Tag: michel platini

  • Blatter-Platini condannati. Il calcio deve cambiare

    Blatter-Platini condannati. Il calcio deve cambiare

    Blatter-Platini, due nomi noti nel mondo del calcio, Blatter-Platini squalificati dalla Fifa, i due dirigenti che faranno ricorso contro una squalifica, a loro dire, ingiusta e architettata. Blatter-Platini: due nomi che sentiremo ancora nominare parecchio da oggi in avanti.

    Blatter-Platini, condannati a 8 anni.
    Blatter-Platini, condannati a 8 anni.

    Il Comitato Etico ha giudicato non convincente la difesa di Blatter, sul pagamento di circa 2 milioni di euro circa un favore di Platini nel 2011, poco prima che si svolgessero le elezioni presidenziali. Nel pagamento non viene citato che si tratta di un pagamento per Platini da parte della Fifa, ed entrambi gli accusati hanno confermato che si è trattato di un accordo verbale: un fatto che non va di pari passo con le leggi svizzere.

    Il Comitato Etico della Fifa, presieduto da Hans-Joachim Eckert, ha ritenuto illegale e privo di fondamento giuridico il pagamento di circa due milioni di franchi svizzeri effettuati dalla Fifa a Platini nel 2011. Questo è quanto appare nel comunicato in cui viene inflitta la sanzione di 8 anni al Presidente della Fifa uscente e al Presidente dell’Uefa.

    Blatter-Platini: entrambi sono stati banditi da qualsiasi attività legata al calcio con effetto immediato.  Il Comitato ha inoltre multato Blatter di 50 mila franchi svizzeri (46 mila euro) e Platini di 80 mila (74 mila euro). I due, ovviamente, hanno sempre negato ogni accusa, sostenendo che quei soldi rappresentavano un reale pagamento per consulenze effettuate da Platini, presso la Fifa negli anni precedenti.

    Una botta soprattutto per il candidato alla poltrona della Fifa che, a 60 anni, vede la sua scalata al vertice del calcio mondiale interrompersi; l’ex calciatore della Juventus, non potrà candidarsi alla Presidenza della Fifa. Mentre,a 79 anni, per Blatter si chiudono nel modo peggiore tutte le porte di plenipotenziario del calcio mondiale. Al vertice della Fifa dal 1998, l’ex colonnello svizzero era sempre uscito vincitore da ogni tipo di scandalo e accuse di corruzione varie.

    Forse questa sentenze, in attesa di ricorsi e contro ricorsi, è la grande occasione per tutto il movimento calcistico di virare in un’altra strada, forse ci voleva, forse no, solo il tempo lo saprà dire a patto che si prenda questa vicenda come esempio, per chi dovrà governare il calcio negli anni futuri.

  • “Campionato io ti amo” e i 45 anni del bel calcio italiano

    “Campionato io ti amo” e i 45 anni del bel calcio italiano

    E’ giusto vivere di ricordi? In generale, la risposta di molti a questa domanda sarebbe un netto no, ma se fosse una domanda circoscritta all’ambito calcistico e di conseguenza rivolta ai tifosi allora, senza alcun dubbio, la risposta sarebbe “assolutamente si!“. L’ambizione dei tifosi vorrebbe sempre vedere le proprie squadre primeggiare per i titoli o per le posizioni più importanti della classifica ma i cicli, anche nel calcio, si aprono e si chiudono, ed è qui che riaffiorano i ricordi. Quando infatti la nostra squadra rientra in una “annata no” non c’è niente di meglio che rivivere le emozioni di un campionato conquistato dopo un avvincente testa a testa con la rivale, o semplicemente contemplare le gesta dei tanti fuoriclasse che hanno arricchito il nostro campionato.

    E’ proprio questa la missione che La Gazzetta dello Sport si pone, quella di far rivivere ai milioni di tifosi italiani 45 anni di quello che fino a un decennio fa era considerato “Il campionato più bello del mondo“, attraverso una collana di DVD: “Campionato io ti amo”. Si tratta di una collezione che racconta il meglio del nostro calcio attraverso stralci di alcune delle storiche trasmissioni RAI come “90° minuto”, “La domenica sportiva” e “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ogni DVD inoltre sarà accompagnato da un libretto realizzato da Panini con le figurine dei giocatori campioni d’Italia, con gli articoli e le vecchie prime pagine de La Gazzetta dello Sport, infine non mancheranno le classifiche, i risultati, le formazioni, le statistiche e la classifica capocannonieri della stagione protagonista. Spazio anche per gli approfondimenti sul campionato cadetto.

