Tag: luciano moggi

  • Calciopoli: anche Moratti al tel con Moggi

    Non è uno scherzo di Carnevale o un Pesce d’Aprile. Il patron dell’Inter Massimo Moratti intercettato al telefono con Luciano Moggi dopo un Chievo-Juve, vinto dai bianconeri ma con un grave errore di Paparesta che non vede un “gol fantasma” di Pellissier.

    Il clima è molto amichevole e i due a dispetto delle attese sembrano esser abbastanza in sintonia. Massimo Moratti addirittura assolve l’arbitro e Moggi fa il garantiste chiedendo l’utilizzo dei sensori.

    Moggi: “Presidente, mi riconosci?”
    Moratti: “We, come va?”
    Moggi: “Mannagg, non mi ci sentiamo più”
    Moratti: “Eh, eh…cosa le ha detto Campedelli ieri sera?”
    Moggi: “Ieri sera…era una cosa impossibile. Ho riguardato la televisione: l’assistente sta in linea col giocatore che tira, a dieci metri dalla porta…”
    Moratti: “Non la beccherà mai”
    Moggi: “Avrebbe sbagliato se fosse stato in linea con la porta…non può andare alla velocità del pallone…che poi il secondo passo ha dato la sensazione a tutti quanti che fosse fuori…”
    Moratti: “L’ho vista dopo…da fuori non dava la sensazione, da dietro si capisce…ma c***o, devi riprenderla”
    Moggi: “Adesso ci vogliono i sensori dietro le porte”
    Moratti: “Sì, che poi per evitare queste rotture di co****ni che tutti la mettono sul piano…vedi che ti devo fare i complimenti, ho visto giocare da Dio Del Piero ieri sera”
    Moggi: “Ieri sera ha giocato bene”
    Moratti: “Primo tempo…per uno che piace il calcio…avevi voglia di vedere come toccava il pallone per vedere quello che faceva, era proprio bravo”
    Moggi: “La squadra era sulle gambe”
    Moratti: “Il Milan le ha vinte tutte…ma c***o anche quella di ieri!”
    Moggi: “Il Milan deve essere protetto da qualche santo”
    Moratti: “Incredibile”
    Moggi: “Senta, ma noi non ci vediamo mai…una volta ci dobbiamo vedere”
    Moratti: “Possiamo farlo benissimo..”
    Moggi: “Anche in settimana, per farci una chiaccherata, un tempo ci portava fortuna”
    Moratti: “Sì si eh eh”
    Moggi: “La chiamo mercoledì in mattinata…giovedì o venerdì quando ha tempo”
    Moratti: “Tenga conto che martedì ho una partita del c***o”
    Moggi: “Lo so…mercoledì mi dà un colpo di telefono
    Moratti: “Va bene, troviamo un posto e ci possiamo vedere”
    Moggi: “In bocca al lupo per domani, arrivederci”
    Moratti: “Grazie, arrivederci”

    Ecco l’audio dell’intercettazione:
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  • Calciopoli: a Napoli si accelera. La sentenza entro Natale

    La giudice Casoria pare voglia dare una sterzata ai lenti meccanismi burocratici delle aule di tribunale italiano serrando le udinenze del processo a Calciopoli e arrivare quindi a sentenza entro Natale. Pur tra mille difficoltà logistiche e alcuni teste impegnati in Sud Africa, prima della pausa estiva ci saranno ancora quattro udienze dove saranno chiamati a deporre i testimoni della difesa.

    Con ritmo incessante si susseguiranno altri protagonisti dello scandalo, i difensori di Bergamo e Pairetto batteranno ancora sulla regolarità dei sorteggi chiamando in aula dopo il notaio Iori anche Tavassi entrambi garanti della regolarità e molti giornalisti addetti all’estrazione.

    Ci sarà spazio per Adriano Galliani, il presidente del Livorno Spinelli e quello dell’Ancona Pieroni e come dice Tuttosport si tenterà di dimostrare che di griglie si parlasse tutti, che il sistema era quello per­ché c’era un accordo politico­economico tra Figc e Lega, coi soldi pagati per il sistema arbitrale che venivano stor­nati dal bilancio federale grazie alla rinuncia della Confindustria del contributo federale.

  • Rossi, Narducci, Moratti, Auricchio. Cos’hanno in comune?

    Guido Rossi, Giuseppe Narducci, Massimo Moratti e Attilio Auricchio son le quattro persone che hanno sconvolto il calcio italiano quattro anni or sono e oggi per uno strano scherzo del destino si ritrovano seduti allo stesso tavolo.

