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  • NBA: Richard Jefferson continua con gli Spurs, Ivey ai Thunder

    E’ ufficiale la notizia che Richard Jefferson ha trovato, finalmente, l’accordo sul nuovo contratto con i San Antonio Spurs.
    L’ala piccola, finalista NBA per 2 volte con i New Jersey Nets, percepirà un compenso di 38 milioni di dollari per 4 stagioni.

    Carlos Arroyo, playmaker portoricano, svincolato dai Miami Heat, ha trovato un accordo per un nuovo contratto sempre con la franchigia della Florida. Le cifre e la durata dei nuovi termini non sono state però ancora rese note.

    Gli Oklahoma City Thunder hanno preso sul mercato dei free agent il playmaker Royal Ivey, che diventerà il terzo giocatore nel ruolo dopo il titolare Russell Westbrook ed il sostituto di quest’ultimo, ovvero Eric Maynor. I Thunder completano così l’organico in vista della prossima stagione, resta da vedere chi tra i giocatori che sono attualmente nel roster verrà “parcheggiato” a Tulsa (la squadra di partnership dei Thunder che gioca la Lega di sviluppo, ovvero la D-League) e chi verrà tagliato. Attualmente i giocatori sono 19 quindi 4 di questi sono in esubero. Pleiss dovrebbe rimanere in Europa a maturare, Latavious Williams e Ryan Reid dovrebbero andare a Tulsa e quindi uno dei rimanenti atleti dovrà essere tagliato (o scambiato sul mercato per una scelta futura) visto che possono esserci 15 giocatori nel roster di squadra: gli indiziati sono D.J. White, Morris Peterson e B.J. Mullens.

    I Philadelphia 76ers hanno firmato il free agent Tony Battie, per coprire meglio il ruolo di centro.

    Sacramento e Milwaukee si scambiano Brockman e Jackson.

  • NBA: Kaman nel mirino dei Dallas Mavericks

    E’ Chris Kaman l’obiettivo primario dei Dallas Mavericks per rinforzarsi sotto canestro. Il centro bianco, di nazionalità tedesca, dei Los Angeles Clippers, è reduce da una stagione stupefacente con la squadra californiana, tanto che ha ottenuto anche la convocazione per l’All Star Game disputatosi proprio a Dallas.
    A far decollare la trattativa potrebbe essere il suo amico Dirk Nowitzki, super stella tedesca dei texani, che lo ha consigliato, saggiamente, alla dirigenza dei Mavs.
    Tuttavia per ora i Clippers stanno respingendo ogni abbozzo di trade, visto che reputano il centro un tassello chiave in vista non solo del prossimo campionato, ma bensì anche per il futuro.

    Richard Jefferson è sempre più vicino al rinnovo con i San Antonio Spurs e già nelle prossime ore potremmo avere la notizia della sua firma. Jefferson dovrà però rinunciare a tanti milioni di dollari rispetto al suo vecchio contratto se vorrà continuare a giocare con i neroargento.

    Il procuratore di Linas Kleiza ha fatto sapere che ancora non ci sono novità per quanto riguarda il passaggio del suo assistito dai Denver Nuggets (squadra che detiene i suoi diritti anche se Kleiza nell’ultimo anno ha giocato in Europa, precisamente con l’Olympiacos Pireo) ai Toronto Raptors. Il tempo però stringe e quindi tra non molto ci sarà un comunicato che chiarirà la situazione del giocatore.

    I Boston Celtics sono interessati al forte difensore Ime Udoka. Nei giorni scorsi i biancoverdi avevano provato ad intavolare trattative per Matt Barnes, Larry Hughes, Antoine Wright e Rasual Butler, ma per un motivo o per un altro non sono andate a buon fine. Ora si spera in Udoka per tappare il buco lasciato da Tony Allen andato ai Memphis Grizzlies. Per quanto riguarda il ruolo di centro, dopo aver firmato Jermaine O’Neal, i Celtics potrebbero prendere un altro giocatore, visto che Kendrick Perkins dovrà restare a lungo ai box a causa dell’operazione ai legamenti del ginocchio. La dirigenza del Massachusetts sta dialogando con Kwame Brown, prima scelta assoluta dei Washington Wizards nell’anno 2001 (ora ha 28 anni) che però non ha rispettato le altissime attese, finendo presto nel dimenticatoio dopo il suo passaggio ai Los Angeles Lakers che non ha prodotto risultati.

    Tracy Mcgrady ha ricevuto un’offerta ufficiale da parte dei Los Angeles Clippers, ma voci ben informate dicono che stia aspettando una chiamata da parte dei Chicago Bulls. McGrady è fortemente interessato a giocare nell’Illinois nella squadra che fu di Michael Jordan, e vorrebbe chiudere lì la sua carriera agonistica.

    Miami vorrebbe ingaggiare un altro tiratore di esperienza: i nomi sono 2 sul taccuino di Pat Riley, quello di Michael Finley e quello di Jerry Stackhouse.

    Infine Rudy Fernandez ha chiesto alla sua franchigia, i Portland Trail Blazers, di essere ceduto in Europa (le sirene sono quelle del Real Madrid di Ettore Messina). Portland è indecisa sul da farsi visto che al Draft, quest’anno, è riuscita a prendere Luke Babbitt, gran tiratore, un pò la controfigura di Fernandez. Allo spagnolo erano (e sono) interessati fortemente i New York Knicks di Mike D’Antoni, ma la dichiarazione del giocatore di voler tornare in Europa, a questo punto, fa calare il sipario sulla possibile trattativa.

  • I Knicks vogliono Fernandez, Brewer vicino ai Bulls

    Nelle ultime ore le trattative NBA vanno a rilento. Ecco in sintesi le principali: i New York Knicks sono molto interessati allo spagnolo Rudy Fernandez dei Portland Trail Blazers, ma la franchigia dell’Oregon non ha interesse in nessuno dei giocatori dei Knicks che sono stati proposti nell’eventuale scambio.

    Shaquille O’Neal pare vicinissimo a firmare con gli Atlanta Hawks.

    Ronnie Brewer vorrebbe firmare con i Chicago Bulls, ma la situazione non è delle più semplici.

    Matt Barnes è sotto la stretta osservazione dei Boston Celtics. Sul giocatore però ci sono anche Mavericks, Lakers e gli Heat.

    Joel Anthony potrebbe rifirmare un nuovo contratto proprio con Miami, Nate Robinson pare più vicino a restare ai Boston Celtics.

    Shannon Brown tratta con i Lakers il rinnovo del suo contatto scaduto ma per capire le intenzioni delle parti ci vorrà qualche giorno ancora.

    Richard Jefferson resterà a San Antonio, come riferito in una intervista dallo stesso giocatore.

  • NBA: La lista e l’analisi dei free agent per il mercato più interessante della storia della NBA

    Parte oggi il mercato della NBA, e sarà l’Estate più calda dell’intera storia della NBA: mai così tanti campioni si sono ritrovati nella condizione di essere free agent tutti nello stesso anno!
    Volendo, anche una franchigia dalle potenzialità modeste, attingendo al mercato di questi 2-3 mesi potrebbe diventare una squadra da titolo, se ha creato spazio salariale per firmare qualcuno di questi grandi nomi.

    Di seguito proponiamo una scala gerarchica in base ai rapporti di forza che si sono venuti a creare nell’ultima stagione con annessa analisi del giocatore in questione. Alla fine daremo anche i nomi di 2 atleti che sebbene abbiano ancora il contratto garantito, secondo le ultime voci avrebbero chiesto di cambiare squadra.

    Ecco dunque la lista dei free agent (con almeno 15 nomi di lusso). Occhio alla top ten che si preannuncia fenomenale:

    40) Zydrunas Illgauskas (Centro, 35 anni, Cleveland Cavaliers): L’età è quella che è, ma la mano resta sempre pericolosa, anche dai 5-6 metri. Potrebbe essere molto utile per quelle squadre che hanno dei giovani centri in squadra e devono fare esperienza, visto che i suoi consigli potrebbero risultare molto utili.

    39) Amir Johnson (Ala Grande, 23 anni, Toronto Raptors): Durante l’infortunio di Chris Bosh, quest’anno, si è trovato catapultato in squadra e non ha demeritato, portando alla causa tantissima difesa, energia e anche qualche punto. Ancora in crescita tecnica, le squadre che stanno ricostruendo potrebbero anche puntare su di lui per il ruolo di ala grande.

    38) Kris Humpries (Ala Grande, 25 anni, New Jersey Nets): Nella stagione fallimentare di New Jersey ecco una piccola luce nel buio: il sostituto di Yi Jianliang ha prodotto alcune prestazioni fuori dal normale, ma è la continuità che manca. Un posto da titolare in una squadra di medio-bassa classifica potrebbe lanciarlo sul grande palcoscenico della NBA, anche perchè di “lunghi” nella Lega c’è sempre bisogno.

