costretto a vincere la Premier per poter guidare la formazione di Manchester anche la prossima stagione.
La speranza è l’ultima a morire e nonostante i soli due punti in classifica, Roberto Mancini ha l’obbligo di provarci fino alla fine anche se sinceramente, solo un miracolo sportivo potrebbe garantire il passaggio del turno al Manchester City.
GRUPPO A
Il Gruppo A viene guidato da Porto e Paris Saint Germain rispettivamente con 10 e 9 punti. Se per i portoghesi la qualificazione al prossimo turno è già garantita, ai ragazzi di Ancelotti serve un solo punto. Il 4-0 (4 assist di Ibrahimovic) rifilato alla Dinamo Zagabria al Parco dei Principi dimostra la grande superiorità del club francese. Nell’altro incontro del girone, scialbo 0-0 tra Dinamo Kiev e Porto.
Classifica: Porto 10, Paris Saint Germain 9, Dinamo Kiev 4, Dinamo Zagabria 0.
GRUPPO B
Completamente aperto il secondo girone di questa Champions League. Con il pareggio spettacolare per 2-2 tra Schalke e Arsenal e la vittoria interna dell’Olympiakos ai danni del Montpellier si riaprono i giochi, con i greci che si avvicinano in modo minaccioso alla coppia di testa tedesca-inglese. I ragazzi di Wenger, mostrano la loro fragilità giovanile facendosi rimontare uno 0-2 conquistato nei primi venticinque minuti di gioco. Tutto facile invece per l’Olympiakos che vince 3-1 contro i francesi.
Classifica: Schalke 04 8, Arsenal 7, Olympiakos 6, Montpellier 1.
GRUPPO C
Come detto ad inizio articolo, il Malaga è matematicamente qualificato al prossimo turno della Champions League, grazie al punto conquistato a San Siro. Nell’altra sfida del girone, ottima vittoria casalinga per l’Anderlecht contro lo Zenit che permette al club milanista di rimanere in corsa per il passaggio del turno, stazionando ancora al secondo posto.
Classifica: Malaga 10, Milan 5, Anderlecht 4, Zenit San Pietroburgo 3.
GRUPPO D
Il girone di ferro, così venne definito qualche minuto dopo i sorteggi. Il Manchester City non va oltre il 2-2 casalingo contro l’Ajax, recuperando uno svantaggio iniziare di 0-2 e recriminando per un gol regolare non convalidato e per un rigore non concesso a fine gara. La squadra inglese per qualificarsi ha bisogno di un vero e proprio miracolo. Stesso risultato nell’altra sfida del girone tra Real Madrid e Borussia Dortmund che permette ad entrambe di avvicinarsi notevolmente al prossimo turno della massima competizione europea.
Manchester City-Ajax 2-2 – 10′, 17′ De Jong (A), 22′ Y.Toure (M), 73′ Aguero (M) Real Madrid-Borussia Dortmund 2-2 – 28′ Reus (B), 34′ Pepe (R), 45′ aut. Arbeloa (B), 89′ Ozil (R)
Classifica: Borussia Dortmund 8, Real Madrid 7, Ajax 4, Manchester City 2.
Balotelli sbarca in America. Non che prima fosse sconosciuto ai cittadini statunitensi, ma alle riviste “gloriose” come il Time sì. Mario Balotelli sulla copertina del Time equivale alla rivoluzione culturale del terzo millennio. L’attaccante del City, protagonista agli ultimi Europei di Ucraina e Polonia, si è guadagnato così la fama letteraria eterna. La rivista americana definisce Supermario il “Fenomeno italiano”, alludendo oltre alle qualità calcistiche anche tutto il mondo Balotelliano. E’ innegabile che ad oggi Mario eserciti un particolare fascino su media e pubblico, quest’ultimo non necessariamente calciofilo. Dalla questione sempre attuale del razzismo alla sua storia con Raffaella Fico, da amico di tutti a bad boy, sono tanti i temi trattati nell’intervista esclusiva a Balotelli.
A RUOTA LIBERA – Quello che si confessa al Time è un ragazzo maturo e sicuro di sé, consapevole di aver raggiunto un livello di notorietà che solo pochi altri calciatori italiani possono vantare di aver avuto nella propria vita. Balotelli racconta di quando era giovane, un’infanzia calcistica dove il razzismo non esisteva e che conobbe solamente una volta raggiunti i palcoscenici più importanti, come la Serie A e la Champions League con la maglia dell’Inter. Sotto quest’aspetto il fuoriclasse italiano spende parole di elogio nei confronti del suo attuale Paese, l’Inghilterra, dichiarando apertamente come “qui sono tutti uguali”. Poi un piccolo omaggio agli Stati Uniti e a Barack Obama. Balotelli parla con entusiasmo del presidente Usa, rimarcando l’orgoglio di “vedere un uomo di colore diventare il capo del primo Paese al mondo”. Dall’America si torna a parlare di Italia, entrando di fatto nella sfera privata di Mario, a cui viene chiesto come dovrà essere il bambino che fra pochi mese verrà alla luce. Balotelli risponde così: “Mio figlio avrà bisogno di una madre che sa dire di no. Io non credo di saperglielo dire”.
