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  • NBA: Rodman, Mullin e Tex Winter nella Hall of Fame

    NBA: Rodman, Mullin e Tex Winter nella Hall of Fame

    La NBA ha comunicato che Chris Mullin, ala ex Golden State Warriors ed Indiana Pacers, Dennis Rodman, uno dei più forti rimbalzisti di sempre della storia della Lega, vincitore di 5 titoli (2 con i Detroit Pistons e 3 con i Chicago Bulls di Michael Jordan) e Tex Winter, famoso per essere l’inventore dell’attacco a triangolo e vice allenatore di Phil Jackson dei Bulls pluricampioni di Jordan e Pippen e poi dei Lakers di Bryant ed O’Neal , sono stati inseriti nella Hall of Fame.

    I giocatori appena citati e Winter saranno introdotti ufficialmente nel mese di agosto, assieme a loro altri grandi nomi del basket come Artis Gilmore, Arvydas Sabonis (ex centro dei Portland Trail Blazers), Teresa Edwards, Tara VanDerveer (che allena la Stanford University),  Herb Magee (della Philadelphia University), Reece “Goose” Tatum degli Harlem Globetrotter e Tom” Satch” Sanders dei Boston Celtics.

  • NBA: Sfortuna Oden, ancora un anno fuori! E la carriera è a rischio!

    NBA: Sfortuna Oden, ancora un anno fuori! E la carriera è a rischio!

    Una notizia che riempie il cuore di tristezza, una notizia che non avremmo mai voluto dare ma Greg Oden, centro dei Portland Trail Blazers sarà costretto a saltare anche tutta la stagione 2010-2011 per via di ennesimi guai al ginocchio sinistro che renderanno necessaria un’operazione di microchirurgia visto che la frattura della rotula subita lo scorso anno in una partita di inizio anno contro gli Houston Rockets ha creato dei problemi alla cartilagine.

    Nell’Oregon c’è sconforto, i tifosi sono inferociti con lo staff dirigenziale, con lo staff medico dei Blazers, accusati di non essersi resi conto nei provini pre-Draft 2007 che lo sfortunato Greg era un giocatore sostanzialmente rotto e che non valeva la chiamata come numero 1 assoluto in quell’anno. Ancor di più se si pensa che il giocatore scelto con il numero 2 e draftato dai Seattle Supersonics era un certo Kevin Durant che sta dispensando meraviglie nella Lega ed in 4 anni di carriera ha dato l’impressione di essere lanciato verso un futuro luminosissimo e da dominatore della Lega dei prossimi 10 anni.

    Proprio per questo i fan biancorossoneri sembrano ripercorrere tormenti mai sopiti quando Portland nel Draft del 1984 con la chiamata numero 2 scelse l’illustre sconosciuto Sam Bowie piuttosto che andare su di un certo Michael Jordan da North Carolina University, letteralmente regalato a Chicago e che con i Bulls vinse 6 titoli, dominò la Lega come nessuno aveva mai fatto prima prendendosi di diritto la nomea di giocatore più forte di tutti i tempi! Scelta disgraziata che ha segnato la franchigia dell’Oregon ed i suoi tifosi negli anni a venire, scherniti dai supporter delle squadre avversarie e dagli opinionisti NBA che non sono mai riusciti a capire il perchè di quella selezione così assurda a posteriori. Ora la storia pare ripetersi, Oden (non per causa sua comunque) ed i Trail Blazers sono pronti a prendersi la reputazione di peggiore prima scelta assoluta ed a scalzare la coppia Kwame Brown-Washington Wizards, che nel Draft 2001 si legarono indissolubilmente e visti i risultati in molti tra gli analisti ritengono quella come la peggiore prima scelta della NBA.
    A posteriori sembra lampante che non sarebbe stato azzeccato costruire sul numero 52 un progetto giovane, ambizioso e vincente ma bisogna vedere se i segni di questa debacle tecnica e fisica potevano avere un qualche fondamento. 215 centimetri ed una montagna di muscoli che evidentemente le sue fragili ginocchia non riescono a reggere ed a sopportare, l’eredità di Shaquille O’Neal lasciata obbligatoriamente a qualcun’altro, ma ora l’importante per lo sfortunato atleta sarà cercare di affrontare questo ennesimo momento buio con positività e poi vedere come andrà il recupero fisico (e forse anche mentale). Magari le cose si raddrizzeranno ed i parquet potranno mostrarne le sue gesta al Mondo intero nei prossimi anni.

    Oden in 3 stagioni ha giocato solo 82 partite: 61 nell’annata 2008/09 (dopo il recupero dal primo infortunio al ginocchio della preseason 2007-2008 che gli costò l’intero anno) e 21 in quella successiva (2009-2010 quando contro i Rockets si fratturò la rotula ricadendo male sulla gamba). Ora dovrà saltarne altre 82, i numeri sono impietosi: contando questa annata sulle 328 partite disponibili ne ha giocate solo 82 (come già detto) in pratica ha disputato un solo anno su 4, ma il ragazzo ha solo 22 anni (è nato il 22 gennaio 1988) e si spera possa recuperare appieno le sue capacità visto che c’è qualcuno che ne mette in dubbio la carriera dopo questo ennesimo, lungo stop.

    L’ex stella di Ohio State University nelle 82 partite disputate in carriera ha avuto una media di 9,4 punti e 7,3 rimbalzi. Lo scorso anno, prima di infortunarsi, aveva una media di 11,7 punti 8,8 rimbalzi e 2,4 stoppate ma soprattutto sembrava pienamente recuperato e pronto ad esplodere. Poi la doppia mannaia sulla sua testa, prima la frattura della rotula, ora la cartilagine da riparare. Sarà la prima scelta assoluta (assieme al famoso e già citato Kwame Brown) a non vedere rinnovato il suo contratto da rookie, visto che Portland vorrà prima capire bene i margini di recupero prima della firma di un nuovo contratto.

