Tag: phil jackson

  • NBA- I New York knicks chiamano Phil Jackson

    NBA- I New York knicks chiamano Phil Jackson

    Il tanto atteso annuncio è finalmente arrivato Phil Jackson ex allenatore dei Los Angeles Lakers ha accettato l’offerta dei New York Knicks. Il veterano NBA andrà a ricoprire la funzione di “Front Office” con parte dirigenziale per aiutare la società a muoversi in campionato. I Golden State Warriors fecero cose meravigliose con questa figura che copriva una sorte di consulente operativo, imitato poi dai Sacramento Kings dando a Chris Mullin ex giocatore della squadra Californiana il ruolo manageriale per la ricerca di nuovi talenti e riportando direttamente al proprietario. La notizia dell’ingaggio dell’undici volte campione NBA (6 con i Chicago Bulls e 5 con i Los Angeles Lakers) era nell’aria già da parecchi giorni e i media americani hanno seguito con estremo interesse cosa avrebbe comportato il suo arrivo a New York. Dal punto di vista salariale i Knicks non avranno di certo problemi a pagare otto cifre dato che non ci sono limiti per il salario dei dirigenti e l’entusiasmo del Madison Square Garden farà da cornice a questo nuovo “matrimonio”.

    Phil Jackson|Foto Twitter/ Il Pallonaro
    Phil Jackson|Foto Twitter/ Il Pallonaro

    Il problema invece è che Jackson non risolverà i mali dei Knicks almeno per il momento, dato che si trovano da un lato con una stagione simboleggiata anche dall’infortunio dell’italiano Andrea Bargnani, ancora fermo per un problema al gomito e che potrebbe saltare definitivamente la stagione. Dall’altro un modesto 9° posto in regular season e un incerto ingresso ai playoff. Dobbiamo chiarire per precisione che il ruolo che Jackson andrà a ricoprire per la prima volta non sarà notevolmente semplice. Se proviamo a rapportarlo a l’immenso lavoro che venne fatto ai Warriors, dove furono assunte persone esperte in front office, ci domandiamo vista l’età avanzata se riuscirà a seguire tutto ciò che comporta questo ruolo. Sarà lui in teoria ad esplorare personalmente tutti i college, a verificare nuove prospettive internazionali oltre a fare viaggi che lo potrebbero portare a Treviso e Barcellona. Il pubblico e i media quindi si dividono sullo scetticismo di chi pensa sia semplicemente una mossa da parte del presidente James Dolan per far vedere che la società sta cercando nuove strade e quelli entusiasti che con lui Carmelo Anthony potrebbe decidere di rimanere. Staremo a vedere.

  • Mike D’Antoni nuovo allenatore dei Lakers

    Mike D’Antoni nuovo allenatore dei Lakers

    Mike D’Antoni, ex coach dei Phoenix Suns, dei New York Knicks e dell’Olimpia Milano, torna a sedersi su una panchina Nba, sostituendo l’esonerato Mike Brown come head coach dei Los Angeles Lakers. Il 61enne allenatore, in Italia dal 1977 al 1994 nelle file dell’Olimpia Milano, prima come playmaker e poi come allenatore, ritorna dopo 8 mesi dalle dimissioni rassegnate sulla alla dirigenza dei Knicks, avendo la meglio sull’altro illustre candidato a guidare i giallo-viola nella stagione in corso, Phil Jackson, il quale seppur acclamato dai tifosi e dall’ambiente losangelino, sembra abbia chiesto un lauto stipendio alla dirigenza dei “lacustri” avendo inoltre libera scelta sul personale e l’opzione di saltare alcune gare in trasferta della squadra.

