Innocente come l’acqua che attraverserebbe se arrivasse un’offerta concreta, così Paulo Dybala, rivelazione della Serie A di quest’anno, risponde ad una domanda specifica posta in un’intervista da Radio Belgrano, emittente argentina che segue spesso i calciatori sudamericani che militano nel nostro campionato.
L’intervista è stata ripresa dal Daily Mail che a sua volta, per via dell’interesse che hanno diversi club d’oltremanica sul giocatore del Palermo, segue passo per passo ogni vicenda che riguarda gli stesi nel Bel Paese.
Paulo Dybala già precedentemente aveva fatto capire di preferire, qualora ci fossero le condizioni, i blaugrana o una squadra di Premier League in particolare il Manchester City che da lui sono sempre scelti anche per le partite con gli amici alla Playstation. Queste affermazioni erano apparse sul Guerin Sportivo il mese scorso ma erano state prese così come un sogno da parte di un ragazzo che si sta specchiando nel magico mare della notorietà calcistica.
Nell’intervista più recente a Radio Belgrano, appunto, il Golden Boy rosanero mette subito le cose in chiaro:
“Se aprirei ad un’eventuale offerta del Barcellona? Ci andrei a nuoto fino a Barcellona se arrivasse una loro chiamata. Non dovrei nemmeno cambiare la mia attrezzatura da nuoto, dopotutto avrei solo da attraversare il Mar Mediterraneo”.
La domanda dell’emittente era specifica e riferita proprio alle sue dichiarazioni apparse sul Guerin Sportivodove parlava di un sogno giocare nella squadra di Luis Enrique o in un team della Premier League. Secondo fonti di mercato Paulo Dybala è seguito in modo serrato da Manchester United, Manchester City, Juventus, Napoli e Borussia Dortmund ma l’ultima valutazione fatta da Zamparini (più di 50 milioni di Euro) ha lasciato interdetti tutti che ora stanno valutando.
Intanto il ventunenne attaccante argentino a mezzo stampa si muove con questa dichiarazione d’amore per il Barcellona e sappiamo che quando c’è una trattativa di mercato ormai si deve fare i conti con tre parti in causa non più due, quindi Juventus e Napoli sono avvisate, in caso di offerta dai catalani non ci sarebbe storia, così come la valutazione di Zamparini potrebbe essere rivista al ribasso in caso di interessamento del team di Luis Enrique, proprio per volontà del giocatore.
L’estate del mercato è ancora lontana ma pare che per Dybala e il Palermo si prospetti già un periodo molto caldo da seguire con attenzione.
Fabrizio Miccoli questa volta l’ha combinata proprio grossa, l’ex capitano del Palermo infatti è al centro di una bufera giudiziaria e mediatica per via di alcune intercettazioni telefoniche che lo vedono riferire con il figlio del boss mafioso Antonio Lauricella e che hanno costretto la procura di Palermo a notificargli un avviso di garanzia che ipotizza anche il reato di estorsione. Miccoli dovrà essere interrogato per chiarire i suoi rapporti con Lauricella al quale chiedeva l’intervento per il recupero di somme di denaro dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine, inoltre dovrà rispondere di reato di accesso abusivo a sistema informatico dopo aver convinto un gestore di un centro Tim ad attivare e intestare 4 schede telefoniche a 4 persone ignare dei fatti.
A destare maggiormente le ire dell’opinione pubblica però è il contenuto offensivo delle intercettazioni, contenuto unicamente rivolto ad uno dei simboli per eccellenza della lotta alla mafia: Giovanni Falcone. L’attaccante originario del Salento infatti rivolgendosi al suo amico figlio del boss, apostrofava Falcone come “fango” addirittura indicando come luogo di appuntamenti “l’albero di quel fango di Falcone“.
