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  • Annunciato NBA 2K19 20th Anniversary Edition : LeBron James in copertina

    Annunciato NBA 2K19 20th Anniversary Edition : LeBron James in copertina

    NBA 2K19 è il ritorno per l’ennesimo anno della simulazione di basket per eccellenza, una versione di NBA 2K che spegne 20 candeline, un anniversario non da poco, e lo fa con un LeBron James protagonista della copertina di NBA 2K19 20th Anniversary Edition.

    E’ una doppia celebrazione quella della prossima edizione di NBA 2K, quella di un giocatore che celebra un importante traguardo di un videogame e quella di un videogame che celebra il giocatore più dominante della NBA. Il lancio avviene con un trailer e le parole di LeBron James, parole che riecheggiano sulla copertina dell’edizione speciale in una composizione artistica che mette in risalto alcune delle frasi legate al cestista: Strive for Greatness, Driven e Equality, alcuni degli esempi.

    Il Prescelto si è definito onorato di essere sulla copertina per il ventesimo anniversario del titolo, dicendo che lo ha giocato ed amato sin da quando era bambino.

    Per la seconda volta sulla copertina del videogioco, sebben lontano dalle 5 apparizioni di Allan Iverson, ed un gradino dietro a Michael Jordan (due apparizioni in edizione standard, di cui una condivisa con Magic Johnson e Larry Bird, e una in Special Edition) e Shaquille O’Neal (due apparizioni in edizione standard ed una in Legend Edition), il 14 volte NBA All-Star (oltre che 4 volte MVP della lega, 3 volte campione NBA ed altrettante MVP della finale) eguaglia Kobe Bryant e Kevin Durant nel numero di apparizioni in cover.

    NBA 2K19 20th Anniversary Edition rappresenta la seconda presenza in copertina per il 14 volte NBA All-Star. James, che sta disputando al momento la sua 15esima stagione NBA, è anche co-fondatore della SpringHill Entertainment e della piattaforma per gli sport digitali UNINTERRUPTED.

    Sviluppato da Visual Concepts, la NBA 2K19 20th Anniversary Edition sarà disponibile a partire dal 7 Settembre 2018 per Xbox One, PlayStation®4, Nintendo Switch e PC.

    La NBA 2K19 Standard Edition sarà disponibile per Xbox One, PlayStation®4, PC e Nintendo Switch dall’ 11 Settembre 2018.

    NBA 2K19 arriverà nei negozi l’11 Settembre 2019, ma per chi prenoterà in anticipo il videogame potrà averlo tra le mani il 7 Settembre 2019.

    Due le edizioni annunciate al momento, entrambe sia su supporto fisico che digitale: NBA 2K19 Standard Edition, il cui atleta di copertina non è stato ancora rivelato, ed NBA 2K19 20th Anniversary Edition.

    Prenotando l’edizione standard di NBA 2K19 si otterranno 5.000 Virtual Currency, 10 pacchetti La Mia Squadra (MyTEAM) (consegnati uno alla settimana) 1 Carta Zaffiro dell’atleta di copertina per la modalità La Mia Squadra.

    Invece chi prenoterà NBA 2K19 20th Anniversary Edition riceverà: 100.000 VC, 50.000 punti La mia Squadra, 20 pacchetti lega La mia Squadra (consegnati uno alla settimana), Carta Zaffiro LeBron James La mia Squadra, 10 pacchetti La mia Squadra  Heat (consegnati uno a settimana dall’inizio della stagione NBA), 5 murali a tema LeBron per Il mio Campo, Design Il mio Campo LeBron, La collezione del Re (King’s Collection) – Abbigliamento Nike e scarpe LeBron (25 paia). Inoltre chi acquisterà la versione fisica e non digitale riceverà anche un poster LeBron NBA 2K19, degli adesivi NBA 2K ed un polsino con le parole scelte da LeBron.

    NBA 2K19 20th Anniversary Edition è Sviluppato da Visual Concepts e sarà disponibile a partire dal 7 Settembre 2018 per Xbox One, PlayStation 4, Nintendo Switch e PC, mentre

    NBA 2K19 Standard Edition sarà disponibile per le stesse piattaforme dall’11 Settembre 2018.
    Infine da notare che già dal  31 Agosto 2018, solo per  Xbox One e PlayStation 4 sarà possibile inizia la modalità La Mia Carriera con tramite NBA 2K19: The Prelude.

    Attendiamo impazienti di sapere quali saranno le novità del gioco e proporvi la consueta recensione annuale.

  • NBA Sundays: Belinelli al top ma gli Hawks perdono. I risultati del 22/10/2017

    NBA Sundays: Belinelli al top ma gli Hawks perdono. I risultati del 22/10/2017

    E’ il primo NBA Sundays dell’anno, prima serata italiana per Marco Belinelli che non delude nella prestazione individuale, ma che si trova costretto a vedere la sua squadra perdere nonostante i suoi sforzi. Nuovamente sconfitti gli Oklahoma City Tunder, mentre i Pelicans conquistano la prima vittoria.

    Brooklyn Nets – Atlanta Hawks 116-104

    Non sono bastati i 19 punti di Marco Belinelli per espugnare il campo dei Brooklyn Nets, c’è stato poco da fare per gli Atlanta Hawks che dopo una partita inziata bene (con un 7-2 velocissimo) ma giocata in sofferenza hanno subito nel finale il definitivo parziale di 17-5 che ha chiuso i giochi. Belinell insignito ormai del ruolo di sesto uomo e spesso di prima scelta offensiva da man forte ai suoi, segnando nel quarto quarto anche il canestro del pareggio momentaneo, ma nemmeno dalla panchina dei Nets scherzano, così tocca ad Allen Crabbe (autore alla fine di 20 punti) di tenere in gioco la sua squadra. Ma il vero leader a Brooklyn sembra essere già D’Angelo Russel, autore di 16 punti e 10 assist, che prende per mano la squadra e la porta alla vittoria in un terzo quarto dove gli Hawks non esistono. Chissà se i Lakers lo stanno già rimpiangendo.

    Oklahoma City Thunder-Minnesota Timberwolves 113-115

    Non è stato tanto il fantastico canestro di Andrew Wiggins da dieci metri allo scadere della partita a segnare le sorti dei Thunder, nè tantomeno sarebbe stata meritata la vittoria con la tripla di Carmelo Anthony pochi secondi prima. I Timberolves hanno vinto la partita reggendo quella che dovrebbe essere la pretendente numero due al titolo dal lato Ovest, o meglio ancora Oklahoma City ha perso una partita perchè ancora non sa come dividere i palloni tra i propri giocatori.
    Prima di arrivare a quel finale fatto di un testa a testa con diversi capovolgimenti di fronte, Russel Westbrook con 31 punti e 10 assist, era tornato a fare il fenomeno in attacco, seppur con tanti, forse troppi, tiri presi, adesso che non è più solo. Carmelo Anthony si è fermato a 23 punti, con quella tripla pesantissima, arrivata in una giornata imprecisa (2/7 da 3 punti), ma alla fine inutile, mentre Paul George mette a referto 14 punti, 6 rimbalzi, 8 assist e 4 palle recuperate, però macchia il tutto con 1/8 al tiro da 3 punti. Da notare infine la doppia doppia di Steven Adams con 17 punti e 13 rimbalzi.
    Dal lato dei vincitori oltre alla grande prestazione di Andrew Wiggins (27 punti e 7 rimbalzi), si è fatto notare come sempre un solidissimo Karl-Anthony Towns da 27 punti e 12 rimbalzi, molto presente nel finale quando è autore anche del canestro dell’ennisimo vantaggio dei Timberwolves. Sfiora la doppia doppia Jeaff Teagu con 19 punti e 9 assist, mentre la raggiunge Taj Gibson con 11 punti e 10 rimbalzi, ancora in fase di studio Jimmy Butler (15 punti, 6 assist e 6 rimbalzi).

    Los Angeles Lakers – New Orleans Pelicans 112-119

    Prima vittoria dei New Orleans Pelicans, a discapito dei Los Angeles Lakers in balia di un Lonzo Ball che tira malissimo tutta la serata. Le due torri dei Pelicans ancora una volta dominano, ma questa volta portando a casa anche una vittoria, Anthony Davis segna 27 punti e prende 17 rimbalzi, DeMarcus Cousins di rimbalzi ne prende 11 e di punti ne fa 22, dietro di loro un E’Twaun Moore da 19 punti, ma soprattutto da 8/9 al tiro dal campo. Loro, con i propri compangi, la partita la conquistano subito, con una vvio a razzo ed un vantaggio di 22 punti raggiunto più volte.
    I Lakers non reggono, col terzo quintetto diverso in tre partite giocate non hanno ancora le idee chiare, il più alterno e confuso al momento è Lonzo Ball che seppur serva 13 assist e prenda 8 rimbalzi, segna solo 8 punti con 3/13 al tiro dal campo e 0/5 da 3 punti. Alterno anche Brandon Ingram che non ha ancora continuità e padronanza. Top scorer della serata per i Lakers è ancora Jordan Clarkson con 24 punti. Buone anche le realizzazioni di Kentavious Caldwell-Pope e Kyle Kuzma, entrambi 20 punti.

