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  • Portland sbanca New York e resta imbattuta

    Portland sbanca New York e resta imbattuta

    9 le partite disputate nella notte NBA.

    Atlanta batte Washington e conquista la terza vittoria consecutiva. A mettere fine ad una gara più insidiosa del previsto ci pensano Joe Johnson con una tripla (25 punti per lui) ed Al Horford con i 2 canestri successivi (21 punti e 10 rimbalzi per il prodotto di Florida University). A far da contorno la solita doppia doppia di un sempre più incisivo Josh Smith (12 punti e 10 rimbalzi). Per Washington brilla finalmente la stella di John Wall, dopo l’anonimo debutto di qualche giorno fa: 28 punti, 5 rimbalzi e 9 assist per l’ex Kentucky University. Ma le sue giocate non bastano ai Wizards.

    Sacramento espugna Cleveland grazie ad una prova molto buona del quintetto di partenza che termina tutto in doppia cifra: tra questi spicca il solito Evans con 21 punti, mentre Casspi ne aggiunge 20. Consistente l’apporta del rookie Cousins che piazza 14 punti e 10 rimbalzi. Ai Cavaliers non bastano i 21 punti di Sessions ed i 20 di Gibson.

    A New York Portland centra la terza vittoria stagionale grazie ai 29 punti di uno scatenato Brandon Roy. Bene anche Aldridge con 20 punti e 10 rimbalzi e Miller con 19 punti e 10 assist. Ai Knicks, che hanno un Gallinari anonimo per tutto il match (solo 4 punti), non bastano i 18 punti di Stoudemire e la grandissima prova di Chandler con 22 punti e 16 rimbalzi.

    Indiana batte Philadelphia grazie ai 22 punti di Granger. Per Philadelphia terza sconfitta consecutiva, ancora nessuna vittoria in stagione e nuvole che iniziano a scurire l’orizzonte. Turner solo 9 punti.

    A Chicago la favolosa prestazione di Derrick Rose da 39 punti, 6 rimbalzi e 7 assist permette ai Bulls di liquidare la pratica Pistons. A nulla servono i 21 punti dell’ex Ben Gordon, detroit resta ancora a 0 vittorie in 3 partite.

    Poco da dire nella partita tra Memphis e Minnesota se non che i Grizzlies strapazzano gli avversari sotto una ventina di punti e tutto il five starter va in doppia cifra. Sugli scudi la premiata ditta Gay-Mayo con rispettivamente 25 e 29 punti. Per i Wolves si salva il solo e solito Love con 14 punti e 13 rimbalzi.

    I Nuggets sorprendono Houston in casa con i 24 punti di Anthony ed i 28 di Harrington. Scola continua a macinare statistiche (28 punti e 10 rimbalzi), Yao sembra lontano dagli infortuni del recente passato (14 punti) ma rimane in campo solo 20 minuti, e ciò non basta. Campanello d’allarme in casa Rockets dopo 3 partite e 3 sconfitte in avvio di regular season.

    I Bucks mettono il primo sigillo stagionale vincendo contro una squadra ancora alla ricerca di sè stessa, ovvero i Charlotte Bobcats. Jennings sugli scudi con una sontuosa tripla doppia da 20 punti, 10 rimbalzi e 10 assist. Ottimo come al solito Delfino con 23 punti. Per i Bobcats note liete da Augustin con 26 punti ed il ritorno ad alti livelli di Jackson con 23.

    Gli Hornets senza fare rumore vincono la loro terza partita su 3 e battono San Antonio guidati dal solito Chris Paul (25 punti, 7 rimbalzi e 5 assist) che vince il duello con Tony Parker, che si ferma a 13 punti. Gli Hornets tirano col 50% ma limitano gli avversari al 38%: ecco il segreto del successo in terra texana. Male Belinelli con solo 3 punti a referto.

    Risultati NBA del 30 ottobre 2010

    Atlanta Hawks-Washington Wizards 99-95

    • Atl: Johnson 25, Horford 21, Jamal Crawford 15; Was: Wall 28, Thornton 24, Blatche 18

    Cleveland Cavaliers-Sacramento Kings 104-107

    • Cle: Sessions 21, Gibson 20, Hickson 15; Sac: Evans 21, Casspi 20, Landry 17

    New York Knicks-Portland Trail Blazers 95-100

    • N.Y.: Chandler 22, Stoudemire 18, Felton 16; Por: Roy 29, Aldridge 20, Miller 19

    Indiana Pacers-Philadelphia 76ers 99-86

    • Ind: Granger 22, Dunleavy 16, Collison 15; Phi: Williams 18, Iguodala 12, Brand 12, Holiday 12

    Chicago Bulls-Detroit Pistons 101-91

    • Chi: Rose 39, Noah 15, Gibson 11; Det: Gordon 21, Stuckey 18, Prince 15, Monroe 15

    Memphis Grizzlies-Minnesota Timberwolves 109-89

    • Mem: Mayo 29, Gay 25, Arthur 18; Min: Ellington 15, Love 14, Telfair 12

    Houston Rockets-Denver Nuggets 94-107

    • Hou: Scola 28, Martin 21, Yao 14; Den: Harrington 28, Anthony 24, Billups 13

    Milwaukee Bucks-Charlotte Bobcats 98-88

    • Mil: Delfino 23, Jennings 20, Bogut 14, Salmons 14; Cha: Augustin 26, Jackson 23, Wallace 11

    San Antonio Spurs-New Orleans Hornets 90-99

    • S.A.: Ginobili 23, Jefferson 18, Parker 13; N.O.: Paul 25, West 18, Thornton 17

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  • Miami stritola Orlando, Lakers OK, i Thunder passano all’ultimo secondo

    Miami stritola Orlando, Lakers OK, i Thunder passano all’ultimo secondo

    12 le partite giocate nella notte NBA.

    A Miami, gli Heat fanno a pezzi i “cugini” dei Magic nel derby della Florida. Un secondo tempo orrendo di Orlando (solo 25 punti per Howard e compagni) permette a Wade (26 punti) di guidare la sua squadra verso la seconda vittoria consecutiva. Ancora sottotono James (solo 15 punti per lui), doppia doppia per Bosh ed Haslem (11 punti ed 11 rimbalzi per entrambi), per gli ospiti 19 punti di Howard costretto però poi ad uscire per limiti di falli.

    Stephen Jackson sbaglia il tiro da 3 per portare la partita in overtime e gli Indiana Pacers espugnano il parquet dei Bobcats. Granger super con 33 punti, Wallace ne piazza 29 ma non sono sufficienti per riuscire a vincere l’incontro

    I Nets vincono la seconda gara di fila, ma è Sacramento a buttare via l’incontro: avanti di 8 punti a 3 minuti dalla fine del match (97-89), l’attacco dei Kings si blocca, la difesa concede ai padroni di casa le giocate del contro-sorpasso, ad un minuto dalla fine Harris riporta avanti i Nets con un tiro da 3 (98-97). A quel punto la gara è segnata con la vittoria di Lopez e compagni.

    Atlanta espugna Philadelphia grazie ai 22 punti di Joe Johnson ed ai 20 di Horford (per lui anche 12 rimbalzi). Bene Josh Smith (12 punti, 9 rimbalzi), soprattutto in difesa con 6 stoppate e decisivo anche nell’altra metà campo visto che è lui a segnare la tripla che in pratica chiude il match a 45 secondi dalla fine. A Phila non bastano i 27 punti, 10 assist e 6 rimbalzi di Iguodala e i 20 punti di un redivivo Brand. Turner chiude con 0 punti la sua seconda gara in NBA.

    Gara da dimenticare per i Cleveland Cavaliers che vengono asfaltati in Canada dai Raptors di Bargnani (20 punti) e Kleiza (19 punti e 13 rimbalzi). Tanto lavoro aspetta la franchigia dell’Ohio, troppo altalenante nelle prestazioni.

    La tripla doppia di uno spettacolare Rajon Rondo (10 punti, 10 rimbalzi e ben 24 assist) guida i Boston Celtics alla sofferta vittoria sui Knicks. Importanti anche i 25 punti e 14 rimbalzi di Pierce ed i 24 punti e 10 rimbalzi di Garnett. Stoudemire brillantissimo per New York, con a referto anche 2 bombe da 3 per un totale di 27 punti, ma è mancato Gallinari (solo 2 punti, su tiro libero per giunta, in 12 minuti di gioco).

    un canestro di Jeff Green a 2 secondi dalla fine dà la vittoria ai giovani Thunder al “Palace” di Detroit. Villanueva con un tiro da 3 aveva portato avanti i Pistons, dopo un lungo inseguimento, a 5 secondi dalla fine. Ma la gran giocata di Green ha spezzato il sogno dei tifosi di “Mo-Town”. Super prestazione per Ben Gordon (32 punti) e Stuckey (24 punti, 9 assist, 5 rimbalzi), per i Thunder solito Durant (30 punti e 8 rimbalzi) oltre ai 21 di Green ed ai 17 (conditi da 11 assist e 6 rimbalzi) per Russell Westbrook.

    La coppia Beasley-Love comincia ad ingranare per i Wolves: 21 punti e 10 rimbalzi per il primo, 17 punti e 16 rimbalzi il secondo. Minnesota intravede spiragli di luce. Per i Bucks si salva solo Maggette (23 punti in 30 minuti). Pessimo 15% da 3 punti per Milwaukee che con queste percentuali perde la partita.

    Il solito Paul (18 punti) in accoppiata con West (17 punti) regala il successo agli Hornets di un Belinelli in ombra (solo 5 punti). Per denver Anthony piazza 24 punti ma è bene per i Nuggets cercare di risolvere la situazione contrattuale del numero 15.

