Tag: Messi

  • Messi per la quinta volta Re del calcio mondiale

    Messi per la quinta volta Re del calcio mondiale

    Lionel Messi, come da pronostico di vigilia, ha conquistato, per la quinta volta nella sua carriera, il Pallone d’Oro, arrivando davanti a Cristiano Ronaldo e a Neymar.  Queste sono state le percentuali di voto: Messi 41.33%; Cristiano Ronaldo 27.76%  e Neymar 7.86%. A votare sono 154 giornalisti  e Ct, i capitani  e Ct delle 208 nazionali facenti parti della Fifa.

    Lionel Messi, pallone d'oro 2016.
    Lionel Messi, pallone d’oro 2016.

    La stagione di Messi è stata incredibile, forse, irripetibile: leader indiscusso del Barcellona, che ha vinto, quasi, tutto. Cinque i titoli conquistati dai blaugrana, con Messi miglior cannoniere, 52 le reti all’attivo e miglior assist man con 26 passaggi serviti. Messi è andato in gol in tutte le competizioni che il Barcellona ha giocato nel 2015: Liga, Champions League, Coppa del Re, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea e Mondiale per Club.

    Nulla da fare per i suoi avversari, arrivati alla finale: Cristiano Ronaldo, che ha visto scappare Messi, nella personale battaglia tra i due: Messi guida la classifica con cinque trofei a tre. Neymar per la prima volta è arrivato sul podio.

    Il quinto trofeo conquistato dala pulce può essere letto come il classico “ora venitemi a prendere”: Marco van Basten, Michel Platini e Joan Crujff sono fermi a quota tre e, essendo ritirati, non possono rispondere. Fra qualche decennio ricorderemo questi anni come l’era Messi.

    Manca ancora un trofeo a Messi, la ciliegina sulla torta: il Mondiale di Calcio con l’Argentina. Gli anni passano e le opportunità per poterlo conquistare sono sempre di meno, la prossima edizione sarà in Russia nel 2018, quando Messi avrà 31 anni.

    L’unico italiano nella top undici della Fifa presente è stato Paul Pogba, uno che ambisce a vincere in futuro questo trofeo. Tra gli allenatori successo di Luis Enrique, vincitore della Champions League con il Barcellona. Per quanto riguarda la controparte femminile il titolo è andato a Carli Lloyd, tripletta nella finale mondiale con gli Usa.

     

  • Ribaltone Liga, ora comanda l’Atletico Madrid

    Ribaltone Liga, ora comanda l’Atletico Madrid

    Domenica pomeriggio tutti gli appassionati di calcio erano più che certi che il Real Madrid di Carlo Ancelotti avesse in pugno la Liga, le merengues approfittando anche di un Barcellona non certo irresistibile e di un Atletico Madrid non certo costante, avevano tentato una fuga ritrovandosi a +3 sui colchoneros e +4 sui catalani.

    Ieri sera intorno alle 23.50, dopo il turno infrasettimanale, la situazione è totalmente cambiata, il Real infatti dopo la sconfitta rimediata domenica sera ne El Clasico al Bernabeu, è caduto nuovamente sul campo di un Siviglia nettamente in forma, il Real non perdeva due gare in fila nella Liga dal 2009, mentre Barcellona, agevolmente contro il Celta Vigo, e l’Atletico con qualche sofferenza in più contro il Granada, hanno conquistato i tre punti che gli hanno permesso di surclassare e spedire al terzo posto i blancos.

    Questa 30ma giornata, disputata in turno infrasettimanale, si era aperta martedì con il pareggio a reti bianche tra Elche ed Athletic Bilbao e con la vittoria per 2-1 in trasferta dell’Espanyol a Malaga.

    Il mercoledì di campionato si è aperto con il successo del Rayo Vallecano per 1-0 sull‘Osasuna, poi è stato il momento delle tre regine.

    Il Barcellona alle 20 sfidava al Camp Nou il Celta Vigo, pratica sbrigata agevolmente grazie ai gol di Neymar e Messi nel primo tempo. Nella ripresa lo stesso Neymar realizzava la doppietta per il definitivo 3-0.

    Alle 22 scendevano in campo in contemporanea le due di Madrid, i colchoneros in casa contro il Granada, il Real in trasferta contro il Siviglia.