    Tecnicamente l’infortunio al ginocchio sinistro di Oden è dovuto a d un pezzo di osso della rotula che buca la cartilagine e che ha provocato del liquido all’interno dell’arto. Drenato il liquido sono stati fatti degli esami approfonditi che hanno rivelato la lesione e il conseguente stop per una operazione delicata. Oden aveva subito un’operazione di microchirurgia anche all’altro ginocchio, quello destro, nella preseason della stagione 2007-2008 (doveva essere la stagione da rookie).
    E’ per questo motivo, per il fatto che sono state lesionate entrambe le ginocchia, che qualcuno prospetta la carriera finita per il centro.

    Un grosso in bocca al lupo, Greg, ritorna in campo al più presto, raggiungi i massimi livelli e dimostra a tutti quanti che si sbagliano e che la tua non è una carriera finita.

  • NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    La Pacific Division, oltre ad essere la divisione dei campioni NBA dei Los Angeles Lakers (3 finali negli ultimi 3 anni e 2 volte vincitori) è anche quella più scontata (quasi al pari della Atlantic Division degli acerrimi nemici dei Boston Celtics): non solo perchè i Lakers sembrano avere un roster nettamente superiore rispetto alle altre squadre ma anche perchè 3 delle altre 4 franchigie stanno guardando al futuro con moderato ottimismo, mentre Phoenix è destinata progressivamente a scomparire dal giro delle grandi vista l’età media elevata dei suoi giocatori cardine e data la perdita di Stoudemire andato a New York. Delle altre 3 squadre Californiane citate poco prima, quelli messi meglio sembrano i Golden State Warriors dato che hanno un mix di esperienza e gioventù che potrebbe portarli lontano. Soprattutto l’acquisizione di David Lee dai Knicks è stata un’aggiunta clamorosa che se rispetterà le previsioni potrà rendere i Warriors una piccola mina vagante in giro per l’NBA, con discrete possibilità di prendersi l’ultimo posto disponibile ad Ovest per i playoff. Poi ci sono i Clippers che finalmente dopo anni bui possono mettere in mostra un quintetto talentuoso, solido e completo che potrà regalare tante soddisfazioni ai tifosi rossoblu, se non quest’anno, sicuramente la prossima stagione. Il recupero di Blake Griffin, prima scelta assoluta nel Draft 2009 ma fuori tutta la scorsa stagione per un infortunio ad un ginocchio poco prima che iniziasse il campionato, è fondamentale, visto che il talento ex Oklahoma University ha mostrato in preseason di poter meritare un posto tra i grandi giocatori di questo sport. Lo spot di ala grande è suo appannaggio, anche perchè il ragazzo è in grado di assicurare una doppia-doppia in punti e rimbalzi ogni serata, ed i margini di miglioramento sono notevoli.
    Poi ci sono i Kings, che stanno portando avanti un progetto molto interessante. Al rookie of the year dello scorso campionato (Tyreke Evans) è stato aggiunto un centro dal potenziale devastante come DeMarcus Cousins, che in alcuni aspetti ha una somiglianza di gioco, di movimenti e di stazza alla Dwight Howard. La sintonia e la crescita dell’asse Evans-Cousins ci dirà dove potranno arrivare questi Kings, anche se per quest’anno la strada sarà molto dura. Magari il prossimo anno, con l’aggiunta di un’altra scelta medio-alta al Draft i Kings diverranno una squadra da playoff, per ora il peggio sembra alle spalle e il futuro non può che sorridere ad una formazione che merita di stare nei piani alti della Lega.
    Phoenix potrebbe ritrovarsi quindi con un record molto peggiore di quello che ci si aspetterebbe, anche perchè l’indebolimento della squadra è palese. Difficile anche solo descrivere i Suns, che si apprestano a dover ricostruire la squadra dalle fondamenta se non quest’anno (ci riferiamo al Draft 2011) magari la prossima stagione. Le ore, in Arizona, paiono contate e non c’è grande fiducia attorno alla squadra e le brutte prestazioni in preseason (soprattutto tantissimi punti subiti per gli arancioviola) hanno evidenziato i limiti degli uomini di Alvin Gentry, ottimo allenatore ma che sarà trascinato giù dalla mediocrità della squadra in generale. Peccato perchè le qualità per questo coach ci sono tutte, ma se non c’è un progetto tecnico…difficile confermarsi a grandi livelli.
    E in tutto ciò avvantaggiati da questa situazione saranno i Lakers, che si preparano a portare a casa un’altro titolo divisionale e probabilmente un’altra finale NBA prima di abdicare e lasciare spazio alle squadre emergenti. Non c’è molto da dire sui gialloviola, roster completo in tutti i ruoli, abbondanza di talento, specialisti offensivi e difensivi, l’allenatore più vincente della storia della NBA, management di prim’ordine: insomma tutte le qualità per disputare un’altra stagione fenomenale, sperando poi che la natura sia clemente con i vari Bryant, Odom ed Artest e possa regalargli qualche altro anno ad alto livello. Sono loro i veri dominatori del presente (assieme ai Miami Heat), per il futuro ci sarà poi modo di provvedere.