    Una pasticciata rimessa di Jason Kidd regala il successo ai Memphis Grizzlies a Dallas. Anche senza Randolph ci pensano Mayo e Gay, 20 e 21 punti rispettivamente a guidare gli ospiti . Non bastano i 27punti del solito Nowitzki.

    Nel derby californiano tra Warriors e Clippers hanno la meglio i gialloblu di Oakland che piegano i losangelini grazie ai 24 punti di Dorell Wright. bene anche Ellis (15 punti ed 11 assist) e Lee (15 punti e 12 rimbalzi), Curry invece ne piazza 16. Per i Clippers 19 di Gordon e doppia doppia di Griffin con 14 punti e 10 rimbalzi. Golden State si candida come possibile sorpresa della nuova stagione, costruita una squadra equilibrata e compatta.

    Nella riedizione della finale di Western Conference dello scorso anno i lakers battono a domicilio i Suns, grazie ai 25 punti di Bryant ed alla straordinaria prestazione di Gasol da 21 punti, 8 rimbalzi e 9 assist. Odom in serata di grazia (18 punti +17 rimbalzi). A Phoenix non basta l’eterno Grant Hill (21 punti), sotto tono Nash (8 punti e 9 assist).

    Risultati NBA 29 ottobre 2010

    Miami Heat-Orlando Magic 96-70

    • Mia: Wade 26, James 15, Bosh 11, Haslem 11; Orl: Howard 19, Anderson 12, Nelson 10

    Charlotte Bobcats-Indiana Pacers 101-104

    • Cha: Wallace 29, Augustin 17, Diaw 13; Ind: Granger 33, Hibbert 13, Hansbrough 12

    New Jersey Nets-Sacramento Kings 106-100

    • N.J.: Lopez 29, Harris 21, Outlaw 18; Sac: Garcia 18, Evans 18, Udrih 14, Landry 14

    Philadelphia 76ers-Atlanta Hawks 101-104

    • Phi: Iguodala 27, Brand 20, Williams 16; Atl: Johnson 22, Horford 20, Jamal Crawford 19

    Toronto Raptors-Cleveland Cavaliers 101-81

    • Tor: Bargnani 20, Kleiza 19, Barbosa 13, Weems 13; Cle: Jamison 13, Parker 10, Gibson 9

    Boston Celtics-New York Knicks 105-101

    • Bos: Pierce 25, Garnett 24, Davis 16; N.Y.: Stoudemire 27, Chandler 19, Felton 17

    Detroit Pistons-Oklahoma City Thunder 104-105

    • Det: Gordon 32, Stuckey 24, Hamilton 14; Okl: Durant 30, Green 21, Westbrook 17

    Minnesota Timberwolves-Milwaukee Bucks 96-85

    • Min: Beasley 21, Love 17, Ridnour 13; Mil: Maggette 23, Jennings 14, Gooden 12

    New Orleans Hornets- Denver Nuggets 101-95

    • N.O.: Paul 18, West 17, Okafor 13; Den: Anthony 24, Billups 20, Smith 12

    Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 90-91

    • Dal: Nowitzki 27, Butler 18, Terry 13; Mem: Gay 21, Mayo 20, Arthur 14

    Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 109-91

    • G.S.: D. Wright 24, Curry 16, Ellis 15, Lee 15; Cli: Gordon 19, Griffin 14, Kaman 13

    Phoenix Suns-Los Angeles Lakers 106-114

    • Pho: Hill 21, Lopez 18, Richardson 17; Lak: Bryant 25, Gasol 21, Odom 18

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  • Celtics KO a Cleveland, Wade riscatta gli Heat, Belinelli affonda i Bucks

    Celtics KO a Cleveland, Wade riscatta gli Heat, Belinelli affonda i Bucks

    Il dopo LeBron James parte nel migliore dei modi per Cleveland che supera di misura Boston, che solo 24 ore prima aveva dato una lezione di gioco all’ex numero 23 dei Cavs ed alla sua nuova squadra, gli Heat.
    Sugli scudi Hickson con 21 punti, Gibson con 16 e Sessions con 14. Per Boston si salva Rondo grazie ai 18 punti e 9 assist. Opache le prestazioni di Allen e Pierce.

    I Nets battezzano il Prudential Center, nuovo impianto di Newark, con una vittoria grazie al duo Harris-Lopez che mette insieme 47 punti. Morrow decisivo con la tripla del sorpasso a pochi secondi dal termine. Detroit parte ancora male sebbene abbia 7 giocatori in doppia cifra.

    Decisivo il terzo quarto con un parziale di 25-8 che spacca il match in 2 a favore di Miami che va su un comodo +25. Wade protagonista con 30 punti, James solo 16 (e 9 palle perse, peggio delle 8 di ieri a Boston). Buona la prova, per i Sixers, del rookie Turner.

    Dopo una preseason perfetta da 8-0 ecco che nel momento più importante i Grizzlies si sciolgono come neve al sole. Atlanta passa in trasferta grazie a percentuali altissime da campo e con un Joe Johnson super da 22 punti. favoloso Josh Smith in difesa con ben 5 stoppate.

    Senza Evans fermo per squalifica, i Sacramento Kings espugnano il Target Center di Minneapolis in un match molto gradevole e con il risultato in bilico per tutti i 48 minuti. Decidono la freddezza di Udrih ed i 2 canestri di Landry nel finale dell’ultimo quarto. 22 punti con 11 rimbalzi per l’ex Rockets coadiuvato da un promettente Cousins che chiude la sua prima in NBA con 14 punti, 8 rimbalzi e ben 5 assist. Solo 11 punti per Love mentre Ridnour prende il timone della squadra chiudendo con 20 punti e buone percentuali, ma sono cifre che non bastano ai T-Wolves.

    Un ottimo Marco Belinelli da 18 punti e 6 rimbalzi in 36 minuti di gioco aiuta gli Hornets a battere dei coriacei Bucks che nonostante 5 uomini in doppia cifra devono arrendersi a Paul (17 punti e 16 assist) e West (22 punti). Milwaukee resta a contatto per tutto il match e raggiunge il -1 con la quinta tripla di Delfino (19 pts) ma il tiro fallito da Gooden e la quarta palla persa di Salmons fanno alzare la bandiera bianca nonostante il 15+15 di Bogut.

    Il trio Durant-Westbrook-Green (79 punti sui 106 di squadra) spazza via i generosi Bulls di un mai domo Derrick Rose. Durant ne firma 30, Westbrook 28 e Green 21 ed i Thunder volano grazie ad un quarto quarto al limite della perfezione. Noah incredibile con 18 punti e 19 rimbalzi.

    Vittoria abbastanza semplice per i Dallas Mavericks, trascinati da un ottimo Nowitzki da 28 punti e 13 rimbalzi. Per Charlotte si salva Thomas autore di 22 punti.

    Popovich non sarà contento dei 109 punti subiti ma gli Spurs conquistano ugualmente la vittoria con una grande prestazione offensiva e con le 3 stelle in grande spolvero. 65 punti per il trio Parker-Ginobili-Duncan con il caraibico apparso un buonissime condizioni: 22 punti con soli due errori al tiro (10/12). Ginobili infila 5 delle 9 triple degli Spurs mentre Parker ai 20 punti aggiunge anche 9 assist. Bene anche Jefferson che apre il parziale di 18-5 che risulterà decisivo nell’ultimo quarto. Indiana tira meglio (53%) ma perde troppi palloni (23) nonostante la grande gara del duo Hibbert-Granger (20/36 dal campo per 54 punti, 28 per il centro, 26 per l’ala).

    Nella rivincita del primo turno degli scorsi playoff di Western Conference i Nuggets stritolano i Jazz grazie ai 23 punti di Anthony. Male Utah che delude e non va oltre il 38% dal campo con più palle perse (22) che assist (21). Solo 3/10 per Williams che chiude da top scorer dei Jazz con 17 punti. Invisibile in neo acquisto Jefferson.

    Non c’è più Don Nelson ma la sua pallacanestro rimane l’anima della Oracle Arena. Partita da 250 punti totali con i Warriors che trionfano sui Rockets per la prima volta dal dicembre 2007 mentre Houston perde la seconda volata nel giro di 24 ore. Fantastica la prestazione di Monta Ellis che piazza 46 punti con un incredibile 18/24 dal campo. Doppia doppia per Lee (17 punti +15 rimbalzi) e per un ottimo Curry da 25 punti ed 11 assist. Ai Rockets non bastano i 42 liberi segnati (17/17 per Martin) e la monumentale prova di Scola, autore di 36 punti e 16 rimbalzi.

    Dopo il successo sui Suns, Portland concede il bis e va a prendersi la vittoria allo Staples Center contro i Clippers. Fondamentale è il dominio sotto il canestro dei Blazers che catturano 21 rimbalzi offensivi (13 per la coppia Aldridge-Camby). Si conferma Batum (15 pts, 3/4 da 3) mentre Roy timbra una doppia doppia con 22 punti e 10 rimbalzi. Clippers che segnano solo 17 punti negli ultimi 12 minuti nonostante il buon esordio di Griffin, autore di 20 punti e 14 rimbalzi. Male Kaman che sbaglia 14 dei 18 tiri presi.