    Andiamo per gradi e facciamo qualche premessa:
    1) Da sempre l’Italia è il paese della dietrologia e del complotto ad ogni costo, da questo
    assunto son nati tanti scandali e non per ultimo quello che cambiò le gerarchie del calcio italiano con l’ormai famoso processo a Calciopoli.

    2) Il calcio genera potere e chi vince si sente forte e padrone della scena. Lo fu Moggi in passato e lo è Moratti adesso, il presidente deriso per gli acquisti di Vampete e i regali rossoneri di Pirlo e Seedorf si ritrova in un sol colpo a dar lo scacco matto a quel volpone di Florentino Perez.

    Fin qui il discorso fila e, nonostante i benpensanti, non fa una piega; è invece in ciò che segue che si fa strada la perplessità e il dubbio sull’opportunità di certi comportamenti.

    Il primo a sbagliar è stato Guido Rossi accettando l’invito al Bernabeu in qualità di tifoso vip ed alimentando ancor più il dubbio di una giustizia sportiva pilotata sopratutto dopo le nuove intercettazioni.

    L’errore successiva lo compie Massimo Moratti e di conseguenza Narducci e Auricchio. Venerdi scorso nell’inserto di Repubblica si poteva leggere un interessante intervista al pm Narducci, uomo dell’accusa ma anche grande sportivo. Il principale accusatore di Luciano Moggi si è preso la briga di andare a scavare a ritroso per capire l’origine del “male” scovando e curando la prefazione di un interessante libro sui mondiali argentini del ’78.

    Iniziativa encomiabile e che fa capire cosa si nasconde a volte dietro lo sfarzo e l’attenzione mediatica della massima competizione calcistica. L’inopportunità sta però nella presenza non richiesta, alla presentazione del libro, di Massimo Moratti a Palazzo Valentini con a fianco il colonnello Auricchio. Dulcis in fundo il presidente nerazzurro e il pm Narducci lasciano la sala chiudendosi nello stesso ascensore. Sicuramente non c’è nulla di male, sicuramente non si saranno detti alcunché ma ancora una volta la scelta è stata inopportuna. Siamo italiani e come si suol dire a pensar male si fa peccato ma quasi sempre s’indovina.

  • Calciopoli: parola alla difesa. In aula i protagonisti del sorteggio

    Il martedi è giorno di “Calciopoli” e dell’ennesima udienza al Tribunale di Napoli. Da oggi verranno ascoltati tutti i testimoni della difesa con il chiaro intento di smontare il quadro accusatorio disegnato dai pm. L’avvocato dell’ex designatore Pairetto chiamerà a testimoniare il notaio dei sorteggi Antonio Ioli di Roma, cioè la figura chiamata a tutelare il sorteggio ma che stranamente non fu mai sentito dagli uomini di Auricchio durante il processo sportivo.

    Si assisterà poi a un lungo via vai di arbitri e guardalinee l’ex arbitro e attualmente commissario Can D Stefano Farina, gli ex assistenti Ivaldi e Pisacreta, quest’ultimo attualmente vicepresidente dell’Aia. Mancheranno Rosetti e Calcagno perchè impegnati nel Mondiale e l’attuale designatore Pierluigi Collina.

    Sarà ascoltato anche Enea Cocchi, il curatore fallimentare del Bologna del presidente Gazzoni che proprio questa mattina è stato querelato da Luciano Moggi per diffamazione.

    Ascoltato anche Pesciaroli, allora cronista e al momento ufficio stampa della Lega Pro, presente ai sorteggi estraendo le palline della discordia. Pesciaroli sollecitato dalle domande dal legale di Pairetto ha cosi risposto “Ero uno statistico degli arbitri, ho partecipato a quasi tutti i sorteggi avvenuti a Roma e a qualcuno di quelli avvenuti a Firenze. La presenza del notaio mi tranquillizzava anche se speravo da giornalista di poter tornare al giornale una volta dicendo che il sorteggio era stato truccato ma non ce n’è stato mai motivo… Il notaio era al centro del tavolo nella sede Aia di via Tevere. La stanza era così piccola che chi estraeva era quasi a portata di mano. Non ho mai avuto impressione che ci fosse qualcosa di sospetto. Magari avessi fatto questo scoop almeno avrei avuto la possibilità di allungarmi la carriera. Se avessi visto qualcosa di irregolare certo non me ne sarei stato zitto

