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  • NBA, buona la prima per Miami. Dallas sorprende i Lakers

    NBA, buona la prima per Miami. Dallas sorprende i Lakers

    E’ partita la stagione NBA 2012/2013 con 3 gare in programma nella notte, 2 delle quali dei veri e propri big match (Miami Heat-Boston Celtics e Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks).

    Iniziamo la nostra analisi dalla partita di contorno ovvero Cleveland Cavaliers-Washington Wizards: la gara viene decisa dalla premiata ditta dei Cavs IrvingVarejao, con il rookie dell’anno della scorsa stagione capace di infilare ben 29 punti ed il centro che sfiora una sontuosa tripla doppia chiudendo con 9 punti, ben 23 rimbalzi (di cui 12 offensivi) e 9 assist (suo massimo in carriera). Grande contributo per i Cavaliers anche da Tristan Thompson che chiude in doppia doppia (12 punti e 10 rimbalzi) e dal rookie Dion Waiters che alla fine totalizza 17 punti e 3 recuperi. Dominio assoluto di Cleveland a rimbalzo, 54 a 39, ma gara che fino a 5 minuti dalla sirena ancora è in bilico sull’80 pari dopo che Washington recupera un passivo di 16 punti a partire dal terzo quarto (61-45). I Wizards però, ancora privi della stella John Wall ancora per circa un mese, sbagliano 14 dei 15 tiri finali una volta raggiunta la parità e così Irving e Varejao chiudono la pratica con un parziale di 14-4.

    E’ festa grande a Miami per la consegna degli anelli di campioni del Mondo ai giocatori degli Heat per la vittoria del campionato della scorsa stagione ai danni degli Oklahoma City Thunder nelle Finals NBA. Festa raddoppiata dal successo di LeBron James e compagni sui Boston Celtics nella gara di apertura. Partita ad alto punteggio ma con il passare dei minuti Miami prende il controllo delle operazioni anche grazie a Wade (che nel secondo quarto taglia il traguardo dei 15mila punti in carriera) e James che guidano gli Heat al 62-54 a metà gara. I padroni di casa provano a chiudere i conti nel terzo quarto (93-76 alla fine del periodo) e si portano sul 100-82 a 9 minuti e mezzo dal termine. James però deve rientrare negli spogliatoi per crampi, Boston ne approfitta per riportarsi in partita con un super Barbosa (16 punti solo nell’ultimo quarto) che riduce ad una manciata di punti il divario a 2 minuti dalla conclusione. Wade e Bosh però non tremano e dalla linea del tiro libero chiudono i giochi. James termina la sua partita con 26 punti, 10 rimbalzi, 3 assist e 2 recuperi in soli 28 minuti sul parquet (l’ultimo periodo in campo solo 3 minuti prima del suo rientro anticipato negli spogliatoi), Wade top scorer con 29 punti, doppia doppia per Bosh da 19 punti e 10 rimbalzi, positive le prove dei nuovi arrivi Ray Allen (19 punti per il grande ex) e Rashard Lewis (10). Per i Celtics 23 punti di Pierce, 15 di Bass, 16 di Barbosa e grande gara di Rondo con 20 punti, 7 rimbalzi e 13 assist, in ombra Garnett con soli 9 punti che non saluta nè all’inizio e nè a fine match l’ex compagno Ray Allen.

    LeBron James dei Miami Heat riceve l’anello di campione de Mondo | © Chris Trotman/Getty Images

    La sorpresa della notte arriva direttamente da Los Angeles: i Dallas Mavericks (privi del leader Dirk Nowitzki fermo per infortunio e di una pedina chiave come il centro Kaman) espugnano con pieno merito il parquet dei Lakers per 99-91. Dopo 8 KO di fila in preseason arriva ancora una sconfitta per l’armata gialloviola alla prima in campionato, i Lakers assomigliano ad un’accozzaglia di campioni più che ad una vera squadra, ma le cose dopotutto non potranno che migliorare nelle prossime partite e la franchigia di Los Angeles sarà comunque la squadra favorita nella Western Conference a raggiungere la finale NBA. Iniziano bene i Lakers che tirano quasi con il 60% dal campo nel primo quarto ma gli ospiti restano a contatto (29-25). E’ la panchina texana che rivolta la gara come un calzino e che permette a Dallas di chiudere avanti a fine primo tempo 48-46. Terzo quarto da incubo per i padroni di casa, Brand e Wright prendono il controllo delle operazioni, Collison in regia regala giocate d’autore e così i Mavs si portano 74-66 alla fine della terza frazione. I Lakers non riescono a reagire e sprofondano sul -16 (93-77) a 5 minuti dalla fine, Howard prova a caricarsi la squadra sulle spalle ma viene tradito dai tiri liberi (ne sbaglia 11 su 14) e così Dallas controlla la situazione e gestisce il vantaggio fino alla sirena. Per i padroni di casa panchina inesistente (17 punti contro i 37 di quella texana), 64 dei 91 punti totali arrivano da Bryant (22 punti con un ottimo 11/14 dal campo), Gasol (23 punti, 13 rimbalzi, 6 assist e 3 stoppate, di gran lunga il migliore dei suoi, unico in attivo anche nel conto del plus/minus) ed Howard (doppia doppia da 19 punti e 10 rimbalzi ma con la pecca dei tiri liberi), male Nash (che si è spento dopo un buon avvio) e Jamison (5 miseri punti dalla panchina). I Mavs trionfano nonostante le assenze portando 6 uomini in doppia cifra, il migliore è Collison con 17 punti, seguìto da Wright con 14, Mayo con 12 e da un terzetto a quota 11 punti ciascuno ovvero Marion-Carter-Beaubois. Fondamentale nel successo ospite anche Brand con 8 punti ed 11 rimbalzi e note positive dal redivivo Eddy Curry, il giocatore più pesante della Lega che dopo qualche anno di inattività tra New York e Miami chiude con una buona prova sotto canestro da 7 punti e 4 rimbalzi in 17 minuti, impegnando anche Dwight Howard suo diretto rivale in campo.

    RISULTATI NBA 30 ottobre 2012

    Cleveland Cavaliers-Washington Wizards 94-84
    Cle: Irving 29, Waiters 17, Thompson 12
    Was: Crawford 11, Okafor 10, Ariza 9, Webster 9

    Miami Heat-Boston Celtics 120-107
    Mia: Wade 29, James 26, Allen 19, Bosh 19
    Bos: Pierce 23, Rondo 20, Barbosa 16

    Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks 91-99
    Lak: Gasol 23, Bryant 22, Howard 19
    Dal: Collison 17, Wright 14, Mayo 12

  • NBA, terminata la preseason via alla regular season

    NBA, terminata la preseason via alla regular season

    Si è conclusa la preseason NBA. In attesa del’inizio della nuova stagione che prenderà il via domani notte, 30 ottobre 2012,  con 3 match in programma (Cleveland Cavaliers-Washington Wizards, Miami Heat-Boston Celtics e Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks le sfide della prima giornata), proviamo ad estrapolare qualche indicazione dalle partite amichevoli che si sono giocate in questo mese di ottobre, tenendo ben presente che i dati messi in luce ed emersi sono ovviamente molto sommari trattandosi di match non ufficiali.