Alle parole del calciatore ovviamente segue la replica della sorella del Magistrato ucciso dalla Mafia nella strage di Capaci che con rammarico e indignazione spiega:
“Non ho aggettivi per qualificare Miccoli, ritengo che non valga nemmeno la pena di spendere una parola. Che una persona dello sport che ha partecipato alle Partite del Cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino, si esprima in quella maniera è inqualificabile. Si vede che preferisce i boss alla legalità. Scarsissima sensibilità: era meglio non partecipare a quelle manifestazioni”
Anche il suo, ormai ex, Presidente Zamparini con un pizzico di diplomazia riferisce:
“Mi dispiace tantissimo, speriamo che sia un lapsus della procura. Conoscendo Miccoli non penso che lui possa fare un’estorsione a nessuno. Le sue parole? No comment, bisogna vedere esattamente cosa ha detto. Mi rende sconcertato che i giornalisti sappiano delle intercettazioni che devono essere un segreto, poi lo sarei se lui le dovesse aver dette per davvero. C’è amarezza perché conosco bene il ragazzo, è buono di cuore, non è malavitoso, ma solo un po’ sciocco…”
Neanche il mondo politico è rimasto indifferente all’accaduto, la condanna al calciatore è unanime su tutti spicca quella del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando che – dice – “Chi utilizza certe espressioni dovrebbe chiedersi, come io chiedo, se sia mai stato degno di rappresentare la città di Palermo“.
La condanna più dura per il calciatore arriva dai suoi stessi sostenitori (anche in questo caso ormai ex) che sui social network chiedono con fermezza l’espulsione dalla città di Palermo: “Vogliamo la radiazione di Miccoli per la frase su Falcone” oppure “E ora la Sicilia te la scordi“, solo per citarne alcuni.
La Figc dal suo canto ha disposto che la Procura della Federcalcio apra un’inchiesta sportiva su Fabrizio Miccoli e intanto, mentre gli avvocati dell’attaccante invitano i media alla prudenza nell’attesa che i fatti vengano accertati, il procuratore di Miccoli, Francesco Caliandro, fa sapere con un comunicato diramato dall’Ansa che il calciatore terrà una conferenza stampa mercoledì all’hotel Excelsior di Palermo per parlare del suo futuro e chiarire i fatti contestati.
E’ nata una stella? A Palermo ieri abbiamo assistito all’esplosione di un giovane argentino, classe ’93, che da solo è riuscito a mettere in ginocchio la Sampdoria e contemporaneamente a togliere dalle sabbie mobili la società siciliana. Una doppietta di pregevole fattura, con il suo bel mancino preciso e delicato. Parliamo di Paulo Dybala, l’attaccante arrivato quest’estate dalla seconda divisione del Campionato Argentino, esattamente dall’Instituto de Cordoba, con la quale ha segnato 17 reti in 38 partite. Ad appena 18 anni (ne compirà 19 giovedì) si è preso in mano il Palermo, deliziando il Barbera con ottime giocate. Certo, bisognerà andarci cauti. E’ pur sempre una sola partita di gran livello e adesso c’è la parte più difficile per un calciatore, confermarsi!
IL PASSATO – Nato a Laguna Larga, in Argentina, a circa 55 chilometri da Cordoba. Cresce calcisticamente nell’Instituto de Cordoba con la quale esordisce tra i professionisti nell’estate 2011, in una partita di Seconda Divisione Argentina contro l’Huracan. La prima rete nel calcio professionista arriva la giornata successiva, contro l’Aldosivi. Da quel momento non si ferma più, realizzando 17 reti in 38 partite, diventando il capocannoniere della squadra. La stagione non passa inosservata e il Palermo lo acquista grazie anche all’aiuto di Gustavo Mascardi, scopritore del talento argentino. All’età di dieci anni, il giocatore fece un provino per il Newell’s Old Boys, superando, ma il padre decise di lasciarlo all’Instituto de Cordoba per la maggior vicinanza da casa.
CARATTERISTICHE – Prima o seconda punta. L’argentino è uno di quei giocatori che vede facilmente la porta. Velocità, tecnica e dribbling stretto sono le sue caratteristiche principali e contro la Sampdoria abbiamo potuto intravedere il tutto. In patria viene soprannominato La Joya, che significa Il Gioiello. Tra gli addetti ai lavori, regna un po di caos invece quando si cerca un giocatore a cui paragonarlo, passando da Pastore a Aguero ed infine arrivando a Montella.
