Tag: NBA

  • NBA, Garnett resta ai Celtics. Griffin rinnova con i Clippers

    NBA, Garnett resta ai Celtics. Griffin rinnova con i Clippers

    Si è aperto ufficialmente il mercato NBA, e subito ci sono state le prime mosse delle squadre in vista della nuova stagione. I protagonisti di questa prima giornata sono stati i Boston Celtics ed i Los Angeles Clippers mentre rumors importanti arrivano da Toronto e  da Dwight Howard.

    Andiamo con ordine: la prima notizia giunge da Boston dove il general manager Danny Ainge e l’ala grande Kevin Garnett hanno trovato l’accordo per la prosecuzione del rapporto. Garnett rimarrà un Celtics per i prossimi 3 anni e percepirà un compenso totale di 34 milioni di dollari (poco più di 11 milioni a stagione). L’ex Minnesota Timberwolves diventa così il giocatore più pagato nella storia dell’intera NBA con 322 milioni di dollari complessivi in carriera e supera il precedente primato di Shaquille O’Neal fermo a quota 293. Garnett, 36 anni, è stato l’uomo in più dei Celtics negli ultimi playoff giocati ad una media di 19.2 punti e 10.3 rimbalzi ma la corsa di Boston si è interrotta nella Finale di Eastern Conference al cospetto dei futuri campioni dei Miami Heat.

    Sempre in Massachusetts si sta pensando di rinnovare il contratto a Ray Allen (corteggiato da Miami e Phoenix), mentre c’è ottimismo sulla situazione di Jeff Green. Ainge punta a formare un team con il giusto mix di giovani e “vecchi” dove i veterani potranno dare una mano ai più giovani a diventare le stelle del futuro dei biancoverdi: Rondo, Bradley, Green ed i 2 rookie Sullinger e Melo saranno le colonne portanti dei Celtics nei prossimi anni.

    Blake Griffin rinnova il contratto con i Los Angeles Clippers in scadenza nel 2013: il lungo resterà in California fino al 2018 per un compenso di 95 milioni di dollari. Estensione offerta anche all’altra Star della squadra, ovvero Chris Paul (20 milioni dollari a stagione per 3 anni) ma il playmaker più forte della Lega ha preso qualche giorno di tempo per decidere.

    Si muovono anche i vice campioni degli Oklahoma City Thunder, il coach Scott Brooks prolunga il suo rapporto per altri 4 anni per 4 milioni di dollari a stagione. Ora per il G.M. Presti arriveranno le” grane” Harden ed Ibaka: il rinnovo dei 2 giocatori, pezzi fondamentali nello scacchiere dei Thunder, è problematico (i 2 giocatori chiedono contratti molto alti) ma Presti potrebbe riuscire anche a trattenerli entrambi.

    Kevin Garnett, Boston Celtics | © Christopher Pasatieri/Getty Images

    Voci importanti anche dal Canada dove i Toronto Raptors sembrano vicini al 2 volte M.V.P. della Lega Steve Nash: il playmaker dei Suns vorrebbe tornare in Patria ed i Raptors offrono un contratto triennale da 36 milioni do dollari complessivi (12 a stagione). Nash, 38 anni, rinforzerebbe notevolmente il team di Andrea Bargnani.

    Dwight Howard è sempre più lontano dagli Orlando Magic: il centro più forte della NBA vuole andare ai Brooklyn Nets (in questo modo i Nets potrebbero rifirmare anche Deron Williams che vuole giocare in una squadra competitiva). Intanto il general manager trova l’accordo con Gerald Wallace che continuerà a giocare nella franchigia del proprietario russo Prokhorov per altri 4 anni per 10 milioni di dollari a stagione.

    Minnesota è interessata all’ala dei Blazers Nicolas Batum (pronto un contratto da 50 milioni di dollari che però Portland potrà pareggiare e trattenere il giocatore). Allo stesso modo i Pacers proveranno a trattenere il centro Roy Hibbert (pareggiando ogni eventuale offerta), inseguito proprio dalla squadra dell’Oregon che sembra disposta a concedere al giocatore addirittura il massimo salario disponibile.

    Ultime news da Houston e Phoenix: i Rockets avrebbero trovato l’accordo per il centro dei Bulls Omer Asik. Per lui 25 milioni di dollari in 3 anni, ora la palla passa a Chicago che avrà tempo 3 giorni per decidere se pareggiare l’offerta (e trattenere il giocatore) o rinunciare alle sue prestazioni. I Suns invece sono interessatissimi a Michael Beasley che andrebbe a colmare la lacuna nel ruolo di ala piccola in Arizona.

  • Chris Bosh e Dwyane Wade saltano le Olimpiadi di Londra 2012

    Chris Bosh e Dwyane Wade saltano le Olimpiadi di Londra 2012

    Continua a piovere sul bagnato per la Nazionale statunitense di basket perchè Chris Bosh e Dwyane Wade, stelle dei Miami Heat (squadra neo campione NBA) dovranno rinunciare alle Olimpiadi di Londra 2012 a causa di alcuni infortuni, a poco meno di un mese dall’inizio della rassegna olimpica.

    Bosh, ala grande tra le migliori nelle Lega, soffre ancora per lo stiramento ai muscoli addominali patìto nei playoff NBA contro gli Indiana Pacers. Ha stretto i denti per ritornare in campo nella Finalissima contro gli Oklahoma City Thunder (vinta dai suoi Heat per 4-1) ma il dolore ora si è ripresentato, rendendo inevitabili nuove cure che gli impediranno di allenarsi.

