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  • Da Maldini a Donnarumma due “colpi” alla credibilità del Milan cinese

    Da Maldini a Donnarumma due “colpi” alla credibilità del Milan cinese

    Perché Gigio Donnarumma ha detto no al Milan? Avremo mai una risposta a questa domanda? I tifosi del Milan ma in generale tutto il mondo pallonaro si interroga e molto probabilmente continuerà a farlo per almeno tutta questa calda estate sul perché non ci sia stato un lieto fine a una “storia” che sulla carta aveva tutti i requisiti per esser a lieto fine. Nonostante sia milanista non ce l’ho con Donnarumma e non riesco ad avercela nemmeno con il suo procuratore, il potentissimo Mino Raiola, che da padre padrone e con l’arroganza di chi sa di aver sempre il coltello della parte del manico ha deciso di non dare credibilità al progetto di rilancio rossonero in formato cinese.

    I grandi dubbi sul closing derivanti dalla difficoltà del presidente Li Yonghong nel racimolare i capitali necessari per acquisire il Milan nei tempi concordati, i rinvii, la necessità di richiedere un finanziamento al fondo statunitense Elliot sono oggettivamente passi inusuali per chi ha l’ambizioso obiettivo di riportare il Milan nel calcio che conta così come il rinvio al prossimo autunno dell’approvazione del “voluntary agreement” presentato da Marco Fassone all’Uefa per ridefinire i paletti del Financial Fair Play per il piano di rilancio del nuovo Milan non fanno altro che innescare il dubbio sulla solidità del progetto e sulla credibilità degli interlocutori cinesi.

    Il progetto di Fassone e Mirabelli è sembrato sin da subito molto chiaro: dimostrare compattezza, capacità economica e competenza per far si che si inizi a dar credito al Milan e permetter così al presidente Li Yonghong di trasmettere fiducia. Gli acquisti di Musacchio, Rodriguez, Kessie e André Silva, l’inserimento in organico di due bandiere storiche e carismatiche come Gennaro Ringhio Gattuso e Cristian Abbiati vanno sicuramente in quella direzione e fanno sperare i tifosi del Milan di poter ritornare a vedere la loro squadra finalmente più competitiva per le posizioni che contano e non dover esultare per uno striminzito sesto posto.

    Tutto però si gioca sulla credibilità e al no di Gigio Donnarumma per forza di cose si deve aggiungere quello adesso dimenticato ma altrettanto doloroso e senza un vero perché. Il dopo Berlusconi infatti per il Milan cinese era nato da un altro importante no, quello di capitan Maldini, che rifiutò di metterci la faccia a un progetto con tante linee d’ombra e dai contorni non del tutto chiari. Da tifoso milanista ma anche per il calcio italiano spero che Maldini prima e Donnarumma dopo si pentiranno delle loro scelte e il Milan possa tornare ad esser protagonista nell’elite del calcio che conta e riacquisire quella credibilità che adesso non ha e ha convinto Raiola a non dar fiducia agli attuali interlocutori.

  • Milan, tutti contro Galliani

    Milan, tutti contro Galliani

    Tutti contro Galliani: sembra questo il leit motiv più gettonato in casa Milan. Uno scenario inimmaginabile solo fino a pochi mesi fa ma che, ora, è realtà. Memoria corta, forse. Analisi superficiali, ancor di più. Gerarchie modificate da questioni familiari. Il quadro d’insieme, per linee generali, è proprio questo. Se poi ci si aggiungono le oggettive difficoltà della squadra che ha cambiato tecnico per risollevarsi ma che, invece, è finita sempre più per sprofondare (uscendo anche in malo modo dalla Champions League) la situazione non può che essere nera. Il “tiro al bersaglio” contro Galliani, però, non era atteso anche considerando il suo ruolo e la sua autorevolezza come manager calcistico di successo, uno dei più vincenti degli ultimi vent’anni.

