Qual è la parola chiave più ricercata su internet relativa al Milan? Esonero Allegri. Sì, pare che ormai tutti gli indizi portino al licenziamento del tecnico livornese. Come riportato da Sky stamani, Galliani ha ricevuto nel post partita di ieri la telefonata del patron Silvio Berlusconi. Un colloquio telefonico, il secondo nel giro di pochi giorni, che ha per certi versi segnato il destino di Allegri. La condanna sull’ex allenatore di Sassuolo e Cagliari è stata già firmata: il giudice ultimo sarà l’Udinese. Quattro giorni ancora e poi si saprà se l’attuale tecnico rossonero resterà in sella o meno. La crisi è ormai aperta, profonda, poco controllabile anche da chi è stato un perfetto gestore in questi due anni al Milan. Succede sempre così nel calcio, alla fine sono i più deboli a pagare il prezzo più salato.
Sarebbe da stupidi pensare che il flop della squadra rossonerain questo avvio di stagione sia da attribuire esclusivamente ad Allegri. Lo stravolgimento estivo della rosa non poteva non avere conseguenze immediate sul piano sportivo, anche se nessuno immaginava che potessero essere di tale portata. Manca la qualità in mezzo al campo, in attacco Ibrahimovic non c’è più, e la difesa è orfana di quello che è tutt’ora considerato il centrale difensivo più forte al mondo. Tutto chiaro, meno il perché la società non abbia rimpiazzato a dovere i calciatori che sono andati via, considerato il denaro entrato nelle casse rossonere. Qui finiscono le colpe della società, se di colpe si può parlare, e qui iniziano quelle di Allegri.
Dal livornese ci si aspettavano nuove idee, un gioco diverso rispetto a quello offerto negli ultimi due anni, che aveva in Ibrahimovic l’accentratore totale. Sono trascorsi più di tre mesi e la situazione sotto questo punto di vista è disperata. Contro la Sampdoria sembrava quasi che in campo ci fosse ancora Ibrahimovic, con lanci lunghi incomprensibili verso una prima punta che non c’è più. Pazzini è diverso da Ibra, non brilla tanto nel far risalire la squadra o giocare di sponda quanto invece per colpo di testa e finalizzazione in area di rigore. Sapendo questo, perché allora proseguire nello stesso canovaccio delle ultime due stagioni?
C’è poi il caso Boateng che merita una riflessione particolare. Il ghanese si è preso la maglia numero 10, quella promessa da Galliani a Ibra prima che lo svedese fosse venduto insieme a Thiago Silva al Psg. Un maglia e un numero che assegnano pressione e responsabilità a chi la indossa. Che il Prince sia fuori forma è fin troppo evidente. Ma forse c’è qualcosa di più, un problema psicologico di fondo che frena il ghanese. Senza Ibrahimovic sono forse troppe le responsabilità che gravano sul Boa? Sì. Prima bastava passarla a Ibracadabra e lanciarsi in area (vedi Nocerino, vedi Boateng). Ora non è più possibile giocare in questa maniera e i limiti tecnici del Prince vengono a galla indistintamente. Perché quindi ostinarsi a schierarlo in quella posizione, anche se è quella preferita dal ghanese? Perché non varare il 4-3-3, con Bojan ed El Shaarawy esterni insieme a Pazzini, retrocedendo Boateng a centrocampo per dare più forza ad un reparto che con De Jong e Montolivo è ancora competitivo? L’ora della verità si avvicina, Udine è alle porte.
Termina a reti bianche la sfida tra Milan-Anderlecht, valida per la prima giornata della Fase a gironi di Champions League. Un pareggio che non aiuta la condizione psicologica della squadra rossonera, tanto meno quella del tecnico. Allegri rischia, lo sa, e dopo lo 0-0 di ieri sera serpeggia in Via Turati il desiderio di voltare pagina. In questo senso Udine diventa una tappa fondamentale, crocevia chiave per l’intera stagione del Milan. Tornare al gol, ma sopratutto alla vittoria, darebbe ossigeno puro alla squadra e un’esame in più per il livornese. La volontà nello proseguire insieme è stata ancora una volta espressa nella giornata di ieri da Adriano Galliani, ma è normale che l’allenatore di un club come quello rossonero debba sempre confrontarsi con i risultati. Quando questi vengono a mancare, va da sé che la fiducia intorno a lui può scemare, fino all’inevitabile licenziamento. I segnali lanciati dalla squadra contro i campioni del Belgio non sono incoraggianti. San Siro d’altronde ha palesato chiaramente ciò che prova in questo momento, il più difficile se consideriamo la sola gestione Allegri.
Primo tempo da brividi per il Milan, con l’Anderlecht capace di tenere maggiormente palla nonostante difronte abbia quelli che fino a due anni fa erano considerati i maestri del palleggio. Le scelte iniziali del tecnico toscano non sortiscono l’effetto sperato. Boateng è ancora lontano dalla migliore forma fisica, mentre Pazzini non riceve quasi mai il pallone, nonostante il modulo prevedesse un uomo in più (Emanuelson) deputato a servire cross importanti per la testa dell’ariete rossonero. L’ex centravanti di Inter e Samp appare ancora poco mobile lì davanti, corpo estraneo alla “manovra” della squadra. La più ghiotta occasione nella prima frazione di gioco capita fra i piedi di Flamini, servito ottimamente da Emanuelson, ma il francese spreca la palla del possibile vantaggio. Per il resto è più Anderlecht che Milan, con Abbiati bravo a sventare i pericolosi attacchi degli ospiti. La ripresa inizia subito con l’occasionissima per Biglia, a cui risponde El Shaarawy (entrato al posto di Boateng), che di testa per poco non trova la rete dell’1-0. Con l’ingresso del Faraone i rossoneri appaiono più volitivi. La catena di destra è quella che convince di più, anche grazie a un bravissimo De Sciglio. Il giovane terzino destro serve un cross perfetto per l’inserimento di Pazzini che manca di un soffio la deviazione vincente. L’ultimo sussulto alla gara lo da Emanuelson che in corsa spara alto da posizione difficile, dopo l’ennesima discesa dalla sinistra di El Shaarawy. Finisce tra i fischi di un San Siro deluso. La musica della Champions stavolta non ha aiutato il Diavolo.
