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  • Milan- Van Basten certi amori non finiscono

    Lunedì 9 Giugno 2008: una data importante per il calcio italiano, ma anche e soprattutto per il Milan, dai suoi tifosi fino alla punta della sua dirigenza. La spettacolare Olanda di Marco Van Basten spazza via 3-0 l’Italia di Roberto Donadoni, in un derby tra ex rossoneri ed idoli di San Siro: il “Cigno di Utrecht” batte quello che fino a quel momento era uno dei più seri candidati alla successione di Carlo Ancelotti proprio sulla panchina milanista. Quella sera è maturato un sorprasso anche nel cuore di Silvio Berlusconi, che di Van Basten ha detto “è come me”, un complimento riservato a pochi, pochissimi, forse nessuno: in questi giorni in cui si sussurra di Ancelotti avviato a Madrid o Londra (scenario plausibile e realistico ben più dell’ipotesi City) l’Ajax del tri-pallone d’Oro insegna calcio alla Fiorentina di Prandelli, uno dei più stimati tecnici d’Italia e che maggiormente ha saputo mettere in difficoltà proprio Carletto. Van Basten dunque sale nella graduatoria di un possibile rinnovamento estivo nella sala stampa di Milanello e forse non sono casuali proprio le dichiarazioni riguardo l’attuale situazione del club che lui stesso defisce “ancora nel suo cuore”: parole di ringiovanimento, di aria nuova, di abbattimento di “totem” che i tifosi rossoneri iniziano a digerire poco, i così detti “senatori”. MVB vorrebbe dire onfermare quantomai la filosofia del “Milan ai milanisti”, visto che probabilmente mai un giocatore più forte ha vestito la maglia rossonera nei 110 anni di storia, ma una domanda è lecito porsi: accetterebbe un personaggio dal simile carisma, e soprattutto che ha fatto capire sempre nelle sue esperienze in panchina di puntare fortemente sui giovani, la filosofia con cui in questi anni hanno spesso operato sul mercato Adriano Galliani ed Ariedo Braida? Di certo, si passerebbe da un aziendalismo sfrenato a qualcosa di diametralmente opposto, ed ecco perchè dal nulla sembra essere spuntata l’ipotesi Leonardo: un uomo della società, che gode di credibilità all’interno dello spogliatoio ed anche tra i tifosi. L’ex Nazionale Brasiliano infatti viene considerato l’uomo che ha portato al Milan Kakà, Pato e Tiago Silva, forse i tre colpi più apprezzati degli ultimi anni di calciomercato (Ronaldinho a parte chiaramente): vien da chiedersi però quale sia la giusta ripartizione di meriti tra l’aver portato sì tre grandi giocatori a Milano, ma fondamentalmente due Campioni del Mondo ed un vice-campione di Sudamerica, non certo dei jolly pescati nel buio come vuol far credere qualcuno. Cauti dunque ad alimentare false certezze, senza considerare che lo stesso Leonardo non ha mai avuto esperienze in panchina dopo il ritiro dal calcio giocato: come Capello quasi 20 anni fa certo, ma non tutti hanno il talento innato, la personalità ed il carattere del tecnico di Pieris.No a Donadoni (avviato verso la Premier League), ni a Leonardo ed anche a Frank Rijkaard, che ha dimostrato sì grandi cose nei primi anni a Barcellona, ma negli ultimi tempi in Catalunya ha lasciato intravedere anche il peggio di sé, specie l’ncapacità di sostenere le pressioni della stampa. Jeans chiaro, camicia rosa e giubbino di renna: centinaia di litri di lacrime dagli occhi degli 80mila sugli spalti e di chi a San Siro non era invece presente. 18 agosto 1995, Alexandre Pato a migliaia di chilometri non aveva compiuto ancora 6 anni, Ricardo Kakà poco più di 13, i telefoni cellulari erano una rarità ed i Queen stavano per pubblicare l’ultimo album postumo con l’indimenticabile voce di Freddy Mercury. “Made in Heaven” il suo titolo, “Fatto in Paradiso”, proprio come quel 31enne che calcava l’erba nella triste e calda sera milanese: chissà che una grande storia d’amore mai finita non possa riprendere, tra qualche mese, proprio da dove si era interrotta.

    fonte TMW

  • Inzaghi:il ragazzo d’Europa

    Con il gol del Weser Stadion sorpassa Raul (66 contro 65) e si lancia alla caccia di Gerd Muller

    Il “Ragazzo dell’Europa” che cantava Gianna Nannini ha la faccia stracciata di Pippo Inzaghi. E’ lui, come al solito, che “prende a calci la notte” rossonera e regala a Carlo Ancelotti un po’ di serenità dopo la tragica sconfitta del derby. E’ lui, a differenza dell’uomo raccontato dalla cantante senese, che “pianta bandiera” a Brema e mette la firma, preziosa, sull’1-1 del Weser Stadion.