    37) Richard Jefferson (Ala Piccola, 30 anni, San Antonio Spurs): Stagione quasi fallimentare a San Antonio, in cerca di rilancio dopo una vita passata ad essere una delle stelle dei New Jersey Nets assieme a Jason Kidd e Vince Carter. Gli ultimi 2 anni a Milwaukee e San Antonio non gli hanno fatto certo onore ma il talento c’è e va riportato in superficie. Sarebbe ottimo anche come sesto uomo di lusso nel ruolo di ala piccola.

    36) Josh Howard (Ala Piccola, 30 anni, Washington Wizards): Talento pazzesco, ma qui il limite sono gli infortuni e la fragilità delle sue ginocchia, motivo per cui i Dallas Mavericks lo hanno tradato a metà stagione ai Wizards. Molto difficile che ritrovi l’esplosività perduta assieme ai suoi legamenti, ma la mano non cambia neanche se si hanno 60 anni e Howard se riuscisse a riciclare il suo gioco un pò più lontano da canestro potrebbe ancora dire la sua.

    35) Kyle Korver (Ala Piccola, 29 anni, Utah Jazz): Tremendo tiratore da 3, quest’anno ha avuto quasi il 54% dalla lunga distanza. Squadre povere nel settore degli specialisti da dietro l’arco dovrebbero farci un pensierino per risolvere i loro problemi.

    34) Wes Matthews (Guardia Tiratrice, 23 anni, Utah Jazz): Compagno di squadra di Korver a Utah, ha sorpreso il mondo intero in questa stagione: non draftato (ovvero nel Draft 2009 è finito fuori dai primi 60!) ha avuto un’occasione con i Jazz e ha dato prova di costanza, applicazione e sacrificio, riuscendo a prendersi in breve tempo il posto in squadra e diventando pericolosissimo sia dalla lunga distanza che da dentro l’area vista anche la stazza non indifferente. Molto vicino comunque al rinnovo con i Jazz.

    33) Drew Gooden (Ala Grande, 28 anni, Los Angeles Clippers): Per anni ci si è chiesti dove fosse il talento di questo “omone” che ha fallito in ogni squadra dove ha giocato, prima di arrivare, nell’ultimo giorno di mercato della scorsa stagione, ai Los Angeles Clippers, dove accanto a Kaman ha trovato la sua dimensione e fatto intravedere ottime cose: il problema è che dopo un anno di inattività per guai al ginocchio, il posto di ala grande titolare nei Clippers, sarà preso dalla prima scelta assoluta dello scorso Draft, ovvero Blake Griffin e ciò potrebbe spingere Gooden a trovarsi una nuova sistemazione.

    32) Derek Fisher (Playmaker, 36 anni, Los Angeles Lakers): Nella regular season sembra essere sempre un corpo estraneo nei Los Angeles Lakers, ma quando sente aria di playoff, il playmaker gialloviola si scatena e diventa essenziale per Kobe e compagni (e lo ha dimostrato ampiamente nella sua lunga carriera). Dovrebbe rinnovare per un’altro anno con i bi-campioni NBA.

    31) Nate Robinson (Playmaker, 26 anni, Boston Celtics): 175 centimetri scarsi di esplosività, non per niente ha vinto le ultime 2 edizioni dello Slam Dunk Contest all’All Star Game. Ma la testa va “curata” visti i numerosi sbalzi di concentrazione durante le partite che possono anche pregiudicare la vittoria di una gara.

    30) Jason Williams (Playmaker, 34 anni, Orlando Magic): Tornato in NBA dopo un anno sabbatico, il playmaker bianco dei Magic si ritrova senza una squadra ma le possibilità che Orlando lo rifirmi sono comunque alte: la sua esperienza sarà fondamentale anche in futuro per ritornare in Finale NBA.

    29) Ronnie Brewer (Guardia Tiratrice, 25 anni, Memphis Grizzlies): Non sarà mai un grande realizzatore ma la sua difesa è sempre di primo piano: autentico rubapalloni, non faticherà a trovare un ingaggio, anche se i problemi fisici quest’anno lo hanno molto limitato rispetto al solito standard di livello di gioco a cui ci aveva abituati.

    28) Travis Outlaw (Ala Piccola, 25 anni, Los Angeles Clippers): Ala piccola di livello assoluto, con un’altezza da ala grande che gli permette di tirare in testa agli avversari senza possibilità di essere stoppato dai suoi pari ruolo (un pò come succede per il fenomeno degli Oklahoma City Thunder Kevin Durant). Se è in serata può letteralmente incendiare il canestro avversario a suon di triple e tiri dalla media distanza, il suo pezzo forte del repertorio, ma quando si intestardisce nei momenti in cui la palla non entra risulta a dir poco dannoso per sè e per la squadra. Va “curato” in questi particolari e potrebbe essere un “big player” nei prossimi anni.

    27) Jermaine O’Neal (Ala Grande, 31 anni, Miami Heat): In forte parabola discendente come si è potuto vedere nell’ultimo anno disputato ad Indiana per poi essere ceduto prima a Toronto e poi a Miami. Il motivo di tutto ciò è oscuro, coi Celtics nei playoff ha avuto una percentuale realizzativa che ha sfiorato il ridicolo, ma il giocatore ammirato nei primi anni a Portland e in seguito ai Pacers non può essere scomparso nel nulla: serve dargli fiducia e non mortificarlo al primo errore, anche perchè è uno dei pochi “lunghi” che può abbinare classe e talento sia in attacco che in difesa vista la tecnica di tiro non indifferente.

    26) Shaquille O’Neal (Centro, 38 anni, Cleveland Cavaliers): Sull’orlo dei 40 anni, ormai più utile per far numero che per altri scopi, ha scritto la storia della Lega nei suoi anni ad Orlando, Lakers e Miami. Ma Shaq potrebbe ancora essere decisivo se centellinato con sapienza visto che la sua stazza sotto i tabelloni può risultare ancora decisiva per qualsiasi squadra.

    25) Mike Miller (Guardia Tiratrice, 30 anni, Washington Wizards): Ecco uno dei giocatori più completi dell’intera NBA: grandissimo tiartore dalla lunga distanza, ottimo passatore e anche efficace rimbalzista (quest’anno ha sfiorato più volte la tripla doppia, e nei Wizards sarebbe stata un’impresa di non poco conto!), appetito da diverse squadre non solo per le doti già elencate prima ma anche per un’intelligenza cestistica molto elevata, altruista quando serve, ma anche pronto a prendersi le sue responsabilità nei momenti difficili del match. Un jolly da non lasciarsi sfuggire, piace ad Orlando che lo portò nella Lega scegliendolo al Draft.

    24) Tracy McGrady (Guardia Tiratrice, 31 anni, New York Knicks): Lontano anni luce dal fenomeno che ha monopolizzato l’NBA negli anni passati tra Orlando Magic e Houston Rockets, visibilmente ingrassato, è in cerca di una squadra da titolo con campioni veri per fare il gregario (prima volta nella sua carriera) ed aiutare i suoi eventuali nuovi compagni a conquistare l’NBA.

    23) Raymond Felton (Playmaker, 26 anni, Charlotte Bobcats): Piccolo playmaker dalle mani buone ma con poca sapienza in regia, tuttavia sarebbe un’ottimo cambio per chi già possiede un buon regista per fargli tirare il fiato nei momenti di stanca delle partite. Se non sviluppa la sua visione di gioco non potrà ambire ad essere un titolare fisso e un uomo franchigia come più volte espresso nelle sue interviste. Comunque il talento non manca e neanche i suoi corteggiatori.

    22) Al Harrington (Ala Piccola, 30 anni, New York Knicks): Giocatore tuttofare, segna da 2 e da 3, prende rimbalzi e contribuisce, se tutto va per il verso giusto, alle vittorie di squadra. Ma se le cose vanno male finisce molto spesso con il perdersi nel marasma generale senza riuscire a trascinare i compagni, è questo il vero limite di un giocatore che avrebbe potuto sicuramente dare di più al mondo del basket americano. Tuttavia ci sono ancora almeno 5 anni di carriera, si attendono progressi nella sua tenuta mentale.

    21) Channing Frye (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): Reduce dalla migliore stagione della sua carriera ha mostrato evidenti miglioramenti, soprattutto mettendo in piedi un tiro da 3 letale che nessuno si aspettava da un quasi centro come lui. Ala grande che Portland ha mandato a Phoenix ma visti i problemi nel settore lunghi con gli infortuni di Oden e Przbylla avrebbe fatto meglio a tenere. Non mancano le pretendenti per lui ma i Suns vorrebbero tenerlo, sempre a cifre ragionevoli.

