Tag: Olimpiadi di Sochi

  • Sochi: nell’hockey gli Usa piegano l’armata Russa 3-2

    Sochi: nell’hockey gli Usa piegano l’armata Russa 3-2

    Sotto lo sguardo esterrefatto di Vladimir Putin la nazionale di hockey statunitense raffredda gli 11.000 del pubblico di casa battendo la Russia ai rigori per 3-2 . Alla Bolshoy Arena si è vista una partita degna di una finale storica olimpica  per le Olimpiadi di Sochi dove ci sono voluti più di 65 minuti di spettacolo intenso e  otto round previsti nella  fase dei penalty per mettere alla prova i più abili tiratori al mondo.

    Le  emozioni non sono mancate non senza polemiche per un possibile gol annullato al nazionale russo Evgenij  Malkin . Con un primo periodo concluso a reti inviolate che ha dimostrato quanto equilibrio ci fosse  in campo tra le due squadre. Le reti sono arrivate tra il secondo e terzo periodo rispettivamente al 9° minuto  da parte del russo , Datsyuk Eroe raggiunto al 16° dal difensore americano Cam Fowler che riporta in parzialità il punteggio.Di  Pavelski per gli USA e Datsyuk per la RUSSIA  2-2 con overtime conclusivo.

    TJ Oshie esulta dopo il penalty realizzato |Twitter
    TJ Oshie esulta dopo il penalty realizzato | Foto Twitter

    Eroe  della serata, TJ Oshie, centro dei St. Louis Blues campione di punteggio  con 4 tentavi realizzati su 6 per gli americani nella fase dei penalty e garantendo un possibile lascia passare per i quarti di finale del Gruppo A. “Siamo solo alla fase preliminare”, ha detto Ilya Kovalchuk  winger della nazionale russa. “Tutto sarà deciso tra la  semifinale e la finale.”  Fatto sta che i russi questa partita la volevano davvero  vincere, anzi  aspettavano il famoso “Miracle on Ice” dal 1980, ed era evidente dall’atmosfera che si respirava prima della partita e dal carattere  che  la squadra ha messo in campo, contornata da un’arena ricca di leggende dell’hockey di un tempo.

    Gli americani si aggiudicano in questo modo il primo posto con 5 punti in attesa di giocare Domenica sera alle 21,00 contro gli Sloveni penultimi nel girone con 3 punti e garantirsi in  il passaggio diretto ai quarti di finale senza incontrare possibili teste di serie come i Canadesi.

     

     

     

  • Nfl: “Sono Michael Sam, gioco a football e sono gay”

    Nfl: “Sono Michael Sam, gioco a football e sono gay”

    L’omosessualità e lo sport, un binomio da sempre chiacchierato ma non sempre accettato. Quando un atleta gay fa un Coming Out, ovvero si dichiara gay al mondo esterno, non è mai una cosa semplice. Di fronte a formalismi di facciata da parte degli enti che lo circondano (Federazioni sportive, società di appartenenza, etc etc.) si nascondono anche difficoltà poi con altre componenti del mondo dello sport, come i tifosi, i compagni di squadra etc etc. Quindi fare un gesto del genere vuol dire fare un enorme atto di coraggio.

    “Sono Michael Sam, sono un giocatore di football e sono gay”.

    L’atleta dell’Università del Missouri, attraverso il  “New York Times” che ha raccolto la sua dichiarazione, ha spezzato un nuovo tabù in questo complicato rapporto (sport e omosessualità). Michael Sam così diventa il primo giocatore apertamente dichiarato gay del campionato di football degli Stati Uniti.

    Michael Sam durante un'intervista televisiva su ESPN
    Michael Sam durante un’intervista televisiva su ESPN

    Parliamo di un giocatore di grande talento nel panorama del football americano. E’ un difensore di ventiquattro anni e con la sua squadra ha vinto il campionato universitario. L’Associated Press l’ha nominato miglior difensore della Southeastern Conference ed i compagni di squadra lo hanno votato come miglior giocatore della squadra.

    Michael Sam, afroamericano, nato e cresciuto ad Hitchock in Texas parteciperà a maggio al Draft, ovvero la selezione che permette ai giocatori  del campionato universitario di essere scelti dalle squadre professionistiche per entrare nella Nfl, ovvero la massima serie del football americano.