    Nelle file gialloviola il coach naturalizzato italiano ritrova così Steve Nash, dopo la bellissima parentesi ai Suns durante la quale il playmaker canadese ha vinto per 2 anni consecutivi (2004/2005 e 2005/2006) il titolo di MVP della stagione, non riuscendo però a ad approdare alle Finali ed Nba per poter vincere il titolo, ma interpreti comunque di un gioco rapido e scintillante che ha portato Phoenix ad essere una delle migliori squadre della lega per gioco e realizzazione, con una media di oltre 110 punti a partita. Meno fortunata la parentesi ai New York Knicks che seppur iniziata con grandi prospettive e buoni risultati, si è conclusa malamente dopo un trend negativo che ha portato alle sue dimissioni nonostante in squadra avesse giocatori del calibro di Carmelo Anthony, Amar’e Stoudemire e Tyson Chandler.

     Mike D'Antoni  ai Lakers
    Mike D’Antoni | © Jamie Squire / Getty Images

    Per lui quindi inizia una nuova avventura, ma anche una grossa responsabilità, ovvero portare i Lakers in alto lottando conseguentemente per il titolo e cercando di convincere gli scettici che in lui non ripongono tanta fiducia visto la prediligenza di un  gioco totalmente offensivo lasciando a desiderare lasciando a desiderare in quella difensiva. Importante sarà anche la gestione dei campioni nello spogliatoio, dare loro degli schemi adatti al suo gioco e valorizzare tutti i componenti del roster affidandosi in particolare ai senatori della squadra come Bryant, Gasol e World Peace.

    Intanto i Lakers post-Brown, guidati dal coach ad interim Bickerstaff, ottengono la seconda vittoria di fila allo Staples Center contro i Sacramento Kings dopo aver liquidato facilmente i Golden State Warriors. In attesa del debutto di D’Antoni, previsto tra circa due settimane per via di un’operazione al ginocchio che lo ha costretto ad un periodo di riposo, la squadra gialloviola sembra essersi ripresa dopo le rovinose cadute in pre-season e nelle prime uscite della stagione.

  • I Lakers esonerano Mike Brown. D’Antoni, Sloan o torna Phil Jackson?

    I Lakers esonerano Mike Brown. D’Antoni, Sloan o torna Phil Jackson?

    Clamoroso colpo di scena nella Nba: i Los Angeles Lakers hanno infatti sollevato dall’incarico l’ormai ex coach Mike Brown dopo un disastroso avvio di stagione (preseason compresa) di cui è stata protagonista la squadra gialloviola. L’head coach 42enne ex Cavaliers ha pagato con l’esonero l’ennesima sconfitta patita all’EnergySolution arena di Salt Lake City contro gli Utah Jazz, sconfitta che segue quelle precedenti, tra cui il derby contro i Clippers perso malamente da Bryant e compagni.

    Il comunicato ufficiale della franchigia losangelina specifica inoltre che il vice di Mike Brown, Bernie Bickerstaff, è stato nominato coach ad interim, in attesa di ingaggiare un nuovo head coach: tra i papabili spiccano i nomi di Mike D’Antoni, che così ritroverebbe Steve Nash dopo gli anni trascorsi a Phoenix, ma anche leggende del basket a stelle e strisce quali Jerry Sloan, ex coach degli stessi Jazz che ha guidato per 23 anni con ottimi risultati seppur non ha mai potuto fregiarsi del titolo Nba, sfiorato per due volte nelle Finals contro i Chicago Bulls di un certo Michael Jordan. Ma Sloan non è l’unica leggenda Nba ad essere accostata alla panchina gialloviola: infatti i tifosi sognano il ritorno di Phil Jackson, il quale ha lasciato proprio i Lakers un anno e mezzo fa decidendo di ritirarsi a vita privata: i rumors che circolano in queste ore parlano di un tentativo della nuova stella losangelina Dwight Howard in procinto di convincere Coach Zen a ritornare sulla panchina con cui ha vinto 5 anelli dal 2000 al 2010.

    Mike Brown
    Mike Brown e Dwight Howard © Stephen Dunn/Getty Images

    La notizia, se vera, avrebbe del clamoroso e porterebbe alla franchigia gialloviola quel tatticismo e quella voglia di vincere che con Brown è mancata, ma gli addetti ai lavori non si sbilanciano su un suo possibile ritorno. Ritorno che potrebbe essere quello di Brian Shaw, già vice di Jackson durante l’avventura a Los Angeles e ora allenatore in seconda degli Indiana Pacers, ma attualmente il favorito sarebbe proprio D’Antoni, sebbene la mancanza di un equilibrio difensivo, contrapposta ad uno spettacolare repertorio offensivo, alimenta più di un dubbio alla dirigenza dei Lakers.