     

     

  • NBA: Delude Belinelli, out Rose, esplode Lonzo Ball. I risultati del 20/10/2017

    NBA: Delude Belinelli, out Rose, esplode Lonzo Ball. I risultati del 20/10/2017

    Nella notte sono state 10 le partite NBA giocate, si è iniziato con il nostro Marco Belinelli in campo, si è inframezzato con la sfida tra Giannis Antetokounmpo e LeBron James di mezza serata e si è finito con l’exploit di Lonzo Ball.

    Charlotte Hornets – Atlanta Hawks 109-91

    Si sa, in NBA le partite che sembrano già chiuse possono cambiare ed in breve tempo, ed è quello che è accaduto a Charlotte, dove gli Hornets sotto per quasi tutti i primi tre quarti ed in svantaggio di 20 punti nei confronti degli Atlanta Hawks non solo hanno recuperato il divario, ma hanno anche vinto di 18 punti. Si trova ad affrontare la sua ultima squadra, nonchè anche se a New Orleans la squadra nel quale vanta più presenze, e delude, diversamente dalla gara di esordio di quest’annoMarco Belinelli realizzando solo 5 punti, ma soprattutto facendo registrare un 1/10 al tiro, con 1/3 al tiro da 3 punti. Dei suoi compagni alla fine spiccherà solo Dennis Schroder con 25 punti e 5 assist.
    Dal lato deglli Charlotte Hornets a dominare è soprattutto l’uomo dello scambio con Marco Belinelli, Dwight Howard che realizza 20 punti e prende 15 rimbalzi, dimostrando ancora di poter dire la sua. La vittoria della sua squadra è guidata oltre che da lui da un positivissimo Kemba Walker autore di 26 punti e 9 assist, in testa nella rincorsa dal parziale di 24-0 che ha praticamente cambiato il volto della partita.

    Milwaukee Bucks – Cleveland Cavaliers 97-116

    E’ una bella partita quella tra Milwaukee Bucks e Cleveland Cavaliers, ma soprattutto è una bella sfida quella tra Giannis Antetokounmpo, ormai pienamente una stella e serio candidato al titolo di MVP fin da subito, e LeBron James, su cui nulla si può più aggiungere.
    La partita è alquanto equilibrata nei primi due tempi, con le due squadre che si alternano nei vantaggi, se non che nel terzo quarto la compagine dell’Ohio mette il piede sull’acceleratore e con un LeBron James da 24 punti, 8 assist e 5 rimbalzi, una buona prova quella di Derrick Rose, 12 punti in 22 minuti, con 3 su 4 al tiro, purtroppo fermato dall’ennesimo infortunio. Sotto il ferro fa la differenza per gli ospiti Kevin Love con 12 rimbalzi e 17 punti. Si conferma una certezza dalla lunga distanza Kyle Korver, autore di 17 punti dati da un 5/6 al tiro da 3 punti.
    I padroni di casa sono stati trascinati da uno spettacolare Giannis Antetokounmpo, 34 punti, 8 rimbalzi, 8 assist, 3 palle rubate, ma soprattutto leader dei Milwaukee Bucks. Tra i suoi in attacco l’unico ad aiutare davvero è Malcolm Brogdon, autore di 16 punti, mentre sembra evidente che vi siano problemi nel reparto lunghi. Fallimentare Khris Middleton che fa 3/10 al tiro con 0/5 da tre punti.

    Phoenix Suns-Los Angeles Lakers 130-132

    E’ bastata la seconda partita dei Los Angeles Lakers affinchè Lonzo Ball realizzasse l’exploit, guidando la sua squadra nella vittoria contro i seppur non fortissimi Phoenix Suns. Lonzo Ball realizza 29 punti, prende 11 rimbalzi e serve 9 assist, una cosa che non accadeva dal 2005 e che lo fa fermare ad un passo dalla tripla doppia record per età di LeBron James. La prestazione dei Lakers è condita da Brandon Ingram autore di 25 punti, massimo in carriera per il sophomore, con 3/4 al tiro da 3 punti, e da Brook Lopez che realizza 19 punti e prende 11 rimbalzi.
    I Phoenix Suns riescono a incalzare i Lakers grazie al solito Eric Bledsoe autore di 28 punti, ma soprattutto grazie all’uomo dai 70 punti lo scorso anno contro i Boston Celtics,  Devin Booker che piazza 25 punti, 11 rimbalzi ed 8 assist, ed infine grazie alla buona prova di T.J. Warren che segna 24 punti e raccoglie 8 rimbalzi ma si macchia dei due errori finali ai tiri liberi che segnano la partita a due secondi dal termine.

    Indiana Pacers-Portland Trail Blazers 96-114

    Vincono facilmente i Portland Trail Blazers contro gli Indiana Pacers, lo fanno grazie al rientro di C.J. McCollum autore di 28 punti con 3/4 al tiro da 3 e 7 rimbalzi, assistito da un Damian Lillard (18 punti punti, 7 rimbalzi, 7 assist) che parte col botto e poi si rilassa, e da un solido Al-Farouq Aminu che segna 16 punti e prende 16 rimbalzi.
    Nulla hanno potuto i 17 punti e 6 rimbalzi di Victor Oladipo che fa registrare un pessimo 5/17 al tiro.

    Philadelphia 76ers-Boston Celtics 92-102

    Riescono finalmente a portare una vittoria a casa i Boston Celtics, lo fanno in una partita altelenante e in dubbio fino a pochi minuti dalla fine. Guida la carica Kyrie Irving con 21 punti, seppur non ancora completamente a suo agio in maglia bianco verde, mettono tanti punti a referto Al Horford (17 punti e 9 rimbalzi) e Jayson Tatum (15 punti e 8 rimbalzi), seppur con percentuali al tiro non proprio tra le migliori.
    I 76ers sono ancora la fermi senza avere il mordente giusto nel finale, riescono ad avere tutto il quintetto in doppia cifra ai punti realizzati, ma non hanno ancora l’esperienza. Proprio in termini di esperienza l’unico a poterla tirare fuori è J.J. Redick, autore di 19 punti con 4/7 al tiro da 3 punti, fa da baby sitter ai compagni giovani, a Ben Simmons che entra praticamente da playmaker e fa 11 punti ed 11 rimbalzi,  lo fa a Joel Embid, autore di 11 punti e 14 rimbalzi, che però fa solo 4/16 al tiro dal campo, lo fa al rookie Markelle Fultz che ancora non ha mostrato nulla.

    Washington Wizards-Detroit Pistons 115-111

    Partita tirata e vittoria finale dei Wizards contro i Pistons, grazie soprattutto alla prestazione di Otto Porter, per lui 28 punti, 9 rimbalzi e 4 recuperi, del compagno Bradley Beal (25 punti, 4 assist e 3 stoppate) e di colui che chiude la partita, John Wall, autore di 26 punti e 10 assist, ma soprattutto autore dei due tiri liberi e della stoppata che hanno dato la vittoria ai padroni di casa.
    I Pistons oltre a Reggie Jackson, realizzatore di 21 punti 5 assist e 5 palle rubate, non trovano lo stesso Tobias Harris della prima gara, il quale si ferma solo a 15 punti.

    Brooklyn Nets-Orlando Magic 126-121

    La partita che si risolve praticamente all’ultimo minuto vede vincere i Brooklyn Nets orfani di Jeremy Lin, ma con il trio D’Angelo Russell, DeMarre Carroll  e Trevor Booker, quest’ultimo dalla panchina e con anche 11 rimbalzi, autori di 17 punti cadauno.
    Gli Orlando Magic sono ancora una volta soprattutto Nikola Vucevic, dominante con 41 punti (12/22 al tiro) e 12 rimbalzi, al cui aiuto c’è un Evan Fournier da 22 punti e 9 rimbalzi che però fa solo 8/21 al tiro dal campo.

