Tag: Portland Trail Blazers

  • Gallinari trascina i Knicks, Durant e Westbrook sbancano Portland

    Gallinari trascina i Knicks, Durant e Westbrook sbancano Portland

    Come di consueto solo 2 le partite in programma durante i giovedì notte della NBA.

    Nella prima partita i New York Knicks, guidati da un grandissimo Danilo Gallinari e da un incontenibile Toney Douglas espugnano il parquet dei Chicago Bulls. La squadra di Mike D’Antoni mette a segno 120 punti grazie alla straordinaria performance da 3 punti (16/24 complessivo) in cui Gallinari è infallibile al tiro con un eccellente 4/4 dal perimetro. 24 punti per l’ex Armani Jeans, che dimostra di aver superato i problemi fisici degli ultimi tempi. Gallinari ha trovato collaborazione in Felton (20 punti, 10 assist, 4/6 da 3) ma soprattutto in Toney Douglas (career high di 30 punti con 5/9 dalla lunga distanza) fondamentali in tutta la partita. Ai Bulls non sono bastati i 24 punti conditi da 14 assist di Derrick Rose e la doppia doppia di Noah da 12 punti e 13 rimbalzi.

    Nella seconda partita in calendario gli Oklahoma City Thunder dopo la brutta prestazione di ieri a Los Angeles contro i Clippers, si prendono una importante rivincita sui critici e vanno a vincere sul difficilissimo campo dei rivali divisionali dei Trail Blazers (per l’occasione a dare man forte ai padroni di casa sono arrivati in Oregon tifosi dei Seattle Sonics che ancora non hanno digerito lo”scippo” della squadra da parte della città di Oklahoma nell’Estate 2008). La gara si decide all’overtime dopo una grande rimonta dei Thunder nei regolamentari dopo aver recuperato un gap di 13 punti a cavallo tra fine terzo e quarto quarto. Nei supplementari la classe di Durant ha avuto al meglio sul collettivo dei Blazers che hanno chiuso portando 6 uomini in doppia cifra: Aldridge top scorer con 22 punti, seguito da Roy con 19, 16 punti a testa per Batum e Miller mentre 13 sono segnati da Camby e Matthews. Per i Thunder 28 punti e 11 rimbalzi a testa per Kevin Durant e Russell Westbrook (cifre praticamente identiche in tutte le voci del tabellino), solita prova di consistenza del terzo violino Jeff Green con 19 punti e 9 rimbalzi, difesa eccezionale da parte degli altri giocatori, in primis il mastino Sefolosha per finire con Harden ed Ibaka. I Thunder portano a casa una vittoria che vale doppio in considerazione della forza dell’avversario e Durant e Westbrook formano sempre di più l’asse portante di questa squadra chiamata ad una stagione di conferma dopo le ottime cose mostrate nello scorso campionato.

    Risultati NBA del 4 novembre 2010

    Chicago Bulls-New York Knicks 112-120

    • Chi: Rose 24, Gibson 18, Korver 18; N.Y.: Douglas 30, Gallinari 24, Felton 20

    Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 106-107 (overtime)

    • Por: Aldridge 22, Roy 19, Batum 16, Miller 16; Okl: Durant 28, Westbrook 28, Green 19

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  • Lakers, Celtics, Heat, vittorie senza problemi

    Lakers, Celtics, Heat, vittorie senza problemi

    7 le partite in programma nella notte NBA, ma ne sono state disputate 6 visto il rinvio, a data da destinarsi, della sfida tra New York Knicks ed Orlando Magic per motivi di sicurezza all’interno del Madison Square Garden. Secondo quanto riportato da alcuni siti specializzati NBA il problema sarebbe relativo all’amianto. Tutto dovrebbe risolversi entro oggi o al massimo domani, ma se ciò non dovesse accadere i Knicks hanno già contattato i gestori del Prudential Center (che da quest’anno ospita le partite casalinghe dei New Jersey Nets) per poter disputare eventualmente nell’impianto di Newark la partita contro i Washington Wizards di venerdì. Ecco comunque in dettaglio le altre partite giocate:

    Gli Atlanta Hawks si dimostrano ancora una volta una grande squadra con un collettivo fantastico ed espugnano il parquet dei Cavaliers per 100-88. 22 punti per Marvin Williams, 16 per Jamal Crawford ed Horford che aggiunge anche 12 rimbalzi, 15 punti a testa per Johnson e Bibby mentre chi non ha brillato nei punti segnati come Josh Smith (solo 6) ha catturato 11 rimbalzi ed ha messo a referto altre 5 stoppate che sommate alle 13 precedenti continuano a renderlo il migliore in questa specialità in tutta la Lega. Per Cleveland, arrivata al terzo KO di fila, ci sono solo i 31 punti di Hickson (massimo in carriera).

    Nella sfida tra le prime 2 scelte assolute di quest’anno al Draft, John Wall dei Wizards ed Evan Turner dei Sixers, la spunta il playmaker di Washington che infila 29 punti e 13 assist e 9 palle rubate (record di franchigia). Per Turner invece solo 9 punti. Importantissimo Cartier Martin che a 3 secondi dal termine infila la tripla del pareggio a quota 106 lasciando un solo decimo alla sirena finale. In overtime poi arriverà la vittoria per i padroni di casa, la prima in stagione, mentre Phila incassa la quarta sconfitta in 4 incontri.

    Boston sbanca Detroit in scioltezza grazie alla prova dei suoi “Big Four”: top scorer Garnett con 22 punti, segue a ruota Pierce con 21, mentre Allen segna 16 punti. Ancora straordinario in regia Rajon Rondo che oltre ai 9 punti piazza 17 assist mantenendo così la sua media stagionale. Detroit è poca roba, squadra molto probabilmente condannata alle prime posizioni del prossimo Draft.

    Alla vittoria dei Celtics risponde Miami che distrugge letteralmente i malcapitati Minnesota Timberwolves per 129-97. Wade 26 punti, James 20 (e 12 assist), Bosh 13 guidano la franchigia della Florida ad un facile successo. Da segnalare i 17 punti di James Jones, ottimo in questo inizio di regular season con le sue bombe e che anche nella partita contro i Wolves ha collezionato un lusinghiero 5/9. Per Minnesota in evidenza il solo Love con 20 punti. Delude invece l’ex col dente avvelenato Michael Beasley (solo 11 punti per lui).

    Portland passa in Wisconsin sul parquet dei Bucks per 90-76 grazie a 6 uomini in doppia cifra: Matthews 18 è il top scorer, poi 17 Roy, 14 Aldridge, 12 a testa per Miller e Cunningham e 10 per Armon Johnson. Milwaukee paga le pessime percentuali nel tiro da 3 e nel tiro da 2 dovute alla grande difesa dei Blazers.

    Ai Celtics ed agli Heat, sul finire di serata americana rispondono i Lakers che strapazzano i pur sempre insidiosi Memphis Grizzlies. Primo tempo perfetto per gli uomini di coach Phil Jackson che chiudono con un eloquentissimo +27 (73-46) e partita già in ghiacciaia. Nel secondo tempo i Grizzlies provano a dare una scossa all’incontro ma riescono solo a contenere l’ampio distacco chiudendo sul -19 (124-105). Il solito trio Bryant (23 punti), Gasol (21 e 13 rimbalzi) ed Odom (17) guida i gialloviola, per Memphis si salva Gay con 30 punti, mentre non riesce ad incidere il fratello minore di Pau Gasol, Marc che chiude con 11 punti. Grizzlies distrutti da L.A. praticamente in ogni aspetto, percentuale da 2, da 3, rimbalzi, tiri liberi, una vera macchina perfetta. Anche gli Heat sono avvertiti.

    Risultati NBA del 2 novembre 2010

    Cleveland Cavaliers-Atlanta Hawks 88-100

    • Cle: Hickson 31, Mo Williams 12, Parker 10; Atl: Marvin Williams 22, Horford 16, Jamal Crawford 16

    Washington Wizards-Philadelphia 76ers 116-115 (overtime)

    • Was: Wall 29, Blatche 23, Young 20; Phi: Williams 30, Brand 21, Holiday 14

    Detroit Pistons-Boston Celtics 109-86

    • Det: Villanueva 17, Daye 16, Stuckey 15; Bos: Garnett 22, Pierce 21, Allen 16

    Miami Heat-Minnesota Timberwolves 129-97

    • Mia: Wade 26, James 20, Jones 17; Min: Love 20, Telfair 13, Johnson 13

    Milwaukee Bucks-Portland Trail Blazers 76-90

    • Mil: Maggette 16, Delfino 14, Bogut 12; Por: Matthews 18, Roy 17, Aldridge 14

    Los Angeles Lakers-Memphis Grizzlies 124-105

    • Lak: Bryant 23, Pau Gasol 21, Odom 17; Mem: Gay 30, Conley 16, Marc Gasol 11

    New York Knicks-Orlando Magic rinviata a data da destinarsi

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  • Super Bargnani non basta ai Raptors, Blazers KO a Chicago

    Super Bargnani non basta ai Raptors, Blazers KO a Chicago

    Solo 3 le partite disputate nella notte NBA.