    La stagione per i “lacustri” si è subito complicata, complice le 4 sconfitte nelle prime 5 uscite con squadre non irresistibili, anche se c’è tutto il tempo per rimediare perchè la stagione è lunga ed è appena all’inizio: già stanotte scenderanno in campo allo Staples Center contro i Golden State Warriors, in panchina ci sarà Bickerstaff in attesa che il proprietario Jerry Buss e il general manager Mitch Kupchak decidano a chi affidare una squadra che già da quest’estate è stata costruita per puntare a vincere il titolo con gli importanti acquisti di Nash e Howard.

  • NBA, Mike D’Antoni out ai New York Knicks. Phil Jackson al suo posto?

    NBA, Mike D’Antoni out ai New York Knicks. Phil Jackson al suo posto?

    Momento cruciale per la stagione dei New York Knicks: Mike D’Antoni si è dimesso dall’incarico di head coach dopo il pessimo rendimento che la squadra della Grande Mela sta avendo in questa regular season visto che al momento i bluarancio, nonostante un roster di primissimo livello costruito per competere per il titolo NBA, sono fuori dai playoff occupando il nono posto della Eastern Conference.

    D’Antoni, che ha allenato anche in Italia, precisamente a Milano e Treviso, lascia l’incarico per “visione diversa rispetto alla proprietà sul futuro della franchigia“. Era arrivato sulla panchina dei Knicks nel 2008, dopo aver portato i Phoenix Suns ad un passo dal titolo (per lui il contratto era quadriennale per un compenso di 24 milioni di dollari).

    A fine stagione l’accordo sarebbe terminato comunque e visti i risultati raggiunti nel periodo in cui ha avuto le redini del team (solo una partecipazione ai playoff nello scorso campionato con eliminazione da parte dei Boston Celtics per 4-0) la sua riconferma non era data per niente certa, partita dopo partita si è visto che D’Antoni non è riuscito a dare un’impronta alla squadra che sembrava sempre di più un’accozzaglia di stelle e poco altro.

    Mike D'Antoni | © Elsa

    A sua discolpa c’è da dire che l’ex allenatore di Treviso, Milano e Phoenix, per mettere in pratica la sua filosofia di gioco avrebbe avuto bisogno di determinati giocatori ma puntualmente la dirigenza acquistava atleti che poco avevano a che fare con il suo concetto mentale. Da qui l’inevitabile addio. Non è bastata l’esplosione di Jeremy Lin che per qualche tempo ha fatto sognare tutti i tifosi dei Knicks con prestazioni straordinarie che si sono concluse con il periodo migliore del team.

    Al posto di D’Antoni è stato nominato head coach ad interim il vice Mike Woodson, ma l’obiettivo della dirigenza è di convincere il grande Phil Jackson a sedersi sulla panchina newyorchese. Si tenta un accordo già per questa stagione ma se proprio non sarà possibile (Jackson è fermo dopo la decisione di lasciare i Lakers nello scorso torneo per prendersi un anno sabbatico), si cercherà di portarlo ai Knicks in vista del prossimo campionato per tentare l’assalto al titolo che manca dal lontano 1973 (a quei tempi Jackson era un giocatore proprio nei New York Knicks).

  • NBA: Rivers resta a Boston per 5 anni! I dubbi di Phil Jackson sul suo futuro.

    NBA: Rivers resta a Boston per 5 anni! I dubbi di Phil Jackson sul suo futuro.

