Tag: rajon rondo

  • NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    La stagione NBA è alle porte (inizio fissato per il 26 ottobre) e da oggi inizia l’analisi delle squadre NBA che si apprestano a disputare la stagione 2010/2011.
    Il viaggio nel mondo del basket U.S.A. inizia dalla Atlantic Division (Eastern Conference) e dalle sue 5 squadre.
    Da molti questa divisione viene considerata la più facile e la più scontata, con una franchigia che vincerà il titolo divisionale a mani basse (Boston Celtics), ma più che per meriti propri per demeriti altrui, e le altre che hanno molto più interesse alla ricostruzione della squadra in vista del futuro. Philadelphia, New Jersey e Toronto si presantano ai nastri di partenza con obiettivi minimi, e saranno molto probabilmente destinate ad un’annata al disotto del 50% di vittorie e quindi con un record perdente, mentre i soli New York Knicks, visto l’arrivo del fortissimo Amar’è Stoudemire dai Phoenix Suns, sembrano poter avere un record vincente. Alle spalle dei soliti Celtics, che comunque non sono più la squadra tritasassi del 2007-2008 che vinse il titolo a mani basse per ovvi motivi anagrafici ma che comunque restano insidiosi per chiunque viste le qualità tecniche che possiedono i giocatori all’interno del suo roster.

    BOSTON CELTICS: Squadra un pò anziana, dicevamo, ma con indubbie qualità tecniche come dimostrato ampiamente nello scorso anno (finale NBA contro i Lakers che hanno avuto la meglio solo in gara 7 pur avendo il vantaggio del fattore campo). Il nucleo portante sarà formato dai soliti 4 giocatori: il capitano Paul Pierce, la guardia tiratrice più prolifica in NBA per quanto riguarda il tiro da 3 punti ovvero Ray Allen, un all-star come Kevin Garnett nel ruolo di ala grande che dovrà dimostrare che l’infortunio al ginocchio non lo condiziona oramai più ed infine Rajon Rondo, che sarà chiamato alla definitiva consacrazione visti i progressi mostrati in questi ultimi 2 anni tra regular season e playoff. Proprio Rondo sarà la chiave dei biancoverdi, il vero ago della bilancia e coach Doc Rivers punta tutto sulle qualità del suo playmaker per riuscire ad arrivare ai traguardi più alti in questa stagione (ci si aspetta un netto miglioramento nel tiro da fuori, soprattutto da 3, e nel jumper del numero 9 Celtics, forse unica vera lacuna del giocatore). Nel ruolo di centro visto l’infortunio di Kendrick Perkins ai legamenti del ginocchio, sono arrivati Shaquille O’Neal e Jermaine O’Neal che a rotazione dovranno mostrarsi degni sostituti del centro titolare. Sempre nel reparto lunghi sembra grave la perdita di Rasheed Wallace che alla fine dello scorso campionato ha optato per il ritiro. Per questo motivo è stato messo sotto contratto (dopo 2 anni di attesa dalla sua scelta al Draft del 2008) il turco Semih Erden, ex Fenerbahce. A dargli man forte per sostituire “Sheed” ci sarà Glen Davis e l’ancora acerbo Luke Harangody, rookie da Notre Dame che in pre-season non ha sfigurato.
    Nel reparto dei “piccoli” pesa invece la perdita di Tony Allen, migrato verso i lidi di Memphis, che causa un buco soprattutto per quanto riguarda la difesa. Per sostituirlo sono arrivati l’ex Delonte West, ma soprattutto Von Wafer di ritorno nella Lega dopo la sfortunata parentesi in Europa all’Olympiacos. Nate Robinson dovrà far rifiatare invece il play Rondo e Rivers dovrà lavorare soprattutto sulla testa del ragazzo per evitare i suoi proverbiali “colpi di testa”. Completano il roster Marquis Daniels (che dovrà specializzarsi nel gioco difensivo se vorrà trovare qualche minuto sul parquet) e la 19esima scelta assoluta Avery Bradley forse ancora troppo giovane (non ha ancora 20 anni) per trovare spazio nelle rotazioni.
    Ultima annotazione su Doc Rivers, che è rimasto sulla panchina più prestigiosa della Lega dopo le voci di un suo addio (anno sabbatico), ma che perde il suo più valido collaboratore, quel Tom Thibodeau, per molti il vero artefice del successo dei Celtics in questi anni grazie alla sua organizzazione difensiva. Thibodeau ha infatti accettato il posto offertogli dai Chicago Bulls, raccogliendo quindi la ben più difficile sfida di capo allenatore NBA. Per sostituirlo è arrivato Lawrence Frank, licenziato lo scorso anno dal ruolo di head coach dei Nets dopo un avvio disastroso ma che potrebbe dare una buona impronta difensiva alla squadra.
    Obiettivo vincere il titolo NBA 2011, ma contro Lakers e Miami Heat si prospetta veramente dura!

    Arrivi: Shaquille O’Neal e Delonte West(Cleveland Cavs), Jermaine O’Neal(Miami Heat), Von Wafer(Olympiacos).
    Partenze: Rasheed Wallace(Retired), Tony Allen(Memphis Grizzlies), Shelden Williams(Denver Nuggets), Michael Finley e Brian Scalabrine (FA)
    Scelte al draft: Avery Bradley (19th pick), Luke Harangody (52nd pick).
    Probabile quintetto base:Rajon Rondo (PG), Ray Allen (SG), Paul Pierce (SF), Kevin Garnett (PF), Kendrick Perkins (C)

    ROSTER

    Guardie: Rajon Rondo, Ray Allen, Delonte West, Nate Robinson, Von Wafer, Marquis Daniels, Avery Bradley
    Ali: Paul Pierce, Kevin Garnett, Glen Davis, Luke Harangody
    Centri: Kendrick Perkins, Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal, Semih Erden.
    HEAD COACH: Doc Rivers

    NEW JERSEY NETS: sicuramente i Nets miglioreranno il pessimo record della stagione passata: quel 12-70 che ha rischiato seriamente di far diventare i Nets la peggior franchigia della storia della NBA, ma il peggio sembra ormai alle spalle. Il problema dei Nets è che ci si aspettava un’Estate fragorosa, visto che potevano partire in pole per aggiudicarsi il rookie-meraviglia John Wall che la Draft Lottery ha invece impacchettato e spedito a Washington, e visto che i Nets erano la franchigia con più spazio salariale per potersi accaparrare sul mercato i tanti fortissimi free agent sul mercato: ed invece niente Lebron James ne tanto meno Chris Bosh, niente Stoudemire e nemmeno Chris Paul ma il solo Derrick Favors (come terza scelta assoluta del draft), quale giovane speranza da esibire al non poco deluso pubblico della costa newyorkese.
    Ma le notizie non sono tutte negative perchè il talento accumulato negli ultimi anni dai derelitti Nets potrebbe portarli a diventare (fra qualche stagione, a meno di clamorose svolte) come una delle franchigie più forti del panorama NBA. Sotto la nuova guida di coach Avery Johnson, in queste ultime ore si sta tentando di arrivare al solito obiettivo di mercato, quel Carmelo Anthony che potrebbe cambiare le sorti della franchigia, ma le speranze sono ridotte al lumicino viste le esose richieste dei Denver Nuggets. La squadra sembra però ben quadrata (per quanto probabilmente non possa riuscire ad avere, almeno per questa stagione, un record vincente): Devin Harris è un playmaker di sicuro affidamento e Jordan farmar, bicampione a Los Angeles, potrebbe essere un valido cambio.
    Nel ruolo di guardia tiratrice, Terrence Williams (favorito visti gli strabilianti progressi degli ultimi mesi) ed Anthony Morrow, mortifero tiratore proveniente dalla baia di San Francisco, si divideranno minuti e palloni. Travis Outlaw occuperà il ruolo di ala piccola e sembra pronto al definitivo salto di qualità che gli è mancato a Portland ed ai Clippers con Stephen Graham come sostituto.
    Lo spot numero 4 è senza dubbio il più ricco che la franchigia possa esprimere. L’acquisto meno pubblicizzato alla fine potrebbe rivelarsi come il più importante: si tratta di Troy Murphy, che da Indiana porterà ai Nets le sue doti a rimbalzo (10.2 a sera nel 2009/2010) e la sua capacità nel tiro da fuori con oltre il 39% dall’arco del tiro da 3. Al momento un problema alla schiena lo tiene fermo, ma se come sembra la sua assenza dovesse prolungarsi solo fino all’inizio della regular season, ecco che la fisionomia della squadra avrebbe trovato un titolare fisso e un padrone per il ruolo di ala grande.
    Ovviamente alle sue spalle dovrà trovare spazio la terza scelta assoluta del draft, Derrick Favors, non eccezionale nella sua apparizione in Summer League ma che i commenti dei primi giorni di camp, dipingono come atleta dalle doti “non allenabili”. Un atleta naturale, potente e dagli istinti mortiferi.
    Se si parla di istinto però, il leader della squadra non può non essere indicato in Brook Lopez. Il centro ha dimostrato per tutto il camp pre-mondiale di Team U.S.A. (prima dell’infortunio che lo ha tolto della lizza della competizione) che la sua capacità di essere dove va la palla è fra le migliori nella lega e quindi nel mondo.
    Il suo ruolo dopo due anni nella Lega, dovrà essere per forza quello della stella, magari portandosi alla media fatidica dei 20 punti più 10 rimbalzi, condizione necessaria per incidere davvero e far valere anche verso gli arbitri uno status e una considerazione di primo piano.
    Kris Humpries sarà chiamato a tappare i buchi nel reparto lunghi. Il tempo ci dirà dove possono arrivare questi Nets, dato che l’obiettivo stagionale è perlomeno quello di non sfigurare e levarsi qualche piccola soddisfazione contro squadre più quotate.