IL FUTURO – Zamparini, pagandolo 12 milioni di euro e strappandolo a mezza Europa, ha dimostrato di puntare molto sull’argentino, che potrebbe rappresentare il dopo Miccoli. Con il contratto in scadenza del numero 10 rosanero, l’ex Instituto de Cordoba potrebbe prendere la pesante eredità dell’imprevedibile punta leccese. La standing ovation alla sua uscita dal campo ieri pomeriggio, ha dimostrato che il Barbera ha già apprezzato le sue doti tecniche e l’applauso dello stesso Miccoli, posizionato sotto il tunnel che porta agli spogliatoi, potrebbe testimoniare il passaggio di consegne. Intanto per questa stagione, l’allenatore Gasperini potrà contare su entrambi e con una coppia del genere, salvarsi non dovrebbe rappresentare un grosso problema.
CONTRATTO – Dybala attualmente ha un contratto che lo lega alla società siciliana fino a giugno 2016 con un ingaggio da 500 mila euro a stagione (più premi individuali e collettivi). Nella prima stagione in Argentina il suo stipendio non superava i 900 euro mensili (il minimo sindacale per il campionato argentino). Chissà se Zamparini, riuscirà a non cederlo dopo uno, massimo due campionati. Gli estimatori non mancavano già dall’anno scorso e la doppietta alla Sampdoria potrebbe riportare il giocatore nella lista degli acquisti di qualche dirigente europeo.
La faccia pulita e felice del 18enne argentino subito dopo i gol, potrebbe rappresentare un ottimo spot per il calcio italiano, che in un momento di crisi deve avere più coraggio ad investire sui giovani. L’esplosione stagionale anche di Lamela ed El Shaarawy ne sono la conferma.
Ecco la doppietta realizzata contro la Sampdoria [jwplayer config=”120s” mediaid=”159882″]
Da calciatore rivelazione nella passata stagione a oggetto misterioso con la maglia del Palermo. La parabola ascendente di Nicolas Viola sembra essersi fermata sul più bello, alle porte del calcio che conta. Il forte centrocampista di Taurianova (Reggio Calabria), classe ’89, in rosanero si è visto poco. Eppure la società di Zamparini, l’estate scorsa, lo aveva voluto fortemente tanto da sborsare una cifra importate pur di avere il regista in rosa. Una comproprietà con la Reggina a colpi di milioni di euro. Ma sembra già passata un’eternità. Nicolas Viola è di sicuro uno dei migliori talenti della massima serie nostrana.
Negli anni gli accostamenti si sono sprecati: qualcuno addirittura parlò di un “possibile nuovo Pirlo”. Paragone azzardato, certo. Ma le qualità dell’asso reggino non possono essere sottovalutate. “Nico” deve maturare, migliorare in fluidità di esecuzione forse. Ma la velocità del pensiero è un aspetto che non è sfuggito agli osservatori di mezza Europa. E delle società italiane, che infatti continuano a sondare il terreno per un sempre più probabile assalto a gennaio, nel mercato di riparazione.
Se Viola non rientra più nei piani del Palermo, e del nuovo tecnico Gian Piero Gasperini, allora il talento del giovane regista non può rimanere in panchina. Oscurato da Donati, Barreto, Rios. Le occasioni arriveranno, non c’è dubbio. Ma per ora si naviga a vista. Giorno dopo giorno. Alla ricerca della quadra che possa offrire qualche chance di rilancio. La grande visione di gioco e la precisione nei cambi di versante sono l’arma in più. Ma fino ad ora i pezzi forti del repertorio sono rimasti una bella premessa ad un’esperienza partita non proprio alla grande.
Per il Palermo, perdere il regista classe ’89, sarebbe un danno non indifferente. Un danno economico, forse. Un danno in termini di qualità e prospettiva. Questo di sicuro. Anche se Giuseppe Sannino nei mesi scorsi ha preferito guardare altrove, prima di essere esonerato dal vulcanico Zamparini. Adesso con Gasperini le cose potrebbero arrivare ad una svolta. È risaputa l’attenzione che il tecnico, l’anno scorso all’Inter, pone sui giovani. L’ex talento della Reggina piace a Torino e Pescara, che hanno chiesto informazioni in estate, e sono pronte a tornare alla carica a gennaio. Ma non sono da escludere altre clamorose offerte da club più blasonati. Il Palermo è avvertito.
Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.
Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.
Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.
FIORENTINA – Diego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.
GENOA – Enrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.
INTER – Massimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).
JUVENTUS – Andrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.
LAZIO – Claudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.