De Sciglio 6,5: insieme al rientrante Mexes è il più brillante del reparto difensivo rossonero. La personalità del ragazzo classe ’92 è importante.
De Jong 5: a tratti imbarazzante la prova dell’olandese. In fase di palleggio sbaglia tanto, troppo quando sei in mezzo al centrocampo del Milan.
Boateng 4: il ghanese è fuori forma. Come aggravante, il numero 10 del Milan cerca sempre la conclusione personale anziché il passaggio ai compagni.
Pazzini 5: fa davvero poco per smarcarsi dal suo diretto avversario. Il gioco dei rossoneri non lo aiuta, ma anche lui non è esente da colpe.
El Shaarawy 6,5: entra in campo ad inizio ripresa e dopo cinque minuti ha subito il pallone dell’1-0. Mostra costanti segnali di crescita dal punto di vista fisico.
Allegri 5: si ostina ad utilizzare dal primo minuto Boateng anche se fuori condizione. Ancora una volta non convincono i cambi, specialmente Emanuelson sostituito nel finale da Constant. Perché non mettere una punta in più (Bojan)?
Stasera a San Siro il Milan fa il suo esordio nell’edizione 2012-2013 della Champions League. Ospite dei rossoneri l’Anderlecht, i campioni del Belgio in carica. Un match che può dire tanto sull’immediato futuro in casa Milan. Allegri è a rischio, nonostante le continue cene tra lui e Galliani facciano pensare ad una situazione ancora piuttosto stabile. Sullo sfondo si profila un inedito duo composto da Tassotti e Inzaghi, soluzione che ad oggi rimane come la più probabile, considerando anche l’assenza di alternative. La sconfitta interna contro l’Atalanta tre giorni fa ha gettato nello sconforto il tifo rossonero e la sfida di oggi sarà un test probante anche per misurare lo stato d’animo degli spettatori presenti al Meazza. La tradizione e il blasone europeo del Milan sarà sufficiente per avere la meglio sull’Anderlecht oppure si registrerà l’allargarsi di una crisi il cui unico rimedio sembra quello del licenziamento di Allegri?
L’undici titolare del Milan di questa sera potrebbe essere molto diversorispetto a quello visto negli ultimi 2 anni con il tecnico livornese e più in generale negli ultimi dieci anni. Allegri infatti pare intenzionato a giocarsi la carta del 4-3-2-1. Il ritorno all’albero di Natale segnerebbe un cambio storico, che i maligni leggono come scelta dettata dalla sindrome da “ultima spiaggia”. La crisi tattica-tecnica dei rossoneri si è palesata in questo primo mese di competizioni ufficiali. Una vittoria esterna a Bologna stentata e i due ko in casa contro Samp e Atalanta segnano di fatto un punto di non ritorno. A non tornare più sarà proprio il 4-3-1-2, sostituito dal modulo di ancelottiana memoria. Per onore di cronaca va detto che lo schieramento di stasera non deve considerarsi una novità assoluta per il Milan di Allegri. Anche d’estate il tecnico aveva optato per questa soluzione tattica, per poi abbandonarla ad inizio stagione. E’ la notte del Conte Max, forse l’ultima per stravolgere un destino già scritto da giorni a Milanello.
I due trequartisti dietro Pazzini saranno Boateng ed Emanuelson. Bocciatura totale per El Shaarawy e Bojan, considerando che l’albero di Natale esclude gli esterni offensivi. Tornano dal primo minuto anche i due francesi Flamini e Mexes. Il primo occuperà la posizione di interno destro, e verosimilmente sarà lui a sobbarcarsi il lavoro offensivo, considerando la scarsa forma dimostrata fin qui da Nocerino. In mezzo al campo il nuovo acquisto De Jong. Per l’ex difensore della Roma invece si tratta dell’esordio assoluto in questa stagione. Il transalpino sostituisce Acerbi, andando a fare coppia con Bonera. Sulla corsia di destra il giovane De Sciglio viene preferito ad Abate mentre a sinistra gioca Antonini.
Milan-Anderlecht le probabili formazioni
Milan (4-3-2-1): Abbiati, De Sciglio, Bonera, Mexes, Antonini, De Jong, Flamini, Nocerino, Boateng, Emanuelson, Pazzini.
A disposizione: Amelia, Abate, Yepes, Constant, Ambrosini, Bojan, El Shaarawy. Allenatore: Massimiliano Allegri. Anderlecht (4-4-2): Proto: Wasilewski, Kouyatè, Nuytinck, Deschant, Biglia, Kljestan, Gillet, Kanu, Yakovenko, Mbokani.
