Tag: luciano spalletti

  • La Roma sfiora la Remuntada ma saluta l’Europa League

    La Roma sfiora la Remuntada ma saluta l’Europa League

    La corsa in Europa League della Roma si ferma agli ottavi di finale, ai giallorossi di Spalletti riesce una mezza remuntada, il successo per 2-1 non basta infatti a ribaltare il 4-2 subito all’andata.

    Una doppia sfida che era decisamente alla portata della Roma, il Lione si è dimostrato squadra con buon potenziale offensivo ma con una difesa non certo impermeabile, il migliore in campo per i francesi questa sera è stato certamente il portiere Lopes.

    Rimangono quindi tanti rimpianti per la squadra guidata da Spalletti, l’ostacolo Lione sembrava superabile e una volta raggiunti i quarti soltanto il Manchester United avrebbe potuto rendere insidioso il cammino della Roma verso Stoccolma.

    Veniamo al racconto della gara, Spalletti sorprende inserendo sulla fascia sinistra del suo 3-4-2-1 Mario Rui anzichè Emerson, per il resto solo certezze con il due Nainggolan-Salah ad agire alle spalle di Dzeko. In difesa ritorna Rudiger che aveva saltato l’andata per squalifica.

    Praticamente zero sorprese per Genesio che manda in campo 9/11 della formazione vista nella gara di 7 giorni fa con l’inserimento di Jallet, che all’andata entrò a gara in corso e fece molto bene, al posto di Rafael e di Cornet per Ghezzal.

    La Roma come è normale che sia dovendo recuperare da un 2-4, parte fortissimo ed al 6° ha subito una ghiottissima chance con Rudiger che, dopo una sponda di Manolas su azione da corner, lascia partire un vero e proprio siluro che si schianta contro la traversa, sulla palla si avventa Salah che colpisce di testa costringendo Lopes ad una gran parata in corner.

    I giallorossi spingono, sfruttano gli inserimenti di Salah per rendersi pericolosi ma come all’andata, alla prima occasione, alla prima punizione dalla destra calciata da Valbuena, arriva il colpo di testa vincente di Diakhaby, perso colpevolmente da Fazio. Al minuto 16 il Lione si porta sul 1-0.

    Passa però solo un minuto e la Roma reagisce e sul calcio di punizione di De Rossi si avventa Strootman che con un tocco non stilisticamente perfetto, ma decisamente efficace, infila il pallone alle spalle di Lopes per il pareggio.

    La Roma prova subito a trovare il vantaggio, attacca con il solito Salah che con i suoi inserimenti, imbeccati da Bruno Peres, cerca di creare pericoli alla retroguardia francese che in un modo o nell’altro se la cava e quando poi hanno la palla tra i piedi gli uomini di Genesio cercano di addormentare il ritmo. Ci prova anche Nainggolan poco dopo la mezz’ora ma il suo tiro si spegne sul fondo non di molto.

    Al 41° serve uno strepitoso Lopes a chiudere due volte su Strootman, l’olandese, servito da un geniale colpo di tacco di Salah, calcia a botta sicura ma il portiere chiude, la palla torna a Strootman che calcia ancora ma Lopes è ancora lì pronto a chiudere in corner.

    Il primo tempo si chiude sul 1-1.

    Si riparte, senza sostituzioni, con la Roma subito all’attacco ma con il solito Lopes protagonista, il portiere francese salva su un bel colpo di testa di Nainngolan dopo circa un minuto.

    I padroni di casa provano a respirare qualche minuto e poi ripartono in attacco, spingendo alla ricerca del vantaggio. Spalletti si gioca la carta El Shaarawy al 59° e il faraone ripaga subito la scelta del suo tecnico con il cross basso in mezzo che manda in tilt la difesa del Lione che con la coppia Jallet-Tousart confeziona un clamoroso autogol.

    Passano solo 3 minuti ed El Shaarawy ha la palla per il gol qualificazione ma il suo diagonale non trova lo specchio. L’Olimpico ribolle d’entusiasmo ma al 66° per un secondo il popolo giallorosso di gela, giocata di Morel, cross basso indietro, arriva Cornet che però calcia altissimo.

    I ritmi si abbassano ma Spalletti ci crede e rende ancora più offensiva la propria squadra andando a sostituire Mario Rui con il più offensivo Perotti. Si vede anche Alisson, praticamente inoperoso per il resto della gara, che prima respinge su gran conclusione di Tolisso e poi esce col tempo giusto sull’inserimento di Cornet.

    Al 84° strepitoso Alisson a fermare Cornet presentatosi da solo dopo un perfetto contropiede del Lione, il portiere brasiliano con un’uscita perfetta tiene vive le speranze dei suoi.

    Entra anche Totti, la Roma si butta in avanti ed al 92° sfiora il gol con il colpo di testa di Dzeko alto di poco. I giallorossi ci mettono tutta la grinta, tutto il cuore ma non basta, la remuntada si ferma sul più bello e la Roma è costretta a salutare l’Europa League. 

     

    ROMA – LIONE 2-1 (16° Diakhaby (L), 17° Strootman (R), 60° aut. Tousart (L))

    Roma (3-4-2-1): Alisson; Rudiger, Manolas, Fazio; Bruno Peres (59° El Shaarawy), De Rossi (84° Totti), Strootman, Mario Rui (76° Perotti); Salah, Nainggolan; Dzeko.

    Allenatore: Spalletti.

    Lione (4-2-3-1): Lopes; Jallet, Mammana (77° Yanga-Mbiwa), Diakhaby, Morel; Tousart, Gonalons; Cornet, Tolisso, Valbuena; Lacazette (83° Fekir).

    Allenatore: Genesio.

    Arbitro: Kassai.

    Ammoniti: Manolas (R), Tousart (L), Strootman (R), Nainggolan (R), Mammana (L), Gonalons (L), Lopes (L), Perotti (R)

     

    Le altre gare di serata hanno visto la qualificazione di Besiktas, Genk, Celta Vigo, Ajax, Anderlecht, Schalke e Manchester Utd.

