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  • NBA playoff 2010, Finale: Los Angeles Lakers – Boston Celtics

    Los Angeles Lakers – Boston Celtics, ci risiamo!
    E’ la 12 volta che le 2 squadre, le più titolate nel panorama NBA, si affrontano nell’ultimo atto della stagione, le Finali, che decideranno il vincitore del campionato.
    Nelle 11 occasioni precedenti i Celtics guardano i rivali di sempre dall’alto verso il basso, forti di un record di 9 finali vinte contro le sole 2 dei Lakers.
    L’ultimo confronto sul palcoscenico più ambito è della stagione 2007-2008 quando i biancoverdi (ricostruiti dal General Manager Danny Ainge con gli acquisti di Kevin Garnett dai T-wolves e di Ray Allen dai Sonics) domarono in 6 partite i rivali gialloviola, chiudendo nell’ultima gara con un clamoroso +39 che ancora nessuno ha cancellato nella mente di tifosi, dirigenza e giocatori californiani.
    Le 2 franchigie, come già detto sono le più titolate nella NBA: 17 titoli per Boston, 15 per Los Angeles. Tuttavia i Lakers hanno disputato ben 30 finali (bilancio in perfetta parità 15 vinte e 15 perse), molto meglio il record dei Celtics che in 20 apparizioni sono usciti sconfitti solo in 3 occasioni (17 vinte e 3 perse).
    Insieme quindi hanno vinto 32 titoli sui 63 campionati finora disputati dalla Lega professionistica americana di basket e il prossimo, indipendentemente da chi vincerà sarà il 33esimo su 64 campionati totali, più della metà dei titoli della NBA sono finiti in mano a queste 2 squadre, ecco perchè sicuramente questa sfida rappresenta la finale più prestigiosa e la più attesa da parte di ogni tifoso appassionato di pallacanestro.
    Rispetto alla finale del 2008 è cambiato il vantaggio del fattore campo: 2 anni fa era a favore di Boston, ora sarà a favore di Los Angeles che ha conquistato in stagione regolare 7 vittorie in più rispetto agli storici rivali di sempre.
    Una piccola curiosità per gli amanti del basket è che i Celtics potrebbero essere la prima squadra nella storia della NBA a vincere l’”Anello” dopo aver concluso la regular season con più vittorie in trasferta che sul parquet amico.
    Quest’anno in regular season il bilancio è in parità con 1 vittoria per parte (entrambe vittorie in trasferta con il minimo scarto di un punto).
    Ecco perchè sarà una sfida dall’esito incerto.

    La stagione regolare per i Boston Celtics non è stata delle migliori, avendo ottenuto solo il quarto piazzamento nella Eastern Conference, superati non solo dalle 2 superpotenze Cleveland Cavaliers e Orlando Magic, ma addirittura degli Atlanta Hawks, cosa che in molti non si sarebbero aspettati alla vigilia del campionato. Il record di 50 vittorie e 32 sconfitte è praticamente uguale a quello ottenuto da Portland Trail Blazers, San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, rispettivamente squadra sesta, settima e ottava classificata per i playoff nella Western Conference (le ultime per intenderci). Proprio per questo motivo nessuno con un record abbastanza modesto quale quello dei Celtics, si sarebbe aspettato una cavalcata così convincente fino alle Finali NBA di quest’anno.
    Ma i motivi per cui i tifosi biancoverdi possono ambire a sogni di gloria sono tanti, a partire da un gruppo forte e compatto come quello della vittoria del titolo del 2008, con tanta esperienza in più sulle spalle e una ritrovata energia fisica sulla quale in pochi addetti ai lavori avrebbero scommesso. Boston basa gran parte del suo gioco offensivo sull’asse Rajon Rondo-Paul Pierce il quale resta sempre la prima soluzione offensiva della squadra. Tuttavia il giovane playmaker risulta essenziale e fondamentale per via di un’acquisita imprevedibilità che rende la franchigia del Massachusetts praticamente di difficile lettura agli occhi dei giocatori avversari: ancora i Lakers ricordano la sua strepitosa gara 6 nella finale del 2008, dove chiuse con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e 6 steals. Logicamente molto del destino dei Celtics dipenderà dalla vena realizzativa di Paul Pierce, è per questo che nei momenti di difficoltà dovranno farsi trovare pronti sia Kevin Garnett che Ray Allen: il numero 5 della squadra del “Trifoglio” è tornato ad altissimi livelli dopo che lo scorso anno l’infortunio al ginocchio ne aveva limitato il talento, importante pedina su entrambi i lati del campo sia in attacco che in difesa. Allen invece ha mantenuto la sua costanza realizzativa specialmente nel tiro da 3 punti, cosa che potrebbe rivelarsi molto utile in questo ultimo atto della stagione. Un giocatore che magari è offuscato dalla luce dai 4 grandi componenti del quintetto ma di un’efficacia e di un’importanza fondamentali è Kendrick Perkins, che quest’anno ha migliorato le proprie statistiche disputando probabilmente la sua migliore stagione da quando è entrato nella Lega. Non male non solo i primi “attori”, ma anche i comprimari dei Celtics, che sono di notevole livello. Tuttavia Rasheed Wallace non ha disputato una stagione regolare eccezionale, ma arrivato alla post season si è totalmente trasformato, risultando decisivo in molte partite, specialmente quelle disputate contro i Cavs e contro i Magic. Importante è stato il contributo dato in questa stagione da Tony Allen, molto pericoloso sia in attacco che in difesa, e l’ormai consolidato sostituto di Garnett, ovvero Glen Davis, maturato e pronto nei momenti di difficoltà ad aiutare i compagni. A metà stagione Boston si è in un qualche modo giovata dell’energia dell’ultimo arrivato Nate Robinson, che quando decide di stare con la testa sul parquet risulta essere un ottimo giocatore. Anche l’arrivo di Finley, sempre a metà stagione, ha dato una certa qualità nel tiro dalla lunga distanza (il suo palmarès parla chiaro), inconstante, ma sempre pericoloso se in giornata, uno dei giocatori più eclettici dell’intera NBA, ovvero Marquis Daniels. Per finire l’analisi sul roster dei biancoverdi non possiamo esimerci dal parlare di coach Doc Rivers, che quest’anno ha affrontato momenti di vera difficoltà ma che alla fine ne è uscito da vero vincitore. Certamente il suo curriculum non è ai livelli del suo collega rivale Phil Jackson, ma la carriera di Rivers è tutta da scrivere, mentre Jackson la sua l’ha già scritta e sta continuando a farlo, e con risultati notevoli (è l’allenatore più vincente della storia dell’NBA).