    Arrivi: Quinton Ross (Washington); Jordan Farmar (L.A. Lakers); Travis Outlaw (Portland); Johan Petro (Denver); Stephen Graham(FA); Troy Murphy (Indiana); Anthony Morrow (Golden State); Joe Smith(Atlanta); Damion Jones (Atlanta, via draft)
    Partenze: Keyon Dooling (rilasciato); Yi Jianlian (Washington); Courtney Lee (Houston); Jordan Crawford (Atlanta, via draft), Tibor Pleiss (Oklahoma City, via draft)
    Scelte al draft: Derrick Favors (Georgia Tech, 3rd pick); Ben Uzoh (Tulsa); Brian Zoubek (Duke); Tibor Pleiss (31 pick); Jordan Crawford (27 pick)
    Probabile quintetto base: Devin Harris (PG), Terrence Williams (SG), Travis Outlaw (SF), Troy Murphy (o Derrick Favors) (PF), Brook Lopez (C)

    ROSTER

    Guardie: Jordan Farmar; Devin Harris; Terrence Williams; Anthony Morrow; Ben Uzoh
    Ali: Stephen Graham; Damion James; Travis Outlaw; Quinton Ross; Derrick Favors; Kris Humphries; Troy Murphy; Joe Smith.
    Centri: Brook Lopez; Joan Petro; Brian Zoubek.
    HEAD COACH: Avery Johnson

    NEW YORK KNICKS: La scorsa Estate il paventato arrivo a New York di LeBron James, avrebbe dovuto sancire la rinascita dei Knicks, troppo lontani dai palcoscenici che contano nel basket da molto, molto tempo. Ed invece James ha declinato la corte degli arancioblu lasciando i Knicks con un palmo di naso e costringendoli a ripiegare su seconde scelte che comunque permettono alla franchigia un netto miglioramento rispetto al passato. Probabilmente la stagione dovrebbe essere positiva, con un record finalmente vincente ma l’ambiente di New York (giornali, televisione ecc…) sono pur sempre una polveriera pronta ad esplodere e a farne subire le conseguenze alle squadre cittadine professionistiche.
    L’acquisto di Amar’è Stoudemire è un colpo ottimo, ma forse la power forward ex Phoenix Suns è stata pagata un pò troppo cara visto l’incedere della crisi dell’economia americana e l’inesorabile assottigliamento di anno in anno del salary cap: 100 milioni in 5 anni sono una grossa cifra che potrebbe poi portare all’immobilità nelle prossime sessioni di mercato, anche se il valore del giocatore resta ed è indiscutibile.
    Perso James, dicevamo, si è cercato di costruire la migliore ed equilibrata squadra possibile: in cabina di regia è arrivato Raymond Felton da Charlotte, non un fuoriclasse, ma un giocatore solido e dal rendimento costante su cui però in molti nella “Grande Mela” non sono pienamente convinti. Da Golden State, seppur sacrificando il miglior giocatore degli ultimi 3 anni, ovvero David Lee, sono arrivati 3 ottimi atleti: Ronny Turiaf come lungo, Kelenna Azubuike come guardia e Anthony Randolph, tra i 3 sicuramente il più interessante. Randolph infatti ha margini di miglioramento molto elevati, curioso il fatto che era proprio lui che i tifosi Knicks avrebbero voluto veder scelto dalla dirigenza arancioblu nel Draft in cui è stato scelto Danilo Gallinari con la sesta chiamata assoluta. Ed ora i 2 si ritrovano nella stessa squadra e rendono i Knicks una squadra molto interessante visto che se il nuovo numero 4 di New York manterrà le promesse che c’erano su di lui all’inizio della sua carriera NBA (e limitate in questi 2 anni dal “genio” di Don Nelson ai Warriors) il salto di qualità sarà garantito. A questo pacchetto di giocatori, sempre in entrata si devono aggiungere Roger Mason (tiratore sempre pericolosissimo) ed il centro Timofey Mozgov (visto all’opera negli ultimi mondiali). Dal Draft sono arrivate solo 2 scelte da secondo giro visto che negli anni passati la prima scelta dei Knicks era stata ceduta a Utah per uno scambio di giocatori scriteriato. Andy Rautins da Syracuse University da molti è stato etichettato come il miglior tiratore dell’intero Draft di quest’anno, Landry Fields abbina buone qualità di punti e rimbalzi e potrebbe essere il sostituto del nostro Danilo Gallinari.
    Completano il roster Wilson Chandler (che se non riesce a mettere in repertorio un tiro da 3 degno di questo nome sarà sicuramente mandato via da coach Mike D’Antoni) Eddy Curry (centro mal sopportato dall’allenatore newyorchese che sicuramente sarà mandato via visto il poderoso contratto in scadenza appetito da molte squadre che vogliono scaricare milioni di dollari di cap), il sophomore Toney Douglas, atteso alla riconferma dopo il buon anno da rookie, Bill Walker (che è stato una vera sorpresa lo scorso anno quando arrivò a metà stagione dai Celtics) ed il nostro Danilo Gallinari, con Stoudemire colonne basilari della prossima stagione agonistica. Gallinari sarà chiamato a continui miglioramenti che dovranno portarlo ad essere uno dei giocatori migliori della Lega: questo si augura D’Antoni ed altrettanto i tifosi del Madison Square Garden che sono legati da un filo invisibile alle prestazioni del numero 8 per poter avere di che esultare dopo tanti anni di buio. Le qualità dell’italiano ci sono tutte per sfondare definitivamente in U.S.A. ma serve attitudine al lavoro e tanto sacrificio per poter migliorare di giorno in giorno ed arrivare a diventare un All-Star.
    Obiettivo stagionale dei Knicks è sicuramente una stagione con record vincente (cosa ampiamente alla portata) e la riconquista dei playoff dopo anni da comprimari nella Lega.