    Il primo tra tutti i dati che emerge da questa preseason è il record negativo dei Los Angeles Lakers, il peggiore nella storia gloriosa della franchigia con ben 8 sconfitte e nessuna vittoria ottenuta. Un evento impensabile vista la faraonica campagna acquisti che ha portato tra le fila gialloviola campioni del calibro di Steve Nash (in cabina di regia) e Dwight Howard (sotto canestro) e l’aggiunta di un sesto uomo di lusso come Jamison. Ovviamente tutti hanno avuto un minutaggio limitato onde evitare infortuni, da Bryant a Gasol, da Nash allo stesso Jamison per non parlare poi di Howard che ha saltato la prima parte del pre-campionato per rientrare solo nelle ultime partite. Ovviamente la brutta preseason disputata non toglie ai Lakers lo status di team favorito della Western Conference ma comunque tutto ciò ha dimostrato che nessuna squadra è imbattibile per quanto forte possa essere sulla carta.

    Non molto meglio è andata ai campioni in carica dei Miami Heat, che chiudono con un record in parità d 4 successi ed altrettante sconfitte. Anche per loro vale lo stesso discorso dei californiani, in regular season si vedranno altri giocatori e un altro tipo di gioco, i favoriti per il titolo restano sempre loro grazie al talento straordinario di LeBron James.

    LeBron James | © Ronald Martinez/Getty Images

    Chi sorride è invece Philadelphia che ha ottenuto il miglior record (6-1) al pari dei Toronto Raptors di Andrea Bargnani, reduci da 5 vittorie di fila. Il nuovo corso canadese promette bene, con 3/5 dello starting five nuovi di zecca (Kyle Lowry playmaker, Landry Fields in guardia e Jonas Valanciunas come centro) ed un leader nel “Mago” chiamato alla stagione della consacrazione.

    Un gradino sotto ai Raptors troviamo i Chicago Bulls di Marco Belinelli (5-2) che attendono con ansia il ritorno in campo dell’infortunato Derrick Rose (previsto per gennaio dopo la rottura dei legamenti del ginocchio nei passati playoff). Belinelli però dovrà elevare il suo rendimento dato che è stato uno dei più deludenti in preseason e se vorrà avere spazio dovrà migliorare anche la sua fase difensiva, da sempre la sua lacuna.

    Ampiamente previsti i record negativi di Charlotte Bobcats (1-7), Orlando Magic (in piena ricostruzione dopo la cessione di Dwight Howard, 2 sole partite vinte e 6 sconfitte) e Washington, sorprende in negativo invece la preseason dei Boston Celtics che chiudono con 3 successi e 5 KO. Male anche Denver che fa registrare 3 vittorie e 4 sconfitte, ma al di là di questo si è intravisto un bel gioco e la crescita della squadra procede molto bene, i Nuggets faranno strada anche nei playoff molto probabilmente e Danilo Gallinari ha ormai assunto la leadership del team. Anche per lui sarà la stagione della verità.

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  • NBA Eastern Conference, Miami in pole per il titolo

    NBA Eastern Conference, Miami in pole per il titolo

    Tra circa una settimana prenderà il via la stagione NBA 2012. Questa è una breve analisi del nuovo campionato che si preannuncia molto combattuto e come al solito molto emozionante. Iniziamo il nostro viaggio NBA partendo dalla Eastern Conference.

    ATLANTIC DIVISION

    Boston Celtics: Sarà una stagione dal doppio obiettivo per Boston, ovvero tentare l’ultimo assalto al titolo (ipotesi comunque difficile) ed al tempo stesso far crescere i giovani acquisiti tra Draft e mercato nelle ultime 2 annate, che saranno la colonna portante dei Celtics del futuro. In particolare occhi puntati su Jeff Green (che ritorna in campo dopo un anno di stop per problemi cardiaci) e Jared Sullinger che guideranno la truppa biancoverde nel prossimo decennio assieme al fenomenale playmaker Rajon Rondo. Importante sarà l’esperienza che porteranno Garnett e Pierce ma la perdita di Ray Allen, volato ai rivali degli Heat, è pesante nonostante l’acquisizione di un altro cecchino dal perimetro come Jason Terry.

    Brooklyn Nets: L’obiettivo per la prima stagione a Brooklyn è di migliorare il rendimento dello scorso anno e magari entrare nel novero delle 8 squadre che prenderanno parte ai playoff. Sfumato il sogno estivo Dwight Howard (che avrebbe reso i Nets una corazzata) le armi principali saranno Deron Williams e Joe Johnson (preso dagli Hawks), ma per puntare in alto il centro Brook Lopez sarà chiamato ad elevare e di molto il suo rendimento. Le speranze a Brooklyn passano dai suoi miglioramenti.

    New York Knicks: New York ha puntato decisamente sull’esperienza, molti veterani hanno deciso di accasarsi ai Knicks e proprio per questo ora New York ha uno dei roster più “anziani” della storia NBA. Gli acquisti di Camby, Thomas e Wallace rendono i Knicks una delle migliori squadre sotto canestro (si aggiungono a Stoudemire e Chandler), Carmelo Anthony dovrà trascinare i suoi compagni ai traguardi più alti e dimostrare di essere allo stesso livello delle “Stelle” LeBron James e Kevin Durant. Potrebbe pesare la perdita di Jeremy Lin, eroe della scorsa stagione, lasciato partire verso Houston. Al suo posto in cabina di regia il cavallo di ritorno Felton.

    Philadelphia 76ers: Perso Andre Iguodala (andato a Denver) è arrivato Andrew Bynum il che rende i Sixers una delle migliori squadre sotto canestro (al suo fianco giocherà Spencer Hawes capace di punire anche dalla distanza). L’assenza dell’ex capitano “A.I.”sarà mitigata da Evan Turner, decisamente in rampa di lancio. Holiday pronto a diventare uno dei migliori playmaker della lega. Con un pò di fortuna Philadelphia potrebbe togliersi tante soddisfazioni quest’anno.

    Toronto Raptors: Prosegue la ricostruzione graduale in Canada, Bargnani e compagni in questo torneo devono necessariamente migliorare il record dell’anno scorso. Le basi ci sono tutte, ma sembra improbabile un loro approdo alla post season, a meno che il nostro “Mago” non diventi un giocatore dominante su entrambi i lati del campo, in quel caso non sono escluse sorprese.