    Ben altro piazzamento per i Los Angeles Lakers, primi nella Western Conference con il record di 57 vittorie e 25 sconfitte. Pronostici rispettati per la franchigia gialloviola, favoriti per il titolo in quanto campioni in carica. Per L.A. è la terza finale NBA consecutiva, ma bisogna dire che rispetto agli anni precedenti il roster si è rafforzato particolarmente, grazie anche ad una crescita generale del quintetto stesso e della panchina losangelina. Il gioco dei ragazzi di Phil Jackson si basa essenzialmente sull’asse Kobe Bryant-Pau Gasol: il numero 24 gialloviola, dopo una regular season abbastanza costante come rendimento, sta disputando dei playoff entusiasmanti, con 15 partite su 16 al di sopra dei 30 punti! E’ sicuramente l’arma in più di 1 squadra già molto forte in tutti i settori del campo, e tutte le giocate pregevoli passano dai suoi polpastrelli, come recentemente affermato dall’ultimo sconfitto dalla banda gialloviola, Alvin Gentry, coach dei Phoenix Suns, il quale ha chiaramente mostrato nelle finali di Conference di aver adottato tutte le strategie possibili per far marcare Kobe dai suoi uomini, definito poi dallo stesso allenatore “immarcabile” alla fine della serie, nonchè il migliore giocatore dell’intera Lega. In questi playoff inoltre Bryant ha impressionato gli addetti ai lavori anche in qualità di assistman e di rimbalzista, arrivando in molte partite a sfiorare la tripla doppia. L’MVP delle Finals del 2009 è stato senza dubbio il trascinatore assoluto e arriva alla sfida contro i Celtics più carico che mai, e in mente ha il chiodo fisso della vendetta, in quanto i suoi Lakers sono stati battuti proprio da Boston nel 2008. Per quanto riguarda lo spagnolo Gasol, ha inanellato prove superlative sia in attacco che in difesa, con molte doppie doppie nella post season; a volte risulta essere immarcabile sotto canestro e i suoi semiganci sono ormai un incubo per qualsiasi difesa avversaria. Inoltre il feeling con Kobe Bryant sembra ritrovato, anche in virtù dei molti tiri presi durante questi playoff; in difesa risulta essere sempre di più una garanzia, e il notevole apporto a rimbalzo fanno di L.A. una squadra insuperabile sotto canestro, anche grazie al supporto superlativo di Lamar Odom, il sesto uomo ideale della Lega. Raramente il numero 7 ha mancato la sua consueta doppia doppia, e durante questa post season si è riscoperto anche un notevole tiratore da 3 punti. Porta molta sostanza sul parquet che lo rende indispensabile per coach Phil Jackson: memorabili ormai sono i suoi rimbalzi offensivi, che consentono ai Lakers un maggior numero di tiri tentati dalla distanza. Un’altra pedina importante nello scacchiere di Los Angeles è sicuramente Ron Artest, acquistato quest’estate dagli Houston Rockets che si sta rivelando un giocatore determinante anche in fase offensiva (suoi i 2 punti che consentono ai Lakers di battere i Suns a gara 5 a meno di 1 secondo dalla sirena finale). Inoltre la sua media punti nelle ultime gare è notevolmente cresciuta, arrivando a mettere a referto 25 punti in gara 6 sempre contro Phoenix: inutile accennare la sua solidità difensiva, molto famosa da anni, e le sue marcature a uomo estremamente soffocanti, che inducono spesso il suo avversario a cercare tiri improbabili. Altra notizia importante in casa gialloviola è il suo nuovo feeling con il suo ex-nemico Kobe Bryant, il quale gli ha dimostrato una grande fiducia al suo arrivo a Los Angeles nonostante vecchi screzi di recente data (le semifinali di Conference contro Houston, nel quale i 2 stavano quasi venendo alle mani). Infine il numero 37 gialloviola si sta dimostrando molto efficace dal tiro dall’angolo. Una gradita sorpresa per i Lakers è il sempre più fondamentale apporto in fase offensiva da parte del playmaker Derek Fisher, che quando sente odore di playoff sembra trasformarsi in meglio partita dopo partita. Dopo una regular season al di sotto delle sue capacità, e con critiche piovutegli per la sua inefficenza al tiro e come uomo assist, il numero 2 si sta prendendo una grossa rivincita contro chi lo aveva duramente criticato, e la sua esperienza (36 anni ad agosto, con 4 titoli NBA alle spalle) si sta dimostrando utilissima alla causa gialloviola. Merito indubbiamente sempre di coach Phil Jackson, che gli ha sempre dato una grande fiducia, e le statistiche, al momento, gli stanno dando ragione. Per quanto riguarda il giovane centro Andrew Bynum, le sue condizioni fisiche, in particolare il suo ginocchio, è una grossa incognita in vista della Finale NBA, e nel resto dei playoff ha avuto un minutaggio particolarmente esiguo, nonostante parti sempre nel quintetto base. Resta da verificare il suo impiego quanto sarà utile a Kobe Bryant e compagni, al momento il suo menisco non necessita di essere operato. Dalla panchina si stanno dimostrando molto efficaci Jordan Farmar e Shannon Brown, che quando vengono messi sul parquet da Jackson, svolgono il loro compito egregiamente. Il playmaker ex UCLA è fondamentale nel tiro da 3, e molte volte le sue triple spaccano in due la squadra avversaria e indirizzano la gara a favore dei gialloviola; la guardia invece cresce di partita in partita ed è impressionante la sua integrità fisica, condite da schiacciate alla LeBron James e da una esplosività fuori dal comune. La grande varietà di lunghi nel roster dei Los Angeles Lakers non permette a Luke Walton e Josh Powell di avere a disposizione molti minuti di gioco: il figlio di Bill Walton negli anni precedenti, trovando più spazio, ha dimostrato di essere un giocatore molto utile, ma con i vari acquisti nel corso degli anni della franchigia californiana, è arrivato ai margini della rotazione. Powell, con un passato anche in Italia, pure essendo molto giovane, paga il fatto che i Lakers abbiano una rotazione molto ampia appunto tra i lunghi, anche se quando è stato chiamato in causa per via degli infortuni dei suoi compagni, si è dimostrato sempre utilissimo. Infine Sasha Vujacic, lo sloveno ex Udine, che quest’anno ha trovato davvero pochissimo spazio nella rotazione di squadra, e che negli anni precedenti è stato un giocatore fondamentale quando entrava dalla panchina. In panchina Phil Jackson offre ampie garanzie sul modo di condurre sia la singola gara che un’intera serie: il suo ricco palmarès parla chiaro, è l’allenatore più vincente nella storia dell’NBA con 10 titoli in sole 12 finali disputate, avendo superato l’anno scorso nella vittoria contro gli Orlando Magic Red Auerbach, storico coach dei mitici Celtics.