A disposizione: Kaminski, Safari, Juhasz, Praet, Vargas, De Sutter, Bruno. Allenatore: John van den Broum.
Esonero Allegri, l’indiscrezione arriva dalla Gazzetta dello Sport e porta la firma di Berlusconi. Il pensiero del presidente va a Tassotti e Inzaghi.
Il ducato di Massimiliano Allegri si avvia alla conclusione. In casa Milan si percepiscono in maniera chiara gli spifferi presidenziali, i quali soffiano pesantemente sulla panchina del Conte Max. Berlusconi è sceso di nuovo in campo (lo speciale al Tg4 di ieri sera non lascia dubbi in merito) e ora per il tecnico livornese l’atmosfera diventa irrespirabile. Una partenza da brividi quella della squadra rossonera, la peggiore degli ultimi 82 anni (si è dovuti risalire fino al 1930 per certificare due ko nelle prime tre partite di campionato). Sconfitte rimediate fra l’altro contro squadre sulla carta nettamente inferiori alla rosa di Allegri, che sebbene sia stata mutilata degli ultimi due fuoriclasse rimasti (Ibrahimovic e Thiago Silva), non può e non deve considerarsi inferiore a squadre che hanno iniziato la stagione con l’obiettivo salvezza da raggiungere. Come affermato all’indomani della sconfitta di sabato contro l’Atalanta, Allegri non può contare su molti altri esami. Gli appelli stanno per finire, inesorabilmente. Già da domani potrebbe registrarsi l’ultimo. Anche se perdere domani contro l’Anderlecht non se lo augura nessuno dei tifosi del Milan, nemmeno il più acerrimo nemico del tecnico.
L’ultima idea di Berlusconi è affidarsi al duo Tassotti-Inzaghi. Da una parte un’esperienza infinita, sebbene la guida della Prima squadra ne segnerebbe il debutto ufficiale. Dall’altra invece un pezzo recente di storia rossonera, che di diritto si è preso un posto nel grande libro del Milan, sia nei capitoli nazionali che in quelli internazionali. Una carriera appena iniziata, quella da allenatore, per Inzaghi, ma che ha già ricevuto la benedizione di due illustri neo colleghi come Carlo Ancelotti e Jose Mourinho. Il campo, sebbene sia presto per lanciare una sentenza di terzo grado, sta dando ragione a Superpippo (due vittorie su due con gli Allievi Nazionali, sei gol segnati e uno subito), e se continuasse con la stessa determinazione e passione che era solito mettere sul terreno di gioco in ogni partita, allora non potremmo esimerci dal dire che la carriera di Inzaghi come allenatore ha tutte le premesse per essere una brillante e fortunata scommessa vinta.
C’è poi Tassotti. Zitto zitto, l’ex laterale destro del Milan di Sacchi e Capello è rimasto sempre a stretto contatto con lo spogliatoio. Sono trascorse diverse generazioni, ma Tassotti è una presenza costante al fianco dell’allenatore rossonero. Undici anni sono tanti, troppi per non ambire alla guida tecnica di una squadra e di un club nel quale si è dentro da 32 anni ormai. I maestri di certo non sono mancati all’attuale vice-allenatore rossonero, fra tutti Sacchi. Forse è arrivato davvero il tempo di offrire questa opportunità all’uomo ombra di Ancelotti, Leonardo e ora Allegri. Le carte in regola crediamo le abbia, così come in pochi possono vantarsi di conoscere meglio di lui lo spogliatoio e l’ambiente del Milan. Adesso però c’è ancora Allegri.
Crisi Milan, giusto addossare le colpe solo ad Allegri?
No, è l’effetto del ridimensionamento attuato dalla società (72%, 108 Voti)
Si, non è l’allenatore adatto per il Milan (28%, 43 Voti)
Il Milan incappa nella seconda sconfitta casalinga consecutiva dopo le prime tre giornate di campionato. A San Siro l’Atalanta strappa una storica vittoria per 1-0 grazie alla rete di Cigarini nella ripresa. Tifo rossonero spaccato, con gli applausi nel finale di partita a testimoniare ciò che pensano i pochi supporter del Diavolo presenti ieri sera (circa 34 mila, di cui 23 mila abbonati): i giocatori hanno poche colpe. Quando Boban, che di Milan se ne intende, sostiene come la rosa di quest’anno sia la più mediocre dell’era Berlusconi, forse non si discosta molto dalla realtà. Quello di ieri sera era il primo esame di Allegri, atteso da altre 6 partite nelle prossime due settimane e mezzo. La sensazione è che abbia ancora poche carte da giocarsi.
La partita Confermate le indiscrezioni della vigilia che volevano El Shaarawy al fianco di Pazzini dal primo minuto. Dall’altra parte Colantuono si presenta a San Siro con un coperto 4-4-1-1, rivelatosi al termine della partita letale per la difesa rossonera. L’intero match sembra una replica della prima giornata di campionato. Un Milan irriconoscibile nel primo tempo, mentalmente assente, privo di qualsiasi idea che abbia come affinità il gioco del calcio. Ciò che cambia è l’avversario, che a differenza della Sampdoria non rinuncia ad attaccare, sfruttando a dovere le ripartenze con il funambolo Moralez e un brillante Denis. In una di queste la squadra di Colantuono sfiora il vantaggio già nel corso del primo tempo, ma il palo dice no al Tanque. Gli errori in difesa iniziano a diventare macroscopici per i padroni di casa, dove Acerbi e Antonini interpretano il ruolo di protagonisti in negativo della serata (si aggiungerà poi anche Abate nel secondo tempo). La ripresa conosce le scelte piuttosto discutibili di Allegri. Prima fa entrare uno spento Nocerino per Ambrosini, poi arriva il turno di Bojan che sostituisce un propositivo El Shaarawy e infine arriva la perla del cambio Emanuelson-Constant. In tutto questo si rimane ancorati al 4-3-1-2 di partenza, senza neanche provare a rendere più offensiva una squadra che si trova in svantaggio, per lo più di fronte al proprio pubblico. Il triplice fischio del direttore di gara sancisce il peggior avvio casalingo del Milan in campionato degli ultimi 82 anni.