    Nonostante i 28 punti di un ottimo Andrea Bargnani (top scorer del match) i Toronto Raptors si arrendono ai giovani Sacramento Kings. 108-111 il finale con Toronto che sbaglia l’ultimo tiro per accorciare le distanze più volte per poi perdere il rimbalzo che finisce nelle mani dei giocatori dei Kings che fanno scadere il tempo. Raptors che hanno buttato via la partita avendo avuto per lunga parte del match la testa dell’incontro ed anche con vantaggi oltre la doppia cifra. Ma il recupero Kings è stato inesorabile fino a quando Casspi a 6 minuti dal termine della partita ha operato il sorpasso con una tripla per il 96-95. Oltre a Bargnani da segnalare i 24 punti di DeRozan, i 18 di Kleiza ed i 19 rimbalzi (di cui 10 offensivi) di Reggie Evans. Sacramento ha avuto come miglior marcatore il solito Tyreke Evans con 23 punti, ancora molto bene il rookie Cousins con 16 punti.

    Chicago batte Portland nella searta del ricordo di Maurice Lucas (leggi l’articolo) ed infligge alla squadra dell’Oregon la prima sconfitta stagionale. Bulls avanti sin dall’inizio e mai in pericolo di rimonta. Stratosferico Deng con il career-high di 40 punti, Rose segna 16 punti con 13 assist, Noah firma 10 punti e 10 rimbalzi. A Portland non basta la favolosa prestazione di Aldridge con 33 punti e 9 rimbalzi catturati

    San Antonio espugna Los Angeles. Gara che si tiene in equilibrio fino a fine secondo quarto, nonostante le assenze di Baron Davis e Foye per Los Angeles, quando un break ad opera di un positivo Tony Parker (19 punti e 9 assist) porta San Antonio sul +8 con i Clippers che successivamente si avvicinano nel punteggio senza però mai arrivare all’aggancio. Momento di svolta della partita il brutto fallo di Craig Smith su George Hill lanciato in contropiede: Smith colpisce Hill all’altezza del collo sbilanciando la guardia degli Spurs che cade male. Il risultato è un flagrant foul di tipo 2 con successiva espulsione del californiano e uscita dal campo anche per Hill per problemi al muscolo del trapezio. Clippers che ottengono poco dalla panchina (7 punti totali) al contrario di San Antonio che fa alzare dalla panchina un ottimo Neal autore di 16 punti alla sua terza partita NBA e il sempreverde McDyess che contribuisce con 10 rimbalzi. Griffin e Kaman si confermano coppia di lunghi ben assortiti, come dimostrano i 17+8 del rookie e i 18+8 con 5 assist del nazionale tedesco. Top scorer dei velieri è però Eric Gordon che segna 23 punti cui aggiunge 11 assist. Per i texani invece da registrare i 14 punti a testa di Duncan e Ginobili (il caraibico aggiunge 7 rimbalzi e l’argentino altrettanti assist, giocando meno di 30 minuti).

    Risultati NBA dell’1 novembre 2010

    Sacramento Kings-Toronto Raptors 111-108

    • Sac: Evans 23, Udrih 17, Cousins 16; Tor: Bargnani 28, DeRozan 24, Kleiza 18

    Chicago Bulls-Portland Trail Blazers 110-98

    • Chi: Deng 40, Rose 16, Gibson 12; Por: Aldridge 33, Roy 17, Johnson 10

    Los Angeles Clippers-San Antonio Spurs 88-97

    • Cli: Gordon 23, Kaman 18, Griffin 17; S.A.: Parker 19, Jefferson 18, Neal 16

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  • Parker rinnova con gli Spurs per 4 anni. E intanto cresce il rischio lockout

    Parker rinnova con gli Spurs per 4 anni. E intanto cresce il rischio lockout

    Tony Parker, stella francese di San Antonio, ha prolungato il contratto di 4 anni con la squadra texana.

    Arrivato agli Spurs all’età di 19 anni, ha vinto 3 titoli NBA, nel 2003, nel 2005 e nel 2007 (qui nominato M.V.P. delle finali contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James), tutti con i neroargento che finora sono stati l’unica squadra del playmaker nato a Bruges, in Belgio, con i quali ha collezionato 668 presenze.

    Parker ha firmato fino al 2015 (il contratto attuale scadrà a giugno 2011, rinnovo quadriennale per lui) e guadagnerà complessivamente 50 milioni di dollari, circa 36 milioni di euro.

    Una decisione, quella degli Spurs, che va controcorrente rispetto a quella di altre squadre della Lega che non stanno rinnovando i contratti in scadenza nel giugno 2011: infatti in Estate sarà ridiscusso il contratto collettivo dei giocatori che scadrà proprio al termine di questa stagione agonistica. Ma il Commissioner NBA David Stern ha promesso un taglio drastico alle cifre spropositate che oggi percepiscono le superstar della Lega, anche perchè la crisi economica del Paese va avanti e non accenna ad arrestarsi. Se i giocatori non cederanno alle richieste di Stern (che vorrebbe tagliare del 50% circa lo stipendio massimo da dare ai giocatori, ovvero dal massimo dei 30 milioni di dollari attuali, come percepito da Kobe Bryant ad esempio, si passerebbe a poco più di 15 milioni all’anno) potrebbe esserci il rischio lockout. Una decina di anni fa accadde già la stessa situazione e la serrata costrinse la Lega a tagliare la stagione di ben 32 partite (invece delle 82 previste se ne disputarono 50).
    Da quel blocco furono introdotte, per esempio, misure innovative come la luxury tax. Chissà cosa salterà fuori questa volta. Secondo David Stern i margini per giungere ad un accordo senza conseguenze ci sono, ma di sicuro non sarà facile.

    Proprio per questi tagli agli stipendi molte franchigie hanno interrotto le trattative con i giocatori che andranno in scadenza nel giugno 2011, visto che i proprietari potrebbero sfruttare migliori condizioni contrattuali a discapito dei giocatori. E’ per questo che giocatori come Jeff Green, stella degli Oklahoma City Thunder (assieme a Kevin Durant) ancora non ha ricevuto nessuna proposta, lo stesso dicasi per Brandan Wright dei Warriors ad esempio, di Greg Oden dei Blazers (anche se in molti dicono che sia la prima scelta assoluta del Draft 2007 a non voler rifirmare per andare via), di Wilson Chandler dei Knicks (che in questo avvio di stagione è il migliore della squadra di D’antoni), di Rodney Stuckey dei Detroit Pistons, playmaker che potrebbe fare gola a molte squadre. Unici ad aver ricevuto proposte di rinnovo sono stati proprio Durant e Joakim Noah dei Chicago Bulls, dato le franchigie che ne possiedono i diritti, per il talento mostrato sul parquet, non si sono voluti lasciare sfuggire. Soprattutto per quanto riguarda Durant dei Thunder, che pare destinato a dominare la Lega nei prossimi anni.

    Insomma una situazione che è in evoluzione ma la necessità di arrivare ad un accordo in tempo utile è auspicata da tutti, proprietari, dirigenti, tifosi ed ovviamente i giocatori.

  • La NBA piange Maurice Lucas

    La NBA piange Maurice Lucas

    La NBA piange Maurice Lucas, ex giocatore dei Portland Trail Blazers (ha giocato anche con i Nets, Knicks, Suns, Lakers e Seattle Sonics) che nel 1977 conquistò proprio con la franchigia dell’Oregon il titolo di campione.

    58 anni, Lucas lottava da tempo contro un cancro alla vescica, un male che nell’Aprile 2009 lo aveva costretto ad un intervento chirurgico.
    Lucas è stato una stella NBA negli anni ’70 e negli anni ’80 (4 volte All Star, una volta nel secondo quintetto NBA e nel primo quintetto difensivo NBA) soprattutto con la maglia dei Blazers con la quale, nella stagione 1976/1977, da rookie (dopo 2 stagioni nella ABA), è stato una pedina fondamentale nella conquista del titolo grazie ai suoi 20 punti ed 11 rimbalzi di media a partita. Soprannominato “the Enforcer” (termine intraducibile in una sola parola, che significa letteralmente “colui che fa rispettare” soprattutto in difesa, aspetto del gioco nel quale eccelleva), Lucas era tanto competitivo e passionale sul parquet quanto tranquillo e gentile fuori dal campo di gioco.