    GOLDEN STATE WARRIORS: Messo da parte coach Don Nelson (che in regular season nell’ultimo campionato aveva strappato il record di vittorie a Lenny Wilkens) si è voltato pagina affidando la panchina a Keith Smart, secondo di Nelson, ma che non riproporrà integralmente le idee dell’ex coach. Il compito sarà quello di portare avanti il lavoro fatto dal suo predecessore e valorizzare maggiormente i giovani. Ci si aspetta molto dal sophomore Stephen Curry, arrivato secondo la scorsa stagione nella corsa al titolo di rookie dell’anno e che ha impressionato molti addetti ai lavori per la consapevolezza nei propri mezzi mostrata da metà stagione in poi. Una crescita costante che se sarà confermata anche nella prossima regular season lo eleveranno come uno dei migliori 5 playmaker della Lega, anche perchè il Mondiale disputato con Team U.S.A. sicuramente gli ha dato esperienza e lasciato in dote qualche piccolo trucco appreso dai suoi compagni più esperti negli allenamenti. Accanto a Curry ci sarà il solito Monta Ellis che darà imprevedibilità alle soluzioni offensive dei Warriors. In ala piccola il titolare dovrebbe essere la sesta scelta assoluta Ekpe Udoh, che attualmente però soffre per alcuni problemi al polso. In attesa di un recupero al 100% si sta sperimentando Brandan Wright nel ruolo, che però è un’ala grande. Ecco che se l’esperimento fallisse potrebbe partire titolare Vladimir Radmanovic. Il ruolo di power forward sarà occupato da David Lee, scambiato con i Knicks per il talentuoso Randolph che nella “Baia” non ha mai avuto fortuna in 2 anni di permanenza, mentre come centro Andris Biedrins è chiamato a tornare ai livelli della stagione 2008-2009 quando si impose all’attenzione della Lega sfoderando doppie doppie in continuazione ed una difesa veramente aggressiva ed impressionante. La coppia Lee-Biedrins è ben assortita e se si amalgamerà bene potrebbe risultare decisiva per le sorti della franchigia gialloblu. Tutto nuovo nella “Baia”, nuovo logo, nuove divise, nuovi colori sociali, nuovo coach e nuovi innesti di spessore (per la panchina anche Dorell Wright e Louis Amundson sembrano ottimi), si spera che possa cambiare anche il corso degli eventi e che i Warriors possano diventare una delle franchigie di riferimento del panorama cestistico americano. Fare bene è l’imperativo primario, magari cercando di non avere più un record perdente. Poi se la fortuna vorrà (e nello sport ce ne vuole tanta oltre alla bravura) Golden State si giocherà l’ultimo posto per i playoff. Ma chiudere un bilancio in positivo sarà già una bella vittoria in attesa di un bellissimo futuro.

    Arrivi: Jeff Adrien (da Leche Rio Breogan), Louis Amundson (da Phoenix), Charlie Bell (da Milwaukee), Rodney Carney (da Phila), Dan Gadzuric (da Milwaukee), David Lee (da New York), Reggie Williams (da Sioux Falls Skyforce), Dorell Wright (da Miami)
    Partenze: Corey Maggette (a Milwaukee), Kelenna Azubuike, Anthony Randolph e Ronny Turiaf (a New York), Anthony Morrow (a New Jersey), C.J. Watson (a Chicago), Raja Bell (a Utah)
    SCELTE AL DRAFT: Ekpe Udoh (pick 6, da Baylor University), Jeff Adrien (undrafted, da Leche Rio Breogan), Jeremy Lin (undrafted, da Harvard University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Stephen Curry
    SG: Monta Ellis
    SF: Brandan Wright (o Ekpe Udoh)
    PF: David Lee
    C: Andris Biedrins

    ROSTER:

    Guardie: Monta Ellis, Stephen Curry, Charlie Bell, Jermy Linn
    Ali: David Lee, Jeff Adrien, Dorell Wright, Louis Amundson, Rodney Carney, Vladimir Radmanovic, Ekpe Udoh, Reggie Williams, Brandan Wright
    Centri: Andris Biedrins, Dan Gadzuric
    HEAD COACH: Keith Smart

    LOS ANGELES CLIPPERS: I Clippers stanno ammassando talento da 3-4 stagioni: ci sono i margini per migliorare e chiudere l’annata in modo confortante anche se sarà difficile arrivare ad un record vincente. Tuttavia i giovani Clippers hanno l’intelligenza per capire che questa stagione sarà fondamentale per gettare le basi per un futuro che sia, sperano i tifosi rossoblu (da sempre denominati e scherniti come i cugini poveri dei Lakers), così luminoso da riuscire a togliersi qualche bella soddisfazione. I punti fermi del roster sono il playmaker Baron Davis (che quando vuole non ha niente da invidiare ai migliori interpreti del ruolo, come dimostrano gli anni agli Hornets ed ai Warriors), la guardia Eric Gordon (messasi in mostra anche ai recenti Mondiali di Turchia) pericolosissimo tiratore da 3 punti, l’ala grande Blake Griffin, che come già detto ha saltato tutto lo scorso anno (quello da rookie) per problemi al ginocchio ma che pare veramente recuperato su tutta la linea come dimostra la preseason ed il centro Chris Kaman. Proprio Griffin sarà l’ago della bilancia della squadra losangelina, il prossimo uomo franchigia dei Clippers avrà il destino della sua squadra nelle sue mani: più “crescerà” in fretta, più i Clippers avranno speranze di disputare una stagione positiva. La panchina non sembra di primissimo piano ma ci sono tanti giovani e valutarli ora potrebbe essere un errore. Buone potenzialità anche per l’ottava scelta assoluta Al-Farouq Aminu, con doti atletiche fuori dal comune (non solo punti ma anche tanti rimbalzi per l’ex Wake Forest) ma che deve imparare a dare continuità ad un tiro da fuori che al momento latita. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Vinny Del Negro che nei 2 anni a Chicago ha mostrato di saper fare il suo mestiere in modo mirabile: sa lavorare con i giovani e non si abbatte se capitano infortuni più o meno gravi. 2 record di perfetta parità, 41-41 nell’anno 2008-2009 ed altrettanto nel 2009-2010, certificano il curriculum di un ottimo allenatore che non aveva una formazione talentuosa ai Bulls ma che nei playoff del 2009 fece sudare i campioni in carica dei Celtics con ben 5 gare (su 7 totali) andate all’overtime per il 4-3 finale dei biancoverdi nella serie.
    Obiettivo costruire qualcosa di importante per il futuro, se poi la squadra riuscirà a cogliere qualche vittoria di prestigio sarà importante per immettere fiducia in un gruppo che proprio in questa stagione dovrà forgiarsi caratterialmente al cospetto di tantissimi top-team.