    20) Brendan Haywood (Centro, 30 anni, Dallas Mavericks): Centro da non sottovalutare, non spettacolare ma molto concreto, ha cambiato marcia ai Mavs quest’anno con il suo arrivo dai Wizards in cambio di Josh Howard. Peccato che i texani non abbiano sfruttato il secondo posto ottenuto in regular season ma le sue quotazioni sono in ascesa e non avrà difficoltà a trovare una squadra in vista del nuovo anno agonistico.

    19) J.J. Redick (Guardia Tiratrice, 26 anni, Orlando Magic): In ombra per un paio d’anni nella panchina degli Orlando Magic, è letteralmente esploso quest’anno: guardia bianca con un tiro letale, ha mostrato oltre alla sua tecnica di tiro e ai punti che può mettere assieme in una serata, anche un notevole progresso nella tenuta mentale. Molte volte ha salvato i Magic con le sue “bombe”, è chiamato alla riconferma per stabilizzarsi nella cerchia dei migliori tiratori NBA.

    18) Udonis Haslem (Ala Grande, 30 anni, Miami Heat): Sempre molto concreto e tenace, standard di rendimento molto stabile, non accusa cali a livello mentale. Può essere molto utile sia da titolare in ala grande che uscendo dalla panchina vista la grande disponibilità che dà al coach e alla squadra. Prezioso, a cifre ragionevoli Miami potrebbe tenerlo, visto che punta a creare una squadra con 3 “big free agent” per competere immediatamente per il titolo.

    17) Linas Kleiza (Ala Piccola, 25 anni, Olympiacos Pireo): Può sembrare strano vederlo così in alto, ma basta pensare alle ultime 2 stagioni di Denver per capire il perchè: anno 2008-2009 (con il lituano) e Denver dà filo da torcere ai Lakers in Finale di Conference. Anno 2009-2010 (con Kleiza all’Olympiacos) e i Nuggets vengono distrutti dai Jazz al primo turno dei playoff. Se inserito nel giusto roster è un tassello a cui non si può rinunciare, a Denver farebbero carte false per riaverlo ed accoppiarlo a Melo Anthony nei ruoli di ala (sempre che Anthony resti ai Nuggets!)

    16) Josh Childress (Ala Piccola, 27 anni, Olympiacos Pireo): Compagno di squadra, quest’anno, all’Olympiacos di Kleiza, è pronto a ritornare in NBA, ma bisogna dare tanti soldi a questo atleta che sa fare tutto ma che in alcuni momenti spegne la lampadina nella sua mente.

    15) Tyrus Thomas (Ala Grande, 24 anni, Charlotte Bobcats): Il problema per questo atleta dai mezzi fisici straordinari è il prezzo che richiede per il nuovo contratto: a Charlotte non sono disposti ad investire così tanto anche se lui ha trovato nel North Carolina la sua dimensione reale dopo il fallimento ai Bulls. Situazione in evoluzione, dopotutto è stato sempre una seconda scelta assoluta!

    14) John Salmons (Guardia Tiratrice, 30 anni, Milwaukee Bucks): Dopo la strepitosa metà stagione (febbraio-maggio) dopo il suo arrivo a Milwaukee che è stata trascinata ai playoff da questo folletto dalla mano sartoriale, ecco che le ambizioni di Salmons iniziano a venire a galla: vuole una squadra da titolo e probabilmente i Bucks lo perderanno, ecco perchè la franchigia del Wisconsin si è cautelata prendendo dai Golden State Warriors il suo sostituto naturale Corey Maggette.

    13) Luis Scola (Ala Grande, 30 anni, Houston Rockets): Uno dei giocatori più graditi a qualsiasi General Manager NBA, grazie alla sua applicazione e alla sua durezza nel gioco fisico anche contro avversari molto più quotati e grossi. Houston tentenna nella decisione se rinnovare il contratto e l’argentino rischia di allontanarsi inesorabilmente dal Texas.

    12) David Lee (Ala Grande, 27 anni, New York Knicks): Straordinario rimbalzista che nell’ultima stagione si è scoperto anche realizzatore. Molte volte vicino ai 20 punti e 20 rimbalzi, altre volte ha toccato e superato queste cifre riuscendo ad attirare l’attenzione su di sè di oltre mezza NBA. Portland farebbe carte false per prenderlo ed affiancarlo a Camby, Aldridge e Oden per il settore lunghi più forte e completo dell’intera Lega. Lui vorrebbe restare a New York se si realizzasse il sogno LeBron James, ma il suo desiderio contrasta con i soldi che richiede alla dirigenza arancioblu per i suoi servigi.

    11) Ray Allen (Guardia Tiratrice, 35 anni, Boston Celtics): Il tiratore più forte attualmente in NBA (in questi giorni c’è anche la discussione su chi tra lui e il grande numero 31 degli Indiana Pacers, tal Reggie Miller, che bruciava la retina avversaria suon di triple, alcune volte impossibili, sia più forte dalla lunga distanza) ha il contratto scaduto con i Celtics e vorrebbe restare sempre in una squadra da titolo, se non con i biancoverdi almeno con franchigie di pari livello. Il record di tiri da 3 punti segnati in una gara di Finale NBA (ben 8 bombe quest’anno in gara 2 contro i Lakers) potrebbe giocare a suo favore e dargli un’altra possibilità in un club pronto a diventare campione.

    10) Rudy Gay (Ala Piccola, 23 anni, Memphis Grizzlies): Atletismo incredibile e talento in esplosione per il capitano dei Memphis Grizzlies. A soli 23 anni è uno dei pezzi pregiati di questo mercato e i Minnesota T-Wolves farebbero follie per portarlo in squadra. In rampa di lancio per diventare un All Star al pari di altri campioni, potrebbe spostare gli equilibri della Lega con un eventuale trasferimento, almeno così sperano i Timberwolves…

    9) Yao Ming (Centro, 29 anni, Houston Rockets): Sarebbe uno dei top five tra i free agent di questa Estate, ma i dubbi sulle sue condizioni fisiche (caviglie e piedi visto il grande peso che sono costretti a sopportare quando scende giù dopo ogni salto) sono un’incognita da non sottovalutare. Probabilmente resterà a Houston, visto che è vicinissimo ai 30 anni ed è stato una vita intera in Texas,  ma New York un pensierino lo farebbe volentieri al centrone cinese per ritornare in alto e ai fasti di Pat Ewing che ha scritto la storia dei Knicks nel ruolo di centro.

    8) Carlos Boozer (Ala Grande, 28 anni, Utah Jazz): Etica del lavoro e forza mentale sono i punti forti di questa ala grande scelta qualche anno fa dai Cleveland Cavaliers addirittura al secondo giro del Draft e che in pochi anni è diventato uno dei lunghi più forti della Lega, che andando ai Jazz ha scomodato anche il paragone con il grandissimo Karl Malone, assieme a John Stockton la storia della franchigia di Salt Lake City. Le mani sono ottime anche dai 6 metri, la potenza devastante e anche se manca qualche centimetro è superlativo anche a rimbalzo arrivando sempre abbondantemente sopra la doppia cifra. Teoricamente sarebbe quasi da 20 punti e 20 rimbalzi a serata, gran colpo per chi vorrà metterlo sotto contratto visto che i Jazz e la politica al risparmio della dirigenza non sembrano dargli conferma nello Utah.

    7) Joe Johnson (Guardia Tiratrice, 29 anni, Atlanta Hawks): Voci contrastanti su questa guardia tiratrice dalla stazza fuori dal normale: proprio questo è il punto di forza di Johnson che sfrutta i centimetri e i chili in più per fare ciò che vuole contro i diretti avversari. C’è chi lo da in partenza, chi invece lo conferma agli Hawks visto che la squadra ha già un’ossatura molto forte. Molto difficile capire cosa farà, certamente Atlanta per tenerlo dovrà fare un super contratto al suo leader se non vorrà diventare una squadra da Draft Lottery il prossimo anno.

    6) Paul Pierce (Ala Piccola, 32 anni, Boston Celtics): Teoricamente il capitano dei Celtics sarebbe libero sul mercato, ma in realtà non è proprio così perchè dopo una vita passata in biancoverde basterà sedersi ad un tavolo e trovare un accordo tramite 2 parole tra amici di vecchia data per la permanenza di “The Truth” nel Massachusetts. Le sorprese sono escluse, almeno apparentemente…

    5) Amar’è Stoudemire (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): La novità dell’ultim’ora per questa ala grande dallo strapotere fisico quasi imbarazzante, dal talento meraviglioso e dalla capacità di essere un “finisher” devastante è che si è riavvicinato ai Phoenix Suns e nelle prossime ore ci potrebbe essere la tanto attesa firma per la permanenza nell’Arizona. I problemi sorgerebbero qualora non si giunga al lieto fine con Stoudemire che non gradirebbe l’ennesima trattativa saltata e potrebbe voltare le spalle alla franchigia arancioviola.