Acerbi 5: nell’ordine delle idee di Galliani l’ex Chievo dovrebbe andare a rimpiazzare Nesta. Purtroppo del difensore romano Acerbi non ha nulla, ma proprio nulla.
De Jong 6: insieme al Faraone è l’unico a salvarsi nella disfatta contro l’Atalanta. Onnipresente a centrocampo, spazia da sinistra a destra in cerca di palloni. A calcio però si gioca in 11.
Boateng 5,5: la partenza del ghanese non è malvagia. Dimostra però di essere ancora lontano dal top della forma, spegnendosi del tutto nella ripresa.
Pazzini 5: alzi la mano chi l’ha visto. Per tutta una serie di fattori i palloni toccati dall’ariete rossonero sono nulli. Colpa dei compagni, ma anche del suo immobilismo.
Consigli 5,5: per fortuna che i tre punti sono arrivati, altrimenti la critica non lo avrebbe risparmiato dopo le parate a dir poco insicure offerte durante la partita.
Cigarini 6,5: metronomo del centrocampo nerazzurro, da solo mostra più tecnica di Ambrosini-De Jong-Emanuelson messi insieme. E’ lui il match winner della serata.
Denis 6,5: è bastato El Tanque per mettere in bambola la difesa del Milan. L’ex attaccante di Napoli e Udinese sfiora il gol nel primo tempo colpendo il palo alla destra di Abbiati.
Torna la Serie A con i due anticipi del sabato. A San Siro i riflettori saranno puntati su Milan-Atalanta, match valido per la terza giornata di campionato. Per i rossoneri non sarà un impegno facile, sebbene i bergamaschi rappresentino un avversario storicamente agevole, con il Diavolo imbattuto negli ultimi nove incontri disputati contro la squadra nerazzurra. I rossoneri, reduci dall’importante successo esterno al Dall’Ara, vogliono essere i primi a sfatare il tabù San Siro, che da quando ha cambiato manto erboso non ha ancora assistito ad una vittoria delle due squadre di casa. Da valutare anche la situazione di Allegri, apparso come sempre rilassato e sorridente nella conferenza alla vigilia della partita, ma sul quale pende una spada di Damocle non indifferente. Il rumore dei “nemici” diventa ogni giorno più assordante per il livornese, con una fila dietro la panchina rossonera che continua a infoltirsi. L’ultimo in ordine di tempo ad aggiungersi allo speciale casting è stato Ruud Gullit, che è arrivato dopo le new entry Inzaghi e Tassotti (sebbene quest’ultimo non possa definirsi proprio un nome nuovo, leggi post Ancelotti). Ogni gara sarà un esame diverso per Allegri. Stanotte il primo.
Carta EmanuelsonCome anticipato nella giornata di ieri, Giampaolo Pazzini figura regolarmente nell’undici titolare di oggi. A far coppia con l’ex Inter sarà con ogni probabilità il Faraone, che ha vinto il secondo ballottaggio consecutivo con lo spagnolo Bojan. Su El Shaarawy la pressione rimane comunque elevata, nonostante ci piaccia ricordare come il talentuoso calciatore milanista abbia soltanto 19 anni (che in Italia significa essere ancora bebè). El verrà schierato sul lato sinistro dell’attacco, dove ha dimostrato di saper offrire prestazioni qualitativamente superiori. Alle spalle delle due punte agirà Boateng, pienamente recuperato dopo l’intervento alla mano subito la settimana scorsa. A centrocampo invece Allegri si gioca la carta Emanuelson, alla sua prima presenza da titolare in questa stagione. L’olandese ricoprirà il ruolo di mezzala sinistra, posizione nella quale l’ex lanciere si è disimpegnato in maniera brillante durante il finale di campionato conclusosi quattro mesi fa. La diga difronte alla difesa sarà costruita da Ambrosini. Il capitano, tornato a completa disposizione dopo la buona prova di Bologna, dovrà quindi essere il collante tra difesa e centrocampo, con compiti che saranno per lui prettamente difensivi, dovendo saper tamponare gli spazi lasciati indifesi da Emanuelson quando quest’ultimo si sgancerà verso la trequarti avversaria. Parte dal primo minuto anche De Jong, impegnato sul centrodestra. In difesa recupera Abate, che si riprende così la maglia da titolare ai danni del giovane De Sciglio. Invariate le restanti pedine del reparto arretrato tutto italiano, con Abbiati tra i pali, Antonini a sinistra e la coppia centrale costituita da Acerbi e Bonera.