    MANCHETTE_USCITA 01“Campionato io ti amo” debutta in edicola Lunedì 26 gennaio al costo di 1,99€ con il primo DVD che celebra la stagione 1984-’85, un’annata epica in cui una provinciale, il Verona, guidata da Osvaldo Bagnoli, mise dietro tutte le big d’Italia conquistando il primo (e finora l’unico) scudetto della sua storia. Quell’annata si contraddistinse anche per l’arrivo nella nostra Serie A di alcuni dei gioielli del calcio mondiale: da Maradona a Socrates o Rummenigge, dando il via agli anni più belli del calcio italiano.

    Con la seconda uscita (al costo di 5,99€) ripercorreremo è la stagione 1985/1986 e l’appassionante testa a testa tra Roma e Juve con i bianconeri che alla fine riuscirono ad avere la meglio sui rivali giallorossi. Quella stagione segnò anche l’inizio dell’avventura di Silvio Berlusconi alla presidenza del club milanese di sponda rossonera. Da quella stagione partì la fondazione di quella che qualche anno più tardi sarebbe diventata la corazzata italiana più titolata al mondo. Fu anche la stagione del capocannoniere Pruzzo e l’anno di Donadoni.

    La terza uscita (al costo di 10,99€) è tutta a tinte azzurre, dedicata al campionato 1986/87, l’anno dello storico scudetto del Napoli di Ottavio Bianchi e soprattutto di Diego Armando Maradona. Fu l’ultima stagione da giocatore di Michel Platini e quella del debutto in serie A di Roberto Baggio.

    Scopri tutti i dettagli della collezione sullo Store online de La Gazzetta dello Sport

  • Platini: “Per premiare la Juve mi serviranno altri mandati”

    Platini: “Per premiare la Juve mi serviranno altri mandati”

    Anche quest’anno, come già accaduto spesso negli anni passati, la Juventus ha vinto in Italia ma ha raccolto dei flop nelle campagne europee, un suo grande ex, Michel Platini ha voluto “infierire” su questa situazione con una sua battuta.

    Il presidente dell'Uefa Michel Platini
    Il presidente dell’Uefa Michel Platini

    Ieri il presidente dell’Uefa, Michel Platini, si trovava a  Torino, e prima della finale di Europa League allo Juventus Stadium tra Siviglia e Benfica, vinta poi dagli spagnoli ai calci di rigore, ha rilasciato a Sky questa dichiarazione:

    Se ci vorrà ancora molto tempo perché io possa premiare la Juventus? Puó darsi che io debba fare qualche mandato in più. L’ho detto ad Andrea Agnelli, lui mi vuole all’Uefa dunque non vuole vincere.

    Platini quindi ha così voluto parlare della squadra che gli ha permesso di raggiungere diversi successi da calciatore negli anni 80. L’ex numero 10 bianconero non si è limitato a parlare di Juventus ma in un incontro con i Media tenutosi nella mattinata di ieri, con la presenza del responsabile degli arbitri dell’Uefa Pierluigi Collina, ha voluto analizzare i problemi del calcio italiano:

    Il problema del calcio italiano non sono gli arbitri ma la violenza negli stadi, che si combatte con strutture più moderne.

    Proprio riguardo alla situazione della categoria arbitrale, il presidente dell’Uefa Platini ha voluto punzecchiare il presidente della FIFA Blatter:

    Quando sono diventato presidente dell’Uefa ho subito pensato che servivano più occhi sul campo e ho sempre creduto che si potessero aggiungere due arbitri. Il primo esperimento venne effettuato per un campionato Under 17 in occasione di una sfida fra Armenia e Islanda. Quella gara fu arbitrata da cinque arbitri ed è è stato illuminante. Da quel momento mi sono adoperato per avere cinque arbitri ma non è stato facile, perché se l’idea non è della Fifa è difficile da concretizzare. Non è un sistema perfetto, ma ci ha aiutato a ridurre gli errori.