    4) Dirk Nowitzki (Ala Grande, 32 anni, Dallas Mavericks): Il leader indiscusso dei Dallas Mavericks ha deciso un pò a sorpresa di uscire dal contratto non esercitando la sua opzione di rinnovo. La mossa è di difficile comprensione ma dovrebbe rifirmare per i Mavs anche perchè per accontentare il tedesco la proprietà, con Mark Cuban in testa, proverà a far arrivare in Texas il fenomeno LeBron James. Difficile, ma per Cuban niente appare impossibile.

    3) Chris Bosh (Ala Grande, 26 anni, Toronto Raptors): L’ala grande più talentuosa di tutta l’NBA è stanca del Canada e tra tutti i giocatori in scadenza e senza contratto è quello più sicuro di non rifirmare per la squadra di appartenenza. Le opzioni sono chiare: o firmare per una squadra texana (visto che lui è nativo di Dallas) per riavvicinarsi a casa, oppure andare a Miami, Chicago o New York assieme a James e Wade per vincere subito il titolo NBA. C’è anche l’opzione Lakers ma per averlo, attraverso un “sign and trade” coi Raptors, i gialloviola campioni dovrebbero mettere sul piatto della bilancia Lamar Odom ed Andrew Bynum! Difficile, ma per accontentare Kobe Bryant non ci si pone limiti.

    2) Dwyane Wade (Guardia Tiratrice, 28 anni, Miami Heat): Guardia tiratrice dal talento smisurato, la migliore della Lega. Wade è di Chicago ma ultimamente le voci su di un suo passaggio ai Bulls si sono affievolite, a Miami è a casa e si trova ottimamente. Se gli Heat, che hanno il monte salari più basso della Lega, riuscissero ad affiancargli altri 2 fenomeni tra i free agent che sono sul mercato, allora Dwyane non si muoverebbe, altrimenti restano vive le opzioni New York e forse anche Clippers per via dello scenario Hollywoodiano che Wade gradisce particolarmente essendo fenomeno sia dentro che fuori dal campo.

    1) LeBron James (Ala Piccola, 25 anni, Cleveland Cavaliers): Il primo posto è suo, il free agent più ambito nella storia della Lega. Più di mezza NBA è in fila per assicurarsi i suoi servizi sul parquet, giocatore a dir poco devastante che ha solo 25 anni, su cui si può costruire la fortuna di una franchigia. All around player, sa fare tutto e con estrema naturalezza, punti, rimbalzi, assist, stoppate, palle rubate, attacco e difesa più una leadership indiscussa all’interno dello spogliatoio vista la sua forte personalità! stupisce che a Cleveland non sia riuscito ad arrivare sinora al bersaglio grosso, ovvero il titolo di campione NBA. M.V.P. delle ultime 2 stagioni, Chicago smonterebbe la squadra per firmarlo e farne l’erede di Michael Jordan, i Clippers documenti falsi per contrastare lo strapotere dei cugini gialloviola dei Lakers e del mito Kobe Bryant, New York ne farebbe la pietra miliare per il prossimo decennio per vincere più titoli possibili e farne uno degli atleti più ricchi del Mondo intero grazie ai guadagni di una grande città come la “Grande Mela”, Cleveland invece punta a convincerlo dandogli carta bianca per comporre lui stesso la squadra con atleti a lui graditi, e staff dirigenziale e tecnico, facendo leva anche sul fatto che James è nativo di Akron, cittadina a pochi chilometri da Cleveland, e che in Ohio LeBron è riverito più di un Imperatore. Situazione molto fumosa e ingarbugliata, una città intera soffre, spera e attende la sua decisione che potrebbe cambiare il destino della franchigia. L’impressione è che Cleveland resti la prima opzione ma mai come questa volta le certezze potrebbero prima vacillare e poi crollare da un momento all’altro! Non resta che attendere…

    Menzioni speciali per 2 atleti che non si liberano dagli attuali contratti, ma che hanno manifestato, come già detto all’inizio, il desiderio di cambiare aria, e sono:

    1) Chris Paul (25 anni) dei New Orleans Hornets, assieme a Deron Williams il più forte playmaker della Lega e che è in partenza per altri lidi, visto anche il progetto degli Hornets che sta ricostruendo partendo dai giovani. Non che Paul sia vecchio, anzi ha solo 25 anni, ma avendo raggiunto già un certo status nella Lega, ha voglia di vincere e non può farlo certamente con una squadra che puntando sui giovani sarà competitiva al massimo tra 4-5 anni. Lakers, Blazers, Mavericks sono alla finestra, ci vogliono ottime contropartite ma gli Hornets non precluderanno i sogni del numero 3. La sua permanenza pare veramente difficile.

    2) Carmelo Anthony (26 anni): La situazione qui è un pò complicata perchè Anthony ha esercitato (non come i suoi colleghi Bosh, James, Wade, scelti tutti nello stesso anno al Draft) l’opzione di rinnovo per un ultimo anno ma i Nuggets, benchè abbiano proposto anche il rinnovo per altre 3 stagioni dopo il 2011, non vorrebbero perdere la loro stella a parametro zero come rischiano ora i Cavaliers, gli Heat e i Raptors. Ecco perchè oltre al rinnovo da 65 milioni di dollari, la dirigenza di Denver sta guardando a possibili scambi con altre franchigie in modo che se Anthony non dovesse firmare l’estensione, sarebbe ceduto all’istante per continuare ad essere competitivi grazie ad una trade che lasci inalterato il livello di talento della squadra. Situazione in evoluzione, Anthony è legato a Denver e ai Nuggets ma non si opporrebbe ad una cessione per far guadagnare qualcosa alla sua squadra.

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: I Cavs distruggono Boston a domicilio, Suns ad un passo dalla qualificazione

    I Cleveland Cavaliers espugnano Boston con una prova autoritaria e si riprendono il vantaggio del fattore campo. Boston che subisce la sconfitta più pesante nella sua storia nei playoff NBA! Dopo la magra figura in gara 2 LeBron James ritorna sui consueti livelli e trascina i suoi compagni alla vittoria. Il numero 23 dei Cavs è assolutamente devastante nei primi 2 quarti, e nessuno degli avversari riesce a limitarlo, fornendo una prova di assoluto livello che fuga i dubbi anche sulle sue condizioni fisiche dopo gli ultimi giorni di apprensione per via dei dolori al gomito destro.
    Il primo periodo fa capire in che modo è indirizzata la partita e i Cavs sommergono i Celtics con un parziale di 37-19 dove James mette assieme più punti di tutti gli avversari (21-17!).
    Cleveland mantiene sempre la testa dell’incontro dal primo all’ultimo secondo, batte i Celtics in ogni singolo quarto, e non regala neanche le briciole, prova veramente di forza che manda chiari messaggi a chi aveva osannato Boston in gara 2 e dati per finiti i giocatori dell’Ohio.
    James chiude con 38 punti, 8 rimbalzi e 7 assist, Jamison in doppia doppia con 20 punti e 12 rimbalzi, ottimo Delonte West con 14 punti, mentre Williams manda a referto 12 punti e 7 assist e O’Neal 12 e 9 rimbalzi segno che forse in gara 2 coach Brown lo ha tolto dai giochi con troppa fretta!
    Boston letteralmente annientati, uniche luci Garnett con 19 punti e Rondo con 18, poi poco altro con un Paul Pierce inguardabile.
    Il dominio dei Cavs è evidente in ogni statistica di gioco: 60% dal campo contro il 42% degli avversari, 41% da 3 contro un misero 27% dei biancoverdi, dominio a rimbalzo con 45 rimbalzi contro i 30 dei Celtics, insomma quasi un massacro tendente all’umiliazione per far capire chi è la vera squadra regina della Lega (i Cavs) e chi è il “Re” (LeBron James), non solo a Boston ma anche ad Orlando che in questi giorni sta strappazzando ben benino gli Hawks, e ai Lakers che guidano facilmente 2-0 la serie contro Utah. Gara 4 è in programma domenica e ovviamente si attende la reazione di Boston. una vittoria per i rossooro chiuderebbe quasi i conti e il ciclo dei Celtics di queste ultime stagioni.