    Prima di annunciare la sua omosessualità di fronte ai media, Sam ha voluto parlarne ai compagni di squadra. L’anno scorso, gli allenatori dell’università del Missouri hanno diviso i giocatori in piccoli gruppi per un esercizio di team building, dove ciascuno doveva raccontare qualcosa di sé per conoscersi meglio ed inserirsi nella squadra. Arrivato il suo turno, il giovane texano ha semplicemente detto: “Sono gay”.

    Al New York Times racconta proprio i momenti della sua confessione ai compagni di squadra e la loro reazione:

    “Li ho guardati negli occhi e loro hanno cominciato ad annuire con la testa, come per dire – Finalmente si è deciso -”.

    La Nfl in un comunicato ha commentato il fatto che ovviamente ha fatto il giro degli Stati Uniti:

    “Ammiriamo l’onestà e il coraggio di Micheal SamMichael è un giocatore di football. Ciascun giocatore con abilità e determinazione può avere successo nella Nfl. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto e supportare Michael Sam nel 2014”.

    Nelle massime competizioni americane di basket, hockey e baseball non partecipa alcun omosessuale dichiarato. Eppure la decisione di Sam non è un caso isolato. Recentemente hanno dichiarato pubblicamente la loro omosessualità anche il tuffatore e campione olimpico inglese Tom Dailey e l’ex calciatore tedesco Thomas Hitzlsperger che ha militato anche nella Lazio.

    Ultimamente poi il tema dell’omosessualità nello sport è tornato alla ribalta in occasione delle Olimpiadi di Sochi, organizzate in un paese dove i diritti dei gay sono fortemente sotto attacco e per i quali ci sono stati diversi dibattiti culminati con la non presenza di alcuni Capi di Stato alla cerimonia d’inaugurazione. Oppure ci sono state reazioni dimostrative come quella del Presidente americano Barack Obama che aveva incluso nella delegazione Usa alla cerimonia di apertura dei giochi anche due atlete apertamente lesbiche, la giocatrice di hockey Caitlin Cahow e la tennista Billie Jean King, che non ha partecipato per problemi familiari. All’inaugurazione delle Olimpiadi, la squadra della Germania ha sfilato di fronte agli spettatori dello Stadio “Fisht” indossando le divise con i colori dell’arcobaleno, simbolo di un movimento pro-gay, anche se poi la stessa federazione teutonica ha negato un legame con la lotta per i diritti degli omosessuali.

  • Zoeggeler bronzo Sochi 2014: è Storia

    Zoeggeler bronzo Sochi 2014: è Storia

    La Storia, quella con la “s” maiuscola scrive il suo nome, annoverandolo tra i più grandi di sempre. Lui, però, alla Storia affermava di non pensarci. Stiamo parlando di Armin Zoeggeler, bronzo olimpico a Sochi 2014 nello slittino individuale, stessa medaglia delle Olimpiadi di Lillehammer, e poi argento a Nagano, oro a Salt Lake City e Torino, bronzo a Vancouver. Mai nessuno come lui:  sei medaglie olimpiche. Sarà difficile anche solo eguagliarlo; al momento, soltanto l’azzurra Valentina Vezzali potrebbe farlo se salisse sul podio olimpico di Rio 2014. Armin Zoeggeler ha compiuto quattro discese perfette nonostante le sue “paure” per la pista alquanto complessa con saliscendi da montagne russe, è proprio il caso di dirlo. Una discesa perfetta con il suo slittino, insieme ai più grandi del mondo: il tedesco Loch, oro bis dopo quello di Vancouver, ed il padrone di casa, il russo quarantaduenne  Demchenko, argento.

    Zoegeller bronzo Sochi 2014 | foto da web
    Zoegeller bronzo Sochi 2014 | foto da web

    L’età, a quanto pare, non è un freno in questa disciplina considerando che lo stesso Zoeggeler ha compiuto i fatidici “anta” e festeggiato i vent’anni di attività sportiva. Se non la carta d’identità, in questo sport la concentrazione assoluta è tutto: la pista non la si vede, la si immagina. Le curve si ripassano nella propria mente, lo strapiombo di fronte è un baratro cui è meglio non pensare. La forza mentale è l’unica possibilità, così come l’assoluta freddezza: Zoeggeler è tutto questo e, a quarant’anni, non ha mollato di un millesimo, combattendo con tutte le sue forze per quel podio.

