Tag: razzismo

  • Discorso Boateng Onu: Razzismo come la malaria

    Discorso Boateng Onu: Razzismo come la malaria

    Discorso Boateng Onu – Raramente uno sportivo ha potuto esprimere le proprie opinioni e le proprie idee soprattutto in un argomento molto delicato e caldo come quello del razzismo. Kevin Prince Boateng, giocatore ghanese del Milan ha parlato presso la sede dell’Onu, in occasione della giornata contro le discriminazioni razziali, sugli assurdi insulti razzisti ricevuti durante l’amichevole Pro Patria – Milan dello scorso 3 gennaio in cui lo stesso Boateng ha prima scagliato il pallone addosso agli pseudo tifosi per poi togliersi la maglia ed abbandonare giustamente il campo. Sicuramente un occasione sfruttata al meglio dal giocatore che ha parlato pochissimo, circa quattro minuti ricevendo quasi due minuti di applausi alla fine del suo breve ma intenso discorso.

    Boateng con Vieira e Navi Pillay, commisario Onu per i diritti umani ©FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images
    Boateng con Vieira e Navi Pillay, Commisario Onu per i diritti umani ©FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images

    Queste le parole di Boateng: “Pensare di poter sconfiggere il razzismo ignorandolo è il più grosso errore che possiamo commettere: è come una malaria e non ha antibiotici. Bisogna andare nella palude e combatterlo’, lo sport ha una responsabilità sociale e può fare tanto’.

    Le parole del centrocampista ghanese arrivano il giorno dopo rispetto alla testimonianza tenuta presso il Tribunale di Busto Arsizio in merito al procedimento penale aperto dalla Procura. Questa la testimonianza di Boateng resa davanti ai giudici: «Dopo 20-25 minuti ho sentito ancora il “rumore” provenire dalla curva e ho deciso che non volevo più giocare». «Anche l’arbitro ha la sua parte di colpa perché sentiva queste cose ma non ha fatto niente – ha proseguito -. Penso che mi abbiano insultato perché la mia pelle non è bianca, succedeva anche in Germania e per me si tratta di atti di razzismo».

    Sentimenti condivisi anche dal francese M’Baye Niang, che ha spiegato di «essere stato offeso per il colore della pelle». Oltre a Boateng, Niang e Allegri sono stati ascoltati come testimoni dal pm Mirko Monti, dal giudice Toni Adet Novik e dai legali dei sei tifosi e delle parti civili – la Lega Pro e il Comune di Busto Arsizio – il capitano Massimo Ambrosini e Daniele Bonera. In Aula anche l’arbitro, Gianluca Benassi, i due guardalinee, tre giocatori della Pro Patria e gli agenti di polizia che sono intervenuti dopo i cori e hanno condotto le indagini per individuare i responsabili.

  • Abete, lotta al razzismo è priorità: “No al Fai da te”

    Abete, lotta al razzismo è priorità: “No al Fai da te”

    Dopo le polemiche seguite ai cori razzisti durante l’amichevole disputata a Busto Arsizio lo scorso 3 Gennaio tra Pro Patria e Milan, con conseguente reazione di Boateng e di interruzione dell’incontro, e l’episodio di presunto insulto razzista  rivolto in campo a Fabiano Pereira, calciatore del Casale Monferrato, nel match del torneo Berretti contro la Pro Patria, interviene sulla questione il presidente della Figc Giancarlo Abete. Il numero uno della Federcalcio affronta in primis il tema dell’interruzione dei match a causa di episodi del genere, con i due recentissimi precedenti di Pro Patria-Milan e di Casale Monferrato-Pro Patria: Abete, in tal senso, si dichiara contrario al “fai da te”, ossia alle decisioni di interruzione dei match che non provengano dal responsabile dell’ordine pubblico, bensì dai calciatori in campo o dai dirigenti delle squadre perchè, altrimenti, “con 700 mila partite sarebbe il caos”.

