Peter Jaks, stella dell’hockey ticinese, è morto a Bari travolto da un treno nella giornata di mercoledì. Il 45enne Jaks, giocatore svizzero di origine slovacca, aveva dei problemi di scommesse e quindi non è ancora chiaro se la sua morte sia dovuta ad un tragico incidente oppure si sia trattato di suicidio. L’ex giocatore dell’Ambrì Piotta aveva fatto perdere le sue tracce domenica quando aveva lasciato Bellinzona, dove risiedeva. Jaks è stato una bandiera dell’hockey svizzero: ha giocato nel campionato elvetico per 21 stagioni indossando le maglie di Ambrì Piotta (dal 1983 al 1987), Lugano (1987-1989), nuovamente Ambrì Piotta (dal 1989 al1998) e infine ZSC Lions (1998-2003). Ha anche vinto per 3 volte il campionato svizzero (1988, 2000 e 2001) e due volte la IIHF Continental Cup (2001 e 2002). Con la nazionale svizzera ha partecipato sia alle Olimpiadi di Calgary che a quelle di Albertville oltre che a 3 Mondiali. L’Ambrì-Piotta, squadra con la quale ha trascorso la maggior parte della carriera e di cui è tutt’ora il miglior realizzatore di sempre, è pronto a ritirare la sua maglia numero 19. Continua comunque il momento nero dell’hockey mondiale: dopo le morti avvenute tra Primavera ed Estate di 3 giocatori della NHL ovvero Derek Boogard, Rick Rypien e Wade Belak, poche settimane fa c’è stata la sciagura dell’incidente aereo che ha cancellato l’intera squadra del Lokomotiv Yaroslavl. Ora l’ennesimo lutto che colpisce il mondo dell’hockey.
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Morto anche Galimov, unico superstite del Lokomotiv Yaroslavl
Anche lui ha raggiunto i suoi compagni di squadra, i suoi amici di 1000 giornate, lassù in cielo: Alexander Galimov non ce l’ha fatta e dopo una lunga lotta tra la vita e la morte durata per 5 giorni stamattina si è arreso anche lui, che era l’unico superstite della tragedia aerea che ha cancellato in un istante la squadra di hockey del Lokomotiv Yaroslavl. Aveva riportato ustioni gravissime sull’80% del corpo, che assieme ad altre gravi lesioni non gli hanno lasciato scampo (era stato sottoposto anche a trapianto di trachea la notte scorsa ed era tenuto in coma farmacologico) nonostante la sua strenua resistenza. Galimov aveva iniziato la sua carriera da professionista proprio con il Lokomotiv nel 2004 ed era arrivato ad indossare anche la maglia della nazionale russa. Queste le parole del medico dell’Istituto Vishnevsky di Mosca presso il quale Galimov era ricoverato:
- “Abbiamo lottato per salvare la vita di Sasha, purtroppo non ci siamo riusciti nonostante l’uso delle più moderne tecnologie“.
Tutto il Mondo stava facendo il tifo per lui, quasi come se restando in vita il povero Alex avesse potuto portare con sè un piccolo ricordo vivente dei suoi compagni deceduti e farne partecipe qualsiasi altra persona. Invece il destino ha avuto per lui altri progetti. Ciao “Sasha”, riposa in pace dopo tanta sofferenza…