    Milan, tutti contro Galliani | foto da web
    Milan, tutti contro Galliani | foto da web

    La gratitudine, però, non sembra essere un valore del nostro tempo ed ecco che lo stesso presidente Berlusconi – nei giorni scorsi – pur difendendo a spada tratta Clarence Seedorf che rimarrà in panchina anche per la prossima stagione  ha voltato definitivamente le spalle al suo vice rossonero, affermando che i problemi del Milan di oggi sono frutto di cattiva gestione: “un Milan costruito male”. 
    Parole come macigni, pesanti e appuntiti, che non possono che provocare ferite profonde soprattutto se, come in questo caso, vanno a colpire il lavoro svolto da chi ha dovuto fare i conti con il taglio delle risorse ed “inventarsi” le scelte di mercato compiute. Singolare, dunque, che lo stesso Berlusconi critichi il mercato non all’altezza degli investimenti compiuti, facendo leva sul fatto che non sia concepibile che una squadra come il Milan venga eliminato dalla Champions League dall’Atletico Madrid che dispone di un monte ingaggi nettamente inferiore a quello rossonero. A ciò si aggiungono anche le parole dell’ex capitano rossonero Paolo Maldini che con grande amarezza, rabbia e delusione per i risultati del campo, si rivolge, con parole a dir poco aspre, sempre ad Adriano Galliani ed a tutta la società: “Galliani si sente onnipotente e Barbara Berlusconi non è esperta di calcio e calciatori”. Probabilmente nelle parole dell’ex bandiera rossonera potrà anche esserci una punta di risentimento per il fatto di non esser mai stato preso in considerazione in veste dirigenziale nonostante la sua figura di spessore in veste di direttore sportivo avrebbe potuto essere un valido contributo alla causa. Il pensiero di Maldini non sembra, comunque, esser dettato da acredini personali ma, bensì, dal sincero attaccamento alla squadra e dalla sincera frustrazione nel vederla nello stato attuale. Paolo Maldini ritiene che il Milan di oggi non abbia alcuna progettualità nè nuove idee e, indirettamente, il riferimento è nuovamente ed inevitabilmente ad Adriano Galliani, al quale sembra sia rimasta “solo la passione”. 

  • Maldini no alla politica, il Milan ha perso la magia

    Maldini no alla politica, il Milan ha perso la magia

    Nei giorni dell’annuncio della “ridiscesa in campo” di Silvio Berlusconi, il suo nome era stato accostato alla nuova Forza Italia 2.0, insieme a quello di altre glorie del Milan che fu: Paolo Maldini, però, non sembra affatto interessato alla politica e lo precisa in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, in cui spazia anche su altre tematiche che includono, ovviamente, il Milan del presente.

    Politica – Paolo Maldini non ha dubbi e rimanda al mittente l’eventuale candidatura alle prossime elezioni di Febbraio definendo tale notizia “assolutamente falsa” sottolineando che nel presente non vi sono rapporti con Silvio Berlusconi, che ha visto per l’ultima volta alla festa per il 25 anni della sua presidenza rossonera e, da allora, “non ho più sentito” precisando chela politica non è tra le mie aspirazioni”. Non si tratta di una preclusione assoluta da estendere all’intera categoria dei calciatori, però, semplicemente un suo punto di vista dettato dal proprio sentire personale anche perchè Maldini non vorrebbe essere considerato un “simbolo” del proprio Paese così come lo sono i suoi ex compagni di squadra rossoneri Shevchenko e Weah in Ucraina e Liberia, e la ragione è molto semplice: “In quei casi i rispettivi Paesi vivono situazioni particolari, mentre l’Italia dovrebbe essere una democrazia più solida”. 

    Simboli – A proposito di giocatori-simbolo, se non in riferimento alla politica Nazionale, Paolo Maldini avrebbe potuto essere per il Milan un dirigente di alto livello in virtù della sua straordinaria carriera tutta a tinte rossonere, che lo ha reso una delle ultime bandiere del calcio moderno. Così, però, non è stato nè nel Milan nè altrove, e sono ormai trascorsi più di tre anni dal suo ritiro dal calcio giocato: c’è il rischio, dunque, che il suo futuro possa essere lontano da questo mondo anche se Paolo Maldini non sembra affatto preoccupato di ciò, considerando che ha vissuto tale mondo per 31 anni e che, per ora, sembra contento di dedicarsi alla sua attività di imprenditore immobiliare.