Chiave di lettura L’undici titolare del Milan lascia adito a diverse speculazioni tattiche. Nella specifica realtà sarà un 4-3-1-2, ma gli interpreti scelti da Massimiliano Allegri possono adattarsi anche ad un più difensivo/offensivo 4-4-2, con Emanuelson e Boateng sulle fasce e la diga di centrocampo costituita da Ambrosini e De Jong. C’è poi anche una remota ipotesi di 4-2-3-1, con Ambrosini e De Jong in mediana, Emanuelson ed El Shaarawy esterni offensivi, Boateng trequartista e Pazzini unica punta.
Milan-Atalanta le probabili formazioni
Milan (4-3-1-2): Abbiati, Abate, Bonera, Acerbi, Antonini, Ambrosini, De Jong, Emanuelson, Boateng, El Shaarawy, Pazzini.
A disposizione: Amelia, Zapata, Yepes, De Sciglio, Mesbah, Flamini, Nocerino, Constant, Traorè, Valoti, Bojan, Niang. Allenatore: Allegri.
Atalanta (4-4-2): Consigli, Bellini, Lucchini, Manfredini, Brivio, Raimondi, Cigarini, Biondini, Bonaventura, Maxi Moralez, Denis.
A disposizione: Frezzolini, Polito, Stendardo, Matheu, Ferri, Cazzola, Scozzarella, Triosi, Parra, De Luca. Allenatore: Colantuono
Così come il 31 agosto di due anni fa andò a modificare radicalmente il gioco e il destino del primo Milan targato Allegri, anche gli ultimi giorni dell’estate 2012 potrebbe apportare cambi sostanziali negli schemi tattici dei rossoneri. Il tecnico livornese, assistito da Tassotti, sono chiamati a plasmare un nuovo Diavolo, vista la mole di giocatori che lavorerà a Milanello da qui alla fine del campionato. Gli acquisti di De Jong e Bojan non possono passare in secondo piano, poiché rappresentano due calciatori che per le loro caratteristiche rappresentano un unicum nella rosa del Milan. Inevitabile che nel prossimo futuro la squadra rossonera proverà a giocare in maniera diversa da come aveva abituato i tifosi negli ultimi anni. Il 4-3-1-2 va in pensione.
Modulo anacronisticoLa rivoluzione di ancelottiana memoria, quella che pose Pirlo davanti alla difesa, è ormai diventata anacronistica. Continuare sulla rotta del 4-3-1-2 vorrebbe dire andare incontro ad un’usura irreparabile, di difficile guarigione, sia dal punto di vista tattico che psicologico. Sono tante, fin troppe, le carte a disposizione di Allegri per un’analisi serena. Pirlo non c’è più da un anno, e il suo vuoto è incolmabile. Nonostante Van Bommel si prodighi nel dire che De Jong, suo connazionale, sia il suo erede in mezzo al campo, abbiamo i nostri seri dubbi, dal momento che l’ex Citizen ci sembra piuttosto lontano dal livello qualitativo dell’olandese, senza tralasciare l’aspetto prettamente tattico. Il regista davanti alla difesa non è l’unico elemento del puzzle che manca ad Allegri. Il discorso infatti abbraccia anche la punta più estrema del rombo geometrico, ovvero il trequartista. Nei giornali spesso e volentieri si sente parlare di Boateng come il nuovo trequartista, un concentrato di muscoli e forza esplosiva. Il trequartista però, oltre a possedere una buona velocità e la naturalezza negli inserimenti, deve anche saper dare del tu al pallone, qualità di cui Boateng rimane ad oggi (in via definitiva ormai) privo. Già, la maglia numero 10 indossata dal ghanese segna in qualche modo l’era che stiamo vivendo.
Ritorno al passato In questi giorni si parla tanto di 4-2-3-1, 4-3-3 e varianti simili. Non volendo essere banali e ripetitivi, e utilizzando un pizzico di sana follia, vorrei proporre ad Allegri un ritorno al passato. Il paragone è difficile, quasi improponibile, però noi vogliamo lanciarlo ugualmente. Provocazione, pazzia, chiamatela come volete, la mia idea è quella di tornare al 4-4-2, quel modulo che rivoluzionò il calcio mondiale nei primi anni ’90, quando Arrigo Sacchi diventava la mente geniale di un Milan leggendario (“Dopo aver visto questo Milan, il calcio non potrà essere più lo stesso”, così intitolava Equipe dopo la finale di Champions contro lo Steaua). E’ forse eresia, ma proponiamo ugualmente una coppia di centrocampo composta da Nigel De Jong e Boateng: l’olandese nei panni del connazionale Rijkaard, mentre il Prince chiamato a ricoprire il ruolo che in passato fu di Carlo Ancelotti, sempre pronto a spingersi in avanti favorendo il cosiddetto calcio totale. Sulle fasce due calciatori che possano sacrificarsi e svolgere entrambe le fasi di attacco e difesa, e per questo vediamo bene sulla destra Abate (con De Sciglio terzino) e Robinho a sinistra, col brasiliano che già in passato ha dimostrato di sapersi sacrificare per la squadra. In attacco due calciatori che sappiano giocare vicino, duettare fra loro senza difficoltà: la coppia Pazzini-Bojan ha tutte le potenzialità per far bene. In difesa contiamo sull’apporto del nuovo arrivato Zapata, che ai tempi dell’Udinese era uno dei giovani più interessanti nel reparto difensivo. Il punto debole della rosa a disposizione di Allegri continua ad essere quello del terzino sinistro, con Antonini che in questo momento non sembra all’altezza di vestire la maglia rossonera, specialmente se pensiamo che soltanto 4 anni fa su quella fascia c’era ancora Paolo Maldini. La solita nostalgia autunnale.