    RISULTATI GARE RITORNO 1/8 FINALE EUROPA LEAGUE

    Besiktas – Olympiacos 4-1

    Genk – Gent 1-1

    Krasnodar – Celta Vigo 0-2

    Ajax – Copenhagen 2-0

    Anderlecht – Apoel 1-0

    Borussia Moenchengladbach – Schalke 2-2

    Manchester Utd – Rostov 1-0

  • Colpo di scena, Antonio Conte lascia la panchina della Juventus

    Colpo di scena, Antonio Conte lascia la panchina della Juventus

    Un vero e proprio fulmine in un cielo sereno d’estate, una notizia incredibile che ha lasciato il mondo del calcio italiano decisamente stupito: Antonio Conte ha rassegnato le sue dimissioni da allenatore della Juventus.

    Una notizia giunta in serata che ha avuto la sua ufficialità con un video postato sul canale ufficiale Youtube della Juventus con Antonio Conte che ha dato le sue risposte e motivazioni per questa scelta:

    Antonio Conte
    Antonio Conte

    Ho deciso di risolvere il contratto con la Juventus che ci legava ancora per quest’anno. Il momento della scelta? C’è stato un percorso dove ho maturato delle decisioni e delle sensazioni che mi hanno portato a questa decisione. Obbligo di vincere? Vincere può essere più faticoso qui alla Juventus, che è una società prestigiosa e c’è l’obbligo della vittoria, chi è vincente conosce e sopporta la fatica e le conseguenze. La Nazionale? Penso al presente, alla decisione presa. Ai tifosi dico un profondo ed enorme grazie per quanto dimostrato in questi anni da allenatore e da calciatore. Mi sono sempre stati vicini. Voglio dire che il percorso fatto in questi anni è storico, non ce lo potrà togliere nessuno. Voglio ringraziare tutti i miei calciatori che mi hanno permesso di vincere e mi hanno aiutato a crescere. Ringrazio la società che mi è sempre stata vicina, ringrazio Andrea Agnelli che mi ha sostenuto, ringrazio lo staff e tutti i collaboratori che hanno lavorato con me per rendere vincente questa Juventus. Cosa farò? Ci penserò domani.

    Un rapporto tra Conte e la Juventus, chiuso dopo tre anni, con tre scudetti e due supercoppe italiane in bacheca, che era sembrato già incrinato al termine della stagione scorsa quando la Juventus annunciò la permanenza del tecnico salentino sulla panchina bianconera con un tweet freddo e stringato. Colpa del mercato che potrebbe privare la Juventus di un big come Vidal diretto magari allo United, o per il mancato arrivo di calciatori richiesti dal tecnico come Sanchez? Oppure la possibilità di sedersi sulla panchina della nazionale? Al momento l’unica cosa certa è la rescissione consensuale del contratto.

    Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha voluto ringraziare e salutare Conte con questa lettera pubblicata sul profilo ufficiale della società:

    Caro Antonio,

    Sei stato un grande condottiero per i nostri ragazzi e la notizia di oggi mi rattrista enormemente.

    Penso ai tre anni trascorsi insieme, tre anni che ci hanno portato a scrivere la storia di questa Società: tre scudetti consecutivi, due Supercoppe italiane, ma sopratutto un percorso di crescita esponenziale.

    Ma di fronte ai sentimenti e alle ragioni personali anche un Presidente deve fare un passo indietro.
    Sono passati oggi solamente due mesi dall’ultima grande vittoria e la Juventus deve continuare il suo percorso. Si riparte da zero. Da zero punti in classifica, come gli altri, e da zero vittorie.

    Ma questa società è dotata oggi di un gruppo dirigente giovane, preparato e coeso che in questi anni ha saputo trovare l’ambizione e la determinazione per conquistare ogni traguardo.
    La Juventus riparte da un gruppo di atleti di grande talento e professionalità, che saprà mettersi a disposizione del nuovo tecnico per continuare a scrivere il presente e il futuro. Alla storia dei colori bianconeri hai contribuito anche tu e so che, qualunque scelta tu faccia, la notizia di una vittoria juventina ti strapperà sempre un sorriso.

    Beppe, Fabio, Pavel ed io, insieme con tutti i giocatori, i dirigenti e i dipendenti continueremo a lavorare giorno e notte perché questo è ciò che meritano i tifosi juventini, che merita la Juventus. E chi ci lavora sa di dover essere ogni minuto all’altezza di questa grande società.

    Grazie di tutto Antonio.

    Fino alla fine…
    AA

    Anche Buffon, che si trovava a Carrara per una conferenza stampa relativa alla sua Carrarese ha voluto dire la sua sulla vicenda:

    E’ un fulmine a ciel sereno. Ma visti i toni pacati, capiamo che in maniera congiunta s’è arrivati a questa decisione, senza strappi. E’ stato qualcosa di maturato nel tempo, che covava da tempo a questa parte. E questo è l’epilogo. I motivi non li so, non ho sentito il mister. Certamente se si arriva a queste decisioni l’unica motivazione è il fatto che non c’è più volontà di lavorare insieme. Ma i motivi precisi, reali, non li conosco. Non siamo all’anno zero, il patrimonio che ci ha lasciato il mister non si può depauperare nel giro di due mesi. Aumentano le responsabilità per noi ma è anche più stimolante.

    Adesso, nonostante si sia trattato di una rescissione consensuale, la Juventus si trova in difficoltà nel trovarsi senza allenatore al secondo giorno di ritiro per la stagione 2014/2015. I nomi per la sua successione? Si parla di Allegri, Mancini o forse Spalletti al momento però non trapela niente dall’ambito bianconero, nei prossimi giorni sicuramente e logicamente scopriremo chi sarà a succedere ad Antonio Conte.