    La sua carriera da giocatore oltre che a Portland (dove è rimasto per 4 anni, dal 1976 al 1980 prima di tornare nel 1987-1988, sua ultima stagione da pro, per 330 presenze totali) lo ha visto protagonista anche a New Jersey (90 presenze), New York (80 presenze), Phoenix (215 presenze) Lakers (77 presenze) e Seattle (63 presenze). Ma è nell’Oregon che Lucas è entrato nel cuore dei tifosi, e dove nel 1988, è stata ritirata la sua maglia numero 20 che non verrà mai più indossata da nessun altro giocatore. Sempre ai Blazers Lucas era stato chiamato come assistente, prima da Adelman nel 1988-1989, poi da Nate McMillan, nel 2005, col quale era rimasto fino al termine della stagione scorsa quando, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, aveva deciso di dimettersi. Lucas lascia la moglie e 3 figli ma anche migliaia di tifosi che lo amavano, tifosi che durante le sue apparizioni pubbliche intonavano all’unisono la parola: “Luuuuuuuuke” per omaggiare il numero 20.
    Ciao Luke, ci mancherai tanto.

  • Portland sbanca New York e resta imbattuta

    Portland sbanca New York e resta imbattuta

    9 le partite disputate nella notte NBA.

    Atlanta batte Washington e conquista la terza vittoria consecutiva. A mettere fine ad una gara più insidiosa del previsto ci pensano Joe Johnson con una tripla (25 punti per lui) ed Al Horford con i 2 canestri successivi (21 punti e 10 rimbalzi per il prodotto di Florida University). A far da contorno la solita doppia doppia di un sempre più incisivo Josh Smith (12 punti e 10 rimbalzi). Per Washington brilla finalmente la stella di John Wall, dopo l’anonimo debutto di qualche giorno fa: 28 punti, 5 rimbalzi e 9 assist per l’ex Kentucky University. Ma le sue giocate non bastano ai Wizards.

    Sacramento espugna Cleveland grazie ad una prova molto buona del quintetto di partenza che termina tutto in doppia cifra: tra questi spicca il solito Evans con 21 punti, mentre Casspi ne aggiunge 20. Consistente l’apporta del rookie Cousins che piazza 14 punti e 10 rimbalzi. Ai Cavaliers non bastano i 21 punti di Sessions ed i 20 di Gibson.

    A New York Portland centra la terza vittoria stagionale grazie ai 29 punti di uno scatenato Brandon Roy. Bene anche Aldridge con 20 punti e 10 rimbalzi e Miller con 19 punti e 10 assist. Ai Knicks, che hanno un Gallinari anonimo per tutto il match (solo 4 punti), non bastano i 18 punti di Stoudemire e la grandissima prova di Chandler con 22 punti e 16 rimbalzi.

    Indiana batte Philadelphia grazie ai 22 punti di Granger. Per Philadelphia terza sconfitta consecutiva, ancora nessuna vittoria in stagione e nuvole che iniziano a scurire l’orizzonte. Turner solo 9 punti.

    A Chicago la favolosa prestazione di Derrick Rose da 39 punti, 6 rimbalzi e 7 assist permette ai Bulls di liquidare la pratica Pistons. A nulla servono i 21 punti dell’ex Ben Gordon, detroit resta ancora a 0 vittorie in 3 partite.

    Poco da dire nella partita tra Memphis e Minnesota se non che i Grizzlies strapazzano gli avversari sotto una ventina di punti e tutto il five starter va in doppia cifra. Sugli scudi la premiata ditta Gay-Mayo con rispettivamente 25 e 29 punti. Per i Wolves si salva il solo e solito Love con 14 punti e 13 rimbalzi.

    I Nuggets sorprendono Houston in casa con i 24 punti di Anthony ed i 28 di Harrington. Scola continua a macinare statistiche (28 punti e 10 rimbalzi), Yao sembra lontano dagli infortuni del recente passato (14 punti) ma rimane in campo solo 20 minuti, e ciò non basta. Campanello d’allarme in casa Rockets dopo 3 partite e 3 sconfitte in avvio di regular season.

    I Bucks mettono il primo sigillo stagionale vincendo contro una squadra ancora alla ricerca di sè stessa, ovvero i Charlotte Bobcats. Jennings sugli scudi con una sontuosa tripla doppia da 20 punti, 10 rimbalzi e 10 assist. Ottimo come al solito Delfino con 23 punti. Per i Bobcats note liete da Augustin con 26 punti ed il ritorno ad alti livelli di Jackson con 23.

    Gli Hornets senza fare rumore vincono la loro terza partita su 3 e battono San Antonio guidati dal solito Chris Paul (25 punti, 7 rimbalzi e 5 assist) che vince il duello con Tony Parker, che si ferma a 13 punti. Gli Hornets tirano col 50% ma limitano gli avversari al 38%: ecco il segreto del successo in terra texana. Male Belinelli con solo 3 punti a referto.

    Risultati NBA del 30 ottobre 2010

    Atlanta Hawks-Washington Wizards 99-95

    • Atl: Johnson 25, Horford 21, Jamal Crawford 15; Was: Wall 28, Thornton 24, Blatche 18

    Cleveland Cavaliers-Sacramento Kings 104-107

    • Cle: Sessions 21, Gibson 20, Hickson 15; Sac: Evans 21, Casspi 20, Landry 17

    New York Knicks-Portland Trail Blazers 95-100

    • N.Y.: Chandler 22, Stoudemire 18, Felton 16; Por: Roy 29, Aldridge 20, Miller 19

    Indiana Pacers-Philadelphia 76ers 99-86

    • Ind: Granger 22, Dunleavy 16, Collison 15; Phi: Williams 18, Iguodala 12, Brand 12, Holiday 12

    Chicago Bulls-Detroit Pistons 101-91

    • Chi: Rose 39, Noah 15, Gibson 11; Det: Gordon 21, Stuckey 18, Prince 15, Monroe 15

    Memphis Grizzlies-Minnesota Timberwolves 109-89

    • Mem: Mayo 29, Gay 25, Arthur 18; Min: Ellington 15, Love 14, Telfair 12

    Houston Rockets-Denver Nuggets 94-107

    • Hou: Scola 28, Martin 21, Yao 14; Den: Harrington 28, Anthony 24, Billups 13

    Milwaukee Bucks-Charlotte Bobcats 98-88

    • Mil: Delfino 23, Jennings 20, Bogut 14, Salmons 14; Cha: Augustin 26, Jackson 23, Wallace 11

    San Antonio Spurs-New Orleans Hornets 90-99

    • S.A.: Ginobili 23, Jefferson 18, Parker 13; N.O.: Paul 25, West 18, Thornton 17

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  • Miami stritola Orlando, Lakers OK, i Thunder passano all’ultimo secondo

    Miami stritola Orlando, Lakers OK, i Thunder passano all’ultimo secondo

    12 le partite giocate nella notte NBA.

    A Miami, gli Heat fanno a pezzi i “cugini” dei Magic nel derby della Florida. Un secondo tempo orrendo di Orlando (solo 25 punti per Howard e compagni) permette a Wade (26 punti) di guidare la sua squadra verso la seconda vittoria consecutiva. Ancora sottotono James (solo 15 punti per lui), doppia doppia per Bosh ed Haslem (11 punti ed 11 rimbalzi per entrambi), per gli ospiti 19 punti di Howard costretto però poi ad uscire per limiti di falli.

    Stephen Jackson sbaglia il tiro da 3 per portare la partita in overtime e gli Indiana Pacers espugnano il parquet dei Bobcats. Granger super con 33 punti, Wallace ne piazza 29 ma non sono sufficienti per riuscire a vincere l’incontro

    I Nets vincono la seconda gara di fila, ma è Sacramento a buttare via l’incontro: avanti di 8 punti a 3 minuti dalla fine del match (97-89), l’attacco dei Kings si blocca, la difesa concede ai padroni di casa le giocate del contro-sorpasso, ad un minuto dalla fine Harris riporta avanti i Nets con un tiro da 3 (98-97). A quel punto la gara è segnata con la vittoria di Lopez e compagni.

    Atlanta espugna Philadelphia grazie ai 22 punti di Joe Johnson ed ai 20 di Horford (per lui anche 12 rimbalzi). Bene Josh Smith (12 punti, 9 rimbalzi), soprattutto in difesa con 6 stoppate e decisivo anche nell’altra metà campo visto che è lui a segnare la tripla che in pratica chiude il match a 45 secondi dalla fine. A Phila non bastano i 27 punti, 10 assist e 6 rimbalzi di Iguodala e i 20 punti di un redivivo Brand. Turner chiude con 0 punti la sua seconda gara in NBA.

    Gara da dimenticare per i Cleveland Cavaliers che vengono asfaltati in Canada dai Raptors di Bargnani (20 punti) e Kleiza (19 punti e 13 rimbalzi). Tanto lavoro aspetta la franchigia dell’Ohio, troppo altalenante nelle prestazioni.