    Già, lui, sempre lui. Quello che nelle partite che contano non fallisce mai un colpo, che ha graffiato gli ultimi trionfi rossoneri – dalla Champions al Mondiale per club, roba che si sta un po’ perdendo nella memoria -, che, a 36 anni, è ancora capace di inseguire il gol come fosse l’ultimo e, per ultimo, si è messo alle spalle Raul (66 eurogol contro 65) per poter continuare senza rivali la sua privatissima caccia a Gerd Muller (69 reti in Europa), ultimo avamposto di un mito che Superpippo vuole con tutte le sue forze.

    Il fatto è che i suoi gol non fanno nemmeno più notizia. Perché Superpippo timbra il cartellino con una regolarità che non impressiona più come non più fa scalpore che nella classifica dei cannonieri europei, Inzaghi si sia messo alle spalle gente come Eusebio o Di Stefano, per citare solo i più grandi. Non stupisce – perché ormai fa parte del nostro calcio – il suo modo sgangherato di avventarsi sul pallone per scaraventarlo alle spalle del portiere. Non sembra strano che sia sempre il primo ad arrivare su una palla perso, che il suo guizzo sia il più rapido, che il suo tocco sia risolutore. Non è una novità, e quindi, appunto, non fa notizia, che Inzaghi sia Inzaghi, il migliore nel suo genere.

    Ora, pare ovvio, si aprirà il solito dibattito teso a capire se Ancelotti possa ancora fare a meno di lui in campionato. E sulla questione, onestamente, non abbiamo neppure risposte. L’unica certezza è che gli anni pesano e troppe partite logorano. Inzaghi ha ormai da qualche tempo scelto questo ruolo di uomo della notte, di “Ragazzo dell’Europa” per dirla come la direbbe la Nannini. Perché per lui entrare nel mito facendo le scarpe a Gerd Muller è un’ossessione, una piccola debolezza. Una debolezza cui non sa resistere e che, forse, il calcio sarà capace di “perdonargli”.

    fonte:sportmediaset

  • Borriello stagione finita

    Un anno da dimenticare per Marco Borriello. Nel corso dell’intervento chirurgico, eseguito sabato a Pisa dall’equipe del dottor Castellacci, per l’asportazione di una cisti mio tendinea al flessore destro, all’attaccante rossonero è stato riscontrato un muscolo lacerato e staccato. La prima prognosi, non ancora ufficiale, prevede uno stop di quattro mesi. A questo punto per Borriello la stagione si conclude con largo anticipo.

    Una stagione davvero sfortunata per Marco Borriello. Dopo un campionato trionfale con la maglia del Genoa (19 gol e titolo di capocannoniere sfiorato), dal suo arrivo al Milan l’attaccante napoletano è stato vittima di una serie di infortuni a catena, che lo hanno costretto a un impiego con il contagocce (otto presenze tra campionato e Coppa Uefa). E ora l’ennesima tegola.

    Borriello è stato sottoposto a intervento chirurgico per la rimozione di una cisti situata vicino alla cicatrice del flessore della coscia infortunata e che secondo i medici del Milan era la causa principale delle continue ricadute. Durante l’operazione gli è stato però trovato il muscolo lacerato ed è stata necessaria una robusta saturazione. Per i tempi di recupero si parla di quattro mesi. A questo punto per l’attaccante la stagione è praticamente già finita.

    fonte:sportmediaset

  • Beckham torna ai Galaxy

    I Los Angeles Galaxy, tramite il loro massimo dirigente Tim Leiweke, chiudono alla permanenza al Milan di David Beckham. “Tornerà qui il 9 marzo -ha detto al Los Angeles Times- non vogliamo più parlare dell’argomento“. Sia i Galaxy che la Major League avevano chiesto al Milan di chiudere entro venerdì 13 la trattativa per l’acquisto dell’inglese: “Non si arrenderanno -ha continuato Leiweke- ma noi abbiamo un obbligo verso i nostri tifosi”

    Leiweke, nell’intervista, non riserva parole dolci al Milan: “Non sono mai scesi in campo -spiega- hanno provato a usare David e a usare noi, non parteciperemo più a questo gioco, che ha danneggiato e distratto la nostra squadra”. Per quanto riguarda il diretto interessato, il manager losangelino non crede che Beckham possa compiere sacrifici economici pur di agevolare la trattativa: “Ne dubito. Non ritengo che sia la sua intenzione e non lo incoraggerei nemmeno a pensarci“. Ma con quali stimoli tornerà un giocatore che ha espresso chiaramente la volontà di non tornare nella Major League e di restare in Italia? “Sara’ deluso, perche’ li’ sta giocando molto bene. Ma disputera’ una grande stagione con noi. E mi auguro che noi faremo benissimo per lui”.