    Dal mondo NBA arrivano 2 notizie molto importanti: la prima è che Doc Rivers, coach dei Boston Celtics, ha prolungato il suo contratto per altri 5 anni. Il nuovo contratto ancora non è stato firmato dato che c’è ancora qualche piccolo dettaglio da sistemare ma pare proprio che l’attuale allenatore abbia preso la decisione di proseguire l’avventura con i “Verdi”. Sarebbero 7 i milioni di dollari all’anno garantiti a Rivers, cifra che lo ha fatto desistere dai suoi propositi di lasciare Boston e dedicarsi alla famiglia come inizialmente sembrava dovesse fare.
    A proposito del futuro dei Celtics ha parlato il G.M. Danny Ainge dopo l’eliminazione subìta dai Miami Heat:

    • Dobbiamo sicuramente fare dei cambiamenti, dato che con questo roster non riusciremmo a competere per il titolo il prossimo anno. Saremo infatti un anno più anziani, mentre squadre come Miami possiedono delle stelle più giovani delle nostre. Se dovesse arrivare una giusta offerta, potrei anche prendere in considerazione l’ipotesi di vendere uno tra Pierce, Allen e Garnett, mentre non è nei nostri piani cedere Rondo. Sicuramente offriremo a Jeff Green un nuovo contratto, perchè vogliamo tenerlo con noi e crediamo che ci potrà dare un ottimo contributo! Se ho qualche rimpianto per la stagione appena passata? Sì, dovevo fare di più per trattenere Tony Allen!

    La seconda riguarda sempre il mondo degli allenatori: in molti davano il grande Phil Jackson sulla via del ritiro. Ma da quanto emerge dalle sue ultime dichiarazioni la storia potrebbe anche non essere così:

    • Oggi vi dico che sono sicuro della mia decisione, e che la partita di domenica contro i Dallas Mavericks è stata l’ultima della mia carriera. Ma non so cosa potrà succedere da qui a sei mesi. Riguardo all’ultima stagione, non mi era mai capitato di allenare una squadra così. I miei giocatori hanno talento, ma sono entrati in un momento di difficoltà e non sono stati capaci di uscirne. Non hanno imparato dai loro errori, non sono riusciti a cambiare, ed è una cosa che non mi era mai capitata nella mia carriera

    E sempre a proposito di allenatori, i Lakers intanto guardano avanti e, come abbiamo già riportato qualche tempo fa, anticipando le indiscrezioni attuali, potrebbe essere Rick Adelman a prendere il posto di Jackson sulla panchina gialloviola (leggi l’articolo). Una mossa ottima per la dirigenza dei Lakers dato che Adelman è uno dei migliori coach in giro per la NBA.

  • NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    Clamorosa eliminazione dei campioni NBA in carica dei Los Angeles Lakers ad opera degli strepitosi Dallsa Mavericks del tedesco Dirk Nowitzki: un secco quanto roboante e sorprendente 4-0 nella serie, è la fine di un’era, di un ciclo che ha portato a Los Angeles 2 titoli e 3 finali negli ultimi 3 anni. E il dominio gialloviola nella Lega termina come peggio non poteva, con un -36 dagli avversari che lascia intendere che per quanto riguarda il match c’è poco da commentare. Probabilmente esce di scena anche il coach più vincente della storia del basket americano dato che Phil Jackson ha lasciato intendere di essere prossimo al ritiro, ed uscire in questo modo dal mondo che lo ha reso famoso in tutto il pianeta non gli rende certamente giustizia, per tutto quello che ha fatto in tanti anni di carriera, per tutti i successi conquistati e per tutto quello che la persona, prima che l’allenatore, ha dato al movimento del basket mondiale.
    Vane le parole di Kobe Bryant, leader tecnico e carismatico dei gialloviola, che prima della gara aveva detto di credere alla rimonta per scrivere la storia della NBA (mai nessuna squadra è riuscita a capovolgere uno 0-3 in 4-3 in tutte le 98 occasioni fin qui capitate).