    Arrivi: Jarron Collins (da Phoenix), Randy Foye (da Washington), Ryan Gomes (da Portland), Brian Cook (da Houston)
    Partenze: Steve Blake (ai Lakers), Drew Gooden (a Milwaukee), Travis Outlaw (a New Jersey), Steve Novak (a Dallas), Bobby Brown (al Prokom), Mardy Collins (a Washington), Brian Skinner (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: Al-Farouq Aminu (pick 8, da Wake Forest University), Marcus Blakely (undrafted, da Vermont University), Eric Bledsoe (pick 18, da Kenutcky University via Oklahoma City), Willie Warren (pick 54, da Oklahoma University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Baron Davis
    SG: Eric Gordon
    SF: Al-Farouq Aminu
    PF: Blake Griffin
    C: Chris Kaman

    ROSTER:

    Guardie: Eric Bledsoe, Rasual Butler, Baron Davis, Randy Foye, Eric Gordon, Willie Warren
    Ali: Al-Farouq Aminu, Marcus Blakely, Brian Cook, Ryan Gomes, Blake Griffin, Craig Smith
    Centri: Chris Kaman, DeAndre Jordan, Jarron Collins
    HEAD COACH: Vinny Del Negro

    LOS ANGELES LAKERS: Non ci sarebbe quasi niente da dire sui bi-campioni NBA: ottimo roster, ottimo allenatore, carattere e mentalità vincente, conosciamo e sappiamo tutti cosa è in grado di fare questa squadra. In più si sono rinforzati rispetto allo scorso anno, cedendo sul mercato i vari Farmar, Morrison e Powell e acquisendo Blake (in sostituzione di Farmar), Barnes (che prende il posto di Morrison) e Ratliff (che sostituisce Powell). Un bel guadagno in termini di difesa, punti e personalità che invecchia un pò la squadra visto che i primi 3 erano senz’altro più giovani ma regala una formidabile panchina ai gialloviola che ora hanno anche un secondo quintetto molto importante all’interno della Lega. Sulla qualità dei titolari non c’è nessun dubbio: Fisher sarà magari stagionato, ma quando sente aria di playoff (e i Lakers ai playoff ci arrivano sempre!) si trasforma ed inizia a sfornare prestazioni positive e decisive come ormai successo in tutta la sua carriera. Bryant è il solito fenomeno che sta iniziando anche a sapersi gestire per arrivare nel momento clou al top della forma. 5 campionati vinti nella sua carriera lo pongono nell’olimpo del basket, sicuramente è il giocatore che più si avvicina a Michael Jordan, per tipologia di gioco, per mentalità e per vittorie in carriera, una forza della natura che non ha mai avuto cali di rendimento e che ha fatto la fortuna dei Lakers. In queste ultime stagioni che gli restano da disputare cercherà di incrementare la sua bacheca di trofei e se resterà sano non è detto che ci riesca, già a partire da questa stagione. Il ruolo di protagonista non gli dà fastidio, anzi lo carica e lo spinge a superare i suoi limiti, l’NBA si augura di trovare presto un suo degno erede per tenere viva l’attenzione mondiale sul campionato. In ala piccola ci sarà il miglior difensore della Lega, quel Ron Artest che per stazza ed attitudine mentale non ha problemi a marcare chiunque giocatore, dai più alti e grossi fino ad arrivare ai più piccoli ed agili. Inoltre abbina a queste caratteristiche anche una pericolosità offensiva non indifferente, acquisto miratissimo lo scorso anno dagli Houston Rockets, tornerà utilissimo nelle sfide contro gli Heat (forse anche in finale NBA) contro il trio James-Wade-Bosh. In ala grande Pau Gasol assicura il solito alto rendimento,grazie ad i suoi centimetri ed alla sua tecnica sopraffina. Bynum partirà come centro titolare e ad L.A. sperano tutti nella sua esplosione. Sesto uomo sarà Lamar Odom, poche volte questo atleta fenomenale non riesce ad incidere, riuscendo, con il suo ingresso in campo, a svoltare le partite a favore della sua squadra. L’ottimo Mondiale disputato, dove è stato il miglior “gregario” (se così possiamo definirlo) di Kevin Durant, dimostrano che la via del tramonto è ancora lontana. In più, a dar man forte, Blake (al posto di Fisher), Barnes (al posto di Artest) e Ratliff ( al posto di Bynum) sembrano ottime aggiunte (come già segnalato in precedenza). Infatti Barnes, altro difensore eccellente, assieme ad Artest dovrebbe prendere in cura la difesa sugli esterni più pericolosi della squadra avversaria (mossa fatta su misura per affrontare Miami!). La sicurezza Phil Jackson in panchina permette ai Lakers di prendersi il ruolo di favoriti principali al titolo, visto che i fenomeni di Miami non possono contare su un allenatore dal curriculum così ricco e vincente: 13 finali NBA e 11 titoli in totale tra Bulls (6) e Lakers (5). Inoltre da quando allena, Jackson è riuscito a fare sempre il “three-peat”, segno che quest’anno potrebbe chiudere il cerchio con la quarta affermazione della sua carriera.
    Inutile dire che l’obiettivo gialloviola è alzare di nuovo il trofeo, starà agli altri cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla compagine californiana.