    Diego Costa
    Diego Costa

    Le emozioni arrivavano subito da Siviglia, al 14° una punizione, deviata, di Cristiano Ronaldo si insaccava per il vantaggio degli uomini di Ancelotti, vantaggio che però durava poco, al 19° infatti Bacca riusciva a superare Diego Lopez per il pareggio dei padroni di casa, intanto al Calderon si era sempre sullo 0-0. La svolta nei due match e nella classifica si verificava intorno alla metà della ripresa. Al 63° infatti Diego Costa riusciva a portare in vantaggio l’Atletico Madrid, la notizia avrebbe dovuto svegliare e caricare il Real ed invece al 72° era il Siviglia a trovare il vantaggio con la doppietta di Bacca. Negli ultimi 20 minuti i risultati non cambiavano ed al triplice fischio finale Simeone ed i suoi ragazzi potevano esultare per la vetta conquistata in Liga mentre Cr7, visibilmente scuro in volto, e compagni avevano di che essere arrabbiati per esser scivolati al 3° posto a -3 dai cugini e -2 dal Barcellona.

     

    RISULTATI 30MA GIORNATA

    Malaga – Espanyol 1-2 (33° Garcia (E), 34° Perez (M), 76° Pizzi (E))

    Elche – Athletic Bilbao 0-0

    Rayo Vallecano – Osasuna 1-0 (90° rig. Larrivey)

    Barcellona – Celta Vigo 3-0 (6°, 67° Neymar, 30° Messi)

    Atletico Madrid – Granada 1-0 (63° Diego Costa)

    Siviglia – Real Madrid 2-1 (14° Cristiano Ronaldo (R), 19° 72° Bacca (S))

    Da disputare il 27/3

    Getafe – Villareal

    Real Sociedad – Valladolid

    Almeria – Valencia

    Levante – Betis Siviglia

     

    CLASSIFICA DOPO LA 30MA GIORNATA

    Atletico Madrid* 73, Barcellona* 72, Real Madrid 71*, Athletic Bilbao* 56, Siviglia* 50, Real Sociedad 46, Villareal 45, Espanyol* 40, Valencia 39, Levante 37, Granada* 34, Rayo Vallecano* e Celta Vigo* 33, Malaga* 32, Elche* 31, Almeria e Osasuna* 29, Getafe 28, Valladolid 27, Betis Siviglia 19

    *= una partita in più

     

  • Pallone d’Oro 2013 3 gli italiani solo Balotelli “rischia” i 23

    Pallone d’Oro 2013 3 gli italiani solo Balotelli “rischia” i 23

    Quanto vale il Pallone d’Oro? Serve per premiare il miglior giocatore dell’ultima stagione o il miglior giocatore in assoluto? Del Piero qualche tempo fa rispose alla domanda di un giornalista sul Pallone d’Oro con un altra domanda: “Maldini ha mai vinto il Pallone d’Oro? No? E allora non è un premio” (altro…)

  • Calcio, un anno che se ne va. I migliori del 2012

    Calcio, un anno che se ne va. I migliori del 2012

    Il 2013 é ormai dietro l’angolo e, nel calcio cosî come in ogni ambito della vita, é possibile fare una lista di tutto il meglio e il peggio che ci ha accompagnati nell’intero anno solare passato. I migliori del 2012 : abbiamo deciso di concentrarci soltanto su quei personaggi e su quei dati, in un certo senso positivi. Spazio dunque ai migliori giocatori, ruolo per ruolo, allenatori e squadre dell’intero pianeta, lasciando perdere per una volta, chi invece ha deluso veramente.

    IL MESSIA – Se si parla di record, non é possibile non citare Leo Messi, super talento del Barcellona che si sta avviando a conquistare il suo quarto Pallone d’Oro consecutivo. Oltre ai tantissimi trofei vinti con i blaugrana, da segnalare il nuovo traguardo del giocatore, forse, piü forte di tutti i tempi: aver superato il leggendario Muller nella classifica dei gol segnati in un anno. La Pulce ha addirittura fatto meglio del suo avversario polverizzando ogni record esistente. Gol come se piovesse. Sempre in Spagna, sponda Real Madrid, un elogio va anche a Cristiano Ronaldo, anch’egli una poderosa macchina da gol che, purtroppo per lui, non viene giustamente riconosciuto per via della presenza di Messi nel suo campionato. Un paragone troppo difficile per essere sopportato anche dall’asso portoghese.