    Come già detto non c’è molto da dire sulla gara, a parte i primi minuti dove Bryant prova a tenere a galla i suoi compagni che già annaspano di fronte alla freschezza atletica ed alla convinzione psicologica degli avversari: il numero 24 segna 13 dei suoi 17 punti finali nel primo quarto, ma ben presto si perde anche lui nella mediocrità generale della sua squadra. Dallas inizia a spingere sull’acceleratore e per Los Angeles è la fine: la circolazione di palla dei Mavericks è sublime, si pesca sempre l’uomo libero che riesce ad infilare sistematicamente il canestro avversario. A beneficiare di questo gioco spumeggiante sono soprattutto Terry e Stojakovic che riscrivono (loro si) i record NBA: Terry a fine partita mette a referto 9 triple con soli 10 tentativi (eguagliato il record playoff di Vince Carter e Ray Allen), il serbo arriva ad un perfetto 6/6, nel primo tempo le 11 bombe dei Mavs rappresentano il record di tiri da 3 segnati in un tempo in una sfida playoff, lo stesso dicasi per il 20/32 finale (altro record riscritto per quanto riguarda i tiri da oltre l’arco) e per finire le 49 triple totali infilate dai Mavs nelle 4 sfide giocate nella serie contro i Lakers segnano un altro record nella storia delle sfide playoff. Tutte queste cifre per far capire il massacro a cui sono andati incontro i californiani, apparsi impotenti e fuori contesto, il massimo è stato riuscire a contenere il margine sotto i 40 punti di scarto, il miglior risultato raggiungibile in questo incontro che sicuramente resterà nella storia della NBA.
    4 giocatori su tutti per Dallas, in primis uno scatenato Terry autore di 32 punti, cecchino infallibile dalla lunga distanza, al pari di Stojakovic, perfetto nelle sue esecuzioni che chiude con 21 punti, strepitoso Barea con 22 punti mentre il vero leader della squadra texana, Nowitzki, si mette al servizio dei compagni, ben più ispirati, ma contribuisce con 17 punti. La panchina dei padroni di casa arriva a segnare la cifra irreale di ben 86 punti (contro i soli 37 degli ospiti). Nei Lakers segnaliamo i 17 punti di Bryant, più per dovere di cronaca che per la prestazione, nessun Laker è degno di nota, a parte Odom ed il solito, sciocco Andrew Bynum, espulsi dagli arbitri visti i colpi proibiti ai danni degli avversari (quello di Bynum su Barea è anche piuttosto violento e censurabile, da squalifica esemplare). Los Angeles viene dominata in ogni aspetto del gioco, dai rimbalzi agli assist passando per la difesa. Ineccepibile la vittoria Mavericks.
    Dallas ora aspetta in finale di Conference la vincente della sfida tra Grizzlies e Thunder (serie sul 2-1 Memphis), per i Lakers parte la rifondazione, ad iniziare dal coach. Voci di corridoio dicono che siano partiti anche i contatti con gli Orlando Magic per avere in cambio Dwight Howard, centro numero 1 della Lega, e con i New Orleans Hornets per Chris Paul, playmaker numero 1 della NBA. Intoccabile sarà il solo Kobe Bryant, tutti gli altri saranno messi sul mercato e si cercherà di ripartire, se possibile e fattibile, dall’asse Paul-Bryant-Howard. Impresa non facile riuscire ad assemblare un trio del genere ma il richiamo della città e la storia della franchigia potrebbero agevolare le trattative. Quel che è certo è che sarà una lunga Estate caldissima a Los Angeles.

    Playoff NBA, 8 maggio 2011

    Dallas Mavericks-Los Angeles Lakers 122-86
    Dal Terry 32, Barea 22, Stojakovic 21
    Lak Bryant 17, Brown 15, Artest 11

    LE SERIE DEI PLAYOFF

    EASTERN CONFERENCE:

    Miami Heat (2)-Boston Celtics (3) serie 2-1 Heat
    Chicago Bulls (1)-Atlanta Hawks (5) serie 2-1 Bulls

    WESTERN CONFERENCE:

    Los Angeles Lakers (2)- Dallas Mavericks (3) serie 0-4 Mavericks (Mavericks qualificati)
    Oklahoma City Thunder (4)-Memphis Grizzlies (8) serie 2-1 Grizzlies

  • NBA: Rodman, Mullin e Tex Winter nella Hall of Fame

    NBA: Rodman, Mullin e Tex Winter nella Hall of Fame

    La NBA ha comunicato che Chris Mullin, ala ex Golden State Warriors ed Indiana Pacers, Dennis Rodman, uno dei più forti rimbalzisti di sempre della storia della Lega, vincitore di 5 titoli (2 con i Detroit Pistons e 3 con i Chicago Bulls di Michael Jordan) e Tex Winter, famoso per essere l’inventore dell’attacco a triangolo e vice allenatore di Phil Jackson dei Bulls pluricampioni di Jordan e Pippen e poi dei Lakers di Bryant ed O’Neal , sono stati inseriti nella Hall of Fame.