    CENTRAL DIVISION

    Chicago Bulls: Il punto focale della nuova stagione dei Bulls sarà il recupero di Derrick Rose, reduce da un grave infortunio al ginocchio negli scorsi playoff. Con il playmaker in piena forma Chicago sarà decisamente una delle più serie candidate al titolo, le fortune del team dell’Illinois passano dalle sue mani e dalle sue giocate. Sarà interessante vedere anche l’inserimento del nostro Marco Belinelli (dopo lungo corteggiamento finalmente approdato nella squadra che fu del grande Michael Jordan) nel sistema offensivo dei “Tori”. A meno di clamorosi crolli i Bulls non dovrebbero scendere dai primi 4 posti nella Eastern Conference.

    Cleveland Cavaliers: “errare umanum est, perseverare autem diabolicum” è un brocardo latino che evidentemente non conoscono in Ohio. Dopo aver sprecato la quarta scelta assoluta nello scorso Draft per un giocatore assolutamente normale come Tristan Thompson (dopo aver selezionato al numero 1 il fenomeno Irving) ecco che i Cavs ci sono ricascati. La quarta scelta del 2012 ha portato a Cleveland Dion Waiters (guardia di riserva a Syracuse in NCAA), chiamata incomprensibile vista l’abbondanza di talento presente nel Draft (forse uno dei migliori degli ultimi 25/30 anni). Il giocatore, sia chiaro, non è un brocco, ma neanche quell’atleta che sposta gli equilibri, come dovrebbe essere chi viene selezionato così in alto. Altra stagione perdente per i Cavaliers, sperando che poi nel prossimo Draft non vengano commessi i soliti vecchi errori.

    Detroit Pistons: Il processo di ricostruzione e di crescita dei Pistons procede decisamente bene. Il reparto lunghi ora è completo e annovera il talentuoso Greg Monroe ed il potentissimo rookie Andre Drummond un centro che può fare la differenza in partita ma che tira i liberi peggio di Shaq O’Neal. Buono anche il reparto di guardie/playmaker (da tenere d’occhio soprattutto Brandon Knight), mentre per fare il definitivo step verso l’alto serve un’ala piccola di livello assoluto, che probabilmente verrà selezionata al Draft dell’anno prossimo. Detroit potrebbe essere la mina vagante ad Est, in attesa di completare la squadra e ritornare nei piani alti della Lega.

    Indiana Pacers: Indiana ha mantenuto invariata l’ossatura della squadra che ha ben figurato lo scorso campionato. Proprio per questo i Pacers guardano alla nuova stagione con speranza, sarà difficile arrivare al titolo, ma per diventare campioni NBA tutti dovranno fare i conti con il team di Danny Granger, Roy Hibbert, David West e Paul George.

    Milwaukee Bucks: Ultima chiamata per la squadra del Wisconsin, un altro fallimento (lo scorso anno non furono raggiunti i playoff) non sarà più tollerato dalla dirigenza che eventualmente provvederà, in caso di ulteriori delusioni, a ricominciare da zero. Nel back court il punto forte dei Bucks con la coppia Jennings-Ellis potenzialmente da 50/60 punti a partita e 15/20 assist in combinata. Da valutare il settore lunghi, che con la perdita di Bogut (andato ai Warriors proprio per avere Monta Ellis) potrebbe essere il settore meno competitivo della franchigia. Importante aver rifirmato Ilyasova ma non può essere il turco il sostituto di Bogut, dovranno essere trovate valide alternative. Incombe sui Bucks anche il rischio trasferimento da Milwaukee con Seattle pronta ad accogliere la franchigia per ricreare i SuperSonics, una stagione perdente darebbe modo di far pensare proprio in questa direzione.

    Nba | foto tratta dal web

    SOUTHEAST DIVISION

    Atlanta Hawks: Scambiato volutamente il leader Joe Johnson (per abbassare il monte ingaggi) per gli Hawks la nuova stagione non dovrebbe essere ricca di soddisfazioni. Il team pare indebolito dal mercato anche se potenzialmente i playoff potrebbero essere raggiunti. Punto di forza della squadra il front court con Josh Smit ed Al Hordford. Ma quanto peserà ora la mancanza di un gran tiratore e giocatore talentuoso come lo era Johnson nel sistema offensivo di Atlanta? La risposta l’avremo sicuramente tra pochi mesi.

    Charlotte Bobcats: Dopo l’orrendo campionato 2011/2012, culminato con la peggiore percentuale di vittorie della storia NBA, i Bobcats guardano al futuro con un pò più di fiducia grazie all’acquisizione di Michael Kidd-Gilchrist, seconda scelta assoluta al Draft 2012, ala piccola con potenziale devastante sui 2 lati del campo, in grado di elevarsi ai livelli di Anthony, Durant e James (se tutto andrà per il verso giusto). Ovvio che il processo di crescita a Charlotte sia solo agli inizi, le “Linci” saranno una delle squadre più deboli della stagione, ma l’importante sarà far dimenticare l’ultimo torneo e porre le basi per un grande futuro (da valutare i progressi del lungo Biyombo). Jordan guarda al mercato di Seattle per aumentare gli introiti visto che in North Carolina il team non riscuote molto successo.

    Miami Heat: Sono ancora loro i favoriti di questo torneo, dopo aver vinto il campionato 2011/2012. La squadra è rimasta invariata con l’aggiunta di un fenomeno come Ray Allen che potrà dare un gran contributo con i suoi tiri da 3 punti (migliore cecchino della storia NBA). Resta un pò corto il reparto lunghi, con Bosh che probabilmente partirà da centro pur preferendo giocare da ala grande. In questo caso sono da valutare le voci che vorrebbero il centro Oden vicino agli Heat, con l’ex prima scelta assoluta al Draft del 2007 che ha recuperato dai milioni di guai fisici che lo hanno tormentato negli ultimi 5 anni. Sarebbe un innesto importante sotto canestro perchè se Oden riuscisse ad esprime almeno la metà del suo vero potenziale Miami diventerebbe imbattibile, considerando che in squadra ci sono 2 dei migliori 10 giocatori della Lega come Wade e James (che ormai è il numero uno indiscusso della NBA). Heat favoriti per il titolo ma non con così grande distacco dalle altre pretendenti.

    Orlando Magic: E’ facile pronosticare una stagione perdente per i Magic che dopo la cessione di Dwight Howard (ai Lakers, così come era successo una quindicina di anni fa con Shaquille O’Neal), centro leader indiscusso ad Orlando, hanno accumulato tantissime scelte nei prossimi Draft per ricostruire una squadra vincente. Saranno tempi durissimi nei prossimi 3 anni per i tifosi dei Magic, il team non appare in grado di superare, al momento, le 25 vittorie stagionali.