    La tripla doppia di uno spettacolare Rajon Rondo (10 punti, 10 rimbalzi e ben 24 assist) guida i Boston Celtics alla sofferta vittoria sui Knicks. Importanti anche i 25 punti e 14 rimbalzi di Pierce ed i 24 punti e 10 rimbalzi di Garnett. Stoudemire brillantissimo per New York, con a referto anche 2 bombe da 3 per un totale di 27 punti, ma è mancato Gallinari (solo 2 punti, su tiro libero per giunta, in 12 minuti di gioco).

    un canestro di Jeff Green a 2 secondi dalla fine dà la vittoria ai giovani Thunder al “Palace” di Detroit. Villanueva con un tiro da 3 aveva portato avanti i Pistons, dopo un lungo inseguimento, a 5 secondi dalla fine. Ma la gran giocata di Green ha spezzato il sogno dei tifosi di “Mo-Town”. Super prestazione per Ben Gordon (32 punti) e Stuckey (24 punti, 9 assist, 5 rimbalzi), per i Thunder solito Durant (30 punti e 8 rimbalzi) oltre ai 21 di Green ed ai 17 (conditi da 11 assist e 6 rimbalzi) per Russell Westbrook.

    La coppia Beasley-Love comincia ad ingranare per i Wolves: 21 punti e 10 rimbalzi per il primo, 17 punti e 16 rimbalzi il secondo. Minnesota intravede spiragli di luce. Per i Bucks si salva solo Maggette (23 punti in 30 minuti). Pessimo 15% da 3 punti per Milwaukee che con queste percentuali perde la partita.

    Il solito Paul (18 punti) in accoppiata con West (17 punti) regala il successo agli Hornets di un Belinelli in ombra (solo 5 punti). Per denver Anthony piazza 24 punti ma è bene per i Nuggets cercare di risolvere la situazione contrattuale del numero 15.

    Una pasticciata rimessa di Jason Kidd regala il successo ai Memphis Grizzlies a Dallas. Anche senza Randolph ci pensano Mayo e Gay, 20 e 21 punti rispettivamente a guidare gli ospiti . Non bastano i 27punti del solito Nowitzki.

    Nel derby californiano tra Warriors e Clippers hanno la meglio i gialloblu di Oakland che piegano i losangelini grazie ai 24 punti di Dorell Wright. bene anche Ellis (15 punti ed 11 assist) e Lee (15 punti e 12 rimbalzi), Curry invece ne piazza 16. Per i Clippers 19 di Gordon e doppia doppia di Griffin con 14 punti e 10 rimbalzi. Golden State si candida come possibile sorpresa della nuova stagione, costruita una squadra equilibrata e compatta.

    Nella riedizione della finale di Western Conference dello scorso anno i lakers battono a domicilio i Suns, grazie ai 25 punti di Bryant ed alla straordinaria prestazione di Gasol da 21 punti, 8 rimbalzi e 9 assist. Odom in serata di grazia (18 punti +17 rimbalzi). A Phoenix non basta l’eterno Grant Hill (21 punti), sotto tono Nash (8 punti e 9 assist).

    Risultati NBA 29 ottobre 2010

    Miami Heat-Orlando Magic 96-70

    • Mia: Wade 26, James 15, Bosh 11, Haslem 11; Orl: Howard 19, Anderson 12, Nelson 10

    Charlotte Bobcats-Indiana Pacers 101-104

    • Cha: Wallace 29, Augustin 17, Diaw 13; Ind: Granger 33, Hibbert 13, Hansbrough 12

    New Jersey Nets-Sacramento Kings 106-100

    • N.J.: Lopez 29, Harris 21, Outlaw 18; Sac: Garcia 18, Evans 18, Udrih 14, Landry 14

    Philadelphia 76ers-Atlanta Hawks 101-104

    • Phi: Iguodala 27, Brand 20, Williams 16; Atl: Johnson 22, Horford 20, Jamal Crawford 19

    Toronto Raptors-Cleveland Cavaliers 101-81

    • Tor: Bargnani 20, Kleiza 19, Barbosa 13, Weems 13; Cle: Jamison 13, Parker 10, Gibson 9

    Boston Celtics-New York Knicks 105-101

    • Bos: Pierce 25, Garnett 24, Davis 16; N.Y.: Stoudemire 27, Chandler 19, Felton 17

    Detroit Pistons-Oklahoma City Thunder 104-105

    • Det: Gordon 32, Stuckey 24, Hamilton 14; Okl: Durant 30, Green 21, Westbrook 17

    Minnesota Timberwolves-Milwaukee Bucks 96-85

    • Min: Beasley 21, Love 17, Ridnour 13; Mil: Maggette 23, Jennings 14, Gooden 12

    New Orleans Hornets- Denver Nuggets 101-95

    • N.O.: Paul 18, West 17, Okafor 13; Den: Anthony 24, Billups 20, Smith 12

    Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 90-91

    • Dal: Nowitzki 27, Butler 18, Terry 13; Mem: Gay 21, Mayo 20, Arthur 14

    Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 109-91

    • G.S.: D. Wright 24, Curry 16, Ellis 15, Lee 15; Cli: Gordon 19, Griffin 14, Kaman 13

    Phoenix Suns-Los Angeles Lakers 106-114

    • Pho: Hill 21, Lopez 18, Richardson 17; Lak: Bryant 25, Gasol 21, Odom 18

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  • Celtics KO a Cleveland, Wade riscatta gli Heat, Belinelli affonda i Bucks

    Celtics KO a Cleveland, Wade riscatta gli Heat, Belinelli affonda i Bucks

    Il dopo LeBron James parte nel migliore dei modi per Cleveland che supera di misura Boston, che solo 24 ore prima aveva dato una lezione di gioco all’ex numero 23 dei Cavs ed alla sua nuova squadra, gli Heat.
    Sugli scudi Hickson con 21 punti, Gibson con 16 e Sessions con 14. Per Boston si salva Rondo grazie ai 18 punti e 9 assist. Opache le prestazioni di Allen e Pierce.

    I Nets battezzano il Prudential Center, nuovo impianto di Newark, con una vittoria grazie al duo Harris-Lopez che mette insieme 47 punti. Morrow decisivo con la tripla del sorpasso a pochi secondi dal termine. Detroit parte ancora male sebbene abbia 7 giocatori in doppia cifra.

    Decisivo il terzo quarto con un parziale di 25-8 che spacca il match in 2 a favore di Miami che va su un comodo +25. Wade protagonista con 30 punti, James solo 16 (e 9 palle perse, peggio delle 8 di ieri a Boston). Buona la prova, per i Sixers, del rookie Turner.

    Dopo una preseason perfetta da 8-0 ecco che nel momento più importante i Grizzlies si sciolgono come neve al sole. Atlanta passa in trasferta grazie a percentuali altissime da campo e con un Joe Johnson super da 22 punti. favoloso Josh Smith in difesa con ben 5 stoppate.

    Senza Evans fermo per squalifica, i Sacramento Kings espugnano il Target Center di Minneapolis in un match molto gradevole e con il risultato in bilico per tutti i 48 minuti. Decidono la freddezza di Udrih ed i 2 canestri di Landry nel finale dell’ultimo quarto. 22 punti con 11 rimbalzi per l’ex Rockets coadiuvato da un promettente Cousins che chiude la sua prima in NBA con 14 punti, 8 rimbalzi e ben 5 assist. Solo 11 punti per Love mentre Ridnour prende il timone della squadra chiudendo con 20 punti e buone percentuali, ma sono cifre che non bastano ai T-Wolves.

    Un ottimo Marco Belinelli da 18 punti e 6 rimbalzi in 36 minuti di gioco aiuta gli Hornets a battere dei coriacei Bucks che nonostante 5 uomini in doppia cifra devono arrendersi a Paul (17 punti e 16 assist) e West (22 punti). Milwaukee resta a contatto per tutto il match e raggiunge il -1 con la quinta tripla di Delfino (19 pts) ma il tiro fallito da Gooden e la quarta palla persa di Salmons fanno alzare la bandiera bianca nonostante il 15+15 di Bogut.

    Il trio Durant-Westbrook-Green (79 punti sui 106 di squadra) spazza via i generosi Bulls di un mai domo Derrick Rose. Durant ne firma 30, Westbrook 28 e Green 21 ed i Thunder volano grazie ad un quarto quarto al limite della perfezione. Noah incredibile con 18 punti e 19 rimbalzi.

    Vittoria abbastanza semplice per i Dallas Mavericks, trascinati da un ottimo Nowitzki da 28 punti e 13 rimbalzi. Per Charlotte si salva Thomas autore di 22 punti.

    Popovich non sarà contento dei 109 punti subiti ma gli Spurs conquistano ugualmente la vittoria con una grande prestazione offensiva e con le 3 stelle in grande spolvero. 65 punti per il trio Parker-Ginobili-Duncan con il caraibico apparso un buonissime condizioni: 22 punti con soli due errori al tiro (10/12). Ginobili infila 5 delle 9 triple degli Spurs mentre Parker ai 20 punti aggiunge anche 9 assist. Bene anche Jefferson che apre il parziale di 18-5 che risulterà decisivo nell’ultimo quarto. Indiana tira meglio (53%) ma perde troppi palloni (23) nonostante la grande gara del duo Hibbert-Granger (20/36 dal campo per 54 punti, 28 per il centro, 26 per l’ala).