    Toronto-New York: commento e tabellino

    Risultati NBA del 27 ottobre 2010

    Cleveland Cavaliers-Boston Celtics 95-87

    • Cle: Hickson 21, Gibson 16, Sessions 14; Bos: Rondo 18, Davis 14, Pierce 13

    New Jersey Nets-Detroit Pistons 101-98

    • N.J.: Lopez 25, Harris 22, Morrow 13; Det: Prince 14, Stuckey 14, Villanueva 14

    Philadelphia 76ers-Miami Heat 87-97

    • Phi: Turner 16, Williams 15, Young 15; Mia: Wade 30, Jones 20, James 16

    Memphis Grizzlies-Atlanta Hawks 104-119

    • Mem: Conley 23, Gay 21, Arthur 19; Atl: Johnson 22, Bibby 19, Pachulia 17

    Minnesota Timberwolves-Sacramento Kings 116-117

    • Min: Ridnour 20, Beasley 17, Telfair 15; Sac: Garcia 22, Landry 22, Udrih 18

    New Orleans Hornets-Milwaukee Bucks 95-91

    • N.O.: West 22, Belinelli 18, Paul 17; Mil: Delfino 19, Maggette 16, Gooden 15, Bogut 15, Jennings 15

    Oklahoma City Thunder-Chicago Bulls 106-95

    • Okl: Durant 30, Westbrook 28, Green 21; Chi: Rose 28, Noah 18, Gibson 16

    Dallas Mavericks-Charlotte Bobcats 101-86

    • Dal: Nowitzki 28, Terry 22, Butler 13; Cha: Thomas 22, Wallace 16, Jackson 14

    San Antonio Spurs-Indiana Pacers 122-109

    • S.A.: Duncan 23, Ginobili 22, Parker 20; Ind: Hibbert 28, Granger 26, Collison 19

    Denver Nuggets-Utah Jazz 110-88

    • Den: Anthony 23, Afflalo 22, Billups 14; Uta: Williams 17, Millsap 15, Bell 12

    Golden State Warriors-Houston Rockets 132-128

    • G.S.: Ellis 46, Curry 25, Lee 17; Hou: Scola 36, Martin 28, Hayes 16

    Los Angeles Clippers-Portland Trail Blazers 88-98

    • Cli: Gordon 22, Griffin 20, Butler 16; Por: Roy 22, Aldridge 19, Batum 15
  • NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    NBA: Iverson saluta tutti e va in Turchia, al Besiktas

    Allen Iverson ha deciso che il suo futuro sarà in Turchia, precisamente nel club del Besiktas.

    L’ex talento NBA saluta quindi il massimo campionato americano e sbarca in Europa, l’accordo non ha dati certi: c’è chi parla di un accordo biennale da 4 milioni di dollari, chi invece dice che l’accordo è annuale con opzioneper il secondo anno a cifre molto più contenute. In attesa dell’ufficialità dell’operazione e delle cifre ricordiamo qualche statistica di “The Answer”: scelto come primo assoluto nel Draft del 1996 dai Philadelphia 76ers, il talento di soli 182 centimetri ha ottenuto proprio in Pennsylvania i riconoscimenti maggiori per la sua carriera nei 10 anni disputati a Phila. Nel 2001, anno in cui la sua squadra raggiunse le finali per il titolo NBA, perse poi contro i Los Angeles Lakers di Bryant ed O’Neal, venne proclamato M.V.P., ovvero miglior giocatore della stagione regolare. Inoltre Iverson è stato per ben 4 volte miglior marcatore del campionato. Dopo Philadelfia, Iverson ha giocato per i Denver Nuggets, i Detroit Pistons ed i Memphis Grizzlies, prima di tornare nel dicembre scorso proprio ai Sixers, il suo primo amore.

    Ancora molto amato dal pubblico, nel febbraio scorso era stato votato dai tifosi per il quintetto di partenza della selezione dell’Est per l’All Star Game, ma aveva rinunciato per problemi fisici e familiari.
    Un grande in bocca al lupo per la nuova avventura ad uno dei giocatori più importanti che hanno segnato almeno un decennio di basket a stelle e strisce.

  • NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    NBA 10/11: Analisi Southwest Division

    Terminata l’analisi delle 15 squadre dell’Est, passiamo in rassegna ora le 15 franchigie della parte Ovest degli Stati Uniti, iniziando con le 5 che formano la Southwest Division.
    La Southwest sembra la divisione più equilibrata dell’intera NBA: difficile fare un pronostico su chi avrà il predominio, infatti tutte le squadre sembrano attrezzate per arrivare ai playoff. In primis ci sono i Dallas Mavericks, arrivati forse all’ultima vera occasione per conquistare il titolo vista l’altissima età media della squadra. Poi le altre 2 squadre texane, i San Antonio Spurs, sempre insidiosi e compatti, che vogliono dire la loro anche quest’anno, e gli Houston Rockets del rientrante Yao Ming, che se sta bene è uno dei primi 2 centri in NBA. da non sottovalutare i rinnovati New Orleans Hornets di Chris Paul che potranno contare sul talento di Ariza e del nostro Marco Belinelli, ed i Memphis Grizzlies, giovani e talentuosi che dopo una preseason perfetta (8-0) puntano a confermarsi anche in stagione regolare. Insomma ci sono tutti gli elementi per vedere una grandissima battaglia e tanto tanto spettacolo, difficile veramente fare un pronostico, probabilmente i singoli episodi e la fortuna (mancanza di infortuni nel roster delle franchigie) decideranno le sorti di questa divisione.

    DALLAS MAVERICKS: A Dallas in molti pensano che questa stagione sia l’ultima buona per arrivare al titolo: l’età media infatti avanza di anno in anno, anche se il talento resta. La squadra, che lo scorso anno aveva ottenuto il secondo miglior record ad Ovest dietro i soliti Lakers grazie all’arrivo di Caron Butler ed Haywood dai Wizards, non è stata rivoluzionata (anche se poi l’eliminazione al primo turno da parte degli Spurs, acerrimi nemici e finiti solo settimi nella Conference, grida ancora vendetta) ed il miglior acquisto è stato quello di Tyson Chandler, preso per quasi nulla dai Bobcats. Il centro, ex Hornets, se sta bene fisicamente potrebbe dare un contributo importante ai Mavs e poi le riconferme di Dirk Nowitzi (leader della squadra) e di Haywood hanno mantenuto intatto il livello della franchigia. Dallas sembra una squadra ottima non solo nei titolari ma anche tra i panchinari visto che il quintetto base (Kidd, Butler, Marion, Nowitzki e Chandler) abbina talento ed esperienza e le riserve (in primis Terry, quasi ogni anno miglior sesto uomo NBA, lo stesso Haywood, Barea, Beaubois e Stevenson) danno molte alternative a coach Carlisle.
    Come ogni anno quindi i Mavs si presentano ai nastri di partenza come possibile contender, ma la strada si presenterà, ancora di più in questa stagione, molto difficile e piena di insidie e pericoli.
    Obiettivo è il primo posto nella Southwest e poi restare in forma per giocarsela con i Lakers in finale di Western Conference. Anche perchè se i pronostici saranno rispettati dalla parte Est i finalisti NBA dovrebbero essere i fenomenali Heat del trio James-Wade-Bosh che giusto qualche stagione fa scipparono letteralmente un titolo già vinto proprio ai texani, una serie che ancora resta un mistero insoluto ai più esperti analisti del mondo NBA.

    Arrivi: Alexis Ajinca (Charlotte Bobcats), Brian Cardinal (Minnesota Timberwolves),Tyson Chandler (Charlotte Bobcats), Ian Mahinmi (San Antonio Spurs), Steve Novak (Los angeles Clippers)
    Partenze: Erick Dampier (Charlotte Bobcats), Matt Carroll (Charlotte Bobcats), Eduardo Najera (Charlotte Bobcats)
    Rookie: Adam Haluska, Dominique Jones
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Jason Kidd
    Shooting Guard: Caron Butler
    Small Forward: Shawn Marion
    Power Forward: Dirk Nowitzki
    Center: Brandan Haywood

    ROSTER

    Guardie: José Barea, Rodrigue Beaubois, Dominique Jones, Jason Kidd, Jason Terry, DeShawn Stevenson
    Ali: Caron Butler, Shawn Marion, Steve Novak, Dirk Nowitzki, Brian Cardinal
    Centri: Alexis Ajinca, Tyson Chandler, Brendan Haywood, Ian Mahinmi
    Head Coach: Rick Carlisle