  • derby: Maldini ci crede

    L’ultimo derby. Quasi impossibile. Ma è tutto vero: quello di domenica sera sarà proprio l’ultima stracittadina di Paolo Maldini. Se li mettessimo tutti in fila non finiremmo più di raccontarli. Ognuno con una sua storia: belli e brutti. Alcuni indimenticabili, frutto di rimonte strepitose, altri persi sul filo di lana. Per il capitano il derby “è una partita talmente importante” che gli aspetti personali passano in secondo piano.
    RIMONTA – Dice Maldini a due giorni dalla grande sfida tutta milanese: “Credo nella rimonta verso lo scudetto; questa sarà per noi come una sfida secca di coppa e il Milan c’è sempre negli appuntamenti importanti”. Ma c’è quel maledetto gap in classifica da colmare. “Otto punti di distacco dall’Inter sono tanti, ma abbiamo avuto un inizio choc e tanti infortuni, e comunque abbiamo fatto grandi passi avanti rispetto all’anno scorso – osserva – è una stagione positiva e con lo scudetto diventerebbe straordinaria”.
    NAZIONALE – Già: la conquista del tricolore sarebbe il modo migliore per chiudere una carriera straordinaria. Per il futuro, se ci saranno le condizioni, gli piacerebbe giocare una gara di addio con la Nazionale per poi dedicarsi alla famiglia. “Se arrivasse la proposta non mi dispiacerebbe – confida Paolo -, ho parlato con Lippi, mi ha chiamato anche perché questa possibilità è venuta fuori dalle sue parole, si è dimostrato pronto e contento di fare una cosa del genere. Vedremo se ci sarà del tempo, ma gli azzurri hanno due gare di qualificazione ai Mondiali, poi ci sarà la Confederations Cup, sarà difficile organizzare, se si potrà fare bene, altrimenti nulla”.
    FUTURO – Proposte per il futuro? “Non ne sono ancora arrivate, anche perché per ora sono un giocatore a tutti gli effetti – ammette – . Ci sarà tempo per riceverne da più parti e le valuterò in base alle mie idee e volontà”. Di sicuro non farà l’allenatore e, in questo senso, Maldini dice la sua sul destino di Carlo Ancelotti. “Dal 2003 ogni anno si ipotizza un addio di Carletto; io non credo, sarà difficile per tutto l’ambiente lasciarlo, dovrebbe succedere qualcosa di grave: o che non coincidano più i suoi intenti con quelli della società, o che abbia voglia di cambiare dopo sette anni”.
  • Ancelotti vuole chiarezza: Chelsea e Real in pressing

    Sono ore decisive per il futuro di Carlo Ancelotti. E non solo per il derby. Il tecnico e il Milan, infatti, hanno in programma per sabato un incontro per fare chiarezza su quello che verrà. Un meeting con Galliani chiesto proprio dal mister rossonero. Perché a lui le richieste non mancano, a partire dal Real Madrid: Florentino Perez ha individuato in lui e in Cristiano Ronaldo due degli acquisti per la sua candidatura alla presiendenza.

    L’ombra di Leonardo agita i sogni di Ancelotti, che, in caso di addio, vuole avere il tempo necessario per muoversi sul mercato. Prolungare i tempi, infatti, sarebbe pericoloso e rischierebbe di precludergli diverse alternative.

    La prima delle quali è quella del Real Madrid che sta per nascere. Un progetto fondato su tre grandi nomi per tornare alla presidenza del Real Madrid: appunto Carlo Ancelotti, Ricardo Kakà e Cristiano Ronaldo. Queste le intenzioni, che rimbalzano dalla Spagna, di Florentino Perez, pronto a ricandidarsi e a conquistare la presidenza merengue, rilanciando le sorti del club con i due migliori giocatori del mondo e uno dei tecnici più preparati in circolazione.