    Washington Wizards: Neanche il tempo di iniziare che per Washington arrivano subito brutte notizie con l’infortunio di John Wall. I Wizards non saranno una squadra competitiva e i playoff restano un miraggio, la ricostruzione ancora è nel pieno del suo svolgimento. Probabile che i capitolini saranno una delle peggiori 4-5 squadre della stagione, l’importante sarà far crescere i tanti giovani presenti nel roster e puntare a ritornare nei pian alti nei prossimi 2 anni.

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  • NBA, Boston Celtics travolgenti a Milano. Sconfitti Heat e Lakers

    NBA, Boston Celtics travolgenti a Milano. Sconfitti Heat e Lakers

    Nella seconda amichevole europea i Boston Celtics travolgono a Milano l’Emporio Armani per 105-75 in quella che sarà ricordata a lungo come una festa per il nostro basket con la visita nel capoluogo lombardo della squadra più titolata in NBA.

    Dopo la sconfitta subìta in Turchia appena 2 giorni fa al cospetto del super Fenerbahce di coach Simone Pianigiani i Celtics riprendono il loro cammino e schiantano la candidata numero 1 alla vittoria del campionato italiano, che dopo un buon primo quarto deve arrendersi alla superiorità degli americani.

    Doc Rivers, coach di Boston, vuole evitare altre figuracce, e parte con Rondo, Terry, Pierce, Garnett e Sullinger mentre Scariolo, che fu il primo italiano a vincere contro una squadra NBA guidando nel 2007 Malaga al successo su Memphis, risponde con Cook, Hairston Gentile, Fotsis ed Hendrix. I primi sorrisi del match sono biancorossi con una stoppata di Hairston su Terry e il primo canestro targato Gentile.

    Dopo il primo quarto i Celtics sono avanti 34-31 guidati da un grande Rondo che in 8 minuti piazza ben 15 punti senza errori al tiro, mentre Garnett pare in giornata no. Un parziale di 18-2 manda all’inferno Milano e porta il risultato sul 52-35 dopo 21 minuti di gioco. Al riposo lungo si va sul 55-42 ma nella ripresa non c’è la reazione dell’Olimpia che anzi affonda sempre di più a causa delle triple di Terry.

    L’ultimo quarto serve solo per testare le seconde linee ed alla fine il divario è di ben 30 punti, ma il pubblico sugli spalti è felice ed entusiasta lo stesso nonostante il KO. Per Boston ci sono 17 punti a testa di un grande Rondo e di un ottimo Green, 14 quelli di capitan Paul Pierce mentre per Bass, Terry e Lee ci sono 11 punti ciascuno, chiude a quota 0 invece l’altra “star” Kevin Garnett. Per Milano sontuosa doppia doppia di Bourousis (15 punti e 14 rimbalzi) mentre Gentile ed Hairston arrivano a quota 11.

    Boston Celtics vs EA7 Emporio Armani Milano | © Roberto Serra/Iguana Press/Getty Images

    Nelle altre partite della notte sorprendono i KO di Heat e Lakers: i campioni in carica di Miami cadono ad Atlanta (92-79) sotto i colpi di uno scatenato Josh Smith (21 punti). LeBron James gioca solo 23 minuti e colleziona 10 punti, 6 rimbalzi e 6 assist mentre il top scorer del team della Florida è Chris Bosh con 22 punti, 10 quelli messi a segno dal neo arrivato Ray Allen. I Californiani perdono il derby contro i Golden State Warriors, probabile mina vagante della nuova stagione NBA. A decidere il match è un mega parziale del team di Oakland in apertura di ripresa, un 35-0 che porta i Warriors dal -7 (56-49) al +28 (56-84) e consente ai gialloblu di chiudere il terzo quarto con un punteggio complessivo di 37-10. Nel 110-83 finale brillano David Lee (19 punti) e Thompson (18), il rookie Harrison Barnes ne segna 13 (assenti invece i degenti Bogut e Curry), tra i gialloviola 10 punti per Bryant (in campo 18 minuti), 5 punti e 3 assist per Nash (sul parquet per 14 minuti), assente invece l’altro nuovo acquisto Howard che sta recuperando dall’operazione alla schiena.

    Nelle rimanenti 2 partite ottime prove delle prime 2 scelte all’ultimo Draft: Michael Kidd-Gilchrist guida i Bobcats al successo su Washington con 12 punti, 6 rimbalzi e 3 recuperi, mentre Anthony Davis (la prima scelta assoluta) conduce gli Hornets al successo sui Magic con una prova da 8 punti, 8 rimbalzi e 2 stoppate.

  • NBA, Ray Allen a Miami. Lin tentato dai Rockets, Kidd ai Knicks

    NBA, Ray Allen a Miami. Lin tentato dai Rockets, Kidd ai Knicks

    Continua a regalare emozioni il mercato NBA: Ray Allen, svincolatosi a fine stagione dai Boston Celtics, passa ai neo campioni dei Miami Heat. Il 37enne Allen, migliore tiratore da 3 punti nella storia della Lega, ha accettato un triennale da 9,5 milioni offertogli dal team della Florida, lasciando sul tavolo il biennale da 12 milioni che gli offrivano i Celtics, a cui era approdato nel 2007 vincendo il titolo alla prima stagione ma con cui i rapporti si erano guastati nell’ultima stagione, dato che la guardia tiratrice era dapprima stata quasi ceduta nell’ultimo giorno di mercato e poi era finita in panchina per lasciare posto nel quintetto titolare ad Avery Bradley. Allen è stato in visita a Miami giovedì, ha parlato con Pat Riley, coach Spoelstra ed Alonzo Mourning, poi è tornato a casa a riflettere. E ha deciso di accettare la corte di Miami, anche dopo una chiacchierata amichevole con LeBron James e Dwyane Wade.

    Ma gli Heat non si fermano qui perchè nel fine settimana è in programma un incontro con Marcus Camby, centro 38enne ma dal rendimento sempre elevato, che nell’ultima parte di stagione a Houston ha viaggiato a 7,1 punti e 9,3 rimbalzi di media in 19 partite. Camby però è nel mirino anche di New York (incontro già fissato, con i Knicks che trattano anche Jared Jeffries come alternativa), Dallas e San Antonio.

    A proposito di New York Knicks è ufficiale l’ingaggio del playmaker veterano Jason Kidd. Kidd, 39 anni, ha firmato un contratto triennale da 9 milioni di dollari complessivi, voltando le spalle alla sua ex squadra, i Dallas Mavericks, con i quali sembrava dovesse proseguire la sua avventura.