    Minnesota Timberwolves-Utah Jazz 100-97

    Si risolve a 27 secondi dalla fine la sfida tra Timberwolves e Jazz, la risolve Jamal Crawford con un tiro da 3 punti, lo stesso Jamal Crawford che segna 17 punti e li segna tutti nel quarto quarto. I suoi punti sono stato solo il coronamento di una partita in cui Karl-AnthonyTowns con 20 punti e 10 rimbalzi ha dettato legge, lo ha fatto affiancato da Andrew Wiggings che ha segnato a referto 21 punti e 5 rimbalzi.
    Prestazioni quelle dei Minnesota Timberwolves che sono servite a rimandare indietro l’assalto degli Utah Jazz che hanno più volta alzato la testa guidati da Ricky Rubio che va in doppia doppia co 19 punti e 10 assist, da quella di Rudy Gobert di 10 punti e 13 assist, ma anche da 20 punti di Rodney Hood.

    Dallas Mavericks-Sacramento Kings 88-93

    Dirk Nowitzki ed i suoi Dallas Mavericks sono stanchi e si vede, riescono a giocare bene e tenere la testa della partita per tutto il primo tempo, ma arrancano nel secondo. I padroni di casa devono affidarsi, causa leggero infortunio di Dennis Smith Jr., alle mani di J.J. Barea che serve 10 assist ai compagni, ma tira male facendo solo 4/14 dal campo. Dalla parte avversaria 10 assist li serve il rookie De Aaron Fox, che segna anche 9 punti e prende 6 rimbalzi, molto utile nel complesso a dare la vittoria ai suoi. Ancora bene il reparto lunghi dei Kings con la doppia doppia di Willie Cauley-Stein (10 punti ed 11 rimbalzi) ed i 13 punti e 6 rimbalzi di Zach Randolph (esattamente le stesse cifre di Buddy Hield), ma chi guida alla vittoria George Hill che segna 21 punti con un ottimo 9/12 al tiro dal campo, dato anche da un 3/3 al tiro da 3 punti.
    Dal lato Mavs sopra le righe solo Harrison Barnes che con 24 punti è il miglior realizzatore della serata, mentre Nerlens Noel con 7 punti e 6 rimbalzi non spicca, infine pessima la prova di Wesley Matthews che resta a 0 punti con 0/7 al tiro dal campo, tra l’altro tutti tentativi da 3 punti.

    New Orleans Pelicans-Golden State Warriors 120-128

    Ci sarà Kevin Durant, ci sarà Draymond Green, ma gli Splash Brothers sono sempre gli Splash Brothers, e sono loro a portare i Golden State Warriors alla vittoria contro i New Orleans Pelicans rientrando anche da un -15, e riuscendo anche ad andare +15.
    I Pelicans provano subito ad andarsene e ci riescono per un lungo periodo, con la forza delle due torri Anthony Davis (35 punti e 17 rimbalzi) e DeMarcus Cousins (35 punti e 15 rimbalzi) riescono a far paura, se non che manchi alla fine quella consistenza tale da portare a casa una vittoria che sembrava facile.  Sono concreti invece Klay Thompson autore di 35 punti con 7/12 al tiro da 3 punti, Stephen Curry 28 punti ed 8 assist con un meno preciso 4/11 da 3 punti, ed infine con un solidissimo Kevin Durant che oltre a realizzare 22 punti e prendere 8 rimbalzi piazza anche 7 stoppate.
    Si vede così la differenza tra le prospettive future e la certezza del presente.

     

  • Buona la prima di Gallinari in maglia Clippers. Le partite del 19/10/2017

    Buona la prima di Gallinari in maglia Clippers. Le partite del 19/10/2017

    Nella notte NBA si sono giocate tre gare, tra cui quella dell’esordio di Danilo Gallinari nelle file dei Los Angeles Clippers che battono facilmente i cugini Lakers nel derby di Los Angeles.

    Los Angeles Lakers-Los Angeles Clippers 92-108

    Los Angeles Lakers a dir poco disastrosi, o se si preferisce, ma ci viene difficile crederlo, i Los Angeles Clippers sono terribilmente forti. Fatto sta che l’esordio di Danilo Gallinari nelle file dei Clippers porta il segno della vittoria, viceversa delude il tanto atteso rookie dei Lakers Lonzo Ball.

    Chiusa la parentesi Chris Paul, ormai Rockets,  i Los angeles Clippers giocano all’insegna dello strapotere dei due lunghi Blake Griffin e DeAndre Jordan, mentre i Los Angeles Lakers a tratti sembrano una squadra del CSI. Infatti i Lakers, che figuravano come padroni di casa sono riusciti a restare a contatto a stento per il primo quarto, poi i Clippers hanno sempre dominato, arrivando anche ad un vantaggio di 30 punti.

    Blake Griffin oltre ad essere l’uomo partita è ormai l’uomo franchigia per i Los Angeles Clippers, DeAndre Jordan è una degna spalla, nonchè ancora della difesa, in tutto ciò Danilo Gallinari sembra poter essere l’uomo in più, quello della concretezza, completa il tutto Patrick Beverly che se difende come ieri darà del filo da torcere a molti. Nel corso della partita Blake Griffin, autore di 29 punti, 12 rimbalzi , 3 assist e soprattutto di un 3/6 al tiro da 3 punti, cosa molto importante da sottolineare dato che diventa sempre più un giocatore completo e lo fa in tranquillità, guida come detto i suoi, DeAndre Jordan colleziona 24 rimbalzi e 14 punti e coaudiava bene il compagno, Danilo Gallinari impreciso al tiro (3/13) segna 11 punti e raccoglie 5 rimbalzi, non esalta ma non delude. Buono l’esordio di Milos Teodosic con 6 punti e 6 assist.

    I Los Angeles Lakers sono puniti per il gioco svogliato, per i tanti tiri sbagliati, per le tante palle perse. Lonzo Ball , che dovrà presto dimostrare di poter prendere per mano la propria squadra, fa una pessima partita, ed in generale della sua squadra forse si salva solo Brooke Lopez. Ad ogni modo a fine partita per Lonzo Ball saranno solo 3 i punti, con un raccapricciante 1/6 al tiro, 4 miseri assist, ed almeno la rivalsa di 9 rimbalzi. Leader in attacco dei Lakers è stato Brooke Lopez con 20 punti e 6 rimbalzi, seguito dal panchinaro Jordan Clarkson che realizza 18 punti. Sempre solido Larry Nance Jr. che con 14 punti e 12 rimbalzi è l’unico in doppia doppia tra le file dei gialloviola. Infine si fa ancora attendere Brandono Ingram, 12 punti, 5 rimbalzi e 4 assist per lui, che dovrà dimostrare quest’anno di essere ormai giocatore da NBA.

    Si prospettano due strade diverse per le squadre di Los Angeles, facile ed in discesa per i Clippers, tortuosa e in salita per i Lakers.

    Oklahoma City Thunder – New York Knicks 105-84

    L’esordio degli Oklahoma City Thunder era tra i più attesi della stagione, vedere i nuovi Big Three di OKC era molto importante per gli addetti ai lavori per capire cosa possono fare insieme Russel Westbrook, Paul George e Carmelo Anthony. Alla luce della prima partita sembra che possano puntare molto in alto.

    Gli Oklahoma City Thunder hanno dominato una partita chiudendola con un +21, guidati dal solito uomo della tripla doppia, come ci ha abituato, Russel Westbrook con 21 punti, 10 rimbalzi e 16 assist, e con la scoperta fondamentale che è tornato ad essere il playmaker della squadra distribuendo gioco ai propri compagni ed essendo soltanto il terzo realizzatore della squadra, tutto questo però perdendo 7 palle. Leader nelle realizzazioni è Paul George che realizza 28 punti e colleziona 6 rimbalzi, seguito dall’altro nuovo arrivo Carmelo Anthony, autore i 22 punti, alla prima partita contro la sua ex squadra. Insomma due esordi oltremodo positivi. Il trio si completa con un Steven Adams da 5 palle recuperate e 3 stoppate.

    I New York Knicks, in piena ricostruzione, hanno ormai un nuovo giovane leader, Kristaps Porzingis realizzatore di 31 punti e 12 rimbalzi. Il vero problema dei Knicks è che oltre al suddetto cestista lettone non hanno praticamente alcun giocatore che sembra poter dare vitalità alla squadra, si salva il nuovo arrivo Enes Kanter autore di 10 punti e 7 rimbalzi, anche lui alla prima contro i suoi ex compagni. Delude Tim Hardaway Jr. che segna solo otto punti.

    Alla prima partita possiamo dire che gli Oklahoma City Thunder si affacciano tra le pretendenti al titolo, mentre i New York Knicks possono già pensare al Draft 2018.

