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  • Elena Linari il “Thiago Silva” del Brescia

    Elena Linari il “Thiago Silva” del Brescia

    Classe 1994 ma già buona esperienza, grinta, abilità, temperamento ed un titolo di campionessa d’Italia che porta orgogliosamente del petto. Stiamo parlando del giovane difensore del Brescia e della nazionale italiana Elena Linari.

    Toscana, della provincia di Firenze, Elena ha saputo mettersi in luce in Serie A, dopo un passato con la maglia del Firenze, con il Brescia ed è salita alle cronache per un gol stupendo, su calcio di punizione, realizzato contro il Brasile nel Mondiale U20 in Giappone nel 2012.

    Abbiamo fatto una chiacchierata con lei per conoscerla meglio, dai suoi inizi, sino all’attualità.

    Elena Linari | © Acf Brescia Calcio Femminile
    Elena Linari | © Acf Brescia Calcio Femminile

    Come ti sei avvicinata al calcio? Perchè hai scelto di praticare questo sport?

    Diciamo che ho iniziato per caso, a 5 anni giocavo con gli amici ai giardinetti, non sapevo esistessero società di calcio per le bambine, mia mamma mi aveva iscritto a nuoto. Poi un amico mi disse che c’era un provino con l’Atletico Castello, squadre del mio paese. Ho fatto quel provino, mi hanno accolta benissimo, tutt’ora sono in ottimi rapporti con loro, mi sono appassionata e alla fine ho dovuto fare una scelta ed ho scartato il nuoto per il calcio.

    C’è un calciatore a cui ti sei ispirata o che puoi definire tuo idolo?

    Inizialmente, in nazionale, avevo il numero 13 quindi direi Alessandro Nesta. Anche Fabio Cannavaro mi piace, poi lui ha conquistato anche il Pallone d’Oro e non è semplice per un difensore. Uno che mi piace moltissimo è Thiago Silva, alcuni mi hanno paragonata anche a lui, del difensore brasiliano mi piace molto il suo stile in campo, il suo temperamento.

    Come abbiamo già anticipato, sei stata protagonista del Mondiale U20 del 2012 con la nazionale italiana, cosa ti ricordi di quell’evento, le tue sensazioni, cos’hai provato quando hai segnato quel super gol al Brasile?

    Giocare il mondiale è già un emozione unica, è impossibile descrivere la sensazione, è stato un mese fantastico, sia per il gruppo che si è venuto a creare, sia per l’ambiente e per l’organizzazione giapponese. Per quanto riguarda il gol, ogni volta che lo vedo non riesco a realizzare. Quando sono andata sul pallone ho cercato di calciare il più forte possibile, cercando di trovare lo specchio, quando ho colpito la palla ho sentito che era partito un buon tiro, però non avrei immaginato che sarebbe finita lì, in quel punto imparabile.

    Rimanendo al capitolo Nazionale, in questo 2014 c’è stata la grande delusione dell’eliminazione ad un passo dai Mondiali del 2015, come si riparte?

    E’ stata una bella batosta, ci tenevamo, poteva essere un punto di partenza importante. Da ciò che ho visto anche nell’ultimo ritrovo di Coverciano, sembra che siamo ripartiti con il piede giusto, con le convocazioni di giovani interessanti. Possiamo progettare così l’Europeo e magari creare un gruppo che può far bene per almeno una decina di anni.

    C’è una calciatrice dei campionati esteri con cui vorresti giocare? 

    Anche se non sono nel mio ruolo, giocano in avanti, direi le due tedesche Dzsenifer Marozsan e Lena Lotzen.

    Quest’anno hai avuto modo di affrontare l’esperienza della Champions League, se pur con due sconfitte molto pesanti contro un’avversaria di altissimo livello come il Lione. Cosa ti è rimasto di questa nuova avventura e cosa manca alle squadre italiane per cercare di competere a livello europeo?

    Il Lione è una grande squadra, è una società che ha fatto un grande lavoro e che ha portato le calciatrici a livello dei colleghi maschi. In Italia purtroppo manca un progetto serio, ma non deve essere un qualcosa di rapido e veloce, deve essere sviluppato con le giuste tempistiche, deve essere un progetto a lungo termine.

    Qual è il tuo punto di forza, dove vorresti migliorare?

    Punti di forza sicuramente la tecnica ed il lancio lungo. Vorrei migliorare in rapidità e velocità, sono ancora lenta nei movimenti nello stretto e magari ai ritmi della Serie A non si nota mentre è molto più evidente quando gioco all’estero con altri ritmi.

    Elena Linari | © Acf Brescia Calcio Femminile
    Elena Linari | © Acf Brescia Calcio Femminile

    Veniamo all’attualità, con il Brescia non siete partite fortissimo, ma ora siete in netta crescita e ad un passo dal Verona capoclassifica, l’obiettivo rimane sempre lo scudetto?

    L’obiettivo è riconfermarsi, un unico anno di vittorie non avrebbe alcun senso, potrebbe sembrare una casualità. La società ha creduto in noi giovani e noi vogliamo continuare a vincere, vogliamo aprire un ciclo di vittorie.

     C’è uno stadio in cui vorresti giocare? 

    Mi è piaciuto molto giocare al Rigamonti, è stata una bella esperienza. Da fiorentina per me sarebbe il top giocare allo Stadio Franchi di Firenze. Mi piacerebbe anche uno stadio all’inglese, con i tifosi vicini al campo.

    Veniamo all’ultima domanda, secondo te perchè i nostri lettori dovrebbero seguire il calcio femminile?