    Houston prova a strappare Jeremy Lin ai Knicks: accordo raggiunto sulla base di 4 anni per quasi 29 milioni di dollari totali. Ora la palla passa a New York che dovrà decidere se pareggiare l’offerta e trattenere il giocatore (dato che è restricted free agent) oppure dare il via libera ai Rockets per tenersi il play di origini taiwanesi. Dalle ultime indiscrezioni però pare che la squadra della Grande Mela tratterà Lin per farlo crescere proprio assieme a Jason Kidd che farà da “chioccia”.

    Jeremy Lin | © Chris Chambers/Getty Images

    Houston cede ai Raptors Kyle Lowry per una prima scelta futura e Gary Forbes (forse un pò troppo poco per il valore del giocatore). Intanto i texani puntano Raymond Felton, Ramon Sessions e l’ex Aaron Brooks di ritorno dalla Cina.

    Sta per chiudersi la trattativa tra Boston e Jeff Green, il lungo che ha perso tutta la stagione 2011/12 per un intervento al cuore. Le due parti sarebbero vicine ad accordarsi per un quadriennale da 40 milioni. Green, che Boston scelse al Draft 2007 spedendolo subito ai Seattle SuperSonics in cambio di Ray Allen, è approdato ai Celtics nel febbraio 2011 nella trade che ha portato Kendrick Perkins ad Oklahoma City, viaggiando a 9,2 punti di media nelle 26 partite giocate in Massachusetts. Con Green i Celtics completerebbero la rivoluzione del reparto lunghi, che conta sui ritorni di Garnett e Bass (rinnovati i contratti) e sugli innesti dal Draft di Jared Sullinger e Fab Melo.

    Lieto ritorno nella NBA: Brandon Roy, che si era ritirato un anno fa per i problemi alle ginocchia, sceglie i Minnesota Timberwolves. Per la guardia biennale da 10.4 milioni di dollari ed assieme a lui potrebbe arrivare a Minneapolis anche Nicolas Batum, restricted free-agent, che ha accettato un’offerta quadriennale da 45 milioni chiedendo esplicitamente alla dirigenza di Portland di non pareggiarla o, quantomeno, di imbastire una sign and trade con Minnesota. I Blazers però pareggeranno l’offerta e tratterranno Batum (secondo le ultime voci).

    Notizie di contorno: Brand è stato tagliato dai Sixers con la clausola Amnesty e sarebbe vicino ai Mavs, sempre Philadelphia acquista Nick Young dai Clippers e dà l’addio a Louis Williams. Proprio i Clippers, perso Young, rifirmano Billups e si assicurano Jamal Crawford. Infine i Magic prolungano il contratto del play Nelson e sono in attesa dell’offerta dei Nets per Howard: possibile che per sbloccare la trattativa serva un terzo team coinvolto nello scambio (si parla dei Milwaukee Bucks) e poi “Superman” potrà volare a Brooklyn!

  • Chris Bosh e Dwyane Wade saltano le Olimpiadi di Londra 2012

    Chris Bosh e Dwyane Wade saltano le Olimpiadi di Londra 2012

    Continua a piovere sul bagnato per la Nazionale statunitense di basket perchè Chris Bosh e Dwyane Wade, stelle dei Miami Heat (squadra neo campione NBA) dovranno rinunciare alle Olimpiadi di Londra 2012 a causa di alcuni infortuni, a poco meno di un mese dall’inizio della rassegna olimpica.

    Bosh, ala grande tra le migliori nelle Lega, soffre ancora per lo stiramento ai muscoli addominali patìto nei playoff NBA contro gli Indiana Pacers. Ha stretto i denti per ritornare in campo nella Finalissima contro gli Oklahoma City Thunder (vinta dai suoi Heat per 4-1) ma il dolore ora si è ripresentato, rendendo inevitabili nuove cure che gli impediranno di allenarsi.

    Per Wade invece i problemi riguardano il ginocchio sinistro che necessita di un’operazione, consigliatagli dal suo staff medico: la guardia di Miami ha informato Jerry Colangelo, general manager di Team U.S.A. e coach Mike Krzyzewski, che non potrà partecipare alle Olimpiadi.

    Dwyane Wade e Chris Bosh | © Ezra Shaw/Getty Images

    Le 2 superstar degli Heat non sono le prime a dover dare forfait: coach Krzyzewski a Londra dovrà già fare a meno del fortissimo centro Dwight Howard (KO per la schiena), del fenomenale playmaker Derrick Rose (stop di un anno per la rottura dei legamenti del ginocchio avvenuta nei playoff contro Philadelphia), del leader dello spogliatoio Chauncey Billups (rottura del tendine d’achille in regular season) e dell’ala grande di Portland LaMarcus Aldridge(problemi di varia natura alle ginocchia). Tutti questi giocatori hanno già informato la federazione.

    A questo punto si spera che i 2 giocatori chiave degli Stati Uniti, LeBron James (anche lui dei Miami Heat) e Kevin Durant, vengano preservati dalla cattiva sorte che sta lentamente ma inesorabilmente decimando la Nazionale olimpica.

    La nazionale U.S.A. campione del mondo e campione olimpica in carica comincerà ad allenarsi per il torneo la settimana prossima a Las Vegas con 16 giocatori (tra cui la neo prima scelta assoluta al Draft 2012 Anthony Davis, ancora senza esperienza in NBA) che poi diventeranno 12 entro l’8 luglio e disputerà 5 amichevoli prima di affrontare la Francia, il 29 luglio nel primo incontro olimpico.

  • LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    LeBron James, il Re dell’NBA finalmente è salito sul trono

    Miami, AmericanAirlines Arena, 21 giugno 2012. Da qualche minuto è finita gara 5 delle Finals NBA tra i padroni di casa degli Heat e gli ospiti degli Oklahoma City Thunder, letteralmente demoliti per 121-106. E’ la partita che regala al team della Florida il suo secondo titolo della storia, dopo quello della stagione 2006. I giocatori degli Heat rendono omaggio agli sconfitti, il rispetto viene prima di tutto il resto. Poi indossano magliette e cappellini celebrativi per la vittoria. I tecnici allestiscono al centro del parquet il necessario per la premiazione. La squadra si raduna, i sorrisi si sprecano, la gioia è tanta, la soddisfazione enorme.

    Tra tutti però c’è un viso molto più sorridente rispetto a quello degli altri, lo si nota distintamente. Le telecamere lo cercano, lo immortalano, i fotografi cercano di cogliere sul viso le sfumature migliori. L’attenzione è tutta rivolta ad un uomo, uno solo e soltanto, LeBron James, King James: il Re della NBA finalmente è salito sul trono. Ci sono voluti 9 lunghi anni, 2 Finali perse in passato ed un trasferimento dalla sua Cleveland a Miami per compiere il suo destino. Un destino che aveva riservato solo ed esclusivamente soddisfazioni personali, con premi individuali in abbondanza, riconoscimenti che fanno piacere, che fanno accrescere l’autostima ma che non valgono nulla (o quasi) se non riesci a diventare il numero uno conducendo la tua squadra al titolo.