    La Storia, invece, non era in cima ai suoi pensieri: è arrivata dopo, di conseguenza. Armin Zoeggeler l’ha accolta con gioia e soddisfazione ma con l’aplomb di chi ne ha combattute tante, di chi ha trascorso gran parte della sua vita dedicandola alla passione, quella sì con la lettera maiuscola. La Storia è arrivata sotto forma di cronaca, di celebrazioni e titoli in evidenza: per farsi conoscere, in questo sport, è necessario far qualcosa di molto grande. Armin Zoeggeler ce l’ha fatta, i posteri conosceranno il suo nome e la sua impresa. Lui, per, ora, festeggia con un sigaro pensando al proprio futuro: la gara a squadre e, poi, finite le Olimpiadi una meritata vacanza. Il resto si vedrà: continuare a gareggiare o chiudere da trionfatore? Ci sarà tempo per pensarci.

  • Olimpiadi di Sochi: discesa libera d’argento per Innerhofer

    Olimpiadi di Sochi: discesa libera d’argento per Innerhofer

    La squadra dello sci azzurra impegnata a Sochi regala la prima medaglia dei giochi olimpici per l’Italia. (altro…)

  • Olimpiadi di Sochi, minacce terroristiche allo sport

    Olimpiadi di Sochi, minacce terroristiche allo sport

    A poco più di due settimane dalla cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali di Sochi, in Russia, sono state recapitate e-mail minatorie nei confronti di alcuni comitati olimpici, uno di questi è il C.O.N.I.

    Lo stesso tipo di messaggio è stato fatto recapitare ai comitati olimpici di Ungheria e Slovenia. Il C.I.O. ha subito reagito mettendo in moto la macchina dei controlli. Lo stesso Putin ha giudicato l’evento, attraverso i servizi segreti russi, come il primo obbiettivo sensibile ad una minaccia d’attacco di tipo terroristico.

    Il C.O.N.I. mostra tranquillità e confida nel sistema di sicurezza che verrà messo in atto. Tuttavia  che la preoccupazione per attacchi dimostrativi e catastrofici, soprattutto da parte dei militanti islamisti del Caucaso fosse elevata lo si sapeva, infatti sono stati fitti i contatti tra il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e Putin. Obama ha voluto assicurare il massimo supporto al collega russo.

    Ovviamente il fatto che le minacce terroristiche abbiano raggiunto anche Palazzo H, sede del C.O.N.I., porta ad un alto livello di preoccupazione la delegazione italiana che prenderà parte alle Olimpiadi di Sochi.

    Tra le prime reazioni all’accaduto ci sono le dichiarazioni di Claudio Ravetto, direttore tecnico della Nazionale di sci, che manifestano lo stato d’animo della spedizione azzurra:

    “Sarà un’ olimpiade da prigionieri, non c’è paura, siamo consapevoli del rischio ma confidiamo nell’ apparato di sicurezza ed il nostro impegno è rimanere concentrati e non farsi condizionare da queste vicende esterne”

    Lui, come gli altri tecnici ed atleti, che sarà ospiti presso un villaggio olimpico ad alta quota veramente blindato tenta di far passare la linea dettata dal C.O.N.I., che vuole mostrare sicurezza di fronte alle minacce, ma la preoccupazione è evidente.

    Lo Stadio del Ghiaccio di Adler, uno degli impianti dell'Olimpiade di Sochi | © Michael Heiman / Getty Images
    Lo Stadio del Ghiaccio di Adler, uno degli impianti dell’Olimpiade di Sochi | © Michael Heiman / Getty Images

    Anche il Ministro dello Sport Graziano Delrio in una dichiarazione pubblica si è mostrato indignato:

    “E’ inaccettabile minacciare lo sport, strumento di pace e dialogo tra i popoli. Il Governo è solidale con il C.O.N.I.“.

    A cercare di dare rassicurazioni però è Vladimir Chizov, ambasciatore russo presso l’ Unione Europea che dice:

    Tutte le possibili misure per la sicurezza sono già in atto e Sochi oggi è la città più sicura in Russia“.

    Una cosa è certa questa edizione dei giochi olimpici invernali non inizia con l’aria di festa e di giubilo che una rassegna sportiva poteva e doveva donare ad un paese come la Russia ancora alla ricerca dello sdoganamento e dell’apertura totale all’occidente.

    Le Olimpiadi di Sochi inizieranno il 6 febbraio, con la cerimonia di apertura e si concluderanno il 23 febbraio. In quel frangente di tempo gli occhi di tutto il mondo saranno  puntati sulla cittadina russa, non solo per vedere alte prestazioni sportive o spettacolo, ma anche con un velo di preoccupazione che nello sport non dovrebbe mai esserci.