    Perchè è un calcio molto più vero. Anche con il pubblico c’è un rapporto diverso da quello distaccato che hanno i colleghi maschi. Le calciatrici si trovano a contatto diretto con i tifosi.

     

     

     

     

     

     

  • Nazionale: l’azzurro migliore del 2014 è quello dell’U17 femminile

    Nazionale: l’azzurro migliore del 2014 è quello dell’U17 femminile

    Il 2014 che mercoledì notte andrà in archivio lascia in ricordo alle nazionali italiane di calcio un sapore decisamente agrodolce.
    Non si può certo non citare la debacle azzurra nel mondiale brasiliano, con la squadra di Prandelli eliminata in un girone non certo impossibile con le sconfitte contro Costa Rica ed Uruguay. Anche la nazionale Under 21 di Gigi Di Biagio, pur ottenendo l’obiettivo minimo della qualificazione ad Euro 2015, a tratti non ha brillato e nel ritorno della finale Playoff ha rischiato la clamorosa eliminazione contro la Slovacchia. Finale Playoff, in questo caso per l’accesso al mondiale, costata cara anche alle azzurre di Antonio Cabrini che hanno visto svanire il sogno contro l’Olanda. C’è stato però un azzurro che ha brillato in maniera vivace e che ha avuto l’onore di salire sul podio mondiale, stiamo parlando della Nazionale Under 17 Femminile, guidata da Mister Sbardella, capace di conquistare il terzo posto al mondiale in Costa Rica.

    Una vera e propria impresa, un sogno costruito passo dopo passo, con volontà, impegno e tanto cuore.

    La gioia delle Azzurrine | Foto Twitter
    La gioia delle Azzurrine | Foto Twitter

    Alla vigilia certamente nessuno avrebbe potuto immaginare un cammino così lungo e positivo, ci si aspettava un bel mondiale anche perchè il Ct Sbardella aveva preparato un gruppo molto compatto ed unito, forse un obiettivo da considerarsi ottimo potevano essere i quarti ma le nostre ragazze hanno fatto di più.

    La partenza è stata molto positiva, con un doppio successo, su Zambia e Costa Rica, ed una sconfitta, indolore contro il Venezuela, nel girone. L’obiettivo dei quarti di finale poteva già sembrare un sogno realizzato ma le azzurrine avevano deciso di non svegliare i tifosi italiani e così nei quarti contro il Ghana, se pur con qualche fatica e con una super Durante abile a respingere i tiri dal dischetto delle ragazze africane, l’Italia riusciva a passare il turno e raggiungeva le semifinali. Qua però l’ostacolo si faceva enorme, contro la Spagna le ragazze di Mr Sbardella non demeritavano certamente ma dovevano inchinarsi a due calci di rigore concessi nel secondo tempo e trasformati dalle iberiche. Tutto finito? Disperazione e depressione per la finale persa? Neanche per scherzo! Le Azzurrine dopo aver mandato giù il boccone amaro si sono presentate in campo contro il Venezuela con un unico obiettivo, salire sul podio e contro le sudamericane è stata un’altalena di emozioni. L’Italia è andata 4 volte in vantaggio ed è stata sempre rimontata con il gol del 4-4 giunto al 95°, una rete che avrebbe abbattuto chiunque ma non loro, non le giovani italiane. Durante si travestiva da Wonder Woman e dal dischetto diventava un muro invalicabile per le venezuelane che se non se se lo vedevano parato dal portierone azzurro, centravano il legno. In sostanza la porta dell’Italia nella lotteria dei rigori rimaneva inviolata e bastavano le trasformazioni di Boattin e Simonetti per consegnare all’Italia quel terzo posto tanto inaspettato quanto bello e dolce.

    Questa la rosa delle ragazze che resteranno nella storia del calcio azzurro per lo splendido risultato ottenuto al Mondiale U17 in Costa Rica.

    Portieri: Cartelli, Durante, Toniolo;

    Difensori: Boattin, Mella, Merlo, Peressotti, Rizza, Tortelli, Vergani;

    Centrocampisti: Abati, Cavicchia, Giugliano, Mascarello, Simonetti;

    Attaccanti: Bergamaschi, Ceccarelli, Garavelli, Marinelli, Piemonte, Serturini.

  • Melania Gabbiadini: le ambizioni della miglior calciatrice della Serie A 2013-14

    Melania Gabbiadini: le ambizioni della miglior calciatrice della Serie A 2013-14

    Una vera e propria colonna del calcio femminile, 105 presenze con 43 gol segnati in maglia azzurra, uno score di oltre 150 gol segnati in circa 180 match di Serie A, 10 campionati tutti giocati con la maglia del Verona (anche se prima era denominato Bardolino) insomma questo è il curriculum di altissimo livello di Melania Gabbiadini.

    Nata in provincia di Bergamo nell’agosto del 1983, sorella maggiore del calciatore della Sampdoria Manolo, Melania è fresca di conquista del titolo di miglior calciatrice della stagione 2013/14, in questa breve intervista proveremo a conoscerla meglio, partendo dai suoi inizi sino a conoscere le sue ambizioni ed i suoi obiettivi sia a livello di club che a livello della nazionale.

    Come ti sei avvicinata al calcio, come è nata questa tua passione?

    Ho cominciato a giocare all’età di nove anni, in famiglia giocavano mio padre i miei zii e quindi mi sono appassionata anche io al calcio.

    Hai un calciatore che ti ha ispirato un idolo?

    Due calciatori che posso ritenere idolo, o che mi hanno ispirato sono i due attaccanti del Milan Shevchenko e Pato.