    Ieri James ha spazzato via tutte le maldicenze dei critici e dei detrattori che hanno dovuto fare ammenda e cospargersi il capo di cenere di fronte alle cifre spaventose di un giocatore che ha disputato dei playoff mostruosi. Serie di Finale chiusa in doppia doppia di media in punti e rimbalzi (quasi 29 punti e 10 rimbalzi tondi tondi), ha chiuso i conti in gara 5 con una sontuosa tripla doppia da 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist. Ha asfaltato i Thunder con il suo talento, riuscendo a capire anche quando coinvolgere i compagni che a turno si sono fatti trovare pronti. Ma non va dimenticato neanche il resto della post season, a partire dalla serie contro gli Indiana Pacers che si stava mettendo male dopo che la franchigia di Indianapolis si è trovata avanti 2-1 con gara 4 da giocare in casa. James ha ribaltato le sorti della sfida. E come non ricordare la strepitosa gara 6 al Boston Garden, con i suoi Miami Heat spalle al muro e sull’orlo dell’eliminazione (3-2 per i Celtics): LeBron ha sfoderato una prestazione leggendaria come qualche decennio fa fece il suo illustre predecessore Michael Jordan proprio a Boston. Una performance che resterà nella storia e negli annali del basket fatta da 45 punti, 15 rimbalzi e 5 assist (da 25 anni non si registravano cifre del genere nei playoff NBA), con soli 7 errori al tiro (19/26). Probabile che proprio in questa gara Miami ed il suo leader abbiano posto le fondamenta per arrivare al titolo. Un merito ulteriore è quello di aver infuso nei compagni la sua stessa voglia di vincere, una peculiarità che è stata messa in evidenza nella serie di Finale contro Oklahoma City.

    LeBron James | © Ronald Martinez/Getty Images
    Spesso i numeri dicono tutto, racchiudono l’essenza, la verità, non mentono mai. Ma tralasciano dei dettagli, dei particolari che risultano poi molto più determinanti: stiamo parlando dell’atteggiamento di James sul parquet, della sua forza mentale. Ha letteralmente distrutto ogni avversario ed ogni squadra che gli si sono presentati davanti, pronti a sbarrargli la strada verso l’anello, il suo anello. Il suo viso emblematico valeva più di mille parole, i suoi occhi mettevano in mostra rabbia, determinazione e voglia di vincere. Poche volte in passato abbiamo visto il fenomeno di Akron così concentrato, così desideroso di voler giungere dove aveva deciso di arrivare. Le sue parole a fine gara sono veritiere come non mai:

    Era solo questione di tempo, sapevo che prima o poi avrei vinto questo titolo che significa tutto per me. La sconfitta dello scorso anno mi è servita tanto perchè ho fatto un passo indietro ed ho capito che stavo giocando solo con odio dentro per zittire coloro che mi criticavano dopo il mio trasferimento da Cleveland. Ho capito che non era il modo giusto di affrontare le cose. Se l’anno scorso giocavo con tanto odio, tanta rabbia, tanta voglia di dimostrare qualcosa, questa volta invece ho giocato con amore, l’amore per la pallacanestro. In estate sono tornato alle basi e ad occuparmi dei fondamentali. Come il gioco spalle a canestro, andando a lezione da Olajuwon. Ringrazio tutti i miei compagni e lo staff tecnico, anche grazie a loro ora il mio sogno è realtà!

    Parole di felicità e di umiltà. Di voglia di crescere. Ancora. Nonostante sia universalmente già riconosciuto come il giocatore di basket più forte e completo di tutti.

    Il momento più significativo della premiazione dei Miami Heat è stato quando LeBron James ha stretto il Larry O’Brien Trophy, il trofeo consegnato alla squadra campione: il numero 6 degli Heat lo ha stretto forte a sè quasi come se fosse un figlio, gli ha sorriso, ha sussurrato alcune parole (che ovviamente non sapremo mai), lo ha baciato per poi alzarlo al cielo. Il gesto del trionfo, il gesto della liberazione, il gesto più bello che un campione del suo talento merita. La maledizione è finita, caro LeBron, goditi il titolo ed il tuo momento. Il prossimo passo è ripetersi, e poi farlo più volte. Solo così si entra nella storia, solo così si entra nella leggenda!

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    LEBRON JAMES, IL RE DELL’NBA. VIDEO:

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  • Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    Miami Heat campioni NBA, Thunder demoliti. LeBron James eletto M.V.P.

    I Miami Heat sono i nuovi Campioni NBA: un successo meritatissimo per il team della Florida che in gara 5 demolisce gli Oklahoma City Thunder per 121-106 chiudendo la serie delle NBA Finals 2012 sul 4-1. E’ il trionfo anche di LeBron James che a 27 anni e dopo 9 stagioni nella Lega (con 2 Finali perse, nel 2006 e nel 2011) riesce a conquistare il titolo che tanto desiderava. Per il fenomeno di Akron anche un altro riconoscimento importante: a fine gara viene eletto M.V.P. delle Finals, un premio che va ad aggiungersi a quello di M.V.P. della regular season. Un dominio netto per James che suggella il tutto con una fantastica tripla doppia nella partita decisiva, scrollandosi di dosso anche l’etichetta di “perdente di successo” che molti detrattori gli avevano affibbiato nel corso di questi anni. Il sortilegio è spezzato ed ora per lui si aprono nuovi orizzonti. La mente corre veloce alla sua strepitosa prova di gara 6 a Boston nella Finale di Conference dove con gli Heat spalle al muro e ad un passo dall’eliminazione (sotto per 3-2 contro i Celtics) diede prova del suo talento con una partita clamorosa al Boston Garden, una performance che rimarrà nella leggenda al pari di quelle di Michael Jordan nel recente passato. Forse è proprio in quella partita che gli Heat hanno compiuto il passo decisivo per vincere il titolo, quello è stato l’emblema di una stagione e di un gruppo che rimarrà negli annali del basket. Per Miami si tratta del secondo titolo nella storia della franchigia, dopo quello della stagione 2005/2006 ottenuto contro i Dallas Mavericks che riscatta ampiamente la Finale persa lo scorso anno, sempre contro i texani.

    Il dominio degli Heat in gara è assoluto: i ragazzi di coach Spoelstra mettono in campo tanta voglia di vincere, tanta aggressività ed una forza mentale fuori dal comune ed annichiliscono sin dai primi minuti gli avversari, letteralmente dominati in ogni aspetto del gioco. Il primo quarto va in archivio sul 31-26 per i padroni di casa.