    In conclusione Michel Platini ha voluto anche dire la sua sulla tecnologia in campo che può esser utile in certi casi ma inutile in altri:

    Io sono sempre favorevole alla tecnologia se aiuta gli arbitri in modo intelligente. Per esempio sui gol fantasma, ma su un fuorigioco credo possa fare poco.

  • Fair Play Finanziario, la virtù premia sul campo

    Fair Play Finanziario, la virtù premia sul campo

    Lo spauracchio del calcio europeo si chiama Fair Play finanziario, quell’insieme di regole contabili che definiscono i paletti invalicabili per le società di calcio al fine di veder garantita la partecipazione alle Coppe Europee. Come noto, tali regole sono state fortemente volute dal numero uno Uefa Michel Platini in persona e, ora, la loro attuazione è entrata nel vivo. I principi cardine del Fair Play Finanziario sono, essenzialmente, due: i costi non devono superare la massima deviazione consentita rispetto al pareggio di bilancio; i debiti devono essere pagati puntualmente. Alla luce di ciò, dunque, è necessario andare a “fare i conti in tasca” ai principali club europei al fine di comprendere in che condizioni siano i loro bilanci e quanto possibile sia il raggiungimento dell’obiettivo Fair Play Finanziario. In tal senso, un noto analista di calcio business, il Dott. Paolo Ciabattini, ha analizzato con attenzione i principali club del panorama continentale, fornendo una precisa disamina della situazione in riferimento al “primo periodo di monitoraggio”, ossia nel periodo 2011-2013.

    Fair Play finanziario, la virtù premia sul campo | foto da web
    Fair Play finanziario, la virtù premia sul campo | foto da web

    In quell’arco temporale, dunque, il Barcellona risulta essere il club europeo con un utile aggregato conseguito pari a 43,5 milioni di euro e, dunque, ampiamente nel rispetto dei paletti del Fair Play. Il Manchester United, invece, in quel periodo di osservazione, ha fatto registrare una perdita aggregata di 17 milioni di euro che, però, non preoccupa ai fini del Fair Play Finanziario perchè risulta essere comunque inferiore rispetto al limite fissato di 30 milioni di euro. Situazione rosea anche in casa Real Madrid, a rivelare ulteriormente l’egemonia del calcio spagnolo nel periodo 2011-2013, con un utile aggregato per le merengues pari a 80 milioni di euro.

    Il Bayern Monaco Campione d’Europa in carica ha, poi, fatto registrare un utile pari a 22 milioni di euro riuscendo a competere egregiamente pur ricavando molto meno delle inglesi e delle spagnole dai diritti televisivi, soprattutto grazie agli introiti derivanti dallo stadio di proprietà che, in termini di tagliandi, fa registrare quasi sempre il tutto esaurito.

    Per i top club europei, dunque , non sembrano esservi grossi grattacapo all’orizzonte a proposito del raggiungimento dell’obiettivo Fair Play Finanziario. A conti fatti, dunque, considerando il fatto che i club vincenti sul campo coincidono – nel periodo di riferimento analizzato – con i club che hanno compiuto lo sforzo di chiudere il bilancio in utile, sembra che la virtù finanziaria possa essere un fattore vincente soprattutto in campo Europeo dove la programmazione e le competenze dirigenziali valgono più delle spese folli. In fondo, il messaggio del Fair Play finanziario è proprio questo e bisognerà abituarsi in fretta a recepirlo.

