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  • Doping, Cipollini accusato dalle carte di Fuentes

    Doping, Cipollini accusato dalle carte di Fuentes

    Come distruggere un mito; o come distruggere il proprio stesso mito costruito in lunghi anni di successi, di sprint in volate, di braccia alzate al cielo in segno di vittoria. Mario Cipollini, soprannominato “il Re Leone”, è stato questo per il ciclismo italiano, il più forte velocista della sua generazione, ed oggi anche sul suo personaggio si allunga l’ombra del doping, la più oscura e terribile che possa riguardare qualsiasi sportivo. Tutto ciò emerge dalla carte dell’ormai celebre Operacion Puerto, il processo di Madrid in cui è coinvolto il dottor “Doping” Fuentes, da cui sono emersi nei giorni scorsi altri clamorosi sviluppi  che riguarderebbero il mondo del calcio. Nei fascicoli i riferimenti appaiono in codice, e nel caso di Cipollini il suo nome sarebbe declinato al femminile, ossia “Maria”, ed a questo sarebbe associato anche il numero di fax dell’abitazione di Cipollini stesso, a Lucca, ed alcuni flussi di pagamento che il medico ricevette dall’ex ciclista. A questo si aggiunge, poi, una tabella, una sorta di programma giornaliero, che il dottor Fuentes avrebbe stilato per Cipollini, prevedendo Epo, ormoni della crescita e anabolizzanti, con precisa indicazione di date e periodi in cui alternarli, prima di giungere alla fatidica “E”, ossia i prelievi di sangue finalizzati a ripulirlo dalle scorie prima di reimmettere in circolo, sempre in periodi predefiniti, solo la parte corpuscolare. Una pratica, questa, già contestata a Ivan Basso, portandolo alla squalifica.

     

    Cipollini accusato dalle carte di Fuentes | © Christian Petersen/Getty Images
    Cipollini accusato dalle carte di Fuentes | © Christian Petersen/Getty Images

    I fatti in questione si riferiscono all’anno 2002, una delle stagioni più brillanti in termini di risultati per la carriera di Mario Cipollini, con la vittoria della classica di Primavera, la Milano-San Remo,  ed il terzo posto alla classica per velocisti Gand-Wevelgem. Ma, sempre nell’anno 2002, arrivò il ritiro a sorpresa alla Vuelta alla quattordicesima tappa, a tre settimane di distanza dal Mondiale di Zolder, l’attesa corsa iridata, motivando quella decisione che aveva spiazzato tutti affermando di conoscere bene il proprio corpo e di preferire “non intaccare una condizione già ottima a poca distanza dal Mondiale”: proprio quel Mondiale di Zolder che, poi, Mario Cipollini vinse. Ad oggi, se ciò che appare dai fascicoli del dottor Fuentes venisse confermato, è chiaro che i disegno di Cipollini si riconduce ad una precisa strategia, concordata con lo stesso dottor Fuentes ed il suo staff, seguendo passo passo i suoi dettami.

    In quei giorni, secondo quanto emerge dalle carte del dottor Fuentes e secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, Cipollini avrebbe effettuato prelievi di tre sacche di sangue, nel periodo dal 20 al 24 Settembre 2002, da 250 ml, per poi reimmettere in circolo il sangue ripulito dalle scorie, a scaglioni. L’ultima sacca sarebbe stata utilizzata già durante il Mondiale, dopo la tappa di Salice Terme e prima di recarsi in Belgio, per evitare di trasportare il materiale scottante all’estero: nelle tabelle di Fuentes veniva indicato chiaramente l’arco di tempo in cui effettuare “l’operazione” e, sempre negli stessi fascicoli, è stato individuato un poco equivocabile cerchietto sulla data del 9 Ottobre 2002.

    Dopo aver appreso la notizia dell’individuazione del suo nome – seppur in codice – fra le carte di Fuentes, Mario Cipollini non ha voluto commentare, preferendo attendere di visionare quegli scottanti documenti.