    Nello specifico, poi, Abete affronta i due casi di “interruzione per razzismo” al fine di delineare un quadro più chiaro in merito alle responsabilità dei soggetti coinvolti nella decisione di interrompere la gara. A proposito dell’episodio di Pro Patria-Milan, Abete sottolinea che, nel caso di Boateng, “è stato comprensibile il suo gesto” ma che è necessario ricordare l’esistenza di una norma, una circolare ministeriale non una regola sportiva, che regolamenta la titolarità dell’interruzione che spetta al responsabile dell’ordine pubblico e che, nel caso dell’interruzione definitiva, “non esiste un’autonomia decisionale da parte dell’arbitro perchè ci deve essere la condivisione da parte di tutti i soggetti che hanno la responsabilità della sicurezza di tutto lo stadio” così come precisato anche nel corso dell’incontro con il Capo della Polizia Antonio Manganelli.

    Abete lotta razzismo priorità | © Claudio Villa/Getty Images
    Abete lotta razzismo priorità | © Claudio Villa/Getty Images

    Dopo il suo no al “fai da te”, il presidente Abete affronta in senso più ampio la problematica razzismo, che parte dalla società civile e si diffonde nel mondo del calcio, dove sembra trovare terreno molto fertile: le soluzioni per contrastare il fenomeno non possono prescindere da due aspetti essenziali, ossia le sanzioni “per quelli che usano comportamenti di discriminazione” e l’attività formativa, finalizzata a parlare della problematica che non riguarda soltanto l’Italia ma, più in generale la società europea e mondiale, e soprattutto ad intervenire alla radice del problema al fine di “intercettare il problema alla base”. Quest’attenzione alla risoluzione del problema con azioni “a monte” piuttosto che a valle rientra, sempre secondo il presidente Abete, nell’ambito del tentativo di recupero dei valori, “è il nostro obiettivo per il 2013 ed eliminare i fenomeni di razzismo è una priorità”.

    Infine, esulando dal tema-razzismo, le parole di Abete connesse al sistema calcio italiano individuano come punto di riferimento la Germania, traendo spunto dal fatto che Guardiola abbia deciso di “sposare la causa” del Bayern Monaco, una squadra con una grande storia ma anche con una grande politica sportiva, così come la Bundesliga, modello di riferimento “per la qualità dell’ ospitalità negli stadi, per la competitività e per l’equilibrio economico – finanziario”. Pertanto, la Germania può essere considerata l’unico modello nel panorama europeo, perchè Inghilterra e Spagna hanno diversi problemi, e dunque “noi dobbiamo andare proprio in quella direzione”.

  • Pro Patria ancora insulti razzisti. Casale lascia il campo

    Pro Patria ancora insulti razzisti. Casale lascia il campo

    Si dice che errare sia umano ma perseverare diabolico e, dunque, la reiterazione di un comportamento condannabile e deplorevole risulta essere ancora più grave della sua prima manifestazione. Ecco perchè è giusto sottolineare ancora una volta la gravità del fenomeno razzismo nel mondo del calcio, sia che provenga da cori dei tifosi che da insulti tra giocatori in campo. L’episodio in questione ha riguardato ancora la Pro Patria, dopo l’ormai noto episodio accaduto nell’amichevole disputata con il Milan a Busto Arsizio lo scorso 3 Gennaio che vide protagonista uno sdegnato Boateng, che lasciò il campo in segno di protesta ai buu razzisti che piovevano dagli spalti.

    Questa volta, il fattaccio è avvenuto durante un match tra formazioni giovanili – ed in particolare tra le squadre del torneo Berretti – di Casale Monferrato e Pro Patria. Al minuto 38′ dell’incontro, quando la Pro Patria (squadra ospite) era in vantaggio per 2-0, il calciatore di colore del Casale Monferrato, Fabiano Ribeiro, diciottenne nato a Torino ma brasiliano di origine, è stato oggetto di un presunto insulto razzista da parte di un calciatore avversario della Pro Patria, al quale ha reagito sferrando un pugno e, per questo motivo, è stato espulso dal campo. Ciò ha generato molta confusione e momenti concitati, e lo staff del Casale Monferrato ha deciso di interrompere la gara, con i calciatori che hanno lasciato il terreno di gioco. Lo stesso Fabiano Ribeiro ha, poi, spiegato la dinamica dell’episodio rilasciando questa dichiarazione ai microfoni di Sky: “Mi ha detto negro di m… e io ho reagito spingendolo, l’arbitro non ha sentito e mi ha espulso”, aggiungendo poi si esser rimasto molto deluso dal fatto che la Pro Patria non abbia mostrato alcun gesto di solidarietà o di scuse nei suoi confronti, “ed è questo che mi da maggiormente fastidio”.