La settimana che si avvia a concludersi verrà ricordata come la sette giorni di triplette. Marco Fabian l’apripista, il mostro Falcao, e il buon Pazzini rossonero. Bologna-Milan termina con il risultato di 3-1 in favore degli ospiti. Il tabellino conosce solo due nomi: Diamanti e appunto Pazzini. Primo sorriso per Allegri, che a fine partita si dichiara felice per la vittoria e mette a tacere qualsiasi incomprensione con Adriano Galliani. Di tutt’altro umore il tecnico dei felsinei, Silvio Pioli, che evidentemente non ha digerito la seconda sconfitta consecutiva, dopo il ko all’esordio contro il Chievo. Un ottimo Diamanti, formato Europei, non è bastato quindi ai padroni di casa, che avranno comunque modo di rifarsi nel proseguo del campionato, potendo anche contare su un Gilardino in più.
Primo gol L’avvio del Milan convince anche i tifosi più scettici. Buone indicazioni arrivano sopratutto da Montolivo e Boateng, quest’ultimo apparso più in palla rispetto al match di San Siro perso contro la Samp sette giorni fa. A sbloccare la partita del Dall’Ara è comunque un episodio molto dubbio che vede come protagonisti Pazzini da una parte e Cherubin dall’altra. Il Pazzo, dopo aver ingaggiato un duello con il difensore felsineo, lo prende per la maglia, trascinandoselo fin dentro l’area di rigore per poi cadere insieme a lui. L’arbitro Tagliavento si lascia ingannare e concede il penalty in favore del Milan. Lo stesso Pazzini si incarica della battuta che non fallisce, freddando Agliardi sulla sua destra. Per l’ex interista è il primo gol con la maglia rossonera, e non sarà l’ultimo della partita.
Reazione DiamantiIl buon Milan fin qui visto al Dall’Ara lascia campo e gioco ai padroni di casa. Diamanti suona la sveglia e si prende sulle spalle l’intera squadra, confermandosi leader indiscusso di un Bologna orfano non solo di Ramirez ma anche del capitano Di Vaio. Il trequartista di Prato conferma di avere numeri importanti, gli stessi che hanno convinto Prandelli a convocarlo per gli Europei e ritagliarli un ruolo di primo piano all’interno della Nazionale. Dopo una forte pressione il muro del Milan cade. Grande ingenuità per Nocerino, che stende in area Diamanti e spinge Tagliavento a fischiare il penalty in favore del Bologna. L’ex giocatore di Livorno e West Ham non fallisce. Le due squadre rientrano negli spogliatoi con il punteggio fermo sull’1-1.
Papera Agliardi La ripresa si apre con la personalità del neo acquisto De Jong, al debutto con la maglia del Milan, entrato poco prima dell’intervallo per sostituire Montolivo, infortunatosi al retto femorale. L’ex Citizen si piazza in mezzo al campo, là dove Mark Van Bommel negli ultimi 12 mesi aveva dettato legge. L’olandese si fa apprezzare per la sua innata dote di leader, qualità importante per il centrocampo rossonero in cerca di un mentore dopo la perdita di Pirlo prima e Van Bommel poi. Sono ancora i padroni di casa però ad andare vicini al vantaggio, grazie ai calci piazzati velenosi del condottiero Diamanti. La difesa rossonera rimane a galla e con il trascorrere dei minuti la verve del Bologna si spegne. Alla mezzora il secondo episodio della gara favorevole per il Milan. Stavolta sono i rossoblu a mangiarsi le mani, dopo che la papera colossale di Agliardi consente a Pazzini di insaccare in porta il gol del raddoppio. Festa e abbracci per l’attaccante 28 enne, che non sazio della doppietta appena acquisita si ripeterà poco dopo.
Il tris è servito Otto minuti più tardi la squadra di Allegri chiude infatti definitivamente il match segnando il terzo gol della serata. Il protagonista è ancora lui, Pazzini, che di tacco devia in rete la debole conclusione di Nocerino. Prima partita da titolare e subito tripletta per il Pazzo. In tribuna Galliani gongola, fiducioso sulla bontà dello scambio tra Cassano e quest’ultimo con l’Inter. Il tempo e il campo ci diranno se quello di Pazzini è stato un’affare o meno, per adesso Allegri si tiene stretto l’attuale capocannoniere della Serie A e i primi tre punti della stagione.
Le pagelle di Bologna-Milan Agliardi 4: la papera al 74′ minuto della gara è da cartellino rosso. Se aspirava alla maglia da titolare, l’ex portiere del Padova dovrà totalmente ridisegnare le sue ambizioni. Diamanti 7: se dall’altra parte non ci fosse stato Pazzini non avremmo avuto dubbi sul miglior giocatore in campo. E’ lui il vero leader del Bologna. Insieme a Gilardino andrà a comporre una coppia molto interessante, sia per i tifosi rossoblu che per gli appassionati del fantacalcio. De Jong 6: entra in campo per sostituire l’infortunato Montolivo pochi minuti prima dell’intervallo. Nonostante abbia varcato i cancelli di Milanello da meno di 24 ore riesce a impadronirsi da subito della leadership in mezzo al campo. Poche ore prima Mark Van Bommel aveva applaudito Galliani per l’operazione De Jong, considerato il suo sostituto perfetto per il centrocampo del Milan. Acquistato a 3,5 milioni di euro, l’ex Citizen può diventare il vero colpaccio dell’estate rossonera. El Shaarawy 4,5: il ragazzo sente la pressione di chi è sotto esame. Allegri gli concede nuovamente una maglia da titolare, dopo il match di sette giorni fa per la prima di campionato. La prestazione del Faraone però è addirittura peggiore rispetto a quella offerta contro la Samp. Tenendo in conto che difficilmente Pazzini verrà scalzato dal ruolo di numero 9, altrettanto impossibile pare immaginare El Shaarawy ancora titolare fra 2 settimane, quando Bojan (e Robinho, ancora ai box per infortunio) supereranno verosimilmente il piccolo gioiello di Padova. Pazzini 8: tre gol all’esordio da titolare, non capita tutti i giorni, specialmente se giochi nel Milan. Bisognerebbe tirargli le orecchie per il rigore conquistato in pieno stile Inzaghi. Si fa comunque perdonare nel secondo tempo, quando con due di rapina regala i primi tre punti ai rossoneri. All’Inter c’è già chi si sta mangiando le mani per l’ennesimo scambio-pacco con gli odiati cugini.