    I giocatori appena citati e Winter saranno introdotti ufficialmente nel mese di agosto, assieme a loro altri grandi nomi del basket come Artis Gilmore, Arvydas Sabonis (ex centro dei Portland Trail Blazers), Teresa Edwards, Tara VanDerveer (che allena la Stanford University),  Herb Magee (della Philadelphia University), Reece “Goose” Tatum degli Harlem Globetrotter e Tom” Satch” Sanders dei Boston Celtics.

  • NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    Mancano poche ore al via della nuova stagione NBA che si aprirà alle ore 19.30 locali (l’1.30 circa in Italia) con l’attesissima sfida tra i nuovissimi e scintillanti Miami Heat del trio delle meraviglie LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che faranno visita ai “vecchi Big Three” di Boston ovvero Paul Pierce-Kevin Garnett-Ray Allen (aiutati ormai in pianta stabile dal playmaker Rajon Rondo). Alle ore 10.00 locali (le 4.00 italiane) invece seconda partita che vedrà impegnati i Suns a Portland. Mentre chiusura con il botto poco più tardi, alle 10.30 (le 4.30 in Italia), con l’esordio dei bicampioni dei Los Angeles Lakers, in casa contro i Rockets, dove ci sarà anche la consegna, tramite una piccola cerimonia, degli anelli ai gialloviola per il trionfo dello scorso campionato.

    Tutti gli occhi sono puntati su queste 2 franchigie: degli Heat già abbiamo accennato, l’altra, i Lakers di Kobe Bryant e Phil Jackson, sono probabilmente ancora la squadra da battere anche quest’anno ma potrebbero essere arrivati al “canto del cigno” alla fine di questa stagione vista l’età media non più verdissima. In molti dicono che lasceranno strada proprio agli Heat, che è opinione comune, hanno acquisito tantissimo in termini di talento, forza fisica, tecnica, e chi più ne ha più ne metta. E ciò pare lampante visto che nel basket moderno mai nessuna squadra era riuscita ad ammassare così tanto talento nel giro di poche ore, riuscendo a rifirmare l’uomo franchigia Dwyane Wade (dopo Kobe Bryant la migliore guardia nel panorama NBA) e ad affiancargli in un lasso di tempo ridottissimo Chris Bosh dai Toronto Raptors (forse la migliore ala grande per talento puro nella Lega, peccato che alcune volte la tenuta mentale non sia altrettanto eccellente) e LeBron James dai Cleveland Cavaliers, il più forte giocatore di pallacanestro sulla faccia della Terra secondo il giudizio di moltissimi esperti NBA. Messi assieme questi 3 giocatori e reperiti sul mercato altri onesti comprimari, gli Heat si presentano ai nastri di partenza allo stesso livello dei Lakers (anzi, qualche agenzia di scommessa li dà anche per favoriti) e se non già da quest’anno, saranno la squadra da battere nei prossimi campionati. L’atmosfera sui parquet d’oltreoceano sarà particolarmente “calda” per gli Heat (che tradotto in italiano signica letteralmente “caldo”!): LeBron James infatti in pochi mesi ha visto il suo indice di gradimento pubblico calare più velocemente di quello di Obama e, dopo il fiasco dello show televisivo nel quale ha annunciato la sua “decisione” di andare a Miami, è diventato decisamente impopolare. Gli Heat così dovranno convivere con l’etichetta di squadra antipatica per la maggior parte dei tifosi a stelle e strisce. Nessun problema, sostengono i “Big Three”, le sentenze comunque le darà soltanto il campo da gioco come al solito.