     

  • Prandelli addio, 4 nomi per la successione

    Prandelli addio, 4 nomi per la successione

    Il giorno dopo la disfatta, il risveglio è più amaro per Cesare Prandelli, che Giovedì ritornerà in Italia da “ex”. Ex cittì, dimissionario insieme ad Abete, per orgoglio e per dignità dopo una vera e propria debacle sportiva. Un punto di non ritorno, inevitabilmente, assumendosi le proprie responsabilità di fronte a scelte sbagliate e confuse, di fronte ad uno spogliatoio che tanto unito poi non era, basti pensare alle parole di Buffon e De Rossi e al fatto che Balotelli non fosse presente nel momento del discorso d’addio di Pirlo alla maglia Azzurra. Tutto questo non poteva passare in sordina, non poteva non aver conseguenze: errori tecnici e di valutazione del cittì Prandelli, convocazioni non ottimali, necessità di stravolgere le proprie idee ed il modulo sul quale aveva puntato. Il caldo, l’arbitro “Moreno bis” e le energie fisiche ridotte al lumicino hanno completato il quadro nefasto, conducendoci verso un nuovo “anno zero” del calcio italiano, solo quattro anni dopo l’altra eliminazione al primo turno dei Mondiali, nel 2010 in Sudafrica. Allora era il Lippi-bis, reduce dai trionfi di Germania 2006 e richiamato nel post-Donadoni.

    Prandelli addio, in 4 per la successione
    Prandelli addio, in 4 per la successione

     

    Ora, c’è Prandelli che saluta tutti con la sua consueta onestà intellettuale, con il garbo che sempre lo ha contraddistinto, ma anche con la consapevolezza di aver fallito, nonostante il secondo posto agli Europei 2012 e il terzo posto in Confederation’s Cup. C’è un uomo che non ha saputo coniugare insieme le due anime della squadra: senatori e giovani. I primi rivendicano l’impegno profuso, i secondi non hanno saputo reggere alle pressioni e non si sono rivelati all’altezza, con qualche rara eccezione. Resta l’incognita di chi poteva essere e non è stato: Giuseppe Rossi o Destro, ma anche del cambio Balotelli-Parolo o della troppa fiducia in Thiago Motta. E poi resta sempre il discorso dei “campioni con il condizionale” di cui ha parlato capitan Buffon: riferimento a Balotelli, implicito ma non troppo.

    Dalle macerie di questa Nazionale del post-Prandelli si dovrà ripartire in fretta e bisognerà farlo con un nuovo tecnico e, soprattutto, con un nuovo progetto. Non ci si può permettere di lasciar spazio all’improvvisazione e alla concitazione, è necessario ponderare bene. D’altronde, il 9 di Settembre è già in calendario il prossimo impegno del “nuovo corso” contro la Norvegia che dovrà condurre agli Europei 2016 in Francia. Chi siederà sulla panchina azzurra nel post- Prandelli? In lista, per ora, ci sarebbero 4 nomi: Roberto Mancini, Massimiliano Allegri, Alberto Zaccheroni e Luciano Spalletti. A ben vedere, appaiono come candidature profondamente diverse per aspetto tecnico-tattico, per età ed esperienza e anche questo non può che essere un ulteriore sintomo di caos che regna sovrano. Nessuno dei quattro appare “un vincente per antonomasia”, tutti e quattro hanno vinto qualcosa nella loro carriera ma nessuno di loro può vantare trionfi di assoluto prestigio: nessuna Champions League, per intenderci. Alcuni, però, hanno avuto una buona esperienza internazionale e, in questi casi, può risultare un fattore decisivo. Sarebbe corretto, dunque, scartare a priori Allegri e puntare su chi ha dalla sua parte qualche buon risultato e l’esperienza al di fuori dei confini italiani: in pole, dunque, potrebbe esservi Mancini, reduce dall’esperienza con il Manchester City ed il Galatasaray. L’incognita, in tal caso è legata al suo ingaggio, che potrebbe essere eccessivo per le casse della Figc. Zaccheroni, invece, è reduce dall’eliminazione al primo turno del Giappone con il quale, però, aveva vinto la Coppa d’Asia. Infine, Spalletti ormai libero dallo Zenith San Pietroburgo è fautore di un calcio sempre piacevole e spettacolare ma, negli ultimi tempi, ha collezionato qualche delusione anche in Russia.

    Quattro candidati per una panchina che scotta, quattro alternative che appaiono, però, “di ripiego” rispetto a quello che appare come il sogno impossibile: Carlo Ancelotti. La sensazione è che il vincitore della Decima con il Real rimarrà ancora a Madrid ma che, prima o poi, la sua strada si tingerà d’azzurro. Non ora, però: la ricostruzione dalle macerie spetterà a qualcun’altro. Sperando che la scelta sia illuminata.

  • Dalle stelle alle stalle. Hulk diventa un peso per lo Zenit

    Dalle stelle alle stalle. Hulk diventa un peso per lo Zenit

    In casa Zenit è scoppiata la grana Hulk. Il brasiliano, sostituito a dieci minuti dalla fine della sfida Milan-Zenit, ha avuto un lungo battibecco con il tecnico della squadra russa Luciano Spalletti e nel dopo partita, ai microfoni delle varie emittenti televisive, ha dichiarato di aver un problema con il mister toscano. L’amore tra l’attaccante e il club russo è durato tre mesi esatti, un po pochini per un giocatore pagato quasi 50 milioni di euro all’inizio di settembre. Ma di fatto questo è il calcio attuale, spese folli, ingaggi milionari e al primo problema si chiede la cessione. Secondo le malelingue, dietro lo sfogo di Hulk, ci sarebbe la voglia di lasciare San Pietroburgo, città bella ma fredda, non l’ideale per un brasiliano. E se ci fosse la pressione di qualche squadra europea? Nulla viene escluso.

    L’UOMO VERDE– Soprannome a dir poco scontato quello dato all’attaccante brasiliano. Hulk è esploso al Porto, vincendo vari titoli nazionali e un’Europa League, che gli ha permesso di farsi notare dal grande pubblico (soprattutto in coppia con Falcao).