Il tabellino di Bologna-Milan Bologna (3-5-1-1): Agliardi 4, Carvalho 6, Cherubin 6, Antonsson 6, Motta 5,5, Taider 6, Pazienza 6 (81′ Gabbiadini s.v.), Guarente 6, Morleo 6 (91′ Abero), Diamanti 7, Acquafresca 4,5 (61′ Gilardino 6). Allenatore: Pioli Milan (4-3-1-2): Abbiati 6, De Sciglio 6, Bonera 6, Acerbi 6, Antonini 6,5, Montolivo 6 (37′ De Jong 6), Ambrosini 6, Nocerino 5, Boateng 6, El Shaarawy 4,5 (67′ Bojan 6), Pazzini 8 (91′ Niang s.v.). Allenatore: Allegri.
Gli highlights di Bologna-Milan
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Stasera al Dall’Ara si gioca Bologna-Milan, anticipo della 2 giornata di Serie A. Il calendario dice che siamo soltanto al primo di settembre, in casa rossonera però la tensione è già ai livelli di guardia. La sconfitta casalinga sette giorni non ha fatto altro che confermare i dubbi e i malumori di addetti ai lavori e tifosi. Una settimana dopo il Milan può contare su un Bojan e De Jong in più, con l’olandese che va a rimpiazzare il connazionale Van Bommel, tornato al termine della scorsa stagione al Psv. Le due new entry, oltre a Niang, rientrano nella lista dei convocati per la partita di questa sera, pronti a subentrare nel corso del match. I padroni di casa, orfani di Gaston Ramirez (trasferitosi in Premier), sperano in una grande prestazione dell’azzurro Diamanti.
Pazzini titolareAllegri sceglie di proseguire con il 4-3-1-2, marchio di fabbrico del Milan recente. In porta Abbiati guiderà la difesa a 4 composta da De Sciglio (ancora indisponibile Abate), Bonera-Acerbi coppia centrale e Antonini a sinistra. A centrocampo si registra il rientro del capitano Ambrosini, schierato in posizione centrale, con Montolivo mezz’ala sinistra e Nocerino incursore a destra. Confermato Boateng dietro il tandem d’attacco composto da Pazzini ed El Shaarawy. Solo panchina quindi per l’ex blaugrana Bojan.
Riscatto Gila Il Bologna ha perso Ramirez. L’uruguaiano è stato rimpiazzato numericamente da Gilardino. L’ex attaccante di Milan e Fiorentina partirà dalla panchina. Nel 3-5-1-1 di Pioli, Diamanti agirà alle spalle di Acquafresca, mentre a centrocampo il tecnico rossoblu decide di schierare da subito il neo acquisto Pazienza. La difesa a tre sarà guidata da Antonsson, aiutato da Carvalho e Cherubin.
Chiave di lettura Le squadre di Pioli si sono sempre contraddistinte per essere ben organizzate e capaci di far male in qualsiasi momento della gara. Al Milan le squadre chiuse sono storicamente indigeste, limite che viene elevato all’ennesima potenza se al centro dell’attacco manca una punta di peso (come poteva esserlo Ibrahimovic in questi due anni). Adesso c’è Pazzini, ma l’ex blucerchiato non ha la fisicità dello svedese. D’accordo, è un buon colpitore di testa, il problema però è che al Milan manca la spinta sulle fasce. Non crediamo infatti che Antonini da una parte e sopratutto De Sciglio dall’altra potranno fare molto in questo senso. Quindi il Pazzo dovrà essere bravo a capitalizzare qualsiasi pallone sporco che avrà a disposizione. A questo punto diventano fondamentali gli inserimenti di Boateng per creare una certa apprensione alla difesa a tre dei padroni di casa, sulla carta piuttosto lenta e statica. Un ruolo importante sarà anche quello giocato da El Shaarawy. Il Faraone infatti dovrà sfruttare l’uno contro uno sulla carta favorevole contro Cherubin o Carvalho, con Antonsson che probabilmente prenderà in consegna Pazzini. Sarebbe conveniente per Boateng attaccare da sinistra verso il centro, riuscendo così a mettere in difficoltà un farraginoso Motta e dando la possibilità a Nocerino di sganciarsi da destra, dove può creare un’interessante catena con El Shaarawy. Non riteniamo infatti che Taider disponga della dinamicità dell’ex rosanero, che quindi potrebbe sfruttare questo duello a suo favore. Ambrosini sarà chiamato ad un lavoro importantissimo: in fase di non possesso dovrà essere bravo ad aiutare verosimilmente Antonini nell’uno contro uno con Diamanti, e in fase di possesso invece scaricare palla su Montolivo il più velocemente possibile. Il Milan poi dovrà ricordarsi di essere una squadra molto pericolosa attraverso le verticalizzazioni: El Shaarawy e Boateng non chiedono altro.