    Toronto Raptors – Chicago Bulls 117-101

    I Chicago Bulls hanno uno spogliatoio a dir poco sfasciato, ne è la prova la violenta rissa di qualche giorno fa tra Bobby Portis e Nikola Mirotic, i Toronto Raptors ne approfittano ed in tranquillità vincono la prima partita della stagione.

    Un Jonas Valanciunas sopra le righe, 23 punti e 15 rimbalzi per lui, guida i suoi Toronto Raptors alla vittoria, coadiuvato da C.J. Miles che realizza 22 punti con un 6/9 al tiro da 3 punti partendo dalla panchina. Si limitano a fare i gregari Serge Ibaka (8 punti, 4 assist, 2 stoppate), Kyle Lowry, che sfiora la doppia doppia con 12 punti e 9 assist, e DeMar Rozan. Tutto questo in funzione della squadra e di una vittoria di 17 punti, in una partita che ha fatto registrare per i padroni di casa candesi anche un +27.

    Per i Chicago Bulls buono l’esordio del rookie Lauri Markkanen che segna 17 punti e prende 8 rimbalzi, cifre simili al compagno Robin Lopez che invece fa 18 punti e prende 8 rimbalzi, infine Justin Holiday segna a referto 15 punti. Insomma niente di esaltante nè nelle cifre delle statistiche nè nel gioco sul campo.

    Per i Toronto Raptors può essere una buona stagione, per i Chicago Bulls possiamo dire solo non pervenuti.

  • NBA: ancora down i Celtics ed up i Rockets. Reportage delle partite del 18/10/2017

    NBA: ancora down i Celtics ed up i Rockets. Reportage delle partite del 18/10/2017

    Nella seconda giornata della Season Regular NBA 2017/18, in cui Belinelli e i suoi Atlanta Hawks hanno battuto i Dallas Mavericks, si sono disputate altre dieci partite.

    San Antonio Spurs – Minnesota Timberwolves 107-99

    I San Antonio Spurs, orfani degli infortunati Tony Parker e soprattutto di Kawhi Leonard, debuttano in casa con l’obiettivo stagionale di confermarsi ancora una volta tra i pretendenti al titolo. Lo fanno incontrando i giovanissimi Minnesota Timberwolves, che invece vogliono mostrare di essere ormai esplosi e pronti a fare qualcosa di più grande.

    La vittoria va ai San Antonio Spurs, non senza difficoltà, guidati da un LaMarcus Alridge che realizza 25 punti e prende 10 rimbalzi, sicuramente motivato dal fresco rinnovo contrattuale. Logicamente è il sistema di Gregg Popovich che funziona sempre bene, e lo fa grazie ad un Danny Green da 17 punti (3/7 al tiro da 3 punti), ad un ottimo  esordio da titolare di Dejounte Murray con 16 punti, ad un panchinaro di eccellenza come Rudy Gay (14 punti e 5 rimabalzi), infine grazie all’esperienza in campo di Pau Gasol.

    I Minnesota Timberwolves dimostrano di saperci fare, seppur mancando ancora di certezze. Andrew Wiggins realizza 26 punti, con un inaspettato 4 su 6 al tiro da 3, al quale accompagna 5 rimbalzi.  Karl-Anthony Towns è sempre la, pronto ad essere il Centro del futuro, per lui i punti sono 18 e 13 i rimbalzi. Discreto l’esordio di Jimmy Butler autore di 12 punti.

    Destroit Pistons – Charlotte Hornets 102-90

    Nella notte in cui viene inaugurato da Eminem, Kid Rock e Big Sean, la Little Ceasars Arena, il nuovo campo da gioco dei Detroit Pistons, i padroni di casa festeggiano con una facile vittoria. A guidare la vittoria è Tobias Harris, che parte col botto realizzando nel primo quarto ben 17 punti, su quelli che poi saranno 27 totali, a cui agigungerà 10 rimbalzi. Buona prestazione di Andre Drummond, da 8 punti e 13 rimbalzi, ma per i padroni di casa è stato anche decisivo, oltre ai 10 assist di Reggie Jackson, i 16 punti di Langston Galloway e i 13 di Henry Ellenson.

    Per gli Charlotte Hornets limitato in attacco ma positivo l’esordio di Dwight Howard, che registra 10 punti, 15 rimbalzi e 2 stoppate, anche se il leader della squadra è indubbiamente Kemba Wlaker, autore di 24 punti e 6 rimbalzi. Hanno molti nomi ancora da schierare, ma avranno anche molto da lavorare.

    Indiana Pacers – Brookyln Nets 140-131

    Ad Indianapolis inizia l’era del Post-George, lo fa nel migliore dei modi, con una vittoria a piene mani, in cui ben 8 giocatori vanno a referto in doppia cifra. Si segna tanto gli Indiana Pacers sono quasi sempre avanti, top scorer della squadra di casa, ma per un pelo, è Victor Oladipo, autore di 22 punti a cui accompagna tra l’altro 4 palle rubate. Le doppie doppie si sprecano, segnano 21 punti sia Darren Collison che Myles Turner, il primo con 11 assist, il secondo con 14 rimbalzi e 4 stoppate. 11 i rimbalzi di Thaddeus Young il quale realizza anche 17 punti. Ottima anche la panchina per la squadra di casa, a partire dal figlio di Arvydas Sabonis, Domantas Sabonis segna 16 punti, gli stessi di Lance Stephenson.

    Si vedono belle cose anche da parte dei Brooklyn Nets, in particolare un D’Angelo Russel autore di 30 punti, è quasi invisibile Timofey Mozgov, mentre Trevor Booker va in doppia doppia con 20 punti e 10 rimbalzi. Vicino alla doppia doppia anche Demarre Carrol con 10 punti e 9 rimbalzi. Brutta tegola infine per gli ospiti, Jeremy Lin, autore fino a quel momento di 18 punti, si infortuna nell’ultimo quarto.

    Orlando Magic – Miami Heat 116-109

    Partita a fase alternata quella tra gli Orlando Magic ed i Miami Heat, dopo un primo tempo quasi tutto dominato dagli ospiti, con un Hassan Whiteside in stato di graziea, da 26 punti e 22 rimbalzi, sembra così aver trovato il suo posto nella NBA. Nel secondo vi è il dominio dei padroni di casa, in una vittoria corale, tra cui spicca Nikola Vucevic con 19 punti e 13 rimbalzi, oltre al top scorer Evan Fournier autore di 23 punti, che rimanda indietro l’attacco degli Heat e da la vittoria ai Magic.

    Probabilmente due squadre che nel campionato NBA avranno poco da dire.

    Washington Wizards – Philadelphia 76ers 120-115

    A Washington si è giocata la prima partita della scommessa dei giovani, con in campo nella stessa squadra le prime due prime scelte degli ultimi due anni: Ben Simmons e Markelle Fultz, che insieme a Joel Embiid fanno probabilmente, in prospettiva, il trio più temibile del futuro. A parte ciò, i Wizards incassano la prima vittoria stagione, con il solito John Wall, da 28 punti, 8 assist e 5 rimbalzi, con un Breadly Beal da 25 punti ed un Marcin Gortat da 17 rimnbalzi oltre che 11 punti. I 76ers hanno dimostrato già di voler dire la loro, con un Ben Simmons da 18 punti e 10 assist, il rookie Markelle Fultz da soli 10 punti, un Joel Embiid da 18 punti e 13 rimbalzi, ma soprattutto con l’exploit di un Robert Covington da 29 punti ed un pauroso 7/11 al tiro da 3 punti. Bella partita, chiusa in realtà solo a 15 secondi dalla fine con l’errore da 3 di J.J. Redick.

    Boston Celtics – Milwaukee Bucks 100-108

    Il campionato è iniziato da meno di due giorni e già non è un buon momento per i Boston Celtics che dopo la sconfitta con i Cleveland Cavaliers e l’infortunio di Hayward, subiscono già la prima sconfitta casalinga.
    I Celtics reggono bene, dopo un -7 riescono a far segnare anche un +5, ma è un finale tutto a favore dei Milwaukee Bucks, che guidati da Giannis Antetokounmpo autore nel totale di 37 punti, di cui 16 solo nell’ultimo quarto,  accompagnati da 13 rimbalzi, piazzano un parziale di 11-1 e chiudono definitvamente con il tiro da tre punti di Matthew Dellavedova, autore di 15 punti. Ottimo anche l’apporto di Malcom Brogdon che realizza 19 punti e di Khris Middleton che con 15 punti e 9 rimbalzi non va in doppia doppia per un pelo.
    Dal lato dei Boston Celtics deve ancora ambientarsi Kyrie Irving, 17 punti e solo 4 assist per lui, ma soprattutto un pessimo 7/25 al tiro. Jayson Tatum si trova meno a suo agio della gara d’esordio, mentre a guidare ancora una volta le fila è Jaylen Brown, miglior realizzatore dei suoi con 18 punti. Infine sembra ancora non esplodere Al Horford.