    Arrivi: Amare Stoudemire (Phoenix Suns), Raymond Felton (Charlotte Bobcats), Anthony Randolph, Kelenna Azubuike, Ronny Turiaf (Golden State Warriors), Roger Mason Jr (San Antonio Spurs).
    Partenze: David Lee (Golden State Warriors), AL Harrington (FA Denver Nuggets), Tracy MCGrady (FA Detroit Pistons), Chris Duhon (FA Orlando Magic), Sergio Rodriguez (Real Madrid), Eddie House (Miami Heat).
    Scelte al draft: Andy Rautins (Syracuse), Landry Fields (Stanford), Jerome Jordan (Tulsa).
    Probabile quintetto base: Raymond Felton (PG), Wilson Chandler (SG), Danilo Gallinari (SF), Anthony Randolph (PF), Amar’è Stoudemire (C)

    ROSTER

    Guardie: Kelenna Azubuike, Toney Douglas, Raymond Felton, Roger Mason Jr., Andy Rautins, Bill Walker.
    Ali: Wilson Chandler, Patrick Ewing Jr, Landry Fields, Danilo Gallinari, Anthony Randolph, Amar’e Stoudemire, Ronny Turiaf.
    Centri: Eddie Curry, Timofey Mogzov.
    HEAD COACH: Mike D’Antoni

    PHILADELPHIA 76ERS: I Sixers ripartono da 2 nomi: Doug Collins come head coach ed Evan Turner (seconda scelta assoluta all’ultimo Draft). Sono queste le basi da cui ricostruire una franchigia che ha deluso più del dovuto nell’ultimo campionato.
    Baciati dalla fortuna nella notte della Draft Lottery che ha portato a Phila la scelta numero 2 utilizzata poi per accaparrarsi Turner, i Sixers hanno dovuto operare con oculatezza sul mercato dei free agent visto il poco spazio salariale a disposizione. Sono arrivati da Sacramento i lunghi Hawes e Nocioni (che tuttavia a dispetto di una buona altezza ricopre il ruolo di ala piccola e tira molto bene dal perimetro) acquisiti in cambio di Dalembert. Poi Da New Orleans sono arrivati Songaila e l’ala grande, rookie, Craig Brakins, alla sua terza squadra NBA senza avere neanche una presenza ufficiale nella Lega (scelto quest’anno da Oklahoma City, girato agli Hornets per Cole Aldrich ed ora a Philadelphia). E’ stato firnmato anche Tony battie, lungo con buona esperienza in regular season. L’ex Orlando Magic potrà dare un cambio all’intero reparto lunghi, potendo essere utilizzato sia da ala forte che da centro. Ma grazie alla sua esperienza sarà utilissimo nel ruolo di guida per i due giovani Marreese Speights e Spencer Hawes.
    Il nucleo portante sarà formato da Louis Williams, Jrue Holiday (probabile starter in regia), Thaddeus Young (chiamato a far vedere il suo vero talento e giocatore dal quale potrebbero dipendere le sorti della squadra a seconda della sua esplosione tecnica o meno), Elton Brand, che deve dimostrare il suo vero valore da quando si è trasferito in Pennsylvania dai Clippers, ed infine Andre Iguodala che potrebbe beneficiare dell’arrivo di Turner avendo meno pressione offensiva addosso. Il miglior giocatore dei Sixers paga a caro prezzo il fatto che le difese si chiudano interamente su di lui e l’arrivo di un compagno dotato offensivamente potrebbero portarlo ad avere più spazi e più pericolosità.
    Obiettivo far crescere i propri giovani ed amalgamare la squadra per il futuro, visto che difficilmente i Sixers quest’anno raggiungeranno un record vincente e di conseguenza si ritroveranno fuori dalla post season.

    ARRIVI: Tony Battie (FA), Craig Brackins (trade da New Orleans), Spencer Hawes (trade da Sacramento), Andres Nocioni (trade da Sacramento), Darius Songaila (trade da New Orleans).
    PARTENZE: Royal Ivey (FA), Willie Green (trade con New Orleans), Rodney Carney (FA), Jason Smith (trade con New Orleans), Samuel Dalembert (trade con Sacramento), Primoz Brezec (FA)
    DRAFT: Evan Turner (2a scelta)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Holiday (PG), E. Turner (SG), A. Iguodala (SF), E. Brand (PF) S. Hawes (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Jrue Holiday, Lou Williams, Evan Turner, Jodie Meeks, Chris Quinn
    ALI: Andre Iguodala, Thaddeus Young, Jason Kapono, Andres Nocioni, Craig Brackins, Elton Brand, Darius Songaila
    CENTRI: Spencer Hawes, Marreese Speights, Tony Battie
    HEAD COACH: Doug Collins

    TORONTO RAPTORS: Perso Chris Bosh, uomo franchigia degli ultimi anni, che si è unito a Wade e James agli Heat, c’è aria di rinnovamento a Toronto: o meglio a prima vista non sembrerebbe visto che il roster non è mutato tantissimo ma la situazione dei Raptors è sempre in evoluzione. Molti pensano che la squadra in Estate più che rinforzarsi abbia perso qualcosa. Sicuramente c’era più attesa lo scorso anno con lo stesso Bosh e l’arrivo di Turkoglu che avevano dato illusorie speranze di trionfo ai Canadesi che non in questi primi mesi di ripresa dell’attività agonistica. Bargnani quindi avrà molte più responsabilità e le ottime prestazioni offerte con la nazionale italiana fanno ben sperare i tifosi canadesi. Andrea dovrà ergersi a leader assoluto e smentire gli scettici NBA sul suo conto (che a quanto pare non sono solo i giornalisti ma anche gli stessi colleghi viste le ultime dichiarazioni di Shaquille O’Neal che esaltavano il talento di Gallinari ma che troncavano le potenzialità di Bargnani). Colangelo ha poi aggiunto il suo pallino Barbosa dei Suns e ha fallito nel portare anche Stoudemire, andato da Phoenix a New York. Il play titolare dovrebbe comunque essere Calderon (ma Jarrett Jack pare in rimonta straordinaria). Come guardia sarà chiamato ad esplodere un certo DeMar DeRozan che non potrà più solo concentrarsi sulle schiacciate spettacolari che esaltano il pubblico dell’Air Canada Centre. Andato via Turkoglu, il ruolo di ala piccola verrà occupato da Linas Kleiza che dopo una stagione in Grecia ed un ottimo mondiale, vorrà dimostrare che anche in NBA sa dire la sua. Amir Johnson dovrà invece dimostrare che i soldi che sono stati spesi per rinnovargli il contratto siano ben spesi. Molti dicono che Stoudemire non sia arrivato proprio per dare spazio ad Amir e permettergli di fare quel salto di qualità che ci si aspetta. Verrà affiancato da Bargnani che finalmente potrà avere le redini della squadra in mano, ma basteranno per portare la franchigia verso i migliori traguardi? Quest’anno sarà indicativo e ci darà sicuramente la risposta. In panchina a dare una mano al nostro centro ci saranno un uomo di esperienza (David Andersen arrivato da Houston) e d un rookie (Solomon Alabi, che ha nella stoppata il suo pezzo forte). Ci si aspetta un buon impatto dall’altro rookie scelto dai Raptors, la scelta del primo giro ovvero Ed Davis da North Carolina. Sonny Weems darà il cambio a Barbosa nel ruolo di guardia mentre Julian Wright è arrivato all’ultima chiamata della sua carriera dopo che è arrivato in Canada in cambio di Belinelli, visto che questi primi 3 anni di NBA sono stai una delusione a New Orleans: sarà il cambio di Kleiza ed avrà spazio necessario per mostrare il suo potenziale.

    ARRIVI: David Andersen (Houston Rockets), Leandro Barbosa (Phoenix Suns), Linas Kleiza (Olympiacos, via Denver), Julian Wright (New Orleans Hornets)
    PARTENZE: Hedo Turkoglu (Phoenix Suns), Marco Belinelli (New Orleans Hornets), Chris Bosh (Miami Heat), Antoine Wright (FA)
    DRAFT: Ed Davis (North Carolina, 13 pick), Solomon Alabi (50 pick)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Jack (PG), L. Barbosa (SG), L. Kleiza (SF), A. Johnson (o Ed Davis) (PF), A. Bargnani (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Marcus Banks, Jarrett Jack, Josè Calderon, DeMar DeRozan, Leandro barbosa, Sonny Weems
    ALI: Linas Kleiza, Julian Wright, Ed Davis, Amir Johnson, Reggie Evans, Joey Dorsey
    CENTRI: Andrea Bargnani, Solomon Alabi, Chris Andersen
    HEAD COACH: Jay Triano

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION

  • Rajon Rondo dice no ai Mondiali in Turchia

    Tra qualche giorno partirà l’avventura dei Mondiali di basket che si svolgeranno in Turchia a partire dal 28 di agosto e che termineranno il 12 di settembre.