Probabili formazioni Bologna-Milan, 2 giornata Serie A 2012-2013
Bologna (3-5-1-1): Agliardi, Carvalho, Antonsson, Cherubin, Motta, Pazienza, Taider, Guarente, Morleo, Diamanti, Acquafresca.
A disposizione: Stojanovic, Lombardi, Sorensen, Abero, Pulzetti, Garics, Radakovic, Pasquato, Gabbiadini, Gimenez, Gilardino. Allenatore: Pioli. Milan (4-3-1-2): Abbiati, De Sciglio, Bonera, Acerbi, Antonini, Montolivo, Ambrosini, Nocerino, Boateng, Pazzini, El Shaarawy.
A disposizione: Amelia, Gabriel, Zapata, Yepes, Mesbah, Traorè, Flamini, De Jong, Constant, Emanuelson, Bojan, Niang. Allenatore: Allegri.
Ieri sera Galliani è atterrato dalla Francia con il nuovo acquisto del Milan, M’Baye Niang. Classe ’94, il talentuoso attaccante francese sbarca in Italia per una cifra vicina ai 2,5 milioni di euro. In compagnia dell’ad rossonero, l’ex calciatore del Caen ha cenato da Giannino, l’ormai famoso ristorante milanese che funge da ufficiosa sede operativa per il numero due di Via Turati. Dopo aver mosso i suoi primi passi nel Bel Paese è iniziata la corsa a trovare l’aggettivo che meglio lo qualifichi. In virtù di una mancanza generale di informazioni sul suo conto (fino a maggio giocava nella Serie B francese, per altro senza essere un titolare fisso della propria squadra), ci si è affidati al look e alla carta d’identità, strumenti che spesso e volentieri possono trarre in inganno anche i migliori addetti ai lavori.
Come Balotelli e HenryGli accostamenti più scontati che potesse offrire il panorama calcistico europeo sono stati quelli più abusati dai media e profani. Stazza imponente, inusuale per un ragazzo della sua età, longilineo e veloce, muscolatura lunga, ed ecco che il richiamo al nostro Supermario diventa inevitabile. Poi si sbircia la carta d’identità e alla voce nazionalità si legge francese. Per chi ha un briciolo di nozione calcistica diventa così semplice l’altro paragone banale, ovvero Niang è come Henry quando l’ex fuoriclasse dei Gunners aveva 17 anni.
Parola all’esperto C’è chi però non è d’accordo con entrambe le valutazioni espresse dai giornalisti nostrani. Si chiama Johann Crochet, penna di Eurosport, il quale si chiede la logica dei 2 milioni di euro versati dal Milan nelle casse del Caen dal momento che Niang è soltanto un buon giocatore e nulla più. Crochet si è poi domandato perché la società rossonera non abbia dato un’opportunità ad un ragazzo della Primavera (riferendosi nello specifico a Simone Andrea Ganz), soluzione a costo zero e che avrebbe dato i medesimi frutti del 17 enne transalpino. Ha ribadito infine la propria convinzione nel ritenere che Niang fra due mesi verrà bocciato da Massimiliano Allegri e spedito nella Primavera rossonera allenata da Dolcetti. I tifosi del Milan possono fare gli scongiuri.
Incompatibilità C’è poi un’ultimo ma non meno importante problema. Adesso che M’Baye Niang è a tutti gli effetti un calciatore rossonero, e come dichiarato da Galliani si allenerà con la Prima squadra, chi giocherà nel ruolo di punta centrale? Gli attaccanti del Milan che possono ricoprire quel ruolo sono tre: Alexandre Pato, Giampaolo Pazzini e Niang. La logica farebbe propendere l’ago della bilancia sul nome dell’ex blucerchiato. E allora perché bruciare un ragazzo di 17 anni in maniera così scriteriata? Quando poi tornerà Pato (salvo nuovi infortuni), M’Baye Niang verrebbe a trovarsi come terza scelta.
Arriva anche Bojan Nel frattempo si è sbloccata la trattativa per l’arrivo di Bojan a Milano. Dopo che Galliani aveva rivelato come Allegri tenesse in alta considerazione l’ex blaugrana, ecco arrivare la fumata bianca per il trasferimento in prestito dalla Roma. L’incontro tra Sabatini e la dirigenza rossonera avvenuto questa mattina a Milano ha avuto esito positivo. Bojan è atteso nel capoluogo lombardo entro la serata per firmare il contratto che lo legherà ai rossoneri fino al termine della stagione 2012-2013. Un altro acquisto che va ad aggiungersi a quello di Niang e che moltiplica i dubbi intorno all’operato della società. Avendo già Robinho, El Shaarawy e Pato in rosa, perché acquistare un’altro attaccante con caratteristiche simili a quelle dei tre appena citati? Se Allegri continuasse sulla strada del 4-3-1-2, quattro attaccanti ogni domenica resterebbero in panchina. In particolare però la domanda è questa: al Milan servivano davvero due attaccanti o era preferibile concentrare le energie per l’acquisto di un forte mediano da posizione davanti alla difesa?