MILAN – Silvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.
NAPOLI – Aurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.
PALERMO – Maurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.
SAMPDORIA – Riccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.
UDINESE – Giampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).
Nei giorni scorsi, quando Zamparini aveva deciso di togliere il posto di allenatore a Sannino consegnando il Palermo nelle mani di Gasperini, il presidente dei rosanero aveva spiegato di non aver intenzione di effettuare altri cambiamenti: probabilmente però si riferisse solamente alla parte della squadra in quanto in queste ore a saltare sarà il posto di Giorgio Perinetti. Il direttore sportivo del club siciliano è stato infatti messo fuori dallo staff per l’avvio di campionato alquanto deludente: il motivo principale è che è stato proprio lui a voler puntare su Sannino e quindi Zamparini ha deciso di mandar via entrambi, complici di un inizio assolutamente da dimenticare. Altra causa di questo imminente divorzio sembra essere il mercato estivo in quanto Perinetti non è riuscito a mettere in pratica alcune cessioni che Zamparini voleva effettuare.
Inizialmente si diceva fossero solamente voci ma ora la cosa è certa e c’è già il nome del sostituto: si tratta di Pietro Lo Monaco il quale ha rotto di recente con il Genoa e si ritrova quindi alla ricerca di una società con cui poter collaborare. I sospetti che la scelta ricada su di lui sono avvenuti dopo la partita tra Cagliari e Palermo in quanto il ds di Torre Annunziata era presente in tribuna ed ha guardato attentamente il match, nell’ultima apparizione di Sannino sulla panchina rosanero.
Quel che è certo è che Lo Monaco quando si siederà sulla poltrona di Perinetti non avrà vita facile: la situazione a Palermo non è delle migliori e l’aria è alquanto tesa. Nemmeno l’arrivo di Gasperini ha sbloccato la squadra e, finchè non arriveranno i primi risultati positivi il clima non sarà dei migliori. Il compito di Lo Monaco è sicuramente quello di mettere a segno alcuni movimenti che siano in grado di aiutare la squadra in questo momento difficile ma ovviamente dovrà fare tutto questo stando agli ordini di Zamparini, conosciuto per essere un presidente esigente e assolutamente presente. Se il ds ha voluto interrompere il rapporto con il Genoa per i problemi con Preziosi per incompatibilità di carattere, figuriamoci cosa ne uscirà dalla collaborazione con Maurizio Zamparini.
Il calcio si sa, non perdona, e se sei dipendente di due presidenti come Maurizio Zamparini o Massimo Cellino, allora ti do un consiglio. Non disfare la valigia e tocca ferro quando dichiarano “sono contento del mio allenatore, è confermato!”. Questa è la strana storia di Giuseppe Sannino e Massimo Ficcadenti, rispettivamente mister del club siciliano e di quello sardo che quest’oggi si sfideranno uno contro l’altro al Barbera nella gara tra Palermo-Cagliari e metteranno in palio la propria panchina. Il primo, arrivato da pochi mesi in Sicilia dopo un’ottima stagione a Siena, si trova dopo solamente due partite (perse entrambe 3-0 contro Napoli e Lazio) nella graticola. Stessa sorte per il collega cagliaritano, già esonerato l’8 novembre 2011 e poi richiamato nel marzo 2012, che ha guadagnato un solo punto (all’ultimo secondo contro l’Atalanta) in due gare.
Zamparini e Cellino, due amici con il soprannome in comune di “mangia-allenatori“. Più di 50 allenatori in due, 36 quelli cambiati dal presidente sardo in vent’anni di presidenza, mentre in dieci anni di Palermo, l’ex patron del Venezia a libro paga ha avuto “solo” 21 mister. E chissà che non ci sia l’allungo del patron rossoblu oppure quello rosanero possa accorciare le distanza. Infatti, nonostante le smentite di rito, quest’oggi potrebbe verificarsi il primo esonero stagionale e i bookmakers hanno abbassato notevolemente le quote sull’esonero dei due allenatori di Palermo e Cagliari.