    Iori: “il sorteggio era regolare”
    “Tutto quello che concerneva questi sorteggi è comunque nei verbali che sono agli atti di questo processo. Le palline le aprivano e io facevo provvedere a richiuderle e a rimescolarle nelle urne che erano trasparenti. Non si potevano leggere i contenuti nelle palline perchè i fogli erano piegati. Non ho mai avuto sosperti di irregolarità. Potrà essere successo una decina di volte in tutti gli anni nei quali ho svolto questo servizio. Nei verbali non ritenevo di scrivere dell’apertura delle palline perchè avevo il controllo della situazione e potevo rendermi conto se queste erano chiuse o visibilmente diverse le une dalle altre e quindi riconoscibili. Comunque quando io verbalizzo un’estrazione, verbalizzo l’estrazione. Io non consideravo anomalo che una volta ogni tanto le palline potevano aprirsi al momento dell’inserimento nell’urna perché poi facevo provvedere al rimescolamento. E poi comunque il foglietto all’interno era piegato. Non ho mai segnalato anomalie al riguardo”.

  • Calciopoli, Moggi al contrattacco: “siamo noi i defraudati”

    Luciano Moggi galvanizzato dalle parole di Roberto Mancini a fine udienza ha chiesto la parole per rilasciare dichiarazioni spontanee e dar vita dunque al contrattacco a chi lo accusa di esser a capo di una cupola. I bersagli dei suoi strali sono Carlo Ancelotti e Leornado Meani, contestando la posizione di quest’ultimo che da addetto all’arbitro non figurava nel quadro dirigenziale rossonero “In realtà l’addetto all’arbitro fa parte della struttura societaria”.

    Moggi poi si sofferma su tre partite del Milan con Ancelotti allenatore, Parma-Milan, Reggina-Milan e Atalanta-Milan – arbitrate rispettivamente da Pieri, Racalbuto e Bertini – in cui, stando alle moviole dell’epoca, ci furono episodi controversi giudicati in senso favorevole ai rossoneri. “Se è vero – ha sottolineato Moggi – come si dice questi arbitri facevano parte della cupola, avrebbero dovuto decidere diversamente. Sentendo queste cose, probabilmente i defraudati siamo stati noi”.

    Il tu di De Santis? “Lui darebbe del tu anche al Presidente della Rapubblica” – e continua – “Per regolamento alla fine delle gare io potevo parlare tutto il tempo che volevo con l’arbitro. E in ogni caso non l’ho mai chiamato De Santis che, per dirla tutta, non mi stava neanche tanto simpatico”.

  • Mancini ridimensiona le accuse del 2006. Altro flop dei pm

    E’ durata poco più di dieci minuti la deposizione di Roberto Mancini nell’aula del Tribunale di Napoli dove è in corso il processo a Calciopoli. L’ex tecnico interista ha ridimensionato le accuse sulla presunta cupola moggiana confessate nel 2006 avvalorando la tesi di una prassi consolidata quella di andar a trovare gli arbitri negli spogliatoi e magari aver furenti battibecchi a fine partita.

    E’ il pm Capuano a tener a battesimo Roberto Mancini e l’oggetto del contendere inizia con la “famosa” telefonata tra Facchetti e Bergamo alla vigilia di Cagliari-Inter arbitrata da Bertini “Io spesso ho avuto episodi di liti con arbitri ma a fine gara, presi dalla foga, se ne dicono tante. – la risposta del Mancio – Di certo quelle cose non le ho dette come sono state poi verbalizzate”.

    Si passa ad un Roma-Inter arbitrata da Rosetti che Mancini definì uno di quelli di Torino “Nella foga della partita ho fatto accenno ai suoi amici di Torino e alludevo a Moggi, perché pensavo che, essendo lui di Torino, avesse a che fare con quelli della sua città. Ma non so niente di particolare a riguardo. Ho fatto un collegamento facile perché pensavo fossero amici. Conosco Moggi da sempre, ma nello specifico il collegamento con Rosetti era dovuto al fatto che l’arbitro è di Torino“.

    Il rapporto con Moggi e gli spogliatoi arbitrali “Ho visto Moggi più di una volta nello spogliatoio degli arbitri, ma quiesta era una prassi anche di altri dirigenti di società. Era una cosa che capitava. Magari negli altri casi si poteva trattare di dirigenti addetti agli arbitri, ma non so fornire il nome degli altri dirigenti che mi è capitato di vedere nella mia carriera”.