  • Fair play finanziario, l’Uefa fa sul serio

    Fair play finanziario, l’Uefa fa sul serio

    Fair play finanziario, questo sconosciuto. Cerchiamo di fare chiarezza su uno dei concetti maggiormente discussi in ambito calcistico-gestionale, andando a comprendere quale sia la ragione alla base della sua introduzione e come questo possa influire sulle vicende quotidiane dei diversi club. L’idea di fari play finanziario nasce nel 2009 dalla considerazione, tutto sommato ovvia, che nel calcio moderno le maggiori disparità tra club – in termini di competitività – nascano proprio dall’aspetto economico, ossia dalle diverse disponibilità che, di conseguenza, influenzano le possibilità di investimento. Il fair play finanziario, dunque, è divenuto uno degli undici valori promossi dall’Uefa e, in particolar modo, dal suo presidente Michel Platini. Il concetto è semplice: cercare di far sì che tutti i club possano avere possibilità economiche quanto più equilibrate al fine di salvaguardare la giusta competizione, evitando lo strapotere (in termini economici oligopolio) di pochi eletti, quali Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona, Manchester United e, new entry, il Paris Saint Germain, facendo in modo da evitare che le squadre che rispettano le regole soccombano di fronte ai milioni sonanti delle super big.

    Nel dettaglio, gli obiettivi del fair play finanziario di sostanziano in diversi punti, tra cui i più salienti sono: stimolare l’auto-sostenibilità delle società nel lungo periodo, stimolare la crescita delle infrastrutture, valorizzare i settori giovanili, incoraggiare le società a competere entro i propri introiti.  Il primo ed il secondo punto, dunque, mirano a creare un circolo virtuoso che leghi insieme costruzione di strutture di proprietà (stadi, musei, spazi dedicati) che possano divenire fonti di guadagno stabili e durature nel tempo, in modo da sganciare le società di calcio dalla dipendenza-diritti televisivi. Il modello italiano, in tal senso, è la Juventus che da tre anni ha intrapreso questa strada, a sua volta emulando il modello inglese che, per anni, ha fatto scuola. La valorizzazione del settore giovanile, poi, rientra fra i punti chiave proprio perchè permette di sganciarsi dalle logiche delle folli aste di mercato: il vivaio è un “prodotto” da curare con pazienza e progettualità e, solo così, darà i suoi frutti. L’ultimo punto legato al fair play finanziario è, poi, collegato all’obiettivo “No debito“, considerando che molte società, soprattutto negli anni trascorsi, erano solite chiudere il bilancio in perdita.

    Fair play finanziario, l'Uefa ora fa sul serio | © Harold Cunningham/Getty Images
    Fair play finanziario, l’Uefa ora fa sul serio | © Harold Cunningham/Getty Images

    Su questo punto la stessa Uefa effettua un’azione di monitoraggio finalizzata a verificare che non siano presenti debiti arretrati, che siano fornite informazioni finanziarie inerenti l’orizzonte temporale futuro (una sorta di budget finanziario) e che, soprattutto, si raggiunga il pareggio di bilancio. Gli esiti di tale monitoraggio sono, poi, fortemente connessi alle sorti sportive dei club: le sanzioni, infatti, per mancato rispetto dei “punti” fissati per il fair play finanziario possono comportare anche la mancata iscrizione alle competizioni europee, quali Champions League ed Europa League, così come già sperimentato da alcuni club come Malaga,Partizan Belgrado, Dinamo Bucarest e Rapid Bucarest.

    Fino al 2018, tuttavia, sarà concesso un “margine” di deficit pari a cinque milioni di euro ed ulteriori possibili “aggiustamenti” a patto che le eventuali perdite, non superiori ad un tot fissato, vengano ripianate con tempestività. Nonostante tali deroghe, però, a partire da quest’anno il periodo di “prova” è terminato e la mannaia delle decisioni Uefa  in agguato non consente ai club di dormire sonni tranquilli: saranno puniti i club che sforeranno di 45 milioni. Basti pensare che, in questi giorni, è prevista un’ispezione presso la sede del Psg proprio per verificare alcuni documenti finanziari e, in particolare, l’accordo di sponsorizzazione che lega il club parigino all’ente turismo Qatar e che frutta al club il 50% dei suoi ricavi annui, circa 200 milioni di euro, permettendogli di abbattere le perdite di bilancio. In tal caso, il forte sospetto è che l’operazione sia una “manovra interna” e che nasconda, dunque, un aumento di capitale considerando che il Psg è di proprietà proprio del Qatar Sport Investment. Ma il presidente Platini farà un “torto” al principale club francese?  In passato l’ex numero dieci aveva annunciato di “non voler guardare in faccia nessuno” e, ovviamente, se di fair play si parla è necessario che le regole siano uguali per tutti.