VERSO PALERMO-CAGLIARI – Sannino e Ficcadenti per salvare il posto potrebbero lanciare due giovani promesse arrivate durante l’estate nelle rispettive isole. Per i palermitani è in rampa di lancio Dybala, attaccante argentino al centro di un caso internazionale in fase d’acquisto. Mentre tra i cagliaritani è pronto ad esordire con la sua squadra del cuore il sardo Sau, autore di una stagione fenomenale alla Juve Stabia. Per il resto, le due squadre si schiereranno come da programma, 4-4-2 per il Palermo e (finto) 4-3-3 per il Cagliari. Mancano poche ore alle 18 e chi perde non passerà di certo un fine settimana tranquillo, perché nel calcio è tutto possibile, ma una cosa è certa, Zamparini e Cellino non aspettano!
Abel Hernandez, attaccante uruguaiano classe 1990 in forza al Palermo dal gennaio 2009. E’ lui l’ultima idea dell’Inter per il ruolo di vice Milito dopo aver visto sfumare l’obiettivo Mattia Destro, ad un passo dalla Roma. Troppo costoso il bomber di Ascoli Piceno soprattutto in questo momento particolare a livello economico ma anche considerando il fatto che spendere 15 milioni per un vice Milito sarebbe stato l’ennesimo errore, dopo il primo ovvero aver perso tutto il cartellino di Destro l’anno scorso. Per un Destro che va, c’è un mancino che potrebbe arrivare. La Joya, così viene soprannominato il talento del Palermo, potrebbe rivelarsi un obiettivo importante per i nerazzurri, che sono alla ricerca di un attaccante di valore ed economico vista l’imminente cessione di Pazzini.
Ecco Hernandez del Palermo, sembra rispondere perfettamente all’identikit tracciato dai dirigenti della società di Corso Vittorio Emanuele in quanto il suo valore tecnico è indiscusso tant’è che è nel giro della nazionale Uruguaiana da ben 3 anni e farà parte della selezione celeste alle Olimpiadi di Londra 2012. Dopo Matias Silvestre, l’Inter potrebbe continuare a far spesa a Palermo, anche se al momento stiamo parlando di un’idea che potrebbe concretizzarsi non nel breve. La trattativa per il gioiello rosanero potrebbe essere impostata sulla base di uno scambio di prestiti tra Inter e Palermo, con Hernandez a Milano e Samuele Longo in Sicilia.
Il baby Longo, talento su cui l’Inter del futuro punta molto vedi il riscatto dell’intero cartellino avvenuto poche settimane fa, è molto gradito a Maurizio Zamparini tant’è che il presidente rosanero aveva tentato di inserirlo nella trattativa che ha portato Silvestre alla corte di Andrea Stramaccioni. Un prestito al Palermo sarebbe un ottimo trampolino di lancio per il classe 1992 italiano, soprattutto perchè il nuovo allenatore dei siciliani è Beppe Sannino, uno che con i giovani ci sa fare e l’esplosione di Mattia Destro nell’ultima stagione a Siena è una prova lampante. Lo stesso può esser detto per Abel Hernandez, che nelle sue 3 stagioni e mezzo a Palermo ha già dimostrato le sue qualità nonostante i tanti infortuni che lo hanno attanagliato soprattutto nell’ultima stagione sportiva. All’Inter troverebbe tanti campioni, un allenatore che lo apprezza molto e avrebbe la possibilità di dimostrare di valere un top club italiano.
Il tempo della riconoscenza e dei sentimentalismi in casa Inter è ufficialmente finito. Salutato in primis Lucio, con l’imminente rescissione di Forlan (mai amato dai tifosi nerazzurri) e i possibili addii di Julio Cesar e Maicon l’opera di rifondazione è partita con un abbattimento netto delle fondamenta del vecchio gruppo del triplete. La manovra decisiva per far decollare l’attuale mercato in entrata (dopo il riscatto di Guarin, e l’ingaggio di Palacio) è partita direttamente da un summit tra il presidente Moratti, l’area tecnica con Branca e Ausilio e il nuovo allenatore dell’Inter Andrea Stramaccioni. La partenza di Lucio è servita per bloccare una situazione di stallo e sovraffollamento nel reparto difensivo, riuscendo a far ripartire alla svelta la trattativa già ben intavolata tra Zamparini e Moratti per strappare al Palermo il difensore centrale argentino Matias Silvestre. L’accordo sembra essere in dirittura d’arrivo dopo una fumata grigia nel primo incontro tra le parti, con Moratti che sarebbe sceso in campo in prima persona telefonando a Zamparini per sbloccare la trattativa.