    RIVELAZIONI – Ogni anno ci sono delle squadre che a sorpresa riescono a raggiungere traguardi insperati per le loro aspettative. Una di queste é senza dubbio l’Atletico Madrid del bomber Falcao. Gli spagnoli, grazie soprattutto alle reti della punta colombiana, hanno portato a casa una Europa League e una Supercoppa Europea. Davvero niente male per i ragazzi di Simeone. In Italia dobbiamo per forza dare spazio alla cavalcata vincente della Juventus. I bianconeri, partiti quasi senza speranza di vittoria all’inizio di settembre, si sono ritrovati a maggio con il tricolore sul petto. Merito senza dubbio di Antonio Conte, allenatore dell’anno che ha saputo infondere nei suoi ragazzi un coraggio e una rabbia fuori dal comune.

    CASO PER CASO – Adesso focalizziamo la nostra attenzione ai migliori giocatori del 2012, ruolo per ruolo. In porta ci sono pochi dubbi: Buffon é tornato il portierone che tutti conoscevano. In difesa hanno fatto molto bene Thiago Silva, ora al PSG, e Barzagli. In mezzo al campo fate spazio alla fantasia e al genio di Iniesta, cervello del Barcellona. Davanti la scelta diventa difficile ma basta un nome per toglierci di testa tutti i dubbi: Messi.

  • Neymar trascina il Santos. Oggi Al Sadd Barcellona

    Neymar trascina il Santos. Oggi Al Sadd Barcellona

    Fa il suo dovere Neymar illuminando il Santos nella semifinale del Mondiale per Club tornato quest’anno a disputarsi in Giappone. I brasiliani confermano le attese della vigilia superando i giapponesi del Kashiwa Reysol e guadagnandosi la finale in programma domenica prossima. La partita ha mantenuto un certo equilibrio solo per i primi venti minuti con i giapponesi bravi a limitare le invenzioni delle più talentuose stelle brasiliane non riuscendo però mai ad impensierirle in difesa. A sbloccare l’incontro ci voleva una giocata del singolo e non poteva che esser di Neymar il guizzo di qualità. Il “futuro Messi” finta il tiro e fa sdraiare il capitano Otami, conclusione a giro sul secondo palo dove Sugeno non può nulla. Neymar già in avvio aveva tentato di beffare il portiere giapponese ma la sua conclusione si era andata a stampare sul palo.

    Neymar protagonista in Giappone | © KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images
    Il Kashiwa Reysol non riesce più a tener il campo finendo in balia degli scatenati Danilo, Borges e Neymar mentre Ganso almeno nel primo tempo viaggia a fari spenti. Borges trova il raddoppio confermando la sua implacabilità sotto porta. Ad inizio ripresa Danilo sbaglia da ottima posizione e i giapponesi un pò a sorpresa riescono ad accorciare le distanze con Sakai che batte Rafael di testa su azione da calcio d’angolo. Il gol però risveglia il Santos che chiude la partita con una magistrale punizione di Danilo conquistando la finale.

    Kashiwa Reysol Santos 1-3 video highlights
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    Quest’oggi toccherà ad Al Sadd Barcellona giocare la seconda semifinale. Ovviamente sulla carta la partita sembra scontata tanto che l’allenatore della squadra di Doha ieri in conferenza stampa, scherzando ha chiesto la possibilità di schierare 15-16 giocatori per fermare lo strapotere di Messi e compagni. La partita inizierà alle 11:30 e vi proporremo gli aggiornamenti in diretta live. (premi F5 per aggiornare la pagina)

    IL TABELLINO
    BARCELLONA-AL SADD 4-0

    25′ e 43′ Adriano, 19′ st Keita, 36′ st Maxwell
    Barcellona (4-3-3): Valdes; Adriano, Puyol, Mascherano, Abidal (21′ st Maxwell); Thiago Alcantara, Keita, Iniesta; Pedro, Messi, Villa (39′ Sanchez, 25′ st Cuenca). A disp.: Pinto, Olazabal, Dani Alves, Busquets, Fontas, Dos Santos, Xavi, Fabregas, Jonathan. All.: Guardiola
    Al Sadd (4-3-3): M. Saqr; Mohammed, Lee Jung Soo, Koni, Abdulmajed; Albloushi (19′ st Al Yazidi), Abdulmajid, Belhadj; Al Khalfan, Niang, K. Keita (40′ st Al Haydos). A disp.: Al Sheeb, Naim, Fadlalla, Ali, Al Hamad, Al Haydons, Muhammad, Hassan, Afif, Saad, Leandro. All.: Fossati