    Per Wade invece i problemi riguardano il ginocchio sinistro che necessita di un’operazione, consigliatagli dal suo staff medico: la guardia di Miami ha informato Jerry Colangelo, general manager di Team U.S.A. e coach Mike Krzyzewski, che non potrà partecipare alle Olimpiadi.

    Dwyane Wade e Chris Bosh | © Ezra Shaw/Getty Images

    Le 2 superstar degli Heat non sono le prime a dover dare forfait: coach Krzyzewski a Londra dovrà già fare a meno del fortissimo centro Dwight Howard (KO per la schiena), del fenomenale playmaker Derrick Rose (stop di un anno per la rottura dei legamenti del ginocchio avvenuta nei playoff contro Philadelphia), del leader dello spogliatoio Chauncey Billups (rottura del tendine d’achille in regular season) e dell’ala grande di Portland LaMarcus Aldridge(problemi di varia natura alle ginocchia). Tutti questi giocatori hanno già informato la federazione.

    A questo punto si spera che i 2 giocatori chiave degli Stati Uniti, LeBron James (anche lui dei Miami Heat) e Kevin Durant, vengano preservati dalla cattiva sorte che sta lentamente ma inesorabilmente decimando la Nazionale olimpica.

    La nazionale U.S.A. campione del mondo e campione olimpica in carica comincerà ad allenarsi per il torneo la settimana prossima a Las Vegas con 16 giocatori (tra cui la neo prima scelta assoluta al Draft 2012 Anthony Davis, ancora senza esperienza in NBA) che poi diventeranno 12 entro l’8 luglio e disputerà 5 amichevoli prima di affrontare la Francia, il 29 luglio nel primo incontro olimpico.

  • Draft NBA 2012, Anthony Davis prima scelta assoluta di New Orleans

    Draft NBA 2012, Anthony Davis prima scelta assoluta di New Orleans

    Alla fine il pronostico e le previsoni sono state rispettate: Anthony Davis, giocatore fenomenale di Kentucky University, è la prima scelta assoluta del Draft NBA 2012. Il centro approda ai New Orleans Hornets che potranno così pensare di costruire una squadra molto valida in vista delle prossime stagioni. In Louisiana arriva anche Austin Rivers, con la decima chiamata. Austin è il figlio di Doc, attuale head coach dei Boston Celtics, che hanno fato di tutto, non riuscendoci, per prendere la guardia e riunire padre e figlio per tentare di tornare lo squadrone vincente della stagione 2008 che portò il titolo in Massachusetts.

    L’Università di Kentucky stabilisce un record per la NBA: infatti anche la seconda scelta proviene dai Wildcats campioni NCAA. Michael Kidd-Gilchrist, ala piccola dalle potenzialità spaventose, finisce ai Charlotte Bobcats che guardano ora al futuro con molto più ottimismo. Mai nella storia della Lega americana di basket 2 compagni di squadra all’Università avevano occupato le prime 2 posizioni di scelta. Alla fine ben 6 giocatori di Kentucky vengono selezionati al Draft 2012 (eguagliando il record di UNLV nel 1977), con 4 selezioni al primo giro e 2 al secondo.

    Washington alla posizione numero 3 si “accontenta” di Bradley Beal, tiratore mortifero di Florida. La prima sorpresa arriva alla posizione numero 4 dove i Cavaliers prendono Dion Waiters, sesto uomo di lusso di Syracuse University, ma in un Draft molto ricco come questo la scelta pare davvero sprecata, c’era molto di meglio a disposizione.

    Sacramento (quinta posizione) e Detroit (nona posizione) rafforzano il pacchetto lunghi rispettivamente con Thomas Robinson (da molti pronosticato come scelta numero 2 fino a pochi minuti prima del Draft) ed Andre Drummond, centro vecchio stile che con Monroe è pronto a fare meraviglie in area pitturata.

    Harrison Barnes, che secondo gli addetti ai lavori ricorda molto per facilità di tiro il fortissimo Kevin Durant, finisce ai Warriors, i Toronto Raptors di Bargnani acquisiscono Terrence Ross. Per restare in tema di italiani i Denver Nuggets di Gallinari puntano sul francese Evan Fournier, sicuramente si poteva prendere qualcosa di più sostanzioso.

    Anthony Davis e Michael Kidd-Gilchrist, prime 2 scelte al Draft | © Elsa/Getty Images

    Un possibile colpaccio lo realizzano i Boston Celtics che perso Austin Rivers si consolano col duo sottocanestro Sullinger-Melo che in altre annate non sarebbe andato oltre le prime dieci posizioni (qui sono stati scelti alla 21 ed alla 22!). Occhio anche ai Thunder che prendono un giocatore fortissimo ed incredibilmente scartato da tutti come Perry Jones III alla posizione numero 28: in attesa del rinnovo di coach Brooks (sempre più problematico) Oklahoma City si cautela in vista dell’eventuale partenza di Ibaka nella prossima stagione, Jones non è uno stoppatore puro come lo spagnolo di origini congolesi ma ha un tiro affidabilissimo quasi da guardia tiratrice, una rarità per un’ala grande (similitudini con Kevin Garnett). Bene anche Phoenix che si cautela in vista della probabile partenza di Steve Nash con il miglior playmaker del college basket, ovvero Kendall Marshall.

    Poche le trade tra le squadre che di solito nella notte del Draft abbondano: quella più rilevante, ma non ancora ufficiale è questa: Lamar Odom dovrebbe tornare ai Clippers (da Dallas che libera spazio salariale per fare un’offerta a Deron Williams), con Mo Williams che proprio i Clippers spediscono a Utah.