    Arrivi: Matt Barnes (da Orlando), Steve Blake (dai Clippers), Theo Ratliff (da Charlotte)
    Partenze: Jordan Farmar (a New Jersey), Josh Powell (ad Atlanta), Adam Morrison (a Washington)
    SCELTE AL DRAFT: Devin Ebanks (pick 43, da West Virginia), Derrick Caracter (pick 58, da Texas- El Paso)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Derek Fisher
    SG: Kobe Bryant
    SF: Ron Artest
    PF: Pau Gasol
    C: Andrew Bynum

    ROSTER:

    Guardie: Derek Fisher, Kobe Bryant, Shannon Brown, Steve Blake, Sasha Vujacic
    Ali: Ron Artest, Pau Gasol, Lamar Odom, Matt Barnes, Derrick Caracter, Devin Ebanks, Luke Walton
    Centri: Andrew Bynum, Theo Ratliff
    Head Coach: Phil Jackson

    PHOENIX SUNS: Ormai a Phoenix si aspetta l’Estate 2011 (al massimo del 2012). Quello sarà il momento della ricostruzione: le finali di Conference dello scorso Maggio potevano essere un punto di partenza per un futuro molto promettente ed invece sono state il capolinea definitivo di una squadra che ha operato malissimo sul mercato nella off-season. Stoudemire lasciato andare via per non ricevere nulla in cambio (si poteva benissimo chiedere a New York una trade con David Lee, finito poi ai Warriors) sostituito da Hakim Warrick, e non ce ne voglia il buon Hakim, ma non sembra proprio la stessa cosa. Se poi si manda Barbosa (sempre utilissimo) a Toronto in cambio di un giocatore come Turkoglu che ha continui problemi fisici ed è caduto in una spirale di involuzione senza fine, allora qualcosa non quadra davvero nel piano dirigenziale dei Suns. L’intramontabile Steve Nash e il sempreverde Grant Hill dovranno mandare avanti la baracca che sembra stia lì lì per crollare al minimo soffio di vento. Il gigante d’area Robin Lopez (fratello del più famoso Brook dei Nets) è l’unico lungo di nome nel roster, lasciando molto probabilmente un buco difficilmente colmabile. Come dimostrano i tantissimo punti subiti (ed il record pessimo) nelle partite di preseason. Il lavoro di Alvin Gentry sarà duro e faticoso, se non addirittura impossibile. E dispiace veramente per questo coach che lo scorso anno con le sue idee era riuscito a portare i suoi giocatori (a sorpresa) nella finale di Western Conference contro i Lakers futuri campioni. Si spera ora sulla crescita di alcuni giovani, per poi ricostruire usando la consolidata linea verde ed il Draft. Alcuni giocatori assicurano un buono standard di rendimento come Nash e Hill (ma occhio all’età dei 2), Lopez finora ha mostrato buone cose, Frye potrebbe essere la soluzione ideale in ala grande, Richardson assicura tanti punti ma zero difesa. Dudley coprirà le lacune difensive trai piccoli, si spera nel ritorno di Turkoglu a grandi livelli per avere una stagione almeno non perdente. Il ritorno di Childress dall’Europa sembra un palliativo per i tifosi in agonia per le sorti della loro squadra. Si prospettano però anni bui al sole dell’Arizona. E per questo i playoff appaiono come un miraggio nel deserto.

    Arrivi: Josh Childress (da Atlanta, via Olympiacos), Hakim Warrick (da Chicago), Hedo Turkoglu (da Toronto), Matt Janning (da Northeastern University), Garret Siler (da Shangai Sharks), Gani Lawal (da Georgia Tech)
    Partenze: Amar’è Stoudemire (a New York), Leandro Barbosa (a Toronto), Dwayne Jones (free agent), Taylor Griffin (a Liege), Dwayne Collins (a Varese), Louis Amundson (a Golden State), Jarron Collins (ai Clippers)
    SCELTE AL DRAFT: Gani Lawal (pick 46, da Georgia Tech), Dwayne Collins (pick 60, da Miami University), Matt Janning (undrafted, da Northeastern University), Garret Siler (undrafted, da Shangai Sharks)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Steve Nash
    SG: Jason Richardson
    SF: Hedo Turkoglu
    PF: Channing Frye
    C: Robin Lopez

    ROSTER:

    Guardie: Steve Nash, Jason Richardson, Goran Dragic, Matt Janning,
    Ali: Josh Childress, Hedo Turkoglu, Jared Dudley, Channing Frye, Earl Clark, Grant Hill, Gani Lawal, Hakim Warrick
    Centri: Robin Lopez, Garret Siler
    Head Coach: Alvin Gentry

    SACRAMENTO KINGS: Primi segnali di luce dopo anni di buio. Finalmente si inizia ad essere ottimisti nella capitale dello Stato della California. Il progetto sta prendendo il volo e nonostante i Kings negli ultimi anni non abbiano avuto scelte tra le top 3 al Draft, hanno preso dei talenti che nessuno si aspettava: vedere in primis Tyreke Evans, nominato lo scorso campionato rookie dell’anno. Proprio da Evans si riparte per costruire qualcosa d’importante, e la prima mossa è stata quella di affiancargli un centro vero. Il candidato selezionato è stato DeMarcus Cousins, da Kentucky University, che ha ampi margini di miglioramento ma possiede già da ora tutte le capacità per non sfigurare partendo titolare. Molti specialisti vedono tante similitudini con Dwight Howard, sia nel fisico che nei movimenti (ma a differenza di Howard, Cousins possiede un tocco di palla molto più tecnico) ed i tifosi Kings sperano che il paragone non sia campato in area visto che Howard ora è il miglior centro in NBA, e sperano che il loro nuovo beniamino ne possa ripercorrere i passi. Se Cousins, probabile partente nel quintetto di partenza, avrà problemi di falli, dalla panchina ci sono Dalembert, arrivato dai Sixers, ed il rookie Whiteside per dare man forte. 2 giocatori che offensivamente non hanno molto da dire ma che in difesa sono 2 veri mastini al centro dell’area. Udrih sarà il play della squadra, mentre Thompson si prenderà lo spot di power forward per formare con Cousins una delle coppie potenzialmente più forti dell’intera Lega. In ala piccola sarà ballottaggio a 3 con Casspi, Greene ed il neo arrivato Antoine Wright a giocarsi il posto (ma il favorito per via dei margini di miglioramento sembra l’israeliano Casspi). Nota dolente la panchina (solo l’ottimo Carl Landry è di livello principale), che condannerà i Kings ancora ad un anno di transizione (ma con un miglioramento sensibile del record dello scorso anno) per poi riuscire a completare l’organico nella prossima off-season e nel Draft 2011. Sperando che i progressi della squadra possano portare in breve tempo ai vertici della Lega come ai tempi di Divac, Webber, Jason Williams (e poi Mike Bibby), Doug Christie e Peja Stojakovic che sotto la guida di coach Adelman a cavallo tra fine anni 90 ed inizio del 2000 fecero sognare i tifosi neroviola.