    Arbitro: Osses

  • Supercoppa Europea: è sempre Barça, è sempre Messi

    Supercoppa Europea: è sempre Barça, è sempre Messi

    E sono 12 su 15. Ormai non fa più notizia il fatto che il Barcellona si sia aggiudicato 12 trofei sui 15 a cui ha partecipato, e ieri sera è stato ancora una volta Messi show. Nella splendida cornice del Louis II di Montecarlo, gli invincibili di Pep Guardiola hanno battuto per 2-0 un Porto mai domo, ma che alla fine s’è dovuto piegare alla netta superiorità tecnica dei blaugrana. In realtà i dragoes per 39′ hanno fatto una partita quasi perfetta, mettendo più volte in difficoltà gli avversari più quotati, con un pressing intraprendente e incessante sui palleggiatori di centrocampo Xavi e Iniesta. Le occasioni nel primo tempo non mancano, ci provano prima Moutinho e Guarin da fuori, ma Valdes si fa trovare pronto. Risponde il Barcellona con un pallonetto di Pedro che da dentro l’area manda alto, scegliendo la soluzione più avventata a tu per tu con Helton. Al 25′ è Hulk a portare pericolo alla porta avversaria, con un numero lascia sul posto Villa e mette in mezzo un cross pericoloso su cui nessuno del Porto riesce ad insaccare. Come detto la svolta avviene al 39′ quando Guarin dopo aver ecceduto nel dribbling a centrocampo appoggia un pallone suicida all’indietro che coglie il terzino Sapunaru in controtempo e libera Messi a tu per tu con Helton, da lì, la Pulce non sbaglia salta netto l’estremo difensore biancoblu e insacca a porta vuota. Si va al riposo con il Barcellona in vantaggio ma con un Porto che pare poter ribaltare la situazione o quanto meno ristabilire la parità dopo aver fatto Hara Kiri.

    © Jasper Juinen/Getty Images
    Nel secondo tempo ci si aspetta una reazione del Porto, o meglio un arrembaggio che porti al pareggio e di fatti così è, ma si tratta di un fuoco di paglia, solo Guarin prova a farsi perdonare l’errore del primo tempo e scaglia una bomba da fuori che Valdes respinge non senza difficoltà. L’offensiva dei lusitani s’interrompe qui, girandola di cambi e tanto palleggio Barça che riesce ad addormentare il gioco, ma chi si addormenta però è Abidal che in alcune giocate si dimostra eccessivamente sicuro di se stesso a tal punto da rischiare dei dribbling in area che al 70′ portano il Porto a protestare, invano, per un netto rigore che il difensore francese ha provocato con un intervento scoordinato. Passato lo spavento, e dopo l’espulsione per doppio giallo di Rolando, il Barcellona chiude l’incontro con una splendida combinazione Messi-Fabregas, con il primo a servire uno strepitoso assist e il secondo pronto ad inserirsi e a ritrovarsi a tu per tu con Helton a siglare il più semplice dei gol. 2-0 e la partita sembra essere conclusa, invece, c’è ancora tempo per assistere al espulsione di Guarin che chiude come peggio non può la sua gara e per il miracolo di Helton che chiude la porta ad Iniesta e ad un terzo gol che sarebbe stato una punizione troppo eccessiva per quanto fatto vedere dai dragoni portoghesi.

  • Barcellona-Napoli. Notte di Champions

    Barcellona-Napoli. Notte di Champions

    Scorrendo le probabili formazioni dell’amichevole di lusso, in programma stasera al Camp Nou tra Barcellona e Napoli, vengono i brividi a pensare di quale sia il potenziale dei catalani, cosa risaputa certo, ma che non finisce mai di stupire. Così come non finisce di stupire quanto sia straordinariamente cresciuto il Napoli, se si pensa che solo 7 anni fa militava nel campionato di serie C e che da quando è entrato nell’era De Laurentiis non sbaglia un colpo. Prove di Champions, quindi, per i partenopei, che quest’anno, dopo 21 anni dalla loro ultima apparizione, torneranno a calcare i palcoscenici più nobili del calcio europeo e che non voglio di certo sfigurare davanti a squadre del calibro di Barcellona, appunto, Real, Chelsea, Manchester United.