    Le chiavi della serie: innanzitutto la marcatura di Artest su Pierce. Il numero 37 gialloviola era stato acquistato pochi mesi fa per l’eventuale difesa su LeBron James in una ipotetica e probabile finale tra Cavaliers e Lakers. Non ci sarà James, ma visto il Pierce delle finali 2008 servirà il miglior Ron Artest per limitarlo in ogni zona del campo. Pierce poi avrà il difficile compito di limitare Bryant, cosa quasi impossibile tra l’altro vista l’attuale forma del 24 dei “Lacustri”, e questo doppio sforzo sui 2 lati del campo (evitare Artest e marcare Bryant) potrebbe spremerlo fisicamente.
    Poi cercare di limitare Rondo. Non è esagerato affermare che da qui passa gran parte della serie. Se Artest sulla carta può benissimo marcare Pierce, non altrettanto si può dire di Fisher sul playmaker biancoverde.
    Decisivo sarà lo scontro tra Gasol e Garnett: Gasol fu molto criticato per il suo atteggiamento contro i Boston Celtics di due anni fa, definito “soft”, ovvero morbido, molle. Lo spagnolo si è rifatto un anno più tardi, limitando alla grande Dwight Howard e risultando come una delle chiavi della vittoria dell’anello. Ora ritroverà Garnett. Più probabile che non escano vincitori da questo duello, tutt’al più un annullamento reciproco. Ad ogni modo, saranno due sorvegliati speciali.
    Infine le panchine ovvero gli uomini che entreranno a partita in corso. Occhi puntati principalmente su Odom da una parte e Wallace dall’altra, ma non solo. Anche Brown può rivelarsi un’arma importante contro le guardie Celtics, mentre Robinson può essere la variabile impazzita da utilizzare in momenti di crisi per l’attacco di Boston.

    I quintetti: Lakers che scenderanno in campo con Derek Fisher e Kobe Bryant come guardie, Ron Artest e Pau Gasol come ali e Andrew Bynum come centro. Poi ci sarà anche bisogno di Farmar Walton e Brown.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e l’apporto fondamentale da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland e Orlando ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010 e ai vice campioni del 2009.