    QUESTO L’ELENCO COMPLETO DELLE SCELTE DEL PRIMO GIRO:

    1 New Orleans: Anthony Davis C
    2 Charlotte: Michael Kidd-Gilchrist SF
    3 Washington: Bradley Beal SG
    4 Cleveland: Dion Waiters SG
    5 Sacramento: Thomas Robinson PF
    6 Portland: Damian Lillard PG
    7 Golden State: Harrison Barnes PF
    8 Toronto: Terrence Ross SG
    9 Detroit: Andre Drummond C
    10 New Orleans: Austin Rivers PG
    11 Portland: Meyers Leonard C
    12 Houston: Jeremy Lamb SG
    13 Phoenix: Kendall Marshall PG
    14 Milwaukee: John Henson PF
    15 Philadelphia: Moe Harkless SF
    16 Houston: Royce White SF
    17 Cleveland: Tyler Zeller PF
    18 Houston: Terrence Jones PF
    19 Orlando: Andrew Nicholson PF
    20 Denver: Evan Fournier SG
    21 Boston: Jared Sullinger PF
    22 Boston: Fab Melo PF
    23 Atlanta: John Jenkins SG
    24 Dallas: Jared Cunningham SG
    25 Memphis: Tony Wroten PG
    26 Indiana: Miles Plumlee C
    27 Philadelphia: Arnett Moultrie PF
    28 Oklahoma City: Perry Jones III PF
    29 Chicago: Marquis Teague PG
    30 Golden State: Festus Ezeli C

  • NBA, scambio tra Charlotte e Detroit. Deron Williams free agent

    NBA, scambio tra Charlotte e Detroit. Deron Williams free agent

    In attesa del Draft 2012, che si terrà nella notte italiana (ore 2.00 circa) al Prudential Center di Newark, in NBA le squadre iniziano a muoversi in vista della prossima stagione. Trade di notevole rilevanza quella effettuata tra i Charlotte Bobcats ed i Detroit Pistons: la guardia Ben Gordon, ex anche dei Chicago Bulls, approda in North Carolina nella squadra peggiore dell’intero campionato. Percorso inverso per l’ala Corey Maggette che invece vola in Michigan per rinforzare il reparto a disposizione di coach Lawrence Frank.

    I Bobcats ricevono anche una prima scelta futura da Detroit, perchè con lo scambio si accollano il super contratto di Gordon che nei prossimi anni prenderà ben 25 milioni di dollari. Nella scorsa stagione Gordon ha tenuto una media di 12.5 punti a partita, con una sontuosa prestazione da 45 punti e 9/9 dalla lunga distanza contro i Denver Nuggets; il cestista di origine britannica, eletto miglior sesto uomo dell’anno nel 2005 quando militava nei Chicago Bulls, chiude la sua esperienza a Detroit con un bilancio sicuramente non esaltante e una media complessiva di soli 12,4 punti a partita in 3 stagioni. Un rendimento mediocre se si pensa al faraonico contratto concessogli dal G.M. Joe Dumars quando lo prese da free agent.

    Soddisfatti comunque i Bobcats che acquisiscono il tiratore da 3 punti che mancava nel roster (nell’ultima stagione percentuale pessima dello 0,295%) ma non è solo questa la lacuna da colmare e nei prossimi giorni ci saranno ulteriori movimenti.

    Deron Williams | © Warren Little/Getty Images

    Si muovono anche i Rockets che spediscono Chase Budinger a Minnesota in cambio della 18esima scelta in questo Draft. Probabile che Houston, che ora ha a disposizione le scelte numero 14, 16 e 18 cerchi di arrivare a qualche nome grosso per rinforzare la squadra. Il nome che circola più insistentemente è quello di Dwight Howard, il migliore centro della NBA, che la dirigenza dei Magic vuole cedere onde evitare di perderlo a parametro 0 la prossima Estate. Anche Howard vuole andare via da Orlando e così se l’interesse delle parti convergerà è possibile che tutti possano guadagnare dall’eventuale trade.

    Intanto la superstar Deron Williams dei New Jersey Nets ha comunicato di non aver esercitato la player option a sua disposizione diventando così free agent. Ora è pronto a vagliare tutte le possibili destinazioni.

  • Draft NBA 2012, scocca l’ora di Anthony Davis

    Draft NBA 2012, scocca l’ora di Anthony Davis

    Manca ormai veramente poco e poi scoccherà l’ora del Draft NBA 2012, uno degli appuntamenti più interessanti ed uno degli eventi più seguiti non solo dal pubblico americano ma anche nel resto del Mondo. Domani, giovedì 28 giugno, al Prudential Center di Newark, nel New Jersey, casa abituale dei Nets (ma ora abbandonata dato che la squadra dal prossimo anno giocherà a Brooklyn), andrà in scena la selezione dei migliori prospetti universitari ed europei, scelte che sono molto importanti per le franchigie NBA visto che questa del Draft è una delle tappe fondamentali per poter costruire squadre competitive.