    Tra le italiane, nessun problema fair play finanziario – ad oggi – per le big, ad eccezione dell‘Inter che potrebbe chiudere in rosso di 70 milioni il bilancio di quest’anno. Thohir dovrà compiere molti sforzi per ripianare: sarà sufficiente?

  • Discriminazione territoriale, gli ultrà insorgono

    Discriminazione territoriale, gli ultrà insorgono

    La questione “discriminazione territoriale” è, in questi giorni, di strettissima attualità, in connessione alla vicenda che riguarda direttamente il Milan e, più in generale, l’intero calcio italiano: una normativa, che si riconduce a quella più generale contro il razzismo negli stadi, che determinerà la chiusura dello stadio San Siro, sponda rossonera, per il prossimo match di campionato Milan-Udinese in conseguenza al reiterarsi degli insulti contro i napoletani. Ovviamente, la responsabilità della società rossonera è di tipo “Oggettivo”, ossia è il club a pagare per le colpe dei suoi tifosi, o meglio per una parte di essi, che durante il match contro la Juventus hanno reiterato i cori precedentemente proposti nella gara contro il Napoli, indirizzando beceri cori di scherno. Il club milanista – come annunciato da Adriano Galliani – presenterà ricorso ma, a ben vedere, la pena comminata non è altro che l’applicazione della normativa che – al primo episodio – prevede la chiusura della curva (come accaduto per Milan-Sampdoria del 28 Settembre) e, alla reiterazione, la chiusura dello stadio, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla partita persa a tavolino ed alle sanzioni accessorie.

    Discriminazione territoriale, ultrà insorgono | © FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images
    Discriminazione territoriale, ultrà insorgono | © FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images

    Il punto focale della questione è assai complesso, perchè – a differenza del razzismo vero e proprio – la discriminazione territoriale affonda le sue origini nell’essenza di rivalità che si nasconde – neppure troppo bene – dietro l’Italia unita che, però, non può negare  la questione meridionale aperta e mai risolta, così come le profonde differenze di un Paese che si sviluppa dalle Alpi che guardano all’Europa fino alle isolette che affacciano sull’Africa, con due isole maggiori che sentono forte la propria identità e le tante minoranze linguistiche. Un Paese complesso e poco educato alla sua stessa complessità, in cui la differenza è sempre percepita come difetto dell’altro a vantaggio della propria superiorità; in cui l’eterogeneità non sempre è vista come fonte di arricchimento interiore, bensì come un ostacolo: un Paese di campanilismi, di continui Derby, non sempre così “pacifici” nè tantomeno all’insegna della sana rivalità.

    Per questo motivo, se da un lato punire la discriminazione territoriale risulta essere giusto in linea di principio, è altrettanto corretto e necessario far capire al grande pubblico che, con le regole Uefa volute da Platini in materia di razzismo, non si scherza e, ovviamente, “la legge non ammette ignoranza” neppure nel caso della discriminazione territoriale. Potrebbe essere questa l’occasione educativa che si stava aspettando per limitare i soventi beceri eccessi, ma è naturale chiedersi: sarà sufficiente? Oppure potrebbe essere soltanto una ghiottissima occasione di ricatto da parte delle curve nei confronti delle società?

    A sostegno di quest’ultima ipotesi c’è da segnalare la solidarietà ultrà che, in queste ore, sta sempre più diffondendosi, con comunicati che uniscono le curve di Juventus, Milan, Inter, Genoa ed anche Napoli, al grido rivendicatorio di “libertà di pensiero, di espressione e di sfottò”, considerando in tal senso che gli stessi ultras partenopei avevano mostrato lo striscione auto-ironico “Napoli colera”, invitando provocatoriamente il giudice sportivo Tosel a squalificare il campo del San Paolo.