    C’è una calciatrice straniera con la quale ti piacerebbe giocare?

    Sicuramente l’attaccante brasiliana Marta.

    Qualche giorno fa sei stata insignita del premio di miglior calciatrice della Serie A Femminile 2013/14, cosa puoi dire di questo riconoscimento?

    E’ un premio importante, dettato da quello che ho fatto ed ho dato.

    Oltre ad essere un punto fermo del Verona, sei anche un perno della nazionale italiana che ha sfiorato la qualificazione al mondiale, perdendo la finale playoff contro l’Olanda. Relativamente a questa delusione, come si può ripartire?

    La sconfitta con l’Olanda dispiace, la possiamo definire come un’occasione persa. Abbiamo affrontato comunque una squadra forte che è andata meritatamente al Mondiale. Non deve essere però visto come un passo indietro, ma deve servire per migliorare, deve essere uno stimolo per fare meglio.

    Melania Gabbiadini | © Foto Damiano Buffo
    Melania Gabbiadini | © Foto Damiano Buffo

    Quando si parla di Gabbiadini si fa riferimento a te e a tuo fratello Manolo, come è il rapporto con lui, gli hai dato consigli, gliene dai tuttora?

    Sono più grande di  lui, tra me e Manolo ci sono 8 anni di differenza, quando era più piccolo e giocava nelle giovanili dell’Atalanta qualche consiglio glielo ho dato ma poi è cresciuto molto rapidamente, è maturato presto.

    Torniamo alla stretta attualità, siete al secondo posto con il Firenze e all’inseguimento del Mozzanica, qual è l’obiettivo della tua squadra, il tuo personale e quale vedi come avversarie più temibili?

    Siamo un gruppo forte, non voglio parlare al singolare, credo nella forza di questo gruppo che si è ulteriormente rinforzato nel mercato. L’obiettivo è quello di riportare lo scudetto, che manca da tanto tempo, a Verona. Per quanto riguarda le avversarie direi che oltre a Brescia e Mozzanica, già considerate tra le candidate al successo finale prima dell’inizio del campionato, vanno aggiunte Tavagnacco, squadra forte, e Firenze buona squadra che ha dalla sua anche il fatto di viaggiare sulle ali dell’entusiasmo.

    Sabato arriva la Torres, squadra che questa estate ha perso tanti dei suoi pezzi pregiati, cosa ne pensi di questa sfida?

    Non dovremmo comunque farci ingannare, dovremmo stare attente, affrontiamo una squadra blasonata che se pur indebolita va assolutamente rispettata.

    Un’ultima domanda, perchè consigli ai nostri lettori di seguire il calcio femminile?

    Il calcio è uno sport per tutti, non solo maschile, anche noi possiamo esprimere bel gioco anche se sicuramente è un calcio decisamente meno fisico rispetto a quello maschile. Il calcio femminile è comunque un calcio sano, un calcio divertente, un calcio pulito.

     

     

  • Marta Mason: “Sogno lo scudetto con il Mozzanica e la Nazionale”

    Marta Mason: “Sogno lo scudetto con il Mozzanica e la Nazionale”

    Le statistiche ci parlano di 52 reti segnate in 119 presenze in Serie A di calcio femminile, un bottino di tutto rispetto sopratutto se riferito ad un’attaccante classe 1993.

    Stiamo parlando di Marta Mason, attaccante del Mozzanica capolista in Serie A e capace di segnare già 7 reti nelle prime 9 giornate di campionato, Il Pallonaro come già accaduto con Orlandi e Matsubayashi del Firenze, con Martina Rosucci del Brescia e con il centrocampista della Res Roma, Riana Nainggolan, ha voluto scambiare due parole con la giovane attaccante per conoscere meglio come è nata la sua passione, quali sono le sue ambizioni ed i suoi obiettivi.

    Come ti sei avvicinata al calcio? Come è nata in te la passione per questo sport?

    Ho iniziato a giocare a 4 anni, mi è sempre piaciuto giocare sin da piccola, avevamo un campetto davanti casa nel quale giocavo con gli amici della via in cui vivevo. Un giorno è passato a vedermi il padre di un amico, che faceva l’allenatore dei pulcini e mi ha presa in squadra.

    Marta Mason | © Maria Gatti
    Marta Mason | © Fotografo Maria Gatti

     

    Hai un calciatore a cui t’ispiri o che hai visto come idolo, magari nel tuo stesso ruolo di attaccante?

    Come idoli, essendo tifosa del Milan, ho senza dubbio Shevchenko anche per il suo modo di giocare e Kakà per il suo stile e per il tipo di persona.

    Qual’è il tuo punto di forza o dove pensi di dover migliorare?

    La mia caratteristica principale, è che sono un attaccante di forza fisica. Devo certamente migliorare per quanto riguarda il lato psicologico, mi lascio abbattere troppo facilmente. Vorrei migliorare anche dal punto di vista della corsa e della tenuta fisica.

    Venendo all’attualità, hai segnato 7 gol in quest’inizio di campionato, quali sono le tue aspettative e quelle della tua squadra al momento prima in classifica?

    L’obiettivo del gruppo è certamente quello di provare a stare sempre tra i primi posti della classifica per puntare allo scudetto. Questo è un campionato difficile, non ci sono solo 2 squadre a contenderselo come in passato, ma almeno 4 o 5 compagini quotate. Per questo è un campionato duro, bello e dove non c’è niente di scontato, ogni partita è difficile. Per quanto riguarda le aspettative personali vorrei raggiungere l’obiettivo del gruppo, lo scudetto, e di conseguenza raggiungere la nazionale. Tra l’altro sabato 20 dicembre c’è la sfida con il Brescia ed ho notato che qua a Mozzanica è molto sentito, molto più della sfida con l’Orobica.