    Hulk
    Hulk potrebbe lasciare lo Zenit a gennaio © Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images

    SPOGLIATOIO IN RIVOLTA – Arrivato allo Zenit in coppia con Witsel per un esborso totale di circa 80 milioni di euro, sembrava poter garantire il salto di qualità alla squadra russa in campo internazionale. Niente di tutto ciò. Due giocatori della vecchia guardia (Kerzhakov e Denisov) del club di San Pietroburgo non hanno usato mezzi termini per definire eccessiva la spesa per il brasiliano (e anche per il belga), rimarcando soprattutto la differenza tra il loro ingaggio e quello del nuovo arrivato. Lo scontro tra vecchi e nuovi costringe la società ad usare il pugno duro con Kerzhavov e Denisov mettendoli entrambi fuori rosa. Successivamente i due calciatori russi sono tornati ad allenarsi a tempo pieno insieme ai compagni.

    IL RENDIMENTO – La protezione della società nei confronti di Hulk non è stata di certo ripagata dal brasiliano che ha alternato prestazioni al limite della sufficienza ad altre ben al di sotto delle sue potenzialità. Le statistiche non mentono. Su 12 partite disputate tra Premier Russa e Champions League, ha realizzato solamente 3 gol. Dopo aver speso quasi 50 milioni di euro per prelevarlo ad inizio settembre dal Porto, lo Zenit si aspettava ben altri numeri, naturalmente più importanti, e l’approdo in Europa League, tramite il terzo posto nel girone di Champions, non soddisfa pienamente la società che si aspettava un cammino decisamente diverso dopo le folli spese estive.

    LA MINACCIA – Botta e risposta tra Spalletti ed Hulk al termine della partita contro il Milan. Il brasiliano ha confermato di avere dei problemi con l’attuale tecnico, considerando anche l’opzione di lasciare San Pietroburgo se la situazione dovesse rimanere tale. La risposta dell’ex allenatore della Roma non si è fatta attendere e assecondando il suo giocatore, ha aperto alla possibilità di una sua cessione nel mercato invernale.

    IL MERCATO – Ad inizio articolo abbiamo lanciato la bomba. Potrebbe esserci qualche top club europeo dietro questi problemi? In estate, il giocatore è stato più volte accostato al Chelsea e questa opzione potrebbe tornare di moda, visto il filo conduttore che lega il presidente dei blues Roman Abramovich alla Russia. Se invece, vogliamo parlare un po di fantacalcio, un trio formato da El Shaarawy, Balotelli e Hulk potrebbe creare il panico totale a qualsiasi difesa. Appunto, solo fantacalcio…

    Ecco il video della lite tra Hulk e Spalletti dopo la sostituzione
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  • Allo Zenit basta un gol di Danny, Milan ko. Ma Hulk…

    Allo Zenit basta un gol di Danny, Milan ko. Ma Hulk…

    Il Milan si fa sorprendere dallo Zenit nell’ultima partita del girone di Champions League. I russi allenati da Luciano Spalletti vincono per 1-0 grazie alla rete segnata da Danny al 35° minuto del primo tempo. Grazie a questo successo lo Zenit sale a quota 7 punti, ottenendo così il terzo posto e l’accesso ai sedicesimi di Europa League. Per il Milan sconfitta indolore davanti al proprio presidente Silvio Berlusconi. Buona comunque la prova dei rossoneri, che dal primo minuto hanno cercato di mettere sotto gli ospiti difettando però in fase conclusiva. Tra i singoli spicca l’ottima prova di Zapata, alla sua migliore prestazione da quando è approdato al Milan quest’estate, mentre Pazzini prosegue nel suo momento no, dove segnare diventa più che un lavoro un’impresa.

    CHE FAI HULK?– Nella serata di ieri forse l’episodio più eclatante ce l’ha offerto il brasiliano Hulk al momento della sostituzione. Dopo l’ennesima prova sconcertante sul terreno di gioco, Luciano Spalletti decide di sostituire il verdeoro. L’ex Porto però si infuria con il tecnico italiano e al termine del match esternerà il proprio malcontento ai microfoni di Mediaset Premium, dichiarando la volontà di lasciare lo Zenit.

    AC Milan v Zenit St Petersburg - UEFA Champions League
    Danny esulta dopo il gol vittoria ai danni del Milan | ©Claudio Villa/Getty Images

    IL BOMBER DEL FUTURO – Oltre a Hulk però Milan-Zenit ha offerto anche l’esordio con la maglia del Milan di Andrea Petagna, il bomber della Primavera rossonera. Il “Peta” è entrato nel finale sostituendo lo spagnolo Bojan. Si tratta del terzo calciatore più giovane ad aver mai debuttato con la Prima squadra del Milan (il primato resta ancora a Bryan Cristante).

    Le pagelle di Milan-Zenit 0-1 (04-12-2012)
    Zapata 7: cancella Hulk dal prato di San Siro esibendosi nella sua migliore perfomance difensiva da quando è sbarcato a Milano.
    Pazzini 5: resta ancora nell’anonimato. Stavolta i cross arrivano ma l’ex ariete della Samp non si rende quasi mai pericoloso.
    Danny 7: rientrato da un lungo infortunio e subito insignito della fascia di capitano, il portoghese Danny mostra di essere l’uomo in più di questo Zenit.
    Hulk 2: Dopo una prestazione sul campo da 4 in pagelle si rende ridicolo agli occhi del mondo con una scenata da quattro soldi.

    Il tabellino di Milan-Zenit 0-1 (04-12-2012)
    Milan (4-3-3): Abbiati 6, De Sciglio 6,5, Zapata 7, Acerbi 6,5, Mesbah 5,5 (20′ st Robinho 6), Flamini 5 (35′ st El Shaarawy 6), Ambrosini 6, Emanuelson 5, Boateng 5,5, Pazzini 5, Bojan 5,5 (46′ st Petagna sv).
    Zenit (4-2-3-1): Malafeev 6, Anyukov 6, Alves 6, Lombaerts 6, Hubocan 6,5, Shirokov 6 (43′ st Kanunnikov sv), Semak 6,5 (46′ st Lumb sv), Denisov 6, Witsel 5,5, Danny 7, Hulk 2 (35′ st Zyryanov sv).