    ©Rodrigo Argangua/Getty Images
    Il torneo Gamper, che stasera giungerà alla 46ma edizione, è molto sentito in casa blaugrana che nelle precedenti edizioni si è aggiudicato 34 volte il trofeo, 14 volte nelle ultime 16 edizioni, con la sola Juventus di Capello a fare da corsara al Camp Nou, ma dopo i calci di rigore. Stasera toccherà al Napoli di Lavezzi e Cavani, provare a mettere i bastoni tra le ruote al galattico Barcellona, dal centrocampo stellare e fresco vincitore della Supercoppa di Spagna. Come detto le probabili formazioni dovrebbero essere le migliori disponibili, con il Barça che dovrà fare a meno del solo Puyol non ancora al meglio e che sarà sostituito dall’ottimo Mascherano, che già l’anno scorso ha dimostrato di poter sostituire egregiamente il suo capitano. A centrocampo il terzetto dei sogni, una combinazione di classe e tecnica purissima che gli addetti ai lavori e tutti gli appassionati non possono far altro che ammirare. In attacco sua maestà Messi, sarà affiancato dai soliti Villa e Pedro. Barcellona (4-3-3) Pinto; Dani Alves, Mascherano, Pique, Abidal; Fabregas, Xavi, Iniesta; Pedro; Messi; Villa. All. Guardiola. In casa Napoli l’unico dubbio riguarda la difesa con il ballottaggio Campagnaro/Fernandez, con il primo favorito sul secondo. Per il resto formazione tipo per Mazzarri, con Maggio e Dossena sugli esterni e i neo partenopei Inler e Dzemaili a centrocampo a sostenere il tiro spettacolo Hamsik-Lavezzi-Cavani. Napoli (3-4-2-1) De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Britos; Maggio, Inler, Dzemaili, Dossena; Hamsik, Lavezzi; Cavani. All. Mazzarri.

  • Coppa America bilanci e delusioni

    Coppa America bilanci e delusioni

    Finita la Coppa America è tempo di bilanci per tutte le nazionali che hanno partecipato alla competizione, sicuramente questa 43ma edizione è stata molto strana e ha regalato spesso delle sorprese, i pronostici, infatti, quasi mai sono stati rispettati e a riprova di questo sono state le clamorose qualificazione ai quarti di Venezuela, Perù e Paraguay, ai danni di compagini molto più accreditate alla vigilia, come l’Argentina, la Colombia, il Brasile e l’attesissimo Cile del nuovo blaugrana Alexis Sanchez. Partiamo dalle dolenti note, le squadre che ovviamente hanno più deluso non solo i propri tifosi ma anche quasi tutti gli addetti ai lavori, sono state Brasile e Argentina. La compagine carioca è arrivata alla competizione con molte speranze, ma a dire il vero non con una precisa idea di gioco, pur potendo contare su un potenziale offensivo strabiliante e su una difesa composta da elementi di altissimo livello. Proprio l’attacco è stato però quello che ha maggiormente deluso, il quartetto Neymar, Pato, Robinho, Ganso, reduce da un’annata vittoriosa con i rispettivi club, non hanno confermato quanto di buono fatto nel corso della stagione, anzi specialmente il talentino inseguito da mezza europa e pronto ad accasarsi a Madrid, sponda Real, non ha mai dato quel qualcosa in più che noi tutti ci aspettavamo dopo averlo visto in azione da protagonista in Coppa Libertadores, poco veramente troppo poco per chi è acclamato come l’erede di Pelè. Stesso discorso vale per un altro erede designato, quel Pato accostato alla vigilia della Copa al Fenomeno Ronaldo, che però di fenomenale ha mostrato molto poco, salito alle cronache di questa estate più per la sua storia d’amore con Barbara Berlusconi che non per le sue prestazioni in campo. Nonostante il fallimento però, la federazione brasiliana ha deciso, almeno per il momento, di confermare Mano Menezes  alla guida tecnica per dare continuità ad un progetto che prevede la conquista del Mondiale casalingo del 2014. Della stessa opinione non dev’essere stata la Federazione Argentina, che dopo la bruciante eliminazione ai quarti per mano dell’Uruguay, poi campione, è costata la panchina a Batista, un tecnico che non ha mai entusiasmato nè il popolo argentino legatissimo al pur non preparato Maradona, nè da Grondona gran capo dell’ AFA che lo aveva voluto per sostituire El Diego, alla fine del Mondiale sudafricano. El Checho c’ha provato in diversi modi a dare un gioco alla propria squadra, ma nonostante un attacco stellare, quello che è parso mancare alla squadra albiceleste è stata un’anima, l’assenza di un metronomo di centrocampo che potesse dettare i tempi e l’eccessiva aspettativa riversata su Leo Messi, osannato come nuovo Maradona sono stati fatali. Proprio la Pulce è stato il grande assente di questa manifestazione, mai in palla, poco reattivo e spesso anzi offuscato dalle prestazioni dei propri compagni di reparto, vedi Aguero.