FUTURO IN ITALIA? – Tornando per un attimo al Balotelli versione calcio, non è da escludere un suo ritorno in Italia nel prossimo futuro. I segnali che giungono da Manchester sono piuttosto inequivocabili. Il rapporto tra Balo e Mancini diventa ogni giorno che passa sempre più logoro, sempre più al limite. Il punto di non ritorno potrebbe essere raggiunto nella prossima primavera, qualora il City dovesse fallire in Europa e in Premier. Lo scudetto della passata stagione ha solo ritardato la rottura totale tra Balotelli e l’ambiente del City. Molte squadre lo accoglierebbero a braccia aperte, fra cui lo stesso Milan, società per la quale Mario ha dimostrato nel recente passato profonda ammirazione. E chissà se tornando in Italia i media nazionali renderanno omaggio ad un campione che ha conquistato da poche ore la copertina del Time.
Nell’ultimo turno di Champions League non sono mancate le sorprese. Una di queste è stata senz’altro la sconfitta roboante del Manchester City con gli uomini di Roberto Mancini rimontati e umiliati dai ragazzini terribili dell’Ajax guidati da Frank De Boer. A dire il vero i campioni d’Inghilterra non sono nuovi a sconfitte sorprendenti in ambito europeo. Nella passata stagione i Citizens dopo milioni e milioni spesi sul mercato non riuscirono a superare la fase a gironi, in quel girone della morte che premiò invece Bayern Monaco e Napoli. Quest’anno la musica sembra non essere cambiata, visto che dopo 3 partite il City è già con un piede e mezzo fuori dalla Champions. 2 sconfitte e 1 pareggio, quest’ultimo conquistato in casa con il Borussia Dortmund grazie ad un rigore di Balotelli al 90′, vedono il City all’ultimo posto del girone più competitivo di questa Champions League.
Inutile dire, che al Manchester City serve un miracolo per ottenere il pass per gli ottavi di finale, basti pensare che anche vincendo le prossime 3 partite i Citizens potrebbero comunque dire addio alla Champions per il secondo anno consecutivo. Mancini, ormai com’è solito fare dopo ogni partita di Champions, non si è nascosto e ha dovuto constatare la superiorità sul campo dell’avversario, ieri l’Ajax, l’altra volta il Dortmund. Il City nonostante una rosa altamente talentuosa, manca di un’idea di gioco che in campo europeo non puoi permetterti di non avere. Se poi al pessimo rendimento in Champions aggiungiamo che in Premier i ragazzi di Mancini non dominano come dodici mesi fa (secondo posto a -4 dal Chelsea capolista), è facile intuire che per il tecnico jesino l’avventura a Manchester volge al termine.
Lo sceicco Mansour, presidente del City, che in pochi anni ha speso più di 500 milioni di euro, per portare i Citizens ai massimi livelli nazionali e continentali non può di certo essere contento della magre figure collezionate dalla sua squadra in Champions. Il flop europeo dei Citizens nella passata stagione fu compensato dal ritorno al titolo in Premier, che è valso a Mancini la riconferma su una delle panchine più pagate d’Europa. Questa panchina adesso traballa come la difesa del City contro l’Ajax, Mancini che sa come funzionano le cose nel calcio, sa bene che il momento è critico e che la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Non a caso, intorno all’ambiente City, già si rincorrono le voci sul suo sostituto. La voce che rimbalza con più insistenza risponde al nome di Guardiola, ex tecnico del Barça delle meraviglie, al momento disoccupato per sua espressa volontà. L’anno sabatico del tecnico spagnolo è appena cominciato in quel di New York, ma il futuro si sa riserva sempre sorprese.
Roberto Mancini e il City potrebbero ben presto dirsi addio. Molto probabilmente il matrimonio terminerà a fine stagione soprattutto se il Mancio riuscirà ad oscurare ancora una volta il flop europeo con una lotta al vertice in Premier. Detto questo, al City si guarda già al futuro, e non possono passare inosservati in questo momento alcuni movimenti dirigenziali in seno al club inglese. Secondo quanto afferma il Mundo Deportivo, l’ex direttore sportivo del Barcellona Txiki Begiristain firmerà con il club inglese raggiungendo l’attuale dg dei Citizens, Ferran Soriano, tra l’altro ex vicepresidente del Barcellona. Il cerchio poi si allarga visto che Begiristain si porterebbe dietro Joan Pasty (suo braccio destro a Barcellona). Tutti questi movimenti sembrano il preludio ad un prossimo approdo di Guardiola sulla panchina dei Citizens. D’altronde l’obiettivo di Mansour è portare il City ai massimi livelli continentali, e chi meglio di Guardiola può mostrare ai Citizens la dritta via europea?