    Il video di Milan-Zenit 0-1 (04-12-2012) [jwplayer config=”60s” mediaid=”162616″]

  • Solo un’amichevole? Milan-Zenit, occasione per Pazzini

    Solo un’amichevole? Milan-Zenit, occasione per Pazzini

    Stasera si conclude il Girone C di Champions League con l’incontro Milan-Zenit. La squadra di Allegri affronta la sfida con ormai la qualificazione agli ottavi già acquisita, mentre i russi allenati da Luciano Spalletti vogliono almeno centrare l’accesso ai sedicesimi di Europa League confermando il terzo posto nel Girone. Le motivazioni però non mancheranno nemmeno ai padroni di casa rossoneri, determinati a proseguire l’ottimo stato di forma in campionato con una nuova vittoria in Europa, preparando così al meglio il match casalingo di domenica contro il Torino di Ventura. Lo Zenit d’altro canto, per assicurarsi il terzo posto, penserà soltanto ai tre punti, riparandosi così dalle sorprese che potrebbero giungere dalla Spagna, dove l’Anderlecht è chiamato ad una prova d’orgoglio contro gli uomini di Pellegrino.

    RIPOSA EL SHAARAWY– La notizia più importante nell’undici titolare del Milan sarà l’assenza di El Shaarawy. Allegri è infatti intenzionato a concedere un turno di riposo al Faraone, preservandolo così per il campionato. Dovrebbe inoltre cambiare anche il modulo con cui scenderanno in campo i rossoneri, che ritornano al 4-2-3-1 delle settimane precedenti. In attacco l’unica punta sarà Pazzini, con Bojan alle sue spalle e ai lati Emanuelson insieme a Boateng (quest’ultimo squalificato per la gara contro il Torino). A centrocampo si rivede capitan Ambrosini, affiancato dall’olandese De Jong. In difesa turno di riposo anche per Mexes, che verrà sostituito da Zapata. L’ex Villareal andrà a fare coppia con il connazionale Yepes. Con ogni probabilità i terzini saranno Mesbah e ancora De Sciglio, mentre in porta confermato Amelia.

    AC Milan v ACF Fiorentina - Serie A
    Milan-Zenit sarà l’occasione di rivedere Pazzini dal primo minuto | ©Marco Luzzani/Getty Images

    IL TUTTO PER TUTTO – Spalletti per la sfida di San Siro schiera tutti i titolari, varando il tridente Hulk-Danny-Kherzakov, con quest’ultimo che andrà a ricoprire il ruolo di punta centrale. A centrocampo ci sarà il belga Witsel, insieme a Denisov e Shirokov. Ritorna in Italia anche Domenico Criscito, titolare sulla corsia di sinistra. In campionato lo Zenit è reduce da quattro vittorie nelle ultime sei partite, fra cui la netta vittoria esterna di venerdì scorso sul campo dello Spartak. Il distacco dalla vetta occupata dal duo Anzhi-Cska è di soli tre punti.

    Probabili formazioni Milan-Zenit (04-12-2012)
    Milan (4-2-3-1): Amelia, De Sciglio, Yepes, Zapata, Mesbah, Ambrosini, De Jong, Boateng, Emanuelson, Bojan, Pazzini. Allenatore: Allegri
    Zenit (4-3-3): Malafeev, Anyukov, Hubocan, Lombaerts, Criscito, Witsel, Denisov, Shirokov,  Hulk, Danny, Kherzakov. Allenatore: Spalletti

  • Altri guai per Spalletti, tifosi dello Zenit incendiano la tribuna

    Altri guai per Spalletti, tifosi dello Zenit incendiano la tribuna

    Per lo Zenit San Pietroburgo di Luciano Spalletti, finora, è stata una stagione senz’altro complessa, tormentata da guerre intestine nello spogliatoio, alimentate da rivalità e gelosie, connesse alla differenza di ingaggi fra la “vecchia guardia russa” e gli stranieri, che – in particolare all’inizio della stagione – hanno minato alla base la solidità del gruppo incidendo, di conseguenza, anche sui risultati del campo.

    Le problematiche interne sono emerse, in particolare, nel mese di Ottobre dopo l’esternazione del centrocampista Igor Denisov che, pubblicamente, aveva rivolto uno spinoso quesito alla società, chiedendo come fosse possibile che giocatori come Hulk e Witsel guadagnassero tre volte più dei calciatori russi in squadra, affermando la non equità di tale situazione: una presa di posizione, quella del senatore Denisov, punita nel mese di Ottobre con l’allontanamento dalla prima squadra per volere della società ed, in particolare, del direttore generale Maksim Mitrofanov che aveva immediatamente preso le distanze dalle affermazioni del centrocampista.

    Luciano Spalletti allenatore dello Zenit San Pietroburgo | ©KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images

    Ma i problemi legati agli ingaggi non sono state, finora, le uniche grane all’interno dello spogliatoio dello Zenit: basti pensare alla situazione dell’attaccante Kerzhakov che, nonostante un buon rendimento ed una soddisfacente media realizzativa, qualche settimana fa era stato allontanato da mister Spalletti dalla prima squadra, invitandolo ad allenarsi con le riserve a causa del suo comportamento giudicato “non idoneo” e, secondo il mister toscano, non utile alla squadra che “non ha bisogno di giocatori che pensano soltanto a se stessi”. Tuttavia, tale questione si è risolta dopo pochi giorni con le scuse dell’attaccante al tecnico, che ha deciso di reintegrarlo in prima squadra e di schierarlo fra i titolari.