    Analizzando le rivali, quali ritieni più pericolose?

    Brescia che è campione in carica, il Verona squadra forte e rinforzata, anche il Tavagnacco è forte così come Firenze che mi ha stupito molto, ho sempre “odiato” giocare su quel campo perchè hanno carica e cattiveria agonistica. Tra le sorprese anche la Res Roma.

    Una calciatrice straniera con cui vorresti giocare?

    Non ho avuto modo di affrontare avversarie straniere, non avendo ancora avuto modo di giocare in nazionale. Se posso dire un’italiana, direi Melania Gabbiadini. Invece se devo fare nomi di calciatrici straniere dico Ramona Bachmann e Lotta Schelin.

    Come mai a tuo parere non si riesce a sviluppare un progetto intorno al calcio femminile in Italia? 

    Penso che il problema è la mancanza di volontà da parte delle istituzioni, se non c’è volontà, è inutile progettare. In Italia purtroppo abbiamo anche un numero molto basso di praticanti rispetto alle altre realtà europee.

    Intanto ti ringraziamo per la cortesia e ti vogliamo porre un’ultima domanda. Perchè i nostri lettori dovrebbero seguire il calcio femminile?

    Perchè è ancora, e spero per molto, un calcio pulito, sano e pieno di passione. Un calcio che non mette avanti, come accade con i colleghi maschi, notorietà e soldi.

     

     

     

     

     

     

     

     

  • Conosciamo Martina Rosucci, centrocampista di Brescia e nazionale

    Conosciamo Martina Rosucci, centrocampista di Brescia e nazionale

    Il Pallonaro, come i nostri lettori ben sanno, cura anche una rubrica di calcio femminile che ogni sabato racconta la giornata appena disputatasi con risultati e classifiche aggiornate. Abbiamo anche già avuto il piacere di scambiare opinioni e di conoscere meglio le calciatrici del Firenze Orlandi e Matsubayashi.

    Oggi abbiamo avuto il piacere di parlare, scambiare opinioni e conoscere meglio il centrocampista del Brescia e della Nazionale italiana di Calcio Femminile, Martina Rosucci.

    Prima di passare direttamente alle domande facciamo un piccolo accenno sulla carriera e sul palmares della calciatrice piemontese classe ’92.

    Martina Rosucciin Italia-Spagna | © martinarosucci.com
    Martina Rosucciin Italia-Spagna | © martinarosucci.com

    Rosucci esordisce in Serie A nella stagione 2008/2009 con la maglia del Torino. Dopo 3 stagioni in maglia granata nel 2011/2012 passa al Brescia,, sua attuale squadra, con la quale conquista una Coppa Italia, lo scudetto nella scorsa stagione e la Supercoppa Italiana in quella appena iniziata. Con la maglia azzurra vanta un titolo europeo ed un terzo posto in Under 19. ha disputato il Mondiale U-20 in Giappone ed attualmente è nella rosa della Nazionale maggiore di Antonio Cabrini che si giocherà la finale Playoff per accedere al mondiale di Canada 2015.

    Ciao Martina, cosa ti ha spinto a giocare a calcio? C’è un calciatore che ti ha ispirato?

    Ho iniziato andando a vedere mio fratello gemello Matteo giocare a calcio, sono diventata la mascotte, mi divertivo a giocare e da lì è nata la mia passione. Il mio idolo è Alex Del Piero. Un calciatore a cui mi ispiro è Claudio Marchisio, anche lui juventino, che gioca praticamente nel mio stesso ruolo.

    Ti volevamo chiedere, visto che sei un centrocampista duttile e che ti abbiamo visto giocare in diversi ruoli del centrocampo, qual è quello che preferisci?

    Senza dubbio il ruolo di mezzala, insomma il classico “numero 8”.

    Veniamo all’attualità, voi del Brescia siete Campionesse d’Italia in carica, solitamente si dice che vincere è difficile ma ripetersi lo è ancora di più, come vedi questa stagione? Prospettive e rivali più accreditate?

    La stagione è difficile proprio per il fatto di dover riconfermarsi, ho notato in queste prime gare che le squadre avversarie quando ci affrontano danno sempre qualcosa in più. Lo scorso anno eravamo la squadra rivelazione, quest’anno siamo le detentrici del titolo, è normale che ci sia pressione in più. Le rivali più accreditate, vedendo anche le rose, posso dire che sono il Mozzanica ed il Verona.

    Questa stagione hai avuto modo di disputare due gare di Champions League, quanto è stato emozionante?

    E’ stata un qualcosa di veramente forte, mai vissuto prima. Sono grata anche alla società per il grande ambiente creato intorno. Giocando contro un’avversaria come il Lione abbiamo visto il diverso livello di organizzazione e progetto che c’è intorno al calcio femminile all’estero. 

    In questo momento sei nel ritiro della nazionale in vista della doppia sfida di finale playoff contro l’Olanda, quali sono le tue sensazioni alla vigilia del match contro le Orange?

    Sappiamo che andremo ad affrontare una squadra organizzata e forte fisicamente. Stiamo studiando e valutando le avversarie, sono partite in cui spesso contano anche gli episodi e come vengono affrontate, non sempre vince quella che sulla carta pare la più forte.

    Il calcio femminile in Giappone ha avuto una crescita esponenziale anche grazie ai successi della nazionale (campione del mondo e vice campione olimpica in carica) pensi che in Italia si potrà ripetere il miracolo Nadeshiko?