    I Phoenix Suns espugnano San Antonio e mettono l’ipoteca sul passaggio del turno per la Finale di Conference, visto che nella storia della NBA mai nessuna squadra è riemersa da un 3-0 per poi vincere 4-3. A trascinare la squadra dell’Arizona un insospettabile Goran Dragic che in soli 17 minuti segna ben 26 punti, una prestazione da incorniciare per il talento europeo, una delle migliori da quando gioca in NBA e sicuramente la più importante visto il delicato match.
    Spurs che partono benissimo, attenti in difesa e concentrati in attacco che chiudono avanti di 9 lunghezze il primo quarto. Nel secondo periodo il divario arriva anche sulle 18 lunghezze, ma da quel momento arriva il lento ma inesorabile recupero per i Suns che chiudono a -6 il primo tempo. Nel terzo parziale Phoenix arriva a chiudere sul-1 grazie ai primi punti di Dragic che ad un solo minuto dalla fine piazza la prima tripla della sua formidabile gara. Quello che succederà nell’ultimo quarto di gioco entra di diritto nella storia del basket americano: 23 punti per il 24enne sloveno di Ljubiana che distrugge gli Spurs e uccide letteralmente l’incontro propiziando un parziale di 24 punti in meno di 6 minuti. Nash rientrerà solo a 3 minuti dalla fine con i Suns che hanno un comodissimo vantaggio di 11 punti. Ginobili è l’ultimo a volersi arrendere (ed anche uno dei pochi a giocare in verità come dimostrano cifre e immagini) ma la tripla di Frye, la schiacciata di Hill e l’ultimo tiro dall’arco infilato da Dragic chiudono il conto e probabilmente la serie. Fatale ai padroni di casa i 39 punti subiti nell’ultimo quarto, così come le pessime percentuali ai liberi, Ginobili (27 punti) ha provato a guidare i suoi compagni ma non è bastato, Duncan chiude con 15 punti e 13 rimbalzi, Parker solo 10 punti. Orrendo Jefferson che dopo questa prova molto probabilmente ha chiuso la sua avventura agli Spurs (4 punti con 1/9 dal campo).
    Ai Suns non è servito Stoudemire (7 punti e 8 rimbalzi), che ha potuto rilassarsi per una gara, visto che Nash con 16 punti, 8 rimbalzi e 6 assist e Richardson (21 punti) hanno tenuto a galla gli Spurs prima del tornado Dragic che con i suoi 26 punti (5/5 da 3 punti per la perfezione assoluta) si scatenasse nell’ultimo quarto. Grande ancora una volta l’apporto di Grant Hill con 18 punti. Gara 4 è in programma domenica con Phoenix che proverà a chiudere la serie per poter magari aver qualche giorno in più di riposo in vista dei Lakers.

    Risultati NBA del 7 maggio 2010

    Boston Celtics – Cleveland Cavaliers 95-124
    –> Bos: Garnett 19, Rondo 18, Robinson 11, Pierce 11 – Cle: James 38, Jamison 20, West 14
    San Antonio Spurs – Phoenix Suns 96-110
    –> SA: Ginobili 27, Duncan 15, McDyess 12 – Pho: Dragic 26, Richardson 21, Grant Hill 18

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 2-1
    Magic-Hawks 2-0
    Lakers-Jazz 2-0
    Suns-Spurs 3-0

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Suns sul 2-0. Guarda il video degli highlights

    Phoenix batte nuovamente gli Spurs e si porta 2-0 nella serie mantenendo il vantaggio campo. A trascinare i padroni di casa un Amar’è Stoudemire da 23 punti e 11 rimbalzi, ben assistito da Steve Nash e Jason Richardson (entrambi 19 punti). Essenziale nella vittoria la panchina di Phoenix con Dudley e Frye sugli scudi: 11 punti per il primo, 15 per il secondo con una precisione chirurgica dall’arco dei 3 punti (5/6). Ottima la prova, sia in attacco che in difesa, per un Grant Hill tornato sfavillante come quando era più giovane. Ben 18 punti conditi da 6 assist.
    Per San Antonio si è messo in evidenza il solito Tim Duncan con 29 punti e 10 rimbalzi, Parker ha contribuito con 20 mentre si è svegliato Richard Jefferson che ha chiuso in doppia doppia con 18 punti e 10 rimbalzi. Ginobili si è limitato all’assistenza per i suoi compagni (11 punti e 11 assist).
    Decisivi i 18 rimbalzi offensivi dei Suns (49-37 per gli arancioblu il totale) che tirano 9/19 da 3 e vanno in lunetta 37 volte contro le 22 degli Spurs. Non basta ai neroargento il 50% dal campo. Risultato molto simile a quello di gara 1 (111-102 nella prima partita, 110-102 ieri sera) con la serie che si trasferisce ora in Texas e gara 3 in programma venerdì 7 maggio. Agli Spurs serve necessariamente una vittoria per riaprire la serie. Un 3-0 Suns equivarrebbe a sicura eliminazione.

    Risultati NBA del 5 maggio 2010

    Phoenix Suns – San Antonio Spurs 110-102
    –> Pho: Stoudemire 23, Nash 19, Richardson 19 – SA: Duncan 29, Parker 20, Jefferson 18

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 1-1
    Magic-Hawks 1-0
    Lakers-Jazz 2-0
    Suns-Spurs 2-0

    Guarda gli highlights di Phoenix Suns – San Antonio Spurs

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Phoenix Suns – San Antonio Spurs

    La sfida che metterà di fronte Phoenix Suns e San Antonio Spurs vivrà molto sulla rivalità nata in questi anni, dove in alcuni scontri playoff del passato si sono registrati alti momenti di tensione. Dei 5 precedenti scontri nella post season solo una volta i Suns si sono sbarazzati degli Spurs (nel 2000 precisamente), ma quest’anno l’occasione appare veramente ghiotta visto che la squadra dell’Arizona parte decisamente favorita.
    Le possibilità ci sono tutte, anche se questi Spurs, dopo avere eliminato da testa di serie numero sette i Mavericks, sono saliti di livello, come loro abitudine, proprio nel momento più importante della stagione.
    Epico lo scontro del 2007 che in pratica si risolse solo con il famoso fallo di Robert Horry su Steve Nash, mandato a sbattere sui cartelloni di bordocampo con una poderosa spallata: risultato fu la squalifica dell’ala degli Spurs e di Amar’è Stoudemire che reagì al fallo dalla panchina mettendo un piede sul parquet (cosa vietata dal regolamento NBA a coloro che stanno in panchina) e perciò squalificato per una partita con il risultato che Tim Duncan nella partita successiva distrusse Phoenix che non aveva la sua ala grande per contrastare il caraibico, match che incanalò la serie a favore dei texani che passarono il turno per andare a vincere poi il titolo di campioni NBA contro i Cavaliers di James.
    Quella serie non è stata dimenticata dalle parti di Phoenix e dintorni e ancora si ha sete di vendetta sportiva visto il gioco sporco messo sul parquet da parte di San Antonio in tutte le partite disputate.
    Dal punto di vista tecnico si affrontano 2 squadre con filosofie di gioco totalmente opposte: “run and gun” per i Suns ovvero tirare subito alla prima occasione buona, gioco molto più manovriero per gli Spurs che utilizzano al massimo quasi tutti i 24 secondi per cercare la via del canestro (un pò come i Blazers che hanno affrontato gli arancioblu nel turno precedednte uscendone sconfitti).
    Durante la stagione gli scontri diretti sono a favore di Phoenix con 2 vittorie ad una, ma in stagione regolare gli Spurs si sono evidentemente risparmiati per essere al top proprio in questo momento decisivo.
    Dal punto di vista di organico rispetto all’ultima battaglia nei playoff le 2 squadre sono cambiate moltissimo: il nucleo dei neroargento è rimasto invariato visto che Duncan, Ginobili e Parker sono ancora in Texas, ma sono stati aggiunti ottimi giocatori come George Hill, Richard Jefferson, Dejuan Blair, Antonio McDyess, tutta gente che dà apporti di sostanza ai “Big Three”. Anche i Suns sono cambiati e della squadra del 2007 sono rimasti solo Barbosa, Nash e Stoudemire. Jason Richardson però è un’ottimo acquisto, dalla panchina entrano tanti giovani di energia come Channing Frye, Jared Dudley e Robin Lopez. Ma la sorpresa più grande è la condizione fisica stratosferica di un vecchietto terribile che di nome fa Grant Hill!