    Memphis Grizzlies – New Orleans Pelicans 103-91

    A Memphis ieri notte è stata evidenziata una certezza, a parte le due torri in casa Pelicans c’è il vuoto e non basta dominare il primo quarto per vincere una partita. Non bastano i 33 punti e 18 rimbalzi di Anthony Davis, nè o 28 punti, 10 rimbalzi e 7 stoppate di DeMarcus Cousins, non bastano se in due si segna più del resto della squadra e se dalla panchina arrivano in totale 8 punti, specie se Jrue Holiday segna 4 punti in tutto facendo 2/11 dal campo.
    Lo dimostrano i Grizzlies che danno la squadra in mano a Mike Conley, realizzatore di 27 punti con un ottimo 9/15 al tiro, ma che lo fanno accompagnare da Marc Gasol che produce una doppia doppia da 14 punti ed 11 rimbalzi, e fanno uscire dalla panchina un rookie come Dillon Brooks esordisce scrivendo nel suo taccuino 19 punti.

    Utah Jazz – Denver Nuggets 106-96

    I Nuggets incassano subito una sconfitta e lo fanno dopo una partenza a razzo ed un dominio quasi perenne tra secondo e terzo quarto, con un +9, sul 49-58, alla fine del primo tempo.
    Chi è che cambia le sorti in campo è Alec Burks, che tra il terzo ed il quarto quarto segna 12 dei suoi 16 punti totali. Chi invece regge per tutta la partita è Rudy Gobert, che va in doppia doppia con 18 punti e 10 rimbalzi, mentre all’esordio in maglia Jazz Ricky Rubio si fa notare per i suoi 10 assist.
    Da Denver si è visto un Willie Burton, 23 punti,  che diventa miglior realizzatore partendo dalla panchina, Nikola Jokic che tira male realizzando solo 7 punti, ma contribuisce con 12 rimbalzi e 8 assist, mentre Paul Millsap realizza 19 punti e prende 6 rimbalzi seppur ancora debba adattarsi.

    Phoenix Suns – Portland Trail Blazers 76-124

    E’ un massacro quello subito dai Phoenix Suns per mano dei Portland Trail Blazers, lo dicono i numeri e le giocate nel campo, lo dicono i 48 punti di scarto tra le due compagini, nuovo record per una sconfitta nella gara di esordio stagionale, lo dice il libro dei record negativi dei Suns. Tutto ciò, corredato dall’assenza di C.J. McCollum tra gli avversari, fa presagire una brutta annata per i Suns, una squadra nella quale i giocatori non sembrano per nulla essere a proprio agio tra di loro. La chiara dimostrazione arriva guardano Eric Bledsoe, che con soli 15 punti e soli 3 assist è il migliore in entrambe le statistiche.
    Dal lato di Portland invece le cose sembrano facili, il leader Damian Lillard scrive 27 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, dalla panchina esce Pat Connaughton e fa il record in carriera con 24 punti, Al-Farouq Aminu raccoglie 12 rimbalzi, 11 come i punti sono quelli di Jusuf Nurkic. Oltre questo non c’è altro da dire, il risultato finale dice tutto.

    Sacramento Kings – Houston Rockets 100-105

    Non poteva essere migliore l’avvio di stagione degli Houston Rockets che dopo aver battuto i Golden State Warrios fanno registrare già la loro seconda vittoria, nonostante Chris Paul non tocchi il campo da gioco.
    A pensarci è sempre James Harden, nuovamente a segno con 27 punti, ma soprattutto con 3 pesantissime triple nell’ultimo quarto. Ancora una volta lo segue bene Eric Gordon, che realizza 25 punti con 4 triple, ed infine esce fuori Clint Capela che segna 22 punti e prende 17 rimbalzi.
    Ai Kings è mancata la convinzione di potercela fare, ma i due lunghi Willie Cauley-Stein autore di 21 punti e 10 rimbalzi e Skal Labissiere (12 punti e 10 rimbalzi) hanno dimostrato che in ottica futura nel reparto avranno qualcosa da dire. Buona la prestazione di Buddy Hield con i suoi 19 punti, ma soprattutto ottimo l’esordio del rookie De’Aaron Fox che segna nel suo tabellino 14 punti partendo dalla panchina.
    Gli Houston Rockets quest’anno ce la metteranno tutta, e batterli non sembra sarà così facile.

     

     

  • NBA Opening Night: I Warriors ricevono l’anello ma subiscono i Rockets

    NBA Opening Night: I Warriors ricevono l’anello ma subiscono i Rockets

    La NBA Opening Night è come sempre la notte in cui vengono consegnati gli anelli ai vincitori del titolo NBA dell’anno precedente, un anello da 11 carati, 36 zaffiri blu e 31 diamanti, valore reale oltre che gloria. Stephen Curry, Kevin Durant e compagni hanno così ricevuto da Adam Silver e Joe Lacob, rispettivamente commissioner e presidente NBA, nel corso di una bellissima cerimonia, il simbolo della vittoria. Insieme agli anelli i giocatori dei Golden State Warrios hanno mostrato il Larry O’Brien Trophy.

    Houston Rockets – Golden State Warriors 122 – 121: Harden ha già la mano calda

    Finita la parte burocratica e di festeggiamenti, si da inizio al vero show, quello del gioco, in cui i campioni Golden State Warriors affrontano gli Houston Rockets, subendo una sconfitta di un solo punto, ma che già brucia, anche per il fatto che il tanto atteso nuovo volto del Texas, Chris Paul, praticamente non ha giocato per metà dell’ultimo quarto.

    La partita inizia all’insegna di James Harden, che oltre ad essere il primo realizzatore della partita è il miglior scorer e probabilmente il miglior giocatore della gara.  Il tiro di Harden, che chiuderà con una doppia doppia da 27 punti, 10 assist e in aggiunta 6 rimbalzi, segneranno il maggior vantaggio degli Houston Rockets. Da li in poi gli ospiti rincorrono per una partita intera.

    La Perfezione dei Warriors e la carica di Nick Young

    I Golden State Warriors sono una macchina perfetta, o almeno lo fanno credere per gran parte della partita. La prima parte di gioco è tutta per Klay Thompson che piazza 4 tiri da 3 punti su quattro tentativi. I Warriors macinano in 5 minuti ben 22 punti, i Rockets sono -13 punti e Mike D’Antoni è costretto al timeout. Uno stratosferico Harden fa di tutto per la rimonta, il pareggio arriva per mano di Ryan Anderson che con una tripla pareggia i conti sul 24-24. A rimandare indietro i Rockets e chiudere il loro break di 15-2 è Nick Young, con 23 punti (di cui 20 nel primo tempo) sarà miglior realizzatore della squadra di casa, che in minuto realizza due tiri da 3 punti. Si va così avanti indietro, con Harden un livello sopra tutti gli altri, almeno in attacco, e il primo quarto si chiude sul +1 (35-34) per i Warriors. Nick Swaggy P Young è in serata coraggiosa, tenta tanto, con ottimi risultati, ma guida il parziale di 10-0 all’inizio del secondo quarto, i Golden State Warrios vanno anche a +16 (il massimo della partita sarà +17), il tabellone del primo tempo  segna Golden State Warriors – Houston Rockets 71-62.

    Il secondo tempo inzia con il sussulto di Stephen Curry, che segna i primi sei punti delle due squadre nel rientro, ne segnerà 22 in totale a fine partita. L’unica alternativa di Houston oltre a James Harden e ad un non troppo esaltante Chris Paul sembra essere Ryan Anderson che, autore di due triple, ancora una volta insieme al compagno barbuto, autore di un altro tiro da tre, insieme i due fanno quindi il parziale del -7
    Per i Warriors il terzo quanto è anche quello di Kevin Durant, MVP delle ultime Finali NBA, che mostra un ottima forma sia in difesa che in attacco, 2 delle 4 stoppati totali e 10 dei 20 punti totali sono in questo quarto, che finisce 101-88 per i padroni di casa.