    Dall’uomo che avrebbe dovuto avvalorare la tesi dei pm e la bontà delle indagini condotte dalla procura nel 2006 arriva l’ennesimo autogol che rischia di far saltare definitivamente il castello accusatorio. Particolare inquietante è anche l’uso da parte del pm Capuano di una intercettazione saltata fuori grazie al lavoro della difesa.

    La finale di Supercoppa italiana Inter-Juve. In quell’occasione, disse Mancini quattro anni fa, Moggi scese quasi in campo, posizionandosi tra le due panchine durante i supplementari. Adesso il tecnico marchigiano specifica meglio: “Di sicuro era fuori dal terreno di gioco. Ricordo che è successo in quella occasione, non so se è successo in altre, non venne allontanato dall’arbitro”. Il pm Capuano a questo punto contesta a Mancini la diversa versione fornita nel 2006: “Lei aveva detto di ricordarlo in altre circostanze. E poi aveva anche detto di non avere mai visto altri dirigenti entrare negli spogliatoi degli arbitri”.

  • Calciopoli 2: a Napoli arriva Mancini, l’ultimo asso dell’accusa

    E’ giorno di udienza al tribunale di Napoli dove è in corso il processo ai protagonisti di Calciopoli. Dopo Ancelotti arriverà, finalmente, a deporre Roberto Mancini e sulle sue dichiarazioni l’accusa tenta di blindare la sentenza finale.

    Per i pm, infatti, la testimonianza dell’ex allenatore nerazzurro avvalora ancor più di Ancelotti la tesi di un complotto e sopratutto di una cupola con a capo Luciano Moggi. E’ l’ultimo testimone chiamato a deporre dell’accusa, poi toccherà alla difesa iniziare a controbattere chiamando a deporre la lunga lista di testimoni presentata dagli avvocati di Moggi e dagli altri imputati.

    A campionato concluso dovrebbero iniziare il prossimo mese gli interrogatori di Palazzi per la riapertura del Processo Sportivo che, ancora una volta, in poco più di un mese dovrà prendere un decisione su eventuali omissis della prima trance del processo e sopratutto valutare “lo scudetto degli onesti” assegnato da Guido Rossi all’Inter.

  • Calciopoli 2, Meani: “ci difendevamo dal sistema Juve. E su Facchetti…”

    Le nuove intercettazioni tirate fuori dai consulenti della difesa di Luciano Moggi hanno di fatto riaperto un secondo capitolo del famoso scandalo soprannominato Calciopoli quattro anni or sono e con tempi diversi tutti i protagonisti di allora riprendono la parola per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

    Questa volta a parlare è l’addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani che dopo anni rompe il silenzio per spiegare la sua posizione e rispondere a tutti quelli che a suo dire hanno sparlato sulla vicenda. Dai microfoni di Milanchannel Meani spiega il suo lavoro nel Milan “Conoscevo molti arbitri e guardalinee perché arrivavo da quel mondo. Dura dire non sentiamoci più perché fai l’arbitro ma il Milan non era un grumo di potere: forse ero semplicemente una persona che analizzando in maniera attenta ciò che accadeva ero arrivato a certe conclusioni, pur non avendone la certezza”

    “Sono stato educato ad essere rispettoso delle situazioni: c’era una giustizia sportiva che faceva il suo corso e ho accettato serenamente sia il giudizio, sia il processo sportivo e la punizione – ha aggiunto Meani – Sono accadute cose che ti segnano, anche se era lontana da me l’idea di compiere cose non lecite, un’idea che non è nemmeno nella mia indole” Meani passa poi ad analizzare gli episodi che hanno scaturito la squalifica:

    “E’ tutto esploso dopo Siena-Milan. Ancelotti si sentiva defraudato e io, dopo aver visto Mazzei in tribuna a Siena, non l’avevo più sentito. Così lo chiamo e lui comincia dando del demente al guardalinee che aveva annullato il gol a Shevchenko – continua l’ex-addetto agli arbitri del Milan – E’ in quel senso che ho chiesto due guardalinee intelligenti, in contrapposizione al demente. Ho chiesto Puglisi o qualcuno sveglio, senza chiedere regali, al contrario di Giraudo, che chiama Mazzini dicendo che “il nostro amico a Siena è stato eccezionale”.

    Dopo Siena, analizza gli episodi con il Chievo e il dossier di Paparesta “In Milan Chievo non c’è un episodio che possa testimoniare una vis truffaldina: al telefono si possono dire tante cose ma alla parole devono seguire i fatti e non c’è alcun fatto. Sulla questione di Paparesta, ho solo detto che il dossier era nelle mani di Letta, che mi aveva chiamato dicendo che conosceva la vicenda”.