    Ancelotti sarebbe la prima scelta di Perez, davanti a gente come Wenger, Benitez e Mourinho. Le otto stagioni sulla panchina rossonera ne fanno per lui l’allenatore ideale del Real, sia per quanto vinto sia per come ha gestito i tanti campioni avuti a sua disposizione. Del resto già in passato, proprio il successore di Perez, Fernando Martin, provò, nel febbraio 2006, a convincere Ancelotti a lasciare il Milan.

    fonte:sportmediaset

  • Lo sfogo di Ancelotti

    E’ un Carlo Ancelotti a 360° quello che si confessa dalle pagine de La Stampa a pochi giorni dal derby. Dal futuro di Beckham: Per lui si possono fare sacrifici“, alla risposta a Galliani: Ci manca una punta di peso per questo soffriamo le difese chiuse“,  passando per il suo di  futuro:”Ad Abramovich dirò ancora di no” e commentando  il Mourinho pensiero: “Non si critica la squadra in pubblico“.

    L’allenatore del Milan esce allo scoperto e risponde a tono un po’ a tutti e a tutto. Innanzitutto all’arrabbiatura dell’ad rossonero Adriano Galliani che parla di sprechi contro le “piccole”: “Il Milan ha problemi in determinate partite quando trova squadre con certe caratteristiche. Noi non abbiamo giocatori di peso davanti e contro le difese chiuse andiamo in difficoltà“.  Insomma nessun alibi. Il tecnico rossonero sa bene qual è il problema del Milan e lo svela senza troppi giri di parole.

    Poi c’è l’affaire Beckham sul quale anche qui Carletto dimostra di avere le idee chiare: “Per uno così si possono fare sacrifici, perché è un giocatore importante per la squadra”.
    Poi sul piatto in questo momento c’è anche il suo futuro. Si parla di numerose pretendenti, ma lui sembra voler restare dov’è: “Concretamente l’unico club  che si è fatto avanti è il Chelsea. In estate ho incontrato Abramovich ma non volevo andare via dal Milan. La stessa cosa succede adesso, non penso ad andarmene”.
    Poi il derby di domenica che vede Kakà sempre più verso il forfait, anche se Ancelotti non sembra troppo preoccupato per l’assenza del brasiliano: “Si lo salterà,  ma noi possimao ripetere il risultato dell’andata”.

    Infine Mourinho. Dopo aver speso parole di elogio per la sua schiettezza, il tecnico rossonero gli lancia un rimprovero:”Criticare i giocatoriin pubblico è sbagliato. E’ un atteggiamento che nuoce all’armonia. Ci sono rimproveri che vanno fatti individualmente, altri a livello di squadra, ma mai in pubblico”.

    fonte sportmediaset

  • Il Milan libera Ancelotti al Chelsea?

    Le prime conferme sono già arrivate: Carlo Ancelotti al Chelsea (da giugno) potrebbe diventare realtà. Intanto, sulla panchina dei blues si siederà Hiddink che ha affermato: “Non potevo dire di no”. Adesso, sì, ma per la prossima stagione Abramovich vuole Ancelotti. ”Se a luglio la panchina del Chelsea sarà libera, Carlo potrebbe pensarci”: il direttore organizzativo del Milan Gandini è stato chiaro. E il Milan ha pronto il sostituto: Leonardo.

    “Studio per allenare il Milan”: così aveva recentemente dichiarato Leonardo quando, proprio dalle pagine di Sportmediaset.it, avevamo anticipato un suo possibile futuro sulla panchina rossonera

    Uomo stimato da tutto l’ambiente rossonero, Leonardo è considerato un autorevole candidato per la panchina rossonera nonostante non abbia ancora nessuna esperienza importante alle spalle.

    Ancelotti, invece, che da tempo afferma di aver voglia di provare nuove esperienze (dalla Roma alla Costa d’Avorio) accetterebbe di buon grado un trasferimento a Londra. E Abramovich è pronto a far capitolare l’allenatore rossonero a suon di milioni di euro…

    fonte:sportmediaset

  • derby:le statistiche

    Sono 268 i derby fin qui disputati. Il bilancio della sfida vede in vantaggio il Milan con 105 vittorie contro le 91 dell’Inter. Per quanto riguarda le gare giocate con l’Inter padrona di casa, da quando il campionato è a girone unico, si contano 74 precedenti: 25 successi nerazzurri, 22 rossoneri e 27 pareggi, che rappresentano il risultato più ricorrente. Curioso il conteggio dei gol fatti e subiti: 101 per entrambe le squadre.

    L’ultima vittoria dell’Inter risale alla passata stagione: 2-1 per i nerazzurri di Mancini il 23/12/07. Con lo stesso risultato si è concluso il derby della stagione 2006-2007 (11 marzo). Gli ultimi risultati hanno premiato la formazione nerazzurra che ha portato a casa i tre punti anche nell’annata 2005-2006 (3-2 il finale).