    Maldini no alla politica | © Tullio M. Puglia/Getty Images
    Maldini no alla politica | © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Desideri – Dovendo immaginare un possibile ritorno nel panorama calcistico, però, Maldini non gradirebbe ricoprire un incarico dirigenziale in senso stretto, bensì qualcosa che gli permetta di sfruttare la sua esperienza di campo, alla sua conoscenza a tutto tondo di questo mondo, di cui ha vissuto l’evoluzione. L’esperienza da capitano rossonero dal 1997 in poi “mi sono serviti tanto” perchè si impara a gestire la quotidianità e si acquisisce anche la capacità di valutare gli altri: in tal senso, dunque, un incarico dirigenziale che abbia un rapporto stretto con i calciatori potrebbe essere preso volentieri in considerazione da Paolo Maldini che, invece, non gradirebbe un incarico di mera rappresentanza, “un ruolo tanto per averlo in Figc, Uefa o Fifa”. 

    Milan – Ed ecco che si giunge al discorso Milan, partendo dal glorioso passato di cui Maldini è stato protagonista ed artefice, al presente che sembra non essere all’altezza di ciò che fu: “il Milan si è trasformato da squadra magica a squadra normale” e, secondo l’ex capitano, la motivazione è molto semplice. Per spiegarla, Maldini ricorre al parallelo con altri grandi club quali Bayern e Barcellona sottolineando che nell’attuale club rossonero non c’è nessuno di coloro che fecero la storia che possa “trasmettere quel messaggio”. Inoltre, alla luce delle cessioni di lusso dello scorso mercato estivo, secondo Maldini nell’attuale gestione sembra esservi poca programmazione , anche perchè l’attuale dirigenza sembra essere carente nella valutazione dei giocatori e tende ad affidarsi a un procuratore di peso, come Mino Raiola.  Secondo Maldini, invece, il Milan avrebbe bisogno di un direttore sportivo “puro”, che abbia le capacità necessarie ad analizzare le necessità della squadra ed a valutare i calciatori “perchè Braida ha sempre meno quel ruolo”. 

    Allegri – In tal senso, Maldini rivela che l’attuale mister rossonero avrebbe voluto coinvolgerlo nella gestione del gruppo: tutto ciò, però, sfumò improvvisamente nell’ottobre 2011 e, secondo Maldini, la motivazione di tale scelta potrebbe essere imputabile a Galliani, che sembra non gradirlo come collaboratore e, pertanto, Paolo Maldini vuol precisare di non sentirsi più uno di famiglia a Milanello. Un sentimento di “amarezza” che accomuna anche altre vecchie glorie rossonere che, però, si sposa bene con la fierezza nel sentirsi indipendente, così com’era anche da calciatore al punto da essere contestato da alcune frange ultras nella sua gara d’addio al calcio.

    I migliori di oggi – Maldini non può, poi, sottrarsi dal fornire un parere ed una valutazione sul calcio di oggi a tutto tondo e, con la consueta schiettezza, snocciola i nomi “top” nei diversi reparti. Buffon in porta, Barzagli in difesa, De Rossi a centrocampo ed El Shaarawy in attacco augurandosi che rimanga umile, perchè “la testa non è un dettaglio nello sport”, e soprattutto i valori ed il senso della lealtà sono l’aspetto fondamentale, che permette di arrivare ad essere stimato indipendentemente dai colori che si vestono, un po’ come è accaduto a lui, anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.

  • Consacrazione Mattia De Sciglio, il Milan ha trovato l’erede di Maldini

    Consacrazione Mattia De Sciglio, il Milan ha trovato l’erede di Maldini

    Nella difficile stagione del Milan, iniziata con qualche difficoltà di troppo a causa di un cambiamento radicale della rosa con le cessioni di vari top player, sono esplose due stelle. La prima è quella di El Shaarawy, sempre più trascinatore della squadra rossonera mentre la seconda è quella del terzino Mattia De Sciglio. Entrambi 20enni (classe ’92). Oggi però vogliamo parlare di quest’ultimo ragazzo, entrato in punta di piedi in prima squadra nelle scorse stagioni e diventato presto punto fermo della difesa milanista, tanto da rubare il posto prima ad Antonini sulla sinistra e successivamente ad Abate. La duttilità tattica del giovane Mattia è uno dei suoi punti di forza, uniti ad una personalità d’altri tempi e una serietà che raramente si vede ai giorni nostri nei 20enni delle grandi squadre.

    Le parole di Nocerino“Ha un’immagine bellissima, sarà il prossimo capitano del Milan” parole dell’ex centrocampista del Palermo che non si tira indietro quando c’è da elogiare il suo giovane compagno. Come dargli torto? De Sciglio ha dimostrato con impegno e costanza di poter avere un ruolo da protagonista della formazione rossonera.