    HOUSTON ROCKETS: La stagione dei Rockets dipenderà dalla salute di 2 giocatori che nella loro carriera NBA sono stati tartassati come pochi: stiamo parlando di Kevin Martin e di Yao Ming. Se gli infortuni staranno alla larga allora i Rockets potranno dire la loro nella corsa ai playoff, altrimenti la situazione si farà di nuovo difficile come già capitato negli ultimi 2 anni: Houston infatti in questo lasso di tempo è stata la franchigia che più di tutti ha subito la malasorte, anche se grazie alle scelte ponderate di uno tra gli allenatori più competenti delle Lega ed al grande carattere di un gruppo a dir poco straordinario è riuscita ad ottenere sempre ottimi risultati (seppur decimati hanno costretto a gara 7, nei playoff, i futuri campioni NBA dei Lakers nel 2008-2009 e lo scorso anno, anche se non si sono qualificati per la post season hanno raggiunto lo stesso un record vincente di 42 vittorie e 40 sconfitte). Visto che gli infortuni sembrano ormai alle spalle i Rockets sono pronti a dare battaglia a tutti, il roster è molto competitivo, la conferma di Scola (dopo che si era fatto un tentativo per arrivare al fere agent Chris Bosh) è importante visto il grandissimo Mondiale disputato a settembre, Battier in ala piccola è sempre uno dei migliori tiratori e difensori della Lega e la regia di Brooks è una garanzia. Martin se recuperato al 100% è un finalizzatore devastante, resta quindi l’incognita Yao Ming che dopo un anno e mezzo di inattività dovrà essere testato nello sforzo fisico: la dirigenza texana e lo staff medico hanno messo su un programma riabilitativo che per questa stagione prevede l’impiego per non più di 24 minuti del centro cinese (metà partita quindi) e soprattutto Yao dovrà fare a meno dei back to back (le famose 2 partite consecutive in 2 giorni) che potrebbero minarne l’integrità fisica. proprio per questo è stato firmato Brad Miller, per dare riposo al centro titolare in partita e prenderne invece il posto se ci sarà il back to back. Dalla panchina ci sarà bisogno dell’apporto di altri 2 lunghi, Chuck hayes (anche se i centimetri non sono poi così tanti per lo specialista difensivo dei Rockets nel settore lunghi) e Jordan Hill, arrivato lo scorso anno dai Knicks che ha avuto sicuramente più fortuna in Texas che a New York. Il talento dell’ex Arizona non si discute e visto che questo sarà il secondo anno anno nella Lega (forse i Knicks lo hanno scaricato troppo presto) è atteso a sensibili miglioramenti. Il rookie Patrick Patterson, 14esima scelta assoluta, dovrà far rifiatare invece Scola. Il positivissimo Chase Budinger sarà il cambio di Battier, mentre Lowry darà qualche minuto di riposo a Brooks. Martin invece quando siederà in panchina darà spazio a Courtney Lee, arrivato in Estate tramite uno scambio a 4 squadre dai Nets in sostituzione di Ariza ceduto ai rivali divisionali degli Hornets dopo un solo anno a Houston in cui doveva essere il nuovo uomo franchigia (scambio coi Lakers per Ron Artest) e che invece ha deluso le attese risultando incostante sia in attacco che in difesa.
    Il roster è ampiamente di qualità, vedremo dove potranno arrivare questi Rockets. L’obiettivo è innanzitutto primeggiare nella Southwest, che garantirebbe sicuramente un posto tra le prime 4 squadre ad Ovest ma l’utilizzo part-time di Yao è un handicap a cui il pur bravissimo coach Adelman dovrà trovare adeguata soluzione, le speranze biancorosse infatti passano tutte dalla soluzione di questo rebus.

    Arrivi: Brad Miller (Chicago Bulls), Courtney Lee (New Jersey Nets), Ishmael Smith (UFA).
    Partenze: Trevor Ariza (New Orleans Hornets), David Andersen (Toronto Raptors).
    Scelte al draft: Patrick Patterson (Kentucky, pick 14)
    Probabile quintetto base
    Playmaker: Aaron Brooks
    Shooting Guard: Kevin Martin
    Small Forward: Shane Battier
    Power Forward: Luis Scola
    Center: Yao Ming

    ROSTER:

    Guardie: Aaron Brooks, Kevin Martin, Kyle Lowry, Courtney Lee, Jermaine Taylor, Ishmael Smith
    Ali: Luis Scola, Shane Battier, Chase Budinger, Chuck Hayes, Jared Jeffries, Jordan Hill, Patrick Patterson
    Centri Yao Ming, Brad Miller
    HEAD COACH: Rick Adelman

    MEMPHIS GRIZZLIES: Una delle squadre più giovani e pericolose dell’intera Lega. Dopo l’ottima ultima stagione i Grizzlies sono chiamati alla riconferma: non ingannni il record perdente di 40 vittorie e 42 sconfitte, infatti Memphis ha avuto un miglioramento consistente di “W” rispetto alle ultime stagioni: nel 2006-2007 e nel 2007-2008 la squadra vinse appena 22 partite a stagione, mentre nel 2008-2009 il totale delle W salì di pochissimo, fermandosi a 24. E’ quindi comprensibile l’entusiasmo in Tennessee per questa stagione, entusiasmo che trova conforto nell’ottima preseason che ha visto i Grizzlies imporsi come migliore squadra con un record di 8-0 (solo i Magic sono rimasti a ruota). Chris Wallace e la dirigenza hanno intrapreso la strada della continuità. Niente stravolgimenti, niente operazioni di mercato avventate, nè in entrata nè in uscita: si punta sul gruppo che ben si è comportato l’anno scorso, magari in attesa di un’aggiunta di qualità.
    Roster quasi invariato, dicevamo, eccetto la partenza di Ronnie Brewer e l’arrivo di Tony Allen. Quest’ultimo darà difesa, esperienza e sostanza ad una squadra che non eccelle in queste caratteristiche.
    La vera notizia della off-season, semmai, è stato il rinnovo del contratto a Rudy Gay. Il giocatore ha firmato per 5 anni, durante i quali percepirà 86 milioni complessivi. Parliamo di cifre davvero importanti (17 milioni annui), onestamente forse esagerate per un’ala talentuosa ma certo non un top player.
    Questo rinnovo ha fatto storcere la bocca a molti addetti ai lavori, ma va inquadrato in una logica più ampia. Perdere il giocatore più rappresentativo sarebbe stato un duro colpo, e tutto l’entusiasmo della stagione scorsa si sarebbe sgonfiato. A questo punto, è stato meglio puntare ancora su Gay. Inoltre Minnesota avrebbe fatto carte false per prendere il giocatore e coprire il buco in ala piccola quindi la scelta dirigenziale dei Grizzlies trova logica proprio in quest’ottica.
    Attorno a lui graviteranno Mike Conley, O.J. Mayo, Zach Randolph e Marc Gasol. Dalla panchina ci si aspetta un buon contributo da Acie Law, Tony Allen e Hasheem Thabeet. Quest’ultimo è stato la seconda scelta assoluta del Draft 2009, e dovrà mostrare dei miglioramenti al suo secondo anno in NBA (visto che da rookie ha giocato appena 13 minuti di media con 3 punti e 3.5 rimbalzi a partita), medie piuttosto deludenti.
    Sembra che il ragazzo abbia lavorato in estate per trovarsi pronto a recitare un ruolo da protagonista. Se farà progressi importanti, i Grizzlies potranno sfoggiare un reparto lunghi di tutto rispetto con un ottimo attaccante come Randolph, un centro completo come Gasol e un difensore come Thabeet.
    Ma il centro africano non è l’unico da cui ci si aspetta un salto di qualità. L’età media dei 14 giocatori a roster è di 24,1 anni, ed è auspicabile che molti di loro abbiano ancora dei margini di miglioramento.
    Soprattutto Mayo e Mike Conley, oltre al sopraccitato Thabeet, avranno gli occhi puntati addosso, dato che sono titolari e che aspirano entrambi ad avere un ruolo ancora più importante nella Lega.
    Senza dimenticarsi dei due rookie, Greivis Vasquez ma soprattutto Xavier Henry, classe 1991 dalle ottime potenzialità, che andranno ad arricchire il reparto guardie.
    Obiettivo per Memphis riuscire a strappare il pass per la post season, ma il tanto talento accumulato negli ultimi Draft potrebbe anche esplodere improvvisamente e portare i Grizzlies nei piani alti non solo della Southwest Division ma dell’intera Western Conference.

    Arrivi:Tony Allen (FA), Acie Law (FA)
    Partenze: Ronnie Brewer (FA)
    Scelte al draft: Xavier Henry (pick 12), Greivis Vasquez (pick 28)
    Probabile quintetto base:
    Playmaker: Mike Conley
    Guardia: OJ Mayo
    Ala piccola: Rudy Gay
    Ala grande: Zach Randolph
    Centro: Marc Gasol

    ROSTER

    Guardie: Mike Conley, Acie Law, OJ Mayo, Xavier Henry, Greivis Vasquez
    Ali: Rudy Gay, Tony Allen, Zach Randolph, Sam Young, DeMarre Carroll, Darrell Arthur
    Centri: Marc Gasol, Hasheem Thabeet, Hamed Haddadi
    HEAD COACH: Lionel Hollins

    NEW ORLEANS HORNETS: A New Orleans hanno cercato di prendere tempo: la situazione Paul è sempre pronta ad esplodere infatti, viste le dichiarazioni di questa Estate in cui avrebbe gradito una cessione in una squadra da titolo per cercare di vincere. L’arrivo in Louisiana del nuovo capo allenatore Monty Williams (il più giovane in NBA, 38 anni, che sembra predestinato ad una luminosa carriera dopo i 5 anni come assistente di McMillan a Portland) e l’insediamento come nuovo G.M. di Dell Demps hanno convinto il playmaker più forte della NBA a desistere (momentaneamente?) dai suoi propositi. Inoltre il nuovo staff dirigenziale, tramite uno scambio a 4 squadre, ha preso Trevor Ariza per coprire il buco in ala piccola visto il declino fisico e tecnico di Stojakovic. Per portare a New Orleans il talento di Ariza, sono stati sacrificati James Posey (mai decisivo e voglioso come ai tempi del titolo a Boston) ma soprattutto Darren Collison, che in molti avrebbero voluto come play titolare dopo l’ottima annata da rookie in cui ha dovuto sostituire per buona parte del campionato Chris Paul. Con tanti ringraziamenti da Indianapolis dove sono finiti i 2 giocatori. Per molti infatti si sarebbe dovuto sacrificare Paul (anche demotivato viste le dichiarazioni) e puntare proprio su Collison, in considerazione che si sarebbe potuto ottenere molto di più in cambio (Orlando e Portland per Paul avrebbero quasi smantellato la squadra, soprattuto i Magic avrebbero dato in cambio Carter, Nelson e Gortat!). Ora invece si rischia di perdere Paul tra 2 anni quando andrà in scadenza (o al massimo la prossima Estate per molto di meno rispetto a qualche settimana fa) e ciò potrebbe far ripiombare gli Hornets nei bassifondi della Lega.
    Per ora la squadra sembra di ottimo livello perchè anche l’arrivo di Belinelli dà più pericolosità in attacco rispetto allo scorso anno (in preseason “Beli” non ha demeritato affatto, con prestazioni molto efficaci e concrete). L’italiano pare avere una grandissima occasione ed è orientato a sfruttarla al massimo. Se sente attorno a sè la fiducia il nostro connazionale può essere un’arma molto pericolosa. Resta da vedere come vorrà impiegarlo il nuovo coach Williams, anche perchè al momento il titolare nel ruolo è l’ottimo Marcus Thornton reduce da una stagione da rookie molto positiva. Già detto di Paul ed Ariza il quintetto di partenza sarà completato da David West, ala grande solida che però questa stagione dovrà fare gli straordinari vista la carenza di sostituti nel roster, e dal centro Okafor da cui Williams vuole, oltre al solito ed importante apporto difensivo, anche un elevato impatto offensivo. Acquisto dell’ultima ora è quello di Jerryd Bayless dai Blazers in cambio di una futura prima scelta. La mossa è sicuramente ottima perchè dà un cambio a Paul per poter rifiatare.
    Gli Hornets potrebbero prendere uno degli ultimi 2 posti disponibili per i playoff, solo se Chris Paul sarà convinto pienamente del progetto New orleans potrà stupire. Ma per farlo bisogna che si levi dalla testa i pensieri su New York e sul possibile trio che andrebbe a formare con Amr’è Stoudemire (che i Knicks hanno già a roster) e Carmelo Anthony (in procinto di passare proprio agli arancioblu secondo molti giornalisti sportivi che lavorano nel mondo NBA).