    Miami allunga nel secondo periodo, quando mancano 5 minuti all’intervallo lungo gli Heat sono già sul -17 (53-36): feroci in difesa, concreti in attacco, i ragazzai di Spoelstra devastano i Thunder grazie alle giocate fenomenali di un James inarrestabile. Oklahoma City in chiusura di frazione però riesce a limitare i danni per chiudere con un passivo di soli 10 punti che pare davvero oro colato per quanto visto in campo (59-49).

    LeBron James, Miami Heat | © DON EMMERT/AFP/GettyImages
    L’inizio della ripresa sorride agli ospiti che grazie a Durant si riportano sotto (-5) in pochi minuti. Ma questi Miami Heat non hanno paura di nessuno: in un batter d’occhio iniziano a piovere triple nel canestro bluarancio, Miller è una sentenza, Battier e Chalmers segnano con facilità, Bosh è il padrone dell’area pitturata e James dispensa magìe sui 2 lati del campo. Ancora lo scatenato Miller da 3 punti ed un canestro più fallo di Wadefanno capire che questa gara non può sfuggire ai padroni di casa che volano sul + 26 (93-67) ad un minuto dalla fine del terzo quarto.

    Il massacro degli Heat sui Thunder si affievolisce solo nella frazione concluisva: Miami infatti amministra tranquillamente l’ampio margine e conclude l’incontro sul 121-106 che sancisce il trionfo della squadra della Florida. Sugli spalti l’entusiasmo è alle stelle e per una volta tanto la solitamente “fredda” AmericanAirlines Arena si trasforma in una bolgia, un entusiasmo contagioso che ha accompagnato gli Heat per tutto l’incontro. C’è solo gioia a Miami, ma a fare da contraltare ci sono le lacrime di un comunque grandissimo Kevin Durant per la Finale persa, lacrime asciugate dalla mamma e dal papà che abbracciano il figlio. Una scena che fa capire quanto questo ragazzo potrà dare al basket NBAnei prossimi anni, un giocatore lontano dagli stereotipi moderni, con la testa sulle spalle e dei valori (come quello della famiglia) che lo porteranno sicuramente lontano nella sua carriera.

    E’ proprio il prodotto di Texas University il miglior marcatore del match con 32 punti ed 11 rimbalzi. Seguono Westbrook ed Harden con 19 punti a testa. Assolutmente nullo il contributo dei vari Ibaka, Perkins e Collison (13 punti complessivi in 3). I padroni di casa invece hanno la meglio grazie alla sontuosa tripla doppia di un LeBron James da antologia del basket che chiude con 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist (e 2 stoppate). A dare man forte al numero 6 degli Heat ci pensa un fantastico Mike Miller che nonostante i noti problemi alla schiena (che potrebbero anche minare il suo futuro in NBA) infila 23 punti in 23 minuti giocati, risultando un cecchino infallibile dalla distanza (7/8 nelle triple). Grandi performance anche per Chris Bosh (24 punti) e Dwyane Wade (20), positivo il solito Shane Battier sui 2 lati del campo.

    Per gli Heat e la città di Miami è l’ora di festeggiare, i Thunder invece dovranno cercare di capire i loro errori e ripartire in vista di un futuro che comunque li vedrà protagonisti (e magari vincenti) nei prossimi anni.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 21 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 121-106
    Mia: James 26, Bosh 24, Miller 23
    Okl: Durant 32, Westbrook 19, Harden 19

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-4 Heat. MIAMI VINCE IL CAMPIONATO 2011/2012

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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    IL VIDEO DELLA PREMIAZIONE DEI MIAMI HEAT:

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    FOTOGALLERY MIAMI HEAT vs OKLAHOMA CITY THUNDER:

    Foto Credit: Getty Images

  • Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    Westbrook non basta ai Thunder, Miami va sul 3-1

    I Miami Heat battono gli Oklahoma City Thunder per 104-98 in gara 4 delle NBA Finals 2012 e si portano sul 3-1 nella serie. Per la squadra della Florida, alla terza vittoria di fila sugli avversari di turno, ci sarà la possibilità, nella prossima partita, di chiudere i conti  dato che il match sarà da giocare sempre sul parquet amico. Ma attenzione a dare per morta Oklahoma City che già nel turno precedente, sotto per 2-0 contro i San Antonio Spurs, riuscì a rimontare e vincere la serie per 4-2 con 4 successi consecutivi ottenuti ai danni di un team reduce da 20 vittorie di fila e complessivamente con una striscia di 30 risultati positivi in 32 partite.

    Pronti-via ed i Thunder iniziano fortissimo trascinati da un Westbrook in serata di grazia che guida i suoi sul 13-3. Il play di Oklahoma City è indiavolato e costringe coach Spoelstra a chiamare 2 timeout già nei primi 8 minuti di gioco quando il punteggio recita 25-12 in favore degli ospiti anche grazie all’apporto di Collison che piazza 6 punti in pochi minuti (ma il suo contributo si chiuderà qui). Sul finire di frazione una tripla di Cole rende meno pesante il passivo per gli Heat che sono sotto addirittura per 33-19!

    Nel secondo quarto Miami ritorna in campo più concentrata, alza nettamente l’intensità difensiva e con un parziale di 7-0 (ancora grazie a Cole) costringe coach Brooks al timeout. I Thunder però restano senza segnare per ben 4 minuti e così Chalmers infila il canestro del provvisorio -1 (33-32). Westbrook spezza il parziale di 13-0 dei padroni di casa con una giocata fulminea (35-32) ma Wade impatta il risultato con una bomba. Si va avanti punto a punto fino alla conclusione del primo tempo: gli ospiti dopo i 33 punti siglati in apertura, sono costretti ad acconentarsi di soli 16 punti nel secondo periodo e Miami resta in partita sul -3 (49-46).

    La ripresa si apre con continui botta e risposta da ambo le parti, James riesce a portare anche in vantaggio gli Heat (59-58 dopo 4 minuti) ma gli ospiti non demordono e restano attaccati agli avversari che possono contare su un grande Wade, sulla continuità di Chalmers e su un LeBron James già a ridosso della tripla doppia (20 punti, 12 assist e 9 rimbalzi). La frazione si conclude sul 79-75 per Miami.

    Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    James però inizia ad accusare i primi sintomi della fatica nell’ultimo quarto (i crampi lo costringono più volte a piccoli riposi in panchina) ma ad ergersi a protagonista assoluto per i padroni di casa è Mario Chalmers: 12, infatti, i punti infilati in questo frangente che portano il team della Florida sull’85-79 sfruttando anche il periodo di confusione di Harden che perde alcuni palloni banalmente. 9 punti di fila di Westbrook rimettono in carreggiata i Thunder (90-88 per Miami). Spoelstra chiama timeout ma non basta perchè la premiata ditta Durant-Westbrook opera il sorpasso (92-91) a 4 minuti dal termine. I tifosi sugli spalti tremano di paura ma James, nonostante i dolori fisici segna una tripla fondamentale (l’unica della sua gara) per il 97-94 quando alla sirena mancano poco meno di 3 minuti. Wade porta i suoi compagni sul +5 (99-94), ancora un immarcabile Westbrook riduce il gap sul 99-96. Ma sono pochi i secondi che restano da giocare e Miami chiude i conti con i tiri liberi. Gli Heat trionfano 104-98.