    Molta attesa da parte di tutti per il team U.S.A. che rispetto al passato dovrà a fare a meno di tutte le stelle NBA di primo piano quali LeBron James, Kobe Bryant, Dwyane Wade, Dwight Howard, Melo Anthony, Chris Bosh e via dicendo. Una formazione quasi sperimentale che dovrà comunque assicurare un alto standard di rendimento, con la punta di diamante Kevin Durant chiamata al difficile compito di non far rimpiangere nessuno dei talenti poco prima citati. La stella degli Oklahoma City Thunder è sulla via della definitiva consacrazione ma dovrà dimostrare di poter guidare una squadra giovane ed “inesperta” così come successo nell’ultima stagione NBA dove i Thunder sono stati la vera sorpresa e rivelazione della Lega grazie proprio alla leadership ed alla continuità spaventosa di rendimento del numero 35.

    Ma la notizia del giorno è la auto-eliminazione dal roster che parteciperà ai Mondiali di Rajon Rondo che per dei misteriosi motivi personali si è chiamato fuori dalla contesa.
    Il roster del team americano era di 13 giocatori e uno di questi sarebbe stato di troppo visto che la FIBA ne richiede 12. Rondo non pareva tra i papabili esclusi, ecco perchè la sua “uscita” ha destato molte perplessità e discussioni.
    Un peccato visto anche le condizioni fisiche non ottimali (problemi alla caviglia sinistra) di Stephen Curry.
    La regia sarà dunque in mano a Chauncey Billups, Derrick Rose e Stephen Curry, con Russell Westbrook jolly e possibile outsider nelle scelte di coach Krzyzewski.

    Qui di seguito riportiamo l’elenco completo dei definitivi 12 giocatori che prenderanno parte alla spedizione mondiale per il team U.S.A.:

    Giocatore Ruolo Squadra
    Chauncey Billups PG DEN
    Tyson Chandler C DAL
    Stephen Curry G GSW
    Kevin Durant SF OKC
    Rudy Gay SF MEM
    Eric Gordon G LAC
    Danny Granger SF IND
    Andre Iguodala SF PHI
    Kevin Love PF MIN
    Lamar Odom PF LAL
    Derrick Rose PG CHI
    Russell Westbrook PG OKC
    Coach: Mike Krzyzewski

  • NBA: Anche David Lee abbandona il team U.S.A.

    Anche David Lee, fresco acquisto dei Golden State Warriors, dovrà rinunciare ai campionati del mondo in Turchia che si svolgeranno a settembre.
    L’ala grande dei Warriors si è infatti slogato il dito medio della mano destra in una sessione di allenamento, non avrà bisogno di un intervento chirurgico, ma necessita di un recupero che coprirà circa 6 settimane.

    Altra grande amarezza quindi, dopo quella per l’allontanamento forzato di Amar’è Stoudemire avvenuta proprio ieri per via di problemi insorti con la polizza assicurativa del nuovo centro dei New York Knicks.
    Dispiaciuto il giocatore per la grande occasione persa, dispiaciuto lo staff tecnico che deve rinunciare ancora una volta ad un giocatore di valore sotto i tabelloni. Ed il buco in quel settore ora inizia a farsi preoccupante, viste le defezioni di Robin Lopez, Amar’è Stoudemire e David Lee. Praticamente sono rimasti i soli Brook Lopez (fratello di Robin) e Kevin Love.

    Ancora non è stato comunicato un eventuale sostituto, questa comunque la lista dei giocatori che stanno lavorando nel training camp del team U.S.A.

    playmaker: Rajon Rondo (Boston Celtics), Derrick Rose (Chicago Bulls), Stephen Curry (Golden State Warriors), Chauncey Billups (Denver Nuggets), Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)

    guardie: O.J. Mayo (Memphis Grizzlies), Eric Gordon (Los Angeles Clippers), Tyreke Evans(Sacramento Kings)

    ali piccole: Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), Rudy Gay (Memphis Grizzlies), Danny Granger (Indiana Pacers), Andre Iguodala (Philadelphia 76ers), Gerald Wallace (Charlotte Bobcats)

    ali grandi: Jeff Green (Oklahoma City Thunder), Lamar Odom (Los Angeles Lakers), David Lee(Golden State Warriors)

    centri: Amar’è Stoudemire (New York Knicks), Robin Lopez (Phoenix Suns), Brook Lopez (New Jersey Nets), Tyson Chandler (Dallas Mavericks), Kevin Love (Minnesota Timberwolves)

    nota: David Lee, Amar’è Stoudemire e Robin Lopez fuori per infortunio. Javalee McGee sostituisce Stoudemire.

  • NBA: Ecco i nomi per il team U.S.A. in vista del Mondiale

    Sono stati resi noti i nomi dei 21 atleti che parteciperanno al training camp della nazionale degli Stati Uniti d’America, dai quali poi usciranno i 12 giocatori che rappresenteranno il Paese nei Mondiali di Turchia a settembre.

    Da premettere che il “Dream Team” degli anni passati non ci sarà viste le defezioni dei vari Kobe Bryant, Dwyane Wade, LeBron James, Chris Bosh, Dwight Howard, Carlos Boozer, Carmelo Anthony, Chris Paul, Deron Williams che per motivi personali hanno deciso di declinare l’invito di coach Mike Krzyzewski e che quindi non saranno disponibili per i Mondiali.
    Si tratterà di una selezione nuova, fatta di ottimi giocatori (che potranno fare bene durante la manifestazione), ma non parliamo di superstar quali quelle appena elencate.
    Tutto ruoterà attorno al talento senza fine di Kevin Durant, unico atleta che può essere paragonato ai precedenti. Il numero 35 degli Oklahoma City Thunder sta bruciando tutte le tappe e i suoi miglioramenti sono sotto gli occhi di tutti: a soli 21 anni è stato il più giovane vincitore della classifica marcatori, il suo status di campione è ormai dichiarato da tutti gli addetti ai lavori della NBA ed il prossimo anno sarà chiamato a portare la sua squadra verso traguardi importanti.
    Al suo fianco ci sono ottimi giocatori come Rajon Rondo (che finalmente non ha rifiutato la chiamata della Nazionale), Derrick Rose, talento dei Chicago Bulls, Tyreke Evans (in rampa di lancio dopo aver vinto il titolo di matricola dell’anno lo scorso anno con i Kings e primo atleta del dopo Michael Jordan a chiudere con oltre 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media a partita al primo anno da rookie, dopo ovviamente “Sua Maestà”), atleti dal fisico esplosivo come Rudy Gay e Gerald Wallace e poi i compagni di Durant ad OKC ovvero Russell Westbrook e Jeff Green. Forse manca qualcosa sotto canestro, nel ruolo di centro, dove il solo Stoudemire non potrà giocare tutti i 48 minuti delle partite (anche se il suo fisico ed il suo talento potrebbero anche permetterglielo), ma si potrà ovviare con il giusto spirito di sacrificio.
    Insomma, gruppo sul quale si deve lavorare ma che può dare soddisfazioni viso che è molto bene amalgamato. Con la certezza di Kevin Durant…

    I 21 convocati del team U.S.A.

    playmaker: Rajon Rondo (Boston Celtics), Derrick Rose (Chicago Bulls), Stephen Curry (Golden State Warriors), Chauncey Billups (Denver Nuggets), Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)

    guardie: O.J. Mayo (Memphis Grizzlies), Eric Gordon (Los Angeles Clippers), Tyreke Evans (Sacramento Kings)

    ali piccole: Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), Rudy Gay (Memphis Grizzlies), Danny Granger (Indiana Pacers), Andre Iguodala (Philadelphia 76ers), Gerald Wallace (Charlotte Bobcats)

    ali grandi: Jeff Green (Oklahoma City Thunder), Lamar Odom (Los Angeles Lakers), David Lee (Golden State Warriors)

    centri: Amar’è Stoudemire (New York Knicks), Robin Lopez (Phoenix Suns), Brook Lopez (New Jersey Nets), Tyson Chandler (Dallas Mavericks), Kevin Love (Minnesota Timberwolves)

  • Finale NBA 2010: 16 volte Lakers, l’NBA è ancora gialloviola!

    Finale NBA 2010: 16 volte Lakers, l’NBA è ancora gialloviola!