    ARRIVI: Joe Alexander (Free Agent), Trevor Ariza (Houston Rockets), Marco Belinelli (Toronto Raptors), Craig Brackins (Oklahoma City Thunder), Willie Green (Philadelphia 76ers), Pops Mensah – Bonsu (Free Agent), Quincy Pondexter (Oklahoma City Thunder), Mustafa Shakur (Free Agent), Jason Smith (Philadelphia 76ers), Jerryd Bayless (Portland Trail Blazers).
    PARTENZE: Craig Brackins (Philadelphia 76ers), Darren Collison (Indiana Pacers), James Posey (Indiana Pacers), Cole Aldrich (Oklahoma City Thunder), Morris Peterson (Oklahoma City Thunder), Julian Wright (Toronto Raptors), Darius Songaila (Philadelphia 76ers).
    SCELTE AL DRAFT: Cole Aldrich (pick 11, ad Oklamoma City)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Chris Paul
    SG: Marcus Thornton
    SF: Trevor Ariza
    PF: David West
    C: Emeka Okafor

    ROSTER:

    Guardie: Marco Belinelli, Willie Green, Chris Paul, Marcus Thornton, Jerryd Bayless
    Ali: Joe Alexander, Trevor Ariza, Pops Mensah–Bonsu, Quincy Pondexter, Peja Stojakvoic, David West;
    Centri: Aaron Gray, Emeka Okafor, Jason Smith, Didier Ilunga-Mbenga.
    HEAD COACH: Monty Williams

    SAN ANTONIO SPURS: Il ciclo degli Spurs negli ultimi anni è sempre dato per finito dagli opinionisti NBA. Lettura questa che risulta sempre molto superficiale perchè gli Spurs, dopo 11 anni di “era Duncan” e 4 titoli NBA sono sempre una delle migliori formazioni della Western Conference e dell’intera NBA. Difficile, però, dire il vero livello della squadra, visto che negli ultimi anni San Antonio ha cambiato parecchi uomini, ad eccezione del nucleo portante della squadra, mossa necessaria per svecchiare di qualche anno il roster ma che non sempre ha pagato visto il rendimento delle ultime stagioni. Fatta eccezione per i “Big Three” Duncan-Ginobili-Parker, non è rimasto più nessuno dell’ultimo titolo neroargento targato 2007, eppure sono passati solo 3 anni da allora. Ma alcune aggiunte al roster degli ex campioni NBA andavano fatte necessariamente: questa stagione vestirà finalmente la maglia di San Antonio Tiago Splitter, il brasiliano dopo essere stato scelto nel 2007 dagli Spurs ha avuto modo di passare altri 3 anni in Europa a giocare ad alto livello basket organizzato, quindi arriva in modo atipico alla sua stagione da rookie nell’NBA; il suo arrivo porta agli Spurs un giocatore sicuramente di presenza sotto canestro che può ben integrarsi nel sistema difensivo di San Antonio ed al contempo aumentare la pericolosità offensiva degli Spurs.
    Splitter toglierà minuti sia a Duncan sia a McDyess e questo può essere solo un bene per le ginocchia dei due veterani degli Spurs. Nonostante Blair abbia disputato una grande stagione da rookie, serviva un altro giocatore per le rotazioni tra i lunghi e Splitter sembra fatto apposta per integrarsi a meraviglia con gli altri lunghi.
    Un altro innesto interessante fatto dalla dirigenza degli Spurs in Estate è quello dell’ala Bobby Simmons, giocatore con un paio di stagioni da 13 e 16 punti di media, prima che un infortunio nel momento migliore della sua carriera ne frenasse il talento.
    Simmons arriva agli Spurs senza che su di lui ci siano grosse aspettative, ma se riesce a recuperare piena efficenza fisica, gli Spurs possono avere un cambio in ala, con buone doti atletiche e con dei punti nella mani.
    Nella off season la dirigenza Spurs ha continuato a lavorare per migliorare la squadra e al contempo non compormettere la situazione salariare della franchigia con contratti troppo lunghi e onerosi, infatti una delle mosse che gli Spurs hanno fatto è stata quella di rimettere sotto contratto Richard Jefferson, “spalmando” su 4 stagioni invece che 3 il salario di Jefferson, dando così al giocatore uno stipendio più in linea con il suo attuale valore tecnico.
    Lo stesso Jefferson avrà così l’opportunità di riscattarsi dopo una prima difficile stagione a San Antonio dove, dopo gli anni splendenti a New Jersey (ed un pò meno a Milwaukee), ha faticato non poco ad acquisire le regole offensive e difensive dei texani.
    Anche Matt Bonner è stato “ri-firmato” dagli Spurs che ritengono tecnicamente fondamentale avere un giocatore lungo in grado di tirare bene da fuori come Bonner, che non è certo un giocatore alla “Robert Horry” (fondamentale per i titoli Spurs) ma è ormai diventato un giocatore funzionale al sistema di gioco di coach Popovich e si è così guadagnato la conferma nel roster della squadra texana, visto che è uno dei pochi giocatori in grado di modificare la strutturazione offensiva degli Spurs ed allargare il campo.
    Questa dovrebbe poi essere la stagione della conferma di George Hill, dopo i segnali dati nella passata stagione e nei playoff, Hill può davvero essere il giocatore che da fisicità e difesa nel reparto dietro degli Spurs e al contempo è in grado di contribuire in modo sostanzioso in attacco e far in modo che i punti in quei ruoli non arrivino solo da Parker e Ginobili come invece è stato in passato quando i cambi dei piccoli erano Bogans o Bowen, 2 buoni difensori ma di certo non dei realizzatori.
    Hill è sopravvissuto al trattamento che Popovich riserva a tutti i suoi rookie e si è ritagliato sempre più minuti: difatti è passato da 5,7 punti di media a partita della sua prima stagione ai 12,4 punti a partita della passata stagione, il tutto in 23 minuti scarsi di impiego, cresciuti a 13,4 punti a partita durante gli ultimi playoff, statistiche che testimoniano la crescita del ragazzo, sia dal punto di vista tecnico sia in termini di personalità, nell’ aumentare la propria produzione quando conta.
    Naturalmente tutto quanto detto, tutte le speranze degli Spurs di provare a rivincere un titolo NBA o comunque di competere ai massimi livelli dipendono ancora dalle prestazioni di Duncan, Ginobili e Parker.
    Duncan dovrà limitare i suoi minuti nella regular season, cosa che può certamente contribuire ad avere un Timmy molto più decisivo ai playoff.
    Ginobili ha un solo anno in meno di Duncan, ma non si risparmia mai, qui l’operazione pare più difficile, farlo rifiatare però è una delle cose che Popovich dovrà tenere in considerazione.
    Ginobili inoltre, per la prima volta da anni si presenta all’avvio della regular season riposato e senza infortuni avendo deciso di saltare l’impegno con l’Argentina al mondiale di Turchia, e tutto questo gli permetterà di continuare ad essere un fattore anche nella prossima edizione dei San Antonio Spurs.
    Capitolo Tony Parker: sicuramente oggi il francese è uno dei migliori playmaker NBA, in grado sia di far giocare la sua squadra sia di metter punti in proprio e grazie alla sua velocità ed ad un’insospettabile forza fisica non soccombe contro giocatori all’apparenza più prestanti come Kidd, Williams o Westbrook.
    Parker con il tempo ha trovato il suo posto a fianco di Duncan e Ginobili all’interno di un equilibrio funzionale che con il tempo si è creato all’interno della franchigia texana.
    Quest’anno anche Parker inizia la stagione integro fisicamente ed entra in quello che è il suo “contract year”, ed a 28 anni il prossimo contratto che firmerà sarà certamente il contratto che definirà la sua carriera.
    Come detto questa potrebbe essere l’ultima stagione di vertice per questa versione degli Spurs, sia per l’età di Ginobili e Duncan, sia per il contratto di Parker, certamente Popovich ed i suoi non lasceranno nulla di intentato per arrivare di nuovo a vincere il titolo; di una cosa si può essere certi: Popovich e la sua squadra sanno cosa vogliono, sanno cosa devono fare per ottenerlo e faranno di tutto per arrivare agli obiettivi che si sono posti.
    Obiettivo quindi ottenere il predominio nella Southwest e riuscire ad inserirsi, ancora una volta, nella lotta al titolo.