  • Default del calcio, Ue propone 5 nuove regole

    Default del calcio, Ue propone 5 nuove regole

    L’Unione Europea ha fatto luce sulla situazione nel mondo del calcio, proseguendo sulla linea promossa in questi anni dal presidente Uefa Michel Platini orientato al fair play finanziario ed al riordino dei conti delle società per evitare buchi di bilancio e indebitamento selvaggio. Ma, più in particolare, sotto accusa della Commissione Sport dell’Ue risulta essere l’orientamento al profitto e le regole attualmente in vigore che favoriscono esclusivamente i grandi club, i più potenti, penalizzando i club minori che, per questo, non hanno possibilità di crescita e di poter essere competitivi. Per questo motivo, dopo la “fotografia” della Commissione Sport dell’Unione Europea, emerge la necessità di misure necessarie alla protezione degli interessi dei più deboli e, soprattutto, per la valorizzazione dei giovani, affinchè i club abbiano incentivo a puntare sui propri vivai: intenti che dovranno essere tradotti in cinque regole fondamentali ad evitare il default del calcio.

    Default del calcio, Ue propone 5 nuove regole | © Martin Rose/Getty Images
    Default del calcio, Ue propone 5 nuove regole | © Martin Rose/Getty Images

    Serve, dunque, un limite agli eccessi richiesti dai grandi club che, invece, punterebbero al Supercampionato europeo: al contrario, è necessario ricorrere alla cosiddetta “tassa sul fair play” che funga da redistribuzione di risorse tra i potenti del calcio e i club medio-piccoli, oltre che la promozione di una precisa regola sul tetto massimo del numero di calciatori tesserabili. Inoltre, un altro punto molto delicato, che viene contestato dallo studio della Commissione Sport dell’Ue, è il fatto che negli ultimi anni dal 1995 al 2011 il costo sostenuto dai club per l’acquisto dei calciatori è aumentato di ben sette volte ma che soltanto il 2% degli importi relativi ai trasferimenti spetta ai club “cedenti”, ossia ai club che hanno fatto crescere nei propri settori giovanili i calciatori. Questo aspetto determina una situazione assolutamente “insufficiente per garantire una vita regolare ai piccoli club” e, pertanto, si rende necessario un cambiamento di prospettiva per avere una maggiore equità, sia dal punto di vista delle disponibilità economiche che – di riflesso – in termini calcistici perchè, ovviamente, la minore disponibilità economica influisce sulla possibilità di acquisire rinforzi e, di conseguenza, sulla competitività nei campionati e nelle coppe europee.

    In tal senso, è la presidentessa della Commissione Europea per lo Sport Androulla Vassoliou a proporre la necessità di definire nuove misure anti- default del calcio per regolamentare i trasferimenti affinchè introducano un maggior senso di perequazione delle risorse. Fra le proposte allo studio di un’apposita Commissione che inizierà i propri lavori nel prossimo mese di Aprile dovrebbero avere la priorità l’introduzione della tassa sul fair play, le misure per garantire maggiore trasparenza sui trasferimenti, il tetto massimo sul numero di calciatori in rosa, regolamentare i prestiti ed un limite alla “proprietà di terzi” al fine di porre un freno agli investimenti nel calcio, definiti “spropositati” dalla relazione della Commissione Sport dell’Ue.

    Si prospetta, così, una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio, orientata al rispetto di queste nuove cinque regole, che dovranno essere la base per costruire un movimento calcistico fondato su valori nuovi e su pilastri che, finora, non gli sono mai appartenuti, soprattutto a causa dello strapotere dei grandi club che, allo stato dei fatti, rischia di condurre al default del calcio.

  • Platini tuffo nel passato: “Juve già ai quarti”

    Platini tuffo nel passato: “Juve già ai quarti”

    Anche i presidenti Uefa hanno un cuore, che li rende capaci di un tuffo nei ricordi, di un viaggio nel proprio passato da calciatore, negli anni in cui nacque il soprannome di “le Roi”, in cui “giocavo nel club più forte al mondo, la Juventus”: parole di Michel Platini in persona che ripercorre le tappe della propria carriera, iniziata giocando per strada da bambino, ed approdando poi nel club più importante della propria regione, la Lorena, e di seguito nel primo club di Francia dell’epoca, il Nancy, da cui prese il volo in direzione Torino per vestire i colori della Signora.