    Sinceramente, in tempi brevi penso di no. Negli ultimi anni non basta più avere il campione per vincere le partite, vincono le squadre più organizzate, con un bel progetto alle spalle, come ad esempio la Germania. 

    Se tu dovessi scegliere una calciatrice tra quelle che giocano all’estero, chi sceglieresti?

    La centrocampista svedese del Paris Saint Germain Caroline Seger.

    Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo porti un’ultima domanda, vorremmo tu spiegassi ai nostri lettori, perchè dovrebbero seguire il calcio femminile.

    Beh perchè in fondo a chi piace il calcio, piace in generale. Il calcio femminile è un calcio pulito, fatto con tanta passione, non che i maschi non mettano passione nel praticarlo, però diciamo che chi pratica il calcio femminile ci mette tanta passione e tante rinunce.

     

     

  • Okaka regala il successo all’Italia sull’Albania

    Okaka regala il successo all’Italia sull’Albania

    Un colpo di testa di Stefano Okaka, deviato da Salihi, a meno di dieci minuti dal termine, ha permesso all’Italia di conquistare il successo contro l’Albania nella gara amichevole di Genova.

    Un’Italia sperimentale quella mandata in campo da Conte che ha saputo superare momenti di difficoltà, creare qualche buona occasione e come già detto concretizzare nel finale con l’attaccante della Sampdoria. La nazionale non ha dominato il gioco ma sostanzialmente esce da Marassi con la consapevolezza di aver disputato una buona gara.

    Dall’altra parte l’Albania, spinta dal proprio numeroso e caloroso pubblico, non si è limitata a chiudersi in difesa ma anzi ha sfruttato alcuni svarioni della retroguardia azzurra per rendersi molto pericolosa, tutto sommato Gianni De Biasi può ritenersi soddisfatto della prova dei suoi.

    Veniamo al racconto del match.

    L’Italia sperimentale fatica a mettersi in moto, la squadra albanese invece dimostra voglia e nei primi minuti prova a far la gara, chiudendosi bene e ripartendo rapidamente. Gli azzurri prendono le misure e con Cerci costruiscono una buona palla gol, bravo Berisha a respingere in corner. L’Italia grazie ad un buon Cerci, nonostante qualche problema muscolare, prova a crescere e a prendere in mano il gioco costringendo l’Albania sulla difensiva. Al 37° dopo una serie di minuti con possesso palla dell’Italia, il match si accende, prima arriva l’errore di De Silvestri che involontariamente serve Cikalleshi, l’attaccante albanese va al tiro e colpisce l’incrocio dei pali, la palla arriva a Memushaj che calcia al volo fuori di niente. La replica italiana è di Bertolacci, la sua conclusione di sinistro costringe Berisha ad un gran intervento. Il finale di tempo si dimostra frizzante anche se la frazione si chiude sullo 0-0.

    Stefano Okaka
    Stefano Okaka

    Nella ripresa subito una chance per Giovinco, sul fronte opposto errore di Sirigu che serve i calciatori albanesi che però non sfruttano. Ad ogni azione dell’Italia, come quella che al 61° vede la conclusione di Destro uscire di poco, risponde l’Albania che sfrutta le incertezze della retroguardia azzurra. Okaka appena entrato ha una buona chance ma Berisha si supera e salva. La gara viene interrotta da diverse, pacifiche, invasioni di campo dei tifosi albanesi. Si susseguono i cambi e al 82° gli azzurri passano in vantaggio con il colpo di testa di Okaka, deviato da Salihi, che supera Berisha. Nel finale gli ospiti si buttano in avanti a capofitto ma sostanzialmente Perin non deve compiere alcuna grande parata. Al 94° arriva il fischio finale, l’Italia batte l’Albania 1-0.

     

    ITALIA – ALBANIA 1-0 (0-0) (82° Okaka)

    Italia (4-4-2): Sirigu (72° Perin); Antonelli, Moretti, Bonucci (81° Acerbi), De Silvestri; Bertolacci (70° Bonaventura), Parolo, Aquilani, Cerci (77° Gabbiadini); Giovinco (65° Matri), Destro (65° Okaka).

    Allenatore: Conte.

    Albania (4-5-1): Berisha; Hysaj (74° Ajeti), Cana, Mavraj, Agolli; Lila (90° Rama), Abrashi (71° Shala), Kukeli (67° Roshi), Memushaj, Lenjani (86° Balaj); Cikalleshi (78° Salihi).

    Allenatore: De Biasi.

    Arbitro: Arkam.

  • Balotelli torna in azzurro, dubbi a Liverpool

    Balotelli torna in azzurro, dubbi a Liverpool

    Antonio Conte lo sapeva, prima o poi la “gatta da pelareMario Balotelli doveva uscire fuori e probabilmente dobbiamo credergli se nella sua testa ha pensato “Perché non farlo in questa sosta con una gara per le qualificazioni agli Europei ed un’amichevole?” dopo tutto ci sono tanti acciaccati nel clan azzurro, a cominciare dal pupillo Zaza comunque convocato, che fargli fare la prova adesso sarebbe la soluzione più ovvia ma forse non la più meritocratica.

    L’esperienza al Liverpool doveva dare a Balotelli l’occasione del riscatto lontano dalle chiacchere nostrane e dalle polemiche in un paese dove si dice, ma poi in fondo non è così, le polemiche non si fanno. Le prestazioni dell’attaccante ex-Milan sono state decisamente insoddisfacenti, due sole reti realizzate, una contro il Ludogorets in Champions League ed una in Capital One Cup mentre in Premier è nebbia assoluta e come dopo l’ultima sconfitta dei reds contro il Chelsea si susseguono bravate “balotelliane” come dopo questa gara sia stato immortalato a divertirsi in un Night Club fino alle tre di notte.