    Arrivi: Samuel Dalembert (da Philadelphia), Darnell Jackson (da Milwaukee), Antoine Wright (da Toronto), , Luther Head (da Indiana), “Pooh” Jeter (da Hapoel Gerusalemme)
    Partenze: Andres Nocioni e Spencer Hawes (a Philadelphia), Jon Brockman (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: DeMarcus Cousins (pick 5, da Kentucky University), Hassan Whiteside (pick 33, da Marshall University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Beno Udrih
    SG: Tyreke Evans
    SF: Omri Casspi
    PF: Jason Thompson
    C: DeMarcus Cousins

    ROSTER:

    Guardie: Tyreke Evans, Beno Udrih, Luther Head, Eugene “Pooh” Jeter,
    Ali: Antoine Wright, Jason Thompson, Carl Landry, Darnell Jackson, Donte Greene, Francisco Garcia, Omri Casspi
    Centri: DeMarcus Cousins, Samuel Dalembert, Hassan Whiteside
    Head Coach: Paul Westphal

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA: Vietato l’uso delle Concept 1

    NBA: Vietato l’uso delle Concept 1

    La NBA ha comunicato il divieto per tutti i giocatori di indossare “scarpe che creino un indebito vantaggio competitivo”.
    Il riferimento è chiaramente alle “Concept 1”, scarpa che negli ultimi mesi ha destato parecchie perplessità ai massimi dirigenti della Lega professionistica americana.
    Le speciali scarpe, prodotte dalla Athletic Propulsion Labs, una compagnia di Los Angeles, il cui costo si aggira intorno ai 300 dollari al paio, secondo gli esperti sarebbero illegali: alcuni test condotti da docenti di biomeccanica, infatti, hanno evidenziato che queste scarpe, definite addirittura “dopanti”, possono incrementare l’altezza di un salto di ben 8-9 centimetri, grazie alla loro particolare struttura, che consente un’elevata spinta in verticale.

    • Le Concept 1 possono letteralmente cambiare il modo di giocare: i giocatori più bassi di 180 centimetri hanno sempre dovuto sfruttare la loro velocità per approcciarsi al canestro lateralmente: usando queste scarpe, possono attaccarlo frontalmente come i giocatori più alti“,

    Ha detto Adam Goldston, fondatore insieme a suo fratello Ryan della Athletic Propulsion Labs.
    I Goldston non si sono detti affatto sorpresi del divieto imposto dalla NBA, perché la tecnologia utilizzata per le “Concept 1”, non solo provoca un immediato incremento del salto, ma consente anche ai giocatori di spendere meno energie. Queste caratteristiche avrebbero spinto molti giocatori (si vocifera addirittura il 30% dei rookie 2010-2011) a chiedere informazioni sulle calzature direttamente alla compagnia di Los Angeles.
    I nomi degli atleti interessati, però, non sono stati resi noti perché, molti di loro, alla fine, hanno firmato accordi con altri sponsor. Non è, comunque, la prima volta che la National Basketball Association mette al bando delle scarpe: 25 anni fa toccò alle Air Jordan, prodotte dalla Nike per il grande Michael Jordan, e definite troppo colorate per apparire sui parquet americani.
    I gemelli Goldston, appena 23enni, nella carriera universitaria a Southern California hanno fatto parte della squadra di basket. Ora, da giovani imprenditori, hanno brevettato la tecnologia “Load ‘N Launch” (Carica e lancia) per le loro scarpe. Il segreto, a quanto pare, sta nel tallone della scarpa:

    • “Viene inserita una sorta di “piattaforma di lancio” che riceve l’energia prodotta dal giocatore e aumenta la spinta del salto con l’aiuto di un complesso sistema di propulsione a molla“.

    Ha spiegato Ryan.

    • Non siamo scioccati dalla decisione della NBA. Il sistema non solo consente di saltare più in alto, ma permette anche di risparmiare energia. I giocatori potrebbero esprimersi a un livello superiore nel terzo e nel quarto periodo delle partite, quando normalmente la fatica si fa sentire

    Ha aggiunto Adam.

    La questione solleva parecchie perplessità ma per questa stagione almeno, le Concept 1 non saranno utilizzate.

  • NBA: Anthony in partenza dai Nuggets, Mo Williams pensa al ritiro!

    NBA: Anthony in partenza dai Nuggets, Mo Williams pensa al ritiro!