    Un percorso “evolutivo” che lo ha portato a divenire uno dei più forti di sempre, un mito per i ragazzini di quegli anni, uno dei pupilli dell’esteta del calcio per eccellenza, l’Avvocato Agnelli: un viaggio nella memoria, dunque, per Platini con tanto di aneddoto familiare in riferimento al cambiamento che, proprio negli anni che lo vedevano protagonista, il mondo del calcio stava attraversando. Quando giocava nel suo primo club, suo padre non riusciva a credere che potessero pagarlo per giocare a calcio (e guadagnava l’equivalente di novanta euro al mese), e poi con il passaggio alla Juventus lo stesso Platini si accorse bene di come gli ingaggi stavano crescendo in maniera esponenziale. Un percorso che conduce anche al momento di dire addio al calcio, quando Michel Platini si accorse di non avere più benzina perchè non riusciva più a segnare al Napoli, proprio sul finire degli anni ottanta quando stava iniziando a brillare la stella di Maradona, e Platini decise di “lasciare spazio a Diego”. 

    Da allora, la sua vita ha intrapreso nuovi binari, avvicinandosi alle istituzioni del calcio fino a raggiungere il vertice del calcio Europeo, la presidenza Uefa, un ruolo dal quale ha potuto intraprendere una battaglia che gli sta molto a cuore, quella per la diffusione del Fair Play e dei valori più profondi dell’etica calcistica: una campagna che gli impone la ferma condanna di tutti quei fenomeni “deviati” rispetto alla correttezza ed al rispetto delle regole, dal doping allo scandalo scommesse fino al problema-razzismo negli stadi, una piaga che deve essere combattuta con mano ferma, arrivando anche a sospendere le gare se necessario, per dare un segnale forte che parta dal calcio e possa giungere all’intera società civile.

    Platini tuffo nel passato bianconero | © MARWAN NAAMANI/AFP/Getty Images
    Platini tuffo nel passato bianconero | © MARWAN NAAMANI/AFP/Getty Images

    Fair play non solo nei comportamenti, però, ma anche dal punto di vista finanziario e della “salute” economica dei club affinchè si possa ragionare in un’ottica “egualitaria”, lottando ad armi pari o, perlomeno, non troppo impari: va bene aprire ai ricchi, ma è necessario che questi amino questo sport, che deve vivere di passione. In tal senso, Platini appare concorde con la decisione della Fifa di affidare l’organizzazione del Mondiale 2022 al Qatar, ma auspica che si possa “aprire ai Paesi vicini” e che possa essere disputato in Inverno, per rispetto dei calciatori e degli spettatori, scongiurando il problema del gran caldo.

    Infine, in un ideale cerchio che si chiude, il discorso di Platini torna sulla Juventus – non più del passato ma del presente – analizzando la situazione in Champions League del club bianconero alla luce del sorteggio dello scorso 20 Dicembre: secondo il numero uno Uefa il Celtic non è un ostacolo insormontabile e la Juventus “può considerarsi già una delle magnifiche otto che approderanno ai quarti di finale. Il discorso legato al cammino Europeo dei bianconeri, poi, secondo Platini si spinge anche oltre i quarti di finale, considerando che, nella connotazione degli scontri diretti, alcune grandi si elimineranno tra loro e, di riflesso, ciò potrebbe aiutare la Juventus che ha “aperto un nuovo ciclo e mi pare esistano i presupposti per un futuro particolarmente roseo” anche grazie alla spinta di Andrea Agnelli. 

  • Sgambetto al fair play finanziario, sponsor Psg da 200 milioni

    Sgambetto al fair play finanziario, sponsor Psg da 200 milioni

    Sponsor Psg, i francesi fanno una pernacchia al fair play finanziario e si mettono al sicuro almeno per i prossimi 4 anni grazie all’accordo stipulato nella giornata di ieri con la Qatar tourism authority. La sponsorizzazione avrà valore retroattivo e consentirà al club parigino di ripianare le perdite di oltre 150 milioni di euro generate durante l’ultimo anno, dopo una campagna acquisti eccellente che in estate ha portato sotto la Torre Eiffel calciatori del calibro di Ibrahimovic, Thiago Silva ed Ezequiel Lavezzi. L’accordo prevede inoltre un incremento degli introiti annuale fino a raggiungere la cifra astronomica di 200 milioni di euro nel 2016, anno in cui la sponsorizzazione avrà termine, sebbene nulla vieti di pensare che essa venga in futuro rinnovata per la soddisfazione di entrambe le parti.