    Sarà uno dei Draft più ricchi di talento della storia, i team avranno l’imbarazzo della scelta nella selezione dei prospetti. Proprio a causa della grande quantità di talenti a disposizione a prima vista è molto difficile fare un pronostico e riuscire a mettere tutte le tessere del puzzle al posto giusto. Solo una cosa è certa al 100%: Anthony Davis, lungo di Kentucky University, sarà la prima scelta assoluta. Il centro dei Wildcats ha dominato l’intera stagione NCAA mettendo a segno 14,2 punti a partita con 10,4 rimbalzi e quasi 5 stoppate di media. Alla fine del torneo è stato nominato anche migliore giocatore della competizione e numerosi sono stati i riconoscimenti vinti per le sue qualità difensive. Il suo punto forte infatti è la difesa (come dimostrano le 5 stoppate di media per incontro), mentre per la fase offensiva dovrà lavorare ancora su alcuni fondamentali per diventare un vero e proprio top player in NBA. L’altezza non è proprio notevole per districarsi bene nel ruolo di centro tra i professionisti ma compensa la mancanza di qualche centimetro (è alto 2 metri e 08, caratteristica fisica che ne fa più un’ala grande) con 2 braccia lunghissime che gli permettono di arrivare per primo sui rimbalzi e di proteggere al meglio il proprio canestro con stoppate terrificanti. In molti, per queste caratteristiche fisiche e tecniche, lo hanno paragonato a Dwight Howard, il centro degli Orlando Magic, che è attualmente il migliore nel ruolo in NBA.

    La destinazione di Davis (figlio d’arte) è scontata: andrà ai New Orleans Hornets che nella notte della Draft Lottery sono stati molto fortunati a salire dalla quarta posizione alla prima scavalcando in serie Cleveland Cavaliers, Washington Wizards ma soprattutto Charlotte Bobcats, rimasti molto delusi dato che puntavano sul fenomeno di Kentucky per rilanciarsi dopo la stagione orrenda che li ha eletti peggior team della storia della NBA per percentuale di vittorie.

    Anthony Davis | © Ronald Martinez Getty Images
    Le ultime voci vogliono proprio i Bobcats interessati a scambiare la loro seconda scelta: i team che si stanno muovendo per acquisire il pick di Charlotte sono i Cavaliers (per mettere a disposizione del rookie of the year Kyrie Irving un altro talento importante) e gli Houston Rockets che stando alle ultime voci, una volta presa la seconda scelta assoluta, potrebbero fare un bel pacchetto regalo agli Orlando Magic per avere in cambio Dwight Howard.

    Dietro a Davis nulla è dato per scontato: in molti dicono che il numero 2 sarà Thomas Robinson, ala di Kansas University, che ha dato battaglia proprio a Davis nella Finale NCAA. Altri pensano che in questa posizione verrà chiamato Michael Kidd-Gilchrist, ala piccola e compagno di squadra di Davis a Kentucky, prospetto dai margini di miglioramento spaventosi. In discesa le quotazioni di Harrison Barnes che fino a qualche anno fa era dato come prima scelta assoluta in qualsiasi anno si fosse dichiarato per il Draft NBA. Le opache stagioni (2) con North Carolina University però hanno fatto scendere l’appeal. Peccato perchè nel vederlo tirare riporta alla mente il grande Kevin Durant. Chissà però che non riesca a rilanciarsi in NBA, Lega forse più adatta al suo stile di gioco rispetto al college basket.

    In ascesa le quotazioni di Bradley Beal, terribile guardia tiratrice di Florida University, e di Andre Drummond, centrone vecchio stampo che fa gola a molti per coprire i buchi a centro area. Il suo punto debole sono i tiri liberi, percentuale orrenda dello 0,295. Per avere un buon futuro dovrà migliorare questo aspetto.

    Tra tutti gli altri menzioniamo Austin Rivers, figlio di Doc Rivers attuale coach dei Boston Celtics: una guardia molto talentuosa che la franchigia del Massachusetts cercherà in ogni modo di acquisire per permettere a papà Doc di allenare il figlio Austin.

    Ancora poche ore e poi sapremo tutte le scelte delle squadre NBA.

  • I Boston Celtics sfideranno l’Olimpia Milano il 7 ottobre 2012

    I Boston Celtics sfideranno l’Olimpia Milano il 7 ottobre 2012

    E’ ufficiale: la NBA ha reso noto che i Boston Celtics, 17 campionati vinti nella Lega americana di pallacanestro, la squadra più titolata degli stati Uniti, sfideranno in amichevole l’Emporio Armani Milano il 7 ottobre 2012 al Forum di Assago. E’ il ritorno della NBA in Italia, a 2 anni di distanza dal clamoroso successo della partita di precampionato che vide i New York Knicks di Danilo Gallinari e Mike D’Antoni essere ospitati proprio dall’Olimpia.

    L’appuntamento, molto atteso dai tifosi italiani, si inserisce nell’NBA Europe Live Tour 2012 che va sempre più definendosi: si parte il 5 ottobre ad Istanbul, per la sfida tra il Fenerbahce del neo allenatore Simone Panigiani ed i Boston Celtics, il 6 ottobre a Berlino gara tra l’Alba e gli ex campioni in carica dei Dallas Mavericks del leader tedesco Dirk Nowitzki. Il 7 ottobre la già citata sfida tra Milano e Boston, si chiude in Spagna dove ci sarà l’ultima partita tra Dallas ed una squadra ancora da definire ma in queste ore dovrebbe arrivare anche quest’ultima conferma.

    “Siamo orgogliosi di essere una delle 4 squadre di Eurolega scelte per competere contro i team NBA, a dimostrazione del livello di credibilità raggiunto dal nostro club e il prestigio di cui Milano e il pubblico di Milano godono a livello mondiale. Lo consideriamo un premio anche per i nostri tifosi che hanno riempito il Forum, uno dei pochi impianti italiani che rispettino le norme Eurolega, in occasione della finale scudetto, dopo che in 2 anni l’affluenza media nelle gare di Eurolega è quasi raddoppiata”.