    Nella rivincita del primo turno degli scorsi playoff di Western Conference i Nuggets stritolano i Jazz grazie ai 23 punti di Anthony. Male Utah che delude e non va oltre il 38% dal campo con più palle perse (22) che assist (21). Solo 3/10 per Williams che chiude da top scorer dei Jazz con 17 punti. Invisibile in neo acquisto Jefferson.

    Non c’è più Don Nelson ma la sua pallacanestro rimane l’anima della Oracle Arena. Partita da 250 punti totali con i Warriors che trionfano sui Rockets per la prima volta dal dicembre 2007 mentre Houston perde la seconda volata nel giro di 24 ore. Fantastica la prestazione di Monta Ellis che piazza 46 punti con un incredibile 18/24 dal campo. Doppia doppia per Lee (17 punti +15 rimbalzi) e per un ottimo Curry da 25 punti ed 11 assist. Ai Rockets non bastano i 42 liberi segnati (17/17 per Martin) e la monumentale prova di Scola, autore di 36 punti e 16 rimbalzi.

    Dopo il successo sui Suns, Portland concede il bis e va a prendersi la vittoria allo Staples Center contro i Clippers. Fondamentale è il dominio sotto il canestro dei Blazers che catturano 21 rimbalzi offensivi (13 per la coppia Aldridge-Camby). Si conferma Batum (15 pts, 3/4 da 3) mentre Roy timbra una doppia doppia con 22 punti e 10 rimbalzi. Clippers che segnano solo 17 punti negli ultimi 12 minuti nonostante il buon esordio di Griffin, autore di 20 punti e 14 rimbalzi. Male Kaman che sbaglia 14 dei 18 tiri presi.

    Toronto-New York: commento e tabellino

    Risultati NBA del 27 ottobre 2010

    Cleveland Cavaliers-Boston Celtics 95-87

    • Cle: Hickson 21, Gibson 16, Sessions 14; Bos: Rondo 18, Davis 14, Pierce 13

    New Jersey Nets-Detroit Pistons 101-98

    • N.J.: Lopez 25, Harris 22, Morrow 13; Det: Prince 14, Stuckey 14, Villanueva 14

    Philadelphia 76ers-Miami Heat 87-97

    • Phi: Turner 16, Williams 15, Young 15; Mia: Wade 30, Jones 20, James 16

    Memphis Grizzlies-Atlanta Hawks 104-119

    • Mem: Conley 23, Gay 21, Arthur 19; Atl: Johnson 22, Bibby 19, Pachulia 17

    Minnesota Timberwolves-Sacramento Kings 116-117

    • Min: Ridnour 20, Beasley 17, Telfair 15; Sac: Garcia 22, Landry 22, Udrih 18

    New Orleans Hornets-Milwaukee Bucks 95-91

    • N.O.: West 22, Belinelli 18, Paul 17; Mil: Delfino 19, Maggette 16, Gooden 15, Bogut 15, Jennings 15

    Oklahoma City Thunder-Chicago Bulls 106-95

    • Okl: Durant 30, Westbrook 28, Green 21; Chi: Rose 28, Noah 18, Gibson 16

    Dallas Mavericks-Charlotte Bobcats 101-86

    • Dal: Nowitzki 28, Terry 22, Butler 13; Cha: Thomas 22, Wallace 16, Jackson 14

    San Antonio Spurs-Indiana Pacers 122-109

    • S.A.: Duncan 23, Ginobili 22, Parker 20; Ind: Hibbert 28, Granger 26, Collison 19

    Denver Nuggets-Utah Jazz 110-88

    • Den: Anthony 23, Afflalo 22, Billups 14; Uta: Williams 17, Millsap 15, Bell 12

    Golden State Warriors-Houston Rockets 132-128

    • G.S.: Ellis 46, Curry 25, Lee 17; Hou: Scola 36, Martin 28, Hayes 16

    Los Angeles Clippers-Portland Trail Blazers 88-98

    • Cli: Gordon 22, Griffin 20, Butler 16; Por: Roy 22, Aldridge 19, Batum 15
  • NBA 10/11: Analisi Northwest Division

    NBA 10/11: Analisi Northwest Division

    Nella nostra analisi alla scoperta delle 30 franchigie della NBA, l’ultima Division da esaminare è la Northwest. Anche questa sembra una divisione equilibrata, se escludiamo i Minnesota Timberwolves che sono destinati a fare da comparsa ma possono trovare anche motivi per sorridere visto che i tanti giovani messi a roster un giorno potranno riportare i “Lupi” nel giro del basket che conta. A dividersi lo scettro restano in 4: Oklahoma City Thunder, Utah Jazz, Denver Nuggets, Portland Trail Blazers. Per logica, dopo lo stupendo campionato passato, chiuso con il traguardo delle 50 vittorie, e visto che dati alla mano è la squadra più giovane (e forse talentuosa, assieme agli Heat) della NBA, diamo per favoriti i Thunder. Gli aggettivi per questa squadra si sprecano: oltre al talento si abbina un atletismo fuori dal comune, la corsa è il punto forte di questa squadra che, se non si è preparati fisicamente, rischia di mandare negli spogliatoi gli avversari, “con la lingua di fuori” ogni partita. Ad un gruppo già forte, costruito a furia di scelte alte al Draft sono stati aggiunti 2 ottimi tiratori da 3 (Cook da Miami, vincitore anche della gara del tiro da 3 punti all’All Star Game 2009, e Peterson da New Orleans) ed un centro di grande prospettiva come Cole Aldrich (arrivato dal draft via Hornets come 11esima scelta assoluta). Potenzialmente sarebbero secondi dietro ai soli Lakers ad Ovest ma occhio alla gioventù che in questi casi rischia di essere un’arma a doppio taglio per via della poca esperienza quando arriveranno i momenti decisivi. Subito dietro sarà lotta durissima tra Nuggets (che saranno competitivi se resterà Anthony, altrimenti saranno dolori in Colorado), Blazers (che devono valutare il rientro dopo l’ennesimo infortunio di Greg Oden) e i Jazz, rimasti molto competitivi nonostante la perdita di un talento come Boozer andato ai Bulls. Sarà importante ridurre al minimo gli errori in una divisione così equilibrata, per prevalere non bisogna lasciarsi andare a distrazioni.

    DENVER NUGGETS: I Nuggets sono la squadra più difficile da capire in questo momento. E gran parte del merito è dovuto al fatto della situazione instabile di Carmelo Anthony: se il numero 15 resterà (e deve farlo volentieri) Denver potrà ambire a raggiungere la finale di Western Conference, perchè le potenzialità della squadra sono ottime. Se vorrà andare via, o peggio ancora giocherà controvoglia, la situazione in Colorado precipiterà drasticamente. A nulla varrà avere un quintetto discreto se la punta di diamante andrà verso altri lidi: anche se Billups resta un solido play, Afflalo un’ottima guardia, Martin un top player tra le ali grandi e Nenè un bravo centro, senza Anthony la squadra perde molto in termini di punti, talento e pericolosità. Non servirebbe neanche usare il neo acquisto Al Harrington, nè puntare sul talento (peraltro discontinuo) di J.R. Smith per ovviare ad una eventuale partenza. Se il roster resterà questo, Denver, sotto la guida di un tecnico bravo e preparato come George Karl potrà andare lontano. I playoff sono il traguardo minimo, coltivando il sogno del ritorno alle finali di Conference. Altrimenti si prospettano tempi duri. I tifosi sperano almeno che, se proprio ci si deve privare della “Stella”, la cessione venga monetizzata al massimo, solo così si potrebbe sperare in un futuro un pò meno buio.