    Mentre da noi l’attenzione mediatica si concentra sull’utilità della convocazione di Mario Balotelli in Nazionale con conseguente assedio mediatico su Antonio Conte, che nega ingerenze sulle sue scelte. Oltremanica invece escono alcuni retroscena o presunti tali sull’accordo tra Milan-Liverpool-Raiola che farebbe tirare sospiri di sollievo ai tifosi del Liverpool.

    Quando giunse la notizia dell’acquisto di Supermario da parte del Liverpool qualcuno giurò di aver sentito il manager dei reds Brendan Rodgers pronunciare le enigmatiche parole:

    “E’ un rischio calcolato”.

    Frase che di per sé non ha trovato finora alcun risvolto chiaro, ma che una recente inchiesta fatta da Duncan Castles per il Bleacher Report farebbe tornare prepotentemente d’attualità. Secondo il giornalista la transazione tra il Milan e il Liverpool in realtà sarebbe non a titolo definitivo ma solo a titolo temporaneo, in pratica un prestito mascherato. Ma vediamo perché.

    Mario Balotelli e Mino Raiola | Foto Twitter
    Mario Balotelli e Mino Raiola | Foto Twitter

    L’intenzione iniziale del Liverpool e di Brendan Rodgers era chiara, avere Balotelli in prestito, soluzione non gradita al Milan che voleva disfarsi del giocatore in modo definitivo e qui entra in scena, sempre secondo Castles, il lavoro oscuro di Mino Raiola. In pratica Castles cita fonti vicine al giocatore per ipotizzare che il Milan avrebbe rifiutato di cedere in prestito Balotelli al Liverpool, mentre avrebbe accettato di cedere i diritti economici all’agente. In questo modo Raiola sarebbe stato in grado di cedere in prestito Balotelli ai reds, attraverso la cifra che conosciamo versata dal Liverpool, fino al termine della stagione e incassare una quota dell’indennità di trasferimento. Questa soluzione accontenterebbe tutte e tre le parti, perché qualora il Liverpool non volesse tenere Balotelli a fine stagione, Raiola potrebbe offrire il giocatore ad un altro club tenendo per sé la quota dell’indennità di trasferimento.

    Questo tipo di trattative per il regolamento della Premier League è vietato con il coinvolgimento di terze parti, tuttavia attraverso uno sfruttamento di clausole e scappatoie varie secondo il Bleach Reporter è possibile farlo quindi se tutto fosse confermato il Liverpool avrebbe presentato l’affare Balotelli come un acquisto a titolo definitivo, ma di fatto si tratterebbe di un prestito con diritto di riscatto mascherato.

    Fonte: 90min.com

     

  • La Norvegia aspetta l’Italia, ma la Nazionale scricchiola

    La Norvegia aspetta l’Italia, ma la Nazionale scricchiola

     

    Dopo l’esordio sulla panchina azzurra di Bari Antonio Conte si ritrova già a dover affrontare qualche problemino che rischia di distrarre il gruppo dal lavoro sul campo, cosa che il neo C.T. tollera con molta riluttanza. Subito dopo il match vittorioso contro l’Olanda ad aprire i “casi”, che la Nazionale sembra sempre pronta a crearsi, ci ha pensato il presidente della Lazio Claudio Lotito, che nella sua nuova veste di dirigente federale ha presenziato ogni manovra azzurra durante la permanenza a Coverciano creando qualche malumore tra i giocatori, De Rossi in primis poi mitigati dagli interventi di Buffon che tendono a smorzare le polemiche relative alla presenza ingombrante del principale sponsor del neo presidente federale Tavecchio.

    Altra tegola caduta nel gruppo di marines di Antonio Conte è il ritorno a Torino del difensore della Juventus Giorgio Chiellini. Il giocatore è infortunato e la Vecchia Signora lo ha richiesto indietro, richiesta accettata ma con avviso, è Oriali a dichiararsi dispiaciuto della richiesta bianconera alludendo a qualche “sgambetto” da parte della società di Corso Galileo Ferraris nei confronti dell’ex tecnico. Juventus offesa e nuove schermaglie ai limiti e nelle interpretazioni del regolamento.

    Ciro Immobile esulta dopo il gol contro l'Olanda | Foto Twitter
    Ciro Immobile esulta dopo il gol contro l’Olanda | Foto Twitter

    Tocca quindi ad Antonio Conte chiudere ogni tipo di discorso polemico mettendo, com’è abituato, la sua faccia di fronte all’ostacolo.

    “Sarò più trasparente la prossima volta, ma mi auguro che ci sia sempre più collaborazione tra la Nazionale ed i Club”.

    In questo modo dimostra di digerire il boccone amaro ed al tempo stesso che in fin dei conti non è successo nulla, Juventus e Nazionale rimangono allineate come del resto è da quasi tutta la storia del club bianconero.

    “Lotito? Ha tutto il diritto di stare con noi”.

    Anche in questo caso il C.T. chiarisce, la diversificazione dei ruoli, facendosi garante su possibili e velate ingerenze da parte del patron laziale.

    In questi termini la Nazionale si avvicina all’appuntamento importante dell’esordio ufficiale di Antonio Conte sulla panchina azzurra e alla prima importantissima sfida per l’Italia alle qualificazioni ad Euro 2016. Norvegia-Italia si pone quindi come primo test che mixa fattori tecnici, risultato importante e polemiche azzurre, vedremo come andrà.