    Ultime notizie di mercato clamorose in NBA: Denver pare oramai rassegnata a perdere il suo gioiello Carmelo Anthony.
    La dirigenza della franchigia del Colorado deve solo decidere quale offerta accettare tra le 5 finora pervenute. Le squadre interessate sono i New Jersey Nets (in primissima fila) che offrirebbero la terza scelta assoluta al Draft di quest’anno, ovvero Derrick Favors, i contratti in scadenza di Murphy ed Humpries più una futura prima scelta.
    Interessatissimi anche i Golden State Warriors che metterebbero sul piatto il sophomore Stephen Curry e qualche altro giocatore.
    In ritardo invece i Chicago Bulls e i New York Knicks che invece pochi giorni fa erano molto più avanti nelle trattative. I Knicks in particolare vorrebbero Carmelo solo in Estate quando potrebbero prendere la fortissima ala dei Nuggets a zero senza dare niente in cambio e preservando Danilo Gallinari che altrimenti entrerebbe nello scambio con Denver.
    In utima fila, ma da non sottovalutare, gli Houston Rockets che per pareggiare il contratto che si porta dietro Anthony dovrebbero dare Kevin Martin (che non pare però gradito) ai Nuggets. La situazione è ancora più complicata dal fatto che le scelte di Houston per il Draft del prossimo anno non saranno alte visto che la squadra pare competitiva con il ritorno all’attività agonistica di Yao Ming, il che non darebbe a Denver la possibilità di scegliere i giovani campioni che usciranno la prossima stagione dall’Università, visto che i Nuggets vogliono includere nel pacchetto delle trade anche eventuali scelte future al Draft.
    La situazione è comunque in evoluzione e verrà monitorata nei prossimi giorni (se non nelle prossime ore).

    Per quanto riguarda le altre trattative, Earl Watson firmerà a breve con gli Utah Jazz e sarà il sostituto di Deron Williams nel ruolo di playmaker.

    Ed a proposito di playmaker dichiarazione shock di Mo Williams, dei Cleveland Cavs, che dopo l’addio di LeBron James pensa al ritiro anche se sta tornando sui suoi passi nelle ultime ore. Queste le sue dichiarazioni:

    • Mi son seduto e mi son soffermato sul fatto che non potrò più giocare con uno dei migliori giocatori del mondo e che non potrò più giocare con colui che mi ha dato maggior fiducia in questi 2 anni“.

    Se Mo Williams (che ha solo 27 anni) è riuscito addirittura ad arrivare ad essere un All Star (anno 2008-2009) molti meriti sono dovuti alla presenza del “Prescelto” in quel di Cleveland e Mo sa che quest’anno certi palloni non li riceverà più:

    • Sarà molto dura, molte cosa cambieranno in campo e fuori, come non vedere più una maglia con il numero 23 per strada o nello spogliatoio, ma la vita va avanti e credo proprio che dovrò reagire

    Intanto i Miami Heat sono vicinissimi all’acquisizione di Erick Dampier, tagliato nei giorni scorsi dai Charlotte Bobcats di Michael Jordan per non sfondare la soglia della luxury tax e non pagare la relativa multa alla Lega. Il centro ex dei Dallas Mavericks potrebbe essere l’ennesima acquisizione di prestigio, per la squadra della Florida, sul mercato dei free agent, visto che della squadra costruita in Estate gli unici che anche lo scorso anno vestivano la maglia degli Heat sono la stella Dwyane Wade e Udonis Haslem.

  • NBA: Ancora Rodman in versione hot, orgia con 6 donne in albergo!

    NBA: Ancora Rodman in versione hot, orgia con 6 donne in albergo!

    Nuova impresa “hot” per Dennis Rodman: l’ex giocatore dei Detroit Pistons, dei San Antonio Spurs e dei Chicago Bulls, si è reso protagonista di un episodio molto criticato da più parti.

    Pare che Rodman, da sempre amante delle belle donne (ma soprattutto delle donne, non necessariamente belle!) si sia cimentato in una performance a dir poco invidiabile con tanto di testimonianze molto veritiere in merito al fatto.

    Secondo il il “New York Post”, Rodman avrebbe fatto un orgia con ben 6 donne in una stanza di un hotel. E non è tutto: l’ex Chicago Bulls, grazie ad un microfono, avrebbe fatto sentire all’intero albergo la sua performance, con tanto di descrizione dettagliata!

    Un cliente dell’albergo, intervistato proprio dal “New York Post” avrebbe dichiarato:

    • Si sentiva tutto. Rodman descriveva nel dettaglio tutto ciò che stava per fare con le ragazze!

    Rodman in passato ha sempre fatto discutere di sè, per i suoi modi bizzarri di vedere le cose che uniti al fatto di essere un focoso amante, come più volte da lui stesso dichiarato (“Nella mia vita ho fatto sesso con oltre 2000 ragazze!”) e confermato dalle donne che lo hanno conosciuto, lo hanno anche portato sovente nei guai.

    Per quanto riguarda quest’ultimo episodio, ovviamente l’ex compagno di Michael Jordan e Scottie Pippen ai leggendari Chicago Bulls di coach Phil Jackson, non ha potuto smentire, limitandosi a dire per giustificarsi:

    • Non sapevo che il microfono fosse acceso!

    Incorreggibile Dennis…!

  • NBA: Pippen come Jordan, anche Scottie avrà la sua statua allo United Center

    NBA: Pippen come Jordan, anche Scottie avrà la sua statua allo United Center

    I Chicago Bulls hanno reso noto che Scottie Pippen, indimenticato fuoriclasse dei “Tori” a cavallo tra la metà degli anni ’80 e metà anni ’90, sarà omaggiato di una statua di bronzo che verrà posta all’interno dello United Center.

    La statua sarà pronta per la fine del prossimo anno e sarà la seconda nella storia dei Bulls che già hanno provveduto da molti anni (dal 1994 precisamente) ad onorare Michael Jordan con una enorme scultura posta proprio davanti all’entrata della loro Arena.