    © Maxi Failla/AFP/Getty Images
    Troppe pressioni per uno che al Barça sembra un extraterrestre e che con indosso la casacca della propria nazionale torna un comune mortale con errori e giocate a metà, ciò che è parso evidente durante questa copa è che Messi è un fenomeno, ma non un capopopolo come lo era Maradona, parafrasando le parole di qualche giorno fa di Maxi Lopez, la colpa della disfatta e della scarsa verve di Leo, è che il Barcellona è un collettivo dove Messi si esprime alla grande da solista, l’Argentina no e lui ne risente.

  • Copa America, inizia lo spettacolo

    Copa America, inizia lo spettacolo

    Mancano solo pochi giorni al via della 43ma edizione della Copa America, il più antico torneo continentale per squadre nazionali. Dodici le squadre ai blocchi di partenza, le 10 fisse che fanno parte della CONMEBOL, la UEFA sudamericana, e le due invitate che quest’anno sono: la Costa Rica, in sostituzione del Giappone fresco vincitore della Coppa d’Asia, ma che ha dovuto rinunciare per la sventura che l’ha colpito l’11 marzo 2011, e il Messico. La competizione continentale seguirà il solito regolamento adottato dal 1993, 3 gironi da 4 squadre che vedranno qualificate alla fase ad eliminazione diretta le prime due, più le migliori terze.    