    Boston Celtics | © Jim Rogash/Getty Images
    Queste le parole del presidente Livio Proli. Sergio Scariolo, coach della nazionale iberica e dell’Emporio Armani già si pregusta l’evento:

    “E’ sempre un piacere giocare contro le squadre NBA, cosa che mi è capitata altre volte in carriera. Sopratutto per una parte dei giocatori il livello di motivazioni è altissimo. Inoltre questo evento ci permetterà di rinsaldare ulteriormente il rapporto con i nostri tifosi cementato durante gli ultimi playoff”.

    Evento da non perdere dunque, si presume che i biglietti saranno polverizzati in poche ore come già successo in passato.

  • LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    Miami, AmericanAirlines Arena, 21 giugno 2012. Da qualche minuto è finita gara 5 delle Finals NBA tra i padroni di casa degli Heat e gli ospiti degli Oklahoma City Thunder, letteralmente demoliti per 121-106. E’ la partita che regala al team della Florida il suo secondo titolo della storia, dopo quello della stagione 2006. I giocatori degli Heat rendono omaggio agli sconfitti, il rispetto viene prima di tutto il resto. Poi indossano magliette e cappellini celebrativi per la vittoria. I tecnici allestiscono al centro del parquet il necessario per la premiazione. La squadra si raduna, i sorrisi si sprecano, la gioia è tanta, la soddisfazione enorme.

    Tra tutti però c’è un viso molto più sorridente rispetto a quello degli altri, lo si nota distintamente. Le telecamere lo cercano, lo immortalano, i fotografi cercano di cogliere sul viso le sfumature migliori. L’attenzione è tutta rivolta ad un uomo, uno solo e soltanto, LeBron James, King James: il Re della NBA finalmente è salito sul trono. Ci sono voluti 9 lunghi anni, 2 Finali perse in passato ed un trasferimento dalla sua Cleveland a Miami per compiere il suo destino. Un destino che aveva riservato solo ed esclusivamente soddisfazioni personali, con premi individuali in abbondanza, riconoscimenti che fanno piacere, che fanno accrescere l’autostima ma che non valgono nulla (o quasi) se non riesci a diventare il numero uno conducendo la tua squadra al titolo.

    Ieri James ha spazzato via tutte le maldicenze dei critici e dei detrattori che hanno dovuto fare ammenda e cospargersi il capo di cenere di fronte alle cifre spaventose di un giocatore che ha disputato dei playoff mostruosi. Serie di Finale chiusa in doppia doppia di media in punti e rimbalzi (quasi 29 punti e 10 rimbalzi tondi tondi), ha chiuso i conti in gara 5 con una sontuosa tripla doppia da 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist. Ha asfaltato i Thunder con il suo talento, riuscendo a capire anche quando coinvolgere i compagni che a turno si sono fatti trovare pronti. Ma non va dimenticato neanche il resto della post season, a partire dalla serie contro gli Indiana Pacers che si stava mettendo male dopo che la franchigia di Indianapolis si è trovata avanti 2-1 con gara 4 da giocare in casa. James ha ribaltato le sorti della sfida. E come non ricordare la strepitosa gara 6 al Boston Garden, con i suoi Miami Heat spalle al muro e sull’orlo dell’eliminazione (3-2 per i Celtics): LeBron ha sfoderato una prestazione leggendaria come qualche decennio fa fece il suo illustre predecessore Michael Jordan proprio a Boston. Una performance che resterà nella storia e negli annali del basket fatta da 45 punti, 15 rimbalzi e 5 assist (da 25 anni non si registravano cifre del genere nei playoff NBA), con soli 7 errori al tiro (19/26). Probabile che proprio in questa gara Miami ed il suo leader abbiano posto le fondamenta per arrivare al titolo. Un merito ulteriore è quello di aver infuso nei compagni la sua stessa voglia di vincere, una peculiarità che è stata messa in evidenza nella serie di Finale contro Oklahoma City.

    LeBron James | © Ronald Martinez/Getty Images
    Spesso i numeri dicono tutto, racchiudono l’essenza, la verità, non mentono mai. Ma tralasciano dei dettagli, dei particolari che risultano poi molto più determinanti: stiamo parlando dell’atteggiamento di James sul parquet, della sua forza mentale. Ha letteralmente distrutto ogni avversario ed ogni squadra che gli si sono presentati davanti, pronti a sbarrargli la strada verso l’anello, il suo anello. Il suo viso emblematico valeva più di mille parole, i suoi occhi mettevano in mostra rabbia, determinazione e voglia di vincere. Poche volte in passato abbiamo visto il fenomeno di Akron così concentrato, così desideroso di voler giungere dove aveva deciso di arrivare. Le sue parole a fine gara sono veritiere come non mai:

    Era solo questione di tempo, sapevo che prima o poi avrei vinto questo titolo che significa tutto per me. La sconfitta dello scorso anno mi è servita tanto perchè ho fatto un passo indietro ed ho capito che stavo giocando solo con odio dentro per zittire coloro che mi criticavano dopo il mio trasferimento da Cleveland. Ho capito che non era il modo giusto di affrontare le cose. Se l’anno scorso giocavo con tanto odio, tanta rabbia, tanta voglia di dimostrare qualcosa, questa volta invece ho giocato con amore, l’amore per la pallacanestro. In estate sono tornato alle basi e ad occuparmi dei fondamentali. Come il gioco spalle a canestro, andando a lezione da Olajuwon. Ringrazio tutti i miei compagni e lo staff tecnico, anche grazie a loro ora il mio sogno è realtà!