    Arrivi: Bobby Simmons, Gary Neal, Alonzo Gee.
    Partenze: Keith Bogans, Roger Mason Jr., Ian Mahinmi
    Scelte al draft: Tiago Splitter, James Anderson, Marcus Cousin
    Probabile quintetto base
    PM – Tony Parker
    SG – Manu Ginobili
    SF – Richard Jefferson
    PF – Antonio McDyess
    C – Tim Duncan

    ROSTER:

    Guardie –Tony Parker; George Hill; Garrett Temple; Manu Ginobili; James Anderson; Gary Neal; Alonzo Gee.
    Ali –Richard Jefferson; Matt Bonner; Bobby Simmons; Antonio McDyess; DeJuan Blair.
    Centri –Tim Duncan; Tiago Splitter; Marcus Cousin.
    Head Coach: Gregg Popovich

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • L’Argentina doma la Spagna e si prende il quinto posto

    L’Argentina doma la Spagna e si prende il quinto posto

    Una brutta Spagna (almeno nel primo tempo), cede all’Argentina e si deve accontentare del sesto posto al Mondiale di basket in corso di svolgimento in Turchia, dopo essere arrivata alla manifestazione come seria candidata al titolo assieme agli Stati Uniti, anche in virtù dell’eredità portata sulle spalle, in quanto campione del Mondo e d’Europa in carica. Unica consolazione per gli ormai ex detentori del titolo è la superba prestazione di Rudy Fernandez, autore di ben 31 punti.
    Tutt’altra musica per la squadra albiceleste che onora il torneo con un ottimo piazzamento viste le defezioni pre-Mondiali, in particolar modo quella di Manuel Ginobili, più che quella di Andrès Nocioni. Intesa magica poi quella tra Luis Scola e Carlos Delfino, che saranno le basi di questa nazionale per il prossimo futuro. L’ala degli Houston Rockets chiude con 22 punti e sarà molto probabilmente il marcatore principe della manifestazione (a meno di clamorosi exploit della stella americana Kevin Durant nella finalissima per l’oro che si disputerà alle 20.30 contro la Turchia), la guardia dei Milwaukee Bucks ne piazza 27 e sforna triple a ripetizione!

    Finale 5°-6° posto: ARGENTINA-SPAGNA 86-81

    Dicevamo di un primo tempo pessimo da parte della Spagna ed alcune cifre lo testimoniano: 14 palle perse, 3/14 dall’arco e 17 lunghezze di svantaggio all’intervallo (49-32), dominata a rimbalzo dove l’altezza di Marc Gasol dovrebbe quantomeno fare la differenza, molle in difesa e senza idee e genialità in attacco. Questo è il team giallorosso nei primi 2 quarti, dominato letteralmente dall’Argentina.
    L’albiceleste vola con un Carlos Delfino letteralmente infuocato ed un Prigioni realizzatore e distributore, mentre Scola risparmia energie per il secondo tempo.

    2 triple in serie di Delfino in avvio di terzo quarto lanciano l’Argentina sul massimo vantaggio (59-34, +25), quanto basta per sollevare pesanti malumori da parte dei tifosi spagnoli che iniziano una civile protesta contro il gioco espresso dalla squadra di Sergio Scariolo: e allora, colpiti dalle critiche dei loro stessi supporter, finalmente, i giocatori di Scariolo cominciano a giocare. E lo fanno anzitutto alzando l’intensità difensiva fino a quel momento latente, cosa che permette di recuperare una miriade di palloni in pochi minuti e confezionare un super parzialone di 16-2 con tante corse in contropiede e un Fernandez indiavolato (61-60).
    L’Argentina si aggrappa, come sempre, alle spalle larghissime e solidissime di Luis Scola, e l’ala dei Rockets ricomincia a lavorare in pitturato riportando i suoi sul +9. Ma la Spagna non molla, si riavvicina con Garbajosa e Gasol, impatta a quota 80 proprio con il centro dei Memphis Grizzlies dalla lunetta, ma si vede poi superata da un principesco canestro di Scola a centro-area e da una tripla, dritta dritta indirizzata al cure iberico, di Prigioni a 15 secondi dalla sirena. Finisce 86-81 ed onestamente pare giusto così, viene premiata una formazione che ha avuto più stimoli e che ha giocato complessivamente meglio e non a fiammate.

    Spagna: R. FERNANDEZ (31 pts), M. GASOL (10 rbs), J. NAVARRO (3 ast)
    Argentina: C. DELFINO (27 pts), L. SCOLA (11 rbs), P. PRIGIONI (7 ast)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Oggi inizia in Turchia la 16esima edizione dei Campionati Mondiali di basket.

    Ai nastri di partenza si presenteranno 24 nazionali che, chi più, chi meno, hanno tutte l’ambizione di issarsi sul tetto del Mondo e dimostrare di essere la squadra più forte.

    Ecco l’analisi dei 24 team partecipanti a questa edizione:

    Gruppo A (Kayseri)

    ANGOLA: Uno degli stati guida del movimento africano della pallacanestro, ma ancora troppo poco livello di talento in squadra per sperare di passare il primo turno. Neanche la loro fisicità potrà fare miracoli.

    ARGENTINA: I sudamericani dovrebbero giocarsi con la Serbia il primato nel girone A; la squadra è molto solida ed esperta, forte dei 3 giocatori NBA nel roster: con Carlos Delfino (reduce da una stagione quasi perfetta nel suo ruolo a Milwaukee) Scola degli Houston Rockets e Oberto, con la regia di Prigioni e l’apporto di Kammerichs si potrebbe pure puntare al podio, ma sarà dura senza l’apporto del leader e anima della squadra Manu Ginobili e senza l’eclettico Andres Nocioni fuori in extremis per un infortunio alla caviglia.

    AUSTRALIA: I canguri crescono edizione dopo edizione e anche questa volta avranno voglia di fare un passo in avanti; le stelle saranno David Andersen che gioca nei Toronto raptors e Patrick Mills dei Portland Trail Blazers, ma dietro di loro il movimento cresce: ci sono infatti ben 8 giocatori “europei” più 2 NCAA che comunque non sono stati convocati (uno dalle chiare origine italiane, Dallavedova, classe 1990, che gioca a St.Mary’s), e potrebbero garantire quantomeno il passaggio del turno.

    GERMANIA: Non ci sarà Dirk Nowitzki stella dei Dallas Mavericks e nemmeno il naturalizzato Kaman, e così la Germania dovrà affidarsi per il passaggio del primo turno all’americano Greene e ad una serie di giocatori normali dalla buona esperienza europea, difficile sperare in qualcosa di più; tutto da vedere il giovane Elias Harris, classe 1989, che gioca a Gonzaga in NCAA. Sotto canestro possibile rivelazione il neo draftato dai Thunder (ma lasciato ancora un anno in Europa), il centro Tibor Pleiss, anche lui classe 1989. Passaggio del turno assicurato ma poi la corsa si fermerà presto

    GIORDANIA: Guidata dal coach portoghese Mario Palma, esperto di manifestazioni internazionali, la Giordania dovrebbe lottare con Angola per evitare l’ultimo posto nel girone. Squadra povera senza speranze per il prosieguo del torneo.

    SERBIA: Come al solito sarà una squadra giovane e piena di talento quella serba! Difficile capire dove potranno arrivare i ragazzi di coach Ivkovic, se sapranno evitare i black out che troppo spesso li bloccano nelle partite importanti. Se li eviteranno il podio potrebbe non essere una chimera; dopo la rissa dell’amichevole con la Grecia staranno fermi per 3 turni Nenad Krstic, centro degli Oklahoma City Thunder, e per 2 Milos Teodosic, guardia dell’Olympiakos, 2 delle stelle della formazione serba, ma Perovic e soci non dovrebbero soffrire troppo nel girone. I 2 squalificati quindi avranno tempo per mettersi in luce nelle sfide ad eliminazione diretta.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 ARG, 2 SER, 3 GER, 4 AUS, 5 ANG, 6 GIO

    Gruppo B (Istanbul)

    BRASILE: L’eterno coach argentino Ruben Magnano, oro con l’albiceleste alle olimpiadi 2004 contro l’Italia, guiderà un Brasile dall’età media elevata e dalla buona esperienza internazionale. Certamente questo è il gruppo di USA, Croazia e Slovenia quindi bisognerà fare sul serio fin dall’inizio, ma le prime 2 partite contro Iran e Tunisia dovrebbero dare fiducia ai verdeoro che potranno contare su 3 star NBA, Barbosa, Varejao (con ottima esperienza tra i professionisti americani), e Splitter (neoaquisto degli Spurs ma con grandi trascorsi europei a Vitoria), oltre che sui veterani Giovannoni, Alex Garcia, Huertas e Machado; Pesa l’assenza del centro Hilario Nenè, per guai al ginocchio, ma anche senza il pivot dei Denver Nuggets il passaggio del turno dovrebbe essere assicurato, e battendo una tra Slovenia e Croazia si potrebbe sognare qualcosa in più del probabile quarto posto nel girone B.

    CROAZIA: Tipica squadra slava dotata di grande talento e poca testa, le stella saranno Planinic, mai completamente esploso al CSKA Mosca, Ukic, che ha dovuto ripiegare in Turchia dopo una deludente esperienza NBA a Toronto, e Ante Tomic, gigante del Real Madrid di Messina che avrà finalmente l’occasione per dimostrare di essere un campione. Con Slovenia e Brasile si giocheranno i piazzamenti migliori dietro Gli U.S.A.