    De Sciglio in azione © Dino Panato/Getty Images
    De Sciglio in azione © Dino Panato/Getty Images

    Erede di Maldini – Paragonarlo al Paolo Nazionale sembra quasi un’eresia, ma i media si stanno spingendo fino a questo punto. A 20 anni Maldini era già un punto fermo della squadra, diventando successivamente la bandiera del Milan, con tanto di ritiro della maglia numero 3 con la quale ha vinto tanto. Dal punto di vista della serietà e della personalità, De Sciglio non ha niente da imparare e con l’addio di Ambrosini e Abbiati si candida a raccogliere la pesante eredità della fascia da capitano.

    Piedi per terra – Quello che ha contraddistinto maggiormente il giovane terzino è l’umiltà e la personalità con la quale affronta ogni partita. Sempre a disposizione del mister Allegri, in grado di garantirgli prestazioni sempre ottime sia a destra che a sinistra. Il Milan ha trovato in casa il difensore di fascia che cercava da anni grazie alla crisi economica. Non tutti i mali vengono per nuocere.

    La consacrazione – Nonostante la giovane età, ha raggiunto una maturità calcistica che gli permette di offrire prestazioni sempre importanti in campo. In questa stagione ha già collezionato 17 partite (12 in Campionato e 5 in Champions) con la maglia del Milan, raggiungendo l’apice con la convocazione in Nazionale.

    I maligni – Eppure c’è chi rivede nell’ascesa nel numero 2 milanista, quella di un altro terzino, esploso nella sponda opposta di Milano. Parliamo di Santon, esaltato da Mourinho e finito nel dimenticatoio con Benitez, prima di prendere il volo di sola andata per l’Inghilterra.

    Il Milan ricomincia dai giovani, Mattia De Sciglio, El Shaarawy ma anche il giovane Mastour saranno i giocatori fondamentali per costruire un nuovo ciclo per la squadra rossonera.

  • Anche Maldini e il Trap nella Hall Fame del calcio italiano

    Anche Maldini e il Trap nella Hall Fame del calcio italiano

    Si arricchisce di undici nuove stelle la Hall Fame del calcio italiano. Presso il Palazzo Vecchio di Firenze si è tenuta la cerimonia di questa speciale iniziativa intrapresa dalla Figc, arrivata quest’anno alla sua seconda edizione. Dodici mesi fa vennero introdotti istituzioni del calcio italiano come Roberto Baggio, Arrigo Sacchi, Marcello Lippi, Luigi Riva e tanti altri ancora, senza dimenticare i riconoscimenti alla memoria di Enzo Bearzot, Giuseppe Meazza, Gaetano Scirea e Silvio Piola. Anche nel 2012 le personalità inserite all’interno della Hall Fame del calcio italiano sono di tutto rispetto, non poteva essere altrimenti d’altronde quando figurano i totem del nostro Paese, e non solo. Perché la Figc ha deciso di premiare ciascun anno anche i più forti calciatori stranieri.

    GIOCATORE ITALIANO – Il premio di quest’anno va al leggendario capitano del Milan Paolo Maldini, che ha chiuso la sua carriera tre stagioni fa, dopo 25 anni di carriera tra le fila rossonere. D’altronde vincere cinque Coppe dei Campioni e sette scudetti non è da tutti.

    ALLENATORE ITALIANO – L’anno scorso ricevettero il premio Marcello Lippi e Arrigo Sacchi, due allenatori che hanno riscritto la storia del calcio italiano, vincendo in Italia, in Europa e nel mondo. Il 2012 sorride invece a Giovanni Trapattoni, il tecnico più vincente della storia nostrana con 7 titoli come allenatore della Juventus e altri due scudetti con Benfica (2004-2005) e Salisburgo (2006-2007).

    AC Milan v AS Roma - Serie A
    Paolo Maldini entra nella Hall Fame del calcio italiano | ©Vittorio Zunino/Getty Images

    VETERANO ITALIANO – Altra affermazione di un’istituzione della Juventus, con Dino Zoff che entra nella Hall Fame del calcio italiano come “veterano”. Ad oggi l’ex portiere azzurro è l’unico italiano ad aver vinto sia il Campionato Europeo (’68) che il Campionato del mondo (’82).