    Ultima considerazione: non sarà una riedizione delle Finals del 2008.
    Sono almeno 3 i motivi che ci spingono a dire che queste Finali rischiano di essere profondamente diverse rispetto a quelle del 2008. Ecco quali sono: 1) Il fattore campo rovesciato rispetto a 2 anni fa che ora è appannaggio dei Lakers (e potrebbe essere un fattore non di poco conto).
    2) I Lakers, rispetto a due anni fa, si sono rinforzati in quello che era il loro aspetto più debole: la difesa. Questo grazie all’acquisizione di Artest e ad una maggiore consistenza difensiva di Gasol. Attenzione, però. Lo spagnolo dovrà dimostrare di non temere nè il clima in trasferta nè la marcatura di Garnett, che riuscì a limitarlo.
    I Celtics, da parte loro, hanno aggiunto un ottimo attaccante come Rasheed Wallace e hanno a propria disposizione un Rajon Rondo nettamente migliorato, e che si è innalzato insieme a Paul Pierce come il trascinatore della sua squadra. Insomma, se nel 2008 i Lakers erano una squadra prettamente offensiva e i Celtics basavano la propria forza sulla difesa, ora le due squadre appaiono più equilibrate.
    3) I giocatori di entrambe le franchigie hanno fatto dei passi in avanti enormi sotto il profilo dell’esperienza. Tutti i giocatori chiave, da Bryant a Pierce passando per Gasol, Odom, Allen e via dicendo (eccezion fatta per Rondo) hanno superato la soglia dei 30 anni. E tutti loro hanno vinto un titolo, tranne che Artest. Non è un’eresia dire che si fronteggeranno i due roster più esperti dell’intera NBA.

    Sarà una sfida da non perdere e i motivi per stare al televisore incollati per un paio d’ore ci sono tutti e speriamo di averli elencati tutti.
    La sfida prenderà il via stanotte alle 3 ora italiana. Leggermente diverso il formato rispetto a tutti gli altri turni dei playoff, infatti le Finali hanno un formato di 2-3-2 per quanto riguarda le sfide in casa e trasferta rispetto al consueto e solito 2-2-1-1-1 degli altri turni. Ecco in dettaglio tutto il programma di queste attese “Finals”:

    Gara 1 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 3 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 2 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers domenica 6 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 3 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics martedì 8 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 4 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics giovedì 10 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 5 * Los Angeles Lakers @ Boston Celtics domenica 13 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 6 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers martedì 15 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 7 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 17 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)

    *se necessaria

    IN COLLABORAZIONE CON LUCA NACCARATO.

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: I Magic si rifanno sotto, Celtics battuti ad Orlando

    Gli Orlando Magic battono i Boston Celtics sul parquet amico della Amway Arena e accorciano ulteriormente le distanze dai biancoverdi portandosi sul 3-2 nella serie di Finale della Eastern Conference.
    Primo tempo da manuale per la squadra della Florida che infila ben 9 triple sulle 13 mandate a bersaglio alla fine dell’incontro, e con una regia spumeggiante di Jameer Nelson e la presenza in area di Dwight Howard va al riposo sul 57-49 dopo essere comunque stata in vantaggio anche di 14 punti, erosi dal solo Paul Pierce e dai suoi viaggi in lunetta, vista la pessima vena al tiro di Ray Allen e Kevin Garnett. Proprio sul finire di secondo quarto arriva anche l’espulsione del centro titolare di Boston, Kendrick Perkins per il secondo fallo tecnico causato dalle troppe proteste dopo un fallo fischiatogli contro e che accorcia le rotazioni degli uomini di coach Doc Rivers per le marcature su Howard.
    L’intensità di gioco dei Magic cala improvvisamente al ritorno in campo e i Celtics si riportano in partita anche grazie ad un Rajon Rondo molto più ispirato (ma non ai suoi consueti livelli) rispetto alle frazioni precedenti di gioco. La giocata che spezza la partita in 2 è un tiro da ben 9 metri di Nelson che va a bersaglio e scaraventa l’inerzia dell’incontro verso i neroazzurri della Florida. E così nel quarto periodo entra in scena Rashard Lewis che fa pagare cara la scelta di coach Rivers di piazzargli in marcatura “capitan” Pierce: con 7 punti in fila, l’ala ex Seattle Sonics porta i suoi sul +13. Wallace cerca disperatamente di riportare in partita i Celtics con 2 tiri da 3 punti, ma la discreta prestazione a i liberi di Howard e la tripla di Nelson del +18 a 5 minuti dalla fine chiudono la gara che viene condotta in porto con tranquillità fino alla fine.