    La rimonta dei Rockets ed il finale al cardiopalmo

    Il primo pensiero che viene all’inizio dell’ultimo quarto è che la partita sia ormai decisa, cambia tutto però quando si infortuna il difensore dell’anno 2017, Draymond Green, che fino a quel momento aveva collezionato 9 punti, 11 rimbalzi e 13 assist, sfiorando la tripla doppia. Leggera distorsione al ginocchio per lui e gara finita in anticipo.
    L’ultima frazione di gioco dei Rockets è paurosa, inzia con 7 punti di Luc Mbah a Moute che regala alla propria squadra un parziale di 11-3 e fa segnare un -5 totale, sarà poi un continuo, facilitato il tutto anche dalla assenza del suddetto Draymond Green. Nonostante uno Stephen Curry in stato di ottima forma, che segna 4 canestri consecutivi, tra cui una tripla, gli Houston Rockets in questo quarto sono mostruosi, riusciranno infattt a realizzare un parziale di 34-20. Vi è così una rincorsa continua che si completa in uno di quei finali mozzafiato dove un tiro da 3 punti di Trevor Ariza riduce lo svantaggio ad 1 punto e che dopo un minuto e mezzo vedrà il vantaggio compiuto da P.J. Tucker con due tiri liberi che segnano il primo e finale vantaggio della partita dopo quello iniziale e che indicano sul tabellone 121-122.
    segue un concitato finale, Curry perde un pallone, poi dopo una tripla sbagliata da Harden ha la palla della tripla della vittoria che sbaglia, in una serie di tocchi e rimbalzi dalla mano di Shaun Livingston la palla arriva a Kevin Durant che allo scadere tira realizzando i due punti della possibile vittoria, sarà però l’instant replay ad annullare il tiro esendo stato fatto a tempo scaduto.

    Gli Houston Rockets confermano così la loro voglia di vittoria, mostrano i denti e fanno vedere che quest’anno non molleranno mai. Lo mostrano come già detto con Harden, ma anche con una breve panchina, guidata da  un Eric Gordon autore di 24 punti. Mike D’Antoni ha nelle mani un buon potenziale, deve ancora far integrare bene Chris Paul, che tra l’altro è stato in panchina negli ultimi 5 minuti di gioco per un problema al ginocchio, che nonostante gli 11 assist e 8 rimbalzi ha realizzato solo 4 punti con un 2/9 dal campo.

  • NBA Opening Night 2017: i Cavs battono i Celtics

    NBA Opening Night 2017: i Cavs battono i Celtics

    E’ la NBA Opening Night 2017, torna con essa lo spettacolo del Basket americano, le star a stelle e strisce come di consueto tornano sui parquet e nella prima giornata sul campo ci saranno i campioni in carica Golden States Warriors, che affronteranno gli Houston Rockets, e dall’altro lato, nella partita di apertura della stagione, i Cleveland Cavaliers che affrontano i Boston Celtics. Nemmeno a dirlo quattro delle più forti squadre del campionato.

    Cleveland Cavs – Boston Celtics 102-99: Il Re è sempre LeBron James

    C’è una certezza nella NBA, LeBron James è sempre l’uomo da battere, e lo dimostra nella partita di apertura trascinando i suoi Cavs ad una vittoria che nel finale non sembrava tanto certa, lo fa con i suoi numeri, sia sul campo che nelle statistiche, essendo il leader della sua squadra in tutte le cifre che contano con 29 punti, 16 rimbalzi, 9 assist e 2 stoppate, sfiorando così già la prima tripla doppia della stagione.

    L’Infortunio di Gordon Hayward e la fuga dei Cavaliers

    La partita inizia con il classico gol dell’ex, infatti è Kyrie Irving, alla sua prima apparizione con la maglia biancoverde dei Celtics, a realizzare un canestro, tra l’incredulità della TV USA TNT che i due punti li segna ai Cavaliers. L’inizio di partita è equilibriato, se non al quinto minuto del primo quarto l’altro volto nuovo di Boston Gordon Hayward si infortuna (frattura della tibia e della caviglia) rischiando di perdere l’intera stagione. Praticamente in un solo momento potrebbero essere finiti i sogni di gloria di quest’anno per i Boston Celtics.

    Da quel momento è iniziato un lungo periodo buio per gli ospiti, dominati dai Cleveland Cavaliers guidati da un indomabile LeBron James, nonostante anche esso fosse stato in dubbio per un leggero infortunio alla caviglia. I Cavs chiudono con un +10 il primo quarto (29-19) ed addirittura con un +16 il primo tempo (54-38), arrivando anche ad un vantaggio di 18 punti nel corso della partita, tutto questo condito da un redivivo Derrick Rose autore di 14 punti seppur con percentuali bassissime, da un eccellente Jae Crowder autore di 11 punti e da un altalenante J.R. Smith autore di 10 punti, infine a completare per diritto di cronaca Dwayne Wade molto sottotono con solo 8 punti e 4 palle perse.

    La Combattività dei Boston Celtics

    Ad ogni modo Boston Celtics non hanno perso lo spirito dello scorso anno ed hanno combattuto fino alla fine recuperando con un parziale di 33-18 nel terzo quarto ben 15 punti (72-71). A trainare gli ospiti sono stati soprattutto Jaylen Brown autore di 25 punti, che si è posto a leader della squadra in diversi momenti, e l’atteso Kyrie Irving che ha segnato 22 punti e distribuito 10 assist, oltre ad aver recuperato 3 palloni. Da notare l’ottimo esordio del rookie Jayson Tatum, terza scelta assoluta allo scorso draft, che ha debuttato con una doppia doppia segnando 14 punti e prendendo 10 rimbalzi, sopperendo anche in diversi momenti alle mancanze di Al Horford. Infine sempre sul fronte Celtics si conferma una certezza Marcus Smart che copre ogni area del campo e lotta sempre producendo 12 punti, 9 rimbalzi e sfiorando la doppia doppia.

    La vittoria in volata dei Cavs

    Gli stessi Celtics nel quarto quarto hanno recuperato tutto lo svantaggio e sono andati in vantaggio di 4 punti, con un finale deciso dalla tripla di Kevin Love, autore di una doppia doppia con 15 punti ed 11 rimbalzi, che ha fermato il parziale dei Celtics e ha segnato l’esito della partita. Ferma quello che è stato il quarto caldo di Irving (quasi metà dei suoi punti segnati nell’ultima frazione di gioco), ma che alla fine lo ha visto sbagliare il tiro decisivo.

    Finisce così Cleveland Cavaliers – Boston Celtics 102-99, finisce con un abbraccio tra Irving e James, finisce la partita, ma la stagione NBA è appena iniziata e le premesse di un grande campionato ci sono tutte.

  • NBA 2K18: la recensione

    NBA 2K18: la recensione

    NBA 2K18 si conferma la simulazione sportiva per eccellenza, abbiamo avuto modo di provarlo ed ecco la nostra recensione.

    La nostra recensione di NBA 2K18 parte da un fattore essenziale: chi lo ha provato è fan della NBA ed amante della serie NBA 2K, dopo una adolescenza passata su NBA Live e su qualche altro titolo videoludico di quando ancora il realismo era una cosa lontamanete credibile. Partendo da questo fattore le considerazioni sono in genere sia sulla migliorabilità del gioco che sulla varietà del gioco stesso, e c’è da dire che la 2K Games anno dopo anno sta riuscendo a migliorare e rendere sempre più vicino alla perfezione questo videogame.

    Le novità di NBA 2K18

    Quando esce un nuovo videogioco sportivo, specie in qualcosa che è vicino all’essere perfetto come la serie NBA 2K, ciò che scatena più di tutto la curiosità degli utenti sono le novità, al di la dei roster aggiornati e delle nuove squadre disponibili spesso c’è poco da aspettersi se non un gameplay migliorato ed una nuova grafica. Invece il team di Visual Concepts è riuscito ancora una volta a stupire. Partendo dal menu principale, con solo sei opzioni, si può notare che sono molte le cose cambiate, si va verso il minimalismo nelle scelte, evitando così anche quelli che erano vicini ad essere degli inutili doppioni. Tutto questo principalmente per due motivi, il primo perchè alcune modalità sono identiche con l’unica differenza del giocarle online o offline, la seconda più importante perchè la modalità La Mia Carriera diventa un Open World, seppur limitato, dove muoversi e gestire tutte le varie opportunità.

    La Mia Carriera in NBA 2K18: Benvenuto DJ!