    DIRIGENTE ITALIANO – Ennesima festa bianconera. Anche Giampiero Boniperti infatti viene eletto nella Hall Fame in qualità di dirigente italiano. L’attuale presidente onorario della Juventus è famoso per la frase “vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”.

    ARBITRO ITALIANO – Dopo Collina lo scorso anno, nel 2012 è il turno di Luigi Agnolin e Paolo Casarin, storici fischietti italiani degli anni ’70-’80. Insieme a loro anche Concetto Lo Bello, il celeberrimo arbitro di Siracusa morto nel 1991 all’età di 67 anni.

    GIOCATORE STRANIERO – Il secondo giocatore straniero inserito nella Hall Fame del calcio italiano è Marco Van Basten. L’ex attaccante del Milan conquista il prestigioso premio che dodici mesi fa andò al francese Michel Platini.

    RICONOSCIMENTI ALLA MEMORIA – Infine le ultime tre stelle che da quest’anno fanno parte ufficialmente della Hall Fame sono Angelo Schiavio (mitico bomber del Bologna e campione del mondo ’34), Valentino Mazzola (indimenticato fuoriclasse del Grande Torino) e Nereo Rocco (il primo a portare a casa la Coppa dei Campioni tutta italiana come allenatore del Milan nel ’63).

  • Berlusconi punta sul Milan, Maldini e Baresi in Forza Italia 2.0

    Berlusconi punta sul Milan, Maldini e Baresi in Forza Italia 2.0

    Il disegno politico di Silvio Berlusconi è ormai chiaro: dopo aver fermato le primarie del Pdl imponendo la sua ricandidatura, dopo aver dato ordine di staccare la spina al governo Monti, la sua campagna elettorale è già iniziata e passa proprio da Milanello.

    La scelta di ritornare ad essere presidente-presente della squadra rossonera, con le visite settimanali al campo di allenamento con tanto di elicottero che scende dal cielo ed atterra sul campo verde, non è casuale. Del resto, è noto, ogni mossa di Berlusconi è studiata e pianificata da un team di esperti di comunicazione che suggeriscono, di volta in volta, gli aspetti su cui far leva. Dopo il colpo di teatro, o dinosauro dal cilindro, del “toglieremo l’Ici” che gli permise di vincere le elezioni del 2008, nel clima sommesso dell’Italia distrutta e avvilita dalla crisi le promesse hanno perso tutta la loro valenza e, dunque, Berlusconi si affida a quella che è l’unica fonte della propria credibilità: il Milan. Da quando si è riavvicinato alla squadra, il Milan ha ripreso a vincere facendo sì da considerare il presidente a metà tra un talismano ed uno psicoterapeuta dello spogliatoio, lustrando nuovamente la sua immagine appannata dagli innumerevoli scandali che lo hanno coinvolto negli ultimi anni.

    Berlusconi punta su Maldini e Baresi per Forza Italia 2.0
    Berlusconi punta su Maldini e Baresi per Forza Italia 2.0 | ©Claudio Villa/Getty Images

    E’ proprio per questo motivo che il presidente rossonero e candidato (per la quinta volta) a presidente del Consiglio, ha intenzione di costruire un nuovo partito “su misura” per dare una spallata definitiva a coloro che all’interno del Pdl gli hanno remato contro, ricalcando quello che era il modello di Forza Italia nata nel 1994, coinvolgendo in tale progetto Ariedo Braida, direttore sportivo rossonero, e due vecchie glorie milaniste, come Paolo Maldini e Franco Baresi, protagonisti proprio del Super Milan degli anni novanta, quello che anticipò la sua prima discesa in campo.

    Il grande Milan trionfatore in Italia e in Europa di Sacchi e Capello “tirò la volata” alla costruzione dell’immagine del Cavaliere vincente e sorridente, ed ora il vecchio (ma a quanto pare non stanco) presidente ricalca i suoi stessi passi per provare a risollevare le proprie quotazioni puntando sulla popolarità di candidati ben visti dall’opinione pubblica, tra cui anche il conduttore di punta di Mediaset Gerry Scotti che, però, al momento sembra aver declinato l’invito alla candidatura.