    L’Italia dovrebbe riaffidarsi alla coppia d’attacco Immobile-Zaza che a Bari ha fatto benissimo ma dovrà superare ad Oslo i marcantoni norvegesi. A centrocampo si vedrà qualche novità dove oltre all’assenza di Pirlo si aggiunge quella dello squalificato Marchisio, probabilmente verrà sostituito da Parolo, sulle fasce ci sono due ballottaggi Darmian e Florenzi da una parte e Candreva o De Sciglio dall’altra. Nella mediana confermatissimo De Rossi.

    Dietro dovrebbe essere confermata la difesa che a Bari è molto piaciuta a Bari, con Astori, Ranocchia e Bonucci mentre in porta ci sarà il ritorno di Buffon.

    NORVEGIA-ITALIA PROBABILI FORMAZIONI:

    NORVEGIA (4-4-2): Nyland; Elabdellaoui, Nordtveid, Forren, P. Flo; Skjelbred, Johansen, Jenssen, Daehli; King, M. Elyounoussi.

    All.: Hogmo

    ITALIA (3-5-2): Buffon; Bonucci, Ranocchia, Astori; Florenzi, Parolo, Giaccherini, De Rossi, De Sciglio; Immoile, Zaza.

    All.: Conte

  • Un’Italia da favola annichilisce l’Olanda

    Un’Italia da favola annichilisce l’Olanda

     

    D’accordo, si tratta solo di un’amichevole, d’accordo gli avversari erano senza un paio di giocatori fondamentali, d’accordo una volta fatto il 2-0 e l’Olanda è rimasta in dieci sono passati solo 9 minuti e non potevi più perdere la partita. Tuttavia quello che ha reso l’esordio dell’Italia targata Antonio Conteda favola” è stata la metamorfosi che la Nazionale ha avuto nell’approccio ad un match amichevole e poi il vedere con tanta facilità schemi e azioni viste e riviste nella sua Juventus, vuol dire forse che il gioco visto a Torino è così semplice da essere appreso in tre giorni? No vuol dire semplicemente che il tecnico è riuscito a trasmettere quello che vuole sul campo ai ragazzi che hanno dato tutto.

    Pronti via, dopo 3 minuti di gioco Bonucci da quaranta metri fa partire un lancio che innesca Immobile, il quale supera in velocità la difesa orange, scarta Cillessen in uscita e insacca per l’1-0 azzurro. Tutto troppo tremendamente facile da essere vero. Ci si aspetta la reazione olandese ed invece l’avversario è stordito, non riesce a reagire e a fare nulla più che uno sterile possesso palla. Il pressing dell’Italia è asfissiante e nuovamente al 9° il centrocampo sradica il pallone dalla manovra olandese e De Rossi lancia centralmente rasoterra Zaza che, velocissimo supera Martins Indi, il qual per recuperare si appoggia e trattiene l’attaccante che cade a terra. Calcio di rigore ed espulsione per il difensore quale ultimo uomo. De Rossi realizza dal dischetto ed il “San Nicola” esplode in tripudio per la seconda volta.italia2

    Il primo tempo sarà tutto così, Olanda che tenta di venire avanti, Italia che recupera e costruisce dalla difesa azioni in velocità che mettono in crisi la difesa dei terzi classificati a Brasil 2014, ci sarà poco da fare tutti sono sorpresi e impreparati allo straripare azzurro.

    Si vede anche il bel gioco, con belle triangolazioni tra Zaza ed Immobile e discese sulle fasce sia di Darmian che di De Sciglio, con interdizioni favolose da parte di un De Rossi sontuoso. Proprio su un paio di dialoghi tra i due attaccanti nasce un’azione che mette Zaza solo davanti a Cillessen ma l’esordiente attaccante non riesce a passare l’estremo difensore orange per la terza volta, oltre a questa si contano altre due occasioni per l’Italia che meriterebbero maggior fortuna mentre l’avversario e soprattutto Van Persie non si è mai visto dalle parti di Sirigu.

    Nella ripresa l’Italia inizia a fare i suoi sei cambi a disposizione e volutamente abbassa il ritmo lasciando un po’ più il possesso palla all’Olanda, che però riesce a creare il primo pericolo del match dopo 10 minuti dall’inizio della seconda frazione. Van Persie su un pallone rubato alla difesa azzurra calcia di potenza sul secondo palo mandando il pallone fuori di poco. Poi è solo controllo dell’Italia e qualche occasione che poteva essere finalizzata meglio ma che risalta comunque una bella capacità di dialogo tra gli interpreti.

    Finisce 2-0 e tutti contenti, soprattutto Antonio Conte che inizia la sua prima partita nella panca azzurra con sobrietà, ma dopo due minuti è già a gesticolare e a telecomandare i ragazzi fino ad alzare il pugno al cielo quando Immobile porta in vantaggio la Nazionale, poi è un crescendo di movimento, di indicazioni e di decibel vocali del tecnico leccese per i giocatori che non lo mollano un attimo. E’ stata un’Italia che non può non piacere, tanto pressing, tanta voglia e non poteva essere che così per l’Italia di Antonio Conte.

    ITALIA-OLANDA 2-0 (2-0) – 3° Immobile (I), 9° De Rossi calcio di rig. (I)

    ITALIA (3-5-2): Sirigu 6; Ranocchia 6,5; Bonucci 7; Astori 7; Darmian 6,5; Giaccherini 6,5; De Rossi 7,5 (67° Parolo S.V.), Marchisio 7,5 (63° Verratti 6); Immobile 7,5 (77° Giovinco S.V.); Zaza 7,5 (73° Destro S.V.).