    Ai Thunder non bastano i 43 punti (20/32 al tiro), 7rimbalzi e 5 assist di uno strepitoso Russell Westbrook che a lungo ha predicato nel deserto mettendo a segno da solo quasi la metà dei punti totali di Oklahoma City. L’unico a dare man forte alla “combo-guard” degli ospiti è Kevin Durant che alla fine piazza 28 punti, poi il vuoto con James Harden autore di 8 punti che replica il poco lusinghiero 2/10 al tiro della gara precedente, pur acchiappando 10 rimbalzi. Il resto dei giocatori bluarancio mette a segno appena 19 punti con 5 giocatori e questo ovviamente non può bastare. Miami invece trionfa grazie all’ennesima grande prestazione di LeBron James, che pur giocando nell’ultimo quarto con i crampi riesce ad arrivare quasi in tripla doppia con 26 punti, 9 rimbalzi e 12 assist (restano comunque da valutare le sue condizioni fisiche in vista del prossimo incontro che è solo a 48 ore di distanza). Eccellente anche la gara di Dwyane Wade da 25 punti, ma l’uomo del giorno è Mario Chalmers che esplode letteralmente nella decisiva frazione ed infila 12 dei suoi 25 punti totali con canestri pesantissimi che regalano in pratica il successo. 13 punti e 9 rimbalzi per Chris Bosh, positivo dalla panchina Cole autore di 8 punti.

    Come già detto, per gara 5 si resta a Miami, ultima gara sul parquet della Florida: gli Heat dovranno capitalizzare ancora una volta il fattore campo e se vittoria sarà, James e compagni diventeranno i campioni NBA. Oklahoma City però giocherà agguerrita più che mai, per cercare di riportare la serie nella propria Arena dove potrebbe clamorosamente ribaltare la sfida. Nella storia delle Finali NBA mai nessuna squadra è riuscita a rimontare quando si è trovata sotto per 3-1, più in generale nei playoff solo 8 volte su 186 occasioni un team che si è trovato in svantaggio per 3-1 ha poi concluso vittoriosamente sul 4-3 (una percentuale di circa il 4%). Vedremo se i Thunder riusciranno a riscrivere la storia della NBA in questa occasione che non devono lasciarsi sfuggire.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 19 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 104-98
    Mia: James 26, Wade 25, Chalmers 25
    Okl: Westbrook 43, Durant 28, Harden 8

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-3 Heat

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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  • LeBron James guida la rimonta di Miami sui Thunder

    LeBron James guida la rimonta di Miami sui Thunder

    In gara 3 delle NBA Finals 2012 i Miami Heat battono in rimonta gli Oklahoma City Thunder con il risultato di 91-85 ed ora conducono la serie per 2-1. Occasione sprecata per gli ospiti che erano in vantaggio in doppia cifra nel corso del secondo tempo ma sono stati incapaci di gestire il margine, venendo riacciuffati dagli Heat di un super James ed anche grazie a qualche decisione arbitrale un pò dubbia. A fare la differenza anche le palle perse dei Thunder, alcune veramente superficiali, che hanno permesso ai padroni di casa di poter sperare nella vittoria. E questa volta l’astro nascente Kevin Durant non ha potuto fare nulla nel quarto periodo, tenuto a soli 4 punti segnati nella frazione decisiva dalla difesa del team della Florida.

    Nel primo quarto Miami gioca meglio grazie ad una buona circolazione di palla e chiude in vantaggio di 6 punti (26-20). Il secondo periodo però sorride ai Thunder che grazie ad un ottimo Durant si riportano a contatto per chiudere ad una sola lunghezza di distanza dagli avversari (47-46).

    Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    Il secondo tempo inizia con Oklahoma City più cinica e concentrata e pronta a punire ogni errore dei padroni di casa. A 3 minuti dalla fine della terza frazione i Thunder volano sul 65-56, ma dilapidano il consistente vantaggio con alcuni falli stupidi sui tiri da 3 punti di James Jones e Shane Battier che ricuciono il gap. Mentre il periodo va a concludersi ariva anche una tripla di LeBron James che riporta avanti gli Heat di 2 punti quando mancano solo gli ultimi 12 minuti da giocare (69-67). L’ultimo quarto si gioca punto a punto, con continui sorpassi e controsorpassi: nella guerra psicologica e di nervi, alla distanza, esce meglio Miami che con uno scatenato James piazza il parziale decisivo portandosi 86-79 a 2 minuti dalla sirena. Oklahoma City si gioca il tutto per tutto ed arriva nuovamente a contatto ma un fallo di Harden (un pò dubbio) permette a James di chiudere la contesa con i tiri liberi della sicurezza. Finisce 91-85 e per i Thunder i rimpianti sono molteplici. Gli Heat esultano ma sicuramente non possono stare tranquilli in vista del prosieguo della serie che sarà ancora lunga, tirata e molto sentita.

    Il top scorer del match nonchè M.V.P. della partita è sicuramente LeBron James autore di 29 punti con 14 rimbalzi, 3 assist ed un ottimo 11/23 al tiro. Essenziale nel successo della sua squadra anche la marcatura su Durant dove James ha dimostrato di poter essere molto più incisivo rispetto alle altre gare. A dare supporto alla stella di Miami ci hanno pensato in primis Dwyane Wade con 25 punti, 7 rimbalzi e 7 assist e Chris Bosh che ha chiuso in doppia doppia (10 punti ed 1 rimbalzi), bene anche Battier (9 punti). Ai Thunder non sono bastati i 25 punti e 6 rimbalzi di Kevin Durant, i 19 di Westbrook ed i 10 di Perkins. Male Harden con 9 punti ma 2/10 dal campo.

    Per gara 4 si resta in Florida con gli Heat che dovranno cercare di mantenere il vantaggio del fattore campo strappato agli avversari in gara 2, mentre Oklahoma City punterà ad una vittoria per riprendersi il ruolo di favorita in questa serie.

    RISULTATI NBA FINALS 2012, 17 giugno:

    Miami HeatOklahoma City Thunder 91-85
    Mia: James 29, Wade 25, Bosh 10
    Okl: Durant 25, Westbrook 19, Perkins 10

    LA SERIE DELLA FINALE NBA:

    2) Oklahoma City Thunder vs 2) Miami Heat serie 1-2 Heat

    GLI HIGHLIGHTS:

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    TOP 5:

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