    Parole di felicità e di umiltà. Di voglia di crescere. Ancora. Nonostante sia universalmente già riconosciuto come il giocatore di basket più forte e completo di tutti.

    Il momento più significativo della premiazione dei Miami Heat è stato quando LeBron James ha stretto il Larry O’Brien Trophy, il trofeo consegnato alla squadra campione: il numero 6 degli Heat lo ha stretto forte a sè quasi come se fosse un figlio, gli ha sorriso, ha sussurrato alcune parole (che ovviamente non sapremo mai), lo ha baciato per poi alzarlo al cielo. Il gesto del trionfo, il gesto della liberazione, il gesto più bello che un campione del suo talento merita. La maledizione è finita, caro LeBron, goditi il titolo ed il tuo momento. Il prossimo passo è ripetersi, e poi farlo più volte. Solo così si entra nella storia, solo così si entra nella leggenda!

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  • Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    I Miami Heat sono i nuovi Campioni NBA: un successo meritatissimo per il team della Florida che in gara 5 demolisce gli Oklahoma City Thunder per 121-106 chiudendo la serie delle NBA Finals 2012 sul 4-1. E’ il trionfo anche di LeBron James che a 27 anni e dopo 9 stagioni nella Lega (con 2 Finali perse, nel 2006 e nel 2011) riesce a conquistare il titolo che tanto desiderava. Per il fenomeno di Akron anche un altro riconoscimento importante: a fine gara viene eletto M.V.P. delle Finals, un premio che va ad aggiungersi a quello di M.V.P. della regular season. Un dominio netto per James che suggella il tutto con una fantastica tripla doppia nella partita decisiva, scrollandosi di dosso anche l’etichetta di “perdente di successo” che molti detrattori gli avevano affibbiato nel corso di questi anni. Il sortilegio è spezzato ed ora per lui si aprono nuovi orizzonti. La mente corre veloce alla sua strepitosa prova di gara 6 a Boston nella Finale di Conference dove con gli Heat spalle al muro e ad un passo dall’eliminazione (sotto per 3-2 contro i Celtics) diede prova del suo talento con una partita clamorosa al Boston Garden, una performance che rimarrà nella leggenda al pari di quelle di Michael Jordan nel recente passato. Forse è proprio in quella partita che gli Heat hanno compiuto il passo decisivo per vincere il titolo, quello è stato l’emblema di una stagione e di un gruppo che rimarrà negli annali del basket. Per Miami si tratta del secondo titolo nella storia della franchigia, dopo quello della stagione 2005/2006 ottenuto contro i Dallas Mavericks che riscatta ampiamente la Finale persa lo scorso anno, sempre contro i texani.

    Il dominio degli Heat in gara è assoluto: i ragazzi di coach Spoelstra mettono in campo tanta voglia di vincere, tanta aggressività ed una forza mentale fuori dal comune ed annichiliscono sin dai primi minuti gli avversari, letteralmente dominati in ogni aspetto del gioco. Il primo quarto va in archivio sul 31-26 per i padroni di casa.

    Miami allunga nel secondo periodo, quando mancano 5 minuti all’intervallo lungo gli Heat sono già sul -17 (53-36): feroci in difesa, concreti in attacco, i ragazzai di Spoelstra devastano i Thunder grazie alle giocate fenomenali di un James inarrestabile. Oklahoma City in chiusura di frazione però riesce a limitare i danni per chiudere con un passivo di soli 10 punti che pare davvero oro colato per quanto visto in campo (59-49).

    LeBron James, Miami Heat | © DON EMMERT/AFP/GettyImages
    L’inizio della ripresa sorride agli ospiti che grazie a Durant si riportano sotto (-5) in pochi minuti. Ma questi Miami Heat non hanno paura di nessuno: in un batter d’occhio iniziano a piovere triple nel canestro bluarancio, Miller è una sentenza, Battier e Chalmers segnano con facilità, Bosh è il padrone dell’area pitturata e James dispensa magìe sui 2 lati del campo. Ancora lo scatenato Miller da 3 punti ed un canestro più fallo di Wadefanno capire che questa gara non può sfuggire ai padroni di casa che volano sul + 26 (93-67) ad un minuto dalla fine del terzo quarto.

    Il massacro degli Heat sui Thunder si affievolisce solo nella frazione concluisva: Miami infatti amministra tranquillamente l’ampio margine e conclude l’incontro sul 121-106 che sancisce il trionfo della squadra della Florida. Sugli spalti l’entusiasmo è alle stelle e per una volta tanto la solitamente “fredda” AmericanAirlines Arena si trasforma in una bolgia, un entusiasmo contagioso che ha accompagnato gli Heat per tutto l’incontro. C’è solo gioia a Miami, ma a fare da contraltare ci sono le lacrime di un comunque grandissimo Kevin Durant per la Finale persa, lacrime asciugate dalla mamma e dal papà che abbracciano il figlio. Una scena che fa capire quanto questo ragazzo potrà dare al basket NBAnei prossimi anni, un giocatore lontano dagli stereotipi moderni, con la testa sulle spalle e dei valori (come quello della famiglia) che lo porteranno sicuramente lontano nella sua carriera.