    Nel caso di Braida, Maldini e Baresi, invece, le possibilità di candidatura sono maggiori ed, in tal senso, Berlusconi sarà ancora una volta facilitato proprio dalle liste bloccate del Porcellum, la vecchia legge elettorale che consente al leader di coalizione di godere della massima discrezionalità nel comporre le liste dei candidati che potrebbero includere anche Flavio Briatore, lo stilista Cesare Paciotti ed il discusso direttore del Giornale Alessandro Sallusti.

    Se tali candidature dovessero essere confermate, dunque, non è arduo intuire quali saranno i temi portanti della campagna elettorale, che verrà basata sull’ormai nota battaglia anti-giudici, sui messaggi populistici del “no tasse” e sulle sopracitate “facce nuove della politica, che senza esperienza in tale campo potranno facilmente essere plasmati e prenderanno il posto dei vari Gasparri, La Russa, Cicchitto, ormai diseredati dal loro leader, già proiettato verso la nascita del Forza Italia 2.0, nell’ultimo – e disperato – tentativo di provare l’ultimo assalto alla presidenza del Consiglio, che gli permetta di completare il suo “disegno” interrotto nel Novembre 2011 dalla caduta del Governo.

  • Maldini psicologo del Milan? Berlusconi ci pensa

    Maldini psicologo del Milan? Berlusconi ci pensa

    Maldini torna al Milan? La situazione in casa Milan è disperata e le voci sul futuro della squadra rossonera stanno iniziando a diventare incontrollabili. L’ultima trovata della carta stampata nazionale vuole Paolo Maldini come nuovo psicologo del Milan. Secondo quanto riportata dall’edizione di stamani del Corriere dello Sport, il presidente Berlusconi avrebbe individuato nel leggendario difensore del Milan una possibile soluzione per fortificare lo spirito di un gruppo che mentalmente pare a pezzi. La gestione Allegri è ormai ai titoli di coda, Udine sarà verosimilmente l’ultima tappa per il tecnico livornese, con il numero uno di Via Turati che avrebbe voluto licenziarlo già nella notte di Champions League post Anderlecht. In pole position c’è Mauro Tassotti, che insieme a Maldini andrebbe così a ricostituire un pezzo di storia del Milan, di quella squadra che nei primi anni ’90 aveva incantato l’Europa e il mondo con il maestro Sacchi e mister Capello.

    Una notizia che stride rispetto al velo della realtà rossonera. Non si può nascondere il fatto che Maldini non sia mai stato cercato dalla società di Via Turati, lui che più di ogni altro aveva contribuito negli ultimi 20 anni ad accrescere la leggenda del club e il senso di bandiera, un concetto che oggigiorno pare essersi estinto in Italia (se si esclude l’argentino Zanetti, dopo la partenza di Del Piero in Australia). Allora perché proprio adesso si parla del suo ritorno al Milan? Forse per la situazione disperata in cui versa Milanello? Più semplicemente perché forse sta cambiando qualcosa a livello dirigenziale.

    Paolo Maldini premiato da Platini nel 2009 | ©STEPHANE DANNA/AFP/Getty Images

    Non fu Berlusconi, bensì Galliani ad osteggiare fin dall’inizio l’ingresso in società di Paolo Maldini. Il motivo è rimasto ad oggi sconosciuto, anche se non è difficile individuare la causa. L’ex capitano del Milan è visto come un personaggio scomodo, fin troppo amato dal tifo rossonero, e questa popolarità potrebbe alterare in via definitiva gli equilibri già precari che si registrano in Via Turati. Galliani è sempre più soffocato dalla presenza di una certa Barbara Berlusconi, che il padre ha voluto inserire nel quadro dirigenziale lo scorso anno. Scegliere Maldini quindi sarebbe una decisione presa al 100% dalla famiglia Berlusconi, intenzionata però ad assegnare un ruolo tecnico alla bandiera rossonera e non societario, una sorta di compromesso quindi per rispetto di Galliani ma neanche silenziosa a tal punto da passare inosservata.

  • Zanetti intramontabile a quota 570 presenze

    Zanetti intramontabile a quota 570 presenze

    Intramontabile. Questo forse  è l’aggettivo che meglio di qualunque altro riassume il capitano dell’Inter Javier Zanetti. Ieri il giocatore argentino ha eguagliato uno dei numerosi record battuti in questi ultimi anni, toccando quota 570 presenze in Serie A, agganciando al terzo posto nella classifica con i giocatori con più presenze una leggenda come Dino Zoff. Più staccati ma non di molto, davanti siedono Gianluca Pagliuca secondo con 595 presenze e primo assoluto Paolo Maldini con 648. Inoltre l’obiettivo del capitano nerazzurro da qui alla fine della stagione è quello di collezionare quota 800 presenze con la maglia della sua Inter, cifra facilmente raggiungibile giocandole tutte fino all’ultimo match in trasferta contro la Lazio.