    Boston ha in Rasheed Wallace il suo miglior marcatore con 21 punti, seguito da un opaco Rondo con 19, mentre Pierce ne manda a referto 18 (ma solo 2 punti nel secondo tempo quando è incredibilmente sparito dal campo). Male Garnett (10 punti) e Ray Allen (9 punti) con un complessivo 8/25 che non fa onore ai 2 campioni dei biancoverdi.
    Per i Magic invece ottime prestazioni per Nelson (24 punti) e Howard (21 punti, 10 rimbalzi e 5 stoppate), decisivo l’apporto di J.J. redick con 14 punti e la sicurezza al tiro nei momenti caldi che alla fine valgono doppio! Lewis ne mette altri 14 ma è praticamente decisivo nel quarto quarto con ben 9 punti, buono l’apporto di Brandon Bass e Mickael Pietrus dalla panchina con 8 punti a testa, importante il fatto che si facciano trovare pronti nel momento del bisogno perchè i Magic hanno bisogno dell’apporto di tutto il roster per cercare di ribaltare questa serie. Unica nota stonata la partita di Vince Carter, che in questa serie non riesce proprio ad entrare in ritmo: 8 punti ma con 10 tentativi dal campo, ci si aspetta molto di più dal fenomeno ex North Carolina University anche perchè è un tassello importantissimo nel mosaico di coach Stan Van Gundy. Grandissima serata dall’arco (13/25) per Orlando che distrugge gli avversari anche a rimbalzo (43-26) e nelle percentuali dal campo ed ai tiri liberi.

    La vittoria per i Magic era fondamentale per non essere eliminati e cercare di giocarsi gara 6 a Boston, match già puntato da Van Gundy e sul quale si baserà la stagione della franchigia della Florida. La pressione ora sarà tutta sui Celtics in gara 6 visto che dovranno chiudere il conto: un ritorno alla Amway Arena per una eventuale gara 7, in trasferta, potrebbe equivalere ad una clamorosa eliminazione che mai si è verificata nella storia del basket americano nelle 93 occasioni finora capitate. Solo 3 volte nell’hockey su ghiaccio (Toronto Maple Leafs nel 1942, New York Islanders nel 1975 e proprio quest’anno i Philadelphia Flyers peraltro su un’altra franchigia di Boston, i Bruins) sono riusciti nell’impresa di ribaltare un 3-0 in 3-4. Anche nel baseball ciò si è verificato ma per una sola volta e nell’occasione è stata coinvolta un’altra squadra di Boston, i Red Sox , ma in positivo, quando eliminarono, nel 2004, dopo essersi trovati sotto 3-0 i New York Yankees nella post season.
    Boston ora trema ma è squadra esperta per contenere l’emotività ed incanalarla nel giusto verso, dall’altra parte i Magic ci credono dato che da una situazione disperata ora sono a ridosso degli avversari e stanno facendo sentire il fiato sul collo.
    Gara 6 è in programma venerdì notte al “Garden” di Boston e sarà un appuntamento da non perdere per una partita che sarà giocata fino allo stremo da parte delle 2 squadre e dai giocatori che andranno in campo.

    Risultati NBA del 26 maggio 2010

    Orlando Magic – Boston Celtics 113-92
    –> Orl: Nelson 24, Howard 21, Redick 14, Lewis 14 – Bos: Wallace 21, Rondo 19, Pierce 18

    LE SERIE DELLE FINALI DI CONFERENCE:

    Magic-Celtics 2-3
    Lakers-Suns 2-2

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Orlando Magic – Boston Celtics

    Orlando Magic e Boston Celtics si ritrovano un anno dopo a scontrarsi nuovamente nella post season.
    Se nella passata stagione la sfida era valida per le Semifinali di Eastern Conference, con i Magic che a sorpresa eliminarono gli allora campioni in carica, ora la serie varrà l’accesso per la Finale NBA.
    La situazione sembra essersi capovolta con Orlando che parte in vantaggio, ma Boston ha dimostrato di poter dire la sua eliminando nella serie precedente la migliore squadra della Lega e il miglior giocatore del mondo dalla corsa al titolo ovvero i Cleveland Cavaliers e LeBron James.
    Finale NBA che le due squadre hanno raggiunto negli ultimi due anni. Vincenti i Celtics nel 2008, perdenti i Magic nel 2009.
    Boston ha tutto quello che serve per mettere in difficoltà il convulso e affascinante sistema offensivo dei Magic. Orlando ha la convinzione mentale e una freschezza fisica che alla lunga può risultare letale per i Celtics.
    Il precedente della Semifinale di Conference dello scorso va preso con le pinze del caso. Quest’anno è tutta un’altra storia. Facce nuove, facce diverse.
    In Regular Season, il parziale è favorevole ad Orlando che è stata in grado di vincere 3 partite contro una sola dei Celtics.
    Sarà una serie che vivrà di dettagli, difesa e tanta, tantissima fisicità.
    Orlando poi partirà avvantaggiata dal fatto di aver riposato avendo eliminato gli Atlanta Hawks in sole 4 gare, così come nel primo turno era capitato con Charlotte Bobcats. I Magic sono gli unici ad essere imbattuti nella post season e se ciò è avvenuto un motivo ci sarà di certo. Orlando ha potuto preparare le migliori soluzioni tattiche per affrontare l’avversario nel secondo turno, con Van Gundy che ha potuto studiare ogni singola debolezza dei Celtics per poterne trarre vantaggio.