    I Los Angeles Lakers sono nuovamente i campioni NBA. Dopo una tiratissima gara 7 i gialloviola sono riusciti a strappare letteralmente dalle mani degli avversari, i Boston Celtics, una partita che sembrava irrimediabilmente compromessa, riuscendo con caparbietà e prepotenza a prendersi un successo che vendica il KO di 2 anni fa per 4-2 subito proprio dai rivali di sempre biancoverdi.
    Lakers che portano a casa il loro 16esimo titolo, a solo una vittoria di distanza proprio dai Celtics che ancora sono la franchigia più titolata con 17 successi.
    Alla fine della partita e conseguentemente della serie, Kobe Bryant, leader indiscusso dei Lakers è stato eletto M.V.P. della Finale, premio che già aveva vinto lo scorso anno contro gli Orlando Magic battuti con un secco 4-1.
    Los Angeles campione dunque, ma i Boston Celtics devono mangiarsi le mani nel vero senso della parola per il modo in cui hanno buttato via la gara decisiva, che sembrava indirizzata sui giusti binari grazie ad un +13 a metà terzo quarto!

    La gara è stata molto emozionante, con i Celtics partiti molto bene e i Lakers con percentuali ridicole dal campo (25%) ma che con i molti rimbalzi offensivi si sono tenuti a galla: Boston però ha allungato nel finale, chiudendo i primi 12 minuti avanti di 9 (14-23).
    L’attacco di Boston nel secondo quarto s’inceppa e dopo meno di 2 minuti i Lakers sono già tornati a -4 con Artest che cattura l’11esimo rimbalzo offensivo dei californiani per il 19-23. I biancoverdi sbagliano 10 tiri in fila e L.A. ancora con Artest (ancora su rimbalzo in attacco, e fanno 13) sorpassa i biancovedi a capo di un 11-0 (25-23 a -7 minuti dalla fine). Rondo chiude la carestia con il canestro del 25 pari. Prosegue lo show di Artest, che ha 9 punti nel quarto contro i 6 di Boston a 3 minuti dall’intervallo. Dalla lunetta Ray Allen (0/5 da 3 nel primo quarto dopo la tripla iniziale) e Pierce riallugano per gli ospiti (29-33), il capitano biancoverde trova un canestro dall’angolo (31-37) ma ancora un pazzesco Artest (12 punti nel quarto) con 4 liberi tieni lì i Lakers, che vanno al riposo sotto di 6 (34-40) tirando con il 26% (e 6/12 ai liberi), con Kobe (8 punti con 3/14) e Gasol (6 punti con 3/12) disastrosi. Boston tira invece con il 44%, Pierce ha 11 punti con 6 rimbalzi, Rondo 6, 4 rimbalzi e 4 assist) ma sono i 12 punti della coppia Sheed-Big Baby a pesare. La lotta a rimbalzo tende a riequilibrarsi (29-23 per L.A., 14-13 nel solo 2° quarto) anche se quelli offensivi sono 15-2 per i padroni dello Staples. La differenza sin qui la fa la fantastica difesa dei Celtics.
    Nella ripresa Boston parte ancora forte e con 5 punti di KG (che subisce due falli da Kobe) e un arcobaleno e un layup su rimbalzo offensivo di Rondo fissa il massimo vantaggio (36-49 a 8 minuti dalla fine del periodo). Ma ecco che i Lakers trovano un minimo di ritmo offensivo e con Kobe (4/18 a questo punto del match), Gasol, Fisher e Odom (tap in sul 18° rimbalzo offensivo) con un 9-2 tornano a -6 (45-51). “Lamarvellous” (6 punti nel quarto) si ripete e i Lakers sono a -4 (53-57), Artest fallisce la tripla del -1 e si arriva agli ultimi 12 minuti della stagione sul 53-57 Boston. Kobe ha 5/20, Gasol 4/13, Artest 5/14 ma i 20 rimbalzi offensivi li tengono incollati agli avversari.
    Gasol porta i Lakers a -2 (55-57), poi una caterva di errori da ambo le parti prima del canestro di Garnett per il 55-59. Tre liberi di Kobe su un fantomatico fallo di Allen portano L.A. a -1 (58-59), un 2+1 di Artest conclude poi il lungo inseguimento dei californiani (61-61 a -7 minuti dalla fine del match). Si lotta solo sui nervi, dopo un 3/4 ai liberi di Ray Allen, Fisher pareggia nuovamente da tre (64-64) e Kobe dalla lunetta firma il primo sorpasso Lakers (66-64 a 6 minuti dal termine). Pierce e Allen sono 6/22 in coppia, brutto segnale per i Celtics in vista della volata. Ancora Kobe fa +4 L.A., che ora difende alla morte mentre l’attacco biancoverde è statico ed eccede negli isolamenti. Gasol dalla lunetta porta il parziale a 9-0 e i Lakers avanti di 6 (70-64). Pierce accorcia, Kobe fa 1 su 2 ai liberi (71-66), Garnett riporta i Celtics a -3 (71-68). I Celtics avrebbero bisogno di qualche stop difensivo ma ormai sono sulle gambe e finiscono col fare sempre fallo. Ancora lo spagnolo dalla lunetta per il 73-68, prima dell’ultimo sprazzo Celtics (Pierce per il 74-70 a -2 minuti). Odom fallisce la tripla che avrebbe ucciso il match ma dall’altra parte Pierce perde palla cercando di scaricare su Sheed. Gasol trova così il +6 (76-70) ad un minuto e mezzo dalla sirena che sa tanto di titolo. Ma Sheed risponde dall’arco (76-73), prima che Artest metta la sua seconda tripla su 7 tentativi per il nuovo +6. Ora non si sbaglia più, è un finale entusiasmante. Ray Allen dall’angolo segna ancora da tre (79-76 a -51 secondi), Kobe trova il ferro ma il 23° rimbalzo offensivo di L.A. permette a Gasol di servire Kobe. Sesto fallo di Sheed, 2/2 ai liberi e 81-76 a -25 secondi. Rondo s’inventa l’ennesima tripla a -16 secondi (81-79) e non è ancora finita! Kobe rischia di perdere palla sulla pressione dei Celtics, rimessa L.A., palla a Vujacic che subisce fallo. Mancano 11 secondi e l’ex Udinese, il più improbabile degli eroi, dalla lunetta li mette entrambi: 83-79 e, dopo l’errore da 3 di Rondo, lo Staples può esplodere. Stavolta è davvero fatta. Il titolo resta a Los Angeles.

    Boston può recriminare ma deve essere soltanto orgogliosa della sua stagione. Non è bastata una grande difesa che ha tenuto i Lakers a soli 34 punti nel primo tempo con percentuali ridicole (25%).
    Los Angeles chiude con il 32% alla fine ma ringrazia il suo strapotere sotto il tabellone dei Celtics dove strappa ben 23 rimbalzi d’attacco che testimoniano la maggiore fisicità dei Lakers e l’assenza di Kendrick Perkins per i Celtics.
    Ron Artest è senza dubbio l’MVP di gara 7: 20 punti e una difesa che ha cancellato Paul Pierce nel secondo tempo. Grande anche Gasol che va vicino al “20+20” mentre i tempi scenici di Fisher rimangono di purissima qualità con la tripla che fa partire il parziale che decide gara 7, serie e campionato.
    Per i Celtics, tanta amarezza e grande orgoglio. Non basta un super Garnett da 17 punti e 8/13 dal campo con Allen e Pierce che combinano per 8/29 dal campo. Rasheed Wallace è un mastino che predica pallacanestro ma il suo ultimo fallo arriva prima della sirena finale.

    Risultati NBA del 17 giugno 2010

    Los Angeles Lakers -Boston Celtics 83-79
    –> Lak: Bryant 23, Artest 20, Gasol 19 – Bos: Pierce 18, Garnett 17, Rondo 14

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 4-3

    LOS ANGELES LAKERS CAMPIONI NBA

    GUARDA LA GALLERY

  • Finale NBA 2010: La furia dei Lakers si abbatte sui Boston Celtics, si va a gara 7

    Dura molto meno del previsto gara 6 della Finale NBA tra Boston Celtics e Los Angeles Lakers, circa metà del primo quarto. Poi i padroni di casa gialloviola prendono il largo e i Celtics vengono affondati dalla furia devastante e dallo strapotere losangelino. Ci vorrà gara 7 per decidere chi sarà campione NBA.