    Nella serie NBA 2K, ormai da anni, La Mia Carriera ricopre il ruolo principale di tutto il videogame ed è proprio in essa che si trovano, ancora una volta, le principali novità e migliorie, su tutte la nuova “Vita di Quartiere” (“Run the Neighborhood” nella versione inglese). Questa nuova aggiunta in pratica permette ai giocatori di girare liberamente in una piccola cittadina, con tanto di biciclette e metro per spostarsi da un lato all’altro della città. In essa sarà possibile allenarsi fisicamente nel Centro Gatorade o tecnicamente nella palestra della propria squadra, sarà possibile andare nel negozio NBA, Foot Locker e Swag per acquistare rispettivamente abbigliamento da gioco, scarpe da basket e abbigliamento casual, ci saranno gli spazi dove si potrà giocare liberamente, o fare una gara delle schiacciate a punti, sarà presente il solito playground dove giocare partite di strada, due campi Pro-AM, uno libero ed uno di squadra, ed un campo delle sfide, infine lo spazio dove si svolgerà la parte di storia col proprio agente: il VC Management. Insomma c’è spazio per ogni cosa e per farlo al posto dei menu userete il vostro personaggio, praticamente NBA 2K in salsa GTA.

    In tutte queste cose trova quindi un miglioramento sia la gestione delle energie, da ricaricare in palestra, sia la gestione e miglioramento dei cartellini che oltre che nelle partite sarà possibile migliorare in allenamento. Sarà costosa e anche molto la “Road to 99“, la sfida su cui batte La Mia Carriera che invoglierà l’utente ad arrivare al fatidico valore di 99 per il proprio giocatore. Costosa in termini di ore di gioco, ma anche volendo di microtransazioni, e questa probabilmente è l’unica cosa su cui si può dire qualcosa di negativo in tutto il gioco.

    Passando al gioco e alla storia vera e propria, sappiamo bene che da NBA 2K14 La Mia Carriera ha aggiunto una storia di base, all’epoca molti ricordaranno la rivalità con Jackson Ellis, ma quello che veramente ha dato la svolta è stato il “Livin’ Da Dream” di NBA 2K16 dove la regia di Spike Lee ha provato a dare al protagonista Freq una storia consistente di fondo, seppur alla fine molto distaccata dal gioco, in quanto tutte le dinamiche avvenivano fuori dal campo e non influenzavano più di tanto il giocatore, ma che è riuscita comunque a commuovere. In NBA 2K17 le cose si sono evolute leggermente, la storia questa volta, che vedeva come protagonista Pres, si basa su un Dynamic Duo composto appunto dal protagonista e dal suo amico Justice Young, interpretato da Michael B. Jordan. In questo caso si giocavano prima di tutto, con l’introduzione de’ “Il Preludio” alcune partite nelle squadre di college per poi essere draftato ed iniziare così la nuova storia.
    Messe in cantina le vecchie storie il team di 2K Games e Visual Concepts torna ancora una volta e lo fa nel migliore dei modi, crea una nuova storia, ci presenta DJ, un ragazzo che non viene draftato ma entra in squadra dopo essere stato notato sui playground e dopo due provini nella squadra preferita. Piccola nota, in questo modo purtroppo scompare quel tentativo di implementare anche la parte NCAA nel gioco, in compenso il giocatore prende vita e scompare del tutto la linearità della storia, le scelte prese cambieranno il corso della storia e lo sviluppo del giocatore e della storia in se può essere indipendente dalle partite giocate.

    Dopo una decina di partite l’esperienza è oltremodo positiva e la voglia di andare avanti è tanta, sicuramente la modalità da provare per prima.

    Il Mio GM in NBA 2K18: Il nuovo capitolo

    “Il Mio GM: il Nuovo Capitolo” non è stato detto a caso, è proprio così che si chiama la nuova esperienza di My GM in NBA 2K18, una versione tutta nuova rispetto a come siamo stati abituati, in cui, come in La Mia Carriera, si da una nuova linfa e vita ad un prodotto già ben fatto. Anche essa introdotta in NBA 2K14 e migliorata dapprima in NBA 2K16 con i trasferimenti delle squadre in altre città e successivamente in NBA 2K17 con l’espansione della lega, il regolamento con cambi dinamici, arriva adesso un capitolo che offre una trama ed una storia di fondo dove da General Manager della vostra squadra preferita dovrete prendere le decisioni che ne creeranno il destino, spesso combattendo anche contro il proprietario ed altri intoppi.

    La storia inizia la dove finisce la carriera da giocatore del nostro eroe, le finali di Conference del 2011 con la maglia dei Dallas Mavericks portano alla rottura del ginocchio e dopo 6 anni alla carriera da GM. La storia si svolge in maniera abbastanza sconvolgente, non mancano i colpi di scena e le situazioni dove dovrete ovviare ai pasticci dei vostri collaboratori. Sul resto della storia vi lasciamo giocarla e divertirvi.

    In termini manageriali il gioco si evolve introducendo nuove caratteristiche ed adattandosi al Contratto Collettivo NBA 2017, arrivano quindi i contratti supermassimi, il tetto EML, il nuovo stipendio minimo annuale e la nuova tabella salariale dei rookie, i nuovi stipendi massimi, gli incrementi annuali, la regola per gli over-38, la clausola stretch, e tanto altro.

    In NBA 2K18 arriva la G-League (la vecchia D-League), almeno nella parte de’ Il Mio GM, dove sarà possibile inviare giocatori della propria squadra o visionarne di nuovi. Sarà così possibile visualizzare le statistiche dei giocatori e scoprire nuovi talenti, tutto ciò anche grazie al nuovo strumento di analisi statistiche.

    Insomma la sfida de’ Il Mio GM su NBA 2K18 è una sfida dove cimentarsi e divertirsi, come abbiamo fatto noi.

    La Mia Squadra in NBA 2K18

    Il sistema a carte di NBA 2K resta sostanzialmente uguale, in infatti in La Mia Squadra in NBA 2K18 l’unica novità sostanziale è la nuova modalità “Pacchetti e Playoff”, nella quale sarà possibile tramite un draft scegliere carte giocatore e soprattutto allenatore al cui stile devono essere associati i primi.

    Dulcis in fundo troviamo La Mia Squadra, la versione Ultimate Team di NBA 2K18 che consente di creare la propria squadra tramite le figurine. Quest’anno tra le novità troviamo l’introduzione di una nuova modalità, chiamata Pack & Playoff, che si ispira al draft dei classici giochi di carte collezionabili in cui creare la miglior squadra possibile con i pacchetti di figurine che ci vengono messi a disposizione. Per scegliere i giusti giocatori bisogna fare in modo di allineare il loro stile con quello degli allenatori in modo tale da assicurarvi un’efficacia maggiore. Pack & Playoff ci vede impegnati in quattro turni di playoff più le eventuali finali. Ovviamente più si va avanti e più i premi saranno maggiori.

    Altra novità riguarda l’introduzione di un tetto salariale basato sull’uso delle varie carte: di conseguenza più i giocatori utilizzano una carta e più cresce il salario richiesto per poterla schierare in campo. Ma non è finita qui perché troviamo anche un nuovo livello di rarità per gli allenatori, la possibilità di utilizzare carte bonus durante i timeout, migliorie per le case d’aste che adesso sono aggiornate in tempo reale e consentono ad esempio di impostare un’offerta massima, un calendario di 30 partite offline, la possibilità di sfidare le squadre All-Time con i migliori giocatori della storia e obiettivi che vi guidano passo passo in La Mia Squadra. Insomma come le altre due modalità descritte poco più sopra, anche La Mia Squadra si conferma assolutamente valida e longeva grazie ai suoi numerosi contenuti offerti.

    Gameplay, grafica e tecnica di NBA 2K18

    NBA 2K18 si presenta, ancora una volta per la serie NBA 2K, come il videogioco, o meglio la simulazione sportiva, allo stato dell’arte. La grafica è ad altissimi livelli, nuovamente migliorata, che aumenta il realismo ed è anche essa parte di quel far divenire vivo il videogioco. Il nuovo motore grafico dona una fluidità mai vista prima a giocatori sul parquet, ed i 60 fps si notano tutti. Tra la grafica ed il gameplay si fa sentire notevolmente la consistenza dei giocatori, i blocchi sembrano davvero reali e portano il contatto ad un livello reale, ed i rapporti fisici sono ben gestiti, unica pecca nellle cut scene di gioco si perde un poco l’impatto percettivo dei pesi e altezze dei giocatori. Dal punto di vista del videogiocatore/spettatore sembra di essere davanti ad una partita vera come trasmessa in TV, godendo di palazzetti di gioco rinnovati e migliorati, con scene di inframezzo che riproducono la realtà, dalle cheerleader agli allenatori che spiegano gli schemi di gioco, dall’inno nazionale americano al premio del miglior giocatore della partita.