    E’ proprio il prodotto di Texas University il miglior marcatore del match con 32 punti ed 11 rimbalzi. Seguono Westbrook ed Harden con 19 punti a testa. Assolutmente nullo il contributo dei vari Ibaka, Perkins e Collison (13 punti complessivi in 3). I padroni di casa invece hanno la meglio grazie alla sontuosa tripla doppia di un LeBron James da antologia del basket che chiude con 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist (e 2 stoppate). A dare man forte al numero 6 degli Heat ci pensa un fantastico Mike Miller che nonostante i noti problemi alla schiena (che potrebbero anche minare il suo futuro in NBA) infila 23 punti in 23 minuti giocati, risultando un cecchino infallibile dalla distanza (7/8 nelle triple). Grandi performance anche per Chris Bosh (24 punti) e Dwyane Wade (20), positivo il solito Shane Battier sui 2 lati del campo.

    Per gli Heat e la città di Miami è l’ora di festeggiare, i Thunder invece dovranno cercare di capire i loro errori e ripartire in vista di un futuro che comunque li vedrà protagonisti (e magari vincenti) nei prossimi anni.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 21 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 121-106
    Mia: James 26, Bosh 24, Miller 23
    Okl: Durant 32, Westbrook 19, Harden 19

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-4 Heat. MIAMI VINCE IL CAMPIONATO 2011/2012

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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    IL VIDEO DELLA PREMIAZIONE DEI MIAMI HEAT:

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    FOTOGALLERY MIAMI HEAT vs OKLAHOMA CITY THUNDER:

    Foto Credit: Getty Images

  • NBA, Dunlap nuovo coach di Charlotte. Lewis vola da Belinelli

    NBA, Dunlap nuovo coach di Charlotte. Lewis vola da Belinelli

    La stagione NBA ancora non é conclusa dato che nelle Finals 2012 i Miami Heat di LeBron James conducono sugli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant per 3-1 (stanotte gara 5) ma le squadre rimaste fuori dalla post season iniziano già a muoversi sul mercato in vista del Draft per preparare al meglio la prossima annata.

    I primi a battere un colpo sono stati i Charlotte Bobcats di Michael Jordan, che deve riscattare la poco edificante nomèa di proprietario peggiore della storia: il suo team infatti nella regular season 2011/2012 è diventato il peggiore nella storia della Lega, la franchigia con la più bassa percentuale di vittorie in assoluto (0,106 dovuta a soli 7 successi e ben 59 sconfitte) che ha “scavalcato” quella di Philadelphia di qualche decennio fa.

    Licenziato Paul Silas, subito dopo i 23 KO di fila nel finale di stagione, Jordan ha scelto Mike Dunlap come nuovo head coach: l’ormai ex allenatore di Saint John’s University, 54 anni, ha avuto la meglio su altri tecnici più quotai come l’assistente degli Indiana Pacers Brian Shaw e l’assistente dei Lakers Quin Snyder. Jordan avrebbe voluto affidare la panchina a Jerry Sloan, ex tecnico degli Utah Jazz, che ebbe come rivale nelle famose Finali NBA del 1997 e 1998 (vinte entrambe da M.J.). Sloan però non è stato convinto dal progetto tecnico ed ha declinato l’offerta.  L’esperienza più significativa di Dunlap in NBA è quella con i Denver Nuggets di George Karl (dal 2006 al 2008) dove fu primo assistente dell’allenatore. Ora la nuova sfida alla guida dei disastrati Bobcats, compito non facile ma neanche impossibile visto che Charlotte ha la seconda scelta assoluta nel prossimo Draft del 28 giugno che si preannuncia come uno dei migliori di sempre visti i numerosi talenti che si sono “dichiarati” per l’NBA.

    Rashard Lewis | © Streeter Lecka/Getty Images

    Si muovo anche gli Orlando Magic, che dopo i licenziamenti di coach Van Gundy e del general manager Smith, coprono almeno uno dei 2 “buchi”: il ruolo di dirigente è stato affidato a Rob Hennigan, ormai ex assistente di Sam Presti agli Oklahoma City Thunder. I Magic sperano che Hennigan possa costruire una squadra molto competitiva così come ha fatto il suo mentore Presti con i Thunder. Per la panchina di Orlando il nome caldo è quello di Shaw, il già citato assistente allenatore dei Pacers.

    Il primo scambio in vista del nuovo campionato lo firmano invece Washington Wizards e New Orleans Hornets: in Louisiana arriva l’ala Rashard Lewis ed il suo contrattone da 24 milioni di dollari (secondo giocatore più pagato della NBA dopo Kobe Bryant, davvero un’assurdità visto il rendimento dell’ex Orlando Magic e Seattle SuperSonics negli ultimi anni) ed in più la 46esima scelta al Draft. Nella Capitale approdano invece il centro Emeka Okafor e l’ala Trevor Ariza, che rinforzano pesantemente i Wizards. L’acquisizione di Lewis da parte degli Hornets si potrebbe spiegare anche con la voglia di tagliarlo immediatamente (cosa che non potevano fare con Ariza e Okafor dovendone scegliere solo 1): con la clausola Amnesty infatti il giocatore scomparirebbe dal bilancio della squadra e i “Calabroni” potrebbero investire i soldi risparmiati (circa la metà dei 24 milioni di dollari dovuti al giocatore) sul prossimo mercato, liquidità utile anche per poter eventualmente rifirmare il nostro Marco Belinelli che a New Orleans ha trovato la sua dimensione dopo 5 anni in giro per l’NBA.

  • Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    I Miami Heat battono gli Oklahoma City Thunder per 104-98 in gara 4 delle NBA Finals 2012 e si portano sul 3-1 nella serie. Per la squadra della Florida, alla terza vittoria di fila sugli avversari di turno, ci sarà la possibilità, nella prossima partita, di chiudere i conti  dato che il match sarà da giocare sempre sul parquet amico. Ma attenzione a dare per morta Oklahoma City che già nel turno precedente, sotto per 2-0 contro i San Antonio Spurs, riuscì a rimontare e vincere la serie per 4-2 con 4 successi consecutivi ottenuti ai danni di un team reduce da 20 vittorie di fila e complessivamente con una striscia di 30 risultati positivi in 32 partite.