    Oltre alle questioni legate alla gestione dei singoli calciatori, i grattacapi di Spalletti sono stati connessi alle deludenti performance della squadra che, soprattutto in Champions League, ha mostrato un rendimento ben inferiore rispetto alle attese. L’esordio in Coppa è stato pessimo con la sconfitta per 3 a 0 rimediata contro il Malaga nella prima gara del gruppo C, ed il successivo ko contro il Milan per 2-3. L’unica vittoria, che ha portato ai russi gli unici tre punti in classifica finora conquistati, è stata conquistata contro l’Anderlecht nella terza giornata, prima dell’ulteriore sconfitta rimediata contro lo stesso Anderlecht nel quarto  turno del girone.

    Tali difficoltà di risultati hanno acuito le tensioni all’interno della tifoseria – tradizionalmente molto esagitata – al punto che nel mese di Ottobre è stata rinvenuta una falsa bomba nei pressi del centro di allenamento della squadra, cui era stato associato un messaggio inequivocabile: “No Hulk”, a testimoniare che l’ambiente delle violente frange di ultras si è schierato contro “gli stranieri” in squadra, da intendersi – in una più ampia ottica di analisi – come deprecabile espressione del sentimento di xenofobia ed avversione agli stranieri che, negli ultimi anni, si è diffuso in Russia.

    Nonostante sia trascorso più di un mese da tale episodio, la tifoseria dello Zenit non sembra aver intenzione di cambiare registro, neppure dopo i progressi compiuti dalla squadra nelle ultime uscite di campionato che le hanno permesso di risalire al secondo posto in classifica a tre punti di distanza dal Cska di Mosca. Al termine della tiratissima gara di domenica scorsa contro il Volga,  culminata con un’importante vittoria ottenuta nei minuti di recupero con rete di Kerzhakov, gli ultras dello Zenit hanno, infatti, incendiato alcuni seggiolini della tribuna del Centralnyi Stadion Lokomotiv”.

    Video della tribuna in fiamme a causa dei tifosi dello Zenit:

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  • El Shaarawy zar, Zenit-Milan 2-3. Allegri respira

    El Shaarawy zar, Zenit-Milan 2-3. Allegri respira

    E’ una vittoria importantissima. Zenit-Milan termina 3-2 in favore della squadra di Allegri. Per i rossoneri in rete Emanuelson ed El Shaarawy nel primo tempo, è stato poi un autogol di Hubocan a regalare i tre punti ad Abbiati e compagni. Citiamo il portiere-capitano non a caso. Se il Milan ha vinto, il 90% del merito va attribuito esclusivamente a San Abbiati. Bravissimo nel corso dei primi 45′ minuti, strepitoso nel finale, dove salva il risultato con un intervento che ha del miracoloso. Spalletti sprofonda nell’inverno russo. Hulk e Witsel sono fuoriclasse, ma il loro inserimento nello Zenit si sta rivelando più lento del previsto. Due le sconfitte consecutive in Champions League per la squadra che a Montecarlo era considerata la favorita del Girone. Ora Spalletti rischia una clamorosa eliminazione.

    CINISMO– Quello che è mancato al Milan nelle prime 6 giornate di campionato lo ritroviamo come per incanto nella prima mezzora del match di stasera. Gioco, gol, concretezza, personalità, fortuna. E’ il tredicesimo minuto quando Emanuelson batte Malaafev su punizione grazie alla decisiva deviazione della barriera. Passano tre minuti ed il Faraone imbuca il suo quinto centro consecutivo stagionale, il primo in carriera nelle competizioni europee. Il Milan è avanti 2-0 sul campo dello Zenit dopo appena sedici minuti. Allegri gongola.

    El Shaarawy festeggiato dai compagni dopo il 2-0 | ©KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/GettyImages

    LA MOSSA – Vedendo la sua squadra in grandissima difficoltà, specialmente sulla fascia destra, Spalletti cambia modulo. Lo Zenit si trasforma col 4-4-2. Hulk in attacco, sul versante sinistro, quello dove nasce il gioco rossonero dettato da Montolivo. Gli attacchi di El Shaarawy non fanno più paura. Ora è il Milan ad averla. Abate e Zapata vanno in tilt al cospetto del colosso verdeoro. Soltanto un Abbiati straordinario evita che lo Zenit rientri in partita. Fino a trenta secondi dal termine del primo tempo, quando Hulk trafigge di sinistro l’estremo difensore rossonero. Il gol del brasiliano stravolge gli schemi psicologici del match, che ad inizio ripresa torna completamente in mano dello Zenit. Shirokov firma il pareggio quando l’orologio dell’arbitro aveva percorso soltanto due giri. Sesto gol subito dal Milan sui calci piazzati quest’anno. Stavolta è Montolivo a dimenticarsi il suo uomo.

    PERSONALITÀ – I rossoneri vedono i fantasmi, forse anche le streghe. Ma la valanga russa si esaurisce difronte alla diga umana che risponde al nome di Christian Abbiati. Il coro “Santo subito” torna prepotentemente di moda in un giorno che sa di rivoluzione a tinte rossonere. Il Milan si ricorda forse di essere la squadra che ad oggi in Italia può vantare maggiore blasone in campo europeo, e torna a giocare alto, con personalità, in un campo che nel frattempo si è trasformato in bolgia. E allora diventa tutto più semplice, tutto più reale. Gol, anzi autogol, ma tant’è. La sostanza dice 3-2 per il Milan. La classifica dice 4 punti e primo posto provvisorio nel girone in attesa di conoscere il risultato di questa sera del Malaga. La classifica dice anche 4 punti di vantaggio rispetto allo Zenit, fermo a quota zero punti.