    IRAN: Il movimento cestistico iraniano cresce: prova ne è il gigante di 218 centimetri dei Memphis Grizzlies, Hamed Haddadi. Il livello comunque è ancora molto basso ma il futuro potrebbe essere roseo; Attesa per vedere il classe 1990 Arsalan Kazemi, ala appena reclutata dalla Rice University in NCAA, mentre tutti gli altri giocano in patria.

    TUNISIA: Dovrebbero concludere il girone all’ultimo posto alle spalle dell’Iran. Squadra senza grosse possibilità ed ambizioni, è già un successo che sia arrivata all’appuntamento finale riuscendo a passare le qualificazioni.

    SLOVENIA: Lotterà con la Croazia per il secondo posto del girone (ma attenzione al Brasile), coach Becirovic ha messo insieme un roster assortito, pieno di lottatori e di ragazzi dotati di grande tecnica; dovrebbe essere il mondiale della consacrazione per Goran Dragic, riserva di Steve Nash ai Phoenix Suns e reduce da una stagione veramente ottima, poi ci sarà il figlio del coach, Sani Becirovic, l’altro NBA Primoz Brezec sotto canestro, Lakovic e Nachbar (ex New Jersey Nets con ottimi risultati nella NBA), e potrebbero chiudere il girone alle spalle degli USA. Peccato per l’assenza di Beno Udrih che avrebbe reso la Slovenia fortissima nel ruolo di playmaker, potendo contare tra lui e Dragic.

    U.S.A.: Nonostante abbia ottenuto 12 rifiuti da tutti i 12 campioni olimpici di Pechino, coach Krzyzewski è riuscito a costruire tra tanti problemi una squadra che merita, comunque, ed in fin dei conti, i favori del pronostico nonostante l’età media giovanissima e nonostante manchi qualche giocatore di talento sotto canestro. In fondo Krzyzewski a Duke è abituato a lavorare con i gioavnissimi, poi avrà il supporto di Mike D’Antoni (New York Knicks) e Nate McMillan (Portland Trail Blazers) e, cosa scontata, il talento di team U.S.A., che comunque non è un Dream Team come negli anni passati ma potrà disporre di un buon livello di talento. Tutto poggerà sulle spalle del fenomenale Kevin Durant, secondo solo a LeBron James nella classifica dell’M.V.P. di quest’anno in NBA che è chiamato alla definitiva consacrazione dopo i 3 anni incredibili nella Lega. A soli 21 anni è diventato il più giovane miglior marcatore della storia della NBA e di questo passo anche i vari Kobe, Dwyane e LeBron dovranno fare i conti con la sua presenza che già risulta ingombrante e molto splendente. Inoltre ci saranno 3 stelle di prima grandezza e ormai affermate in NBA come Iguodala, Granger e Gay, 2 solidi veterani del calibro di Billups e Odom, la favolosa classe 1988 (che comprende anche Durant), che annovera Curry, Gordon, Love, Rose e Westbrook. Leggerini e poco talentuosi nel ruolo di centro, dovrebbero sopperire con il favoloso back-court e grazie al talento del numero 35 dei Thunder potrebbero vincere il loro primo campionato del mondo.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 U.S.A., 2 SLO, 3 CRO, 4 BRA, 5 IRA, 6 TUN

    Gruppo C (Ankara)

    CINA: Senza Yao Ming, che ha ripreso a lavorare da poco dopo 14 mesi di inattività per la frattura del piede, la stella sarà Yi dei Washington Wizards e purtroppo per gli asiatici non dovrebbe bastare a superare il primo turno. A meno di clamorosi harakiri di Porto Rico in primis e di Russia subito dopo.

    COSTA D’AVORIO: Dovrebbe chiudere il girone in ultima posizione.

    GRECIA: Per tornare sul podio mondiale la Grecia si affida ad un coach lituano, Jonas Kazlaukas, e ad un gruppo di giocatori consolidato che si conosce oramai da molti anni, formato da due blocchi “granitici” di Panathinaikos e Olympiakos; proprio l’esperienza dovrebbe essere l’arma in più di Diamantidis, Spanoulis e compagni; a causa della rissa con la Serbia, nell’amichevole giocata prima di questi Mondiali Fotsis e “BabyShaq” Schortsanitis salteranno le sfide con Cina e Porto Rico ma non dovrebbero esserci grossi problemi per il team greco, visto che la candidatura ad una medaglia è forte.

    RUSSIA: La Russia di David Blatt è un gruppo unico ed unito di giocatori che militano quasi tutti nel campionato di casa soprattutto nell’armata rossa del CSKA, con l’aggiunta di Mozgov neoaqusto dei Knicks di Mike D’Antoni; difficile dire dove possa arrivare la nazionale russa, la classe c’è, forse manca un po’ d’esperienza, in questo caso il vecchietto Holden sarebbe tornato molto utile. Peserà anche l’assenza di A.K. 47 ovvero Andrei Kirilenko, vero leader di questa squadra.

    PORTO RICO: Molti addetti ai lavori la classificano come la vera mina vagante del torneo, una squadra dotata di un talento eccezionale e con una serie di giocatori al top della forma, oltre che con un mix di giovani e anziani perfetto; la regia con J.J. Barea (che ha tenuto a lungo seduto in panchina Kidd a Dallas per minuti di riposo importanti), e Carlos Arroyo, play dei super Miami Heat, è una delle migliori del campionato, l’esplosività di Guillermo Diaz e dell’altro NBA Balkman (Denver Nuggets), oltre alla forza sotto canestro del veterano Santiago e dei 220cm di Ramos dovrebbero consentire a Porto Rico di passare agilmente il girone e poi di vagare “impazzito” per il tabellone ad eliminazione diretta.

    TURCHIA: I padroni di casa guidati da coach Tanjevic hanno preparato l’evento casalingo con cura maniacale e si presentarnno all’esordio contro la Costa D’Avorio al top della condizione; Turkoglu, reduce da una stagione deludente a Toronto (e passato recentemente a Phoenix), guiderà la Turchia insieme agli altri 3 giocatori NBA Ersan Ilyasova (Milwaukee), Erdem (Boston) e Asik (Chicago), con il resto del roster completato da gente di grande esperienza come Tunceri e Gonlum e talenti rtitrovati come Akyol; l’obiettivo di Tanjevic è il podio, con la spinta del pubblico potrebbe farcela. L’assenza di Okur priva i turchi di un grande punto di riferimento ma giocare in casa potrebbe dare la spinta in più per arrivare a grandi traguardi.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 TUR, 2 GRE, 3 POR, 4 RUS, 5 CIN, 6 CAV

    Gruppo D (Izmir)

    CANADA: 2 nomi NBA a roster, Joel Anthony (nessuna parentela con il ben più noto Carmelo) e Rautins, 2 giovani NCAA, con il classe 1991 Olynyk molto interessante, qualche “giocatore europeo” ma poco talento, potrebbe giocarsi il quarto posto con la Nuova Zelanda se le cose andranno per il verso giusto.

    FRANCIA: Non è certamente la migliore Francia che coach Collett poteva avere tra le mani per un mondiale, ma le presenze di Diaw (Charlotte Bobcats) e Batum (Portland Trail Blazers), prospetto dalle potenzialità impressionanti, bastano per garantire una squadra d’assalto; anche Ian Mahimni (Dallas) gioca in NBA, poi ci saranno De Colo, Florent Pietrus e Ali Traore a supportare le stelle, per passare il turno basterà, per andare oltre sarà molto difficile. Con Tony Parker Joakim Noah, Mickael Pietrus e RonnyTuriaf (i grandi assenti) si sarebbe potuto puntare in alto.

    LIBANO: Molto probabilmente perderanno tutte le partite, ma il loro successo è essere presenti e partecipare alla Manifestazione Mondiale.

    LITUANIA: Anche quì mancheranno le stelle vere, i vari Maciulis, Javtokas, Kleiza (punta di diamante della squadra dell’est ma non basterà per andare lontano) e Kalneitis basteranno per superare il primo turno, non certo per puntare alle medaglie.

    NUOVA ZELANDA: Dovrebbe battere il Libano e giocarsi il quarto posto con il Canada. Di più non potrà fare!

    SPAGNA: I campioni in carica guidati dall’unico italiano presente al mondiale turco, coach Sergio Scariolo, dovranno fare a meno di Pau Gasol stella dal talento spaventoso dei Los Angeles Lakers bi-campioni NBA, ma vanno comunque considerati la prima alternativa agli U.S.A.; i 2 NBA Rudy Fernandez (Portland) e Marc Gasol (Memphis), fratellino minore del più noto Pau, guideranno uno squadrone che può contare sul blocco Barcellona fresco campione d’Europa con la presenza di Navarro, Rubio e Vasquez e sul blocco Real Madrid formato da Garabjosa, Sergio Lull e Reyes, oltre che su San Emeterio, tiratore mortifero che potrebbe anche esaltarsi in questo mondiale.

    Possibile classifica alla fine del girone 1 SPA, 2 LIT, 3 FRA, 4 CAN, 5 NZL, 6 LIB

  • Tragedia nella NBA, è morto Lorenzen Wright

    Grave lutto nel mondo della NBA: Lorenzen Wright, ex centro di Los Angeles Clippers, Memphis Grizzlies, Atlanta Hawks, Sacramento Kings e Cleveland Cavaliers è stato rinvenuto morto in un bosco non lontano dal delta del Mississippi.
    Del giocatore si erano perse le tracce dallo scorso 19 luglio, la sorella aveva dato l’allarme contattando le autorità competenti, fino a quando non si è avuta la triste notizia, ovvero il ritrovamento del corpo senza vita del giocatore.