    Gilberto Silva e Juan alzano la Coppa nel 2007
    © ANDERLEI ALMEIDA/AFP/Getty Images
    Quest’anno toccherà all’Argentina ospitare la Copa e i padroni di casa, vogliono più che mai vincere un trofeo che manca dalla loro bacheca dal lontano 1993, le ultime due edizioni hanno visto la Selecciòn arrivare in finale e perdere in entrambe le occasioni con gli odiati rivali brasiliani, che si sono imposti per ben 4 volte nelle ultime 5 disputate.     Come detto la Coppa America è la più antica manifestazione per rappresentative nazionali, le sue radici sono agli albori del secolo scorso e una controversia fa risalire la prima edizione al 1910, anche se la Conmebol non la reputa quella ufficiale e fissa la data d’inizio del torneo al 1916. Quando in concomitanza del centenario della loro indipendenza, gli argentini invitarono i 4 paesi confinanti, Brasile, Cile e Uruguay, per giocare un torneo internazionale, dando così i natali al Campeonato Sudamericano de Selecciones. La prima edizione se l’aggiudicò l’Uruguay che fino a metà del secolo rappresentava l’esponente di maggior spicco del calcio sudamericano, a confermarlo oltre alle 8 vittorie in Copa, anche i due mondiali vinti nel 1930 e nel 1950. Le prime 10 edizioni del Campeonato, hanno visto sfidarsi tra loro solo 5 squadre, oltre alle 4 già citate della prima edizione, si aggiunse nel 1921 il Paraguay che sostituì in quell’occasione il rinunciatario Cile, successivamente il numero delle partecipanti venne ampliato a 5. Nel 1927 fu la prima volta che si giocò fuori dai confini del quadrilatero delle squadre fondatrici del torneo, fu, infatti, il Perù ad ospitare la manifestazione che in quell’anno vide il trionfo dell’Argentina, che sollevò la coppa per la terza volta nella sua storia. Dopo una sospensione di 6 anni, la Copa tornò nel ’35 sempre in Perù, un’edizione storica perchè sancisce la prima sostituzione della sua storia, altre novità si hanno anche nell’edizione successiva con la prima espulsione, la prima partita in notturna e il maggior numero di partecipanti al torneo (6).   Se per anni le vittorie furono divise tra Argentina, Uruguay e Brasile, il 1939 sancì la vittoria del Perù di Lolo Fernandenz, idolo locale, anche se c’è da dire che i padroni di casa furono favoriti anche dal forfait delle due potenze Argentina e Brasile. I partecipanti arrivarono ad essere 7, nell’edizione del 1942 in Uruguay, che confermando i pronostici che lo vedevano sempre vincitore in casa, si aggiudicò la sua ottava coppa.  Nel 1947 il Campeonato viene allargato ad 8 squadre e debutta in Ecuador, senza però il Brasile, questa edizione vede ancora il terzo trionfo di fila dell’Argentina, in cui comincia a brillare la stella dell’allora 22enne Alfredo Di Stefano. Il 1953 è l’anno del Paraguay che si aggiudica la Copa per la prima volta nella sua storia, anche grazie alle prestazione di un nome che diventerà noto in Italia quello di Heriberto Herrera (Hh2) futuro allenatore della Juve. Il ’57 è l’anno della 25ma edizione, quella che si disputa per la quinta volta in Perù e che vede il trionfo del calcio-tango del trio degli angeli dalla faccia sporca Maschio-Sivori-Angelillo.  L’edizione successiva è ancora albiceleste, neanche i campeao di Svezia ’58, guidati da ‘O Rei Pelè, riescono a fermare gli argentini che conquistano in casa la 12ma Copa della loro storia.  Nelle 4 edizioni che vanno dal 1967 al 1983 non vi sarà una sede fissa e cambierà anche la formula del torneo, non più un girone all’italiana, sostituito da una fase preliminare con partite di andata e ritorno. L’edizione del 1975 vede per la prima volta la partecipazione di tutte e dieci le nazioni della Conmebol e vedrà il trionfo del Perù.   Nel 1979, invece, sono tanti i nomi importanti presenti alla manifestazione, il Brasile schiera tra le sue fila Zico, Socrates e Falcao, mentre l’Argentina, fresca campione del Mondo in Messico, comincia a fare la conoscenza di un giocatore destinato a diventare leggenda, Diego Armando Maradona. Nel 1987 si ritorna alla sede fissa e s’introduce la presenza obbligatoria dei dieci membri della Conmebol, a trionfare sarà ancora l’Uruguay, 13° titolo continentale, che supererà in finale il sorprendente Cile di quell’anno. La federazione brasiliana ottiene di poter organizzare l’edizione del 1989, in occasione del suo 75° anniversario e le aspettative dei tifosi verdeoro non vengono deluse, i carioca tornano al successo dopo 40 anni di digiuno. Il torneo del 1991 è quello che vede brillare la stella di Gabriel Omar Batistuta capocannoniere con 6 reti e trascinatore dell’imbattuta squadra argentina campione per la 13ma volta. La 36ma edizione, quella di Ecuador ’93, vede allargarsi il numero a 12 squadre, vengono, infatti, invitate due nazioni membri della Concacaf (Confederazione Centro e Nord Americana): Stati Uniti e Messico, numero più ampio vuol dire nuovo formato, con una prima fase a tre gruppi e successiva eliminazione diretta ai quarti, a trionfare saranno ancora i colori biancoazzurro dell’Argentina, che arriveranno a quota 14 successi, raggiunti nell’edizione successiva dall’Uruguay che conferma la legge secondo cui, quando la Celeste gioca in casa è destinata alla vittoria. Le ultime 5 edizioni come detto sono un affare tutto verdeoro fatta eccezione per il 2001, quando a trionfare è la Colombia padrona di casa che con sei vittorie su sei e senza subire gol si laurea campeon. Quella di quest’anno è sicuramente tra le edizioni più attese, soprattutto per la qualità tecnica che si vedrà in campo, oltre ai vari Messi, Aguero, Tevez, Neymar, Pato e Sanchez, gli osservatori sono pronti a scovare qualche nome nuovo da lanciare nel calcio che conta, perchè come si sa, da sempre il Sud America è fucina di talenti smisurati. Perciò si prega gli spettatori di mettersi comodi e di godersi lo spettacolo. CALENDARIO, PROGRAMMA, RISULTATI, CLASSIFICHE