    Poi dopo i 2 “dream team” tutte le altre outsider, in primis gli Orlando Magic del centro più forte della Lega, Dwight Howard, ruolo che più di ogni altro riesce a spostare gli equilibri di una franchigia. Magic molto equilibrati e compatti, che dovranno guardarsi dai soliti Celtics, sempre più vecchietti con l’aggiunta di Shaq O’Neal, ma sempre pericolosi.
    A seguire, tutte le altre squadre con gli Oklahoma City Thunder pronti ad esplodere, dopo l’ultima ottima stagione, sotto la guida del fenomenale Kevin Durant che il mondo intero ha potuto ammirare negli ultimi Mondiali di Turchia a Settembre (premiato come M.V.P. del torneo). E vista l’età di Kobe Bryant (32 anni ma si va per i 33) ecco che il numero 35 nativo di Washington è incredibilmente diventato l’anti-LeBron: il pubblico ed i tifosi americani lo amano immensamente, la faccia da ragazzino (e lo sarebbe anche visti i 22 anni compiuti il 29 settembre), un viso”pulito” e tante buone azioni che la gente non fa fatica a leggere ed interpretare, lo hanno portato incredibilmente alla ribalta ponendolo in contrasto con il “nuovo nemico pubblico James”. Gli applausi per Durant sono arrivati anche la settimana scorsa quando il giocatore, scelto dalla famosissima rivista “Sports Illustrated” come uomo copertina, ha voluto dividere la cover del settimanale con 2 suoi compagni di squadra, l’ex Biella Thabo Sefolosha ed il serbo Nenad Kristic. Questa la dichiarazione del numero 35 Thunder:

    • Mi sembrava giusto, di loro si parla troppo poco e meritano un po’ di pubblicità, i successi della squadra non sono solo merito mio ma soprattutto loro”.

    Kevin Durant può seriamente puntare al premio di M.V.P. stagionale e facendo ciò potrebbe anche trascinare i Thunder dove nessuno osa immaginare: tanto talento abbonda tra le file degli ex Seattle Sonics (ed inoltre sono la squadra più giovane della Lega!) pronti già ora ad essere i vice Lakers ad Ovest, in attesa di prenderne il posto tra un anno ed iniziare a sfidare gli Heat per il predominio nella Lega.

    Tutte le altre squadre sembrano avere un qualcosa in meno rispetto a questi 5 top-team, ma le sorprese in NBA sono sempre dietro l’angolo: d’altra parte basta un’operazione di mercato per proiettare una squadra mediocre tra le possibili contender al titolo (come potrebbe diventarlo New York se riuscisse ad acquisire Carmelo Anthony dai Nuggets).

    Tra i nuovi giocatori che si affacciano al palcoscenico della NBA da tenere d’occhio la prima scelta assoluta del Draft 2010 di Washington, John Wall. E la prima scelta assoluta del Draft 2009 Blake Griffin (L.A. Clippers) che è considerato rookie a tutti gli effetti visto che lo scorso anno poco prima di debuttare in regualr season un brutto infortunio lo ha tolto di mezzo per tutto l’anno. Sono loro 2 a giocarsi il titolo di debuttante dell’anno e succedere così a Tyreke Evans dei Kings, ma attenzione ad un’altro debuttante proprio di Sacramento, DeMarcus Cousins, centro dalle enormi potenzialità, quinta scelta assoluta dei californiani che però in ordine di gradimento dopo una buona preseason ha già scavalcato nelle gerarchie dei critici sia la seconda scelta assoluta Evan Turner, la terza, Derrick Favors e la quarta Wes Johnson.

    Un in bocca al lupo speciale va ai nostri 3 connazionali della NBA: a Marco Belinelli, che nella sua nuova casa di New Orleans dovrà dimostrare di poter restare nella Lega dopo anni in cui non ha mostrato la sua classe (nè ai Warriors, nè ai Raptors); a Danilo Gallinari che spera di poter proseguire la sua avventura ai Knicks e non essere mandato a Denver come contropartita di Melo Anthony; ad Andrea Bargnani, che si è trovato catapultato all’improvviso come uomo franchigia dei Toronto Raptors dopo il tradimento di Chris Bosh e dovrà essere il vero leader ed uomo squadra di un gruppo in ricostruzione.