ACCORDO RAGGIUNTO- La base dell’affare era su una richiesta iniziale del Palermo di circa 10 milioni di euro per Silvestre, con il club nerazzurro fermo invece su cifre inferiori vicine ai 7-8 milioni. Nel primo incontro l’Inter avrebbe proposto un prestito oneroso (circa 2 milioni di euro) con diritto di riscatto fissato a 4,5 milioni più bonus. L’affare non avrebbe convinto la dirigenza rosanero che avrebbe in effetti risposto picche, e solo a quel punto la scesa in campo di Moratti, solo attraverso una telefonata a Zamparini e un avallo nei confronti di Branca ad aumentare l’offerta avrebbe sbloccato la trattativa. Oggi manca ancora l’ufficialità, ma l’affare è praticamente fatto, con la stessa formula: prestito con diritto di riscatto, sulla base di due milioni di euro per il prestito con il riscatto aumentato fino a 6,5 milioni, accontentando in questo modo le richieste del Palermo. Il pagamento inoltre sarebbe dilazionato in quattro anni, cercando di non appesantire troppo le casse societarie con un investimento importante.
Silvestre in attesa dell’ufficialità si presenterebbe al ritiro di Pinzolo carico e pieno di motivazioni per questa nuova avventura, trovando un suo connazionale e compagno di reparto come Samuel pronto a diventare il suo nuovo mentore. A questo punto rimane qualche dubbio sulla permanenza di Andrea Ranocchia, con qualche spiraglio londinese ancora aperto, considerando la corte di Roberto Mancini del Manchester City e l’interesse dell’Inter per Kolarov mai sopito.
Tanti saluti ‘al veleno’ tra l’Inter e Lucio, con il centrale brasiliano che non riuscendo a strappare una sontuosa buonuscita dalle casse nerazzurre, ha ottenuto una rescissione contrattuale che gli ha permesso di accasarsi alla Juventus. Assolutamente un colpo di scena degno dei migliori film gialli, con l’inaspettato approdo di una delle colonne del Triplete proprio in casa dei rivali bianconeri. A questo punto come promesso e auspicato dal presidente nerazzurro Massimo Moratti, sistemata una pedina nel mercato in uscita è ora di tentare l’affondo decisivo per Matias Silvestre del Palermo. L’accordo tra il club di Moratti e quello di Zamparini è storia vecchia, considerando come il presidente rosanero già una settimana fa aveva pronosticato una chiusura dell’affare vicina a un 99%. La trattativa già ben avviata si dovrebbe chiudere nella prossima settimana nel giro di pochi giorni, con una cifra vicina agli 8 milioni di euro (soldi risparmiati proprio dallo stipendio percepito da Lucio).
I motivi che hanno spinto la società nerazzurra a salutare Lucio con un rescissione consensuale sono praticamente due: il primo riguarda l’aspetto economico, considerando come l’ingaggio biennale netto di 3,5 milioni di euro annuo, avrebbe gravato fin troppo sulle casse societarie dell’Inter, registrando a questo punto un risparmio lordo di 14 milioni di euro. Il secondo è legato alla volontà e alla necessità dell’Inter di liberare una casella in difesa per sbloccare un mercato fin troppo fermo, potendo appunto adesso chiudere l’affare con il Palermo per Silvestre.
INTER ALLA SVELTA- Sul difensore argentino c’è un interesse molto forte anche da parte del Milan, poiché ‘il mal di pancia’ di Thiago Silva sull’adeguamento dell’ingaggio potrebbe far ripartire nuovi assalti parigini e indirizzare i rossoneri a puntare forte proprio su Silvestre. Per questo motivo come riporta la Gazzetta dello Sport in Corso Vittorio Emanuele la dirigenza nerazzurra avrebbe contattato telefonicamente gli uomini di mercato del Palermo per fissare un appuntamento per l’inizio della prossima settimana, cercando di chiudere l’affare il prima possibile. L’obiettivo fondamentale dell’Inter è quello di non far inserire il Milan, evitando di scatenare aste al rialzo che farebbero lievitare un prezzo già fissato, facendo a quel punto la gioia e la felicità del club di Zamparini.