    Arrivi: Shelden Williams, Al Harrington.
    Partenze: Johan Petro, Malik Allen.
    Scelte al Draft: nessuna
    Probabile quintetto base Playmaker:
    Chancey Billups
    Shooting Guard: Arron Afflalo
    Small Forward: Carmelo Anthony
    Power Forward: Al Harrington (in attesa del rientro di Martin)
    Center: Nenè

    ROSTER

    Guardie: Chauncey Billups, Anthony Carter, Ty Lawson, Arron Afflalo, J.R. Smith
    Ali: Al Harrington, Chris Andersen, Carmelo Anthony, Renaldo Balkman, Kenyon Martin, Shelden Williams, Gary Forbes Centri: Nenè, Melvin Ely
    Head Coach: George Karl

    MINNESOTA TIMBERWOLVES: In poco più di un anno il nuovo G.M. Kahn ha letteralmente cambiato volto ai giovani T-Wolves. Ma questa trasformazione, anche se in pochi riescono a comprenderne le scelte e le valutazioni, potrebbe ben presto portare ad un futuro migliore a Minneapolis: tanti giovani e tanti volti nuovi che vogliono rifarsi dopo un inizio di carriera non facile in NBA. Oggi Minnesota dovrebbe scendere in campo con le stesse guardie dello scorso anno, Flynn e Brewer, anche se all’inizio ci sarà Ridnour visto che Flynn è alle prese con un infortunio. I 2 lunghi dovrebbero essere Love e Beasley anche se Milicic è sempre insidioso alle loro spalle. Soprattutto l’ex Miami Heat, fatto fuori dalla dirigenza della Florida, vuole dimostrare che non ha nulla da invidiare al ben più noto Bosh che ne ha preso il ruolo ed il posto in squadra in quel di South Beach. Il ruolo di ala piccola è il rebus più complicato dato che Wesley Johnson, rookie dalle potenzialità illimitate (scelto con il numero 4) dovrebbe partire titolare, ma, dopo la buona preseason disputata, Martell Webster potrebbe mettere in difficoltà coach Rambis. Anche se la perdita di Al Jefferson pesa (ma il giocatore aveva ormai finito i giorni in Minnesota) tuttavia ci sono buoni motivi per essere moderatamente ottimisti: questo sarà un anno agonistico di valutazione per la dirigenza che potrà visionare tanti giovani e decidere su chi puntare per un buon progetto futuro e chi sacrificare perchè non idoneo alle idee di squadra. Certamente “Minnie” passerà ancora per il Draft il prossimo anno, quindi niente post season, ma è incoraggiante che dopo tanto tempo (circa 4 anni ormai) si intraveda un progetto tecnico per far uscire i Wolves dall’anonimato. In attesa di vedere se Rubio, quando lascerà Barcellona, giocherà a Minneapolis oppure vorrà essere ceduto altrove. Per ora l’obiettivo minimo è di migliorare il pessimo record dello scorso anno (e su questo non ci vorrà molto, almeno così si spera).

    Arrivi: Luke Ridnour (Milwaukee Bucks), Michael Beasley (Miami Heat), Kosta Koufos (Utah Jazz), Nikola Pekovic (Panathinaikos), Anthony Tolliver (Golden State Warriors), Martell Webster (Portland Trail Blazers), Sebastian Telfair (Cleveland Cavs)
    Partenze: Ryan Gomes (Clippers), Ramos Session e Ryan Hollins (Cavs), Al Jefferson (Utah Jazz)
    Scelte al draft: Wesley Johnson (pick n.4), Lazard Hayward (pick n.30)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Jonny Flynn
    Shooting Guard: Corey Brewer
    Small Forward: Wes Johnson
    Power Forward: Michael Beasley
    Center: Kevin Love

    ROSTER

    Guardie: Wayne Ellington, Jonny Flynn, Luke Ridnour, Sebastian Telfair, Martell Webster, Maurice Ager
    Ali: Michael Beasley, Corey Brewer, Lazar Hayward, Wesley Johnson, Anthony Tolliver,
    Centri: Kosta Koufos, Kevin Love, Darko Milicic, Nikola Pekovic
    HEAD COACH: Kurt Rambis

    PORTLAND TRAIL BLAZERS: Sono ormai 4 anni che i Blazers sono ritenuti la squadra con il miglior progetto tecnico dell’intera NBA. O meglio lo erano, perchè a partire dalla seconda metà della scorsa stagione, di questo “titolo” (che lascia il tempo che trova ma che alcune volte è utile nell’indicare i futuri dominatori di uno sport di squadra) si sono appropriati di prepotenza i Thunder. I Blazers quindi partono un pò con i fari spenti quest’anno ed hanno da chiedere al campionato che li attende solo ed esclusivamente una cosa: che gli infortuni (tremendamente lunga la lista dei giocatori non disponibili in questi ultimi 2-3 anni) li lascino finalmente in pace. Se ciò avvera i Blazers potranno sicuramente dire la loro visto che la scorsa annata, senza l’apporto di giocatori fondamentali in vari ruoli (Oden, per buona parte di tempo Roy), sono riusciti lo stesso a portare a casa ben 50 vittorie, solo 7 in meno rispetto ai Lakers che hanno avuto il miglior record della Western Conference. Proprio da Oden si deve ripartire: il centrone dalle potenzialità illlimitate ha disputato solo 82 partite sulle 246 disponibili da quando nel Draft del 2007 è stato chiamato dalla franchigia dell’Oregon con il numero 1 assoluto (sacrificando quindi un fenomeno come Kevin Durant chiamato con la scelta numero 2 dai Seattle Sonics). In pratica ha disputato un solo anno intero sui 3 disponibili, gli infortuni lo hanno tormentato fin dall’inizio (basti pensare che il primo anno, quello da rookie, è stato saltato completamente per un’operazione di microchirurgia al ginocchio). Anche lo scorso anno Oden ad un certo punto ha dovuto arrendersi nel momento in cui per prendere un rimblazo si è fratturato la rotula. Il ritorno in campo non dovrebbe tardare ad arrivare ed in Oregon sperano che questa serie incredibile di infortuni e (sfortune) sia arrivata al capolinea, lasciando dimostrare a Greg che gli analisti che per impatto lo paragonavano al giovane Shaq O’Neal avevano pienamente ragione. In effetti vedendo giocare (per quel poco che si è potuto vedere tra l’altro) Oden, si ha questa impressione, le potenzialità per essere il miglior centro della Lega ci sono tutte (è una forza della natura, con una potenza vista poche volte) e diventare il vero erde di o’Neal potrebbe anche non essere un’eresia. Bisognerà vedere il suo recupero sui parquet. Intanto il numero 52 in allenamento sta dando buoni segnali. Giocatori fondamentali per il progetto sono sicuramente Roy come guardia titolare (di cui tutti conosciamo le capacità cestistiche) e LaMarcus Aldridge in ala grande chiamato ad esplodere definitivamente quest’anno, poi Miller come play e Batum in ala piccola (giocatore molto sottovalutato ma vero “steal of the Draft” da parte di Kevin Pritchard quando lo scelse). A dare una mano è arrivato Wes Matthews da Utah, mentre Fernandez spinge per andare via. Babbitt, preso al Draft tramite Minnesota, potrebbe rappresentare il vero punto di svolta tra i tiratori. Camby darà il solito apporto di sostanza sotto il canestro. Peccato per il giovane Pendergraph, ala grande con ottime prospettive, fuori per tutta la stagione (ma non c’è da meravigliarsi visto che si parla dei Blazers) prima ancora di iniziare a giocare. A proposito di Pritchard, 2 parole sull’ex manager che ha costruito questi Blazers: forse silurato con troppa fretta in Estate, dopo il Draft, è ancora nel cuore dei tifosi, visto che i supporters rossoneri imputano la mancanza di vittorie al proprietario Paul Allen. L’obiettivo è puntare sempre più in alto, quindi un miglioramento delle 50 vittorie pare auspicabile per Portland. Sperando nell’integrità fisica, poi, ogni traguardo pare raggiungibile.

    Arrivi: Wes Matthews (Utah Jazz)
    Partenze: Jerryd Bayless (New Orleans Hornets) Martell Webster (Minnesota Timberwolves) Juwan Howard (Miami Heat), Ryan Gomes (Clippers)
    Scelte al Draft: Luke Babbitt (pick 16, da Nevada University via Minnesota Timberwolves), Elliot Williams (undrafted, da Mmphis University), Armon Johnson (undrafted, da Nevada University) Probabile quintetto base
    PG- Andre Miller
    SG- Brandon Roy
    SF- Nicholas Batum
    PF- LaMarcus Aldridge
    C- Greg Oden

    ROSTER

    Guardie: Andre Miller, Brandon Roy, Armon Johnson, Patty Mills, Elliot Williams, Wes Matthews, Rudy Fernandez.
    Ali: Nicholas Batum, LaMarcus Aldridge, Dante Cunningham, Luke Babbitt.
    Centri: Marcus Camby, Greg Oden, Joel Przybilla, Fabricio Oberto/Jeff Pendergraph.
    Head Coach: Nate McMillan