    SIAMO ALLE SOLITE – Nulla di nuovo sotto il sole quindi. La sponsorizzazione del Psg è la classica “furbata” da parte dei potenti per aggirare le regole, per buona pace di Michel Platini e del suo fair play finanziario, che entrerà in vigore dalla prossima stagione. Grazie a questa sponsorizzazione infatti il Paris Saint Germain potrà continuare a spendere all’infinito per almeno altri quattro anni, senza che la sua politica economica pregiudichi la partecipazione della squadra alle competizioni europee.

    Il direttore sportivo del Psg Leonardo durante il sorteggio di Champions League tenutosi a Nyon nella giornata di ieri | ©FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images
    Il direttore sportivo del Psg Leonardo durante il sorteggio di Champions League tenutosi a Nyon nella giornata di ieri | ©FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images

    E’ GIUSTO? – I tifosi di tutta Europa dovranno così mettersi l’anima in pace. La situazione attuale, dove soltanto tre o quattro squadre possono permettersi i calciatori più forti del pianeta, rimarrà tale anche in futuro, checché ne dica il presidente dell’Uefa Michel Platini. Cii saranno quindi club come Dortmund, Ajax, Juve, Milan, Arsenal, Liverpool, United, Atletico Madrid et similia che saranno costrette a vedere durante ciascuna campagna acquisti i soliti Psg, Real, Barça, City operare in maniera disinvolta e fuori da qualsiasi controllo, riducendosi a servo del padrone come successo non appena sei mesi fa sull’asse Parigi-Milano. E’ giusto?

  • Schiaffo alla Fifa, Platini contrario alla tecnologia in campo

    Schiaffo alla Fifa, Platini contrario alla tecnologia in campo

    Platini alza le barricate e lo fa in maniera inequivocabile. Il presidente dell’Uefa ha ribadito il suo no alla tecnologia in campo nel corso di una conferenza a Kuala Lumpur, in Malaysia, dove è stato definito un accordo di cooperazione con l’Afc, la Confederazione calcio asiatica, all’interno della quale fa parte lo stesso Guangzhou di Marcello Lippi. Ennesimo no dunque da parte dell’istituzione più importante del calcio europeo, che sancisce forse il definitivo no alla tecnologia in campo. Un tema particolarmente caro alla carta stampata e alle varie associazioni nazionali, con discrete aperture anche in Italia e in Premier, dopo alcuni casi eclatanti che hanno fatto gridare allo scandalo durante le passate stagioni, con il gol di Muntari diventato un po’ il simbolo della crociata pro tecnologia in campo, destinata però ad una fine ingloriosa.

    LA SPESA– Platini continua a sostenere come l’utilizzo della tecnologia, da quella elementare fino alla più sofisticata, comporta una spesa per le casse dell’Uefa non indifferente.

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    Platini conferma il suo no alla tecnologia in campo | ©SAEED KHAN/AFP/Getty Images

    NELLO SPECIFICO – Soffermandosi in particolare agli apparecchi in grado di chiarire se il pallone abbia varcato completamente la linea o meno, Platini ha ricordato come l’introduzione di tale tecnologia comporterebbe una spesa di quasi 50 milioni di euro, cifra considerata troppo onerosa dallo stesso presidente dell’Uefa.

    INVESTIMENTI MIGLIORI – Soffermandosi sull’eventuale costo della tecnologia in campo, Platini ha ribadito le linee “aziendali” dell’Uefa e del suo mandato, che fra le altre cose tendono a favorire lo sviluppo del gioco del calcio in quelle aree dove il pallone ad oggi non rappresenta un fenomeno sociale importante.

    SCHIAFFO ALLA FIFA – Quello espresso da Platini è un vero e proprio schiaffo alla Fifa, che proprio in questi giorni è invece protagonista di un’importante apertura alla tecnologia in campo con il Goal Line Tecnology nel Mondiale per club in corso di svolgimento in Giappone.