    ZOFF- Lo stesso Dino Zoff si è detto felice di essere stato raggiunto da un giocatore esemplare ed eccezionale dentro e fuori dal campo, non risparmiandosi nelle lodi:

    “Zanetti è un atleta incredibile che ha costruito su un fisico super e sulla professionalità la sua carriera. Un esempio per i giovani. Giocando ovunque, e non in porta, credo che meriti più di altri questo traguardo, anzi gli auguro di andare oltre. Ho avuto la fortuna di incrociarlo in campo quando allenavo la Fiorentina e devo dire che è una persona squisita”.

    Javier Zanetti © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Particolare è stata la giornata di ieri dove i capitani storici di due squadre come Juventus e Roma, hanno realizzato due reti importantissime, dove Totti è tornato al gol dopo un lungo digiuno, e Del Piero ha di fatto regalato i tre punti ai bianconeri con una magia su punizione. Lo stesso Javier Zanetti senza entrare nl tabellino dei marcatori, nel match di ieri contro il Siena è risultato essere il migliore in campo dei suoi, senza accusare minimamente il peso delle 39 primavere sulle spalle, solcando avanti e indietro sulla sua fascia di competenza e dribblando avversari come fossero birilli, guadagnandosi standing ovation e applausi da tutto San Siro.

    A questo punto si parla tanto di ringiovanire la rosa dell’Inter, di abbassare l’età media della rosa, ma uno come Zanetti fa storia a sé. Quando smetterà di giocare, la fascia di capitano andrà di diritto a Cambiasso (sempre che non smetta prima lui), ma il vuoto che El Tractor lascerà in mezzo al campo sarà difficilmente colmabile. L’età anagrafica non rispecchia le prestazioni sul campo, anzi, il capitano nerazzurro come il buon vino invecchiando migliora, facendosi rincorrere dai primavera, dimostrando come con il duro allenamento e la professionalità che manca in molti giovani (Balotelli in primis), si può ottenere l’elisir di lunga vita in campo. La domanda che la dirigenza interista dovrà iniziarsi a fare tra un paio d’anni è come sostituire un giocatore così insostituibile ed unico?

  • Milan, Berlusconi III. Sarà il presidente onorario

    Milan, Berlusconi III. Sarà il presidente onorario

    A volte ritornano. Berlusconi è stato eletto per acclamazione presidente onorario del Milan dal consiglio di amministrazione rossonero.

    L’ex primo ministro  italiano torna a essere il numero uno della società di Via Turari per la terza volta in 25 anni.

    Una storia di grandi successi e imprese memorabili, che lo hanno reso uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio.

    Riviviamo i momenti più belli che hanno contraddistinto la lunga storia d’amore fra il Milan e Berlusconi.

     

    CALCIO TOTALE – Tre anni dopo il suo arrivo, 24 marzo 1986, la squadra rossonera era diventato il dream team del calcio mondiale. Fondamentale la sua intuizione di ingaggiare l’allora sconosciuto Arrigo Sacchi, che alla sua prima stagione vinse lo scudetto grazie ad una rimonta incredibile sul Napoli di Maradona. Nei due anni successivi il Milan trionfò in Europa conquistando due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Il calcio totale del tecnico italiano, futuro ct della Nazionale azzurra, diventò il simbolo di quel Milan considerato una delle squadre più forti di sempre.

    ERA CAPELLO – Concluso il ciclo di Sacchi, Berlusconi ebbe un’ulteriore colpo di genio affidando la panchina a Fabio Capello. Era il Milan degli Imbattibili, un primo triennio concluso con l’indimenticabile double della stagione ’93-94, scudetto e trionfo in Europa (memorabile 4-0 al Barcellona di Cruijff in finale). Nel ’95-96 Capello lasciò la panchina del Milan vincendo il quarto scudetto in cinque anni.