    ANALISI ATLANTIC DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI NORTHWEST DIVISION

  • NBA: Ancora Rodman in versione hot, orgia con 6 donne in albergo!

    NBA: Ancora Rodman in versione hot, orgia con 6 donne in albergo!

    Nuova impresa “hot” per Dennis Rodman: l’ex giocatore dei Detroit Pistons, dei San Antonio Spurs e dei Chicago Bulls, si è reso protagonista di un episodio molto criticato da più parti.

    Pare che Rodman, da sempre amante delle belle donne (ma soprattutto delle donne, non necessariamente belle!) si sia cimentato in una performance a dir poco invidiabile con tanto di testimonianze molto veritiere in merito al fatto.

    Secondo il il “New York Post”, Rodman avrebbe fatto un orgia con ben 6 donne in una stanza di un hotel. E non è tutto: l’ex Chicago Bulls, grazie ad un microfono, avrebbe fatto sentire all’intero albergo la sua performance, con tanto di descrizione dettagliata!

    Un cliente dell’albergo, intervistato proprio dal “New York Post” avrebbe dichiarato:

    • Si sentiva tutto. Rodman descriveva nel dettaglio tutto ciò che stava per fare con le ragazze!

    Rodman in passato ha sempre fatto discutere di sè, per i suoi modi bizzarri di vedere le cose che uniti al fatto di essere un focoso amante, come più volte da lui stesso dichiarato (“Nella mia vita ho fatto sesso con oltre 2000 ragazze!”) e confermato dalle donne che lo hanno conosciuto, lo hanno anche portato sovente nei guai.

    Per quanto riguarda quest’ultimo episodio, ovviamente l’ex compagno di Michael Jordan e Scottie Pippen ai leggendari Chicago Bulls di coach Phil Jackson, non ha potuto smentire, limitandosi a dire per giustificarsi:

    • Non sapevo che il microfono fosse acceso!

    Incorreggibile Dennis…!

  • NBA: Pippen come Jordan, anche Scottie avrà la sua statua allo United Center

    NBA: Pippen come Jordan, anche Scottie avrà la sua statua allo United Center

    I Chicago Bulls hanno reso noto che Scottie Pippen, indimenticato fuoriclasse dei “Tori” a cavallo tra la metà degli anni ’80 e metà anni ’90, sarà omaggiato di una statua di bronzo che verrà posta all’interno dello United Center.

    La statua sarà pronta per la fine del prossimo anno e sarà la seconda nella storia dei Bulls che già hanno provveduto da molti anni (dal 1994 precisamente) ad onorare Michael Jordan con una enorme scultura posta proprio davanti all’entrata della loro Arena.

    Questo è il giusto tributo ad un giocatore che assieme a Jordan ha contribuito a fare la storia dei Chicago Bulls (e della città del vento) e della NBA, un’accoppiata capace di vincere 6 titoli con ben 2 three-peat sotto la guida di coach-Zen, ovvero Phil Jackson.
    Un fenomeno che ha saputo trovare la sua collocazione e fare il gregario del più forte giocatore che abbia mai messo piede su un parquet, non uscendo mai dagli schemi e dalle logiche di squadra, lui che avrebbe potuto essere una stella di prim’ordine da qualsiasi altra parte. Giusto onore ad un Hall of Famer che ha scritto pagine importanti di questo sport.

    La statua verrà creata da Julie Rotblatt Amrany, moglie di Omri Amrany, artista che ha scolpito la statua di basket di Michael Jordan. Pippen incontrerà Rotblatt Amrany e suo marito nel loro studio di Highland Parkwood la prossima settimana per posare per le foto. La statua di Pippen, che sarà inaugurata nel mese di marzo, sarà a grandezza naturale.
    Non resta che aspettare per vedere il risultato.