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  • Glasgow Rangers “The end”, esclusi da Scottish Premier League

    Glasgow Rangers “The end”, esclusi da Scottish Premier League

    Non c’è storia che tenga, non c’è passato glorioso che permetta di evitare tutto ciò: il club più titolato al mondo, fondato nel 1872 e con ben 114 titoli in bacheca, non esiste più. Era già nell’aria da tempo, ma ora la notizia ha il sapore secco e inappellabile dell’ufficialità. I Glasgow Rangers, infatti, sono stati esclusi dalla Scottish Premier League, il campionato scozzese, a causa di gravissimi problemi finanziari e, dunque, nella prossima stagione con tutta probabilità saranno iscritti al campionato di terza divisione, considerando che, dopo la proposta di iscrizione in seconda divisione, 11 club su 30 si sono schierati contro tale circostanza.

    Per tal ragione, la proposta sarà nuovamente sottoposta a voto, il prossimo 12 Luglio, ma l’esito negativo sembra praticamente scontato così come accaduto nel caso del “primo atto” della vicenda, quando la Scottish Premier League aveva escluso con riserva i Glasgow Rangers, affidando la scelta definitiva al voto dei rappresentanti degli altri club, che si sono orientati verso un “no” .fermo e deciso alla riammissione, senza sconti nè privilegi legati al blasone del club: un orientamento all’insegna della linea dura, dunque, o meglio “hard line” come l’hanno definito i quotidiani britannici.

    Glasgow Rangers | © Clive Brunskill/Getty Images

    Prima di porre in liquidazione il club, però, si era provato ad evitare tale situazione con il tentativo in extremis da parte di Charles Green, ex proprietario dello Sheffield United, per tentare di riappianare il buco di ben 93.5 milioni di euro di debiti nei confronti del fisco britannico, ma non è stato sufficiente: il piano di rientro proposto, infatti, è stato rigettato e la società è stata, appunto, messa in liquidazione, con la successiva costituzione di un nuovo consorzio – guidato dallo stesso Charles Green – che ha acquistato gli assets della società per la cifra di 6 milioni di euro circa.

    Cancellati i Glasgow Rangers,  che nello scorso campionato 2010-2011 avevano vinto il loro ultimo scudetto, di riflesso non esisterà più il derby con gli storici rivali del Celtic Glasgow, quello che veniva denominato “Old Firm“.

    Una situazione che, dunque, per cause di forza maggiore andrà ad interrompere il consolidato duopolio, che – dal 1985 (anno in cui il titolo venne conquistato dall’Aberdeen dell’allora giovane Alex Ferguson, ndr) ad oggi – ogni anno ha visto o il Celtic  o i Rangers conquistare il titolo scozzese, in una monotona quanto affascinante alternanza, che ha regalato agli stessi Rangers ben 54 titoli di Scozia complessivi.

    I rivali storici del Celtic, peraltro, hanno votato contro la riammissione dei Rangers, motivando con dovizia di particolari la loro decisione sul sito ufficiale del club, mirando a sottolineare come “la decisione di negare ai Rangers l’iscrizione alla prossima Scottish Premier League sia importnatissima, perchè il Celtic ha un piano strategico ed economico indipendente dalle sorti degli altri club”. 

    Nonostante ciò, però, l’esclusione dello storico club dalla serie A scozzese comporterà un inevitabile effetto boomerang negativo sul campionato, che costringerà tutti gli altri club ad “unire le forze” in una necessaria sinergia per tentare di non far calare drammaticamente i ricavi commerciali dell’intero movimento, connessi al “venir meno” di uno dei club di maggiore appeal anche a livello internazionale, che porterà sicuri effetti negativi anche a livello di introiti da merchandising.

  • I Glasgow Rangers verso il fallimento

    I Glasgow Rangers verso il fallimento

    Una storia gloriosa e lunga 139 anni rischia di venire spazzata via per sempre per colpa di amministrazioni scellerate e poco oculate: i Rangers, uno dei club più antichi e prestigiosi d’Europa e il più titolato di Scozia fondato nel lontano 1873, sono sull’orlo di un precipizio e rischiano di scomparire dal palcoscenico calcistico per un debito nei confronti del fisco britannico che ammonta a circa 110 milioni di euro, un conto salato da pagare.

    E’ una corsa contro il tempo, venerdì 30 marzo 2012 rappresenta infatti il termine ultimo per salvare il club di Glasgow dal fallimento che, con il trascorrere delle ore, si materializza sempre di più come un incubo per i milioni di tifosi dei Gers che mai avrebbero immaginato una sorte così crudele e una fine così dolorosa: 54 campionati, 33 Coppe di Scozia, 27 Coppe di Lega e 1 Coppa delle Coppe hanno reso i Glasgow Rangers il club più titolato in patria e nel mondo, tutto questo potrebbe non esistere più se nel giro di un paio di giorni nessun investitore interessato a rilevare il club formulerà una proposta d’acquisto e risanerà il debito verso l’erario che ha causato una pesante penalizzazione in classifica di 10 punti.

    Eppure i giocatori avevano provato, da parte loro, a compiere il miracolo riducendosi lo stipendio addirittura del 75% per salvare il club dallo scorso febbraio in amministrazione controllata, ad oggi non è bastato. Prima di scomparire però i Rangers si sono presi un’ultima soddisfazione, quella di battere un’ultima volta i rivali storici del Celtic nell’Old Firm, la stracittadina, evitandogli di conquistare con 7 giornate d’anticipo il titolo di campione di Scozia in casa propria, all’Ibrox Park, il che sarebbe stata una beffa doppia senza precedenti. Lee McCulloch e compagni guidati in panchina dalla bandiera Ally McCoist, tra mille difficoltà, hanno onorato come meglio non potevano l’impegno battendo gli acerrimi nemici per 3-2 regalando forse l’ultima gioia ai i Blu Noses, i propri sostenitori.

    Glasgow Rangers © Ian Walton/Getty Images

    L’Old Firm è molto più che un semplice derby di calcio, rappresenta infatti una diversità totale fra le due “fazioni” che affonda le proprie radici profonde in questioni extra-calcistiche principalmente di ragione politica e religiosa: i protestanti dei Rangers, unionisti e fedeli alla corona della regina e alla monarchia contro la minoranza cattolica del Celtic, la cui anima è quella degli indipendentisti irlandesi (il club è stato fondato appunto da una comunità di irlandesi di dottrina cattolica emigrati in Scozia agli inizi del ‘900). Famosi sono infatti i vessili che espongono le due tifoserie, da una parte l’Union Jack (la bandiera del Regno Unito) e dall’altra quella dell’Irlanda con bandiere biancoverdi. Uno spettacolo coreografico senza paragoni. Due correnti di pensiero e culture e tradizioni diverse che sono coesistite per oltre un secolo, non senza feroci scontri, nella vita come nel calcio.

    I Rangers, se fallimento sarà, ripartiranno dalla Scottish Third Division, la quarta divisione scozzese e l’ultima serie dei campionati professionistici scozzesi, obbligatoriamente con un’altra denominazione perdendo così nome e storia in attesa che poi qualcuno possa ridare loro quello stesso nome e quella stessa storia gloriosa che hanno fatto un’epopea lunga quasi un secolo e mezzo. Ma come intonano i Blu Noses ad Ibrox e tra le vie di Glasgow “Our club will never die“.