    Phoenix dovrebbe schierare questo quintetto: Steve Nash e Jason Richardson come guardie, Grant Hill e Amar’è Stoudemire come ali e Jarron Collins come centro. Dalla panchina entrerà subito in campo Channing Frye per rilevare Collins che non ha molto minutaggio e poi i vari Jared Dudley (uno dei migliori tiratori da 3 dell’intera Lega), Goran Dragic e Leandro Barbosa.
    San Antonio risponderà con Tony Parker e George Hill come guardie (ma nella serie contro Dallas Ginobili è partito titolare con Parker sesto uomo di lusso), Richard Jefferson e Tim Duncan come ali e Antonio McDyess come centro. Importante sarà l’apporto (se dalla panchina o meno lo vedremo tra qualche ora) proprio di Ginobili che nell’ultimo mese tra regular season e playoff ha tenuto medie quasi da MVP, di Dejuan Blair e di Roger Mason.
    Il numero 21 dei neroargento scenderà incerottato sul naso per la frattura rimediata nella durissima e fisica serie contro gli odiati Mavericks, infortunio che però non sembra limitarlo.

    Steve Nash sarà, molto probabilmente, la chiave della serie: per tutto il primo turno ha sofferto a causa di un infortunio all’anca ma, se è al meglio, sarà come al solito un vero rompicapo per gli Spurs.
    San Antonio, però, nel ruolo di point guard può rispondere, quest’anno, con ben due opzioni di livello: non solo Tony Parker, che contro Dallas è entrato alla grande nel clima playoff, ma anche con George Hill, che ormai parte stabilmente in quintetto e sta giocando alla grande, con una maturità inaspettata. Loro 2 potrebbero, alternandosi, riuscire a limitare Nash e a svoltare la serie per la propria squadra.
    Altro scontro importante sarà la battaglia tra ali grandi ovvero Amar’è Stoudemire dei Suns e Tim Duncan degli Spurs: chi riuscirà ad imporsi darà una grossa mano al suo team per passare alla finale di Conference, chi soccomberà costringerà la propria franchigia all’eliminazione.
    La vera variabile per i Suns potrebbe essere Jason Richardson, soprattutto se continuerà a mantenere le medie di tiro dalla lunga distanza (52%) che ha mantenuto nella serie contro Portland. Inoltre in difesa dovrebbe marcare il peperino Ginobili anche se coach Alvin Gentry potrebbe opporre all’argentino la ferrea marcatura del rinato Grant Hill.
    Dall’altro lato sarà invece l’altro nuovo arrivato importante, Richard Jefferson, ad essere fondamentale: si è visto nella serie contro i Mavs (soprattutto nella decisiva gara 2 a Dallas) che quando gira Jefferson, girano più facilmente tutti gli Spurs.

    Il via di questa serie è fissato per stanotte alle 4.30. Questo il programma completo:
    Gara 1: San Antonio Spurs @ Phoenix Suns lunedì 3 maggio 10.30 pm (4.30 italiane)
    Gara 2: San Antonio Spurs @ Phoenix Suns mercoledì 5 maggio 9.00 pm (03.00)
    Gara 3: Phoenix Suns @ San Antonio Spurs venerdì 7 maggio 9.30 pm (03.30)
    Gara 4: Phoenix Suns @ San Antonio Spurs domenica 9 maggio 8.00 pm (2.00)
    Se necessarie:
    Gara 5: @ Phoenix martedi 11 maggio
    Gara 6: @ San Antonio giovedi 13 maggio
    Gara 7: @ Phoenix domenica 16 maggio

  • Cleveland non sbaglia, Boozer trascina i Jazz, Wade stratosferico

    Cleveland sbaglia una partita, non 2 di fila: battuti i Bulls a Chicago con la quinta tripla doppia nei playoff di un sensazionale LeBron James da 37 punti, 12 rimbalzi e 11 assist. La svolta sul finire del secondo quarto quando l’ultimo tiro di LeBron sulla sirena dà la doppia cifra di vantaggio (72-62) che i Cavs non molleranno più ma che addirittura dilateranno nei 2 quarti successivi. James si rende protagonista anche di un favoloso canestro da metà campo sulla sirena del terzo periodo che annienta le flebili speranza di Chicago di portare la serie sul 2-2 (99-76). Ultimo quarto chiuso in scioltezza e ora si torna in Ohio per chiudere la serie. Jamison ottimo chiude con 24 punti e Williams ne aggiunge 19. Cleveland domina nel tiro da 3 (12/25), chiude con il 53% abbondante dal campo e limita i rossoneri dell’Illinois ad un misero 37%. Bulls che vincono la lotta a rimbalzo (49-41) ma non può bastare se non si segna. Noah chiude con 21 punti e 20 rimbalzi, Rose ne piazza 21 e Deng 16, ma non serve contro lo strapotere di questi Cavaliers. Gara 5 per chiudere la serie è in programma martedì 27 aprile a Cleveland.

    Miami batte Boston e spera nel colpaccio in trasferta in gara 5 per riaprire la serie che comunque sembra già scritta. Ottima partenza per gli Heat che chiudono il primo quarto sul 31-18. Celtics che però iniziano a macinare gioco dopo il massimo vantaggio per i padroni di casa (+18 sul 42-24) e che recuperano punto su punto fino a passare in vantaggio con 2 liberi di Rondo (66-64) a 3 minuti dalla fine del terzo periodo. Il pericolo dell’eliminazione con un sonoro “cappotto” da 4-0 sveglia i rossoneri della Florida, che trascinati da Wade iniziano a distruggere il canestro avversario da 3 punti nell’ultimo quarto. Wade ne infila 4 su 4 tentativi (5/7 in totale) e piazza 19 punti dei suoi 46 risultando pressochè immarcabile. Il numero 3 è assistito da Quentin Richardson con 20 punti e Beasley con 15. Ai Celtics quindi non bastano i 23 di Rondo, visto che negli ultimi 2 minuti i biancoverdi sbagliano 5 tiri liberi sui 5 tentati (incredibili gli errori di Ray Allen che in carriera viaggia ad oltre il 90% dalla linea della carità!). Da segnalare il record in negativo per Jermaine O’Neal che con il suo 6/34 complessivo (in 4 partite) eguaglia 2 record per percentuali più basse dal campo degli anni ’60! Gara 5 è in programma a Boston martedì 27 aprile. Celtics che proveranno a chiudere il discorso.

    Ancora una battaglia a San antonio e ancora una volta dalla lotta senza esclusione di colpi emergono gli Spurs: neroargento che ringraziano il trio Hill-Ginobili-Jefferson che segna 61 dei 92 punti totali. Spurs che riemergono in un sensazionale terzo quarto dopo essere stati sotto di 15 lunghezze. Fondamentale per la vittoria la tripla dall’angolo di Ginobili sull’86-84 ad 1 minuto e 50 secondi dalla fine del match. +5 (89-84) e partita che scorre via sul 3-1 Spurs che ora si trovano 3 match point. Nowitzki limitato a soli 17 punti, non brilla neanche Duncan (4 punti e 11 rimbalzi in 37 minuti di impiego). Da segnalare alcuni falli al limite del regolamento, in particolare quello che costa l’espulsione a Najera ad inizio quarto periodo che fa insorgere la panchina di San Antonio (coach Popovich in testa) visto il pericolo per Ginobili che già gioca con una vistosa fasciatura al naso per la botta subita da Nowitzki in gara 3. Martedì 27 si torna tutti a Dallas, probabilmente in un clima infuocato dove i Mavs cercheranno di rimanere ancora in vita e gli Spurs vorranno ridare ai padroni di casa la stessa delusione subita da loro nella serie playoff dello scorso anno.

    Utah non si cura degli infortuni e batte ancora una volta i Nuggets. L’accoppiata Deron Williams-Carlos Boozer va a meraviglia (24 punti e 13 assist per il playmaker, 31 punti e 13 rimbalzi per l’ala grande) e Denver non riesce atrovare le adeguate contromisure. Buoni i contributi di Miles e Matthews (rispettivamente 21 e 18 punti) più in ombra il protagonista di gara 3 Paul Millsap (12 punti) che lascia il palcoscenico al compagno Boozer. I Nuggets dopo un piccolo vantaggio iniziale sono stati costretti ad inseguire per tutto l’incontro, stando sempre sulla doppia cifra di ritardo. Nell’ultimo periodo si sono trovati 2 volte sul -7 ma avere un regista come Williams permette alla squadra di gestire non solo i vantaggi ma anche le rimonte degli avversari. Anthony mette a referto 39 punti (4/4 da 3) con 11 rimbalzi ma non è bastato a fare la differenza anche perchè Billups gioca alquanto male in questom periodo. Solo 14 punti per il numero 1 biancoceleste e uscita per raggiunto limite di falli a 4 minuti dalla fine, segno del nervosismo di non riuscire ad arginare il suo dirimpettaio Williams che sta letteralmente dominando la serie. Si ritorna in Colorado con Denver che deve necessariamente riaprire i giochi mercoledì 28. Sarebbe un’ eliminazione clamorosa dopo che lo scorso anno fecero sudare i Lakers poi campioni NBA nella finale della Western Conference. L’assenza di coach George Karl sta pesando come un macigno, anche se Denver è al completo con tutti i suoi giocatori: quando si dice “l’importanza di un coach!”