    E dulcis in fundo l’attacco alla Juventus e Facchetti: “Con il massimo rispetto che ho per Facchetti, anch’io come altri mi sono chiesto perché per una telefonate di tenore inferiore alle sue io sono stato intercettato per 3 mesi sulla mia utenza privata mentre il suo telefono non è mai stato messo sotto controllo – ha voluto sottolineare Meani – Se si parla di equità, indagine sul calcio seria e capillare, come mai non hanno intercettato anche il presidente. Magari non sarebbe uscito nulla ma adesso abbiamo solo le sue telefonate di rimbalzo.”

    “Non voglio l’Inter penalizzata però mi chiedo perché la diversità di trattamento con il Milan se le telefonate erano le stesse? Ha ragione il pm: ci difendevamo perché eravamo vittime di un sistema fatto dalla Juve e dai suoi designatori. Il Milan doveva prendere quello scudetto. Mi sono sentito in pace solo dopo la vittoria in Champions: è la dimostrazione che esiste un Dio nel calcio”.

  • Moggi: “se va via Mourinho all’Inter arriva Capello”

    Luciano Moggi nel suo consueto appuntamento della domenica in “Studio Stadio”, trasmissione di approfondimento di 7 Gold ha lanciato interessanti segnali di mercato per la prossima stagione. L’ex dg bianconero si è detto sicuro dell’arrivo di Fabio Capello sulla panchina dell’Inter qualora Mourinho dovesse cedere alle avance del Real Madrid, sempre per quanto riguarda gli allenatori dà per certo il passaggio di Prandelli alla guida della Nazionale con Marcello Lippi al Milan come direttore tecnico:

    Mourinho al Real Madrid? Io credo che la squadra spagnola punterà ancora una volta su Capello. Di certo se Mourinho andrà in Spagna, Capello allenerà l’Inter! La pista Benitez è solo un depistaggio, così come non è mai stata una pista concreta per la Juventus che sarà allenata da Del Neri. Prandelli sarà il prossimo allenatore della Nazionale con Lippi che potrebbe finire al Milan come Direttore Tecnico.”

    E altra stoccata alla Gazzetta dello Sport parte attiva in Calciopoli
    “Chissà se Ruggero Palombo avrà il coraggio di rispondermi a quanto gli ho scritto dalle pagine di Libero di ieri. Il suo compagno di banco Maurizio Galdi e il colonnello Auricchio sono amici dal 2003 ed è stato utilizzato per apprendere notizie investigative nell’ambito del calcio, mentre il Maresciallo Di Laroni chiedeva a Galdi in merito alle modalità del sorteggio arbitrale. Ecco perché la Gazzetta dello Sport conosceva le sentenze in anticipo, perché è stata parte attiva in Calciopoli. Si saranno pure inventati qualcosa appositamente?”

    Leggi il resto delle considerazioni di Moggi sul blog di Stefano Discreti

  • Carraro: “Scudetto del 2006? L’errore è di Guido Rossi”

    Non è tardata la replica di Franco Carraro a Guido Rossi che in un intervista concessa all’Ansa ha attribuito la paternità dell’assegnazione dello scudetto 2006 ai comportamenti di Luciano Moggi e Franco Carraro. L’ex presidente della Federcalcio torna a ribadire l’onestà del suo lavoro dimostrata dalle assoluzione in ogni grado di giudizio:

    “Il GUP di Napoli, la Corte di Cassazione, il Tar del Lazio, la Procura della Corte dei Conti, la Camera di Conciliazione e Arbitrato per lo Sport presso il Coni, hanno riconosciuto la correttezza del mio comportamento sul piano penale, amministrativo, contabile e sportivo. Ritengo che Rossi abbia commesso qualche errore, tra cui l’assegnazione dello scudetto all’Inter”.

    “L’8 maggio 2006, senza che nessuno me lo chiedesse, ho dato le mie dimissioni per la responsabilità oggettiva che compete al presidente della Figc. Ritengo che Giacinto Facchetti sia stata una splendida persona nella vita e nello sport e che Moratti sia un uomo perbene”.

    “Penso che Rossi, anche grazie alla qualità e alla quantità delle sue relazioni nel 2006 abbia dato un importante contributo al calcio italiano in un momento delicato ma ritengo anche che abbia commesso, come tutti, qualche errore, tra cui l’assegnazione dello scudetto all’Inter. Carraro si dice poi “disponibile a un sereno confronto con Rossi in qualsiasi sede“.