    Il primo quarto sembra poter dare spettacolo, ma come già detto i biancoverdi si sciolgono subito di fronte alla determinazione degli avversari, complice anche l’infortunio al ginocchio (con probabile forfait per gara 7) del centro Kendrick Perkins che difensivamente è uno dei migliori giocatori di Boston. 28-18 il risultato della prima frazione di gara e match messo sui binari giusti e della tranquillità per i gialloviola, che non paghi del vantaggio accumulato rifilano altri 10 punti di scarto nel secondo quarto agli avversari tenendoli a soli 13 punti segnati e andando al riposo sul 51-31 facendo capire che la serata non prevederà sorprese: Artest, il solito Bryant e Gasol sono quasi enciclopedici, Odom è scatenato e a nulla quindi vale la buona performance di Ray Allen che segna quasi da solo i canestri biancoverdi.
    Il secondo tempo non cambia la miusica e i Lakers, forti dell’appoggio del pubblico e di un’ottima condizione fisica (testimoniata dalla spettacolare schiacciata di Shannon Brown nel terzo quarto) raggiungono il +25 alla fine del terzo periodo: 76-51 e gara fondamentalmente chiusa a doppia mandata!
    Il quarto quarto si apre con la continua ricerca verso un Gasol che è a 2 assist dalla tripla doppia mentre i Boston Celtics sono nelle mani dell’imprevedibile Nate Robinson che fa dell’alternanza tecnica una filosofia di vita.
    Le percentuali vanno a picco (3/18 combinato per le due squadre) e calano clamorosamente con le conclusioni velleitarie di Nate Robinson che diventano l’attrazione principale della prima metà del garbage time dell’ultimo quarto.
    Gasol arriva a 9 assist ed insieme a Kobe viene richiamato in panchina con ancora 5 minuti sul cronometro.
    Finisce 89-67 con 26 punti di Bryant, 17 punti, 13 rimbalzi e 9 assist di Gasol e 15 di un ottimo Artest. Poca roba per Boston invece i 19 punti di Ray Allen che è stato l’unico a brillare, Garnett è stato letteralmente divorato da Gasol e la squadra del Massachusetts è scomparsa rapidamente dal gioco. Tutto ciò vuol dire gara 7 (giovedì 17 giugno alle 3.00 di notte in Italia) da seguire ad ogni costo: vita o morte in uno scontro che si preannuncia epico e che potrebbe rimanere nella storia del basket mondiale.

    Risultati NBA del 15 giugno 2010

    Los Angeles Lakers -Boston Celtics 89-67
    –> Lak: Bryant 26, Gasol 17, Artest 15 – Bos: Ray Allen 19, Pierce 13, Garnett 12

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 3-3

  • Finale NBA 2010: Pierce, Rondo e Garnett portano Boston sul 3-2

    Boston vince gara 5 di Finale NBA e ora si trova ad un passo dal 18esimo titolo della sua storia.
    Grande gara dei padroni di casa che sfruttano al meglio l’ultima gara casalinga e si portano per la prima volta in vantaggio in questa serie di Finale passando a condurre per 3-2. Al contrario i Lakers, per la prima volta in questi playoff, sono in svantaggio in una serie di post season: interessante vedere come reagirà la franchigia californiana in questa situazione delicata.

    Boston parte forte e si porta avanti 6-0 grazie al duo Rondo-Garnett.
    I Lakers, pur tirando male riescono però anche a portarsi in testa grazie a tanti secondi possessi convertiti in canestri. Tuttavia i Celtics riescono a chiudere in vantaggio il primo quarto sul 22-20.
    Il secondo quarto si apre con un’altra straordinaria dimostrazione d’energia del secondo quintetto dei Celtics che si portano sul +8 grazie ad una fantastica ed enciclopedica difesa di Rasheed Wallace e ai canestri di Tony Allen e Nate Robinson che fa fede alla sue parole del pre-partita. I Lakers si tengono a galla con i 6 rimbalzi offensivi e scendono ancora una volta sotto il 30% dal campo mentre gli avversari sorvolano il 60%. Verso la metà del quarto i Lakers tornano in partita grazie ad un paio di triple e arrivano al provvisorio -1. Da questo momento in poi la testa dell’incontro si alterna fino a quando Paul Pierce non decide di salire in cattedra e permettere alla sua squadra di chiudere avanti di 6 punti (45-39) all’intervallo lungo.
    Il secondo tempo si apre con Boston che inizia il quarto con una scorpacciata di canestri (7 dei primi 8, si arriva al 70% totale) di Paul Pierce con i Lakers che restano ancora aggrappati al match per merito della scarica terrificante di Kobe Bryant che decide di giocare in solitario per 12 punti e 4 canestri di fila. Il tutto con un Gasol ai limiti dell’imbarazzante dopo una stoppata subita da Garnett e due/tre difese oscene per il suo standard.
    L’irrealtà entra nel parquet e bacia le giocate di un Bryant a dir poco “jordanesco”: altri 3 tiri, altri 3 canestri (19 punti nei primi 7 minuti del terzo quarto) con il tabellone del TD Garden che sostituisce idealmente la scritta Lakers con quella di Kobe. Le giocate in negativo di Gasol si fanno fatica a contare mentre l’energia di Garnett (fantastico il suo gioco da 3 punti) e due canestri consecutivi di Allen portano i padroni di casa sul massimo vantaggio di 13 lunghezze.
    Il periodo va in archivio sul +8 Celtics (73-65).
    Nell’ultima frazione di gioco la panchina di Boston, come al solito, si comporta egregiamente: Wallace e Robinson infilano il canestro gialloviola ma Bryant ed Odom portano di nuovo i Lakers a contatto prima che si scateni Rajon Rondo nel momento migliore dei californiani: con tre pazzesche giocate infilza la voglia di rimonta dei Lakers. 2 recuperi, un canestro e un tap-in dopo un incredibile rimbalzo offensivo che si traduce per un confortante +12 a 3 minuti dalla sirena finale.
    Gli ospiti accorciano le distanze dalla lunetta (Bryant con un 3/3 fa arrivare i Lakers sul -5) mentre l’attacco dei Celtics si ferma drasticamente con Ray Allen che sbaglia la sua quarta tripla della sua serata.
    Boston sembra non voler vincere il match con Fisher che vince una proibitiva palla a 2 con Garnett con la palla che finisce nelle mani di Artest che si lancia in contropiede e Pierce che commette fallo. La decisione del capitano dei Celtics paga però sotto la forma dello 0/2 dell’ex Rockets.
    La rimessa successiva dei Celtics è di una complessità immane ma Rondo dopo una straordinaria ricezione di Pierce, appoggia per il +7.
    La girandola di liberi non muta il punteggio. Boston saluta il proprio pubblico nel migliore dei modi vincendo 92-86 e volerà per Los Angeles con in mano il match point per il titolo numero 18 della sua storia.
    Per i Lakers un fantastico Bryant non è bastato con i suoi 38 punti, poi quasi il vuoto con Gasol che nonostante i 12 punti e 12 rimbalzi non ha brillato, divorato dall’agonismo di un Garnett quasi leonesco. Bene Odom con 8 punti e 8 rimbalzi che è stato l’unico di supporto per il numero 24 gialloviola.
    Per Boston enciclopedico Pierce con 27 punti, doppia doppia per Garnett da 18 punti e 10 rimbalzi così come 18 sono stati i punti di Rondo.

    Risultati NBA del 13 giugno 2010

    Boston Celtics – Los Angeles Lakers 92-86
    -–> Bos: Pierce 27, Garnett 18, Rondo 18 – Lak: Bryant 38, Gasol 12, Fisher 9

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 2-3

  • NBA playoff 2010, Finale: Monumentale Davis, Boston fa 2-2

    Boston vince gara 4 della serie di Finale NBA contro i Lakers con 2 protagonisti inattesi: Glen Davis e Nate Robinson. Sono loro a trascinare i biancoverdi al successo giocando un quarto periodo impeccabile che permette ai Celtics di battere i rivali di sempre, di pareggiare nuovamente la serie e di far ritorno a Los Angeles per giocarsi il titolo fuori casa, impresa difficile ma che con questi giocatori ora pare meno improbabile rispetto a prima. Le certezze per i gialloviola di avere in mano la serie si sgretolano al cospetto delle giocate dei 2 panchinari di Boston che con grandi canestri in serie ribaltano una partita per lunghi tratti molto più vicina al 3-1 che al 2-2.