    I Magic hanno trovato l’apporto, finalmente, di Jameer Nelson in questi playoff, e con il gioco interno di Howard restano una delle squadre più difficili da fermare: un mix di “dentro-fuori” che se attuato con perizia risulta devastante. Se si decide di dare la palla dentro il pitturato, Dwight Howard risulta letale visto il suo strapotere fisico. Se la palla viene fatta girare sugli esterni, i Magic hanno giocatori che risultano pericolosissimi nel tiro dalla lunga distanza come Vince Carter, Jameer Nelson, Rashard Lewis, J.J. Redick, Matt Barnes, Jason Williams e Mickael Pietrus. E quando queste 2 armi funzionano assieme praticamente Orlando diventa imbattibile.
    Sono 4 i giocatori da cui dipendono le fortune dei Celtics e stiamo parlando in primis di Paul Pierce, poi di Kevin Garnett, di Ray Allen, e di Rajon Rondo che citiamo per ultimo ma sembra essere il vero ago della bilancia dei biancoverdi come dimostrato nel confronto contro i Cavs di James soprattutto nella spettacolare gara 4 in cui ha messo a referto una stratosferica tripla doppia da 29 punti, 18 rimbalzi e 13 assist.

    I Magic dovrebbero scendere in campo con questo quintetto: Jameer Nelson e Vince Carter come guardie, Rashard Lewis e Matt Barnes come ali e Dwight Howard come centro. Dalla panchina potrebbero risultare decisivi il francese Mickael Pietrus (gran difensore e buon attaccante) Marcin Gortat come cambio di Howard, J.J. Redick tiratore terrificante e Jason Williams a portare tanta esperienza quando conta. Ricordiamo che la panchina dei Magic è stata la migliore nella regular season assieme a quella dei Cavs.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e il presumibile riscatto dopo una stagione veramente deludente da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010.

    Chiavi della serie saranno, banalmente, i puri scontri tra gli interpreti dei vari ruoli: Barnes e Pietrus (a turno) dovranno limitare il capitano biancoverde Paul Pierce, Lewis dovrà fare i salti mortali per rendere innocuo Garnett e garantire comunque il suo contributo in attacco, Carter risulterà decisivo se Ray Allen lo dovrà inseguire per tutto il parquet, Nelson avrà l’arduo compito di bloccare la mente dei Celtics ovvero Rajon Rondo (e qui si potrebbe spostare l’equilibrio della serie) e infine il centro di Boston, Perkins, dovrà cercare di fare bella figura contro Howard, cosa un pò improbabile a dire la verità.
    Tutto molto semplice, ma da questi duelli dipenderà l’esito del risultato!

    Si parte oggi alle 21.30 ora italiana. Questo il programma completo:
    Gara 1: Boston Celtics @ Orlando Magic domenica 16 maggio 3.30 pm (21.30 italiane)
    Gara 2: Boston Celtics @ Orlando Magic martedì 18 maggio 8.30 pm (02.30)
    Gara 3: Orlando Magic @ Boston Celtics sabato 22 maggio 8.30 pm (02.30)
    Gara 4: Orlando Magic @ Boston Celtics lunedì 24 maggio 8.30 pm (02.30)
    Se necessarie:
    Gara 5: @ Orlando mercoledì 26 maggio
    Gara 6: @ Boston venerdì 28 maggio
    Gara 7: @ Orlando domenica 30 maggio

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: I Celtics eliminano i Cavs, ora Cleveland cade nella paura

    I Boston Celtics compiono l’impresa di eliminare i favoriti al titolo, i Cleveland Cavaliers di LeBron James e accedono alla Finale di Conference che disputeranno contro gli Orlando Magic di Dwight Howard.
    Nonostante vari allunghi nei primi 2 quarti, i padroni di casa vengono sempre ripresi dagli avversari trascinati da un buon avvio di partita di Mo Williams (20 punti) e all’intervallo i biancoverdi hanno solo 2 punti di vantaggio: 51-49.
    Nella ripresa Cavs che partono forte ma pian piano Boston inizia ad aggiustare la mira dall’arco dei 3 punti che manda i Celtics sul +12. Mo Williams scompare dal match segnando solo 2 punti nel terzo parziale (e saranno anche gli ultimi della sua gara) dopo i 20 dei primi 2 quarti, lasciando da solo James che inizia a combattere contro tutti gli avversari complice anche la disastrosa prova dell’altra “spalla” Antawn Jamison. James cerca in tutti i modi di riaprire la gara con 2 tiri da 3 che portano i Cavaliers a -4 ma lo sforzo di dover fare tutto per conto proprio costa caro perchè alla fine della partita registrerà ben 9 palle perse, con l’ovvio risultato di essere decisamente stanco negli ultimi decisivi minuti, dove i Celtics riallungano e chiudono i conti: finisce 94-85 e ora per la franchigia dell’Ohio si apre un baratro sul futuro, per via di questa eliminazione non preventivata.
    Per Boston, una grande perfomance di Garnett (22 punti, 12 rimbalzi) mentre Rondo chiude in doppia doppia (21 punti, 12 assist, 5 steal) e Tony Allen dà l’ennesima dimostrazione di essere un grande difensore, marcando egregiamente James. Wallace aggiunge 13 punti. Per i Cavs, 38% dal campo, ben 24 palle perse ed un Lebron James in tripla doppia con 27 punti, 19 rimbalzi, 10 assist (ma 9 palle perse come già detto). Williams inesistente nella ripresa dopo un grande primo tempo mentre la gara 6 di Jamison si chiude con 5 miseri punti.
    Boston è attesa in Florida per la sfida ai Magic e ad Howard.
    Cleveland ritorna a casa distrutta, con mille interrogativi sul futuro. Questa per i Cavs potrebbe essere ben più di una sconfitta, visto che la città ora trema all’idea che James potrebbe lasciare la squadra per cercare fortuna altrove.
    Il parere personale di chi scrive comunque vede nei fallimenti degli orogranata una cattiva gestione di risorse e una mancanza di attitudine a vincere da parte di un allenatore incompetente che oltre a portare la squadra a primeggiare in regular season (che vale tanto quanto!) vive solo sugli schemi inventati in campo dal numero 23. Troppo poco per una squadra che ambiva al titolo e che grazie agli errori proprio di coach Brown ora rischia di perdere e salutare per sempre il suo leader, il giocatore più forte attualmente in circolazione sul pianeta. Cleveland, sia con LeBron che senza, dovrebbe ripartire con un nuovo allenatore!