    OKLAHOMA CITY THUNDER: La vera squadra del futuro visto che è la più giovane in NBA. I Thunder sembrano essere la squadra che nei prossimi 10 anni potrebbe rendere la vita impossibile a tutti. Secondo molti analisti già quest’anno i Thunder potrebbero essere una contender per il titolo, ad Ovest la seconda piazza dietro i Lakers potrebbe essere un obiettivo facilmente raggiungibile se la crescita dei tanti giovani del roster non subirà rallentamenti. La squadra inoltre sembra molto profonda anche in panchina e se già lo scorso anno, dopo 50 vittorie in stagione, nel primo turno playoff i Los Angeles Lakers hanno avuto parecchie difficoltà nel portare a casa la serie contro OKC, quest’anno ci si aspetta un ulteriore miglioramento (sensazionale gara 4 in cui i Lakers sono stati annientati sotto 21 punti di scarto). Scott Brooks è stato incoronato allenatore dell’anno nella passata stagione, grazie soprattutto al netto miglioramento del numero di vittorie, tuttavia deve ancora dimostrare di saper condurre questi Thunder verso traguardi sempre più ambiziosi.
    Da parte sua Brooks è bravo a lavorare coi giovani, ha una solida base di buoni giocatori, una superstella in continua ascesa, ma attualmente non ha ancora il carisma di altri suoi colleghi. Può solo migliorare e diventare uno degli allenatori più preparati del panorama NBA. Chi è già, invece tra i migliori in NBA è il G.M. Sam Presti, un 35 enne in continua ascesa che ha costruito pezzo per pezzo questi Thunder e che è corteggiato dai Top-Team della Lega. Assieme a Durant il pezzo forte di questa franchigia. Analizzando il roster non si può non parlare di Kevin Durant: a Portland si stanno mangiando le mani per non averlo scelto al posto di Oden, a Seattle la situazione è ancora peggio visto che solo ora si stanno rendendo conto di cosa avevano realmente ottenuto al Draft del 2007. Gli analisti di Espn prevedono che Durant sarà la stella più splendente della seconda decade del ventunesimo secolo. Il destino dei Thunder è nelle mani di Durant, capace di diventare il più giovane capocannoniere della NBA a 21 anni e dopo solo 3 stagioni nella Lega. Durant è il prototipo di giocatore moderno: un condensato di tecnica, forza ed agilità con enormi margini di miglioramento negli anni. Trova il canestro avversario con una facilità disarmante, sta iniziando ad avere una buona propensione a rimbalzo che lo potrebbe portare a chiudere ogni match in doppia doppia. L’attitudine difensiva cresce di partita in partita. E quando comincerà a coinvolgere maggiormente i compagni nel gioco, il rischio è che si assista ad un egemonia, sua e della sua squadra (almeno ad Ovest, ma il rischio è per tutta la Lega). Votato a Settembre come MVP dei Mondiali in Turchia, Durant ha dimostrato di essere, a soli 22 anni (compiuti da poco) anche un leader, capace di condurre la squadra ed i compagni al successo. E queste sono doti che serviranno nel futuro luminoso del numero 35. E tutto ciò è dovuto alla testa del ragazzo che non va mai fuori dalle righe, crede fermamente nell’amicizia dei suoi compagni di squadra (che lo adorano) e mostra una maturità fuori dal comune (leggere gli infiniti ringraziamenti a familiari, amici e compagni di squadra ogni qualvolta ottiene qualche riconoscimento importante, ultimamente ha voluto condividere la copertina di Sport Illustrated con Sefolosha e Krstic, imponendolo alla famosissima rivista sportiva). Questo è ciò che piace, del ragazzo, alla gente: la sua riconoscenza, il suo modo di fare, ed è inevitabile che per tutte queste cose sia messo in contrapposizione al “nuovo nemico pubblico” LeBron James, divenuto molto impopolare negli States dopo la decisione di abbandonare i Cavaliers. Non ci stupiremmo se tra qualche anno il nuovo numero 1 della NBA diventasse lui, intanto in molti lo danno come il probabile MVP della stagione regolare. Vedremo cosa sarà capace di fare il numero 35.
    Accanto a lui un altro talento in piena esplosione, Russell Westbrook: autore di una maiuscola stagione da sophomore, Westbrook è un atleta incredibile nel suo ruolo; sempre presente in campo nella passata stagione, dove ha migliorato il suo rendimento sia in termini di punti che (soprattutto) di assist. Il playmaker è al pari di Durant un rebus per i pari ruolo avversari, vuoi per la tecnica vuoi per il fisico che gli consente di dominare gran parte dei pari ruolo avversari su ambo i lati del campo vista la sua più che discreta capacità di difendere. Bisogna migliorare nel tiro da 3 ma le prospettive per farlo sono ottime, a quel punto nulla sarebbe vietato al numero 0.
    A completare il trio c’è Jeff Green, ala grande atipica con un ottimo tiro da 3, scelto nello stesso Draft di Durant. Nella pasata stagione il limite di Green sono stai i centimetri ed i muscoli concessi ai pari ruolo più alti e grossi (vedi Gasol), ma quest’anno, in preseason, il numero 22 sembra aver messo su qualche chilo utile per contrastare gli avversari. Proprio per questo la dirigenza aveva pensato ad una trade per scambiarlo con un’ala grande più adatta a questo tipo di gioco ma ora sembra che Green si sia preso il posto di titolare inamovibile. Completano il quintetto Harden, sophomore che quest’anno dovrebbe prendere il posto da titolare in guardia visto il netto miglioramento nei tiri da 3 punti e nell’ottenere falli dagli avversari in penetrazione, e Krstic come centro, che però dovrà guardarsi dal rookie Aldrich che scalpita alle sue spalle, che oltre ad una innata propensione al rimbalzo, alla stoppata ed alla difesa nel pitturato, crescendo di partita in partita potrebbe creare problemi agli avversari anche in attacco viste le mani molto educate e tecniche e visto che la stazza non è da sottovalutare. Un combattente nato, sicuramente il miglior centro uscito dal Draft insieme a Cousins. Dalla panchina saranno fondamentali la difesa di Sefolosha che farà rifiatare Harden, Eric Maynor, anche lui sophomore, che già lo scorso anno è stato un ottimo cambio per Westbrook (nonostante la giovane età ha innate capacità di controllo della partita), Serge Ibaka, congolese tutto muscoli ed atletismo che darà qualche minuto di riposo a Green, ed i tiri da 3 del veterano Peterson ed del talentino Cook (arrivato, per niente, da Miami, già vincitore della gara da 3 punti dell’All-Star Game 2009). Insomma non solo i titolari ma anche i cambi sembrano ottimi per questa squadra.
    A Seattle ancora le autorità si stanno disperando per aver lasciato andare via nel Luglio 2008 una squadra del genere, che avrebbe portato notorietà e vantaggi economici anche in città (cosa che sta avvenendo ad Oklahoma City). Dispiace per i tifosi dei Sonics che ancora hanno nostalgia dei bei tempi che furono e delle partite alla Key Arena.
    Sul sito ufficiale della NBA per quanto riguarda i Thunder, gli esperti hanno messo una piccola dicitura: “Ready to take flight” ovvero “Pronti a spiccare il volo”. Semplicemente niente di più esatto!

    Arrivi: Royal Ivey (Bucks), Daequan Cook (Heat), Morris Peterson (Hornets).
    Partenze: Mustafa Shakur (Hornets), Ethan Thomas (Hawks), Kyle Weaver (tagliato),Kevin Ollie (fine carriera)
    Scelte al draft: Cole Aldrich (pick 11, da Kansas University via New Orleans Hornets), Tibor Pleiss (Germany), Ryan Reid (pick 57, da Florida State), Latavious Williams (pick 48, da Tulsa 66ers, DNBL)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Russel Westbrook
    Shooting Guard: James Harden
    Small Forward: Kevin Durant
    Power Forward: Jeff Green
    Center: Nenad Krstic (o Cole Aldrich)

    ROSTER

    Guardie: Daequan Cook, James Harden, Royal Ivey, Moris Peterson, Thabo Sefolosha, Russel Westbrook, Eric Maynor.
    Ali: Kevin Durant, Jeff Green, Serge Ibaka, DJ White, Nick Collison.
    Centri: Cole Aldrich, Nenad Krstic, Byron Mullens.
    HEAD COACH: Scott Brooks