    Wright da Memphis avrebbe dovuto recarsi ad Atlanta con i suoi 6 figli (che abitano proprio nel Tennessee con l’ex moglie), ma da una decina di giorni aveva fatto perdere le sue tracce preoccupando così i familiari, che avevano giustamente allertato la polizia. Dopo una lunga ricerca, un corpo è stato ritrovato privo di vita e non c’è voluto molto per risalire all’identità. Wright, 34 anni, aveva chiuso la sua carriera NBA con la maglia dei Cavaliers nella stagione 2008-09. La polizia ha avvertito in primis il padre di Lorenzen, Herb, un ex cestista con un passato da professionista in Finlandia che dal 1983 anni è su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito alla schiena da un proiettile proprio davanti agli occhi del figlio. Il decesso sarebbe dovuto a uno o più colpi di arma da fuoco ma per adesso le autorità non si sbilanciano.

    Le autorità di Memphis infatti ancora non sono sicure di nulla sulla vicenda che ha ancora dei lati molto oscuri: in un primo tempo infatti si sarebbe pensato al suicidio visto che Wright stava attraversando un momento difficile da un punto di vista economico (il governo federale aveva messo anche i sigilli sia sulla sua villa ad Atlanta sia sulla sua casa di Memphis a causa dei debiti contratti dal giocatore) e soffriva di forti crisi depressive.
    Tuttavia l’indagine sta portando a galla nuovi elementi come ad esempio il fatto che il 19 luglio sarebbe partita una telefonata al 911 dal cellulare del giocatore nella quale una centralinista avrebbe udito delle grida e almeno 10 colpi di pistola, prima della brusca interruzione della chiamata. La polizia si è trincerata dietro il solito “no comment” e non rivela se il decesso di Wright è avvenuto per un singolo colpo di pistola, avvalorando così la tesi del suicidio, oppure se il corpo del cestista presenta più ferite da arma da fuoco.
    Gli amici di Lorenzen e chi lo conosceva bene però propendono per la tesi dell’omicidio.
    Soltanto nelle prossime ore le autorità di Memphis scioglieranno i dubbi sul decesso. Per ora di sicuro c’è solo che non rivedremo più Lorenzen Wright, e a tutti mancherà il suo umorismo, la sua grande disponibilità ed il suo sorriso, tutti nella NBA ne portano un bellissimo ricordo, dai compagni, ai tifosi, passando per gli allenatori. Ciao Lorenzen…

  • NBA: Chris Paul, futuro avvolto nel mistero

    Pare aver assunto i contorni di una telenovela la situazione di Chris Paul, talento cristallino dei New Orleans Hornets, sulla quale si sta muovendo mezza NBA per cercare di strapparlo alla franchigia di appartenenza.

    Riepiloghiamo brevemente la situazione: nella scorsa settimana il talentuoso playmaker dei “Calabroni” aveva espressamente dichiarato di voler essere ceduto visto che il vento che tirava (e tira tutt’ora) a New Orleans non pare dei migliori per cercare di competere con le squadre migliori e più forti della Lega per vincere il titolo NBA.
    Le mosse di mercato della dirigenza della franchigia della Louisiana non lasciano infatti spazi a dubbi e Paul questo lo ha ben capito. Subito dopo le sue dichiarazioni si sono mosse in primis Orlando Magic e New York Knicks, pronte a tutto pur di riuscire nell’operazione commerciale.
    Le trattative non hanno avuto però buon esito, per motivi diversi: New York, a livello di giocatori di talento non poteva offrire granchè agli Hornets, mentre Orlando non sembrava disposta ad accollarsi sia l’ingaggio di Paul che quello del centro Emeka Okafor (con contratto lungo e pesante, cosa che invece avrebbero fatto i Knicks) perchè il salary cap è già al limite del reale. Tutto naufragava quindi nel nulla.

    Tra domenica e lunedì c’è stato un vertice di mercato della dirigenza degli Hornets con il giocatore, dal quale è emerso (parole del General Manager di New Orleans) che Paul non vuole andare via e restare in Louisiana per vincere, e la sua dichiarazione (di voler partire per una squadra da titolo) ci sarebbe stata solo ed esclusivamente per spronare la squadra.
    Difficile da credere, anche se le dichiarazioni di facciata (anche di Chris Paul stesso!) sembrano aver fugato ogni dubbio sulla permanenza del numero 3.
    Pare infatti impossibile non notare che i New Orleans Hornets sono quasi in smobilitazione, alla ricerca sul mercato di giocatori giovani e con contratti bassi (da prendere cedendo, invece, i “Big” della squadra con contratti invece molto pesanti a livello salariale) per cercare di costruire un nuovo gruppo, un nuovo spogliatoio che nell’arco di 3, 4 o 5 anni porti la franchigia ai livelli massimi e con costi contenuti (sulla scia tracciata qualche anno fa dai Portland Trail Blazers o meglio ancora dagli Oklahoma City Thunder!).
    La cosa è lapalissiana, difficile nascondersi dietro un dito e dichiarare che New Orleans potrà competere per i traguardi più prestigiosi visto l’attuale roster: oltre a Paul e ad un David West che sembra sempre più in fase calante, il resto della squadra è tutto in evoluzione e non offre garanzie di vittoria.
    Infatti molte voci in NBA dicono che le squadre che seguono Paul non hanno perso le speranze neanche dopo queste ultime dichiarazioni, anzi la lista delle pretendenti si sarebbe allungata: oltre agli Orlando Magic ed ai soliti New York Knicks, si sono messe in fila Dallas Mavericks, New Jersey Nets, Charlotte Bobcats, Memphis Grizzlies, Portland Trail Blazers, con il ritorno di fiamma dei Los Angeles Lakers e a sorpresa (visto che nel ruolo sono coperti da Tony Parker) anche i San Antonio Spurs!
    Lasciando stare le squadre che, come gli Hornets, sono in ricostruzione, pare difficile non essere affascinati dall’idea di andare a giocare in squadre che possono competere per il titolo quali Lakers in primis, poi Magic, Mavericks, Spurs e Blazers (quest’ultimi con Paul farebbero il salto di qualità definitivo!).
    Per ora ci si attiene alle parole di giocatore e dirigenza, ma nei prossimi giorni non si escludono sorprese: il problema per le squadre che vogliono prendere il fortissimo playmaker sarà accollarsi il pesante ingaggio non solo di Emeka Okafor (che verrà inserito sicuramente in tutte le proposte di trade), ma anche quello di un altro giocatore che nelle ultime ore si sarebbe aggiunto alla lista dei partenti secondo i progetti del nuovo G.M. degli Hornets, ovverro Dell Demps. Il giocatore che Demps vorrebbe fare fuori sarebbe James Posey, che assieme a Paul ed Okafor libererebbe ben 33 milioni di dollari in questa stagione e 36 nella prossima. Una boccata di ossigeno per le disastrate casse di New Orleans, che resterebbe con tanti giovani dal basso contratto per ricostruire il futuro. Il problema sta nel fatto che le franchigie più forti hanno già il cap abbastanza intasato, figurarsi aggiungervi 36 milioni di dollari, quelle che hanno spazio salariale libero non hanno i giocatori talentuosi che richiederebbero gli Hornets. Ecco perchè la situazione appare molto difficile da districare. Ma nella NBA, se si vuole fare qualcosa, prima o poi una soluzione la si trova sempre ed alla fine ogni tassello va al suo posto.

  • NBA: Anche David Lee abbandona il team U.S.A.

    Anche David Lee, fresco acquisto dei Golden State Warriors, dovrà rinunciare ai campionati del mondo in Turchia che si svolgeranno a settembre.
    L’ala grande dei Warriors si è infatti slogato il dito medio della mano destra in una sessione di allenamento, non avrà bisogno di un intervento chirurgico, ma necessita di un recupero che coprirà circa 6 settimane.

    Altra grande amarezza quindi, dopo quella per l’allontanamento forzato di Amar’è Stoudemire avvenuta proprio ieri per via di problemi insorti con la polizza assicurativa del nuovo centro dei New York Knicks.
    Dispiaciuto il giocatore per la grande occasione persa, dispiaciuto lo staff tecnico che deve rinunciare ancora una volta ad un giocatore di valore sotto i tabelloni. Ed il buco in quel settore ora inizia a farsi preoccupante, viste le defezioni di Robin Lopez, Amar’è Stoudemire e David Lee. Praticamente sono rimasti i soli Brook Lopez (fratello di Robin) e Kevin Love.

    Ancora non è stato comunicato un eventuale sostituto, questa comunque la lista dei giocatori che stanno lavorando nel training camp del team U.S.A.

    playmaker: Rajon Rondo (Boston Celtics), Derrick Rose (Chicago Bulls), Stephen Curry (Golden State Warriors), Chauncey Billups (Denver Nuggets), Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)

    guardie: O.J. Mayo (Memphis Grizzlies), Eric Gordon (Los Angeles Clippers), Tyreke Evans(Sacramento Kings)

    ali piccole: Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), Rudy Gay (Memphis Grizzlies), Danny Granger (Indiana Pacers), Andre Iguodala (Philadelphia 76ers), Gerald Wallace (Charlotte Bobcats)

    ali grandi: Jeff Green (Oklahoma City Thunder), Lamar Odom (Los Angeles Lakers), David Lee(Golden State Warriors)

    centri: Amar’è Stoudemire (New York Knicks), Robin Lopez (Phoenix Suns), Brook Lopez (New Jersey Nets), Tyson Chandler (Dallas Mavericks), Kevin Love (Minnesota Timberwolves)

    nota: David Lee, Amar’è Stoudemire e Robin Lopez fuori per infortunio. Javalee McGee sostituisce Stoudemire.