    Il Milan non vince il derby, in casa dei rivali, dal 27 febbraio 2005. Risale all’annata 2004-2005, infatti, l’ultima vittoria dei rossoneri grazie al gol di Ricky Kakà al 29′ del secondo tempo.
    Ecco, in sintesi, le ultime sei gare in casa dei nerazzurri:

    23 DICEMBRE 2007: INTER-MILAN 2-1 (17′ GIORNATA – STAGIONE 2007-2008)
    11 MARZO 2007: INTER-MILAN 2-1 (28′ GIORNATA – STAGIONE 2006/2007)
    11 DICEMBRE 2005: INTER-MILAN 3-2 (15′ GIORNATA – STAGIONE 2005/2006)
    27 FEBBRAIO 2005: INTER-MILAN 0-1 (26′ GIORNATA – STAGIONE 2004/2005)
    5 OTTOBRE 2003: INTER-MILAN 1-3 (5′ GIORNATA – STAGIONE 2003/2004)
    12 APRILE 2003: INTER-MILAN 0-1 (28′ GIORNATA – STAGIONE 2002/2003)

    ALTRE STATISTICHE
    L’ULTIMA VITTORIA DEL MILAN
    : 27 febbraio 2005, INTER-MILAN 0-1. Marcatori: 74′ Kakà (M)
    L’ULTIMO PAREGGIO: 13 marzo 1999, INTER-MILAN 2-2. Marcatori: 7′ aut. N’Gotty (M), 52′ e 77′ Leonardo (M), 77′ Zanetti (I)
    L’ULTIMA VITTORIA DELL’INTER: 23 dicembre 2007, INTER-MILAN 2-1. Marcatori: 18′ Pirlo, 36′ Cruz, 64′ Cambiasso
    PARTITA CON PIU’ GOL: 6 novembre 1949, INTER-MILAN 6-5. Marcatori: 1′ 7′ Candiani, 14′ Nordahl, 19′ Liedholm, 59′ Annovazzi  (MILAN); 10′  Nyers, 39′  Amadei, 40′  Nyers, 50′  Amadei, 58′  Lorenzi, 64′  Amadei (INTER)

    fonte: acmilan.com

  • E’ già clima derby:sponda rossonera.

    La settimana che ci porterà al derby è iniziata ieri sera, come peggio non avrebbe potuto, ossia con la conferma dell’assenza di Kakà. Innegabilmente, il 22 visto sabato sera contro la Reggina, così come in tante altre partite di questa prima fetta di stagione, non è quello che eravamo abituati ad ammirare, ma è altrettanto innegabile che il Milan sempre pronto a cambiar pelle negli appuntamenti importanti, con Kakà sarebbe un’altra storia. A presto, Ricky: si guarda avanti, si guarda al derby, una super-sfida a cui l’Inter di Mourinho arriva col vento in poppa, dopo il successo esterno di Lecce, e con la certezza di poter salpare in anticipo, lasciando a terra il resto del campionato.

    Il Milan, dal canto suo, di certezze non sembra averne molte, dopo aver provato per l’ennesima volta quanto sia doloroso scivolare contro chi lotta per non retrocedere. Per giunta, la 23^giornata porta con sè il sorpasso della Juve di Ranieri, corsara a Catania tra tante polemiche. Senza nulla togliere ai meriti delle prime della classe, questo turno di campionato ha rafforzato la consapevolezza che nella maggior parte dei casi sono gli episodi a decidere chi va avanti e chi resta indietro e che il confine tra gloria e baratro sia molto più labile di quanto si creda.

    Senza scendere nei dettagli, tanto non ce n’è bisogno, guardiamo avanti, anzi, guardiamoci in faccia per capire da dove ripartire. Si riparte, innanzitutto, dalla voglia di essere forti, più forti della sfortuna, degli episodi e delle assenze. Si riparte dalla fiducia, in un Milan che contro le grandi non ha mai avuto timore di imporre la legge del proprio gioco e dei propri ritmi. Si riparte dalla consapevolezza di non poter fallire, perchè sebbene il campionato sia ancora lungo, e malgrado l’Inter sia composta di fallibili esseri umani, undici punti sono un’infinità. Infine, si riparte dal cuore, quello rossonero, che domenica sera per 90 minuti pulserà all’unisono nella speranza di poter gioire. E in questa lunga, accidentata vigilia di derby, abbiamo una sola certezza: il Milan può vincere e chi ci crede fa due passi avanti verso la gloria: la storia di chi crede e combatte insieme sarà comunque vittoria, poichè in ogni istante di gloria c’è la passione del singolo e la forza di tutti. Avanti Milan!

    fonte: Milannews.it