    Pronti-via ed i Thunder iniziano fortissimo trascinati da un Westbrook in serata di grazia che guida i suoi sul 13-3. Il play di Oklahoma City è indiavolato e costringe coach Spoelstra a chiamare 2 timeout già nei primi 8 minuti di gioco quando il punteggio recita 25-12 in favore degli ospiti anche grazie all’apporto di Collison che piazza 6 punti in pochi minuti (ma il suo contributo si chiuderà qui). Sul finire di frazione una tripla di Cole rende meno pesante il passivo per gli Heat che sono sotto addirittura per 33-19!

    Nel secondo quarto Miami ritorna in campo più concentrata, alza nettamente l’intensità difensiva e con un parziale di 7-0 (ancora grazie a Cole) costringe coach Brooks al timeout. I Thunder però restano senza segnare per ben 4 minuti e così Chalmers infila il canestro del provvisorio -1 (33-32). Westbrook spezza il parziale di 13-0 dei padroni di casa con una giocata fulminea (35-32) ma Wade impatta il risultato con una bomba. Si va avanti punto a punto fino alla conclusione del primo tempo: gli ospiti dopo i 33 punti siglati in apertura, sono costretti ad acconentarsi di soli 16 punti nel secondo periodo e Miami resta in partita sul -3 (49-46).

    La ripresa si apre con continui botta e risposta da ambo le parti, James riesce a portare anche in vantaggio gli Heat (59-58 dopo 4 minuti) ma gli ospiti non demordono e restano attaccati agli avversari che possono contare su un grande Wade, sulla continuità di Chalmers e su un LeBron James già a ridosso della tripla doppia (20 punti, 12 assist e 9 rimbalzi). La frazione si conclude sul 79-75 per Miami.

    Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    James però inizia ad accusare i primi sintomi della fatica nell’ultimo quarto (i crampi lo costringono più volte a piccoli riposi in panchina) ma ad ergersi a protagonista assoluto per i padroni di casa è Mario Chalmers: 12, infatti, i punti infilati in questo frangente che portano il team della Florida sull’85-79 sfruttando anche il periodo di confusione di Harden che perde alcuni palloni banalmente. 9 punti di fila di Westbrook rimettono in carreggiata i Thunder (90-88 per Miami). Spoelstra chiama timeout ma non basta perchè la premiata ditta Durant-Westbrook opera il sorpasso (92-91) a 4 minuti dal termine. I tifosi sugli spalti tremano di paura ma James, nonostante i dolori fisici segna una tripla fondamentale (l’unica della sua gara) per il 97-94 quando alla sirena mancano poco meno di 3 minuti. Wade porta i suoi compagni sul +5 (99-94), ancora un immarcabile Westbrook riduce il gap sul 99-96. Ma sono pochi i secondi che restano da giocare e Miami chiude i conti con i tiri liberi. Gli Heat trionfano 104-98.

    Ai Thunder non bastano i 43 punti (20/32 al tiro), 7rimbalzi e 5 assist di uno strepitoso Russell Westbrook che a lungo ha predicato nel deserto mettendo a segno da solo quasi la metà dei punti totali di Oklahoma City. L’unico a dare man forte alla “combo-guard” degli ospiti è Kevin Durant che alla fine piazza 28 punti, poi il vuoto con James Harden autore di 8 punti che replica il poco lusinghiero 2/10 al tiro della gara precedente, pur acchiappando 10 rimbalzi. Il resto dei giocatori bluarancio mette a segno appena 19 punti con 5 giocatori e questo ovviamente non può bastare. Miami invece trionfa grazie all’ennesima grande prestazione di LeBron James, che pur giocando nell’ultimo quarto con i crampi riesce ad arrivare quasi in tripla doppia con 26 punti, 9 rimbalzi e 12 assist (restano comunque da valutare le sue condizioni fisiche in vista del prossimo incontro che è solo a 48 ore di distanza). Eccellente anche la gara di Dwyane Wade da 25 punti, ma l’uomo del giorno è Mario Chalmers che esplode letteralmente nella decisiva frazione ed infila 12 dei suoi 25 punti totali con canestri pesantissimi che regalano in pratica il successo. 13 punti e 9 rimbalzi per Chris Bosh, positivo dalla panchina Cole autore di 8 punti.

    Come già detto, per gara 5 si resta a Miami, ultima gara sul parquet della Florida: gli Heat dovranno capitalizzare ancora una volta il fattore campo e se vittoria sarà, James e compagni diventeranno i campioni NBA. Oklahoma City però giocherà agguerrita più che mai, per cercare di riportare la serie nella propria Arena dove potrebbe clamorosamente ribaltare la sfida. Nella storia delle Finali NBA mai nessuna squadra è riuscita a rimontare quando si è trovata sotto per 3-1, più in generale nei playoff solo 8 volte su 186 occasioni un team che si è trovato in svantaggio per 3-1 ha poi concluso vittoriosamente sul 4-3 (una percentuale di circa il 4%). Vedremo se i Thunder riusciranno a riscrivere la storia della NBA in questa occasione che non devono lasciarsi sfuggire.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 19 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 104-98
    Mia: James 26, Wade 25, Chalmers 25
    Okl: Westbrook 43, Durant 28, Harden 8

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-3 Heat

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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