    Risultati NBA del 14 maggio 2010

    Boston Celtics – Cleveland Cavaliers 94-85
    –> Bos: Garnett 22, Rondo 21, Wallace 13, Pierce 13 – Cle: James 27, Williams 22, O’Neal 11

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 2-4 (Celtics alla Finale di Conference)
    Magic-Hawks 4-0 (Magic alla Finale di Conference)
    Lakers-Jazz 4-0 (Lakers alla Finale di Conference)
    Suns-Spurs 4-0 (Suns alla Finale di Conference)

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Boston domina a Cleveland, Suns OK

    Un incredibile terzo quarto dei Celtics rovina la festa al neo MVP della Lega, LeBron James, e permette ai biancoverdi di pareggiare la serie e di spostare il fattore campo dalla propria parte.
    Primi 2 periodi equilibrati, al ritorno in campo dalla pausa lunga però i Celtics sembrano molto diversi giocando con più aggressività e determinazione, lasciando ai Cavs solo le briciole e dimostrando a tutto il pubblico la loro pericolosità. Bagliori in alcuni frangenti della squadra che vinse il titolo quasi 2 anni fa, difesa impenetrabile (solo 12 punti concessi nell’intero terzo quarto) a fronte di un attacco più che mai efficace ben orchestrato da Rajon Rondo (ben 19 assist, record di franchigia nei playoff pareggiato). Celtics anche a +25 con gli spettatori increduli dello spettacolo davanti ai loro occhi.
    Cavs che si portano fino al -10 a 3 minuti dalla fine ma un super parziale di 11-3 congela la partita e permette a Boston di guardare con più fiducia al futuro.
    Come già detto, ottimo Rondo con 13 punti e 19 assist, Ray Allen mattatore con 22 punti, doppia doppia di un sostanzioso Kevin Garnett (18+10 rimbalzi), e finalmente esce dal letargo Rasheed Wallace che con 17 punti è il jolly della squadra di coach Doc Rivers.
    Male Cleveland, in tutti i suoi interpreti, da James (24 punti e 5 palle perse, mai decisivo quando bisognava prendersi la squadra sulle spalle e condurla alla rimonta) a Williams (4 miseri punti e 1/9 dal campo), per finire a coach Mike Brown (solo 18 minuti per O’Neal quando i lunghi di Boston hanno banchettato allegramente sotto i tabelloni vincendo la lotta a rimbalzo per 43-32).
    Ora si va tutti in Massachusetts per gara 3 e gara 4 dove i padroni di casa se non vorranno perdere l’enorme vantaggio accumulato ieri notte dovranno dare il meglio e portare a casa entrambe le partite.

    Partita molto emozionante in Arizona dove a spuntarla alla fine sono i padroni di casa di Phoenix.
    Partita fatta di parziali per sorpassi e controsorpassi, con momenti di dominio di una squadra e poi dell’altra. Sicuramente la serie più interessante tra le 4 per via di 2 filosofie di gioco completamente opposte.
    Alla fine si nota una curiosità, gli uomini in doppia cifra per le 2 squadre sono i cosiddetti “Big Three”, mentre i rispettivi compagni non riescono a raggiungere la doppia cifra di fatturato: per gli Spurs Ginobili piazza 27 punti, seguito a ruota da Parker con 26 e Duncan con 20 (a cui aggiunge 11 rimbalzi).
    I suns trovano in Nash il loro uomo chiave con il canadese che non delude e piazza 33 punti e 10 assist, poi Jason Richardson con 27 e doppia doppia per Stoudemire da 23 punti e 13 rimbalzi. Un pò anonimi i 2 Hill, Grant per i Suns con 7 punti e George per gli Spurs con 9, entrambi in 32 minuti di gioco abbondanti. Gara2 sempre a Phoenix è in programma mercoledì 5 aprile.