    Pro Patria accusata di razzismo contro Fabiano Pereiro | immagini dal web
    Pro Patria accusata di razzismo contro Fabiano Pereiro | immagini dal web

    Il tutto è seguito da qualche polemica tra le due squadra, con lo staff del Casale Monferrato fermo a condannare l’episodio vergognoso, in particolare perchè ha avuto luogo in una gara tra formazioni giovanili, in cui erano in campo molti ragazzi minorenni. In tal senso, dunque, il tecnico della squadra giovanile del Casale Monferrato ha evidenziato l’importanza di dare un segnale forte per condannare tali episodi e arginarli.

    Ma, nonostante la sua squadra sia stata “parte lesa” dal presunto insulto razzista ai danni di Fabiano Ribeiro, il direttore generale del Casale Monferrato Angelo Sorano si è espresso in maniera critica a proposito della decisione dei suoi calciatori di lasciare il campo, sottolineando che “solo l’arbitro può decidere di sospendere la partita, nessuno era autorizzato a ritirarsi dal campo, se fossi stato presente non lo avrei permesso”.

    La Pro Patria, invece, nuovamente al centro di un episodio razzista (anche se in questo caso è ancora necessario adoperare l’aggettivo “presunto”) si rimette all’indagine della Procura federale, “e si riserva di attendere le decisioni del Giudice Sportivo prima di rilasciare dichiarazioni in merito”, considerando che proprio l’inchiesta della Procura federale dovrà accertare eventuali responsabilità e che, se si rilevasse che si è compiuto effettivamente un atto di razzismo,  verranno presi da parte della Lega Pro i provvedimenti del caso.

  • Suarez, 8 giornate di squalifica per insulti razzisti

    Suarez, 8 giornate di squalifica per insulti razzisti

    Luis Suarez ha ricevuto una squalifica di otto turni, da scontare nelle partite di Premier League, dopo aver insultato Evra dello United nel match giocato lo scorso 15 ottobre ad Anfield.

    L’attaccante del Liverpool paga a caro prezzo le offese razziali rivolte al terzino sinistro del Manchester United durante la sfida di due mesi fa fra i due club inglesi. La decisione presa dalla FA (la Federazione calcistica inglese) è durissima nei confronti del calciatore Reds, che dovrà assistere da casa ai prossimi 8 match dei suoi compagni di squadra. Oltre alla squalifica Luis Suarez dovrà versare nelle casse della Federazione 40 mila sterline (circa 48 mila euro). Già in passato Suarez aveva ricevuto una maxi-squalifica ai tempi dell’Ajax, dopo il famoso morso che gli costò 7 giornate di stop.

    Luis Suarez |© Clive Brunskill/Getty Images

    La Football Association ha lavorato congiuntamente con una commissione indipendente. L’indagine si è conclusa con una stangata che ha pochi precedenti nel football d’oltremanica. Per una squalifica di tale portata si deve tornare indietro di 14 anni,  quando Di Canio, che in quell’anno vestiva la maglia dello Sheffield Wednesday, spinse a terra l’arbitro durante un match di campionato e venne sanzionato con 11 giornate lontano dai campi di gioco. Una vicenda per la quale l’italiano si riscattò qualche anno più tardi, nel 2000. L’allora attaccante degli Hammers fermò un’azione da gol per la sua squadra afferrando il pallone con le mani. Unanime il consenso ricevuto dall’italiano per quel gesto: infatti la Fifa gli consegnò il premio Fair Play per la stagione 2000/2001.

    Riuscirà Luis Suarez a ripetere la carriera dell’ex attaccante romano? Di certo l’uruguaiano, classe ’87, ha dimostrato di essere una pedina fondamentale per il Liverpool fin da quando è approdato ad Anfield nel gennaio scorso, segnando 13 reti in 27 presenze con la maglia dei Reds.

    Il 24 enne attaccante ha ancora a disposizione due settimane per presentare ricorso alla squalifica inflittagli dalla Football Association. Appare improbabile un ripensamento della Federazione inglese, che nel corso degli anni si è dimostrata ferma in ogni sua decisione.