    Questo è il giusto tributo ad un giocatore che assieme a Jordan ha contribuito a fare la storia dei Chicago Bulls (e della città del vento) e della NBA, un’accoppiata capace di vincere 6 titoli con ben 2 three-peat sotto la guida di coach-Zen, ovvero Phil Jackson.
    Un fenomeno che ha saputo trovare la sua collocazione e fare il gregario del più forte giocatore che abbia mai messo piede su un parquet, non uscendo mai dagli schemi e dalle logiche di squadra, lui che avrebbe potuto essere una stella di prim’ordine da qualsiasi altra parte. Giusto onore ad un Hall of Famer che ha scritto pagine importanti di questo sport.

    La statua verrà creata da Julie Rotblatt Amrany, moglie di Omri Amrany, artista che ha scolpito la statua di basket di Michael Jordan. Pippen incontrerà Rotblatt Amrany e suo marito nel loro studio di Highland Parkwood la prossima settimana per posare per le foto. La statua di Pippen, che sarà inaugurata nel mese di marzo, sarà a grandezza naturale.
    Non resta che aspettare per vedere il risultato.

  • NBA: Anche Magic Johnson critica LeBron James

    Pochi giorni fa era stato Michael Jordan, da sempre ritenuto il più forte giocatore di basket di tutti i tempi, a criticare la scelta di LeBron James di andare a giocare ai Miami Heat di Dwyane Wade e Chris Bosh (che era stato messo sotto contratto da pochi giorni), dicendo in sostanza (leggi l’articolo) che mai gli sarebbe passato per la mente di unirsi in una ipotetica super squadra ai suoi “rivali” sui parquet Magic Johnson e Larry Bird (ciò è accaduto solo in Nazionale, ma è anche ovvio!), ora, sulla stessa lunghezza d’onda, si inserisce anche uno dei giocatori citati da Jordan nel suo esempio, ovvero proprio Magic Johnson.
    L’ex superstar dei Los Angeles Lakers ha infatti dichiarato:

    • Non lo capisco! Io per esempio sin dal college ho sempre voluto affrontare e battere Larry Bird, e non avrei mai fatto come lui (James, per inciso), andando in una squadra dove già il talento non mancava di certo per vincere facile“.

    In poche parole l’ex Lakers concorda con le dichiarazioni fatte dal suo ex compagno di Nazionale alle Olimpiadi di Barcellona 1992 (dove arrivò l’oro condito da super prestazioni da parte di tutti i componenti del Dream Team), aggiungendosi alla lista di quelli che reputa la decisione di James come un modo comodo di sviare dalle difficoltà che il basket mette sulla strada, scegliendo la strada più facile per vincere.

    Per completezza ricordiamo che anche Jason Kidd, playmaker dei Dallas Mavericks, si è espresso con parole piuttosto forti nei confronti dei Miami Heat (leggi l’articolo), non giudicando, quindi, la scelta di LeBron James in sè stessa, ma quella della franchigia che ha portato via da Cleveland e Toronto i suoi 2 protagonisti sui parquet, con un probabile disinteresse, da parte delle 2 città, del basket NBA.

  • NBA: Kobe Bryant primo nella classifica degli sportivi più amati degli U.S.A.

    Kobe Bryant ha scalato la classifica degli sportivi più amati degli U.S.A. arrivando a dividere il primo posto nella speciale graduatoria con Tiger Woods, golfista di colore, che dominava incontrastato dal 2006.
    E’ il responso dell’annuale sondaggio della Harris Interactive, che l’anno scorso piazzava la star dei Los Angeles Lakers solo in quarta posizione. Dietro la coppia Bryant-Woods c’è Derek Jeter, capitano dei New York Yankees, la franchigia più famosa per quanto riguarda il baseball.
    In caduta libera Michael Jordan, precipitato dal secondo al settimo posto, e LeBron James, terzo l’anno passato e ora sesto: il sondaggio però è stato effettuato tra il 14 e il 21 giugno, prima della ormai discussa e criticatissima scelta dell’M.V.P. NBA in carica di lasciare i Cleveland Cavaliers per i Miami Heat: non ci sarebbe da scandalizzarsi se il nuovo numero 6 degli Heat in futuro perdesse qualche altra posizione, vista l’impopolarità che ne è conseguita dopo la scelta professionale!

    Nella classifica femminile dominano invece le sorelle Williams: Serena è sicuramente la più amata, con Venus che si deve accontentare della piazza d’onore.

  • NBA: Jason Kidd, veleno sui Miami Heat

    Dopo Michel Jordan, che certamente non le ha mandate a dire a LeBron James riguardo alla scelta professionale fatta qualche giorno fa (leggi l’articolo sulle dichiarazioni di Michael Jordan), stavolta a parlare è stato il playmaker dei Dallas Mavericks Jason Kidd, il quale non è certo stato tenero e delicato nei confronti della franchigia della Florida, i Miami Heat, che stanno facendo man bassa sul mercato di tutti i migliori giocatori in circolazione.
    Ecco le sue parole sulla questione:

    • Penso a città come Cleveland e Toronto che prima facevano il tutto esaurito per vedere quei ragazzi (James a Cleveland, Bosh a Toronto) e adesso non so se sarà ancora così!“.

    Poi ha aggiunto:

    • E’ logico che quest’anno, ovunque andranno, gli Heat faranno il Sold Out (tutto esaurito), ma questo non è un bene per l’NBA. In altre città per 82 partite gli spettatori mancheranno e si sfioreranno i record minimi di affluenza nelle Arene! Sicuramente tutto ciò porterà ad incassi minori, sarebbe stato meglio vedere una Lega equilibrata, con la suddivisione del talento in giro per la Nazione, e non un ammasso di fenomeni in una sola squadra! Ma ormai è andata così e dovremo adattarci tutti, squadre, giocatori, pubblico e dirigenti di Lega“.

    Parole molto forti e taglienti quelle del veterano playmaker, 2 volte finalista NBA con i New Jersey Nets. Intanto sponda Miami e anche sponda LeBron James, tutto tace!