    Risultati NBA del 3 maggio 2010

    Cleveland Cavaliers – Boston Celtics 86-104
    –> Cle: James 24, Jamison 13, Hickson 13 – Bos: Allen 22, Garnett 18, Wallace 17
    Phoenix Suns – San Antonio Spurs 111-102
    –> Pho: Nash 33, Richardson 27, Stoudemire 23 – SA: Ginobili 27, Parker 26, Duncan 20

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 1-1
    Magic-Hawks 0-0
    Lakers-Jazz 1-0
    Suns-Spurs 1-0

  • NBA: Bargnani non brilla e i Raptors vanno KO

    Risultati NBA del 20 gennaio 2010

    Brutta prestazione di Andrea Bargnani a Milwaukee. L’italiano non è in serata e segna solo 10 punti. A nulla valgono i 44 di un Bosh fenomenale che grazie a questa prestazione aggiorna il suo career-high che prima era di 42 punti in una partita. Atlanta batte Sacramento e si mantiene in vetta alla Southwest Division, Orlando continua ad inseguire gli Hawks, però, vincendo contro Indiana. Miami subisce una dura lezione a Charlotte perdendo di 40 punti: record di franchigia per i Bobcats per quanto riguarda i punti di scarto che superano il precedente limite che era fissato a 35. Inoltre in classifica Charlotte scavalca proprio Miami accaparrandosi la quinta posizione ad Est. Portland espugna Philadelphia ma deve accusare l’ennesimo infortunio stagionale, questa volta di Brandon Roy. Dallas supera di un soffio i Wizards. A sorpresa i Pistons riescono a fermare la corsa dei Celtics nella serata del ritorno di Rasheed Wallace a Detroit. Oklahoma continua la sua corsa nella Western Conference: batte i Twolves a domicilio e raggiunge (quando siamo solo a metà campionato) le vittorie totali ottenute in tutte le 82 partite della scorsa stagione. I progressi degli ex Seattle Sonics sono impressionanti e Kevin Durant sta raggiungendo livelli di completezza impensabili per un giocatore che ha iniziato solo il terzo anno in NBA. Lo “scontro diretto” tra New Orleans Hornets e Memphis Grizzlies è vinto dagli Hornets, con un grande recupero nel finale. A Phoenix, lo scontro tra i gemelli Lopez è vinto da Brook (dei Nets) per quanto riguarda i punti segnati (26-20) ma Robin e i suoi Suns si aggiudicano il match. I Jazz vincono a San Antonio e chiudono con un “cappotto” le 4 sfide stagionali contro gli Spurs, rovinando la festa per i 20000 punti raggiunti da Tim Duncan in carriera. Ad Oakland sfida a suon di canestri tra i 2 playmaker Billups (di Denver) ed Ellis (di Golden State): alla fine Ellis ne segna 39, Billups 2 di meno ma i Nuggets si aggiudicano la partita. Chicago cade a Los Angeles contro i Clippers.

    • Milwaukee Bucks – Toronto Raptors 113-107
      (Mil: Bogut 27, Delfino 22, Jennings 16 – Tor: Bosh 44, calderon 16, Turkoglu 13)
    • Atlanta Hawks – Sacramento Kings 108-97
      (Atl: Crawford 20, Johnson 17, Josh Smith 16 – Sac: Evans 24, Martin 23, Casspi 16)
    • Orlando Magic – Indiana Pacers 109-98
      (Orl: Howard 32, Lewis 18, Williams 14 – Ind: Granger 25, Jones 17, Murphy 17)
    • Charlotte Bobcats – Miami Heat 104-65
      (Cha: Jackson 24, Wallace 20, Mohammed 16 – Mia: Wright 16, Wade 16, Haslem 6, Beasley 6)
    • Philadelphia 76ers – Portland Trail Blazers 90-98
      (Phi: Iguodala 23, Brand 13, Williams 11 – Por: Miller 24, Aldridge 23, Bayless 18)
    • Washington Wizards – Dallas Mavericks 93-94
      (Was: Foye 26, Butler 20, Haywood 13 – Dal: Nowitzki 28, Terry 21, Gooden 14)
    • Detroit Pistons – Boston Celtics 92-86
      (Det: Stuckey 27, Villanueva 19, Hamilton 12, Maxiell 12 – Bos: Pierce 21, Rondo 21, Wallace 16)
    • Minnesota Timberwolves – Oklahoma City Thunder 92-94
      (Min: Brewer 25, Jefferson 20, Wilkins 15 – Okl: Durant 31, Green 15, Harden 12)
    • New Orleans Hornets – Memphis Grizzlies 113-111
      (NO: West 21, Paul 21, Thornton 12, Okafor 12 – Mem: Ray 26, Randolph 25, Mayo 15, Gasol 15)
    • Phoenix Suns – New Jersey Nets 118-94
      (Pho: Stoudemire 27, Richardson 26, R. Lopez 20 – NJ: B. Lopez 26, Yi 14, Harris 11, Hayes 11)
    • San Antonio Spurs – Utah Jazz 98-105
      (SA: Ginobili 22, Parker 20, Hill 16 – Uta: Boozer 31, Kirilenko 26, Williams 18)
    • Golden State Warriors – Denver Nuggets 118-123
      (GS: Ellis 39, Maggette 33, Curry 15 – Den: Billups 37, Anthony 23, Nenè 19)
    • Los Angeles Clippers – Chicago Bulls 104-97
      (Cli: Davis 23, Kaman 20, Thornton 17 – Chi: Rose 23, Deng 19, Thomas 18)

    CLASSIFICHE NBA