    Risultati NBA del 25 aprile 2010

    Chicago Bulls – Cleveland Cavaliers 98-121
    –> Chi: Rose 21, Noah 21, Deng 16 – Cle: James 37, Jamison 24, Williams 19
    Miami Heat – Boston Celtics 101-92
    –> Mia: Wade 46, Richardson 20, Beasley 15 – Bos: Rondo 23, Garnett 18, Pierce 16
    San Antonio Spurs – Dallas Mavericks 92-89
    –> SA: Hill 29, Ginobili 17, Jefferson 15 – Dal: Nowitzki 17, Butler 17, Marion 14
    Utah Jazz – Denver Nuggets 117-106
    –> Uta: Boozer 31, Williams 24, Miles 21 – Den: Anthony 39, Martin 14, Billups 14

    LE SERIE DEL PRIMO TURNO:

    Cavs – Bulls 3-1
    Hawks – Bucks 2-1
    Celtics – Heat 3-1
    Nuggets – Jazz 1-3
    Lakers – Thunder 2-2
    Magic – Bobcats 3-0
    Mavs – Spurs 1-3

    Suns – Trail Blazers 2-2

  • NBA playoff 2010, primo turno: Orlando OK, gli Spurs espugnano Dallas

    Tutto facile per Orlando in gara 2 contro i Bobcats. Anche con un Dwight Howard (a cui prima della partita viene consegnato il premio di difensore dell’anno) limitato dai falli e ridotto a giocare solo 28 minuti con 15 punti e 9 rimbalzi, i Magic trovano altre armi per scardinare la difesa della franchigia del North Carolina con Vince Carter sugli scudi (19 punti) e Jameer Nelson e Rashard Lewis che infilano 15 punti a testa. Buone le prove di Ryan Anderson e Mickael Pietrus che mettono insieme 15 punti (9 per il primo, 6 per il secondo) tutti da oltre l’arco. Ai Bobcats non è bastata l’ottima prestazione di Stephen Jackson da 27 punti (con qualche palla persa di troppo però) ed è mancato il fenomenale Gerald Wallace di gara 1 visto che il numero 3 ha chiuso con soli 15 punti e 6 rimbalzi. Come era prevedibile, Magic in vantaggio 2-0, ora la serie si sposta a Charlotte con gara 3 in programma sabato 24.

    San Antonio invece sbanca Dallas con una grande prova dei suoi veterani: Tim Duncan sembra risorto dal pessimo finale di stagione e piazza 25 punti, Ginobili prosegue nel suo momento d’oro e ne segna 23, Richard Jefferson, un oggetto misterioso durante tutta la regular season, riemerge dal nulla e aggiunge 19 punti. Tony Parker completa l’opera dalla panchina (viste le condizioni fisiche non ancora ottimali a causa dell’ultimo infortunio) con 16 punti. Dominio a rimbalzo per gli Spurs (51-42) con Duncan che ne prende ben 17. Dallas ha provato in tutti i modi a riaprire la partita ed è arrivata sul -5 a 7 minuti dalla fine (tripla di Terry), ma 4 tiri di Duncan consecutivamente a bersaglio hanno messo KO i Mavs. Non sono bastati i 27 punti di Jason Terry, nè i 24 di Dirk Nowitzki. Caron Butler ha cercato di fare il possibile (17 punti, 7 rimbalzi, 2 steal e 2 stoppate) ma le pessime percentuali di tiro di Dallas (37% scarso) e quelle ottime degli “Speroni” (oltre il 48% dal campo) hanno marchiato indelebilmente la partita. San Antonio pareggia la serie e ora ci si sposta sul parquet dei neroargento per gara 3 in programma venerdì 23 aprile.

    Risultati NBA del 21 aprile 2010

    Orlando Magic – Charlotte Bobcats 92-77
    -<Orl: Carter 19, Howard 15, Lewis 13, Nelson 13 – Cha: Jackson 27, Wallace 15, Mohammed 10
    Dallas Mavericks – San Antonio Spurs 88-102
    -<Dal: Terry 27, Nowitzki 24, Butler 17 – SA: Duncan 25, Ginobili 23, Jefferson 19

    LE SERIE DEL PRIMO TURNO:

    Cavs – Bulls 2-0
    Hawks – Bucks 2-0
    Celtics – Heat 2-0
    Nuggets – Jazz 1-1
    Lakers – Thunder 2-0
    Magic – Bobcats 2-0
    Mavs – Spurs 1-1
    Suns – Trail Blazers 1-1

  • NBA: Kevin Durant domina, i Thunder continuano a salire in classifica

    NBA: Kevin Durant domina, i Thunder continuano a salire in classifica

    I Charlotte Bobcats ottengono la quinta vittoria consecutiva guidati da Stephen Jackson autore di 24 punti e Raymond Felton che sfiora la tripla doppia (10 punti,11 assist e 8 rimbalzi). Ai Los Angeles Clippers non bastano i 24 punti di Baron Davis, il 106-98 finale è merito anche dell’impatto dei giocatori che entrano in campo dalla panchina (33 punti per i Bobcats, solo 11 per i Clippers).
    Il ritorno di LeBron James in campo dopo 2 partite di riposo coincide con una buona vittoria dei Cleveland Cavaliers a Philadelphia. “The King” mette a referto 23 punti e tanto basta a spezzare l’esile resistenza dei 76ers che hanno un contributo importante da Andre Iguodala (30 punti), Elton Brand (24), Thaddeus Young (15), ma molto poco dal resto della squadra, mentre per i Cavs l’attacco è stato molto ben bilanciato.
    Boston risorge contro Indiana: i 20 punti del capitano Paul Pierce trascinano i Celtics reduci dal pesante KO interno contro i Memphis Grizzlies; certamente i Pacers  (unica cosa positiva un Roy Hibbert in continua evoluzione tecnica da 23 punti) in questo momento non sono un test pienamente attendibile (difesa orrida nelle ultime uscite con quasi 120 punti subiti per partita!), ma l’importante è riuscire a portare a casa più vittorie possibili.

    Altra sconfitta per Chicago (e siamo arrivati alla settima consecutiva) questa volta in una partita importantissima per l’ottava piazza ad Est, contro Miami: Jermaine O’Neal (25 punti), Quentin Richardson (23) e Dwyane Wade (22) trascinano gli Heat alla vittoria, ai Bulls costano care le defezioni dei 3 migliori giocatori in squadra, ovvero Luol Deng, Derrick Rose e Joakim Noah per problemi fisici e molto probabilmente non riusciranno a strappare il pass per la post season.
    Piccola soddisfazione per i Detroit Pistons che battono i Washington Wizards grazie alle buone prove di Jason Maxiell (doppia doppia da 12 punti e 10 rimbalzi), Will Bynum (ben 20 assist) e ai 18 punti a testa per Jonas Jerebko, Richard Hamilton e Tayshaun Prince. Ai poveri Wizards in forte caduta libera non è bastato il solito Andray Blatche da 23 punti e 10 rimbalzi, unico raggio di luce in quest’ultimo periodo buio.
    Se una squadra per caso sta passando un periodo di crisi, c’è solo una formazione che potrà risollevarle il morale concedendo una facile vittoria: stiamo parlando dei New York Knicks. Di scena a Memphis (dove i padroni di casa avevano perso sul parquet amico 8 partite disputate sulle ultime 9) i Knicks sfoderano una prestazione straordinariamente molle con i Grizzlies che prima di mettere in campo i sostituti dei sostituti arrivano sopra i 30 punti di vantaggio. Male Danilo Gallinari che segna solo 9 punti (ultimamente un andamento molto discontinuo per il giovane italiano), combatte sempre e solo David Lee (17 punti e 14 rimbalzi per l’ennesima doppia doppia stagionale), Tracy McGrady impalpabile (4 miseri punti), unica nota lieta sono le prestazioni di Bill Walker che arrivato da Boston solo per far quadrare il bilancio dello scambio con Nate Robinson, sta sorprendendo tutti con gare sempre positive. Per Memphis solita corposa prestazione per Zach Randolph (il migliore rimbalzista offensivo della Lega colleziona 24 punti e 11 rimbalzi). Nota di merito per la franchigia del Tennessee, che entra nella storia della NBA per essere la prima squadra che durante una regular season colleziona 7 sconfitte consecutive casalinghe ma anche 7 vittorie di fila in trasferta, impresa mai riuscita prima d’ora.