    Per quello che riguarda i controlli, la nuova gestione dei tiri, e quindi la relativa meccanica in game, è una nota positivissima, che rende unico ogni giocatore in campo, tra l’altro con le proprie caratteristiche reali, inoltre le percentuali di realizzazioni dal campo in questo modo, ma anche per la parte di intelligenza artificiale, riescono ad essere finalmente reali. Molto bella anche la gestione dei pick & roll ed in generale dei contatti sia in difesa che in attacco. Insomma la realtà non è poi così lontana.

    Alla fine di una settimana di gioco, NBA 2K18 mantiene le promesse, logicamente in una strada verso la perfezione non si può che sperare in piccole migliorie e nuove introduzioni, ma l’esperienza di gioco è di quelle positive che sicuramente meritano un voto di almeno 9/10.

     

     

     

     

     

     

  • Mamba Out: l’ultima leggendaria partita di Kobe Bryant

    Mamba Out: l’ultima leggendaria partita di Kobe Bryant

    Ieri è stato il Mamba Day, il giorno dedicato a Kobe Bryant, quello della sua ultima partita di basket in NBA, ed è stata una giornata di festa, culminata con una grandissima prestazione oltre che un contorno degno di nota.

    Non importa se in un’altra partita nella stessa sera Stephen Curry stabilisce il record di triple segnate in una stagione, per la prima volta con un giocatore che ne realizza oltre 400, nè se i suoi Golden States Warriors stabiliscono il record di vittorie in NBA con un 73-9 impressionante, il Black Mamba ieri ha cancellato qualsiasi cosa che non ruotasse intorno a lui.

    Il pre-partita ha già il sapore di festa, l’allegria regna sovrana, Kobe Bryant ha il sorriso stampato sulle labbra, un poco come quel Magic Johnson chiamato ad aprire le danze e fare il discorso di ringraziamento da parte dei Los Angeles Lakers, lui che all’esterno dello Staples Center ha una statua che lo raffigura nomina Kobe come il miglior cestista dei Lakers di sempre. Segue il video tributo che mostra gli attimi più importanti della sua carriera, inframezzato ai saluti degli attuali compagni, come D’Angelo Russell e Roy Hibbert, dei compagni storici come Metta World Peace, dei vecchi giocatori dei Lakers come Gary Payton, Shaquille O’Neal, Derek Fisher; dell’allenatore Byron Scott, colorato dai saluti di avversari ed altri personaggi importanti che ha incontrato nel corso della sua carriere come LeBron James, Stephen Curry, Dwayne Wade, Carmelo Anthony, Kevin Garnett ed infine con il saluto e ringraziamento della star di Hollywood Jack Nicholson.
    Nel corso della partita la festa continua e si vedono sfilare molte facce note, alcune presenti, altre con video registrati, il tributo è veramente globale, vediamo così Snoop Dog, Taylor Swift, Ice Cube, James Worthy, Spike Lee, Klay Thompson Paul Pierce , Doc Rivers.  Nole Djokovic, John McEnroe, Beckham e Robbie Keane.
    L’attesa è tanta e a farla terminare sono le note del basso di Flea che suona Star-Spangled Banner, l’inno americano, tra lacrime e sorrisi.

    Con gli Utah Jazz ormai ufficialmente fuori dai Playoff 2016, la partita sembra dover essere abbastanza tranquilla, ma dall’inizio viene subito mostrato a Kobe che niente gli sarà regalato, anche se non viene nemmeno pressato ingiustamente, i compagni giocano per lui e si vede, lui sbaglia i primi tiri, ma si riscalda subito e nel primo quarto realizza ben 15 punti. Il resto della partita è fatto alternativamente di giocate medie e giocate da campione, con Bryant che mette a referto uno dopo l’altro quelli che alla fine saranno 60 punti, fatti con un 22/50 al tiro (non pochi tiri e la libertà nel farlo si vede anche da 6/21 al tiro da 3 punti) ed un 10 su 12 ai tiri liberi, conditi con 4 assist, 4 rimbalzi e due stoppate.
    La cosa più bella però che ricorderemo sono gli ultimi due minuti di partita, con i Los Angeles Lakers a -8 Kobe Bryant decide davvero di diventare leggenda, praticamente da solo recupera e vince la partita, che terminerà 101 a 96 per i Laker sui Jazz, segnando 23 punti nell’ultimo quarto, con la forza e la volontà di quel giovane Black Mamba che ci ha deliziato anni fa.

    Il tributo finale a Kobe Bryant è un ringraziamento da parte di tutti i cestisti suoi avversari, con un poco di tristezza nel non vedere Karl Malone, ma con la gioia di vedere uno Shaquille O’Neal sorridente insieme a lui e che il giorno dopo dichiara addirittura “lo avevo sfidato a segnare 50 punti, quel gran figlio di … ne ha fatti 60”.

    Il saluto finale di Kobe Bryant commuove, ringrazia tutti, i compagni, i tifosi, la moglie e i figli, ricorda i 20 anni con quell’unica maglia e la città che lo ha accolto, e alla fine non sa più che dire, se non un MAMBA OUT.

    Si spengono le luci. Grazie di tutto Kobe.

  • MambaDay: l’ultimo giorno di Kobe Bryant da giocatore

    MambaDay: l’ultimo giorno di Kobe Bryant da giocatore

    Oggi è il Mamba Day, l’ultimo giorno di Kobe Bryant da cestista, l’ultimo giorno in cui il Black Mamba calcherà un parquet di basket da giocatore. A cinque mesi di distanza dal suo annuncio di ritiro ufficiale apparso su The Player Tribune, è arrivato il momento dell’ultima partita, allo Staples Center, il palazzetto dello sport che lo ha visto giocare per tutta la vita con la stessa casacca, quella gialloviola, dove i Los Angeles Lakers attendono gli Utah Jazz, e mentre per i secondi ci sarà l’agonismo visto che si giocano l’ultimo posto disponibile ai playoff, per i primi sarà una giornata di festa.

    Il Kobe Day (che Nike ribattezza giustamente e con succeso Mamba Day) una giornata di festa lo è per tutto il basket, con elogi che arrivano da campioni dello sport, di tutti gli sport, dal basket stesso al calcio, dall’Hockey al Football, ma arrivano anche da artisti di vario genere, dagli attori ai cantanti, come in particolare Kendrick Lamar che gli dedica un brano inedito.
    Nike ed i suoi atleti addirittura dedicano un video tributo.

    https://www.youtube.com/watch?v=1Hi0skAwlHM

    In Italia Sky Sport dedicherà una giornata speciale trasmettendo i momenti e le partite più importanti delle partite di Kobe Bryant, si è iniziato da stamattina alle 06.00 e si finirà domani mattina più o meno alla stessa ora. Il primo appuntamento alle 06:00 proporrà la sfida di Gara 7 tra LA Lakers vs Boston Celtics delle NBA Finals 2010, la sfida dell’ultimo titolo NBA di Kobe, l’ultimo anello e l’ultimo MVP delle Finals per Bryant. Alle 08:15 ci sarà Basket Room: speciale Kobe Bryant, mentre alle 08:45 l’All-Star Game NBA del 2003, l’ultimo con Kobe Bryant e Michael Jordan. Alle 10:45 sarà il momento di LA Lakers vs Toronto Raptors 2006, la gara degli 81 punti di Kobe Bryant, seconda prestazione di sempre nella storia della NBA. Alle 12:30 nuovamente Basket Room: speciale Kobe Bryant, successivamente alle 13:00 Gara 4 delle NBA Finals 2000 tra gli Indiana Pacers e i Los Angeles Lakers, le Finali del primo anello per Kobe Bryant, allora in squadra con Shaquille O’Neal. Infine alle 15:00 ci sarà Gara 7 della Western Conference Final tra Sacramento Kings vs LA Lakers relativa Playoff NBA del 2002, una serie veramente controversa di cui tutt’oggi si parla.
    Seguiranno quindi poi alle 17:15 nuovamente LA Lakers vs Toronto Raptors del 2006, alle 19:00 Basket Room: speciale Kobe Bryant, alle 22:15 le NBA Finals 2000, Gara 4 – Indiana Pacers vs LA Lakers, alle 00:15 – NBA Playoff 2002, Gara 7 della Western Conference Final – Sacramento Kings vs LA Lakers, alle 02:20 – NBA All-Star Game 2003.
    Atto conclusivo della giornata sara alle 04:15 l’incontro tra Los Angeles Lakers e Utah Jazz, l’incontro che probabilmente farà piangere molti di noi, che ci farà tornare in mente gli ultimi 20 anni, ricordando la grandezza di un uomo che è stato più di un eroe, un uomo diventato leggenda.