    All.: Antonio Conte 7

    OLANDA (4-3-3): Cillessen 6; Janmaat 5,5; De Vrij 5,5; Martins Indi 4; Blind 6; Wijnaldum 5,5 (85° Fer S.V.); De Jong 6 (63° Pieters 6); Sneijder 5,5; Kuyt 5; Van Persie 5 (80° Narsingh S.V.); Lens 5 (13° Veitman 6).

    All.: Guus Hiddink 5

  • Nazionale, Conte pronto al debutto

    Nazionale, Conte pronto al debutto

     

    Non c’è dubbio che mai come in quest’occasione, è stato atteso con trepidazione il debutto di un nuovo C.T. della Nazionale. Lo dimostrano i cinquantamila tifosi che saranno presenti al “San Nicola” di Bari questa sera, lo dimostrano i social network, in fermento che evidenziano la spaccatura tra i calciofili, tra chi dice Conte sì e chi Conte no, lo dimostrano i tanti fiumi d’inchiostro versati da quando è stato scelto per rifondare il gruppo azzurro fino ad oggi. Ma soprattutto lo dimostrano i giocatori stessi, scelti dal tecnico leccese, che sanno di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, cosa che forse a Coverciano mancava da troppo tempo.

    Poi c’è il fattore della caratura del personaggio, che spacca! Capace di camaleontismo, come abbiamo visto nella veste di C.T. e come lo abbiamo visto nella veste dell’allenatore della squadra più amata e più odiata d’Italia, la Juventus. Antonio Conte sa che non è tutto così tremendamente normale e sa che la strada che si è scelto è una delle più tortuose e complicate, ma sa anche come domare le salite e godersi le discese arrivando in fondo stanco, esausto, ma vincitore.

    Antonio Conte durante un allenamento azzurro | Foto Twitter
    Antonio Conte durante un allenamento azzurro | Foto Twitter

    Se fallirà la critica sarà unanime, “la colpa è di Conte“, se riuscirà nella sua mission di costruire un gruppo compatto, unito, e innamorato del tricolore al punto da sacrificarsi allo stremo la critica sarà unanime ugualmente “merito di Conte“, e lui sa di essersi preso una responsabilità enorme perché fallirà o vincerà da solo. Così si parte per una scelta di cambiamento:

    “Voglio un’Italia giovane e vincente”.

    E i giovani li ha convocati, e ha iniziato a plasmarli e a farli sentire protagonisti del gruppo azzurro, tanto è vero che se eravamo abituati a vedere in conferenza stampa sempre le stesse facce anche prima delle amichevoli, invece ecco dopo il primo allenamento Zaza ed El Shaarawy e ieri Ranocchia entusiasti della loro chance. Adesso Antonio Conte inizia il lavoro più difficile, quello motivazionale e così ecco la carica:

    “Vincere piace a tutti ma non è per tutti, è per gente speciale. Iniziamo subito ad essere speciali!.

    Insomma il messaggio è chiaro, la FIGC lo ha voluto perché è un vincente e lui modella la prima fisionomia della Nazionale per renderla tale e soprattutto chi è nel gruppo deve incominciare a sentire la possibilità di diventare speciale e dimostrare di esserlo diventato.

    Al “San Nicola” sarà una festa, la città è pronta per onorare l’allenatore che riportò il Bari in Serie A prima della sua ricaduta in cadetteria. Un gruppo sostanzioso (un migliaio) di tifosi ha aspettato sotto la pioggia ed accolto dopo l’allenamento di ieri l’allenatore leccese che divenne re di Bari iniziando così la sua carriera favolosa.

    Di fronte in termini amichevoli ci sarà l’Olanda con in panchina Guus Hiddink allenatore che ha sempre fatto male al nostro calcio, a cominciare dai Mondiali del 2002, quando allenava la Corea del Sud, paese ospitante della manifestazione che ci eliminò o nel 2006, quando come C.T. dell’Australia fece venire i sorci verdi ai campioni di Lippi fino a quando Totti con un rigore non sbloccò il match. Olanda che a Brasil 2014 è arrivata terza, ma con Van Gaal in panchina, e che dovrà fare a meno come l’Italia di alcune stelle come Arjen Robben. Anche Hiddink si è detto incuriosito di vedere Antonio Conte sulla panchina azzurra dopo averlo visto da giocatore.

    A disposizione le due squadre avranno sei cambi, da qui le scelte del C.T. azzurro che ha deciso di far ruotare, durante la partita, soprattutto centrocampo ed attacco.

    PROBABILI FORMAZIONI:

    ITALIA (3-5-2): Sirigu; Astori, Bonucci, Ranocchia; De Sciglio, Marchisio, De Rossi, Parolo, Candreva; Zaza, Immobile.

    A disp.: Buffon, Ogbonna, Darmian, Florenzi, Giaccherini, Maggio, Pasqual, Poli, Verratti, Destro, El Shaarawy, Quagliarella, Giovinco, Perin, Padelli.

    All.: Antonio Conte

    OLANDA (4-3-3): Cillessen; Blind, Martins Indi, De Vrij, Janmaat; Sneijder, De Jong, Wijnaldum; Lens, Van Persie, Kuyt.

    A disp.: Krul, Pieters, Van Der Wiel, Veltman, Verhaegh, Van Dijk, Afellay, Fer, Klaassen, Depay, Narsingh, Zoet.

    All.: Guus Hiddink