    L’inizio è sfavillante per entrambe le squadre con i Celtics che cercano in tutti i modi di mettere in ritmo partita capitan Paul Pierce che rapidamente arriva già in doppia cifra nei punti segnati. Dall’altra parte i Lakers si mantengono a galla grazie alla collaudata coppia Gasol-Bryant che permettono ai campioni in carica, grazie alle loro giocate, di tenere il risultato quasi sempre in parità. Sull’ultimo possesso del primo quarto, la difesa dei Lakers sceglie di raddoppiare sull’effervescente Paul Pierce che riesce a trovare l’accorrente Nate Robinson libero sulla linea dei 3 punti. Nate infila la tripla che spezza la parità e spedisce sul +3 i padroni di casa.
    Il secondo periodo vede protagoniste le panchine delle 2 squadre con Glen Davis a fare la voce grossa ben aiutato dal solito Robinson e la coppia Jordan Farmar-Shannon Brown (8 dei primi 10 punti dei Lakers) che gestisce ottimamente l’attacco gialloviola. Iniziano a salire in cattedra le difese e si fa veramente tanta fatica a far canestro. I Lakers però hanno un giocatore che fa la differenza nei momenti di difficoltà e risponde al nome di Kobe Bryant: 3 canestri consecutivi (2 triple) per 8 punti che trafiggono il cuore e la difesa di Boston. Gli ospiti sembrano scappare via grazie ad una giocata in campo aperto di Lamar Odom e ad un canestro di “Ron Ron” Artest sulla linea di fondo che dà il +8 ma l’energia di Kevin Garnett ed il recupero di Rajon Rondo con conseguente canestro riportano la squadra di casa a stretto contatto.
    Il primo tempo si chiude sul +3 per i Lakers (45-42).
    Il secondo si apre con 4 bellissimi punti di Derek Fisher ma il solito Kevin Garnett genera un parziale di 6-0 che riporta in avanti i biancoverdi del Massachusetts. Bryant però si scatena e inizia a “bombardare” il canestro avversari con triple e jumper in sospensione che regalano il momentaneo +4 ai Lakers prima che sul finire di frazione Glen Davis con un rimbalzo offensivo segni il canestro del momentaneo -2 in un quarto in cui Bryant ha dato letteralmente spettacolo.
    L’ultimo periodo è spettacolare: gran giocata di Glen Davis che diventa il terzo Celtic a raggiungere la doppia cifra. E’ l’inizio di una escalation per l’ala di Boston che fa il bello e cattivo tempo e con altri 2 canestri, intervallati da un crescente Ray Allen (libero dalla marcatura di Fisher), fa esplodere il palazzo e spedisce i Celtics sul +7. Pazzesco “Big Baby” e 10-2 Celtics di parziale.
    Odom tiene a galla i Lakers mentre Rasheed Wallace dopo 4 proteste al limite pesca il preventivabile fallo tecnico degli arbitri. Sembra l’inizio della rimonta dei gialloviola ed invece la coppia più lunatica e imprevedibile della lega, Robinson-Wallace segna 5 punti in fila con la tripla del Rasheed che regala il massimo vantaggio ai Celtics (+9).
    Rivers manda sul cubo dei cambi tutti i titolari ancora fuori dal parquet ma il fantastico cuore della panchina di Boston e le improvvisazioni di Nate Robinson lo fanno ripiegare sulle sue idee con i Celtics che non riescono ad assestare il colpo del KO nonostante anche un passaggio del quarto a +11 con 3 minuti ancora da giocare ed i titolari ormai tornati sul parquet.
    Con 2 liberi Bryant riporta a -6 i Lakers ma Paul Pierce si prende i primi due tiri del secondo tempo infilandoli entrambi, il secondo con un gioco da tre punti.
    Allen però commette un’ingenuità sul tiro da 3 di Kobe che converte tutti i tiri liberi per il nuovo -6 ma Rajon Rondo genera la giocata più importante della sua gara 4 con la palla rubata sul tentativo di passaggio di Bryant ad Odom. Recupero più canestro in contropiede. Quasi un classico per il numero 9 Celtics.
    La sesta tripla di Bryant vale solo per fissare il definitivo risultato finale che dice: Celtics 96 Lakers 89. Boston pareggia. La serie si allunga e dovrà ritornare a Los Angeles.

    Per i gialloviola solito Kobe Bryant da 33 punti con ben 6 triple ma anche 7 palloni persi a volte molto sanguinosi (come l’ultimo, rubato da Rajon Rondo), bene Gasol con 21 punti (ma scomparso clamorosamente nell’ultimo quarto), unico altro Lakers in doppia cifra Lamar Odom con 10 punti. Male l’eroe di gara 3, Derek Fisher, con soli 6 punti.
    Per i Celtics invece ben 6 giocatori in doppia cifra, con 36 punti provenienti dalla panchina: Pierce è il top scorer con 19 punti, solo uno in meno per un monumentale Glen Davis, 18 punti in soli 22 minuti: punti, rimbalzi, attacco e difesa, sicuramente l’M.V.P.della partita!. 13 punti sono di marca Kevin Garnett, 12 a testa per Ray Allen e Robinson. 10 punti per Rondo ma decisivo quando la partita era nei momenti clou.
    L’appuntamento ora è per gara 5 in programma domenica 13. Poi si farà ritorno a Los Angeles.

    Risultati NBA dell’8 giugno 2010

    Boston Celtics – Los Angeles Lakers 96-89
    -–> Bos: Pierce 19, Davis 18, Garnett 13 – Lak: Bryant 33, Gasol 21, Odom 10

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 2-2

  • NBA playoff 2010, Finale: Fisher espugna Boston e riporta i Lakers in vantaggio

    I Los Angeles Lakers riconquistano il vantaggio del fattore campo dopo averlo perso solo 48 ore fa, espugnando Boston per 91-84 con una fantastica prova forse del giocatore meno aspettato da tutti ovvero il playmaker Derek Fisher.

    Partono subito bene i Celtics spinti dal grande pubblico del “Garden” con un 12-5 che sembra far pensare che la vittoria in gara 3 sia una cosa alla portata degli uomini di Doc Rivers. I gialloviola però reagiscono da grande squadra quale sono e operano un break di 21-5 che li porta sul 26-17 e permette di chiudere la prima frazione di gioco sul +9.
    Ci si attenderebbe la reazione dei biancoverdi ma le aspettative sono deluse visto che Ray Allen sembra il lontano parente dello stratosferico tiratore di gara 2 e Paul Pierce non riesce a trovare il bandolo della matassa navigando sempre nel limbo dell’anonimato. Rapidamente i Lakers toccano il +17 ed è quasi un miracolo che i Celtics, sul finire del secondo quarto, riescano a ridurre il gap chiudendo sotto di 12 punti.
    Boston capisce che per riportarsi in partita deve iniziare a difendere meglio e il terzo quarto permette ai padroni di casa di ritornare in corsa chiudendo sul -6 (67-61). Trascinati da un immenso Kevin Garnett che non si vedeva a questi livelli dalla stagione del titolo 2008 della franchigia del Massachusetts a 9 minuti dalla fine i Celtics si portano sul -1 (69-70 con il canestro di Rajon Rondo). Sembra fatta per il riaggancio e conseguente sorpasso agli eterni nemici gialloviola ma qui sale in cattedra l’inatteso protagonista: Fisher segna 4 canestri consecutivi e con 11 punti ottenuti con 5 tiri segnati nell’ultimo periodo si prende letteralmente la squadra sulle spalle e la porta alla vittoria: il sipario cala a 48 secondi dalla sirena, quando la guardia 35enne resiste al tentativo di fallo di 3 avversari per 2 punti a cui si somma il libero supplementare. Boston va al tappeto! Lakers di nuovo in vantaggio.