     

  • Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes

    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes

    Sempre più scottanti le rivelazioni che possono scaturire dall’Operacion Puerto, che riguarda in prima persona il Dottor Doping, come è stato ribattezzato il medico delle Canarie Eufemiano Fuentes, sotto processo a Madrid con l’accusa di essere a capo della maggiore e più articolata rete di doping mai scoperta in Europa. Il Dottor Doping, dunque, avrebbe avuto un ruolo attivo e di primo piano nel favorire la diffusione di sostanze dopanti nel mondo del calcio, con il diretto coinvolgimento di molte società di primo piano del panorama continentale, considerando che i riferimenti in questione compaiono proprio nei faldoni sequestrati allo stesso Fuentes nel corso dell’operazione condotta dalla Guardia Civil. Sigle ed abbreviazioni che, però, se decifrate a dovere riconducono a Rsoc che significherebbe Real Sociedad, anche se in un primo momento lo stesso Fuentes aveva ironizzato sulla circostanza, affermando che si trattasse di “una buona marca di vino”.

    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes | ©Tullio M. Puglia/Getty Images
    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes | ©Tullio M. Puglia/Getty Images

    Ma oltre alla Real Sociedad, nel calcio iberico potrebbe esserci il possibile coinvolgimento anche del Real Madrid, considerando che nei faldoni di Fuentes è stata individuata la parola “Alfredo” con possibile associazione al presidente onorario delle merengues, Alfredo Di Stefano: associato al nome del Real vi è anche il numero 10, che ovviamente non corrisponde ad un numero di maglia ma alla dose di IG, l’ormone della crescita “incriminato”. Ed è proprio alla sigla IG, Insulin Growth Factor, che è associato anche il nome del Milan, come riporta il settimanale iberico El Periodico che rivela che il riferimento al Milan compare nel quarto faldone, foglio 844, del Dottor Fuentes intitolato “Prospetto 2005”, proprio l’anno in cui la squadra rossonera raggiunse la finale di Champions League. Se fosse confermato, l’associazione della squadra rossonera all’ormone della crescita, una delle sostanze più severamente vietate dalla normativa anti-doping, il capo d’accusa sarebbe molto grave ed, ovviamente, lo sarebbe anche il coinvolgimento della società rossonera: in tal senso, sempre stando alle indiscrezioni che trapelano dalla lettura dei faldoni del dottor Fuentes, il numero associato al Milan – che dovrebbe corrispondere al dosaggio di IG – sarebbe 40, quindi quattro volte superiore rispetto a quello associato al Real Madrid. Il Milan, però, ha smentito fermamente ogni possibile coinvolgimento con una nota ufficiale sul proprio sito in cui si legge che: “L’A.C. Milan non ha mai avuto direttamente o indirettamente contatti di alcuna natura con il dott. Eufemiano Fuentes”, e che il Milan “agirà nelle sedi competenti nei confronti di chiunque affermi, prospetti o insinui fatti in termini diversi da quelli sopra precisati”.

    Nel caso della Real Sociedad la dirigenza ha deciso di collaborare con la giustizia ed ha ammesso l’acquisto di sostanze vietate nel periodo 20o1-2006 durante la presidenza di Josè Luis Astiazaran, tra l’altro una figura di rilievo del movimento spagnolo considerando che è attualmente il presidente della Liga professionisti. Una “confessione” che ha aperto uno squarcio sull’intero movimento sportivo (considerando che nell’inchiesta sono coinvolti molti ciclisti, ndr) ed anche calcistico e che ha costretto a correre ai ripari prevedendo una legge anti-doping che, fino a qualche anno fa, neppure esisteva.

    Uno squarcio che, però, si è trasformato ben presto in un vero e proprio baratro in cui è finito il dottor Fuentes e che, gradualmente, si sta ampliando sempre più, coinvolgendo anche la Germania, da dove veniva richiesto Dolobene, un farmaco contenente eparina anticoagulante. La difesa del medico Fuentes, però, punta a dimostrare che tali sostante – innegabilmente dopanti – non erano nocive per la salute degli atleti per tentare di evitare la condanna penale.