    ARRIVA ANCELOTTI – Dopo una parentesi non particolarmente esaltante che vide i ritorni di Sacchi e Capello, nella stagione 2001-2002 arrivò Carlo Ancelotti. L’anno successivo conquistò il successo in Champions League nella finale tutta italiana contro la Juventus di Lippi all’Old Trafford, per poi vincere lo scudetto nella stagione seguente. Nel dicembre 2004 Berlusconi lascia la presidenza per via dell’incompatibilità con la sua carica di primo ministro italiano. Tornerà nella stagione 2006-2007, facendo in tempo a celebrare il successo dei suoi giocatori nella storica rivincita di Atene contro il Liverpool, che al momento resta l’ultimo successo in Coppa Campioni del Milan. Nel 2008 lascia la società sempre per a causa dei suoi impegni istituzionali. A marzo del 2011 celebra i 25 anni di presidenza rossonera.

    silvio berlusconi | © Claudio Villa/Getty Images

    VAN BASTEN IL PIU’ GRANDE – Fra i calciatori che rimarranno nel cuore di Berlusconi un posto d’onore spetta a Marco Van Basten, forse il più grande calciatore che il Milan abbia mai avuto. Memorabile il trio olandese costituito da Van Basten-Gullit-Rijkaard, che hanno reso grande la squadra rossonera durante gli anni ’90. Berlusconi ha visto i suoi calciatori vincere il Pallone d’oro per 7 volte, con Van Basten autentico dominatore (3). Infine una menzione speciale per due colonne rossonere che sotto la sua gestione sono diventate delle vere icone del calcio italiano, Franco Baresi e Paolo Maldini, quest’ultimo vincitore di tutti i trofei dell’era Berlusconi.

    Riepilogo successi Milan con Berlusconi presidente
    Scudetti: 8
    Coppe Campioni: 5
    Coppe Intercontinentali: 3
    Supercoppe Italiane: 6
    Supercoppe Europee: 5
    Coppa Italia: 1

    Totale trofei: 28

  • Paolo Maldini andrà al Psg il prossimo giugno. Ancelotti sorride

    Paolo Maldini andrà al Psg il prossimo giugno. Ancelotti sorride

    Si sono cercati, si sono incontrati, e ora hanno deciso di vivere insieme. Paolo Maldini sbarcherà a Parigi la prossima estate. A giugno, secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Parisien, la bandiera del Milan entrerà a far parte dello staff tecnico del Paris Saint Germain. Maldini rivestirà l’incarico di allenatore dei difensori della prima squadra.

    Ancelotti non può che essere felice. Gioia che nasce dal rispetto e dalla grande considerazione che il tecnico di Reggiolo ripone sull’ex compagno di squadra ai tempi del Milan di Arrigo Sacchi e suo giocatore quando i rossoneri rappresentavano lo spauracchio per eccellenza del calcio europeo.

    paolo maldini | © Valerio Pennicino/Getty Images

    CORTEGGIAMENTO – L’approccio fra Maldini e il Paris Saint Germain iniziò un mese fa, quando l’ex colonna milanista venne immortalata al fianco del direttore sportivo Leonardo sulle tribune del Parco dei Principi. L’occasione era di quelle speciali, trattandosi della “prima” ufficiale di Carlo Ancelotti sulla panchina della squadra parigina. Non mancarono sorrisi e cenni di intesa fra i due ex rossoneri, entrambi felici di rivedere il proprio “maestro” tornare in azione, dopo l’esonero dell’estate scorsa quando era allenatore del Chelsea di Abramovich. Già allora si rincorsero le voci di un possibile arrivo da parte dell’ex giocatore all’interno dell’organo tecnico della società francese.

    TUTTO PRONTO ORMAI – Nella giornata di oggi Le Parisien ha annunciato l’accordo ormai imminente fra Maldini e la dirigenza del Psg, riportando nuovamente le dichiarazioni lasciate dallo stesso ex difensore il 19 gennaio scorso, quando parlò in maniera entusiastica riguardo il progetto del club parigino, rivelando inoltre che per lui sarebbe stato un onore qualora il presidente Al Thani gli avesse presentato un’offerta di lavoro. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano vicino al club, il sogno di Paolo Maldini potrà presto concretizzarsi. Ancelotti avrebbe chiesto, e ottenuto, l’arrivo del suo ex giocatore in qualità di vice-allenatore, con compiti specifici riguardo la preparazione tattica dei difensori.