    Per i Celtics grande Kevin Garnett con 25 punti e 6 rimbalzi, bene Glen Davis che ha cercato di mantenere i suoi compagni in partita durante lo show di Fisher segnando 12 punti, buon contributo sui 2 lati del campo di Tony Allen con 7 punti e un’ottima difesa. Le note dolenti provengono da Paul Pierce (15 punti ma quasi tutti segnati a tempo perso quando Los Angeles ormai veleggiava verso il successo), orrendo Ray Allen che in sole 48 ore passa da uno strepitoso record NBA ad una serata incredibilmente nera segnando solo 2 punti (su tiri liberi) e mettendo assieme un inguardabile 0/13 dal campo con conseguente 0/8 da 3. Fuori partita anche il formidabile playmaker biancoverde Rajon Rondo che dopo la spettacolosa prova di Los Angeles rimane un pò anonimo con soli 11 punti, 8 assist e una regia non degna del suo nome e molto lontana dai livelli ai quali ci ha abituato.
    Per i Lakers ci sono 29 punti di Kobe Bryant che dopo un inizio sfavillante ha un pò perso la mano con l’incedere dei momenti caldi (cosa molto strana per lui che è in quei frangenti che si esalta e si erge ad assoluto protagonista e dominatore) dovendo sfruttare 29 tiri per il suo bottino personale. 13 punti e 10 rimbalzi per un Gasol sempre consistente, bene Lamar Odom dalla panchina con 12 punti, 5 rimbalzi e la precisione assoluta dal campo (5/5), Bynum contribusce con 9 punti e 10 rimbalzi, Artest segna solo 2 punti dedicandosi anima e corpo alla difesa sugli avversari ma il protagonista assoluto è Fisher: 16 punti, decisivo nei momenti che contano, è sembrato di vedere gara 4 della Finale dello scorso anno quando le triple di Derek “il Pescatore” contro gli Orlando Magic regalarono prima il pareggio per il supplementare e poi la vittoria per il 3-1 nella serie in una partita dominata da Orlando e che sfuggì ai Magic quasi senza un motivo. O meglio, il motivo c’era ed aveva un nome, quello di Derek Fisher. Così come quest’anno!

    Risultati NBA dell’8 giugno 2010

    Boston Celtics – Los Angeles Lakers 84-91
    –> Bos: Garnett 25, Pierce 15, Davis 12 – Lak: Bryant 29, Fisher 16, Gasol 13

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 2-1

  • NBA playoff 2010, Finale: Ray Allen mostruoso, Rondo spettacolare e i Lakers vanno KO in casa

    Un Ray Allen semplicemente mostruoso e un Rajon Rondo immarcabile permettono ai Boston Celtics di espugnare il parquet dei Los Angeles Lakers in gara 2 delle Finali NBA e di portare la situazione in parità (1-1) nella serie.
    Boston ha meritato di vincere la partita giocata sempre con energia al contrario di gara 1. Non sono mancati i colpi di scena e l’imprevedibilità che ha tenuto sempre in bilico il risultato fino agli ultimi minuti quando poi i Celtics hanno definitivamente allungato e vinto il difficile match infliggendo ai rivali gialloviola la prima sconfitta interna di questi playoff 2010.
    I biancoverdi ora, almeno sul piano emotivo, hanno dato una grossa spallata ai Lakers che sono chiamati a reagire prontamente nelle prossime 3 gare da giocare sul parquet avversario.

    Primo tempo da incorniciare per Ray Allen, il numero 20 dei Celtics infila ben 27 punti, reggendo quasi da solo l’intero attacco biancoverde e mettendo a referto tutte le prime 7 triple tentate! Gli ex campioni sembrano trasformati rispetto alla molle prima gara disputata a Los Angeles, mostrando un’arcigna difesa e una inaspettata solidità a rimbalzo condita da un attacco pungente guidato dalla sapiente regia di un Rajon Rondo autore di alcune giocate a dir poco spettacolari e ormai con pieno merito annoverato tra i migliori 2-3 playmaker della Lega. il numero 9 guida i contropiedi con magistrale abilità dato che il capitano Paul Pierce e l’altra stella Kevin Garnett latitano in zona offensiva.
    Boston riesce ad arrivare (grazie alla solita tripla di Allen) sul 52-39 a pochi minuti dalla fine del primo tempo, ma qui un super parziale gialloviola condito da un canestro di pura fantascienza di Kobe Bryant sulla sirena finale del riposo riporta in partita i padroni di casa (54-48) che riemergono dal fango e vanno negli spogliatoi con un minimo di fiducia in più in vista della ripresa.
    Ripresa che viene giocata sul filo dell’equilibrio, soprattutto nel terzo quarto con continui sorpassi e controsorpassi da una parte e dall’altra, con una situazione e un punteggio che resta sempre in bilico. Solo nell’ultimo quarto, con un parziale distruttivo di 16-4 messo in piedi dal solito Rondo con canestri, recuperi, stoppate e assist, i Celtics scappano via e non vengono più ripresi.
    Finisce 103-94, brutta botta per i Lakers campioni in carica e strafavoriti per la conquista del titolo anche quest’anno.
    Per Los Angeles 25 punti di Pau Gasol con 8 rimbalzi e 6 stoppate, bene anche Andrew Bynum con 21 punti, 6 rimbalzi e 7 stoppate, Kobe Bryant chiude a quota 21 ma con 20 tiri presi e subendo il problema falli che lo ha limitato per gran parte della partita. Poco altro dalle rimanenti star gialloviola con un’orrida prestazione di Ron Artest (6 punti e 1/10 dal campo) ed un inguardabile Lamar Odom da soli 3 punti. 6 miseri punti anche per Derek fisher, molto in difficoltà per tutto il match.
    I Celtics hanno avuto in Ray Allen e Rajon Rondo le frecce migliori: 32 punti per l’ex Seattle Sonics con uno strabiliante 8/11 da 3 (le 8 triple sono il record ogni epoca in una gara di finale) che in molti momenti ha tenuto da solo in piedi la sua squadra e i suoi compagni, tripla doppia da sogno invece per il super playmaker biancoverde che chiude con 19 punti (alcune giocate sono da applausi per la spettacolarità di esecuzione), 12 rimbalzi e 10 assist: ormai punto fermo della franchigia del Massachusetts, tutto passa per le sue mani, trasformando quello che tocca in oro per sè e i suoi compagni di squadra. Lo “zampino” di Rondo è praticamente ovunque. Bene anche Kendrick Perkins in una sostanziosa prova da 12 punti e una difesa che, per quanto Gasol e Bynum abbiano dominato, lo ha visto sempre combattere senza tregua non concedendo mai la facilità di tiro e rimbalzo agli avversari. Male Pierce con soli 10 punti (solo 2 canestri dal campo su 11 tentativi), male Garnett che chiude con 6 punti e 6 rimbalzi per via dei falli che lo hanno gravato e limitato per buona parte dell’incontro. Ottima prova del suo sostituto Glen Davis con 8 punti e 7 rimbalzi di cui ben 5 offensivi da vero lottatore indomito.
    La differenza è stata fatta dai rimbalzi (44-39 per i Celtics, che hanno ottenuto anche più rimbalzi offensivi segno che i biancoverdi sono stati più tonici e d energici sotto i tabelloni) e le alte percentuali in attacco, nel tiro da 3, di Boston: 11/16 da oltre l’arco per un 69% che ha demolito i Lakers fermi ad un misero 5/22 (22%).
    Si torna a Boston nel modo in cui voleva Boston, dopo una gara 2 spasmodica, intensa, giocata con il cuore e l’orgoglio. Ed i Boston Celtics ne hanno da vendere, la loro storia lo dimostra.
    Nel primo tempo il tiro assassino di Allen, nel secondo tutto lo strapotere di un piccolo grande playmaker e atleta, ovvero Rajon Rondo. Sono loro 2 a guidare la squadra di Doc Rivers al colpo dello Staples Center. Una vittoria che cambia la conformazione di una serie che si trasferisce a Boston per gara 3 in programma domani martedì 8 giugno. Boston si è presa il vantaggio del fattore campo come già fatto con Cleveland Cavaliers e Orlando Magic ma i campioni in carica sono una squadra fatta di ben altra pasta e vorranno espugnare almeno una volta il “Garden” per poter ritornare a giocare a Los Angeles.

    Risultati NBA del 6 giugno 2010

    Los Angeles Lakers – Boston Celtics 94-103
    –> Lak: Gasol 25, Bynum 21, Bryant 21 – Bos: R.Allen 32, Rondo 19, Perkins 12

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    Lakers-Celtics 1-1