    Pagelle Zenit-Milan 
    Abbiati 10: non ci sono parole per descrivere una simile prestazione del portiere rossonero. Immenso, prodigioso, mistico, Santo subito.
    De Jong 7: cresce l’olandese. Gioca insieme ad un centrocampista di qualità come Montolivo e le sue prestazioni crescono in maniera esponenziale.
    El Shaarawy 8: ma che gol ha fatto il Faraone? Sì, è lui il fuoriclasse del Milan. A sinistra fa quello che vuole. Corre, dribbla, segna. Fenomeno.
    Bojan 6,5: con Bojan falso nueve il Milan è più imprevedibile, più tecnico, più bilanciato. Boateng può fare il suo gioco, El Shaarawy ha un alleato in più al momento dell’assist. Un Bojan per tutti.

    Video Zenit-Milan
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  • Allegri sfida Spalletti, Zenit-Milan è già un crocevia

    Allegri sfida Spalletti, Zenit-Milan è già un crocevia

    Stasera alle ore 18 va in scena Zenit-Milan, match valido per la seconda giornata del girone C di Champions League. Se per i russi è la partita della vita (così l’ha definita Spalletti alla vigilia), per Allegri è un match da centrare a tutti i costi per non crollare poi fra qualche giorno dopo un eventuale ko nel derby della Madonnina. Zenit-Milan è anche la partita delle deluse, almeno fin qui, del Gruppo. Due squadre che alla vigilia erano date come le super favorite per il passaggio del turno, e che invece dopo i primi 90′ minuti si ritrovano con un punto in tutto (quello del Milan). I rossoneri non possono permettersi l’ennesimo passo falso della stagione, perché una sconfitta oggi rappresenterebbe forse già l’eliminazione dal torneo continentale, con il Malaga autentica sorpresa del gruppo C.

    MONTOLIVO TREQUARTISTA – In Russia Allegri si affida a tutte le sue migliori armi offensive. Dal primo minuto dentro El Shaarawy, Pazzini e Robinho. Fra questi è proprio il Faraone ad essere ancora vergine in campo europeo. I quattro gol segnati consecutivamente consentiranno all’ex giocatore del Padova di apporre sul tabellino dei marcatori anche il suo nome? Molto dipenderà dallo spirito con cui i ragazzi di Allegri scenderanno in campo, se impauriti o liberi da qualsiasi freno mentale. E per mantenere quella compattezza necessaria per non subire passivamente l’avversario, al Milan servirà anche tanto sacrificio, concetto che non tutti hanno dimostrato di possedere in questo avvio di campionato. I tifosi del Diavolo dovranno pregare per vedere un Montolivo fresco di gambe e di testa. L’ex viola giocherà come trequartista, alle spalle del gemello Pazzini. Montolivo e Robinho sapranno sacrificarsi per la squadra anche in fase di non possesso?

    Spalletti contro Allegri, sfida verità tra Zenit e Milan |©Jorge Guerrero/AFP/GettyImages

    DE SCIGLIO IN PANCHINA – Con ogni probabilità resterà fuori dall’undici titolare di stasera Mattia De Sciglio. Il talentuoso terzino ha accusato un leggero fastidio alla caviglia, problema che spinge Allegri ad optare per la soluzione Antonini sulla corsia di sinistra. Al centro della difesa gioca la coppia Mexes-Bonera, fin qui la migliore del lotto rossonero. I due di centrocampo saranno invece capitan Ambrosini e Nocerino, ancora a secco quest’anno dopo la scorsa stagione da record in termini di gol messi a segno. Si accomodano in panchina i nuovi arrivati De Jong, Bojan e Niang.

    MARETTA ZENIT – All’interno dello Zenit il clima che si respira non è dei più ideali. Gli arrivi di Hulk e Witsel, con relativo ingaggio super, hanno scatenato un terremoto nello spogliatoio russo. Fuori Denisov, il capitano della squadra, che chiede stipendi più equi per i suoi compagni di squadra. Il ruolino di marcia in campionato non è dei migliori per i campioni in carica, che attualmente occupano la settima posizione, distante cinque punti dalla capolista Anzhi. Partita da dentro o fuori quella di stasera. Una vittoria rimetterebbe in carreggiata lo Zenit, una sconfitta (la seconda dopo quella di Malaga) metterebbe già ora in serio pericolo l’avventura europea dello Zenit mister 80 milioni (Hulk più Witsel).

    Zenit-Milan, le probabili formazioni
    Zenit (4-3-3): Malafeev, Anyukov, Hubocan, Lombaerts, Crsicito, Fayzulin, Shirokov, Zyryanov, Bystrov, Kerzhakov, Hulk. All. Spalletti
    Milan (4-2-3-1): Abbiati, Abate, Bonera, Mexes, Antonini, Nocerino, Ambrosini, Robinho, Montolivo, El Shaarawy. Pazzini. All. Allegri

  • Champions League, attesa per Real Madrid-Manchester City

    Champions League, attesa per Real Madrid-Manchester City

    Le patatine ci sono, la birra è in frigo, divano e televisione prenotati. In serata inizierà la fase a gironi della Champions League 2012-2013 che, pur avendo solo due squadre italiane in corso, è molto più tricolore di quanto si possa pensare. Quest’oggi infatti oltre al Milan (che insieme alla Juve dovrà tenere alta la nostra bandiera in giro per l’Europa), giocherà il Paris Saint Germain di Ancelotti e Verratti, scenderà in campo lo Zenit di Spalletti e soprattutto ci sarà la super sfida tra Real Madrid e Manchester City di Mancini. Questo è il match di cartello della giornata. Si sfidano due tecnici ex Inter che hanno fatto rinascere la società nerazzurra. Da una parte lo special one, colui che ha portato il triplete a Milano prima di darsi alla fuga verso la Spagna, dall’altra parte l’ex fenomeno di Lazio e Sampdoria che ha riportato lo scudetto a Milano dopo anni di anonimato. Si prevede una partita spettacolare con entrambe le squadre disposte a tutto pur di portarsi a casa l’intera posta in palio. Gli spagnoli, dopo l’eliminazione in semifinale della scorsa edizione, sono pronti a dar battaglia per riportare la coppa a Madrid. Gli inglesi invece hanno l’obbligo di superare il girone di ferro, al contrario dell’anno scorso dove arrivarono terzi dietro Bayern Monaco e Napoli.