    UTAH JAZZ: A prima vista i Jazz potrebbero sembrare indeboliti rispetto allo scorso anno. Ma chi pensa ciò sbaglia ed anche di grosso. Anche dando un’occhiata all’ottima preseason, dove Utah è stata la migliore squadra assieme a Magic e Grizzlies (8-0 il record, battendo per ben 2 volte i bicampioni dei Los Angeles Lakers a domicilio) non si può non vedere che la partenza di Boozer è stata ampiamente coperta con l’acquisizione di Al Jefferson che in termini di talento non ha nulla da invidiare all’illustre predecessore. Il colpo è stato accolto con grande entusiasmo da tifosi e critica, che hanno salutato Big Al come l’erede designato di Malone e “Booz”. Anche dal punto di vista economico, numerosi sono stati i vantaggi ottenuti, poiché il contratto dell’ex T-Wolves è più corto e meno oneroso di quello firmato dall’uomo dell’Alaska con i Chicago Bulls. Inoltre il talento del neo arrivato Gordon Hayward, stella di Butler University, compensa la perdita di un onesto tiratore da 3 punti come Korver, ed anche se Hayward in preseason non ha brillato nel tiro dalla lunga distanza pare un tiratore di gran lunga migliore rispetto a Korver. Il G.M. O’Connor ha poi firmato Raja Bell, soffiandolo ai Lakers e 2 comprimari di lusso come Earl Watson e Francisco Elson per rinforzare la squadra in ogni reparto. Per quanto riguarda Bell il suo è un ritorno nella squadra che lo aveva definitivamente lanciato all’inizio della sua carriera nella Lega, quindi conosce già in parte i principi del sistema; inoltre è un ottimo difensore sugli esterni, il che permetterà a Kirilenko di liberarsi dalle numerose incombenze difensive ed essere decisivo come sa in aiuto e con qualche energia in più da spendere in attacco. Discreto tiratore dall’arco, risulterà un ottimo innesto a condizione che riesca a guarire definitivamente dall’infortunio che lo a colpito nell’ultima stagione. Ovviamente le fortune della squadra passeranno dalle mani del suo playmaker, ormai entrato di diritto nell’olimpo dei giocatori di prima fascia NBA, quel Deron Williams che tanti invidiano ai Jazz: lo scorso anno, il numero 8 ha mostrato durante il primo turno di playoff un arsenale a dir poco illimitato di soluzioni offensive, trascinando la squadra praticamente da solo alla sfida contro i Lakers. Al secondo turno ha sofferto decisamente la fisicità in aerea dei lunghi di Los Angeles, ma con le assenze di AK47 e Okur la squadra non avrebbe comunque potuto fare di meglio. Il ritorno dei 2 europei in squadra sarà la chiave di volta della prossima stagione: tutti e 2 arrivano da un’annata decisamente deludente e vogliono riscattarsi: il russo è all’ultimo anno del suo faraonico contratto ed il turco non vuole perdere il suo posto in quintetto a favore del rampante Millsap, ipotesi non del tutto remota ed attuabile anche in alcuni momenti della partita nei quali si volesse giocare Small-Ball. Ipotizzabile un quintetto con Williams, Miles, Kirilenko, Jefferson ed Okur,ma le soluzioni in panchina per Sloan abbondano: Millsap in primis, Bell, Watson e lo scalpitante rookie Hayward. Sloan nella sua oltre ventennale esperienza in quel di Salt Lake City può dirsi sicuramente soddisfatto. Con la sua grande esperienza potrà condurre i Jazz ad una stagione da protagonisti. Le previsioni per questa stagione sono molto simili a quelle del passato recente: sicuramente Williams e compagni hanno assicurato un ruolo importante nei prossimi playoff, ipotizzabile l’arrivo tra le prime 5 ad Ovest visto che i primi 2 posti sembrano assegnati Lakers ed Oklahoma City. Da quel momento in poi, si dovrà lottare, forse anche contro ed oltre le proprie possibilità, per riuscire ad arrivare il più lontano possibile.

    Arrivi: Al Jefferson (da Minnesota Timberwolves), Raja Bell (F.A.), Francisco Elson (F.A.), Earl Watson (da Indiana Pacers)
    Partenze: Carlos Boozer, Kyle Korver (ai Chicago Bulls), Wesley Matthews (ai Portland Trail Blazers), Kosta Koufos (ai Minnesota Timberwolves)
    Scelte al draft: Gordon Hayward (pick 9 da Butler)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Deron Williams
    Guardia: C.J. Miles
    Ala Piccola: Andrei Kirilenko
    Ala Grande: Al Jefferson
    Centro: Mehmet Okur

    ROSTER

    Guardie: Raja Bell, Deron Williams, Ronnie Price, Earl Watson,
    Ali: Jeremy Evans, Gordon Hayward, Al Jefferson, Andrei Kirilenko, C.J. Miles, Paul Millsap,
    Centri: Francisco Elson, Mehmet Okur, Kyrylo Fesenko
    Head Coach: Jerry Sloan

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  • NBA: I Lakers di misura su Houston

    NBA: I Lakers di misura su Houston

    Dopo la sorpresa dell’opening night che ha visto i favoriti Miami Heat essere battuti dai Boston Celtics (leggi l’articolo), i Lakers campioni in carica fanno una fatica veramente enorme per sbarazzarsi dei rivali degli Houston Rockets.
    Gara faticosissima e molto più difficile del previsto per i gialloviola che sono usciti vittoriosi solo grazie ad un tiro da 3 di Steve Blake a 18 secondi dalla sirena finale.
    Sull’ultimo tiro, a 2 secondi dalla fine, errore di Brooks che condanna i suoi compagni ad una immeritata sconfitta per quanto visto sul parquet.

    Dopo la consegna degli anelli, per la vittoria del titolo nella passata stagione, ed una piccola cerimonia per celebrare le gesta dei Lakers dello scorso anno, la partita inizia, ma i bicambioni del mondo vengono sorpresi dall’atteggiamento di Houston che nei primi minuti di gioco si porta avanti e riesce anche tutto sommato a stare avanti nel punteggio anche agevolmente.
    Il primo quarto va in archivio sul 33-26, grazie ad una tripla sullo scadere di Aaron Brooks, nel secondo l’intensità sul parquet dei Rockets non accenna a calare e la franchigia texana allunga ulteriormente nel punteggio rifilando altri 4 punti di scarto ai rivali per il 62-51 che chiude i giochi del primo tempo e manda tutti negli spogliatoi per il riposo.

    Al ritorno in campo, i primi punti sono per i texani che si portano sul +65-51 con Yao Ming, di nuovo sui campi NBA dopo un anno e mezzo di inattività per una frattura ad un piede subita proprio allo Staples Center in gara 2 dei playoff del 2009. I Lakers capiscono quindi che se vogliono portare a casa l’incontro devono iniziare a dare il 110% e trascinati dai tiri di Blake e dal solito apporto del duo Gasol-Bryant iniziano a recuperare qualche punto chiudendo il terzo quarto sull’82-77 (tripla proprio di Blake). Californiani che si scatenano nel quarto periodo ed in soli 6 minuti e mezzo mettono su un mega parziale di 22-9 firmato Shannon Brown (11 punti e le triple del +8) mettendo quasi al sicuro il risultato sul 99-91 a 5 minuti e mezzo dal termine.
    Sembra finita ma i Rockets hanno un cuore grandissimo e riescono a portarsi a stretto contatto grazie agli 8 punti di uno Scola scatenato e l’ultimo minuto inizia sul 107-106 Lakers.
    Il botta e risposta tra Miller e Gasol mantiene inalterate le distanze (109-108), ma un canestro in difficilissimo equilibrio del solito Scola porta avanti gli ospiti sul 110-1o9.
    Poi l’incredibile finale già descritto: Blake infallibile dalla lunga distanza a 18 secondi che fa esplodere lo Staples Center, la risposta di Houston con Brooks non va e i Lakers trovano la via di fuga da una probabile sconfitta.

    Mattatori del’incontro sono stati Bryant e Gasol autori rispettivamente di 27 e 29 punti (per lo spagnolo anche 11 rimbalzi), doppia doppia per Odom 14 punti e 10 rimbalzi, mentre decisivi sono risultati Brown e Blake con 16 e 10 punti. In ombra l’ex di giornata, Ron Artest (3/15 dal campo).
    Per Houston fantastica la coppia di guardie Brooks-Martin (50 punti in 2, 26 per l’ex Sacramento Kings, 24 per il piccolo playmaker), Budinger porta 13 punti alla causa, Scola solito leone indomabile con 18 punti e 16 rimbalzi, mentre, nel tempo concordato con lo staff medico (non più di 24 minuti a partita), il cinese Yao Ming mette a segno 9 punti ed 11 rimbalzi.
    I Lakers si sono dimostrati una volta di più la squadra da battere, ma un applauso sincero va fatto ai Rockets che a questi livelli possono stare benissimo nei piani alti della Western Conference.

    Nell’altra partita giocata nella notte NBA i Portland Trail Blazers battono i Phoenix Suns con un grande ultimo periodo. Dopo 3 quarti equilibrati, dove Phoenix ha chiuso anche in vantaggio (81-75), nell’ultimo periodo il 31-11 per i padroni di casa condanna i Suns alla sconfitta.
    Oltre al solito Roy da 24 punti grande impatto per il francesino Nicolas Batum (8/17 dal campo per lui), che nel 18-1 di parziale che ha chiuso i conti negli ultimi 5 minuti ha contribuito con 11 punti con 3 triple a segno, tra cui le ultime due per fissare il punteggio con il +14 finale a 22 secondi dalla sirena. Per Phoenix note liete solo da Nash (26 punti anche se 9 palle perse, ma è normale se ti tolgono il “lungo” di riferimento con cui hai giocato in questi anni) e Richardson con 22, poi il vuoto. La cessione di Stoudemire è gravissima: Blazers devastanti a rimbalzo con un 48-30 (di cui 18 offensivi) che la dice lunga. Turkoglu non pare proprio l’uomo adatto a sostituire l’ex giocatore franchigia ed il peggio per la squadra dell’Arizona potrebbe ancora non essere arrivato.

    Risultati NBA del 26 ottobre 2010

    Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 92-106

    • Pho: Nash 26, Richardson 22, Warrick 10; Por: Roy 24, Batum 19, Camby, Matthews 13

    Houston Rockets-Los Angeles Lakers 110-112

    • Hou: Martin 26, Brooks 24, Scola 18; Lak: Gasol 29, Bryant 27, Brown 16