    San Antonio abbatte la poca resistenza messa in campo dai Minnesota Timberwolves (molto probabilmente già in vacanza e con la testa al prossimo Draft NBA che regalerà una scelta altissima). Privi di Kevin Love i T-wolves giocano una partita sottotono e gli Spurs si prendono il massimo con il minimo sforzo guidati dal trio Richard Jefferson, George Hill (19 punti a testa) e Tim Duncan inossidabile come sempre (15 punti).  Manu Ginobili si prende una giornata di riposo con soli 6 punti a referto ma nessuno se n’ è accorto.
    I Los Angeles Lakers sbancano Phoenix: partita che i californiani rischiano di buttare via all’inizio visto il grande vantaggio operato dai Suns, che viene recuperata e quasi vinta, prima degli ultimi fatidici minuti quando i padroni di casa riescono ad arrivare a -4 nell’ultimo minuto (96-100), dove una grande mano la dà il 2 volte MVP Steve Nash che butta via 2 palloni che avrebbero potuto portare la parità in casa Suns. Kobe ha poi sigillato il risultato dalla lunetta. E a proposito di Kobe Bryant va detto che ha fatto sul campo una super prestazione che ha sfiorato la tripla doppia (21 punti 10 rimbalzi e 8 assist), ben coadiuvato dai compagni Andrew Bynum (18 punti), Ron Artest, Derek Fisher e Pau Gasol (15 punti a testa per questi 3), mentre è rimasto in ombra Lamar Odom (solo 4 punti per lui). Vittoria importante per i californiani che tengono a bada i rinnovati e agguerriti Dallas Mavericks e i Denver Nuggets in forte rimonta e con calendari un pò più abbordabili rispetto a quello dei gialloviola campioni NBA in carica. Milwaukee inanella la quinta vittoria consecutiva (la undicesima nelle ultime 12, la diciassettesima sulle ultime 21) contro gli Utah Jazz, straordinario il rendimento dopo la sessione di mercato che ha portato ai rossoverdi del Winsconsin il realizzatore John Salmons (24 punti in questa partita), ben affiancato dall’ex Virtus Roma Brandon Jennings (23 punti) e dal centrone Croato-Australiano Andrew Bogut (16). I 3 stanno letteralmente trascinando i Bucks a livelli altissimi e daranno sicuramente filo da torcere a tutte le squadre che se li troveranno davanti. Plauso particolare per l’allenatore Scott Skiles che sta ottenendo dei risultati da sogno con una squadra che era pronosticata da molti per l’ennesima volta fuori dai playoff. E invece…! Utah paga la pessima (a dir poco!) serata al tiro da 3 (0/10) e un arbitraggio per la verità un pò casalingo (Carlos Boozer, che ha chiuso con l’ennesima doppia doppia stagionale da 26 punti e 14 rimbalzi è stato espulso per doppio fallo tecnico e anche coach Jerry Sloan non ha molto gradito l’arbitraggio e alcune decisioni della terna negli ultimi minuti). Jazz ora tallonati dai Thunder per il quarto posto ad Ovest che vorrebbe dire vantaggio del campo almeno nel primo turno playoff.

    Denver espugna New Orleans grazie alla straordinaria prestazione di Carmelo Anthony da 32 punti e 12 rimbalzi. I Nuggets possono altresì contare su un Chauncey Billups molto sostanzioso da 21 punti, agli Hornets non bastano i 30 punti di David West e i 23 di Marcus Thornton. Doppia doppia per Darren Collison con 17 punti e 10 assist. La franchigia della Louisiana è quasi fuori dai playoff ma si consola con i grandi progressi evidenziati dai suoi rookie che lasciano intravedere un futuro molto luminoso.
    Ancora un successo in trasferta per i Portland Trail Blazers che escono trionfatori dal parquet dei Sacramento Kings: l’aria della California fa bene a Brandon Roy che dopo i 41 punti di ieri ad Oakland ne mette altri 28, ben assistito da LaMarcus Aldridge (18 punti). I Kings hanno resistito fino a che hanno potuto e retto, poi Portland è scappata via e la partita è morta lì.
    Infine, 40esimo successo in stagione per gli Oklahoma City Thunder (alzi la mano chi si sarebbe mai aspettato un campionato così, da una squadra che negli ultimi anni era considerata la barzelletta dell’intera NBA), contro i New Jersey Nets. Risultato un pò bugiardo visto che gli ex Seattle Sonics hanno avuto un vantaggio quasi sempre in doppia cifra: i Nets hanno ricucito il gap solo negli ultimi 2 minuti quando i giovani Thunder credevano di aver oramai in pugno la partita ed hanno mollato un pò la presa permettendo agli avversari di rientrare sul -4 (100-96) con il pallone del possibile -2 a 30 secondi dalla fine (tiro sbagliato da Devin Harris, autore comunque di 19 punti e top scorer per la sua squadra). A parte l’errore di inesperienza per i giovani di Oklahoma (da tenere a memoria in vista dei play off dove squadre più navigate potrebbero approfittare di questa particolare condizione dei Thunder), la partita è stata fatta e condotta da Kevin Durant e compgni in ogni momento del match: a proposito di Durant, il giovane fenomeno della NBA è primo in una particolare statistica, quella dei giocatori in doppia doppia con almeno o più di 30 punti e almeno o più di 10 rimbalzi in partita, avendo fatto registrare proprio in questo incontro la quindicesima prestazione stagionale in questa categoria (ha chiuso con 32 punti e 12 rimbalzi).
    Solito apporto di Jeff Green (27 punti) un pò in ombra Russell Westbrook (11 punti + 10 assist) che si è dedicato alla regia rispetto alle giocate spettacolari ad alta quota. Gli ex Sonics ora sono ad una sola partita di distanza dai Jazz (sconfitti a Milwaukee) e sono in corsa per il quarto posto, posizione che ha una relativa importanza perchè potrebbe portare (come già detto in precedenza) il vantaggio del fattore campo almeno in una serie di playoff (più precisamente il primo turno). E visto che a scontrarsi saranno (oltre alle altre gare) anche quinta classificata (al momento i Thunder) contro quarta (posizione dei Jazz) ecco che questa posizione riveste una particolare importanza proprio per il destino delle 2 squadre. Sarà battaglia fino all’ultima gara. Sarà bello vedere come andrà a finire!

    Risultati NBA del 12 marzo 2010

    Charlotte Bobcats – Los Angeles Clippers 106-98
    (Cha: Jackson 24, Wallace 17, Diaw 16 – Cli: Davis 24, Butler 18, Gooden 16, Outlaw 16)
    Philadelphia 76ers – Cleveland Cavaliers 95-100
    (Phi: Iguodala 30, Brand 24, Young 15 – Cle: James 23, Williams 21, West 17)
    Boston Celtics – Indiana Pacers 122-103
    (Bos: Pierce 20, Rondo 16, Robinson 15, Davis 15 – Ind: Hibbert 23, Murphy 17, Granger 16)
    Miami Heat – Chicago Bulls 108-95
    (Mia: O’Neal 25, Richardson 23, Wade 22 – Chi: Johnson 20, Pargo 20, Miller 18)
    Detroit Pistons – Washington Wizards 101-87
    (Det: Prince 18, Jerebko 18, Hamilton 18 – Was: Blatche 23, Thornton 16, Foye 11)
    Memphis Grizzlies – New York Knicks 119-112
    (Mem: Randolph 24, Mayo 22, Gay 20 – NY: Walker 21, Douglas 19, Lee 17)
    Minnesota Timberwolves – San Antonio Spurs 85-103
    (Min: Ellington 17, A. Jefferson 13, Milicic 12 – SA: R. Jefferson 19, Hill 19, Duncan 15)
    New Orleans Hornets – Denver Nuggets 95-102
    (NO: West 30, Thornton 23, Collison 17 – Den: Anthony 32, Billups 21, Nenè 17)
    Milwaukee Bucks – Utah Jazz 95-87
    (Mil: Salmons 24, Jennings 23, Bogut 16 – Uta: Boozer 26, Okur 20, Miles 17)
    Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 96-102
    (Pho: Stoudemire 29, Richardson 16, Nash 14 – Lak: Bryant 21, Bynum 18, Gasol 15, Artest 15, Fisher 15)
    Sacramento Kings – Portland Trail Blazers 94-110
    (Sac: Landry 18, Garcia 17, Thompson 15 – Por: Roy 28, Aldridge 18, Miller 15)
    Oklahoma City Thunder – New Jersey Nets 104-102
    (Okl: Durant 32, Green 27, Westbrook 11 – NJ: Harris 19, Hayes 16, Dooling 15)

    CLASSIFICHE NBA