    GRUPPO A (Dinamo Zagabria, Dinamo Kiev, Porto, Psg) – I super favoriti del Psg ospiteranno al Parco dei Principi la Dinamo Kiev. Grande attesa per Ibrahimovic che dovrà dimostrare per l’ennesima volta di poter fare la differenza anche in Europa. L’attaccante svedese sarà supportato da Menez, Lavezzi e Pastore. Thiago Silva è pronto a prendere in mano la difesa parigina, mentre a centrocampo c’è l’esordio in Champions per Marco Verratti. La Dinamo Kiev invece si trova quest’anno senza Shevchenko ma con due “italiani” in più. Taiwo e Veloso. Nell’altra sfida il Porto affronterà il viaggio verso la Croazia per la sfida contro la Dinamo Zagabria. Portoghesi senza Hulk ma con un James Rodriguez pronto ad entrare nel cuore dei tifosi. I croati faranno della solidità difensiva il loro punto di forza provando a colpire in contropiede gli avversari.

    Il City pronto per la sfida al Santiago Bernabeu © DOMINIQUE FAGET/AFP/GettyImages

    Dinamo Zagabria (4-2-3-1): Kelava; Vida, Tonel, Simunic, Pivaric; Ademi, Calello; Brozovic, Sammir, Rukavina; Cop.
    Porto (4-3-3): Helton; Danilo, Otamendi, Maicon, Alex Sandro; Lucho Gonzalez, Joao Moutinho, Defour; Varela, James Rodriguez, Martinez.

    Psg (4-2-3-1): Sirigu; Jallet, Alex, Thiago Silva, Maxwell; Thiago Motta, Verratti; Lavezzi, Pastore, Menez; Ibrahimovic.
    Dinamo Kiev (4-5-1): Shovkovskiy; Yarmolenko, Danilo Silva,  Betao, Mikhalik; Taiwo, Veloso, Gusev, Kranjcar, Garmash; Brown.

    GRUPPO B (Arsenal, Montpellier, Olympiacos, Schalke) – Esordio in Champions per i campioni francesi del Montpellier che ospiteranno l’Arsenal, squadra temibile in Europa che riesce sempre a passare il girone. Tra i transalpini (per chi non l’avesse ancora visto) giocherà Yanga-Mbiwa, obiettivo di mercato del Milan e dovrà fare a meno della punta Giroud che in estate è passato proprio agli inglesi. I ragazzi di Wenger applicheranno il loro classico gioco fatto di scambi stretti e in velocità. Tra i titolari non figura Podolski. Nell’altra sfida del girone lo Schalke è atteso in Grecia per la sfida contro l’Olympiacos. I tedeschi schierano un trio offensivo di grande importanza, formato da Afellay – Farfan – Huntelaar.

    Montpellier (4-2-3-1): Jourdren; Bocaly, Yanga-Mbiwa, Hilton, Bedimo; Saihi, Estrada; Cabella, Belhanda, Mounier; Camara.
    Arsenal (4-2-3-1): Mannone; Jenkinson, Vermaelen, Koscielny, Gibbs; Diaby, Arteta; Walcott, Ramsey, Gervinho; Giroud.

    Olympiacos (4-2-3-1): Carroll; Torossidis, Contreras, Siovas, Holebas; Maniatis, Modesto; Machado, Ibagaza, Abdoun; Djebbour.
    Schalke 04 (4-2-3-1): Hildebrand; Howedes, Papadopoulos, Matip, Fuchs; J. Jones, Neustadter; Afellay, Holtby, Farfan; Huntelaar.

    GRUPPO C ( Anderlecht, Malaga, Milan, Zenit) – Ed eccoci al girone del Milan che andrà a sfidare l’Anderlecht a San Siro (ma se ne parlerà in un altro articolo). L’altro match metterà contro Malaga-Zenit. Da una parte gli spagnoli al loro esordio in Champions si affideranno all’esperienza di Saviola, arrivato quest’estate dal Benfica a parametro zero. Dall’altra i russi che si affideranno alla coppia offensiva Hulk – Kerzhakov.

    Malaga (4-2-3-1): Caballero; Jesus Gamez, Demichelis, Weligton, Monreal; I. Camacho, Iturra; Joaquin, Isco, Eliseu; Saviola.
    Zenit (4-3-3): Malafeev; Anyukov, Bruno Alves, Lombaerts, Lukovic; Fayzulin, Shirokov, Denisov; Bystrov, Kerzhakov, Hulk.

    GRUPPO D (Ajax, Borussia Dortmund, Manchester City, Real Madrid) – Chiamato il girone di ferro, dove sono presenti tutte squadre vincitrici del loro rispettivo campionato. Della sfida tra gli spagnoli e gli inglesi ne abbiamo parlato ad inizio articolo. I due tecnici presenteranno in campo due moduli speculari e si affideranno ai colpi di C.Ronaldo e Tevez. Nell’altra partita l’Ajax farà visita al Dortmund. I tedeschi si affideranno alla velocità e alla tecnica offensiva di Reus e Gotze. I lancieri affideranno le chiavi del centrocampo a Eriksen.

    Real Madrid (4-2-3-1): Casillas; Arbeloa, Sergio Ramos, Pepe, Coentrao; Khedira, X. Alonso; Di Maria, Modric, C. Ronaldo; Higuain.
    Manchester City (4-2-3-1): Hart; Zabaleta, Lescott, Kompany, Clichy; Yaya Touré, Javi Garcia; Silva, Nasri, Milner; Tevez.

    Borussia Dortmund (4-2-3-1): Weidenfeller; Piszczek, Subotic, Hummels, Schmelzer; Kehl, Gundogan; Reus, Gotze, Blaszczykowski; Lewandowski.
    Ajax (4-3-3): Vermeer; Van Rhijn, Alderweireld, Moisander, Blind; Poulsen, S. De Jong, Eriksen; Sana, Babel, Boerrigter.